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Collana diretta da
Paolo Amalfitano, Loretta Innocenti, Sergio Zatti
(seconda serie)
25/II
2 volumi
pacini editore
Questi volumi sono stati pubblicati con il contributo di
Università di Pisa
Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica
Si ringrazia Chetro De Carolis per la revisione di tutti i testi e la messa a punto dell’editing
condotte con grande competenza letteraria e precisione formale.
ISBN 978-88-6995-415-3
Per la presente edizione
© 2017 by Pacini Editore
56121 Pisa, via A. Gherardesca, 1
http://www.pacinieditore.it
Il Piacere del Male
Le rappresentazioni letterarie
di un’antinomia morale
(1500-2000)
Secondo volume
Ottocento e Novecento
Primo volume
Olimpia Imperio
La donna diavolo nella Grecia antica:
Lamia, Circe, Empusa e le stagioni della vita umana.................... » 33
Gianpiero Rosati
Crudelitas versa in voluptatem:
piacere del male e potere nella letteratura latina........................... » 53
Raffaele Pinto
La femmina balba e la fantasia proterva
(Dante, Purg. XIX 1-33)................................................................. » 91
Francesco de Cristofaro
Confessioni di menti pericolose.
Dall’inizio del Decameron alla fine dell’Heptaméron.................... » 109
Selena Simonatti
«Saber bien e mal, e usar lo mejor»:
una «dottrina del male» nel Libro de buen amor?........................... » 129
7
Anne Schoysman
Villon, «ne du tout fol, ne du tout saige»......................................... p. 149
Roberta Mullini
La seduzione del Vizio nel dramma morale inglese....................... » 167
Antonio Gargano
«Conjúrote triste Plutón»: Celestina e il male come piacere............. » 193
Matteo Residori
Tra efficacia del male e inerzia della virtù:
la Gabrina di Ariosto..................................................................... » 211
Francesco Ferretti
Petrarca e il Tasso o il piacere di errare......................................... » 233
Sergio Zatti
Le seduzioni di un demagogo: sul Satana tassiano........................ » 255
Stephen Orgel
Grazia lasciva: il male che seduce in Shakespeare e Jonson........... » 317
Silvia Bigliazzi
Coscienza e piacere del male sulla scena inglese
del primo Seicento.......................................................................... » 331
8
Emilie Passignat
Il diavolo è nudo. Il labile confine tra virtù e vizio
nell’arte dopo la Controriforma..................................................... p. 355
Flavia Gherardi
«Esta obra de mi gusto». Cervantes e il male necessario.................. » 379
Magda Campanini
Rappresentazione del male e piacere perverso della lettura
nelle histoires tragiques del primo Seicento.................................... » 399
Benedetta Papasogli
«La force d’être méchant»: Corneille e La Rochefoucauld................ » 417
Paola Martinuzzi
Il piacere della tragedia e la poesia del male
nel Britannicus di Racine (1669)................................................... » 455
Lisanna Calvi
Lo spettacolo dell’orrore sul palcoscenico della Restaurazione....... » 477
Silvia Carandini
Un mostro o un gigante? Il fascino oscuro del seduttore incostante,
dal Burlador de Sevilla al Dom Juan.............................................. » 497
Loretta Innocenti
«Non serviam»: Milton e la seduzione satanica............................... » 517
9
III. La libertà del Male
Pensieri perversi e piaceri proibiti nella letteratura del ’700
Carmen Gallo
Un’immoralità esemplare: necessità, utilità, e piacere del male
in Moll Flanders............................................................................. » 545
Francesco Fiorentino
La seduzione aristocratica e il contratto borghese.......................... » 565
Chetro De Carolis
Il sottile piacere di far male a distanza: la lettera
come strumento sadico (Montesquieu, Laclos)............................... » 579
Paolo Amalfitano
Il perverso piacere della verità in Swift e Sterne............................. » 595
Pierre Frantz
Il sublime nel male......................................................................... » 617
Stefania Sbarra
I dolori del giovane Werther di Goethe e il piacere del male
nel contesto della prima ricezione del romanzo............................ » 631
Alberto Castoldi
Vathek, viaggio al termine del desiderio......................................... » 651
Gianni Iotti
Sade e la voce del male.................................................................. » 669
Valeria Pellis
Della perversa ortodossia delle leggi e del piacere eterno
del corpo nelle anatomie poetiche di William Blake....................... » 689
10
Franca Franchi
Scene di una fantasmagoria: il male
nel Manuscrit trouvé à Saragosse................................................... p. 707
Claudio Vicentini
Orrore e piacevolezza del mascalzone.
Tecniche di recitazione tra Settecento e Ottocento
e la creazione di Robert Macaire................................................... » 743
Secondo volume
Franco D’Intino
Foscolo, Ortis e l’ombra di Sade..................................................... » 23
Diego Saglia
Male e piacere in Byron: tra assoluto cosmico e commedia
del quotidiano............................................................................... » 59
11
Marco Viscardi
Leçons de Ténèbres. Manzoni e la ragnatela del male.................. p. 81
Irene Zanot
L’umana sete di tortura.................................................................. » 103
Luciano Pellegrini
La fine incompiuta del Satana romantico
(Victor Hugo, La Fin de Satan)....................................................... » 119
Enrica Villari
«Making his imaginative world out of such strange experience
and sordid things»: Dickens e le visioni del male............................ » 143
Luca Pietromarchi
«Marchesi del Male»: Baudelaire e Sade ......................................... » 159
Daniela Rizzi
Dall’«uomo superfluo» all’«uomo del sottosuolo»:
piacere e sofferenza nell’Ottocento russo........................................ » 177
Giorgio de Marchis
Cannibali e satanisti: poco male in Portogallo............................... » 191
Paolo Pepe
In camera voluptatis. Contaminazione del male e ibridazione
delle forme in The Monk e Dracula................................................ » 207
Massimo Natale
Sul piacere del male dopo Leopardi: appunti per un percorso........ » 229
12
V. Il piacere del male nella letteratura del Novecento
Richard Ambrosini
Al di là dell’antinomia bene/male:
il romanzo post-sadiano di Joseph Conrad.................................... » 267
Piero Toffano
Sadismo, arte e vita nella Recherche.............................................. » 283
Valentino Baldi
Il coraggio di sopravvivere al padre. Giudizio,
pena e autodistruzione nella narrativa di Kafka........................... » 301
Sara Pezzini
La Casa di Bernarda Alba: la rappresentazione del male
fra tradizione e modernità............................................................. » 341
Marco Rispoli
Contro il piacere del male. Note su Bertolt Brecht
e Thomas Mann............................................................................. » 365
Manuel Boschiero
La seduzione del Male nel romanzo Il Maestro e Margherita
di M. Bulgakov............................................................................... » 387
Paola Di Gennaro
Inferni, martìri e altri supplizi: la bellezza del male
in Akutagawa e Mishima............................................................... » 409
13
Stefano Brugnolo
Punto di vista estetico e punto di vista morale
nella Lolita di Nabokov................................................................... p. 431
Emanuele Zinato
Angeli perduti: i piaceri dell’apocalisse in Aracoeli
di Elsa Morante.............................................................................. » 457
Laura Luche
Avanguardie e il male in tre opere di Roberto Bolaño.................... » 473
Raffaele Donnarumma
Maniere pornografiche. Rappresentazioni del sesso in Moresco,
Nove, Siti........................................................................................ » 491
Lucilla Albano
Godimento e passione amorosa in
The French Lieutenant’s Woman.................................................... » 517
Marco Cocco
La pianista di Michael Haneke. Il male tentatore
tra psicopatologia e crepuscolo dello spirito.................................... » 537
Bibliografia generale
Bibliografia primaria...................................................................... » 557
14
Prefazione
di
Paolo Amalfitano
In tutte le letterature occidentali, com’è ben noto, ritroviamo sin dalle
più antiche origini la rappresentazione, in modi e forme diverse, della
relazione tra vizi e virtù, tra bene e male, tra giustizia e ingiustizia, etc.
Queste antitesi morali e assiologiche raramente assumono nei testi lette-
rari – sin dalla tentazione nella Genesi biblica e nei rischi di perdizione
dell’Ulisse omerico (le sirene, Nausicaa, Circe) – una configurazione così
manichea che separi radicalmente il bene dal male. Essi si presentano
piuttosto in differenti formazioni di compromesso che è valsa la pena di
indagare sia in senso diacronico, sia nella loro relazione con la gerarchia
degli stili e la divisione storica dei generi letterari.
Questa potrebbe apparire un’ipotesi di lavoro troppo ampia e gene-
rica, se la si dovesse sviluppare senza un punto cruciale da cui partire.
In questo senso ci soccorre l’evidenza di un fenomeno che segna una
sorta di turning point di questo tema nella storia letteraria europea.
Mi riferisco all’insorgere e all’affermarsi, a partire dalla seconda parte
del sedicesimo secolo e, con ancora maggiore consistenza, lungo l’arco
di tutto il diciassettesimo secolo, di un ossimoro: il piacere del male, che
a questo tema ha dato forma in quel periodo (si pensi al personaggio
di Iago nell’Otello di Shakespeare del 1604 fino al Satana di Milton del
1667) e il cui successo è stato, a partire da quel momento, tanto eclatante
quanto duraturo, e tale da costituire non solo una svolta, ma un punto di
«non ritorno» nelle rappresentazioni della dialettica bene-male nei secoli
successivi e fino ad oggi.
Questa antinomia morale, ovviamente già presente con diverse ma-
nifestazioni in tutta la tradizione cristiana, come segno della debolezza
umana o monito delle subdole manifestazioni del peccato, diventerà, nel
corso dell’Ottocento, da disvalore, o luogo di identificazione proibito e
per questo attraente, progressivamente un valore ostentato, un valore
17
Paolo Amalfitano
18
Prefazione
come primo esito cinque incontri seminariali tenutisi nelle sedi univer-
sitarie che hanno collaborato al progetto – a Venezia, a Napoli, a Pisa,
a Roma e ancora, una seconda volta, a Pisa –, seminari in cui sono stati
presentati e discussi i lavori prima di dare loro un assetto formale defini-
tivo: un work in progress che ha affrontato il tema proposto e analizzato
i testi più rappresentativi, nella successione cronologica 1500-2000 che
ci siamo dati come campo d’indagine.
A partire da questo nucleo coeso di studiosi ciascuno di noi ha poi
coordinato una delle cinque sezioni del progetto il cui ambito d’indagi-
ne si può ricondurre grosso modo alla misura di un secolo; un metodo
necessario per semplificare e rendere più visibile la continuità, l’accu-
mulo e l’intensificazione crescente dell’affacciarsi sulla scena lettera-
ria di testi riconducibili alla figura del piacere del male; ma anche un
metodo che, ne sono consapevole, fa una certa violenza alle ben più
fluide e complesse reti che caratterizzano l’emergere e il diffondersi,
così come lo scomparire e il ritornare, dei testi letterari nella sequenza
del tempo storico.
Per ogni sezione sono stati invitati a partecipare alla ricerca dodici o
più studiosi, di cui alcuni stranieri, che hanno arricchito il quadro delle
competenze e consentito di analizzare testi di molte letterature e di-
scutere delle costanti e delle varianti che si andavano configurando nel
confronto tra opere sia narrative, sia poetiche, sia drammatiche.
Ora la pubblicazione in due volumi dei sessantadue contributi scien-
tifici prodotti dal progetto conclude la ricerca e dà forma unitaria a un
materiale che, preso caso per caso, non avrebbe lo stesso significato.
Se il piacere del male sia, nella storia della letteratura europea de-
gli ultimi secoli, una figura bifronte, uno di quei fili rossi capace, non
tanto di tenere insieme due anime gemelle (o due testi simili) come
vuole la leggenda, ma di legare tra loro, illuminare e attraversare testi
diversissimi per forma e contenuto innervandoli di un potenziale tra-
gico o esplosivo, si potrà cogliere solo da una casistica ampia come
quella offerta da quest’opera e soprattutto dalle relazioni inedite che
si manifestano solo nel confronto tra testi di letterature diverse e di
generi diversi.
La potenza e la persistenza di questa figura nelle diverse letterature,
la sua fortuna, stanno forse proprio nella sua genesi: essere nata per po-
19
ter esprimere e dar voce a un’irrisolvibile dicotomia della natura umana,
il desiderio impossibile di far coincidere un’etica dei principi con un’eti-
ca dei comportamenti.
19
Luca Pietromarchi
1
M. Blanchot, Lautréamont et Sade, Éditions de Minuit, Paris 1963, p. 19.
2
Ivi, p. 23.
3
Cit. in M. Praz, La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica, nuova
edizione Sansoni, Milano 1976, p. 109.
4
Ivi, p. 77.
20
Introduzione
5
«per eccitarsi» (ivi, p. 82).
6
«sangue innocente […] i patiboli che ricoprivano la Francia» ( J. de Maistre,
Éclaircissement sur les sacrifices (1821), cit. in Ch. Baudelaire, Fusées, mon cœur mis à nu,
a cura di A. Guyaux, Folio Gallimard, Paris 1986, p. 587).
7
«Attorno alla sua tunica di porpora si arrotolava, a mò di cintura, un serpente ver-
sicolore che, con la testa ritta, volgeva verso di lui uno sguardo languido e ardente» (Ch.
Baudelaire, Œuvres complètes, a cura di C. Pichois, Gallimard, «Bibliothèque de La Pléiade»,
Paris 1975, vol. I, p. 308).
21
Luca Pietromarchi
22
Franco D’Intino
1
U. Foscolo, Frammento sui romanzi, in Id., Prose varie d’arte, a cura di M. Fubi-
ni, Le Monnier, Firenze 1951 (d’ora in poi EN V), pp. 370-371. Il testo era stato pubblicato,
25
Franco D’Intino
con alcune varianti, come Saggio d’un Gazzettino del Belmondo (n. 1), in Id., Opere, Prose
letterarie, vol. IV, Le Monnier, Firenze 1939, p. 28.
2
M. Praz, La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica, Sansoni, Fi-
renze 1996, pp. 88-89.
3
U. Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis, ed. critica a cura di G. Gambarin, Le
Monnier, Firenze 1970 (d’ora in poi EN IV), pp. 529-530 (si cita dal testo dell’ed. 1817).
26
Foscolo, Ortis e l’ombra di Sade
Al contrario che nel passo del Gazzettino, qui Foscolo sembra più
incline a far credere di aver letto il libro, le cui tante edizioni sono testimo-
nianza di una corruzione generalizzata che sta contaminando, come un
pestifero unguento, il secolo. Ma l’elemento davvero nuovo, e sorprenden-
te, è il prestigio che Foscolo riconosce a Sade nel rappresentare addirittura
«la prova maggiore» contro «la perfezione ideale» e contro l’idea di «perfet-
tibilità assoluta dell’uomo», ovvero quelle «metafisiche speranze» che, non
avendo successo di pubblico, rimangono ferme «alla prima edizione».
Non so quanto consapevole del suo gioco di parole, Foscolo, insom-
ma, ci dice qui che «l’orribile apice di perfezione» di Sade consiste nell’aver
smascherato, svelato (un verbo su cui torneremo), l’inconsistenza delle
idee di «perfezione» e di «perfettibilità», sulle quali si erano andati in gran
parte innalzando gli edifici intellettuali dell’illuminismo, incluso quel filone
vichiano, che larga parte aveva avuto nella sua formazione. Non è, direi,
affermazione da poco: è anzi una tra le più precoci e acute testimonianze
di un’idea forte di Sade che stenterà a farsi strada prima del Novecento:
quella di un pensatore rigoroso e radicale, che porta a un estremo limite di
dolorosa intollerabilità idee che, fermentate in ambito illuminista, si erano,
per così dire, transvalutate in un nichilismo integrale.
Nel 1816 di quelle idee (o almeno di alcune di esse) Foscolo non po-
teva non sentire il fascino, perché egli stesso ne era stato contaminato in
gioventù, prima ancora di leggere Sade (stando alla testimonianza citata):
e proprio l’Ortis ne è il frutto avvelenato.
La verità è che la figura di Sade getta un’ombra sinistra sull’Ortis.
E Foscolo ne è ben consapevole, altrimenti non avrebbe riservato al
Marchese un posto di tale rilievo nei paragrafi finali di questa Notizia
bibliografica, un corposo saggio (attribuito alla penna di un critico ano-
nimo) con il quale Foscolo volle accompagnare, nel 1816, la riedizione
del suo romanzo giovanile. Il saggio ha lo scopo di giustificare la ripub-
blicazione di un libro che egli stesso ritiene abbia avuto e continuerà ad
avere effetti dannosi sulla gioventù. Non vale dunque anche per l’Ortis
In parentesi si darà, per comodità del lettore, anche la citazione da U. Foscolo, Opere, ed.
diretta da F. Gavazzeni con la collaborazione di G. Lavezzi, E. Lombardi e M. A. Terzoli,
Einaudi-Gallimard, Torino 1995, vol. II, Prose e saggi (qui p. 203), senza segnalare even-
tuali difformità.
27
Franco D’Intino
4
EN IV, p. 535 (=Prose e saggi, p. 208).
5
EN IV, p. 487 (=Prose e saggi, p. 154).
6
EN IV, p. 535 (=Prose e saggi, p. 208).
7
Nel Frammento sui romanzi: «Ho lasciato a lacuna il titolo e il nome dell’autore
d’un romanzo, di cui le scintille covarono per settant’anni sotto la corruzione europea
− poi quel foco fu imprudentemente attizzato dal Lovelace di Richardson − poscia un
cortigiano del Duca d’Orléans-Égalité, co’ nuovi Lovelace maschio e femmina des liaisons
dangereuses, approssimò insidiosissimo mantici al fuoco» (EN V, p. 370).
28
Foscolo, Ortis e l’ombra di Sade
zia, dove Foscolo annette alla coterie libertina il Goethe del Werther (che
aveva esplicitamente imitato) e soprattutto il Rousseau della Nouvelle
Héloïse (La nuova Eloisa), «il romanzo più celebre del secolo addietro» 8.
La critica ha insistito forse troppo esclusivamente sul rapporto con il
modello esplicito, il Werther, influenzata dallo stesso Foscolo, il quale a
ciò consacra un intero capitolo della Notizia. E rischia però di trascurare
la consapevolezza foscoliana dell’intera costellazione libertina, che trova
come si è visto il suo «apice di perfezione» in Sade. E di oscurare, anche,
il rapporto con la Nouvelle Héloïse, che è invece, per certi versi, profon-
do, se non altro in termini di intonazione e di atteggiamento psichico 9.
Basti leggere l’incipit dei due romanzi; quello di Goethe in toni chiari e
squillanti: «Wie froh bin ich, daß ich weg bin!» 10; quello di Rousseau nelle
tinte drammatiche e seriose di un patetico larmoyant: «Il faut vous fuir,
mademoiselle, je le sens bien» 11. Nell’un caso il piacere della libertà, la
8
EN IV, p. 491 (=Prose e saggi, p. 158).
9
Una notevole eccezione nella critica è il volume di E. Neppi, Il dialogo dei tre
massimi sistemi. Le Ultime lettere di Jacopo Ortis fra il Werther e la Nuova Eloisa, Liguori,
Napoli 2014, anche se in una prospettiva assai diversa dalla mia. Basterà dire qui che il
rifiuto, da parte di Foscolo, persino di nominare Sade corrisponde in certo senso alla pru-
riginosa esibizione di innocenza e pudore del Jean-Jacques delle Confessions, altro man-
cato lettore (a suo dire) di romanzi libertini e pornografici: «Cependant si mon goût ne
me préserva pas des livres plats et fades, mon bonheur me préserva des livres obscènes
et licencieux; non que la Tribu, femme à tous égards très accomodante, se fît un scrupule
de m’en prêter. Mais pour les faire valoir elle me les nommait avec un air de mystère qui
me forçait à les refuser, tant par dégoût que par honte, et le hasard seconda si bien mon
humeur pudique que j’avais plus de trente ans avant que j’eusse jeté les yeux sur aucun
de ces dangereux livres qu’une belle dame de par le monde trouve incommodes, en ce
qu’on ne peut, dit-elle, les lire que d’une main» («Tuttavia, se il mio gusto non mi preservò
dai libri scialbi e insipidi, la fortuna mi preservò dai libri osceni e licenziosi: non che la
Tribù, donna sotto ogni aspetto accomodante, si facesse scrupolo di prestarmene. Ma, per
renderli preziosi me li nominava con una certa aria di mistero che mi induceva a rifiutarli,
sia per disgusto sia per vergogna, e il caso assecondò a tal punto il mio umore pudico che
avrei oltrepassato i trent’anni prima di buttare gli occhi su uno di quei libri pericolosi che
una bella signora della buona società trova scomodi perché, dice, non si possono leggere
che con una mano sola»); J.-J. Rousseau, Les Confessions, in Id., Œuvres complètes, vol. I,
Les Confessions. Autres textes autobiographiques, a cura di B. Gagnebin e M. Raymond,
Gallimard, «Bibliothèque de la Pléiade», Paris 1959, p. 40.
10
«Come sono felice di essere partito!» ( J. W. Goethe, Die Leiden des jungen Wer-
ther/ I dolori del giovane Werther, a cura di G. Baioni, Einaudi, Torino 1998, pp. 4-5).
11
«Devo fuggirvi, signorina, lo sento» ( J.-J. Rousseau, La Nouvelle Héloïse, a cura di
M. Launay, Flammarion, Paris 1967, p. 9).
29
Franco D’Intino
12
«voglio godere il presente, e sia passato il passato» (Goethe, Die Leiden des jungen
Werther, cit., pp. 4-5).
13
«Uomo insidioso! Dal primo giorno che ho avuto la sfortuna di vederti, ho sentito
il veleno che corrompe i miei sensi e la mia ragione; l’ho sentito fin dal primo istante, e i
tuoi occhi, i tuoi sentimenti, i tuoi discorsi, la tua penna criminale, lo rendono ogni giorno
più mortale» (Rousseau, La Nouvelle Héloïse, cit., p. 15).
14
«Non sono affatto un vile seduttore come tu mi chiami nella tua disperazione, ma
un uomo semplice e sensibile, che mostra semplicemente ciò che sente, e non sente nulla
di cui debba arrossire» (ivi, p. 17).
15
«Perché il cuore ci inganna in mille modi e agisce sempre sulla base di principi
sospetti» (ivi, p. 273).
30
Foscolo, Ortis e l’ombra di Sade
16
EN IV, p. 492 (=Prose e saggi, p. 160).
17
G. Vico, Principi di Scienza Nuova, in Id., Opere, a cura di A. Battistini, Monda-
dori, Milano 1990, p. 496 (libro I, sez. 2, 5).
18
EN IV, p. 492 (=Prose e saggi, p. 160).
19
EN IV, p. 512 (=Prose e saggi, p. 183).
20
Ibidem.
21
Ibidem.
31
Franco D’Intino
22
EN IV, p. 500 (=Prose e saggi, p. 169).
23
EN IV, p. 451 (=Prose e saggi, p. 124). Sulla metafora del velo, si veda un passo
della Chioma di Berenice (U. Foscolo, Scritti letterari e politici. Dal 1796 al 1808, a cura
di G. Gambarin, Le Monnier, Firenze 1972) (=EN VI, p. 304), che restituisce bene il senso
dello «svelamento» di cui Jacopo sta parlando nel romanzo: «Questo vedo; che essendo [le
scienze] destinate a pochi, ove questi volessero rompere a noi popolo il velo dell’illusione
da cui traspare un mondo di belle e care immaginazioni, ci farebbero essi assai più soven-
te ricordare le noie e le ansietà della vita, dove niuno va lieto senza il dolore dell’altro». Se-
gnalo come nulla più che curiosa ma significativa coincidenza un passo della Philosophie
dans le boudoir dove troviamo sia il gesto dello svelamento, sia una «spada» usata non
per difendere la giustizia ma per soddisfare le proprie egoistiche passioni: «Dolmancé: Ne
me forcez pas à vous dévoiler mes fautes, leur nombre et leur espèce me contraindraient
trop à rougir. Je vous les avouerai peut-être un jour. Mme de Saint-Ange: Dirigeant le glaive
des lois, le scélérat s’en est souvent servi pour satisfaire à ses passions» («Dolmancé: Non
mi costringete a svelarvi le mie colpe, il loro numero e la loro natura mi costringerebbero
ad arrossire troppo. Un giorno forse ve le confesserò. Mme de Saint-Ange: Impugnando la
spada delle leggi, lo scellerato se ne è servito spesso per soddisfare le proprie passioni»);
Sade, Œuvres, a cura di M. Delon, vol. III, Gallimard, «Bibliothèque de la Pléiade», Paris
1998, p. 55.
32
Foscolo, Ortis e l’ombra di Sade
24
EN IV, pp. 467-468 (=Prose e saggi, pp. 134-135).
25
Il commento è di Maria Antonietta Terzoli, in Prose e saggi, p. 844. Diversa, non
a caso, la versione dello stesso passo nella Notizia, dove il gesto dello svelamento è più
deciso, e radicale. Manca infatti il contrappeso che la virtù concede al vizio: «ah no! i
suoi vizj mi hanno per brevi istanti forse contaminato, ma non mi hanno mai vinto», e la
frase suona invece così: «Fui corrotto quasi dal mondo dopo avere sperimentati tutti i suoi
vizi: e quanto più sente l’orror della morte, tanto più le passioni che sono immedesimate
alla vita lo tentano a feroci delitti» (EN IV, p. 530) (=Prose e saggi, p. 203). Decisamente
la citazione è oscurata, nella Notizia, dall’ombra gettata dal passo su Sade, che precede
immediatamente.
33
Franco D’Intino
26
Sul voyeurismo pornografico settecentesco si veda J.-M. Goulemot, Les Livres
qu’on ne lit que d’une main. Lecture et lecteurs de livres pornographiques au XVIIIe siècle,
Alinéa, Aix-en-Provence 1991. Il corpo, scrive, è esibito «in una sorta di messa a distanza,
e contemporaneamente come sorpreso contro la sua stessa volontà, complice e reticente
allo stesso tempo» (p. 60). Nella lettera del 3 dicembre, proprio all’inizio del romanzo,
Teresa è spiata morbosamente nella sua intimità da uno sguardo simile a quello del
«lecteur par effraction» di romanzi pornografici (ivi, pp. 137-142), rappresentato dal busto
maschile nella famosa stampa Le Midi di Emmanuel Jean Népomucène de Ghendt, tratta
dalla gouache di Pierre-Antoine Baudouin. Qui, come nell’episodio biografico ambientato
nelle Fiandre, lo spettatore vede senza essere visto.
27
EN IV, p. 482 (=Prose e saggi, p. 148).
28
EN IV, p. 484 (=Prose e saggi, p. 150).
29
EN IV, p. 500 (=Prose e saggi, p. 169).
30
EN IV, p. 298 (=Prose e saggi, p. 13).
31
EN IV, p. 396 (=Prose e saggi, p. 82).
34
Foscolo, Ortis e l’ombra di Sade
32
Sulle ragioni della scelta di Manzoni si interroga, tra gli altri, A. Moravia, Ales-
sandro Manzoni o l’ipotesi di un realismo cattolico, in Id., L’uomo come fine e altri saggi,
Bompiani, Milano 1964, p. 316.
33
EN IV, p. 532 (=Prose e saggi, pp. 204-205).
34
Mi pare che il solo Neppi abbia avanzato l’ipotesi di una traccia testuale sadiana
nell’Ortis, in particolare nella lettera da Ventimiglia (cfr. Il dialogo, cit., p. 267).
35
Franco D’Intino
35
EN IV, p. 452 (=Prose e saggi, p. 125).
36
EN IV, p. 513 (=Prose e saggi, p. 184).
37
EN IV, p. 524 (=Prose e saggi, p. 197).
36
Foscolo, Ortis e l’ombra di Sade
38
EN IV, p. 532 (=Prose e saggi, p. 205).
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EN IV, p. 535 (=Prose e saggi, p. 208).
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«Questa preziosa raccolta non mi abbandonerà mai; sarà il mio manuale nel mon-
do in cui sto per entrare: sarà per me il contravveleno alle massime che vi si respirano»
(Rousseau, La Nouvelle Héloïse, cit., p. 162).
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Franco D’Intino
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EN IV, pp. 529-530 (=Prose e saggi, p. 203). Il verbo attizzare (che rimanda alla ir-
ritazione di un altro passo della Notizia) è naturalmente foscoliano, nel passo da cui siamo
partiti: «poi quel foco fu imprudentemente attizzato dal Lovelace di Richardson − poscia un
cortigiano del Duca d’Orléans-Égalité, co’ nuovi Lovelace maschio e femmina des liaisons
dangereuses, approssimò insidiosissimo mantici al fuoco» (EN V, p. 370, il primo corsivo mio);
ma anche in un altro della Notizia: «da che Lovelace attizzerà sempre la brutalità di molti suoi
pari, e un solo de’ suoi artificj può aguzzare l’astuzia di tanti altri che quantunque con mino-
re ingegno professano più vili scostumatezze» (EN IV, p. 532) (=Prose e saggi, p. 205). Ma si
veda la traduzione di un passo cruciale del Werther (in cui Carlotta smaschera le motivazioni
di Werther), dato da Foscolo anche in originale: «Ho paura, ho paura che la impossibilità di
possedermi attizzi in voi tanto ardore di desiderio» (EN IV, p. 516) (=Prose e saggi, p. 187).
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EN IV, p. 534 (=Prose e saggi, p. 207).
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Si comprende, dunque, la diffidenza di De Sanctis, il quale però, se tra i nume-
rosi difetti che addebita al protagonista del romanzo di Foscolo include la morbosità,
non sembra percepirne le connotazioni libertine: «Trovi in questo Iacopo un sentimento
morboso, una esplosione giovanile e superficiale, più che l’espressione matura di un
mondo lungamente covato e meditato, una tendenza più alla riflessione astratta, che alla
formazione artistica, una immaginazione povera e monotona in tanta esagerazione de’
sentimenti» (F. De Sanctis, Storia della letteratura italiana, a cura di N. Gallo, introduzione
di G. Ficara, Einaudi-Gallimard, Torino 1996, p. 779).
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Foscolo, Ortis e l’ombra di Sade
e riporta nella Notizia un passo della lettera del 29 aprile, in cui racconta
di come si fosse deciso a tradurre, togliendo, mutando, aggiungendo, «un
racconto di sciagura» inglese (dal suo Sterne) allo scopo di «mostrare a Te-
resa uno specchio della fatale infelicità dell’amore» 44. Ma, prosegue, non
ne aveva fatto più nulla, perché «quei tre o quattro fogli» le avrebbero fatto
«più male che bene», giacché gli esempi altrui non servono che ad «irritare
le nostre passioni» 45. Figuriamoci poi se questi esempi sono libertini! Que-
sto il motivo − commenta l’autore della Notizia − per cui «i padri e le madri
sviano da questo libro [l’Ortis] le loro figliuole». Ma poi, con malizia degna
di Sade, aggiunge: «ma anche l’irritazione della curiosità lo fa leggere di
soppiatto, e accresce il pericolo» 46. Insomma, il gioco del mostrare e del
nascondere attizza ancora di più il fuoco: lo dice uno, che Sade lo aveva
letto, appunto, di soppiatto, senza neanche nominarlo.
44
Sul rapporto tra lettura e pratiche libertine si veda il capitolo «Le miroir et le ro-
man», in M. Delon, Le Savoir-vivre libertin, Hachette, Paris 2000, pp. 227-253.
45
EN IV, p. 350 (=Prose e saggi, p. 50).
46
EN IV, p. 532 (=Prose e saggi, p. 205).
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