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Storicamente l’età ellenistica è il periodo che inizia subito dopo la morte di Alessandro

Magno, un periodo di incontro tra le varie culture.

Cosa se ne fa del pensiero filosofico?


Se nella filosofia greca, la filosofia si occupava a della verità teoretica, nell’ellenismo i
filosofi abbandonano questioni di tipo teorico, politico (la politica era il bene comunque, le
questioni sociali) Lui arriva a questa conclusione perché il periodo dove vive era deludente
la Polis aveva perso, per lui il bene significa tenersi lontano dalla politica).
Si affrontano questioni di etica ma in modo personale.

Ogni filosofo ellenista cerca di trovare un modo per vivere bene, con pochi amici (anche
allievi) . Il loro scopo non è più il bene della società, nemmeno teoretico.
Vogliono vivere bene a livello personale.
Questo cambiamento era iniziato con Aristotele. filosofia disinteressata)

Con le 3 scuole,
● Epicurea epicureismo
● Stoica stoicismo
● Scettica scetticismo

i filosofi tendono a isolarsi dal mondo, a cercare la maniera migliore per essere tranquilli e
sereni. Lo scopo è indicare all’uomo come essere felice.

Torna il relativismo come i sofisti?


Inteso così no, perchè anche se ogni corrente indica modalità diverse, ogni singola scuola
propone la sua idea di felicità, che però può valere in senso assoluto per tutti.
Allora a sto punto potremmo parlare di Relativismo in questo senso anche di tutti i filosofi
che abbiamo fatto (perché ognuno dava la sua interpretazione) ma no.

EPICUREISMO:

Epicuro 341 ac-270 ac


Nasce a Samo, sotto Mileto, si avvicina alla filosofia di Democrito, si trasferisce ad
Atene dove Epicuro possiede una bellissima villa, con un giardino, qui nasce la
scuola.

Uomo raffinato, sereno (perché aveva trovato la sua filosofia di vita), con un grande
self-control. Le sue opere sono andate tutte perdute, c’è un grande filosofo che lo ha
studiato, Lucrezio. Lo dobbiamo a Lucrezio, che scrive “De rerum Natura” (intorno alla
natura delle cose) dove espone il pensiero di Epicuro.

Lo scopo fondamentale della sua filosofia è liberare l’uomo dalle sue maggiori pure, da
cioè ciò che lo preoccupa= renderlo felice.

Secondo Epicuro la filosofia per eccellenza che può aiutarlo a raggiungere questa
finalità è proprio l’Atomismo di Democrito, considerata la filosofia più giusta per essere
felici.
Atomismo

Tutto è fatto di atomi, che si muovono in modo casuale e caotico.


MA
Secondo Epicuro gli atomi non sono in movimento caotico, ma seguono una traiettoria
perpendicolare. Sono perennemente in caduta perpendicolare.
Ma quindi non si toccano mai?
Ad un certo punto in questa caduta, succede qualcosa di inspiegabile, /imprevedibile: gli
atomi deviano e toccano altri atomi, ed ecco che nascono gli enti di questo mondo. Non
possiamo capire cosa li fa deviare.

Lucrezio chiama questo fenomeno Clinamen (non è di Epicuro) =


deviazione casuale. Il clinamen spiegherebbe la creazione degli enti.

Ma qual’è il suo significato?


È importante sia nella fisica di Epicuro che nell’etica (la fisica la stiamo trattando ora)
Essendo imprevedibile, Epicuro introduce un elemento di imprevedibilità, qualcosa di
improvviso.

● Nella fisica, il clinamen è importante perché evita che la fisica proposta da lui (quindi il
mondo) sia assolutamente tutto deterministico, necessario, meccanicistico ma bensì
libero… (si stacca da Democrito). Ammorbidisce un po’ la visione dell’esistenza.
(Determinismo= tutto è necessario, tutto è spiegabile attraverso delle leggi meccaniche,
sempre uguali, che si ripetono, tutto è spiegato con leggi di questi mondo, (anti finalistico),
tutto è chiaro, anche gli eventi futuri perché si sa già le leggi che DETERMINANO
l’esistenza)
● Ma se è importante in fisica, è ancora più importante nell’etica: nell’etica introduce la
possibilità della libertà dell’ agire umano.

L’uomo è libero nelle sue scelte e nelle sue azioni, l’uomo è libero di rompere le leggi
del fato, del destino, che non ama e quindi lo cambia.

Fisica ed etica di epicuro sono strettamente collegati. L’uomo è sì soggetto al suo destino
ma è anche libero di cambiarlo. Destino= vivere per qualcosa che è già stato scritto dal
quale non ci si può sottrarre.

All’epoca si diceva che esistesse questa forza, il fato, che è già scritto, a chi non ci si può
sottrarre. Epicuro dice che non crede che tutto sia stato scritto. Epicuro non è fatalista, cioè
non crede/o crede in parte nel destino.
Non siamo ancora nella cultura rinascimentale, lui ha un passo avanti.
Lui rompe con questa necessità legata al destino e alla sottomissione dell’uomo.

La filosofia di epicuro si ispira all’atomismo, modificandolo un po’ ed è finalizzata a


togliere le paure. La filosofia è definita come "quadrifarmaco"
Perché è considerata una sorta di cura contro quelle 4 maggiori paure che epicuro
individua nell’uomo del suo tempo. Alcuni ne hanno una, altri 2…. In generale sono quelle.
Riprendiamo dalla Fisica di Epicuro
Lui si rifà all’atomismo di Democrito, ma ad un certo punto lo modifica. Introduce delle
novità rispetto a democrito. Secondo Epicuro sono in movimento come democrito, ma
cadono perpendicolarmente e poi in questa caduta ad una certa avviene il Clinamen.
Perché secondo Epicuro gli atomi cadono perpendicolarmente?
Lui aggiunge e ritiene che gli atomi siamo dotati di peso. Democrito non aveva questa
concezione.

Insieme al clinamen, la cosa del peso distingue epicuro da Democrito.


In questa traiettoria perpendicolare ad una certa avviene questa variazione casuale
imprevedibile, che Lucrezio definisce clinamen, che rappresenta quell'elemento di
imprevedibilità:

● In fisica il clinamen ti evita che il mondo in cui viviamo sia assolutamente


deterministico e meccanico, ma bensì casuale.
● Ma soprattutto importante nell’etica perché epicuro restituisce all’uomo una sorta di
libertà per sottrarsi alle leggi stabilite dal fato.

Quadrifarmaco: le 4 paure degli uomini.

1. paura della morte (non di cosa c’è dopo ma del momento in cui arriva)
2. Paura degli dei
3. Paura di non essere felici
4. Paura del dolore fisico

Alla base di queste paure c’è l’atomismo, usato per spiegare agli uomini che la 1 e la 2
sono infondate, non esistono.

Lui scrive in un frammento


“Stolto, è temere la morte, finché c’è vita essa non c’è, quando essa verrà, non ci
saremmo più noi a temerla”

Alla base di ciò c’è l’atomismo. L’anima è fatta di atomi come tutti gli enti, quindi anch'essa è
sottoposta alla stessa legge di decomposizione alla quale è sottoposto il corpo, detto meglio
l’anima va in contro alla SCOMPOSIZIONE (scomposizione di atomi.) COLLEGAMENTO
ARISTOTELE L’anima muore esattamente con il corpo, l’anima è mortale, perché entrambi
sono fatti di atomi.

Quindi, con la scomposizione dell’anima non c’è più la possibilità di provare dolore, perché
viene meno ogni forma di sensazione, ogni sensazione viene meno. Quindi la morte
secondo Epicuro è privazione di dolore, proprio perché anche l’anima muore e ogni
sensazione finisce.

Secondo Epicuro è da stolti temere la morte perché quando essa arriverà non
proveremmo più nulla, nessun dolore.

Paura degli dei.


Perché gli uomini avevano paura degli dei? Avevamo paura dei fenomeni violenti della
natura. Questi uomini avevano paura della vendetta divina, e allora Epicuro risponde
dicendo: non vi preoccupate proprio, perché gli dei sono perfetti, come tali contemplano
se stessi, quindi sono felici, quindi se ne fregano di tutti i problemi imperfetti degli uomini,
sono completamente indifferenti, sono IMPERTURBABILI, quindi gli dei vivono in questo
stato di felicità e serenità che mantengono proprio perché non se ne sbattono degli
uomini. Vivono negli “INTERMUNDIA”, spazi celesti tra un mondo e l’altro. E’ stolto anche
in questo caso avere paura degli dei, proprio perchè se ne sbattono.
Caduta degli Atomi
La caduta degli atomi è infinità? no perchè quando si urtano creano gli enti. Diciamo che lui
ipotizza questo movimento, che è infinito fino a quando non ci sono gli urti e le deviazioni,
non va nello specifico perchè non può dimostrarlo. Quando non ci sono gli urti gli atomi si
muovono sempre.

Questione del movimento.


Lui dice si che è perpendicolare, ma poi quando ammette la deviazione si rifà al caos
diciamo. Come Democrito. Il movimento non è infinito diciamo, perché quando deviano si
creano gli enti poi ci saranno altre deviazioni per la morte= caos.

Paura di non essere felici


Questa paura viene affrontata nell’etica.
Vediamo Epicuro cosa intende con felicità e cosa con paura del non averla.

Paura del dolore fisico


Allora, il dolore o dura poco (e quindi basta solo un po’ di pazienza), invece se non
passa, alla fine conduce alla morte e si ritorna alla roba di prima della morte e quindi non
bisogna avere paura della morte)

L’ETICA

Cosa intende lui per felicità? Come essere felici? Tema comune alle filosofia ellenistiche.

Epicuro c’era di dimostrare com’è essere felice e come evitare l'infelicità, la felicità per
Epicuro coincide con il piacere.

● Non è il piacere smodato dei sensi, volgare. Non essendo tutto questo, la sua filosofia
non può essere definita come edonismo (da edoné= piacere dei sensi), noi non ne
abbiamo ancora fatte.
● Quella di Epicuro non è da definirsi tale, possiamo definirla invece con un altro
termine, eudemonismo. Eudaimonia= felicità

Eudemonismo vuol dire proprio felicità lui va alla ricerca di questa forma di felicità che
possa rendere tranquillo e sereno l’uomo, non è un piacere sensibile e volgare.
Secondo Epicuro l’uomo saggio, è colui che cerca il piacere e che tenta in tutti i modi di
sfuggire ad ogni forma di dolore. Questo piacere non è un piacere egoistico (nel momento in
cui io vado alla ricerca del mio piacere sto usando gli altri e quando ho finito di usarli ci
rimangono male, li danneggio), individualistico, non danneggia gli altri, mira alla solidarietà
degli uomini.
L’uomo saggio secondo Epicuro è l’uomo virtuoso. La virtù per lui significa proprio ricercare
questo tipo di piacere, non egotistico.
L’uomo virtuoso, di fronte a tutte le sensazioni che turbano del mondo esterno, deve agire
accogliendo, solo quelle sensazioni che danno un piacere moderato, riuscendo quindi a
non strafare, a non esagerare mai nella vita. Equilibrio (Democrito).

Secondo Epicuro bisogna soddisfare tutti quei bisogni che l’uomo sente, il cui
soddisfacimento non comporta dolore, inquietudine. Questi dolori vanno soddisfatti solo
se non creano turbamento nell’animo.
Il piacere, non abbiamo ancora detto come lo intende Epicuro, abbiamo solo detto che è
un piacere non egoistico che non crea dolore.

Per Epicuro è un piacere da intendere in senso negativo, ha una concezione negativa del
piacere. Si intende che nel perseguire il piacere bisogna negare tutti quei bisogno che mi
comportano stress. Negativo nel senso di negare, evitare. Epicuro dice “ ma chi te lo fa
fare, già al pensare di realizzarlo ti turba, non lo fare, tieniti lontano”. Quindi negare tutto
ciò che mi crea stress, vuol dire stare lontani dalle paure. Filosofia negativa, che nega e si
tiene lontana da tutto ciò che è piacere cinetico.

Lui distingue due forme di piacere


Una da perseguire e una da allontanare

● Il piacere cinetico è un piacere in movimento ,non in senso fisico ma in senso interiore,


etico, un piacere che per essere realizzato mi mette troppo movimento nell’animo e quindi
devo stare lontano da questo tipo di piacere. Il piacere cinetico dice che non porterà mai
alla felicità. Tipo organizzare un viaggio ora col covid, già nel realizzarlo il mio animo è in
turbamento/movimento, ma chi te lo fa fare.

● Il piacere stabile/”catastematico” (esprime la stabilità) che consiste nel non soffrire,


nel non agitarsi, nell'essere moderati e calcolati, nell’equilibrio. Solo questo va perseguito.
Sii sempre moderato in quello che fai, non esagerare mai, non perdere mai la pazienza.

Se si persegue questo piacere non ci si turba, si raggiungono due condizioni


importanti. Sono le condizioni ultime che l’uomo virtuoso. Alfa privativo
● Aponia assenza di dolore fisico nel corpo
In Epicuro c’è una certa intuizione perché oggi certi psicologi dicono che c’è un
parallelismo tra dolore mentale e fisico. Se riesci a percepire il piacere stabile, tu riesci a
raggiungere la condizione di aponia.
● Atarassia = assenza di turbamento nell’animo.
Sono le due condizioni fondamentali ultime a cui dovrebbe giungere l’uomo se seguisse le
indicazioni date dalle etica di Epicuro.

Saggezza, virtù, felicità sono sinonimi in Epicuro.

Perché sono sinonimi? Essere moderati significa calcolare bene ciò che mi fa bene, e
quindi poi sono felice. Ma chi permette di calcolare bene ciò che mi fa bene o no? La
ragione, che è alla base. È l’uomo saggio tramite la ragione che riesce a scindere e di
conseguenza raggiungere Aponia e Atarassia.

In tutto questo lui ci dà anche un altro aiuto, stila una sorta di tavola dei bisogni per poter
raggiungere le due condizioni.
● Naturali e necessari mangiare, dormire,
● Naturali e non necessari mangiare troppo, dormire troppo, pensiamo noi. Eccessi in
generale
● Non naturali e non necessari dico secondo me cosa sono. (la scuola ahahahah) Bisogna
percepire solo quelli naturali e necessari.
Per Epicuro i Bisogni non naturali e non necessari sono: ricchezza, potere, onore,
gloria e fama. (stessa critica che ha fatto Aristotele circa)

Come possiamo definire la morale epicurea?


La morale epicurea, morale dalla misura, dell’equilibrio, della moderazione, della
tranquillità, della rinuncia (agli eccessi), a tutti quei piaceri/bisogni il cui soddisfacimento ci
porta a tribolare, morale del calcolo (è la ragione calcolatrice, che calcola quali sono i
bisogni da seguire e no), morale della negazione (nel senso di rinunciare) che ci porta
all'apatia e atarassia.
Secondo Epicuro l’uomo che raggiunge le due condizioni è l’uomo razionale, virtuoso,
tranquillo e sereno.

L’uomo saggio è colui che riesce a realizzare la morale epicurea, colui che non perde
la pazienza. In medio stat virtus come diceva Aristotele.

Tutto ciò che abbiamo detto di Epicuro ci porta a dire che è un razionalismo
morale,(Democrito, Socrate, Platone Aristotele. Si ritrova laddove abbiamo quelle filosofie
che basano la scelta umana e quindi le scelte sulla ragione, unica guida. Tutti i filosofi che
abbiamo visto fino ad ora sono razionalisti morali, anche Parmenide non è sbagliato però è
più un razionalismo teoretico che etico.

In Epicuro abbiamo detto che non si può parlare di un piacere egoistico e


individualistico, nella sua filosofia è presente un appello alla solidarietà tra gli uomini.
Grazie a Diogene Laerzio noi abbiamo tante testimonianze di Epicuro, perché ci presenta
un Epicuro fedele agli amici, amorevole con i propri genitori, che professa la solidarietà tra
gli uomini, che era professata nel giardino di Epicuro.

Le filosofie ellenistiche non trattano temi politici, ma questo non vuol dire escludere il
rapporto con gli altri, l’amicizia è ammessa solo con pochi. Purtroppo abbiamo poche
testimonianze ma l'amicizia era presente nella sua filosofia.

Lui scrive
“è più piacevole fare il bene anziché riceverlo”
(Collegamento con Socrate con quella frase dell’ingiustizia)

Un’altro aspetto importante oltre la solidarietà e l’amicizia. C’è uno slogan


importante, “vivi nascosto”= tieniti lontano dalla politica, non partecipare alla
politica perché la politica è fonte di turbamento e non ti rende felice.
Un’altra questione è la dottrina del male.
Anche Socrate, dice questa cosa del male (male=ignoranza del bene) Non c’è
proprio l’idea del peccato qua.
Secondo gli Epicurei il male è frutto di ignoranza del bene, il male è una non conoscenza del
bene.
Il bene secondo gli Epicurei è la felicità, quindi il male è l'infelicità, cioè quando l’uomo si fa
vincere da quelle paure, 4, quindi facendosi vincere non è felice, questo è il male.

Se la questione del Male è come in Socrate, anche in Epicuro si può parlare di


INTELLETTUALISMO ETICO, in quanto riconduce la causa del male è ricondotta a un
deficit del bene.

STOICISMO:

Stoico= oggi si intende,


● per dire a una persona che non manifesta emozioni, apatico è un termine più recente.
Ermetico. Colui che ha le emozioni ma non le manifesta.
● Oggi vuol dire anche colui che crede nel destino, fatalista. Ma è meno utilizzato.

Lo stoicismo si diffonde moltissimo in epoche successive, ci sono diverse fasi dello


stoicismo. Uno dei primi che ricordiamo è Zenone, Crisippo (successivo). Crisippo scrisse
moltissimo 700 libri, ma ci è rimasto poco.
Zenone è il fondatore e poi l’esponente è Crisippo.

I concetti fondamentali dello Stoicismo


Questione del destino, strettamente legata alla visione del mondo che loro avevano. Che
cos’è il destino secondo gli stoici? Legge necessaria e razionale che conferisce ordine al
mondo, il destino è proprio questa legge universale, razionale, che regola il passaggio
da un evento all’altro, quindi regola il passaggio dal passato al presente e dal presente
al futuro.
Il destino, legge universale razionale ordina gli eventi, crea una consequenzialità, tra un
evento che è avvenuto, che sta accadendo e che accadrà.

Ordina questi eventi secondo la legge della causa effetto.


Un evento è la causa è l’altro evento è l'effetto. Così va avanti la vita e
l’esistenza. È una legge razionale necessaria.
Gli stoici si riferiscono proprio ad Eraclito, il logos, lo riprendono e vedono il
logos che viene interpretato come destino.

Anassagora no perché qui non abbiamo parlato di divino (infatti il nous di anassagora è
esterno al mondo=TRASCENDENTE). Parleremo di nuovo del divino, ma non inteso
come intelligenza divina di Anassagora.
La concezione del destino secondo gli stoici
Destino: legge razionale necessaria che tutto governa e che stabilisce l’ordine
delle cose e la successione degli eventi in questo mondo. (alcuni sono causa e
alcuni effetto) C’è un chiaro riferimento al logos di Eraclito.
Questa legge razionale necessaria che fa in modo che nel mondo tutto ciò che accade
debba accadere (tutto ciò che avviene nel modo avviene in quel modo e non può avvenire in
un altro)

Gli stoici arrivano a una conclusione= tutto ciò che accade nel mondo di buono/di
cattivo, di favorevole/di sfavorevole, di positivo/di negativo vada accettato perché fa
parte di questo disegno razionale necessario e non può essere assolutamente
modificato.
Quindi l’uomo che vive in questo mondo deve accettare tutto ciò che accade, anche ciò
che considera negativo/ cattivo che avviene nella vita di ciascuno di noi.

Strettamente collegata è la concezione di divinità per gli stoici.


La divinità è vista dagli stoici come una divinità assolutamente nel
mondo=IMMANENTE=PANTEISMO. Se la divinità coincide con questo mondo, coincide
con quell’ordine razionale necessario che è il destino secondo gli stoici, quindi quell’ordine
razionale necessario è la divinità. Se il divino è nel mondo, allora coinciderà anche con
quell’ordine razionale che è il destino e quindi quell’ordine razionale necessario è Dio.
Se Dio è colui che, come forza immanente, ordina e regola tutto, Dio è Ragione
assoluta. Confronto col Nous: si tratta sempre di una divinità razionale, però sul
Nous di Anassagora c’è un’interpretazione che lo vede come una forza non
immanente, ma trascendente.

La visione del mondo degli stoici è una visione ottimistica.


Tutto ciò che accade anche di negativo ha in sé una spiegazione che non sempre
a noi è dato conoscere, ha una spiegazione perchè c’è sempre la ragione alla
base.
L’uomo deve capire che in tutto ciò che accade in questo mondo c’è sempre una
spiegazione razionale e tutto ciò che accade in questo mondo è dovuto alla divinità, laddove
Dio coincide con la Ragione assoluta (Dio è buono quindi visione ottimistica).

Anche se fa accadere delle cose che a noi sembrano cattive, queste cose accadono
perchè subito dopo deve arrivare il bene (è un momento necessario di questa struttura
razionale) Il negativo è necessario perché subito dopo arrivi il positivo=DUALISMO TRA
BENE E MALE. (il bene esiste se c’è il male, concezione ripresa da Eraclito.
C’è sempre una concatenazione/alternanza di bene e male. La tempesta prima
del bene è un passaggio/momento necessario.
Gli stoici interpretano il negativo come un momento razionale che va comunque vissuto.

Confronto con Epicuro


● Nello stoicismo l’uomo non ha potere su niente mentre in Epicuro l’uomo è libero di
scegliere grazie alla sua ragione quali piaceri soddisfare e quali no.
● I piaceri che Epicuro dice di soddisfare sono quelli naturali e necessari che danno un
piacere stabile, ma questi sono legati al corpo. In Epicuro c’è sempre un richiamo alla
sensibilità, mentre negli stoici stiamo parlando dall’inizio della ragione quindi si ha una
sorta di RAZIONALISMO ASSOLUTO se messa in luce con l’epicureismo.
Epicureismo e stoicismo (in generale tutte quelle ellenistiche)= filosofie antropocentriche
che hanno l’uomo al centro della loro speculazione filosofica.
Questo antropocentrismo evidente soprattutto nella filosofia stoica sarà accolto dalla
filosofia cristiana (porrà l’uomo come creatura divina al centro di tutto il suo pensiero: per il
cristianesimo la Terra era al centro dell’universo perché era stata creata da Dio e perché
era la patria dell’uomo, creatura divina)
Il motto degli stoici che indica all’uomo la strada per essere felice: “Vivi secondo natura”=
vivi secondo la tua natura= secondo la ragione >>RAZIONALISMO ASSOLUTO
ESTREMO PER QUANTO RIGUARDA L’ETICA
Per Parmenide si aveva più razionalismo assoluto per quanto riguarda l’aspetto teoretico
della verità non etica.

L’etica stoica è basata sulla ragione (così come Socrate, Democrito, Platone, Aristotele,
Epicuro), ma con gli stoici questo riferimento alla ragione è costante, ancora + evidente
perché non c’è spazio per nessun’altra facoltà umana, solo la ragione. Razionalismo
assoluto estremo etico. Etica stoica= affidarsi alla ragione e accettare il destino,
struttura razionale del mondo. Fonte di tutto questo che stiamo dicendo= Diogene
Laerzio

Etica del dovere ( Cosa vuol dire dovere secondo gli stoici? quando si compie un’azione
doverosa?) Secondo gli stoici un’azione doverosa è quella che viene
consigliata/dettata/avvalorata/prescritta dalla ragione.
Le azioni doverose sono tutte quelle azioni che la nostra ragione ci detta
di compiere. Le azioni non doverose saranno quelle che la ragione ci
sconsiglia di compiere.

Gli stoici dicono che le emozioni non servono a nulla e l’uomo non deve lasciarsi
sopraffare dalle emozioni, ma deve frasi guidare sempre dalla ragione
Individuano 4 fondamentali emozioni da cui derivano tutte le altre:

● la brama dei beni materiali e non (soldi, onore…)


● la letizia
● il timore
● l’afflizione (dolore interiore non fisico)

Per gli stoici le emozioni sono malattie che colpiscono lo stolto perché il sapiente è
immune a queste emozioni dato che si affida sempre e solo alla ragione.

L’uomo felice secondo gli stoici è colui che si affida alla ragione, che vive secondo la sua
natura (ragione), che non si affida ai sensi, che compie sempre il suo dovere (=dovere di
essere razionale), che accetta il destino senza provare a cambiarlo perchè tentare di
farlo crea afflizione, ansia turbamento= UOMO SAGGIO. E’ colui che raggiunge lo stato
di APATIA, felicità. La felicità secondo gli stoici è APATIA. (apatico=stoico) A-pathos=
senza emozione

Un uomo saggio così come l’abbiamo descritto è un uomo libero perché non si fa
condizionare dall’esterno/dall’autorità/dalla tradizione.
L’unica forma di libertà è questa, tutto il resto (voglia di fama onore…) è
essere schiavi. Le emozioni ti portano a farti condizionare dagli eventi
esterni.
Lo schiavo è lo stolto: colui che si lascia andare alle emozioni, che non accetta il proprio
destino ma cerca di cambiarlo, che non vive secondo la propria natura e non utilizza la
ragione. Secondo gli stoici, il tentativo di modificare il corso degli eventi è vano perché sono
eventi necessari che l’uomo non potrà mai modificare. Per questo loro dicono “va bene fallo
ma sappi che non sarai mai felice perchè è impossibile.”

Il Dio degli stoici è qualcosa in più rispetto a tutte le divinità precedenti: è un Dio
provvidenza che provvede al mondo e non è ancora un Dio che crea (per ora non c’è
ancora il senso del peccato). Tutte le divinità sono pensanti. Anche in Socrate c’era questa
concezione di panteismo e provvidenza, non era però così dichiarato perché non abbiamo
tante notizie rispetto agli stoici.

SCETTICISMO:

Scetticismo: terza filosofia dell’età ellenistica.


I rappresentanti dello scetticismo sono Pirrone, Timone, Carneade (Don Abbondio stava
per leggere un libro che nominava Carneade ma il curato non sapeva chi fosse e poi
irrompe Renzo), Enesidemo, Sesto Empirico.
Lo scetticismo è uno stile di pensiero presente ancora oggi (Montaigne,
Yum…) Lo scetticismo si è evoluto ed è variato nel tempo, noi studiamo
quello antico.

Anche lo scetticismo si occupa di indicare all’uomo come essere felice.


Skepsis=dubbio/ricerca/indagine
Gli scettici sono convinti che la conoscenza assoluta/universale/necessaria (valida per
tutti) non esista.
Pirrone dice “Quand’anche questa conoscenza assoluta esistesse, per l’uomo sarebbe
inarrivabile” =mette tutto in dubbio (si rifà a Gorgia)
Quello scettico è un dubbio che permane sulla verità assoluta, quindi la ricerca
scettica è interrotta/interminabile perché si basa su un dubbio ineliminabile.
In Cartesio invece il dubbio non è ineliminabile ma è un dubbio che porta alla verità e non
blocca la ricerca.

Pirrone di Elide (Elide=regione nel cuore della Grecia, nel Peloponneso dove c’è la città di
Olimpia) ritiene che questa verità assoluta non esista e dice anche “Ciò che l’uomo conosce
è soltanto rappresentato dalle cose che appaiono”.
Anche lui ritiene che il mondo in cui viviamo sia il mondo delle apparenze e la conoscenza
umana si riduce a quello.
È una conoscenza soggettiva come in Protagora e Gorgia.
Varia da soggetto a soggetto (è relativa) e come tale non vale come conoscenza assoluta=
è una conoscenza probabile e variabile.
Inoltre nessuna di queste conoscenze può essere considerata superiore alle altre, hanno
tutte lo stesso valore perché sono tutte probabili/non certe.

Secondo gli scettici il mondo è il mondo della mutevolezza/delle conoscenze sensibili/


dell’illusione/delle conoscenze ingannevoli e soggettive= è un mondo basato sull’opinione
(Platone, Parmenide—>illusione)
Si pensa che Pirrone sia venuto a conoscenza della cultura orientale basata sulla
visione del mondo Maya: mondo apparente visto come un velo illusorio.
Viene negata la possibilità per l’uomo di conoscere verità assolute.

L’uomo sapiente è colui che è consapevole di tutto quello che abbiamo appena detto e
assume un atteggiamento (nei confronti della conoscenza e dell’azione) che si basa sull’
epoché= l’unico atteggiamento possibile che il sapiente può assumere nei confronti del
mondo, della conoscenza, delle sue azioni e dei suoi comportamenti
Epoché= sospensione/fermata
Atteggiamento dell'epochè: sospendere il proprio giudizio sul mondo/sulle conoscenze
umane/sulle azioni.
I filosofi successivi oltre a parlare di epoché parleranno anche di afasia= perdita
della voce. Per gli scettici, l’unico atteggiamento possibile è l’epochè e l’afasia.
Grazie all’epoché (sospensione di ogni giudizio) e grazie all’afasia (silenzio su tutto) l’uomo
saggio riesce a raggiungere l’atarassia=l’assenza di turbamento nell’animo/felicità interiore.

Tutto ciò vale sia nelle verità teoretiche che in quelle pratiche.
Non esistono valori assoluti ma anche in campo morale tutto è relativo (relativismo dei
sofisti) e permane il dubbio ineliminabile.

L’impero delle luci di René Magritte


René Magritte è un pittore belga vissuto tra la fine del 1900 e il 1967 (vive entrambe le
guerre mondiali).
Fa parte della corrente artistica del surrealismo: vuole rappresentare la realtà esprimendo i
suoi aspetti più misteriosi/irrazionali.
La realtà per i surrealisti è un sogno
Le opere dei surrealisti hanno molto altro da dire oltre all’immagine, infatti le immagini sono
strane e non hanno un’interpretazione immediata/chiara.
René Magritte è stato definito come un disturbatore silenzioso perché non commenta mai
le sue opere e lascia una libera interpretazione.
Di quest’opera ci sono 3 tre versioni: questa è del 1954 ed è conservata nel museo delle
Belle Arti del Belgio.

Nell’acqua del lago si riflette la villetta e la parte bassa è molto buia, la casa è
immersa nell’oscurità mentre il cielo è azzurro e chiaro: contrasto buio-cielo.
Quest’opera esprime il senso del cristianesimo e della filosofia cristiana= contrasto del
bene (luce del cielo=verità=Dio) e del male (buio della terra=errore=peccato).
Platone per qualche aspetto anticipa infatti la religione cristiana con la sua seconda
navigazione perché il suo dualismo ontologico verrà ripreso dai filosofi cristiani.
Per Aristotele sarebbe tutto illuminato (mio pensiero)

Altra opera di Magritte: gli Amanti


Si coprono perché sono amanti e si tratta di un amore proibito: in quest’opera
Magritte vuole esprimere l’amore impossibile (non solo quello tra due amanti).

Nello scetticismo non possiamo parlare dì dualismo perché lo scetticismo nega che esista
una realtà superiore/una verità assoluta anche che anche se esistesse sarebbe
inafferrabile dall’uomo. Nello scetticismo c’è anche Plotino (si rifà a Platone ed è
rappresentante del neoplatonismo) che parla del mondo del male e del mondo della verità.
Mondo del male è sempre buio mentre il paradiso è un luogo angelico/lucente/chiaro. Il
male diventa condannabile con la filosofia cristiana perché assume la forma del peccato
ed è considerato un male compiuto volontariamente dall'uomo.
Quest’opera di Magritte è quella che meglio esprime il dualismo ontologico che
troviamo nel platonismo, nel neoplatonismo e nel cristianesimo.
I filosofi cristiani si limitano a interpretare quello che Gesù Cristo dice, non
propongono una loro verità ma la verità rivelata c’è già: è quella rivelata da
Gesú Cristo.

LA FILOSOFIA CRISTIANA

Siamo storicamente all’interno dell’Impero Romano quando ad una certa si diffonde il


Cristianesimo che si basa sulla totale adesione alla verità rivelata da Gesù Cristo.
Il diffondersi del Cristianesimo crea problemi alle autorità politiche dell'antica Roma perché:

La nuova religione e quindi tutti i suoi seguaci cioè i Cristiani si presentano come una
società nuova rispetto all'ordine esistente. Si rifiutano di onorare gli imperatori e le divinità
pagane e accolgono volentieri i più deboli della società i servi, schiavi… I Cristiani non
accettano la vita mondana dei Romani e questo provoca una repressione violenta, sono
perseguitati fino all’ultima persecuzione del 303 d.C voluta da Diocleziano. ( Questa ultima
persecuzione segna il declino dell’impero romano perché fu l’ultima e contemporaneamente
si sta diffondendo sempre di più l’autorità della Chiesa Cristiana, che diventa talmente forte
che anche le stesse autorità politiche (imperatori) scendono a patti con essa)

Arriviamo quindi direttamente all'editto di Costantino siamo nel 319, con il quale la nuova
religione riceve un riconoscimento possiamo dire ufficiale quindi viene riconosciuto in
maniera ufficiale religione dell'impero.
380 Teodosio interviene in questa questione e il Cristianesimo diventa l’UNICA religione
dell’impero.

L’affermazione della religione cristiana da vita a un nuovo indirizzo filosofico, LA FILOSOFIA


CRISTIANA, che è la “cultura” ufficiale del Medioevo. Con la nascita della filosofia Cristiana
a livello filosofico e culturale si passa dall’età antica all’età Medioevale.

Di cosa si occupa? Questi filosofi cristiani cercano di capire come avvicinarsi alla nuova
verità rivelata e come comprenderla nel suo significato più profondo e autentico.
Solo la ricerca filosofica può affrontare questo problema, la ricerca filosofica viene applicata
dall’uomo medievale che ha il bisogno di avvicinarsi alla verità rivelata da Gesù.

La filosofia Cristiana si divide in due periodi


Primo periodo, la Patristica. E’ il periodo dei Padri della Chiesa, come Sant'Agostino. E’ il
periodo di quei filosofi cristiani che hanno come compito quello di difendere il Cristinaesimo
dagli attacchi dei pagani e poi quello di dare una elaborazione chiara alla dottrina in modo
da difenderla non sono dai pagani a anche da errate interpretazioni (anche eretiche)
Secondo periodo, la Scolastica. E’ il periodo nel quale la nuova cultura cristiana, dopo
essere stata elaborata in maniera chiara nella fase precedente, viene insegnata nelle
scuole, periodo nel quale fioriscono le scuole e le università. La funzione dell’insegnamento
è importantissima in questa fase. San Tommaso sarà una grande figura della Scolastica.

Affronteremo la filosofia cristiana non partendo da queste grandi figure, quindi non dal loro
pensiero, ma partendo dalle tematiche e all'interno di ogni tematica ovviamente faremo
riferimento anche a questi filosofi e ad altri che ancora non abbiamo detto.

Concetti fondamentali

➤Concetto di Fede
La fede è il credere e aderire in maniera totale alla verità rivelata

➤Concetto di Volontà
l’uomo non è solo intelletto ma anche dotato di volontà consapevole, quindi l’uomo è una
persona cosciente e consapevole che sceglie la propria condotta di vita e quindi
responsabile delle sue azioni, può sbagliare ma anche con consapevolezza. Tutto questo ci
porta al terzo concetto

➤Concetto di Peccato
l’uomo compie il male volontariamente, il male non è più frutto dell’ignoranza ma è frutto di
una scelta consapevole da parte dell’individuo, che peccando si ribella alla legge divina in
maniera consapevole di doverne rendere conto a Dio dopo la morte.

➤Concetto di Interiorità
Si diffonde una nuova morale basata su valori interiori. La religione è una religione vissuta
anche a livello interiore, soprattutto il cristinesimo delle origini.

Visione Lineare del tempo e della storia,


Il tempo e la storia non sono più ciclici cioè si dice che non è vero che tutto ritorna in questo
mondo (visione ciclica) bensì si sostituisce appunto con Agostino e con il cristianesimo una
visione lineare secondo la quale si afferma l'idea che ogni individuo in questo mondo vive
guardando ad una meta futura ultima da raggiungere che è rappresentata dalla salvezza
eterna dopo la morte.
La vita quindi sulla terra e quindi anche la storia che è fatta dagli uomini sono da
considerarsi come una fase transitoria, semplicemente di passaggio in vista della vera vita
che è quella eterna dopo la morte.

Con questa nuova visione lineare del tempo della storia si tende a sminuire l'esistenza
terrena e a darle poca importanza, a sostenere il non attaccamento ai beni terreni perché
appunto la vera vita è quella che si vivrà nell'aldilà subito dopo la morte.

Questa visione subordina l’attivismo in questa vita alla sfera ultraterrena: l’uomo cristiano è
proteso verso la trascendenza, egli vede nel mondo il luogo della pena, del peccato, della
fatica, dove è chiamato a vivere umilmente e cristianamente (deve umiliare passioni,
ricchezze, istinti, beni materiali) guardando all’aldilà al fine di ottenere la salvezza eterna.
Vangelo secondo Luca “Chi si umilia sarà esaltato”. Più grande sarà la sofferenza in questo
mondo maggiore sarà il premio dopo la morte.

Solo alla fine del Medioevo cambierà questa concezione, grazie a 3 eventi socio-culturali
(cultura umanistico rinascimentale, riforma protestante, rivoluzione scientifica di Galileo).
Questi eventi porteranno e rivalutare l’uomo nel mondo, l’uomo è artefice del proprio destino.
La scienza rivela all’uomo le forze della natura.

Rapporto tra fede e ragione:

E’ uno dei problemi fondamentali della scolastica ma è già stato affrontato da Agostino, il più
importante padre della Chiesa.
Lui dice che fede e ragione sono strettamente legate e collaborano, questo concetto è
espresso da due sue famose frasi.

➤ “credi per capire”, vuol dire che per capire e trovare la verità è necessario credere,
avere fede, perché è la fede che illumina il cammino della ricerca della verità.

➤ “capisci per credere", vuol dire che ciò in cui crede vuole anche essere compreso
dall’uomo, per avere una fede salda, è necessario per l’uomo anche comprendere.

Introduzione alla scolastica:


Agostino muore e con la sua scomparsa la patristica entra in crisi, inizia il secondo periodo
della filosofia cristiana, che è appunto la Scolastica, che domina tutta la cultura medievale.
Essa indica la filosofia cristiana medioevale. La Scolastica è la filosofia cristiana insegnata
nelle scuole, nelle università. In questo periodo la filosofia diventa ancilla della teologia.
I problemi maggiori affrontati sono: il rapporto tra fede e ragione, il problema e la disputa
sugli universali e la questione di dimostrare l’esistenza di Dio.

Torniamo al rapporto tra fede e ragione-

Ci si chiede se ci sia un contrasto tra fede e ragione, se, trattando fede e ragione due ambiti
diversi, non si incontreranno mai, oppure se invece ci possa essere una collaborazione tra le
due.

Anselmo d'Aosta, che diventerà Sant’Anselmo

Il suo motto è: “Credo ut intelligam”, cioè credo per capire.


Per lui prima di tutto ci deve essere la fede, e poi da qui si può arrivare a capire. Quindi
anche lui come Agostino ammette un legame, una collaborazione tra fede e ragione, che va
ben oltre ogni contrapposizione. La fede è necessaria per comprendere la verità. D’altra
parte la ragione può aiutare a capire la verità rivelata. E’ questo che viene ricordato come
giustificazione razionale della fede. Secondo Anselmo non può esserci contrasto tra verità
do fede e di ragione e la fede è necessaria per comprendere la verità, d’altra parte la
ragione aiuta a capire la verità rivelata dalla fede. I due ambiti, benché sembrino diversi,
collaborano.
L’ultima riflessione su questo tema di Anselmo. Non ci sono contrasti tra le sue, sia per le
cose appena dette, sia perché la ragione come la fede è risultato dell’illuminazione divina.
Essendo quindi anch’essa risultato di un’illuminazione divina non potrà mai contraddire la
fede.

Dopo aver visto come si esprime Agostino nella patristica e Anselmo nella scolastica,
vediamo il pensiero di Tommaso, che diventerà San Tommaso.

Secondo lui la ragione sola non basta per raggiungere alcun tipo di verità, essa si subordina
quindi alla fede. Pur essendole subordinata, essa può servire alla fede in tre modalità
diverse

➤ Per capire i preamboli della fede: quelle verità la cui dimostrazione è necessaria alla fede
stessa. Non si può credere a quello che Dio ha rivelato senza credere, sapere che Dio
esista. La ragione aiuta quindi a dimostrare l’esistenza di Dio. L’esistenza di Dio è quindi uno
dei preamboli della religione.

➤Aiuta ad essere più chiari i misteri di fede, le verità di fede, mediante per esempio l’utilizzo
di similitudini, analogie, che aiutano l’uomo a rafforzare la sua fede.

➤La ragione aiuta a difendere la fede contro le obiezioni che le vengono mosse. Essa
combatte tutte le argomentazioni che sono contrarie alla fede stessa.

Anche per Tommaso quindi tra fede e ragione c’è collaborazione e armonia. Esse non
saranno mai in contrasto perché anche la ragione è un prodotto di Dio, e quindi Dio non
potrà mai contraddire sé stesso.

La questione fondamentale, più importante che gli scolastici affrontano è:

La disputa sugli universali.

Gli universali in filosofia cosa sono?


Ne abbiamo già parlato con Aristotele, essi sono dei concetti generali che si possono riferire
a più cose.
es: Il concetto generale di animale, di uomo, di vegetale, di penna. Sono concetti generali
che si possono riferire a più cose che hanno caratteristiche simili. Gli universali non
indicheranno mai un soggetto in particolare, ma la sua categoria in generale.
Questa questione nasce dalla lettura e dallo studio dell'"Organon" di Aristotele, una delle più
famose e commentate al momento.

La questione degli universali ruota intorno a due domande fondamentali:

➤Questi concetti generali esistono soltanto nella mente come conceptus mentis, sono solo
contenuti della mente umana, oppure c’è anche nella realtà, al di fuori della mente, qualcosa
che corrisponda ad essi?, in altre parole, sono concetti che esistono solo a livello logico
oppure c’è un rapporto tra i miei pensieri e la realtà esterna?, c’è questa corrispondenza tra
quello che io penso e la realtà esterna al mio pensiero?
Esistono solo a livello logico o anche a livello ontologico?

Se esistono solo nella mia mente non si pongono altri problemi.


➤Se invece c’è una corrispondenza con la realtà esterna bisogna chiedersi in che modo
debba essere considerata questa corrispondenza e quindi in che modo questi universali che
nella mia mente esistono sotto forma di concetti, vanno invece considerati nella realtà
esterna al mio pensiero. Questi universali esistenti anche ontologicamente vanno considerati
separati dalle cose (riferimento a Platone con le Idee), allo stesso livello delle Idee
Platoniche,quindi separati dalle cose, oppure vanno considerati interni alle cose, come le
essenze aristoteliche. Se esistono anche nella realtà, gli universali sono ante Rem
(Platone), o in Re (Aristotele).
Va fatta una riflessione, questa questione è un problema che riguarda la logica, nasce
perché si vuole chiarire quale sia il valore della conoscenza razionale stessa, quale sia il
potere conoscitivo della ragione, cioè quale sia la capacità della ragione di conoscere il
mondo, si vuole chiarire fino a che punto la ragione possa conoscere il mondo, fino a che
punto gli strumenti razionali a nostra disposizione siano validi e possano dare conoscenza
certe sul mondo. Queste domande riguardano la ragione umana, quindi l’uomo. Pur essendo
affrontate dagli scolastici, dalla cultura medievale che è una cultura religiosa, questa
questione è soprattutto antropologico-filosofica.

Le risposte a questa questione sono moltissime, noi ne individuiamo tre principali più una
quarta:

➤la risposta del realismo estremo o trascendente


➤la risposta del realismo moderato o immanente
➤la risposta del nominalismo estremo
➤la posizione del nominalismo moderato o concettualismo

3 lezione filosofia cristiana

Continuiamo la questione degli universali.


Dopo essersi chiesti se gli universitari esistessero solo nella mente degli uomini sotto forma
di concetti o anche nella realtà, si fa un passo avanti.
Supponendo che essi esistano anche a livello ontologico, in una realtà esterna alla nostra
mente, ci si chiede se essi siano:

➤immanenti, come le forme, le essenze aristoteliche, in Re


➤trascendenti, intesi come le Idee platoniche, ante Rem.

A queste domande vengono date 4 risposte, 4 soluzioni fondamentali:

➤soluzione del realismo estremo trascendente


➤soluzione del realismo moderato o immanente
➤soluzione del nominalismo estremo
➤soluzione del nominalismo moderato

➤soluzione del realismo estremo trascendente:


Siamo nella prima fase della scolastica. Bisogna riflettere sui due termini estremo e
trascendente. Secondo i sostenitori di questa soluzione gli universali esistono anche al di
fuori della mente, in maniera oggettiva. Esistono ontologicamente come entità preesistenti
alle singole cose di questo mondo che sono considerate come delle copie,delle
manifestazioni passeggere, variabili, particolari,imperfette, accidentali.
Quindi le cose di questo mondo sarebbero copie degli universali, che sarebbero il modello
delle realtà metafisiche di per sé sussistenti, autonome, eterne, invariabili, sempre identiche,
perfette. Il realismo estremo è quindi la soluzione cosiddetta "platonico-neoplatonica".
Secondo questi sostenitori gli universali sono le Idee Platoniche, preesistenti e separate
dalle cose di questo mondo, sono ANTE REM. Però siamo nell'ambito della Scolastica, e
quindi non si parla più di Iperuranio bensì di Dio, quindi gli universali sono secondo loro dei
modelli dei quali Dio si è servito per creare il mondo stesso, sono quindi presenti nella mente
di Dio.
Questa teoria fu sostenuta in epoca medioevale da tantissimi studiosi come Scoto Eriugena,
la scuola di Chartres e Guglielmo di Champeaux.

➜ La scuola di Chartres
Essa sorge alla fine del X secolo proprio a Chartre ed è ispirata alla scuola platonica, è una
delle più importanti scuole della scolastica e qui si afferma la posizione del realismo estremo
e trascendente.

➜ Scoto Eriugena
Vissuto tra l'815 e l'877
Grande teologo, monaco cristiano e filosofo Irlandese, uno dei più grandi filosofi dell'alto
medioevo.

➜ Guglielmo di Champeaux
Siamo in Francia, un teologo, filosofo e vescovo cattolico francese.

➤soluzione del realismo moderato o immanente:

Siamo nella seconda fase della scolastica, circa XIII secolo. Molti sostenitori del realismo
estremo trascendente con il passare del tempo passarono al realismo moderato.
Secondo questi filosofi gli universali sono IN RE, all'interno delle cose, immanenti sotto
forma di forme intrinseche, essenze delle cose stesse. Hanno quindi questa realtà
immanente e operano all'interno delle cose. Questa posizione si rifà assolutamente alla
filosofia di Aristotele.
Quindi rispetto alla posizione precedente in cui gli enti di questo mondo sono solo delle
copie, questa soluzione conferisce agli enti un'importanza, in quanto ogni ente sarebbe
portatore di questa essenza universale.

Uno dei grandi rappresentanti di questa posizione è Tommaso d'Aquino, che dà all'interno
del realismo moderato un'interpretazione particolare. Sostiene infatti che l'universale è IN
RE, nelle cose come essenza, sostanza, forma della cosa stessa, ma poi nel suo realismo
moderato aggiunge altre riflessioni. Dice che oltre ad essere IN RE, è anche:

➜ POST REM, cioè dopo la cosa, come concetto che viene elaborato dalla mente umana
dopo aver fatto esperienza. Dopo aver fatto esperienza la mente umana elabora il concetto
dell'universale.( E, nella mente divina, proprio come modello di cui si serve Dio per generare
tutte le cose di questo mondo. ( Cosa che aggiunge rispetto ad Aristotele)
➜ ANTE REM, cioè prima della cosa, nella mente divina, proprio come modello di cui si
serve Dio per generare tutte le cose di questo mondo.(cosa che aggiunge rispetto ad
Aristotele)

Questo pensiero di Tommaso è un po' una sintesi tra realismo estremo trascendente e
realismo moderato.

➤soluzione del nominalismo estremo

Questa soluzione si contrappone al realismo estremo.


Secondo coloro che affermano il nominalismo estremo, l’universale non esiste nella realtà
perché in essa sono presenti solo enti individuali e non esistono nemmeno sostanze e
essenze.
Questa posizione si chiama del nominalismo proprio perché riduce gli universali a dei
semplici nomi, dei flatus vocis=semplici emissioni di voce che non hanno nessun
corrispettivo nella realtà.

Il rappresentante di questo orientamento è Roscellino (1050-1120).


Non abbiamo molte notizie a suo riguardo, quindi non possiamo dire molto altro sulla sua
teoria, ma possiamo dire che sembra che lui volesse negare gli universali, non soltanto a
livello ontologico ma anche a livello logico.
Questa sua posizione avrebbe portato Roscellino ad essere accusato all’interno del
consiglio di Sassonia, dove fu costretto a ritrattare e rinnegare tutte le sue idee e tutte le sue
teorie.
Ha una posizione molto estrema= nega la realtà ontologica e pare che neghi anche quella
logica.
Fu accusato di eresia.

➤soluzione del nominalismo moderato

Secondo questa dottrina, gli universali esistono soltanto come concetti nella mente umana.
Secondo i sostenitori di questa dottrina gli universali esisterebbero soltanto in
intellectu=solo come entità astratte, contenuti della nostra mente.
La loro esistenza logica è mantenuta mentre è negata quella ontologica.
Come concetti della nostra mentre, avrebbero la funzione di riferirsi a più cose tra loro simili,
in quanti concetti generali.

Il concetto universale di uomo ovviamente è un concetto universale che mi permette di


riferirmi a tutti gli uomini—>L’uomo si distingue dagli animali.
Il concetto universale di triangolo (3 lati e 3 angoli), poi ci sono tutti gli altri triangoli che sono
particolari tipi di triangolo che non rientrano nel concetto universale logico.
Concetto universale di albero: l’uomo ha un tronco, una chioma e delle radici.
Dopo questo non posso aggiungere altro perché andrei al di fuori del concetto universale di
albero.
Gli universali quindi hanno solamente valore logico e gnoseologico, cioè mi permettono di
ragionare e di conoscere.
Rappresentante maggiore di questa posizione= Guglielmo di Occam.

Secondo questa posizione gli universali hanno soltanto un valore logico-gnoseologico: sono
contenuti della mente umana dei quali noi ci serviamo per poter conoscere e individuare gli
enti di questo mondo (albero, uomo…)
Questa posizione, negando la realtà degli universali a livello ontologico quindi sotto forma di
essenze, non fa altro che mettere in discussione la stessa possibilità per l’uomo di fare
metafisica.
Quand’anche esistessero gli universali a livello ontologico non sarebbero conoscibili
all’uomo.
Il nominalismo moderato nega la possibilità all’uomo di occuparsi di metafisica.
(grande intuizione che verrà ripresa da filosofi dell’età moderna)

Tra realismo estremo e realismo moderato ci sono stati tentativi di riconciliare queste due
posizioni, ci sono stati cambi di posizione.
Sicuramente tra il realismo (sia estremo che moderato) e nominalismo (sia estremo che
moderato) non c’è possibilità di conciliazione perché appunto il nominalismo nega
completamente la possibilità ontologica degli universali.

Questione dalla dimostrazione dell’esistenza di Dio

Secondo i filosofi scolastici e della patristica Dio può essere dimostrato.


Quindi una delle verità di fede fondamentali che la ragione può dimostrare è proprio
l’esistenza di Dio.
Anselmo vuole dimostrare attraverso la ragione l’esistenza di Dio proponendo 2 prove:

una A POSTERIORI (deriva dall’esperienza)= ARGOMENTO DI GRADI


una A PRIORI (indipendente dall’esperienza)= PROVA ONTOLOGICA

➤prova a posteriori/argomento di gradi


Opera Monologion (soliloquio)= opera in cui Anselmo affronta l’argomento A POSTERIORI
(o argomento dei gradi) partendo dall’osservazione della natura.
Partendo dall’osservazione della natura dice che se nel mondo ci sono diversi gradi di bontà/
giustizia/ bellezza/ libertà/ perfezione, allora c’è un bene assoluto/ una giustizia assoluta/
una bellezza assoluta/ una libertà assoluta/ una perfezione assoluta (tutto questo è
ovviamente rappresentato da Dio).
Se le cose di questo mondo sono più o meno buone/giuste/belle…, allora vuol dire che c’è
una bontà/giustizia/libertà assoluta dalla quale tutto deriva e questa bontà/giustizia/libertà
assoluta da cui tutto deriva è Dio.
Lo stesso discorso per Anselmo vale anche per l’esistenza degli enti di questo mondo.
L’esistenza degli enti di questo mondo per lui è più o meno perfetta—>non godiamo di
un’esistenza perfetta anche solo per il fatto che abbiamo un inizio e abbiamo una fine.
Se le cose esistono=sono più o meno, allora esiste un essere unico e sommo che è dotato
dell’esistenza perfetta al massimo grado, esiste un essere dal quale deriva l’esistenza
imperfetta delle cose di questo mondo.

Dalla natura si risale gradualmente all’origine di tutto che è data da Dio.


Dalla molteplicità/ dalla finitezza/ dall’imperfezione/ dalla mutevolezza di questo mondo si
giunge gradualmente a ritroso e si risale a Dio che è unico, infinito, sommamente perfetto,
assoluto.
Le cose di questo mondo partecipano di quella perfezione divina per gradi differenti (chi
ne partecipa di più, chi ne partecipa di meno).
Per dimostrare questa prova dei gradi A POSTERIORI (che parte dall’osservazione della
natura) dobbiamo sempre partire dall’osservazione della natura.
E’ una prova che, partendo dall’A POSTERIORI/ dall'osservazione della natura/
dall’esperienza risale gradualmente, nel ragionamento, fino a quell’essere primo sommo
perfetto dal quale tutto deriva.

➤prova a priori/ontologica
La prova A PRIORI sarà detta più tardi da filosofi successivi PROVA ONTOLOGICA.
Questa prova porta a dimostrare Dio indipendentemente dall’esperienza e viene esposta nel
Proslogion (=discorso rivolto ad altri).
Nel Proslogion, Anselmo espone l’argomento ontologico/ argomento della prova a priori.
Questa prova parte dal concetto di Dio come essere sommamente perfetto per giungere a
dimostrarne l’esistenza. Parte da un’idea della mente umana, cioè Dio come essere
perfettissimo. E’ una prova che Anselmo utilizza soprattutto per chi non crede nell’esistenza
di Dio.

Anselmo dice che:


Ammettere che nella mente umana esista l’idea di un Dio sommamente perfetto di cui non si
può pensare nulla di superiore e infine negarne la realtà ontologica non è possibile, perchè
non è possibile ammettere l’esistenza concettuale di un essere così perfetto e poi negarne
l’esistenza anche ontologica.
Se noi negassimo l’esistenza ontologica di Dio, vorrebbe dire che qualsiasi cosa che esiste
sia a livello logico (nella mia mente), sia a livello ontologico (nella realtà) è superiore allo
stesso Dio.
Sarebbe come dire che una sedia è superiore a Dio perché oltre ad esistere a livello
ontologico esiste anche a livello logico e questo non è possibile secondo Anselmo.

Alla base di questo argomento ontologico c’è un’idea di fondo: ciò che esiste soltanto nella
mente dell’uomo, e quindi solo a livello logico, è assolutamente inferiore rispetto a ciò che
esiste anche a livello ontologico, quindi anche nella realtà.
Ecco perché lui arriva a dire che qualsiasi ente della realtà sarebbe superiore a Dio se noi
negassimo la sua stessa esistenza.

Ci saranno tantissime critiche mosse contro questa prova ontologica perché per loro non
sarà possibile passare da livello logico a livello ontologico.
Si possono avere delle idee e dei concetti nella mente ma non per questo tutto ciò che noi
pensiamo esiste nella realtà. (Babbo Natale)
Molti gli diranno anche che se arriva a dimostrare l’esistenza ontologica di Dio mediante
questo tipo di prove è perché lui già crede in Dio a prescindere da qualsiasi altra
dimostrazione.

TOMMASO

Tommaso riprende la Scolastica (=la dottrina della conoscenza aristotelica) e la applica


anche alle prove dell’esistenza di Dio.
Da buon aristotelico e quindi empirista dimostra l’esistenza di Dio mediante prove A
POSTERIORI che partono dall’osservazione del mondo empirico e risalgono gradualmente
a Dio grazie al ragionamento.
Tommaso di Bosc dimostra l’esistenza di Dio mediante le 5 vie/prove dell’esistenza di Dio A
POSTERIORI.
Queste 5 vie sono prima esposte in un’opera importante—>La somma contro i gentili e poi
abbiamo una ripresa di queste 5 prove in un’altra opera—> La somma teologica.

le 5 vie/prove dell’esistenza di Dio (tutte a posteriori)

➤prova cosmologica= parte dall’osservazione del mondo circostante


Visto che tutto ciò che esiste si muove e tutto ciò che si muove è mosso da altro e non ha
movimento in sé stesso come caratteristica originaria, questa prova risale nel ragionamento
fino a giungere a quel primo motore immobile il quale tutto muove senza essere soggetto al
divenire.

➤prova causale= parte sempre dall’osservazione delle cose di questo mondo.


Da quest’osservazione deriva la riflessione che esse non sono causa di sé stesse/ non si
creano da sole perchè appunto sono imperfette.
(Se noi ci fossimo creati, ci saremmo dati tutte le perfezioni possibili).
Ci sarà quindi una prima causa che è causa sui (causa di se stessa, eterna) che crea a sua
volta tutto il resto= Dio.
La seconda prova arriva a Dio come prima causa di tutto.

➤prova del possibile e del necessario= sempre partendo dall’osservazione empirica


Tommaso dice che se le cose di questo mondo, non avendo la causa in sé stesse, sono
possibili (sono in un modo ma possono essere anche in un altro/ soggetti al divenire) e
contingenti (oggi qualcosa esiste e doman può anche non esistere), ci sarà un essere
assolutamente necessario, Dio, causa di tutto ciò che è possibile e contingente in questo
mondo.
A Dio si risale ovviamente attraverso il ragionamento.

➤prova dei gradi di perfezione= partendo dall’osservazione delle cose di questo mondo.
Se nel mondo c’è il più e il meno di tutto (più e meno bello/vero…) ma non esiste la bellezza
perfetta/ la verità perfetta… , allora ci sarà colui che è TUTTO al massimo grado/ la
perfezione assoluta.
La prova dei gradi di perfezione risale a Dio inteso come perfezione massima.

➤prova finalistica= partendo dall’osservazione empirica


Osservando le cose di questo mondo, ci si rende conto che tutto ciò che esiste tende ad un
fine.
Questo tendere ad un fine è dovuto ad un’intelligenza che tutto ordina e che tutto dirige
verso quel fine=Dio.
Dio è la causa finale di tutto ciò che esiste: Dio dirige a sé stesso.
Tommaso riprende la concezione aristotelica di Dio inteso come causa finale, solo che
Aristotele non aveva parlato di Dio che crea per amore.
Per Tommaso invece si tratta di un Dio che crea per amore, per bontà, che è onnisciente e
onnipotente.

In tutte le prove c’è sempre Dio come causa efficiente di tutto= si risale sempre a Dio che
causa/crea, è un’intelligenza ordinatrice da cui tutto deriva.
Nella quinta prova è anche causa finale.

Il ragionamento alla base di queste prove consiste nel partire sempre dall’esperienza, nel
partire da un dato sensibile che non ha la spiegazione/ la causa/ il movimento in sé stesso,
per poi risalire a quell’unico ente da cui tutto deriva.
In tutte le prove è sempre applicato il principio di causalità: Dio sia inteso come causa
efficiente all’origine di tutto o come causa finale alla fine di tutto.
In tutte e 5 le vie si giunge sempre ad un ente trascendente: oltre e superiore al mondo nel
quale viviamo.

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