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L’Epicureismo

-Epicuro, vita e opere:


Epicuro nacque a Samo dove passò la sua giovinezza. A soli 14 anni cominciò ad occuparsi di filosofia. A 18 anni Epicuro si
recò ad Atene dove cominciò ad insegnare a 32 anni. La scuola di Epicuro aveva sede in un giardino sicché seguaci sono detti
filosofi del giardino. L’epicureismo formava un’associazione di carattere religioso che faceva del suo fondatore una sorta di
divinità. Epicuro fu autore di numerosi scritti, circa 300, ma a noi restano soltanto tre lettere.

-La scuola epicurea:


I discepoli e gli amici di Epicuro furono numerosissimi e tra essi non mancarono le donne, che potevano partecipare alla scuola,
fondata sulla solidarietà e l’amicizia dei suoi membri. Nessuno dei discepoli ha apportato contributi originali alla dottrina del
maestro. Tra i discepoli più importanti si ricordano Metrodoro di Lampsaco e soprattutto Lucrezio, che nel suo De Rerum
Natura, ha lasciato un’esposizione fedele dell’epicureismo.

-La filosofia come quadrifarmaco:


Epicuro vede nella filosofia la via per raggiungere la felicità, intesa come liberazione dalle passioni e raggiungimento del pieno
controllo di sé (imperturbabilità). Il valore della filosofia è dunque puramente strumentale.
La filosofia fornisce all’uomo un quadrifarmaco per raggiungere la felicità:
a. Libera l’uomo dal timore degli dei, dimostrando che essi per la loro natura beata non si preoccupano delle faccende
umane;
b. Libera l’uomo dal timore della morte, dimostrando che essa non è nulla per l’uomo, in quanto se c’è l’uomo essa non
c’è e se c’è la morte non c’è l’uomo;
c. Dimostra l’accessibilità del limite del piacere, cioè la sua facile raggiungibilità;
d. Dimostra la brevità e la provvisorietà del dolore, il quale se acuto è provvisorio o porta alla morte, se lieve è
sopportabile.
Epicuro inoltre distinse la sua filosofia in tre parti: la canonica, la fisica e l’etica.

- La canonica:
Epicuro chiamò così la sua teoria della conoscenza perché la considerò diretta a dare il criterio della verità (il canone), cioè la
regola per orientare l’uomo verso al felicità.
Punto di partenza sono le sensazioni prodotte nell’uomo dal flusso degli atomi (teoria di Democrito). Essi producono immagini
da cui derivano le sensazioni. Da quest’ultime ripetute e conservate nella memoria derivano i concetti che Epicuro definisce
anticipazioni. Esse servono ad anticipare le sensazioni future. Le sensazioni sono sempre vere ed evidenti e sono dunque criterio
di verità, e insieme ad esse anche i concetti, da quelle derivanti. Il terzo criterio di verità è l’emozione, cioè il piacere o il dolore,
costituente la norma per la condotta pratica della vita. L’errore può sussistere solo nell’opinione, la quale è vera se confermata
dai sensi e falsa nel caso contrario.

-La fisica:
La fisica di Epicuro ha lo scopo di escludere dalla spiegazione del mondo ogni causa soprannaturale. Per raggiungere tale scopo
la fisica deve essere materialistica (deve escludere la presenza di un principio spirituale) e meccanicistica (deve escludere
qualsiasi finalismo). Epicuro dunque adotta la fisica di Democrito che rispondeva a queste due condizioni. Tutto ciò che esiste è
quindi aggregazione di atomi che si muovono nel vuoto. Il loro movimento non è finalistico, ma totalmente casuale. Gli epicurei
escludono la provvidenza stoica, ed essi argomentano contro l’azione della divinità partendo dall’esistenza del male. Epicuro
inoltre ritiene che gli atomi per il loro peso hanno un moto rettilineo uniforme nel vuoto. Allora per spiegare l’urto egli ammette
una deviazione casuale degli atomi dalla loro traiettoria, unico evento naturale non sottoposto a necessità. Il filosofo poi sostiene
anche che esistano alcune divinità, ma esse vivono nel vuoto e non si curano né del mondo né degli uomini poiché vivono beate
e senza obblighi. Dunque il motivo per cui l’uomo saggio onora le divinità non è il timore, ma l’ammirazione della loro
eccellenza. Infine Epicuro afferma che l’anima è composta di particelle diffuse nel corpo attraverso le quali possiamo percepire
le sensazioni. Dunque la morte è privazione di sensazioni ed è sciocco il temerla.

- L’etica:
L’etica epicurea deriva da quella cirenaica: la felicità consiste nel piacere. Esso è infatti considerato il criterio col quale si valuta
ogni bene. Esistono due tipi di piaceri: il piacere stabile, che consiste nella privazione del dolore e il piacere in movimento, che
consiste nella gioia e nella letizia. La felicità si fonda nel piacere stabile, ed è quindi definita atarassia (assenza di turbamento) e
aponia (assenza di dolore). Contro i Cirenaici che affermavano la positività del piacere (il piacere in movimento), Epicuro ne
sostiene la negatività. Ciò impone la scelta e la limitazione dei bisogni. Esistono bisogni naturali, necessari e non, e bisogni vani.
Solo quelli necessari devono essere appagati. Dunque l’epicureismo non vuole l’abbandono al piacere, ma il calcolo e l misura
dei piaceri. Infatti, bisogna rinunciare ai piaceri da cui deriva un dolore maggiore e sopportare i dolori da cui deriva un piacere
maggiore: solo così si può raggiungere l’imperturbabilità. Questo calcolo si deve alla saggezza da cui nascono tutte e altre virtù,
condizioni necessarie al raggiungimento della felicità. Inoltre Epicuro afferma esplicitamente il carattere sensibile di tutti i
piaceri: lo stesso piacere spirituale è ricondotto a quello sensibile.
- Caratteristico della dottrina di Epicuro fu il culto dell’amicizia, offertaci dalla saggezza per il raggiungimento della felicità.
Secondo il filosofo l’amico non è, né chi cerca solo vantaggi, né chi non ne cerca alcuno. Epicuro sostiene che è più bello fare il
bene che riceverlo e dunque il piacere diventa il fondamento della solidarietà fra gli uomini. Quanto alla vita politica, Epicuro
riconosceva i vantaggi che essa procura, tenendo gli uomini legati a leggi che impediscono loro di nuocersi a vicenda, ma
consigliava al saggio di rimanerne estraneo, perché possibile fonte di turbamento.

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