Sei sulla pagina 1di 4

L’epicureismo

Epicuro (341 a.C. Samo). A Samo ascolta le lezioni del platonico Panfilo e poi del democriteo Nausìfone. Da
quest’ultimo fu probabilmente iniziato alla dottrina di Democrito.

A 18 anni Epicuro si reca ad Atene.

Fu autore di numerosi scritti, di cui ci restano soltanto tre lettere conservate da Diogene Laerzio: la prima,
A Erodoto (breve esposizione di fisica), la seconda A Meneceo (contenuto etico); la terza, A Pitocle
(questioni metereologiche). Diogene Laerzio ci ha inoltre conservato le Massime capitali e il Testamento,
mentre in un manoscritto vaticano è stata trovata una raccolta di Sentenze e nei papiri ercolanesi sono stati
trovati alcuni frammenti dell’opera Sulla natura.

La scuola epicurea

La scuola ateniese di Epicuro aveva sede nel giardino del filosofo  filosofi del giardino

In epoca greca e romana furono numerosissimi i seguaci di Epicuro e tra essi non mancarono le donne.

Tuttavia nessuno dei suoi discepoli apportò un contributo significativo alla dottrina del maestro.

Tra i numerosi discepoli vanno ricordati:

 Filodemo di Gadara
 Tito Lucrezio Caro  De rerum natura (esposizione fedele dell’epicureismo)

La filosofia come quadrifarmaco

Epicuro vede nella filosofia la via per raggiungere la felicità, intesa come liberazione delle passioni. Il valore
della filosofia è dunque puramente strumentale, in quanto il suo fine è la felicità. Mediante la filosofia
l’uomo si libera da ogni desiderio irrequieto e molesto, oltre che dalle opinioni che da esso derivano.

Il ruolo della filosofia consiste dunque nel donale all’uomo un quadrifarmaco, capace di:

 Liberare gli uomini dal timore degli dei, dimostrando che questi per la loro natura beata non si
preoccupano degli umani;
 Liberare gli uomini dal timore della morte, dimostrando che essa non è nulla per l’uomo  quando
ci siamo noi non c’è la morte, quando c’è la morte noi non ci siamo
 Dimostrare l’accessibilità del limite del piacere, cioè la facile raggiungibilità del piacere stesso
 Dimostrare la lontananza del limite del male, cioè la brevità e la condizione provvisoria del dolore

La canonica

Epicuro distingue tre parti della filosofia: la canonica, la fisica e l’etica. Ma canonica e fisica sono concepite
in un rapporto così stretto che si può affermare che la filosofia epicurea è costituita dalla fisica e dall’etica.
In tutto il dominio della conoscenza il fine che bisogna aver presente è l’evidenza  manifestazione delle
cose alla mente

Epicuro chiama canonica la logica, o la teoria della conoscenza, in quanto la considera diretta
essenzialmente a fornire il criterio della verità  canone capace di orientare l’uomo verso la felicità.

Il criterio è costituito dalle sensazioni, dalle anticipazioni e dalle emozioni.

Le sensazioni sono prodotte nell’uomo dal flusso degli atomi che si staccano dalla superficie delle cose.
Questo flusso produce immagini che sono in tutto simili alle cose da cui sono prodotte. Da qui derivano le
sensazioni.
Sensazioni ripetute rimaste nella mente  rappresentazioni generiche ( o concetti) che Epicuro chiama
anticipazioni. infatti servono ad anticipare le sensazioni future. La sensazione è sempre vera ed evidente,
poiché non può essere confutata  criterio di verità

Emozione  costituisce il terzo criterio della verità ed è rappresentato dal piacere o dal dolore.

L’errore può sussistere nell’opinione, la quale è vera se confermata, o almeno non contraddetta, dalla
testimonianza dei sensi, mentre è falsa in caso contrario.

Attenendosi ai fenomeni, manifestati dalle sensazioni, si può con in ragionamento estendere la conoscenza
anche a cose che alle sensazioni restano nascoste.

La fisica

La fisica di Epicuro ha lo scopo di escludere dalla spiegazione del mondo qualunque causa soprannaturale e
di liberare cosi gli uomini dal timore di essere alla mercé di forze sconosciute.

La fisica epicurea è materialistica, cioè esclude la presenza nel mondo di anime o di principi spirituali, e
meccanicistica, cioè si avvale nelle proprie spiegazioni solo del movimento dei corpi, evitando qualsiasi
finalismo. Poiché la fisica di Democrito risponde a queste due condizioni, Epicuro la pone a fondamento del
proprio modello di spiegazione seppur con qualche modifica:

 Tutto ciò che esiste è corpo


 Di incorporeo c’è solo il vuoto
 Ogni corpo è costituito da corpuscoli indivisibili (atomi) che si muovono nel vuoto  il
movimento di questi non dipende da nulla

Secondo Epicuro per spiegare l’ordine del mondo è sufficiente conoscere le leggi che regolano il movimento
degli atomi.

Secondo Epicuro i mondi sono infiniti e soggetti a nascita e morte. Tutti si formano in virtù del movimento
degli atomi nel vuoto infinito. Ma poiché Epicuro ritiene che gli atomi, a causa del loro peso, cadano nel
vuoto in linea retta e con la stessa velocità, egli spiega l’urto in virtù del quale si aggregano e si dispongono
nei vari mondi ammettendo una loro deviazione (clinamen) casuale rispetto alla traiettoria rettilinea.

La distanza da Democrito

La teoria del clinamen segna l’allontanamento di Epicuro dalla fisica di Democrito.

Democrito Epicuro

Movimento  proprietà strutturale della Movimento  dipende dal peso degli atomi.
materia Gli atomi si muovono secondo il caso

Clinamen  elemento di indeterminazione che è possibile conciliare con l’agire libero dell’uomo

La corporeità degli dei e dell’anima

Epicuro ammette l’esistenza degli dei  poiché gli uomini posseggono l’immagine della divinità e questa
non può essere stata prodotta se non dai flussi emanati dalle divinità stesse.
Essi intrattengono gli uni con gli altri un’amicizia e abitano gli spazi vuoti tra mondi e mondi, non curandosi
né del mondo né degli uomini  poiché imporrebbe loro degli obblighi e loro sono liberi e beati.

L’anima secondo Epicuro è composta di particelle corporee che sono diffuse in tutto il corpo come un
soffio caldo. Tali particelle sono più rotonde e sottili delle altre, quindi più mobili.

Con la morte gli atomi si separano e viene ogni possibilità di sensazione  “ la morte è privazione di
sensazione”, perciò è inutile temerla.

L’etica

Volta alla ricerca della felicità, la quale consiste nel piacere  criterio della scelta e dell’avversione. È pure
il criterio mediante il quale valutiamo ogni bene

La ricerca del piacere non è intesa da Epicuro come forma di egoismo, estraneo alla virtù, ma coincide con
essa nel nome della natura. La morale epicurea consiste in poche regole essenziali che prevendono
l’abbandono delle tipiche abitudini della maggior parte degli uomini. Gli epicurei notano anche che
seguendo le regole degli altri filosofi non si potrebbe eppure vivere, poiché esse sono troppo astratte e
perché conducono alla morte degli istinti primari vitali dell’uomo.

Il piacere e i bisogni

Epicuro distingue due tipi di piacere:

 Stabile  privazione del dolore


 In movimento  gioia e letizia

La felicità risiede solo nel piacere stabile, cioè nel non soffrire e non agitarsi definita atarassia (assenza di
turbamento dell’anima) e aponia ( assenza di dolore fisico)

“il culmine del piacere è la pura e semplice distruzione del dolore”  concezione negativa del dolore 
dunque della felicità.

Epicuro elabora una teoria dei bisogni, classificandoli secondo tre tipologie fondamentali:

 Bisogni naturali e necessari dell’uomo  se non soddisfatti conducono alla morte (mangiare)
 Bisogni naturali e non necessari  variante superflua dei bisogni naturali (mangiare troppo)
 Bisogni non naturali e non necessari  bisogni vani (gloria)

L’epicureismo spinge dunque al calcolo e alla misura dei piaceri, non all’abbandono di questi. Epicuro
sostiene che bisogna eliminare i piaceri da cui deriva un dolore maggiore e sopportare anche a lungo i
dolori da cui deriva un piacere maggiore.

Saggezza  virtù che porta al raggiungimento dell’atarassia e dell’aponia.

Sensismo e razionalismo nell’etica di Epicuro

Nel suo scritto Sulla Natura Epicuro afferma il carattere sensibile del bene  ricondotto da Epicuro
all’ambito del piacere sensibile e anche il piacere spirituale è ricondotto alla speranza del piacere sensibile.

La teoria secondo cui il vero bene non è il piacere “violento”, ma quello “stabile” dell’aponia e
dell’atarassia, non contraddice la tesi della sensibilità del piacere, perché l’aponia è il “non soffrire nel
corpo” e l’atarassia è il “non essere turbati nell’anima” dalla preoccupazione del bene corporeo.

Epicuro è convinto che la sensazione debba essere sempre accompagnata dalla riflessione, che opera un
calcolo razionale del piacere.
l’esaltazione dell’amicizia e il rifiuto della politica

Il culto dell’amicizia è tipico della dottrina e della condotta degli epicurei. Essa nasce dall’utile, ma è di per
sé un bene  consente agli uomini di rapportarsi gli uni con gli altri.

Riconosce ad essa anche un valore importante nella politica, in quanto vincola gli uomini a legge che gli
impediscono di nuocersi a vicenda. Nonostante questo, Epicuro consiglia al sapiente di rimanere nascosto
dalla vita politica, poiché questa è fonte di turbamento.

Potrebbero piacerti anche