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VITA EPICURI

Epicuro nasce nel 342 a.C. sull’isola di Samo. Figlio di Neocle, che lavora come maestro di scuola,
e di Cherestrata, una maga, il nome Epicuro (che significa soccorritore) gli viene dato in onore del
dio Apollo, che a volte veniva chiamato con questo appellativo. Epicuro frequenta la scuola di
Panfilo, che insegna il pensiero platonico, e dopo quella di Nausifane in Asia Minore. A 32 anni
Epicuro ha già elaborato una dottrina sua e fonda una scuola prima a Mitilene, poi a Lampsaco e,
infine, nel 306 a.C. ad Atene. In quest’ultima città Epicuro ha già vissuto per il servizio militare nel
cosiddetto periodo efebato. Ad Atene Epicuro acquista una casa e lì costruisce la sua scuola. Nella
casa in questione c’era un giardino, da cui deriva il nome di filosofi del giardino, in cui i discepoli -
tra i quali erano ammesse anche le donne e gli schiavi - seguivano le lezioni del maestro.
Dovevano studiare i suoi scritti e vivere in maniera semplice e frugale, come Epicuro sosteneva,
trattandosi come compagni e democraticamente qualunque fosse la loro condizione di
provenienza sociale. Epicuro è stato uno dei primi filosofi a teorizzare un egualitarismo
sostanziale tra esseri umani. Il filosofo si astiene dalla partecipazione alla vita politica e sociale ma
sostiene il governo macedone. Detta scuola del giardino, la filosofia di Epicuro era polemica con le
dottrine socratico- platoniche e con l’aristotelismo, non tralasciando nemmeno scuole minore
come i cinici, i megarici, i cirenaici. La sua critica è aspra anche con lo stoicismo, quella che era
l’altra grande scuola ellenistica del tempo. Epicuro viene diffamato, secondo Diogene Laerzio,
dallo stoico Diotimo, che mette in circolazione delle lettere false, e anche da Plutarco e molti
esponenti delle scuole alla sua rivali. Epicuro muore ad Atene per delle complicanze relative ai
calcoli renali a 72 anni nel dicembre del 270 a.C., probabilmente.

EIUS PRAECEPTA
La maggior parte delle informazioni che abbiamo a disposizione sul pensiero di Epicuro arriva da
fonti indirette, in particolare da Cicerone, che rimane vicino all’epicureismo e nel suo trattato “De
finibus bonorum et malorum” fa esporre all’interlocutore il pensiero di Epicuro in modo puntale.
Anche nel poema “De rerum natura” di Lucrezio si può rintracciare un’immagine della filosofia
epicurea che aiuta a tracciarne tratti fondamentali. Anche altri autori hanno riportato stralci della
filosofia epicureista che, seppur compromessi dalla parzialità dovuta al coinvolgimento politico e
sociale degli autori, risultano essere delle buone fonti per comprendere il pensiero originale di
Epicuro. Da dove nasce e su cosa si basa l’epicureismo, il pensiero di Epicuro? Si tratta di una
dottrina di ispirazione atomista che s’innesta nel clima culturale ed etico dell’ellenismo in seguito
alla caduta della democrazia ateniese e alla conseguente delusione politica. Esso si basa su tre
principi, ovvero il sensismo (la sensazione è criterio della verità e criterio del bene, che si
identifica con il piacere), l’atomismo (la formazione e il mutamento delle cose spiegato attraverso
l’unirsi e il disunirsi degli atomi) e il semi-ateismo (gli dei esistono ma non hanno alcun ruolo nella
nascita del mondo né nel governarlo). Altre caratteristiche dell’epicureismo sono il rifiuto della
vita politica, poiché il potere è irraggiungibile per via del fatto che il dibattito non sia più possibile,
e degli onori. Per quanto riguarda l’etica, il pensiero di Epicuro ci arriva tramite tanti dei suoi
discepoli quali Metrodoro di Lampsaco, Temistia, Filodemo, Lucrezio, Diogene di Enoanda. La
filosofia per Epicuro, in quanto atteggiamento di vita, mira a raggiungere la felicità. Cos’è per lui la
felicità? Essa si identifica con la liberazione dalle passioni, dalle opinioni, dai desideri poiché tutti
mutevoli e incerti. La conoscenza contribuisce al valore interiore e all’equilibrio dell’essere umano.
Per l’epicureismo la ricerca speculativa fine a sé stessa va abbandonata a favore dell’interiorità
dell’uomo, il che ne fa una disciplina individualistica. La base della paura popolare degli dei e della
morte, per Epicuro, va ricercata nella superstizione e dell’ignoranza. Compito della filosofia quello
di liberare l’uomo dai pregiudizi e dalle superstizioni tramite l’ottenimento del sapere (che
comprende la conoscenza di sé e delle leggi della natura). L’atarassia, che per Epicuro è la pace
interiore, è lo scopo finale della filosofia e della ricerca. La felicità coincide con il piacere, che può
essere stabile (la liberazione dai dolori e dalle passioni) o in movimento (gioia e allegria) ma
solamente il primo corrisponde a vera felicità. Parlando del pensiero politico, come già accennato,
Epicuro sostiene che il saggio non debba farne parte perché può generare ambizione e turbamenti.
Epicuro sviluppa il proprio pensiero anche nell’ambito di altre discipline, la fisica e la canonica.
Per quanto riguarda la canonica, intesa come la logica ovvero la dottrina della conoscenza, essa
mira a stabilire quali siano i criteri della verità, che per Epicuro sono le sensazioni. Dalla fisica
secondo Democrito, Epicuro estrae il principio del materialismo e del meccanismo universali,
cercando nella materia la spiegazione della natura. Dagli stoici Epicuro prende la nozione che ogni
cosa è corpo e nascere e morire altro non è che un processo di aggregazione e disgregazione in cori
più semplici chiamati atomi. Essi si muovono nel vuoto infinito in maniera casuale. Per Epicuro la
sensazione viene generata dal distaccarsi dalla superficie delle cose di un flusso continuo di atomi;
essa è sempre vera. La dottrina di Epicuro può definirsi, quindi, materialistica, e arriva ad
escludere ogni intervento divino sul mondo.

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