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Carla Perotti, laureata in filosofia, scrittrice e giornalista, condivide da

- Carla Perotti
oltre cinquant'anni l'esperienza dello yoga. Allieva di George Dharmarama e
poi di Jean Klein, nel 1958 ha fondato l'Associazione culturale !taro-Indiana.
Ha pubblicato molti libri per De Agostini, Sperling & Kupfer, Psiche e
Promolibri. Ogni anno Sera Tarantola di Brescia pubblica un libro di Carla e
di Enrica Bortolazzi a totale beneficio degli orfani tibetani ospitati in India.
GUSTAVOROL
IL MIO PRIMO MAESTRO
"Sadhana" è il nome dell'Istituto di Torino, fondato da Carla in cui si ten-
gono conferenze, incontri culturali, manifestazioni legate alla musica e alla
cultura dell 'India. È il luogo in cui si impara l'arte dell'ascolto, in cui si pos-
sono conoscere l' impermanenza e linterconnessione tra tutti gli esseri sen-
zienti, prendere coscienza del proprio corpo e della sua relazione con la
mente.

Questo nuovo libro di Carla è nato dal suo desiderio di rendere onore a
Gustavo Rol come maestro e come precursore della conoscenza che oggi, con
crescente accelerazione, sta cambiando la vita del mondo e degli esseri
umani. Siamo tutti invitati a un salto vibrazionale che ci impedirà di scannar-
ci per pochi barili di petrolio. Rol intuì anzitempo questa possibilità, si trovò
sulla soglia di una resurrezione nucleare che gli uomini del suo tempo non
erano preparati a vivere.

ISBN 978-88- 9609 3- 30-6

Il 111111 I I
€ 15,00
9 788896 093306 I LIBRERIA EDITRICE PSICHE
GUSTAVOROL
IL MIO PRIMO MAESTRO
Carla Perotti

GUSTAVOROL
IL MIO PRIMO MAESTRO

LIBRERIA EDITRICE PSICHE


INDICE

PREFAZIONE .............................................................................. Pag. 9


Cap. I - I passi dell 'infanzia .................................................. . l 3
II - Ritratti fa miliari ........................................................ 19
III - Istruzioni per leggere libri chius i .............................. 23
IV - L ' uomo del burro ............. .................. ...................... 29
V - Nel mondo dei profumi ............................................. 35
VI - Come legare un cavallo a l campanile ....................... 4 1
VII - Lo yoga del sogno ..................................................... 47
VIII - Un messaggio dall 'altro mondo ............................... 53
IX - A pranzo con g li alpin i.............................................. 59
X - Giornate roma ne ....................................................... 67
XI - II letto del maestro .................................................... 71
XII - Un piccolo passo per andare lontano ........................ 75
XIII - Il senso del divino ..................................................... 83
X IV - Giuditta e il suo maestro ........................................... 91
XV - Gustavo Adolfo Ro l le parla ancora ......................... 97
XVI - II salotto di A ldo Provera ........................................ 103
XVII - La coscienza infinita ............................................... l 09
XVIII - El-Khidr e il colore verde ....................................... 113
XIX - La favola del fiume e della sabbia .......................... 119
XX - Storia di afrodis ia, la gall ina illuminata .................. 123
XXI - Verso la fisica dei quanti ........................................ 129
XXII - L'ologramma della morte ....................................... 133
LIBRERIA EDITRICE PSICHE XXIII - I fiori degli insegnamenti ........................................ 137
Proprietà letteraria riservata XXIV - Considerazioni conclusive ...................................... 145
Ind ice delle illustrazioni ..................................................................... 151
Copyright © 20 13 Libreria Editrice Psiche - Torino Bibliografia ......................................................................................... 153
via Madama Cristina 70 - tel/fax: 0 11 650.70.58
www.psiche. info
e-mail: libreria psiche@infinito.it
ISBN-978-S8-96093-30-6
PREFAZIONE

È un piacere per me introdurre (con queste poche parole) questo


bellissimo libro di Carla Perotti su Gustavo Rol: intanto perché co-
nosco da molti anni Carla, specie in questa sua fase della vita,
quando ha raggiunto la maturità sp irituale e la capacità di vedere,
come direbbe Gustavo Rol, con gl i occh i dello spirito intelligente.

Grazie all 'incontro non casuale con Lei, ho potuto raccogliere


dalla sua viva voce tutte le sue esperienze materiali e spirituali e
le sue conclusioni sulla vita e sul la morte che mi vedono molto
allineato con la sua vis ione. Po i perché questo libro per la prima
volta ci fa vedere Rol visto prima da una bambina e poi da una
donna matura già evoluta spiritualmente.

All'inizio questa bambina entra in un mondo fatato e magico;


poi man mano, crescendo, può sentire da Rol la sua visione della
vita e della morte, l'eterna armonia nascosta, che le fa intravedere
una poss ibile risposta alle domande che noi e Lei ci poniamo
sempre nel cammino verso il ricongiungimento con l'Uno.

G li incontri con Rol si articolano passando da episodi di vita


giornaliera comune a grandi concetti filosofici e con aperture pro-
fonde a livello spirituale: dalla descrizione dell' incontro con Ein-
stein, alla spiegazione del Vangelo; dal problema di che cosa sia
la libera scelta a quanto poca ne abbia l' uomo condizionato da
tutto quello che lo circonda.

E ancora: il problema del male e del bene che nella visione


unitaria di Rol hanno una funz ione vicendevole di essere, come
nel TAO di Lao Tzu, le due parti che danno vita al movimento al-
la nostra realtà duale per ricongiungerci poi all 'eterna armonia
dell'UNO.

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Gustavo Rol - Il mio primo maestro
- Prefazione

Parla Rol del tempo e del suo significato, della capacità di ve- L'es~~nz.iale,è. in~isibile ~gli.occh i. L'essenziale è invisibile agli
dere non solo con gli occhi "veri" ma anche con quelli dello spiri- occhi , npete Il piccolo pnnc1pe, per ricordarselo.
to intelligente. Ma sarebbe un errore pensare che Rol sia visto in
questo libro come una persona aliena dal vivere comune. Ci viene Giacomo Tamponi
descritto come un uomo normale che ha amicizie, che visita il pa-
dre della scrittrice spesse volte, pranza con loro, viaggia a Parigi e
frequenta anche delle belle donne, ricompare nei sogni di Carla e
con lei prende una cioccolata calda al bar Fiorio e parla di come
vorrebbe essere ricordato dopo la sua morte.

Il concetto di possibilità che Rol inserisce nel suo discorso con


Carla, parlando dei suoi poteri (che secondo lui non erano solo
una sua prerogativa ma esistono in tutti noi) ci portano al mondo
della fi sica quantistica: a quello delle infinite realtà possibili che
possono co llassarsi in un'unica realtà; noi siamo i creatori di que-
sta realtà possibile che diviene reale grazie alla nostra capacità di
osservare e quindi di concretizzarla. Puro concetto di fisica quan-
tistica!

Forse la capacità di poter realizzare tutto questo, l'attualizza-


zione di una possibilità, è il messaggio che Rol ci lascia e che ci
spinge a comprendere che il nostro potere è molto più grande di
quello che possiamo immaginare.

Ma quello che fa grande questo libro è la capacità di unire a te-


mi comuni di vita quotidiana dell 'epoca magistralmente descritti,
l' incontro con il mondo reale, che è al di là del velo di Maya, e
alla fine la compenetrazione di questi due mondi che si illumina-
no a vicenda soltanto a chi ha occhi speciali per vedere.
Il s uono del cristallo

E la luce verde che Rol ha visto e che guarisce, come non può
non essere ricollegata a quella del qua1to chakra verde, il chakra
del cuore che è quello che guari sce e che ci fa vedere? "Ecco il
mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore.
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Gustavo Rol - li mio primo maestro
.___.----------------
>

I
I PASSI DELL'INFANZIA

I miei primi ricordi di Gustavo Rol risalgono al tempo in cui gli


arrivavo appena al gi nocchio. Avevo poco più di due anni e avevo
paura di lui perché lo sentivo alto come il pino sul quale andavo in
altalena nel giardino di Pianezza. D'inverno mi pareva ancora più
alto perché portava un cappotto scuro che gli arrivava quasi ai pie-
di. Anche mio padre aveva un cappotto simile, di una stoffa ingle-
se calda e morbida che amavo toccare. Quando Gustavo veniva a
prenderlo per andare a teatro mi sembravano due alberi in cammi-
no: uno altissimo, e uno basso come la sofora. I loro cappotti ave-
vano le spalle larghe e arrotondate, ricordavano la giacca di scim-
mia che mia madre indossava per andare al concerto.
Avevo cinque anni quando Gustavo ritornò da Marsiglia e si
stabilì definitivamente a Torino. Mi prendeva in braccio e mi pa-
reva di arrivare al cielo delle stelle. Ero timorosa e felice insieme.
L'auto di mio padre era una Balilla verde e nera, era sempre
lucida, quando la riportava in garage il custode si inchinava e di-
ceva "buona sera pro-fes-sssoore" come se la parola dovesse
Carla a due anni con w1 vestitino di pizzo domenicale, ~onservato esplodere.
jìno alla terza generazione per I~ piccola Ca_tenna,
ora irrimediabilmente 111an1{1a/o dalle la1111e Mio padre divenne il medico di Gustavo e di tutta la sua fami-
glia. La madre si chiamava Martha, era una signora molto bella.
La ricordo in modo vago, sfumato, come uno spirito.
La sorella Tina veniva allo studio sempre accompagnata dal
marito, il marchese Solari. Aveva un aspetto fragi le, la sentivo
pallida sotto il colpetto di carminio che le vestiva g li zigomi. An-
che altre signore venivano accompagnate dal ma1:ito o da un 'ami-
ca, si spogliavano in una camera e passavano nella sala medica
quando erano in sottoveste. Lasciavano una scia di profumo fran -
cese larga come quella del Rex, la nave che mio padre mi aveva
condotta a visitare a Genova. Quando avvertivo che la visita ave-
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Gustavo Rol - Il mio primo maestro
I passi dell'infanzia

va avuto inizio, entravo nello studio e la cameriera mi permetteva


di odorare gli abiti e le pellicce. non è ~er~onale ma risulta dall ' intreccio delle infinite menti spar-
Allo studio non venivano soltanto persone eleganti, Gustavo se nell urnverso. Questo, forse, è ciò che accade al "risvegliato"
indirizzava a mio padre anche donne povere e semplici. Queste dopo l~ lun?~ soffer~n~a della separazione, quando il suo ego è
odoravano comunque di lavanda, ma i mantelli che lasciavano sul- andato rn bnc10le ed e divenuto simile a un lago di cera disciolta.
la dormeuse dello studio sapevano sempre di cucina. ~~asa, un maestro dell 'advaita-vedanta che ho avuto la fortu-
n_a d1 ~ncontrare ancora di recente, diceva che il bambino non pos-
Così appresi precocemente che esistono le classi sociali, infatti
per i pazienti erano state predisposte due sale d 'attesa. Que_lla s1e~e Il senso del "fare le cose" ma agisce attraverso la visione in-
adiacente all ' ingresso era arredata con mobili viennesi, le seggio- tenore della propria natura. Sarà più tardi l'educazione ad inca-
le erano fragili , i pazienti sedevano con compunta attenzione su l- s~rarlo con!~ mecc~nis~o premio-castigo, a proporgli J'identifica-
1'orlo del sedile come rari uccelli su l trespolo. z1?ne con 1 immagine d1 un ego che si è allontanato dal suo vero
Se.
'
Su una consolle sorridevano dalle loro cornici d'argento grandi
.
attori che avevano ricevuto le cure di mio padre. La seconda sala, Lo Spiri~o i_nt~Ilige~te del quale Gustavo cominciò a parlarmi
invece, aveva seggiole robuste che non incutevano soggezione, quando ebbi d1ec1 a~n1, c?stituiva una proposta di saggezza, rap-
mentre un orologio scandiva sonoramente ciò che aveva a che fa- p:ese~tava ~ors~ la v1braz1one con la quale avrei potuto colmare il
re con il tempo. ?iv~no. tra Il m10 ego e il Sé. Penso che poche persone abbiano
Ricordo che una certa primavera Gustavo arrivò quasi ogni intuito 1~ valore spirituale di quest'uomo, la cui iconografia Io ha
giorno per un ' iniezione endovenosa. Egli veniva fatto accomoda- spesso ndotto a un mago, a un cartomante mediatico festeggiato
dalle folle.
re nel salotto privato di mio padre, in fondo al corridoio; chiedeva
di mia madre e di me, poi dava inizio a qualche gioco strepitoso . Dopo la morte di mio padre, che fu per lui un evento straziante
con le carte. Infatti lo stupore fu una delle prime emozioni della m1 fu chiaro perché incontrarmi significasse per lui un dolore ri~
mia vita, e i "giochi" di Gustavo segnarono la prima apertura ver- fle~so~ e a lungo acce~tai ? i diradare i nostri incontri. Sapevo che
so il mondo virtuale che avrei abitato più tardi in modo consape- egh viveva la sua sohtudme da uomo saggio, ed era andato alla
vole. tomba del suo amico quando nessuno avrebbe potuto vederlo. Là
G ustavo fu dunque il mio primo maestro, il mago delle cose sulla lastra di marmo, in un mattino di nebbia aveva stilato un lun~
impossibili. Fu lui a deporre dentro di me il primo seme del!' "al- go messaggio, quasi una lettera, un commiato tratto dal dolore del-
la separazione e in pari tempo da una fede smisurata.
tro mondo", come lo definiva traghettandomi oltre l'ovvietà delle
cose concrete. Gustavo aveva una fede profonda, priva di misure dogmatiche,
A sei anni sapevo ormai che si possono leggere i libri chiusi, per quanto l~ su~ educazione cattolica lo conducesse con garbo, e
talvolta con 1rorna, ad accettare J' idea del peccato. Ne faceva an-
che si può dipingere secondo lo sti le di un p ittore defunto come
che una questione di stile, e insieme a mio padre i due uomini
se fossero i suoi pennelli ad agitarsi sulla tela. Era chiaro che esi-
stevano due mondi; inoltre sino a tre, quattro anni il bambino Io consumavano talvolta scappatelle da viveurs. Andavano ad Anti-
"sa", perché la sua intelligenza non è di natura mentale. Il suo ego bes o a N izza, ma è presumibile che Gustavo conducesse mio pa-
è ancora libero e fluttuante, nulla ha esistenza reale, la sua mente dre anche da Kremmerz, che era uno studioso di ermetismo e abi-
tava a Beausoleil, nel Principato di Monaco.
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Gustavo Rol - li mio primo maestro r passi dell ' infanzia

Giuliano Kremmerz fu uno degli antesignani nell'interpreta- mo chiamare " il nulla" solo a causa del! ' inveterata abitudine di
z ione olistica dei fenomeni vitali ed era a quel! ' epoca già molto ?are un no.me alle cose. Gustavo non muoveva tra le cose, ma tra
vicino all 'omeopatia di Hannemann. Inoltre era uno studioso del- 1 loro spazi, le loro nature fantasmatiche.
le I unazioni e dell ' influenza siderale sulla salute delle piante, i . Ogg~ f~rse gli assomiglio un poco, perché anch'io ho la sensa-
medicamenti e le infermità del corpo umano. Era un personaggio z1on~ d1 vivere nello spazio, in una specie di stupore in cui le cose
che poteva interessare ai due amici, si occupava di guarigioni a appa1~no c~me simboli. Talvo lta esse mi cercano nei sogni, op-
distanza proprio come Rol, di una medicina ermetica, magica, cu- pure s1 mamfestano attraverso coincidenze e sincronismi.
riosa di tutte le potenzialità dell 'organismo umano. ~usta:o n:1i r~ggiunge attraverso messaggi impensati, desta in
Molti anni dopo, quando conobbi E lemire Zolla, egli m i rega- me ti ?es1deno dt andare a visitare la sua tomba, e di cambiare le
lò un libro di Adelphi in cui aveva scritto che "Kremmerz pensa- rose disseccate di un'antica nostalgia.
va a un uomo fi sico perfetto, di sp irito saturnino, di anima e psi- . Non so pe~·ché accadano queste cose, ma ho la sensazione di
che mercuriale e di solarità apoll inea o spirito". Mi parve il ritrat- vivere la ston a di Pollicino, che per ritrovare la sua "vera casa"
to dell 'uomo a cui si riferiva Gustavo. deve con pazienza e amorevolezza raccogliere le pietre bianche di
I mie i geni tori erano separati, nelle fotografie della mia prima un lungo cammino.
infanzia mia madre mostrava spesso un volto patibolare, mentre
Gustavo aveva una mog lie di origine nordica, con l'aspetto pro-
diero di una vichinga e gocce di sangue regale. Le scappatelle con
mio padre dovevano restare occu lte, talvolta si trasformavano in
gioielli, attenzioni particolari che agivano come ricami per ricuci-
re gli strappi. A quel tempo, del resto, i tradimenti maschili erano
considerati natural i, giustificati da montate improvvise di impre-
vedibili eventi ormonali.
Gustavo venne talvolta a trovare mia madre, che era ritornata
con me dai suoi genitori, e tentò forse qualche riavvicinamento tra
i coniugi. Ma non esercitò alcuna particolare insistenza, solo gli
piaceva vedermi crescere nel giardino dei nonni, in un prato fitto
di margheritine, e poiché mia madre era molto bella sempre se ne
andava sospirando con rammarico. Ogni volta si chiedeva com'era
stato possibile, all'amico Enrico, accettare la lontananza dallo
charme di quella bella signora.
Oggi ho alle m ie spalle una lunga vita, eppure sono proprio i
ricordi più lontani a venirmi vicino, come se il tempo si fosse fu-
so e non si distinguessero intermezzi.
Lo Spirito intelligente di Gustavo è oggi l' Akasha, che possia-
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Gustavo Rol - li mio primo maestro

II
RITRATTI FAMILIARI

Le fotografie dello studio di mio padre si moltiplicavano, quel -


la di Gustavo venne a forare lo spazio con il suo sguardo vertigi-
noso, mentre due delle sue lunghe dita disegnavano una linea ver-
ticale che saliva verso la tempia sinistra. Non potevo guardarla a
lungo, aveva qualcosa di impetuoso e mi faceva battere il cuore.
Come se avvertissi il bisogno di riequilibrare l ' insieme le accostai
il ritratto di due sorelle, due antiche signore che mio padre curava
da anni a Chivasso, una cittadina non lontana da Torino. Una di
loro si fasciava i capelli con una veletta e indossava camicette tre-
pidanti di p izzo.
Ricordo un paio di pranzi domenicali ai quali partecipò anche
G ustavo, pranzi basati su un erotico delirio di cucina, tra capponi
e sformati. La loro casa era un nido di arom i annesso a una picco-
la fabbrica di liquor i, ci regalavano bottig lie alla banana e alla
menta che a casa nostra invecchiarono solitarie sotto etichette an-
nerite. In queste occasioni i due uomini g iocavano ai caval ieri,
baciavano le mani, visitavano il giardino delle rose posando su i
petali odorosi le farfalle dei loro nasi. Mio padre conservava sem-
pre qualcosa di greve nella propria figura, ma la sua pesantezza
veniva forata dalle spade acuminate dello sguardo. Gustavo inve-
ce, quando era sfiorato da quella grazia ançien régime, si trasfor-
mava in un damerino scherzoso.
Quando andavamo a pranzo dalla mia prozia, il che accadeva
nella stagione della caccia, lo stile era del tu tto diverso. I ritratti
degli avi, che sorvegliavano da u n secondo e alto girone il tondo
della tavola, mostravano espressioni compassate che imponevano
agli ospiti una cordialità misurata, e anche quando Gustavo accet-
tava di fare qualche "esperimento" non si permetteva di uscire dal
bozzolo di una dignità un poco rigida. Il so lo ballerino era Anto-
nio, vo lteggiante perfetto domestico dai guanti immacolati .
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~r --~~~----------------- .......'-
Gustavo Rol - Il mio primo maestro Ritratti familiari

La prozia, che tutti chiamavamo "Ziin'', rimase una bella don- quando osservava le stranezze di suo marito. Infatti il nonno non
na sino a lla fine dei suoi giorni. La ricordo sul suo ultimo letto, amava che le_portate dovessero succedersi nel modo tradizionale,
quello che la gente chiama scioccamente letto di morte. mescolava minestra e arrosto e purea di verdura nell o stesso piat-
A me parve sdraiata su un letto di vita, con un bellissimo abito, ~o, ~_la cosa assumeva l'a~petto di un pastone al quale sua moglie
pronta per uscire. Le guance erano rosate, appena un ' ombra d ' az- 1~dmzzava ~no sguardo p ietoso ... Credo che avessero dormito in-
zurro sulle palpebre. Forse avrebbe incontrato le amiche da Strat- sieme per cinquant'anni, senza trafiggersi vicendevolmente con
ta, e avrebbero preso il tè con le bignole mignon. Aveva più di I'accu~a?i russare, ma a un certo punto il nonno Francesco voll e
sessanta anni quando mio padre la invitò in Tunisia, dove salì con tr_asfenrs1 nella stanza adiacente. Era un uomo gentile, per tutta la
di sinvoltura su un cammello. Purtroppo è andata smarrita la foto- vita aveva sopportato che nel letto matrimoniale sua moglie gli
grafia che li ritraeva in un'oasi e di quel viaggio rimase soltanto sottraesse la coperta scoprendogli la schiena. Quando ebbe la sua
un orribi le tavolino orientale. stanzetta personale esorcizzò il ricordo cucendo con un filo bian-
Le donne che appartenevano alla mia famiglia patema erano co il centro p:eciso del nuovo letto, sino ai piedi. E poiché era in-
tutte dotate di una grande forza. La zia Dodo, che era la più giova- gegnere architettò anche un 'apparecchiatura che durante la notte
ne de lle sorelle, ebbe la forza di sposare tre mariti, e per la sua collega~a le p~etese della sua vescica direttamene con il bagno.
epoca questa era davvero una cosa inedita. Lei ammaliava gli uo- Lo ncordo m questo libro perché fu lui a incoraggiare mia ma-
mini grazie al suo talento naturale, non faceva nulla di patticolare dre a una separazione, non tollerando di vederla soffrire. Così vi-
per sedurli, ma scodinzolava come il suo cane pechinese, al quale ve_mm? tutti. insieme nella bella casa di via Piffetti che nel 1936
assomigliava. Avevano entrambi gli occhi di stanti, parlavano e s~1vol? dal liberty della propria origine verso un rassicurante ra-
abbaiavano con ostinata convinzione e petulanza. L'ultimo dei suoi z10nal,1sm?. Il _no?no si divertiva nel seguire i lavori, mi poitava
mariti era un avvocato di origine francese, un signore affilato e di- con se su1 tralicci e la casa diventava sempre più grande. Ma era
stinto di mani curatissime e sorrisi benevoli, caduti dal suo cielo anch_e ~n ~omo severo, e quando per dispetto buttai un uovo a ter-
'
privato. r~, ai _p1ed1 della cuoca, seppe mettermi in castigo e lasciarmi due
La zia Dodo era, in famiglia, una donna discussa, chiamata ad g1om1 senza frutta.
un confronto difficile con la sorella, la mia nonna Carolina, che
era stata una vedova inconsolabile e aveva allevato i suoi figli con
l'energia di un carabiniere. Gustavo, che amava le donne e cono-
sceva la fragilità del cuore femminile, mi insegnò a liberarmi dal-
la pruderie de l giudizio fam iliare e mi aiutò, in modo indiretto,
anche a smettere di giudicare mio padre. Dunque eravamo tutti
liberi di essere ciò che siamo, ed era inutile parlare di regole.
Nella mia famiglia il matrimonio veramente infrangibile fu
que llo dei mie i nonni materni. R icordo come si guardavano a ta-
vola, quando già erano molto anziani, c'era molta attenzione nello
sguardo della nonna Giuseppina, con una punta d i paziente ironia
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Gustavo Rol - ll mio primo maestro

III
ISTRUZIONI PER LEGGERE LIBRI CHIUSI

Mio padre aveva nel suo studio un bellissimo microscopio, uno


Zeiss che le compagne di scuola mi invidiavano. Ora l'ho regala-
to a mio nipote Alberico, che reca il nome di un re e con i suoi
occhi verdi osserva le cose da un mondo lontano. Forse il micro-
scopio servirà anche a lui per guardare le ali di seta delle mosche,
la zampina di una zanzara, anche una goccia di sangue quando mi
pungevo un dito. Eppure Gustavo diceva che nel mondo ci sono
molte più cose di quelle che si vedono, anche con il microscopio.
Con un dito indicava lo scaffale de i libri, mi invitava a sceglierne
uno molto in alto, a dire un numero per scegliere la pagina, si
concentrava, e leggeva quella pagina senza affatto aprire il libro.
Candidamente affermava che tutti saremmo in grado di leggere
libri chiusi, o di sapere se domani pioverà, se la mia compagna af-
flitta dalla poliomielite potrà alzarsi un giorno dalla sua sedia impa-
gliata. Cercava di farmi capire che il visibile è la caratteristica del
mondo in cui viviamo, ma è molto più interessante il mondo del-
1'invisibile. Mi spiegava che "bisogna imparare a cambiare le onde
del nostro cervello, questo mutamento rende possibile udire suoni
lungo lo scaffale di libri che Gustavo amava legge'.-e chius i, che altri non odono, di vedere luogh i che altri non percepiscono".
quando gli suggerivamo il nwnero della pag111a
Mio padre si era reso conto di quanto Gustavo potesse fare per
malati considerati inguaribili, e talvolta lo interpellava. Fu da lui
che sentii parlare per la prima volta di malattie karmiche, scelte dal-
1'anima prima ancora di incarnarsi, così come si scelgono i genitori
e l'ambiente in cui venire al mondo. Si tratta in fondo di matrici
emotive interiorizzate nel subconscio, capaci però di dirigere e con-
dizionare il nostro comportamento, a volte anche per lunghi periodi.
Gustavo diceva che siamo comunque guidati da uno Spirito intelli-
gente che rende possibile la nostra evoluzione e la nostra liberazione.
Ci fu un periodo della mia adolescenza in cui avevo sempre ma-
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Gustavo Rol - Il mio primo maestro Istruzioni per leggere libri chiusi

le alle ginocchia, mio padre aveva tentato ogni trattamento, face- Io avevo dei problemi con mio padre, anche perché ne aveva
vamo venire da una farmacia di Chiavari una specie di crema fossi- con lui la famiglia di mia madre. Io dovevo dipendere da mia ma-
le nerastra che sporcava le lenzuola, tra alti clamori della nonna dre e dal nonno materno, e questo creava dentro di me il senso di
che considerava sacro ogni pezzo d i lino. La mia camera odorava un 'umiliazione interiore perché mi sentivo orfana di padre. In oc-
sempre di canfora o di trementina, e per qualche settimana ogni se- casione del dono della sciarpa, che Gustavo conti nuò per qualche
ra mi furono fasciate le ginocchia con le fog lie calde del cavolo. tempo a portare al collo sotto i suoi eleganti mantelli, mi spiegò
Un giorno finalmente entrò in scena Gustavo, sedette accanto a che gli avevo regalato una parte di me, e che questo ci avrebbe
me sul divano del salotto e mi suggerì di tacere per qualche minu- uniti spiritualmente per sempre.
to di mettere una museruola ai pensieri e di restare semp licemen- Ne ricavai una forte emozione, ma anche la tristezza di sapere
' .
te in ascolto. Allora, nella vastità di que l s ilenzio, sentii una vi- che da parte di mio padre non giungevano affatto messaggi simili.
braz ione penetrare le colli ne delle ginocchia, socchiusi gli occhi e Gustavo mi aveva spinta, senza rendersene conto, verso una prima
vidi che il corpo di Gustavo era scosso da un tremore. Pochi mi- presa di coscienza delle dinamiche che si creano tra genitori e figli ,
nuti dopo ci incontrammo sorridendoci. in una rete di proiezioni che non ero ancora in grado di decifrare.
Non ebbi più male alle ginocchia, fino a quando mi ruppi un Ogni domenica dovevo andare a colazione da mio padre. Molto
men isco scendendo con gli sci dalla Banchetta. Trascorsi le va- spesso prendevano posto a tavola anche persone che non conosce-
canze di Natale senza andare a ballare, con una cassetta della frut- vo, si trattava per lo più di attori che al tempo della mia adolescenza
ta a proteggere l' ingessatura. Il maestro di sci, del quale ero per- erano divenuti famosi, come Renzo Ricci e Eva Magni. Di solito
dutamente innamorata, venne a trovarmi, mi portò una torta di Gustavo sedeva accanto alla prima attrice, Tatiana Pavlova o Mar-
mele fatta da sua moglie e io pensai che la vita è crudele. gherita Bagni, e il suo fascino accendeva i loro cuori. Soltanto Fo-
Gustavo diceva spesso che "se non fossi stata la figl ia del suo sco Giachetti poteva stare alla pari con lui, anche perché tutti ave-
migliore amico" .. Questa considerazione si impossessò del mio cer- vano visto "Bengasi" e il profumo del fascismo dilagava ovunque.
vello nel periodo dell 'adolescenza, alimentando immagin i di sogni,
di luoghi lontani, di cavalieri che mi avrebbero rapita. Ne parlavo Io ero una Piccola Italiana, ma la fierezza fascista che avrei
con mia cugina Luisa sotto il gazebo del giardino, e insieme cerca- dovuto esibire era soffocata dal disagio che provocava in me la
vamo inutilmente di decifrare il messaggio di G ustavo. divisa. Mia madre mi aveva imposto una gonna nera troppo lun-
A dodici anni eravamo davvero bambine, non avevamo alcuna ga, appesantita per di più da un orlo troppo alto ("speriamo che tu
idea del luogo in cui i cavalieri avrebbero voluto condurci se non cresca") e da una mantella troppo corta, ereditata da una cugina
fossimo state le fig lie dei nostri padri, e agli eroi della nostra fan- che nel frattempo era diventata Giovane Italiana.
tasia per il momento destinavamo le sciarpe di lana che creavamo Devo a Gustavo il dono di una mantella nuova, che scegliemmo
con i ferri numero 5, i più grossi e più veloci. R icordo che a Gu- insieme in un vecchio negozio di d ivise mil itari, v icino a via Po.
stavo venne destinata per Natale una sciarpa multicolore, mollic- Il luogo odorava di canfora e di legno antico, per controllare la
cia, che egli finse di considerare splendida. Fu lui a spiegarmi il lunghezza opportuna dell' indumento mi fecero salire su una seg-
significato del dono, e a parlarmi della sofferenza che proviamo giola tremebonda che cantava con un coro di tarli. Finalmente avrei
quando il dono che attendiamo non arriva. avuto un indumento che arrivava al punto gi usto, senza memorie
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Gustavo Rol - Il mio primo maestro Istruzioni per leggere libri chiusi

di cugine adulte o di stature irraggiungibili. Mio padre ci attendeva corso Francia e io avevo chiesto di andare a vederlo. Indossai un
con l'auto poco lontano. Disse che sembravo proprio una signorina golfino tiro lese bianco e verde del quale ricordo ancora la trama
e ci condusse nel caffè di piazza san Carlo in cui si mangiavano e la mamma legò due nastri perfettamente stirati alle mie trecce'.
lunghi cannoli tuffati nella panna montata. Poiché non arrivavo con le mie corte gambe a vedere il Duce la
Là Gustavo mi venne rapito dalle sorelle D'Ormea, due anziane F~eulein Li~el mi pr~se in braccio e mi offrì agli occhi del Ca~o.
marchese che se lo contendevano con lo strepito delle loro chiac- C1 fu tra noi meno dt mezzo metro. E a più di 70 anni di distanza
chiere e il vigore delle loro pretese. Non sapevano nulla di chi egl i quello sguardo è ancora in me, con la sua ardente eternità.
fosse davvero, di quello Spirito intelligente che vibrava dentro di
lui. Facevano parte di una vecchia Torino, una città che comincia-
va soltanto allora a chiedersi che cosa fosse davvero la vita, anche
la vita delle donne che non uscivano senza i guanti e il cappello, e
che vestivano soltanto "dalle Gori".

L'alta borghesia era difesa dall ' ignoranza, ne faceva un bastione


inattaccabile. Mi faceva soffrire che Gustavo stesse al gioco, che
accettasse per ore di fare miracoli con le catte. Aveva mani bellis-
sime, dita lunghe di rapide articolazioni, guardandole pensavo che
avrebbe potuto mescolare le nuvole anziché cuori picche e fiori.

Per reazione rifiutai sempre di imparare i giochi che allora di-


vennero di moda, canasta e persino la scopa. Dovevo avere la feb-
bre a 38 per passare il tempo giocando all 'Omino Nero. Anche
quando mi sposai e con mio marito ci trasferimmo a Tangeri, l'am-
biente dell 'ambasciata e dei consolati mi divenne ostile a causa
delle molte dame che trascorrevano i pomeriggi con le carte in ma-
no. Per ragioni di controllo sociale, che allora si chiamava "buona
educazione", accettai qualche pattita a canasta e feci regolarmente
vincere la coppia nemica.
Con la mantella nuova il sabato fascista era diventato un mo-
mento di gioia. Mi sentivo come le altre ragazze, cantavo con loro
a squarciagola gli inni della Patria e la mia capacità di amare si
espandeva in tutte le direzioni. C'è un momento di questa felice
Sul retro del quadro, ecco la dedica di Gustavo a mio padre.
esaltazione che è rimasto integro nella mia memoria: Mussolini Si fratta del dono di una Sacra famiglia, un dipinto del tardo '600
era venuto a Torino, migliaia di persone si erano assiepate lungo che mi ha sempre accompagnata vegliando sui miei sonni.
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Gustavo Rol - li mio primo maestro

IV
L'UOMO DEL BURRO

Talvo lta accompagnavo mio padre all'Ospedale di Chivasso,


dove egli esercitava la sua professione come primario di medici-
na. In una di queste occasioni, forse durante le vacanze di Pasqua,
venne con noi anche Gustavo. Si trattava di sentire il suo parere a
proposito di una diagnosi incerta, anche perché negli anni '40 non
esistevano esami scientifici come quelli di oggi. Non si parlava di
Tac o di Risonanza, persino il nome delle transaminasi era com-
pletamente sconosciuto.
Il paziente era colui che io chiamavo da sempre " l' uomo del
burro", il lattaio che aveva bottega accanto all 'ospedale e stam-
pava sui panetti una mucca in rilievo. Era piccolo e tondo, aveva
tondo il viso e le mani, ogni falange appariva arrotondata alla
maniera di un salsicciotto. Grembiuli azzurri e pulitissimi lo fa-
sciavano come un bambino, e il viso era rosato, quando mi ab-
bracciava avvertivo in lui l' odore del latte, pareva una nutrice con
il neonato al seno.
Trasse dal retro tre seggiole che parevano inam idate tanto erano
bianche, e ci accomodammo. Non ci fu modo di dire una sola paro-
la, Gustavo fece immediatamente segno di tacere, penetrò l'omino
con uno sguardo infuocato degno di un Dio, lo toccò brevemente,
tremò, poi con voce perfettamente normale - due ottave sotto il to-
no che corrispondeva allo sguardo - chiese ridendo a mio padre
Gustavo a trent 'anni, quando la sua balia Caterina ancora perché mai lo avesse svegliato così presto, per andare a vedere un
/o chiamava "Tavo". Si dice che la prima parola pronunciata signore che era "perfettamente sano" .. .
dal bambino sia stata, profeticamente, "Po/eone".
Certo, ora era sano, avrebbe potuto salire al pascolo dove un
suo fig liolo teneva le cinque mucche bianche che amava come fi-
g lie, perché gli era guarito il fegato, all ' improvviso, come per
magia. Mo lti anni dopo avrei visto Jean Klein "operare" in ma-
ni era simile il marito di un ' allieva al quale la scienza aveva ga-
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p

Gustavo Rol - Il mio primo maestro L' uomo del burro

rantito non più di tre settimane di vita. Anche in quel caso si era mini amano proteggere. Ne fui sempre gelosa, chiedendomi se la
trattato di una malattia del fegato, che insieme al cuore è l' organo- sua naturale capacità di seduzione si volgesse più verso Gustavo 0
bersaglio in cui stipiamo le nostre collere. verso mi~ padre. Incredibilmente, attesi che avesse superato gli ot-
Ci trovavamo su uno dei terrazzi della Cittade lla di Assisi, do- tanta anni per porle la domanda che mi era rimasta in gola sin
ve Klein riposava e riceveva le persone che gli chiedevano un col- dall ' infanzia. Seppi che non si trattava di mio padre, del qua le co-
loquio. Dall 'alto si vedevano i tetti antichi, v isitati dalle rondini nosceva il pericolo delle avançes amorose, e alle visite mediche
che verso il tramonto li cingevano con i fili neri dei voli. In quella s'era sempre fatta accompagnare da suo marito. Quanto a Gustavo,
occasione il Maestro mi spiegò come sia possibile guarire una ma- non saprò mai se la loro amicizia si sia risolta solo nel gioco delle
lattia purché essa non sia utile o necessaria alla persona. Infatti, si- gentili schermaglie che usavano a quel tempo, ma se si incontre-
no a quando le difese dell'ego non sono state smantellate, il karma ranno in Paradiso credo che ne saranno comunque felici.
interviene come legge di compensazione, come una medicina. Inol- . Lassù l.o sguardo di Gustavo potrebbe sedmTe qualunque cheru-
tre, poiché tutto è interconnesso, alcuni pensano che molti eventi bmo, se v1 sono angeli di sesso femmin ile. Sulla terra il suo modo
della nostra vita si realizzino come compensazione di azioni com- di guardare una persona non era solo cosa di occhi. Proveniva da
piute in esistenze precedenti. lontano, e recava con sé l' intensità di un 'altra latitudine. A volte
Gustavo non considerava la sofferenza della malattia come una immaginavo che la sua testa fosse molto più grande, e che lo
possibile compensazione, ma attribuiva un grande valore alle sguardo .mi venisse incontro dopo avere percorso chilometri astrali,
azioni buone, a ciò che possiamo fare per i nostri fratelli. Qualche senza misura. Portava con sé il fuoco dell 'origine, del vulcano sot-
vo lta citava il Vangelo, o un passo della Bibbia. Noi avevamo terraneo in cui lo Spirito inte lligente manovrava il suo mantice. Fa-
una bellissima edizione della Bibbia, e Gustavo sapeva subito do- ceva bene essere guardati da lui. Agiva come un argano, estraeva le
ve trovare la citazione da leggermi, svolgendo i fogli con il suo persone dall ' ovvio, dal fango del nulla, le nobilitava.
"dito fatato". "Cara Cicina - così mi chiamavano a quell 'età - ri- Ma anche coloro che erano già cresciuti, che avevano un 'ani-
corda sempre di seminare, allora potrai raccogliere ... ". E andava ma bella, pulita, salivano ancora un gradino. Una sera favori i l' in-
per me a cercare una conferma in Matteo o in Giovanni. contro di Gustavo con il maestro Celibidache, che era venuto a
Un giorno lo presi in g iro perché a tavola aveva guardato a lun- T01:ino per dirigere un concerto. Sergiu "era" la musica, si trova-
go, con appetito vorace, una signora che aveva finito con l'arros- va m un certo senso sopra ogni cosa, andava con i venti brahma-
sire. A llora andò a cercare la Bibbia, trovò la prima lettera ai Co- siani e beethoveniani come se le note si sprigionassero da lui,
rinzi e lesse: "L'Amore è generoso, l'amore è benigno ... l'amore c ' era una tale intesa con l' orchestra e con il pubblico che a ll a fine
non manca di rispetto, non cerca le cose non sue ... tutto spera, tut- eravamo tutti "cresciuti". Liberati, immersi nello stato in cui ci si
to sopporta" . M io padre e g li invitati risero della mia gelosia, una trova talvolta dopo la meditazione.
vampa di fuoco mi salì alla fronte ma riuscii a nascondere la mia A tavola, seduta tra Gustavo e Sergiu, non percepivo più il mio
vergogna unendomi all'allegria generale. corpo. Stavo assistendo a una conversazione tra spiriti che avve-
La signora in questione si ch iamava Vittoria, aveva un musetto niva al di là delle parole. Tutto ciò che era materiale, nella came-
delizioso di tipo francese, occhi di sguardi rapidi, curve setose nel ra, andava rarefacendosi: forchette, bicchieri, persino il bellissimo
corpo. Non era alta, ma aveva il tipo fisico delle donne che gli uo- aITosto, e una grande coppa di peltro, e i candelieri, tutto sembra-
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Gustavo Rol - Il mio primo maestro L'uomo del burro

va essere nell 'altrove. Seppi che in quel momento qualunque cosa


io avessi chiesto si sarebbe compiuta. Gli sp iriti dei due uomini
avevano lasciato la terra della misura, erano entrati nel sacro, do-
ve tutto è possibile.

Dopo molti anni vissuti nella luce dello Yoga oggi mi accade
sempre più spesso di non sentirmi sulla terra, ma furono le prime
esperienze compiute accanto a Gustavo e poi a Jean Klein a darmi
precocemente il senso de ll ' altrove, l' intuizione d i un live llo di vi-
ta che includeva quello terrestre. Ne i momenti privilegiati del si-
lenzio, quando avverto di non essere sulla terra, sento che mi re-
sta comunque un piccolo campo di realtà sul quale raccogliermi e
recitare le parole del ringraziamento. li suono e il silenzio allora
si confondono.

Dovresti dirmi, amico,


se Egli ha preparato per me
prodigi tracciati nel cielo,
se in grembo la saggezza
troverò il suo raro Nome,
se conoscerò le orme dei suoi passi,
e il suo respiro quando mi stringerà
tra le sue braccia ...
Ecco il Maestro Sergiu Celibidache che pranzò a casa mia con Gustavo
e altri cari amici che avevano lasciato la Romania

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Gustavo Rol - Il mio primo maestro

V
NEL MONDO DEI PROFUMI

La pelliccia della signora Vittoria era tra quelle che amavo odo-
rare. Era una giacca di volpe che induceva in me sogni cinemato-
grafici, ed era intrisa di uno sconvolgente profumo, Chanel numero
5. Gl i odori sono sempre stati importanti per me, sia quelli emanati
dalle persone che quelli dei luoghi e degli oggetti. Anche le amiche
di mia madre odoravano di buono, compravano costosi profumi
francesi come "Sycomore" e "Jasmin", mentre la mamma usava il
ciclamino, un profumo che divenne poi irreperibile. Era quasi no-
vantenne quando riuscii ancora una volta a trovarne per lei una
boccetta dall'etichetta stinta.
Il più antico degli aromi che ricordo è forse quello del mandari-
no, il frutto che la nonna Carolina si portava appresso per disse-
tarmi. La domenica l'intero Teatro Gianduia odorava di mandari-
no, perché madri e nonne portavano ai bambini la merenda da con-
sumare nell' intervallo. Come spesso accadeva, io conobbi il privi-
legio di conoscere le marionette da vicino. M io padre curava il si-
gnor Lupi, credo che egli rappresentasse ormai l'ottava generazio-
ne da quando un suo trisavolo s'era ded icato a inventare burattini
all a fine del '700.

Il secondo aroma che ricordo è quello che percepivo al collo di


Gustavo quando mi prendeva in braccio. Era un profumo nel quale
Gustavo ha dipinto spesso dei fiori, specie le rose si mescolavano due effluvi diversi: quello del borotalco, che usava
evidentemente dopo il bagno, mentre verso l'orecchio si sprigio-
nava un vapore intenso, che cercavo di catturare allargando le na-
rici. Mi piaceva moltissimo. Oggi so che il naso, essendo situato
sulla linea mediana del viso, è legato a Ren Mai, cioè a uno dei
due "meridiani curiosi", ed è pertanto sensibile ai profumi e agli
odori della sfera sessuale. Vent'anni più tardi risentii quell'aroma
al collo di un cugino attraente che abitava a Ginevra e, con la scu-
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Gustavo Rol - Il mio primo maestro Nel mondo dei profumi

sa che ci vedevamo di rado, mi abbracciava molto volentieri a ri- di mio padre quando morì di t ifo il suo infermiere. Era mancato
petizione. nella notte, e quando arrivammo all'ospedale subito volle andare
a salutar~o: ~o g~ardò come.si guarda un figlio, con la stessa pena
Ho sempre avuto l' impressione che l'olfatto abbia a che fa re che suscito m Im la morte d1 Fede Valletta. Non aveva misure di-
anche con l'evo luzione della nostra intelligenza, per questo forse verse nel! 'accomiatarsi da una persona molto r icca e da una molto
sono sempre stata attratta dal naso dei miei amici e delle m ie povera. Aveva interpellato anche Gustavo per la signora Valletta
compagne di scuola. Alcune avevano il fazzoletto in mano ogni ma il nostro amico era stato perentorio nel sostenere che quell~
due minuti, bastava un po ' di vento, diventavano subito pallide e morte era inevitabi le.
dovevano copiare i compiti perché non avevano la forza di farl i.
Gustavo aveva un bellissimo naso, che rimase sodo anche in tarda Una delle conversazioni più significative che ebbi con Gustavo
età. Era arrotondato sulla p unta, ma era lungo e slanciato. riguardò proprio il fatto che prima o poi si dovesse morire. Con
me egli sostenne sempre che la morte era un fatto del tutto appa-
Anche lui assaporava gli odori, specie quando veniva a co la- rente, nel senso che lasciare il corpo era irrimediabile ma era an-
zione e in camera di mènage arrivavano dalla cucina i profumi che "utile".
delle scaloppine. Le preferiva al Marsala, scelto tra le tonalità più . "Come lasciare un vecchio vestito - diceva - Quanto è pieno
tenui, adatte anche alle signore. Le fettine di coscia fi niss ima co- d1 t?p~e'. anche s~ mi auguro che tuo padre mi farà sempre dei
cevano per ore, lo stile della cuoca Lucia era appassionato ma be~hss1~1 rappezzi, sarà molto più affascinante trovare per noi un
lento, appena un sospetto di cipolla fra ncese, quelle italiane erano abito d1 luce nella sartori a del Paradiso''.
considerate troppo forti. Gustavo annusava dilatando un poco le
narici, come se sorbisse un nutrimento energetico, e un giorno mi Non avevo ancora l'età della filosofia, ma mi parlava di questa
spiegò che nella Cina antica il naso veniva chiamato " ingresso luce come di una quinta di fondo sulla quale si disegnano le cose
luminoso". della. vita. questo stimolava la mia immagi nazione, sognavo spes-
Diceva che il profumo della cucina diventava inaccettabile solo so gli angeli, e attraverso i libri che ricevevo da lui per Natale Gu-
sui capelli della cuoca, ma a patte il profumo delle scaloppine e del s~avo mi. introduceva nel fantastico e mi faceva capire che gli albe-
budino alla vaniglia credo gli piacesse soprattutto il profumo della n e le pietre sono i nostri primi Maestri. L'anno in cui fu nostro
vita. Quando baciava la mano a una signora osservavo che vi era o~p i te per qualche giorno a Santa Margherita andavamo in spiag-
talvolta un attimo di esitazione, mi ch iedevo se stesse annusandola gia m~lto prcst~, sal~avam? il cancelletto ancora serrato e guarda-
o avesse voglia di assaporarla per gustare, appunto, la vita. va.mo il ma~·e. P.1ccoli pesci danzavano attorno alle nostre caviglie,
e 10 percepivo Ii mare come la grande acqua a cui tutti i viventi
Credo che mio padre e Gustavo avessero in comune il deside- appartengono. Senza alcuna pesantezza didattica Gustavo fu la
. '
rio di a iutare il pross imo. Era nella loro natura, anche se vivevano pnma persona a farmi sentire che nel mondo tutto è interconnesso
questo bisogno in modo diverso: mio padre si occupava dei corpi, che un dito che indica la luna è apportatore di benessere per !'in~
il suo amico agiva sul piano dello spirito. A distanza di set- tera umanità, che un dattero di mare e una roccia sono fratelli spi-
tant'anni ricordo il doloroso rammarico che si disegnò sul volto rituali.

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Gustavo Rol - Il mio primo maestro Nel mondo dei profumi

L'intelligenza razionale è una bellissima cosa, ma é la sapien-


za del cuore a fa rci crescere interiormente. Gustavo diceva che lo
Spirito intelligente non abita il cervello, ma il cuore. Mi spiegava
che il sistema animale non è un sistema chiuso, che un pesciolino
e un gambero possono condividere un buco nella sabbia e avvi-
sarsi a vicenda di un pericolo. Diceva che gli esseri umani do-
vrebbero comportarsi come loro.

Ecco in questo dipinto di Gustavo lajìgura dell 'uomo che sa dove è bene
dirigere i suoi p assi. il paesaggio è dedicato a Maria Luisa Giordano,
con la promessa della Luce che tu/li ci allende al termine del nostro cammino

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Gustavo Rol - Il mio primo maestro

VI
COME LEGARE UN CA V ALLO AL CAMPANILE

C'era un negozio di libri e di giocattoli accanto al gelataio di


Santa Margherita. Fu allora che il mio amico sce lse per me uno
dei libri della "Scala d'oro" che alimentarono meglio la mia fan-
tasia e la m ia fe licità. Le storie del Barone di Mi.inchhausen -
questo il titolo del libro - erano nate alla fine de l '700 in Inghil-
terra ma vennero conosciute soprattutto nel!'edizione tedesca, che
piaceva moltissimo anche alla mia Freu lein. La storia di queste
avventure strampalate mi dimostrò ancora una volta che non esi-
ste l' impossibile, e che se si possono leggere i libri chiusi si può
anche viaggiare a cavallo di una palla di cannone e legare un ca-
Viaggi fantastici ciel Barone cli Miinchhausen
val lo alla cima di un campanile. Nel corso della mia crescita que-
sto fu il momento dell'"io posso", con il quale il bambino si sente
autorizzato a eliminare tutto ciò che limita la sua libertà.

Quando fui in quarta elementare conobbi un'amica di mia ma-


dre che lavorava alla pelle dei rospi ricercando non so più quali
molecole. Maria Sacerdote era una vera scienziata, e commossa
dalla mia fame di conoscere mi consentì talvolta di seguire il suo
lavoro visitando quello che a Torino si chiama oggi "Museo delle
scienze". Fu in quell'occasione che mi trovai per la prima volta
prigioniera di un confl itto: quello tra la materia e l'energia, per-
ché due persone "grandi'', che mi volevano bene, facevano delle
affermazioni contrastanti. Ho pensato a Maria anche di recente,
perché se avesse fatto in tempo a conoscere la fisica dei quanti sa-
rebbe certamente volata a cavallo di un rospo sino a Shambalà, e
là avrebbe incontrato Gustavo.

Con mio padre ebb i sempre dei problemi. La figura di mia


madre come "donna tradita" gravava pesantemente sull 'immagine

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Gustavo Rol - li mio primo maestro Come legare un cavallo al campanile

paterna, anche se i nonni avevano evitato di esprimere giudizi su bellissima, alta e bruna, con una bambina che per caso gli assomi-
di lui. Su l piano affettivo può essere che il ruolo di mio padre sia gliava, e mi veniva la nausea. Quando ritornavo dalla mamma vo-
stato assunto dal nonno Baffo - per questo custodiva un minusco- mitavo. Mi sentivo deprivata, eppure cercavo di avere spesso la
lo pettine d'argento nel taschino della giacca - che era un uomo bronchite perché mio padre venisse ad auscultarmi a casa dei nonni
di poche parole e di sguardo sereno. Sentivo il suo amore e per- e facesse schioccare il dito sul costato. Girava la testa e io sentivo
cepivo le cure che aveva per me, e probabilmente il mio io si or- il profumo che aveva sui capelli, forse si chiamava "Monsieur" e
ganizzò attorno a questo nucleo. Qualche volta mi portava in fab- sapevo che era costoso. '
brica con sé, era una piccola fabbrica dove si fabbricava il "bu-
xus'', un specie di radica che il nonno aveva ottenuto dagli scarti Fino a quando ebbi finalmente le mie storie d 'amore continuai
della lavorazione della ca1ta. ad essere gelosa di mio padre. Un giorno mi rivolsi a Gustavo e
G li operai erano soltanto una decina, li conoscevamo tutti per volli parlarne con lui. Questi furono i primi chiarimenti che rice-
nome, uno di loro aveva il "crampo dello scrivano", non poteva vetti ~ulla possessività, sulla nostra tendenza ad impadronirci del
firmare e il nonno preparava per lui tutti i documenti. Il nonno era prossimo, ma furono anche le prime parole sagge sul significato
un portatore di luce, un padre universale carico di valori trasmess i del bene e del male. Perché c'era il male, nel mondo? Perché Leo-
da una generazione all 'altra. Valori, non schemi. poldo del Belgio, che era un re così bello, permetteva che ai ladri
Mio padre non c'era, non incarnava la sua parte. Eppure lo fo~sero tagliate le mani? Perché l' infermiere di mio padre, anche
amavo, percepivo la presenza del medico in lui, e il suo aspetto lm era alto e bello, aveva contratto il tifo? Tutte le ingiustizie mi
"sacerdos" lo rendeva taumaturgico. Quando lasciò la terra i suoi saltavano dentro. Piangevo, Gustavo mi asciugava le lacrime con
pazienti mi incontravano e mi abbracciavano come se potessi re- uno dei suoi fazzo letti bellissimi, la nonna Carolina li aveva ordi-
stituirglielo: "Ah!! " - sospiravano, dicendo il suo nome - il no- n.ati per .l~i, ? er ~io padre e per lo z io Edoardo. A quel tempo le
stro dottore ... Come faremo? ... " . ncamatnc1 s1 toglievano gli occhi per fare un minutissimo punto
La domenica dovevo arrivare a casa di mio padre non prima ombra a circondare l ' iniziale.
delle undici. Sapevo che arrivando troppo presto avrei rischiato di Gustavo disse che il regno di Dio è simile a un uomo che aveva
incontrare la sua amorosa, e questo provocava in me un senso di seminato una buona semente, ma durante la notte qualcuno aveva
repulsione. La bambina che era in me si sentiva tradita, mi man- t~esco~ato z izzania ai semi buoni. Era inutile cercare di estirpare la
cava il suo desiderio di incontrarmi, di telefonarmi (53214, ricor- zizzania adesso che era troppo piccola. Quando fossi cresciuta an-
do ancora il numero!), di sapere com'era andato il compito di det- cora un poco avrei potuto mietere, e la zizzania si sarebbe separata
tato ... Lacan é tra coloro che hanno meglio analizzato questo de- naturalmente. Dunque si trattava di aspettare, di non entrare nel la
siderio primario del bambino, il suo bisogno di avere un posto propria testa, di imparare pazienza e tolleranza. Poi mi spiegò che
"nei" suoi genitori. Il bambino si chiede come possa il padre vi- la gente fa sempre quello che può, che non è libera, lotta soltanto
vere senza di lui, è questo a farlo soffrire. per la libertà di fare questo e quello, ma non sa lottare per essere
Per di più io ero una bambina, probabilmente sentivo che avrei libera da ogni cosa.
potuto sostituire mia madre, presso di lui , che la cellula familiare Uscii dal suo studio con la sensazione di poter amare mio padre
sarebbe rimasta intatta. Invece incontravo talvolta una sua amante nella sua assenza e nelle sue debolezze. La casa di Gustavo si af-
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Gustavo Rol - Il mio primo maestro
Come legare un cavallo al campanile

facciava su l parco del Valentino. Camminai tra gli alberi, era l'ora
delle ombre lunghe, gli alberi erano i tronchi e le ombre, simulta-
neamente. Chi aveva parlato con astio dell'ombra? Mi pareva di
intravedere la verità. Forse Platone aveva compreso ogni cosa, s'era
inciampato nella ragione, nella politica, nell ' idea del bene, poi il
suo prigioniero s'era destato e aveva capito che era il Sole a fare
ogn i cosa, le stagioni e tutte le cose del mondo visibile. Dunque
anche il bene e il male, le due metà dell ' uovo cosmico, di un essere
UOICO.
Vittime e carnefi ci de lla Shoà mi danzarono insieme nell 'an i-
ma. Occorreva soltanto trovare il coraggio di capire. Bene e male
erano vicendevolmente necessari , l'uno si legittimava in funzione
del l'altro. Ne l giard ino dell ' Innocenza non si doveva evitare il
male, lo si doveva inghiottire.
Avevo un amico ebreo che a nove mesi era stato salvato da una
suora, ma suo padre era morto a Auschwitz. Pensai ai bambini di
Himmler che il padre aveva fatto saltarç per aria durante la loro
ultima cena. Allora le scimmie che conserviamo nell ' inconscio mi
sorrisero. Avevano imparato a guardare il volto nascosto di Dio.
Mio padre morì durante un'estate rovente e le suore del suo
ospedale lo irrorarono di preghiere durante un 'intera notte. Il pro-
fumo del caffè, delle candele e dell a lavanda mi inseguì per mesi,
mentre procedevo lentamente sul filo del perdono .

Gustavo Rol con sua moglie e le sue sorelle

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45
Gustavo Rol - Il mio primo maestro

VII
LO YOGA DEL SOGNO

Ho impiegato tre anni prima di accettare di scrivere questo li-


bro. La mia esitazione è probabilmente dovuta al fatto che Gusta-
vo manifestò sempre una resistenza nei confronti delle mie prati-
che di Yoga, e io cominciai a sentirmi infastidita dalla sua resi-
stenza. Quando accade che una convinzione profonda non sia con-
divisa, ci si sente in esilio. Mi sembrava che la nostra amicizia si
attenuasse, e questo mi rattristava.
A volte la condizione umana viene vissuta come un pellegrina-
re di cui abbiamo smarrito la causa. Tutto accade come se ci sen-
tissimo puniti per un errore la cui natura ci sfugge, anche se nel
subconscio siamo convinti di averlo commesso. Nei confronti di
Gustavo cominciai a sentirmi costretta alla ricerca di questo erro-
re dimenticato, ma a volte le vie di questa ricerca si compiono at-
traverso un 'ascesi della propria memoria.

Per un paio d'anni i nostri incontri ebbero dunque qualcosa di


formale, poi venne il mio matrimonio, il lungo periodo vissuto in
Marocco, la nascita infine di mio figlio. Gustavo faceva parte di
una lontananza sentimentale, era diventato evanescente, a un cer-
to punto credetti di averlo dimenticato, quando qualcuno mi chie-
deva notizie di lui rispondevo come se lo avessi collocato in un
mondo sconosciuto.
Finché, inaspettatamente, cominciai a sognarlo. Questo acca-
deva due volte la settimana, anche più. Poiché questo fenomeno
andava ripetendosi, presi l ' abitudine, andando a dormire, di chie-
Jean K/ein, il mio amato Maestro. Eg li insegnava /'accostamento .
al corpo secondo /'antica tradizione del Kas hmir. Ess~ non implic~ prodezzejì~1che
dermi se l' avrei incontrato anche oggi nel sogno. Sentivo di ad-
ma una profonda allenzione alla stru//ura archet1p1ca delle pos1z10111 del co1po dormentarmi, ma mi sembrava di entrare nel sonno come si entra
in una stanza, poi mi sembrava di svegliarmi, ma se Gustavo era
venuto a trovarmi in sogno, non ero troppo convinta di essere
davvero sveglia.
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Gustavo Rol - Il mio primo maestro Lo yoga del sogno

Ero certa che questi sogni non provenissero dall' immensa me- che il mentale crede a una interiorità psichica e a una esteriorità
moria cu lturale di cui parla Jung, era più probabile che sorgessero fi sica, ma la mia mente era diventata così morbida da adottare un
per compensare gli squilibri della mia vita cosciente. Per questo altro punto di vista.
pensai che Gustavo non mi aveva affatto dimenticata ma stava for-
se lavorando con me a questo livello di astrazione. Un maestro può Abitualmente noi situiamo l'esperienza del sogno in una dimen-
sempre lavorare a grande distanza con il proprio discepolo: lo avrei sione cronologica che appartiene allo stato di veglia: infatti dicia-
appreso distintamente alcuni anni dopo, quando mi ruppi una gam- mo "ieri" ho sognato che .. .. In realtà il sogno non appartiene a
ba e Jean Klein si prese cura di me. Non avevo ancora immaginato questa serie temporale, non è andato da qualche parte, non è arri-
che Gustavo fosse un maestro spirituale, ma attraverso lo yoga mi vato da qualche parte. Quando sogniamo, è adesso. La sola cosa
ero già trovata nella posizione dalla quale si guarda alla vita senza che possiamo fare è prendere coscienza che il nostro stato normale
trarre alcuna conclusione. di coscienza, sebbene universalmente vissuto, è del tutto erroneo.

Quando sognavo Gustavo, e anche quando cominciai ad avver- Non si tratta di lottare contro questo errore, ma di prendere co-
tire la sua presenza senza che egli si manifestasse fis icamente, mi scienza che esiste, nella vita corrente, un fenomeno di obnubila-
d ivenne chiaro che il personaggio sognato non è altro che il men- zione dal quale è inutile cercare di fuggire. Questo falserebbe il
tale del sognatore colto nel momento in cui esso non è condiz io- gioco della vita, ma siamo liberi di prenderne atto.
nato dalla presenza o dall 'assenza dell 'oggetto del suo sogno. In A questo punto telefonai a Gustavo, gli chies i di incontrarci al
altre parole, i personaggi del sogno non arrivano da qualche parte Caffè Fiorio, ci guardam mo negli occhi sorridendo e lui entrò in
e non si allontanano. Essi ci abitano e sono sempre con noi. scena come se conoscesse perfettamente tutta la storia del mio
A posteriori, la memoria di un sogno permette di vedere che lo cammino. Nascose una delle mie mani tra le sue e disse: "U na
stato che abbiamo vissuto come duale in realtà non lo è affatto. Fu notte sognai di essere una farfa lla che volava fel ice della propria
in questo modo che ebbi la prima intuizione del carattere non duale sorte. Poi mi destai , ero il saggio Tchouang Tseu, ma non sapevo
dello stesso stato di veglia. E del carattere non duale del mondo in se ero il filosofo Tchouang Tseu che ricordava di avere sognato
cui viviamo. Mi sembrò di avere il ricordo di uno stato che include di essere una farfa lla, o se ero una farfa lla che in questo momento
lo spettatore e lo spettacolo. Non avevo alcuna intenzione di uscire sognava di essere il filosofo Tchouang Tseu" ...
dal lo stato di veglia per esaminarlo come un oggetto.
Come sapere se il sogno ci appartiene e possiamo dire "ho so-
Così Gustavo divenne un ospite abituale dei miei sogn i. A un gnato", o se no i apparteniamo al sogno, se siamo noi ad essere so-
certo punto fui io ad invitarlo, gli facevo delle richieste, andava- gnati? Dissi a Gustavo che tutto questo mondo, tutto ciò che per-
mo insieme nei luoghi dell ' immaginario e io mi sentivo come cepiamo allo stato di veglia, è il sogno del Brahman. Nulla è mai
Alice nel Paese delle Meravigl ie. Lo studio dei miei ~ogni mise in nato, dice l'Upan ishad. Bevemmo una cioccolata calda e pastosa,
evidenza che lo stato di interiorità e di esteriorità non si applicano ridendo, senza sapere chi eravamo. Di sse che nessuno, in fondo,
al carattere non duale della realtà del sogno. Ma anche la realtà aveva compreso chi fosse, tutti lo travestivano da mago o da sen-
dell a veglia cominciò ad apparirm i assai complessa: è vero infatti sitivo, ma sperava che un giorno o l'altro, forse dopo la sua mor-
48 49

hz
Gustavo Rol - Il mio primo maestro Lo yoga del sogno

te, qualcuno sarebbe riuscito a spiegare il vero significato dei fe-


nomeni che produceva. "Alla fine della vita vorrei poter lasciare
una dottrina che faccia da specchio allo spirito di una persona.
Tutti devono poter entrare in questa dimensione. Su questo piano
la persona sarà libera da ogni sofferenza, vedrà i propri problemi
come movimenti del divino ... ". Scegliemmo ancora due "sou-
pir" alla crema, perché ci sentivamo felici.

È scesa nelle mie mani


la forma del tuo volto
e sorridendo mi conduce ai sentimenti
aprendosi un varco tra i p ensieri.
La piccola mano scende sulla misura
di ciò che si deve fare,
dice l 'attesa la speranza di alberi popolati d'uccelli
chiare orme di passi lungo il campo.
Insieme cuoceremo le chiacchere sulfiwco
e incolleremo le stelle di stagnola
sulle lung he sottane della notte.

50 51
Gustavo Rol - li mio primo maestro

VIII
UN MESSAGGIO DALL'ALTRO MONDO

Un giorno Gustavo mi disse che il cervello ospita tutte le memo-


rie che abbiamo accumulato. Quando indovinava una malattia,
quando si adoperava pèr ottenere una guarigione, quando si concen-
trava e a volte il suo corpo era preso da un tremore, avevo l'impres-
sione che traesse la verità da un oceano di chiarezza, da un'onda
che veniva da molto lontano. Sentivo che si era trasformato in un
canale, e che gli arrivava un messaggio, proprio come accade nelle
cultme tradizionali, quando l'emisfero destro del cervello si libera
dalla pesantezza dell'analisi e diventa straordinariamente intuitivo.

Per questo motivo gli aborigeni australiani definiscono questa


dimensione come "tempo del sogno", e i canti, i disegni, qualsiasi
cosa ricevuta in sogno, viene accolta come una creazione rivelata
da un antenato.

Quando accadeva che Gustavo dipingesse "alla maniera" di


Ravier, era questo "antenato", questo pittore da tempo defunto a
mettergli tra le mani i pennelli, a stendere i colori sulla tavolozza?
Certo era caduto il muro che separa l 'ovvia realtà del visibile dal-
la prospettiva dell' invisibile.

Ricordo un 'esperienza davvero singolare che feci accanto a lui


quando mio marito si ammalò di gastrite. Gustavo ci convocò a
casa di amici che abitavano nei pressi del Valentino.
Carla a treni 'anni, in una fotografia di Giorgio Avigdor
Chiacchierammo piacevolmente, ma ad un certo punto della
serata egli chiese ai padroni di casa di trasferirci in una camera
che ospitava un ampio tavolo rotondo. Prendemmo posto, e Gu-
stavo vo lle che a ognuno di noi venisse dato un fog lio bianco. La
camera era in penombra, c'erano anche persone che non conosce-
vo, e a tutti vennero distribuite penne e matite. Quando il silenzio
53
52
Gustavo Rol - li mio primo maestro Un messaggio dall'altro mondo

si fece vasto e profon do, io formulai dentro di me una richiesta v~ntato un tema ardente .. Gustavo ed io avevamo entrambi bisogno
che si riferiva alla salute di mio marito. Eravamo immobili , ma d1 cred~re nella. sopra~v1venza, ma lui fu sempre avverso all'idea
dopo qualche minuto Gustavo prese a tremare, poi colpì il tavolo della remcamaz1one. Fmo a quando compii dieci anni fui assoluta-
con un forte colpo della mano, si volse verso mio marito e con mente ce1ta di poter ritrovare in Paradiso non soltanto il mio cane
voce alterata gli disse di guardare nella tasca interna della giacca. ma anche il pesce rosso che avevo vinto al tiro a segno, e forse an~
che il. ba~bolotto di stoppa che era stato dimenticato in giardino,
Ben ripiegato apparve un foglio che recava una sola frase, un alla ~10gg1 a, ed era completamente marcito. Gustavo invece parla-
ordine perentorio scritto in un elegante corsivo inglese: "Non fu- va dt suo padre, un signore bellissimo, alto come lui, ero convinta
mare mai più! ", questo era il messaggio che veniva da un altro che fosse un banchiere.
mondo. La firma era quella di un medico vissuto nella prima metà
dell"800, era stato un amico di mio nonno, a sua volta medico. L~, f~mig!ia di Gustavo apparteneva all'alta borghesia piemonte-
se, c10 1mphcava una ostinata difesa dei "valori" l'uso di una co-
Gustavo è stato spesso considerato un " illusionista", in modo razza di pr~su~zione .nei. casi dubbiosi, e un tratto ~ducato ma algido
del tutto improprio. Quando le persone non sono preparate a in- nelle. relazioni con 1 p1ccolo-borghesi, destinati a scivolare sulla
contri così speciali, è naturale che li classifichino secondo gli co~s1st~nza vetrosa della riservatezza altrui. I tentativi compiuti per
schemi abituali della loro cultura e del loro cervello. Anche con i s~hre. d1. un grad~ nella. scala sociale assumevano talvolta aspetti ri-
miei amici accade che talvolta sia difficile far intendere loro la d1col1, ncordo gh sforzi che fece la moglie di un piccolo industriale
vera natura del mondo. Essi si ancorano alla sua apparenza, come d.a p.oco arr.icchito per trasformare il proprio linguaggio. Un pome-
accadeva a me fino al giorno in cui appresi a usare correttamente ngg10 an~a1 con mia madre in visita da lei, nella sua casa di campa-
la mia intelligenza. Oggi faccio uso dei loro stess i organi senso- gna, e chiedendole com'era stato il tempo ella rispose che era stata
riali, ma in ogni essere avverto la presenza dell 'Uno. "una settimana. di piov~schi intermittenti". Volendo aggiungere an-
che un tocco dt francesismo, soggiunse che era stata una settimana
La verità del vedanta è diversa dal dualismo di Kant, che ave- "affrosa".
va stabili to una disti nzione tra il noumeno e il fenomeno. Al liceo
io mi ero innamorata di Berkeley, e quando conobbi la filosofia
Come ho già detto, Gustavo sapeva essere generoso anche con le
indiana m i sembrò che questo filosofo avesse fatto un buon passo
persone semplici o povere. Frequentava l'alta borghesia ma era se-
verso il vedanta. Egli diceva che gli oggetti non sono altro che
vero.con co!oro eh~ non sacrificano nulla del loro interesse per aiu-
idee che abitano la mente di chi li percepisce, e sosteneva che è
tare 1! prossimo. Gh davano fastidio le persone che continuavano ad
Dio, o il Mentale cosmico, a proiettare tutte le idee. Questa era
ammassare dei beni, a comperare automobili come se avessero ri-
una visione che Gustavo sembrava condiv idere, ma gli ripugnava
nunciato a usare le gambe. Stava emergendo una nuova classe di
che anche Dio fosse un' idea. Da qualche parte gli aveva trovato
ricchi, che giudicava intemperanti e crudeli perché derubavano gli
un posto migliore nella sua fede. altri. "Poche persone si ricordano di ringraziare il cielo per essere
Facevamo spesso dei discorsi sull'Assoluto, perché dopo la mor- state create, sono vittime di un'esaltazione che le spinge ad accu-
te dei mi ei nonni il problema dell 'anima e del suo viaggio era di- mulare denaro, e tutto questo nutre in loro l'orgoglio" . Nutriva mol-

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,
Gustavo Rol - 11 mio primo maestro Un messaggio dall'altro mondo

ta simpatia per il duetto che a casa di mio padre si occupava delle


faccende domestiche, e quando Rina e Lucia sapevano che sarebbe
arrivato " l'amico del dottore" le due donne cambiavano aspetto, si
pettinavano a vicenda, indossavano grembiuli freschi di San Gallo,
accendevano nell' ingresso una candela profumata e parlavano in-
clinando il capo di lato, tra timidezza e devozione. Anche la Rina,
che lavorava come cuoca, usciva dall 'esilio della cucina quando
mio padre e Gustavo volevano congratularsi per l'ottimo pranzo.

A dire il vero io giudicavo i ménu di mio padre abbastanza


noiosi e ripetitivi, talvolta però complottando con la Rina faceva-
mo svettare di sorpresa un soufflé di formaggio o navigare nella
cioccolata delle sfere di chantilly. Di fronte a queste sorprese i li-
neamenti di mio padre si indurivano e per qualche istante la sua fi-
sionomia era completamente alterata.
Poi, di fronte alla gioia di Gustavo, usciva dalla sua maschera di
ferro e mi perdonava. Un giorno venne a pranzo da noi anche De
Vecchi, e l'annuncio suscitò in cucina una grandissima animazione.
Per prima cosa fui costretta a restare nella camera di ménage, che
precedeva la cucina, diffidata dal mettervi i piedi. Rina e Lucia era-
no esaltate all ' idea che venisse a colazione un "quadrumviro", vo-
cabolo che evocava un personaggio quattro volte famoso, che era
andato a piedi fino a Roma e parlava con il Re tutte le mattine. In
realtà Re Vittorio si fidava molto di lui, lo aveva in simpatia e lo
stimava tanto che gli furono conferite tre medaglie d'argento. Ci fu,
tra De Vecchi e Gustavo, un'amabile conversazione, credo ci tro- L'amore mefle le ali per volare oltre le cose del mondo
vassimo verso la fine della guerra, ma io non ero in grado di capire
con quali sottigliezze evitassero i temi brucianti del momento. Ce-
sare Maria De Vecchi per me rimase semplicemente il nonno di Ida,
che era una mia compagna di scuola, un signore dai baffi ispidi co-
me quelli del mio nonno. Gustavo lo divertì con i giochi delle sue
carte, io gli mostrai i quaderni dalle copertine tricolori e lui mi rac-
comandò di voler bene alla patria. Nella sua voce c'era una vena di
malinconia.
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____,_..........-~~------------------­
T

Gustavo Rol - li mio primo maestro

IX
A PRANZO CON GLI ALPINI

Mio marito e Gustavo appartenevano entrambi a una buona bor-


ghesia torinese. Gustavo lo aveva conosciuto poco prima del nostro
fidanzamento, gli aveva dato una delle sue occhiate fulminanti e
aveva approvato la scelta.

Era seguita una colazione che fu in parte un esame, perché Gu-


stavo non amava le persone che non sapevano stare a tavola in
modo corretto e mio marito ebbe modo di esibire tutte le sue buo-
ne maniere. Gustavo si permetteva talvo lta, in presenza di sughi
rovinosi, di infilare una cocca del tovagliolo nel colletto della ca-
micia, ma lo faceva con un gesto annunciato e scherzoso, con tale
garbo che anche mio padre cercava di imitarlo.

Gustavo e mio marito scoprirono in seguito di essere due "al-


pini", parola sacra ad entrambi. Si trattava di una dimensione, di
un'appartenenza, della condivisione di un privilegio. Perché esse-
re alpini è assai più che essere soldati. Una prima scrematura av-
viene già al momento del richiamo, perché sono i ragazzi più for-
ti, che non hanno paura di an-ampicarsi sulle montagne, ad entrare
nel "corpo".
Questa è la casa di San Secondo di Pinerolo in cui la famiglia Rol .si ritirava.d'estate.
Era una campagna elegante, sede fino al 143 della Scuola dt Cavalleria. Il fatto che Gustavo fosse in grado, in occasioni particolari, di
Con i fiori delle ortensie, in questo giardino ho preparato la minestra della mia bambola vedere a distanza, fu molto importante durante la guerra. I tede-
schi avevano catturato alcuni giovani, li avevano accusati di esse-
re partigiani e in quanto tali avrebbero dovuto essere fucilati. Gu-
stavo si presentò volontariamente al comando tedesco affermando
che l'accusa era falsa, ma il comandante era molto perplesso e
continuava a reiterare l'accusa. Per convincerlo della verità delle
proprie asserzioni Gustavo gli chiese di accettarle ad un patto: se

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,,
Gustavo Rol - li mio primo maestro A pranzo con gli alpini

avesse saputo descrivere con esattezza ciò che era contenuto nel po. Ma a un certo punto il guerriero Atjuna si era sentito perso, la
cassetto del suo scrittorio, a mille chilometri di distanza, i prigio- sua an ima si era destata e lui aveva smarrito il coraggio di uccide-
nieri sarebbero stati rilasciati. Così accadde, e alla fine della guer- re. Poteva questa essere la parte femm inile dell 'uomo? Pensai che
ra Gustavo ricevette per questo un riconoscimento ufficiale. la mente maschile doveva essere terribilmente Yang, lo avevo
constatato anche andando ai concerti. Mio marito badava ai con-
Mio marito era entrato poco prima della guerra nella scuola di certisti, alle fasi tecniche, mia madre e io ci lasciavamo trasporta-
Aosta, come i suoi compagni saliva sulle montagne portandosi in re dalla musica e ci abbandonavamo alle nostre sensazioni, era-
spa lla pezzi di cannone ma non riuscì mai a diventare sergente. vamo proprio Yin ...
La sera, infatti, scappava per andare a ballare e il giorno dopo si
trovava in punizione. Gustavo invece era diventato capitano, e gli A quale versante apparteneva Gustavo? Una sera in cui mio
accadeva di trasmettere ai suoi soldati notizie che egli solo senti- padre tardava al nostro appuntamento - dovevamo pranzare alla
va. Anche Mussolini aveva chiesto di riceverlo, e gli aveva detto Pace - vidi che era immusonito e riuscii a fargli dire quale fosse
con franchezza che la guerra sarebbe stata perduta. la causa del suo umor nero. Confessò che era deluso dal fatto che la
gente gli ponesse sempre le stesse domande sugli spiriti, gli ap-
U na sera Gustavo chiese a mio marito di parlargli della prigio- porti, i fenomeni della sua pittura, e non va licasse mai il confine
nia, che aveva vissuto prima con i tedeschi e poi anche con i russi. di una domanda che restava puramente mondana.
Il racconto di tante sofferenze, della fame, di un inverno senza "A volte mi pare di aprire le braccia, persino di gridare, ma non
scarpe, creò tra loro il senso di un'amicizia fraterna, di una dignità accade nulla. Le persone si arrestano di fronte a llo spettacolo, non
ritrovata grazie alle energie e alla vo lontà fisica e spirituale di so- si chiedono ch i sia veramente il burattinaio, o che cosa ci sia nella
pravvivere. Mio padre era stato medico di prima linea durante la mia anima. Il cervello dell a gente è così fortemente condizionato
guerra del '15, sapeva bene che cosa fosse la guerra e quello che da non offrire spazio a ciò che va oltre il fondale della scena. Sem-
significavano le sue mostrine rosse. Quella sera i tre uomini con- bra di vivere in un mondo di ciechi".
sumarono una sorta di patto, un'intesa che avrebbe sempre alimen-
tato la loro amicizia. Essa rive.l~va l 'esi~e~za .di una di.ID:ensione A llora per rallegrarlo gli narrai una delle mie storielle indiane.
maschi le del vivere, come eredita o santuario d1 una trad1z1one an- Un giorno il signore Kri shna chiese a tre ciechi di toccare una
tica, non solo umana. Si erano salvati perché avevano sganciato te- cosa che la gente chiamava elefante e di descriverla con preci-
stosterone e adrenalina, e avevano messo fuori gli artigli e i denti, sione. l i primo di questi sventurati toccò un orecchio e disse che
proprio come aveva fatto milion i di anni prima il Tirannosaurus l'elefante era un ventagli o. TI secondo toccò una zampa e disse
rex quando aveva capito che quello era l' unico modo di salvarsi la che l'elefante era una colonna. Il terzo infine toccò la proboscide
pelle. e disse che l'elefante era un grosso serpente. Questo era dunque
il modo in cui comunemente si ragiona. Gustavo ritrovò il buon
Io praticavo lo Yoga, avevo letto la Bhagavad Gita, abitavo su umore, arrivò mio padre e persino al ristorante si ordinò le sca-
un altro pianeta. Pensavo che le guerre soddisfacessero il bisogno loppine.
di scaricare l'aggressività, e questo poteva essere collegato al cor-
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t ~~------------- ..........._
Gustavo Rol - Il mio primo maestro A pranzo con gli alpini

Gustavo approvò con entusiasmo l' idea che io volessi lavorare te. ~u lui ad offrirmi il mio primo lavoro, cosa che avvenne do
. d' . . po
e gli piacque che vo lessi approdare a ll 'Ol ivetti. Negli anni ' 50 un incontro per me in 1ment1cabile, al quale mi ero presentata
tutti conoscevano Adriano Olivetti come "l' ingegnere'', così co- con ~remore. Ero stata filtrata, in precedenza, da una serie di col-
me " l' avvocato" fu poi Gianni Agnelli. La figura di questo inge- loqui con personaggi severi, e ne ero uscita ogni vo lta con rassi-
gnere è rimasta dentro di me come una radice affondata nella mia curazion i assai vaghe.
terra affettiva. I dissensi tra i miei gen itori mi davano la sensazio-
ne che nella tela della mia vita ci fossero dei buchi e vivevo in at- ~uando entrai finalmente nello studio dell ' ingegner Adriano
tesa di qualche prodigioso rammendo. subito le nebbie si dissiparono e nella trasparenza vetrosa del suo
immenso ufficio apparve lo sguardo azzurro di quegli occhi. Aveva
Mio marito era riuscito a penetrare con il realismo del suo ca- uno sguardo schietto, che allargava il cuore di chi si sentiva pulito
rattere sotto la superficie della mia impotenza dolorosa, fornen- den~ro. Ed era certo che ti vedeva com'eri. Non so come, gli volli
domi la possibilità di formare con lui la "coppia" che non avevo subito ~ene: ~n ~na maniera infantile, di sentimenti rimasti a lungo
avuto come genitori. Ma in qualche modo io continuavo a cercare scoperti, pn~1 d1 destinatario. Gustavo non se ne meravigliò, sape-
il " padre". Mi preparai all ' incontro con il lavoro all ' Olivetti re- va che la mia questua dolorosa di una figura paterna aveva trovato
staurando il tedesco e il francese ma a quel tempo la stenografia una sosta, un riposo.
era un elemento essenziale in un curriculum, paragonabile a ciò
che è oggi il computer. Andai a lezione durante le vacanze: cin- Lavorai per l' ingegnere al giornale che egli aveva fondato per
que piani di scale in una piazzetta che sapeva di pesce, poi il fa- le elezioni del ' 56. Quando lo conobbi aveva già inventato in mo-
scino di quelle abbreviazioni curiose, una vecch ia signora incan- do totalmente nuovo la fabbrica e il lavoro. La mensa e la biblio-
tevole, le matite dalla punta perfetta, docili al chiaro-scuro. t~ca _erano spazi incantevoli, e faceva anche per la sua città buoni
~1ani perché aveva buoni ideali . Olivetti pensava a una struttura
Il pomeriggio prendevo lezione di tedesco, incontravo I' anzia- integrata, a un tipo di impresa associata a una vera comunità. La
na insegnante in un caffè sul mare, i ciuffi delle palme muoveva- democrazia cristiana sorse in armi contro il movimento di Comu-
no l'aria e io resuscitavo dentro di me la presenza della Liesel, ~ità, l'!n!Segnere venne accusato di qualunquismo, e poi di essere
l' attenta guardiana della mia infanzia. Con lei, con mio padre e il p~~s1b!le al~eato di una sinistra totalitaria. Faceva paura al pote-
con Gustavo molti anni prima eravamo andati più volte a casa di re c10 che egli aveva fatto nel Canavese e in Lucania nei "labora-
Mario Loria, l'amico ebreo che riuscì poi amettersi al riparo dal- tori sociali" che testimoniavano l'efficacia e il valo~e di metodi
le persecuzioni. Credo che il bisogno di parlare tedesco avesse, istituti, strutture nuove, che il regime guardava con sospetto. '
tra le sue motivazioni, quella di perdonare un popolo che ci aveva
dato i più grandi musicisti della storia, ma aveva anche a che fare Camminavo nella neve, quando dalla finestra di un albergo ven-
con emozioni che erano state represse. ne la notizia. L'ingegnere era morto su l treno che lo conduceva a
Losanna. Perdevo un amico della mia anima ma non l'avrei mai
Nonostante io abbia avuto con " l' ingegnere" pochissimi incon- dimenticato. Le persone che abbiamo amato' restano con noi per
tri , so che proiettai su di lui l' antico desiderio di un padre presen- sempre.
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~----------------i-.
Gustavo Rol - li mio primo maestro
A pranzo con gli alpini

Ora anche i luoghi dell'infanzia di G ustavo parlano di lui, a una


canta, lungo il filo della processione che egli ebbe "I' I ·
strada è stato dato il suo nome, poco oltre Io ricorda anche una d. · d · · ,, . ' a ma nutrita
1 m om1to ardir ... Nel bar dei camionisti è entrato ora un sene-
piccola piazza. Mi piace, camminando, gustare il profumo del luo-
galese allan:ipanato, nero come l'inchiostro, come ai tempi di Gu-
go, lasciare che i ricordi vadano all ' indietro, oltre la vita del bam-
stavo se ne mcontravano soltanto a Marsiglia.
bino G ustavo, quando qui venivano i suoi "vecchi", come si dice-
va un tempo. I carri di fieno rimbombavano sui ciottoli e a una
svolta apparivano le palizzate sconnesse deg li a lberi. Ci sono an-
cora i corvi, pronipoti di quelli che vide G ustavo, sono padroni
dell ' inverno anche oggi, si appollaiano sugli steccati e poi partono
tutti insieme, in altissimo strepito d'ali .

1 lumi, alle finestre, non sono più fiochi come allora, né vengo-
no verso di me i profumi ardenti dei lucidi caldai di rame in cui si
cuoceva la polenta. Ma il bambino-Gustavo vive fuori dal tempo,
porge la p icco la mano alla balia Caterina, e quando viene l'ora di Dissero che avevi lasciato la terra,
fare i compiti va alla finestra, appanna il vetro con il fiato e poi ma erano giorni di venti leggeri,
con il dito delinea i segni caba listici del proprio futuro. San Se- di foglie che ancora vole vano il ramo,
condo di Pinerolo per i suoi nonni era una meta di vacanza, c'è ed io sapevo che la tua anima bella
l'aria buona, neppure oggi ti rapisce lo smog, i nonni ci arrivavano avrebbe tessuto ancora il filo radioso
in carrozza, si chiamava " la V ittoria" e aveva odore di cuoio.
della nostra amicizia.
"Aria di paese", dicevo, ci sono le bici appoggiate al muro, al ta-
volo di un bar che non possiamo più chiamare osteria si gioca an- Perchè non fu tra noi un tempo d'ore
cora alla morra, le mani sono libere ne l loro linguaggio gestuale, o di giorni, ma liquide gocce
pietra carta forbice, due bottig lie già appaiono vuote. La domenica di un tempo senza durata, sole e stelle,
è rimasta la stessa, la vita diventa soc ia le, le ragazze stanno impa- stagioni venute a noi dalla volta celeste
rando com 'è la vita, qualche automobile arriva dalla città, scaric~
gente che aveva nostalgia della propria casa ancora chiusa ali 'in-
verno. Poi tutti vogliono vedere il mercato, qualcuno acquista due
biglietti della lotteria, non è quella per diventare mi lionari ma per
vi ncere l' uovo di Pasqua. Due cam ionisti stanchi, dai volti segnati,
fanno colazione con una bistecca e due uova sode, guardano vora-
cemente il piatto e due zi ngarelle dal gonnell ino luccicante.
La statua di "San Secondo", nel suo ab itacolo di marmo, in
chiesa rabbrividisce, non è bastato diventare un martire? La gente
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Gustavo Rol - Il mio primo maestro

X
GIORNATE ROMANE

Talvolta andavamo noi a prendere Gustavo in via Silvio Pelli-


co. Non erano ancora gli anni '60, io avevo mio figlio ancora pic-
colo ed ero bella come tutte le madri giovani. Andavamo a cena
alla Pace, che era vicino a casa sua e si mangiava benissimo. Gu-
stavo mi esibiva, mi accarezzava i capelli biondi e sospirava. Mio
padre, all 'altro capo del tavolo, faceva la faccia del mastino che
sa sorridere ma ha voglia di mordere. Mio marito era felice, aveva
g li occhi verdi ridenti.
Qualche volta Gustavo faceva degli scherzi agli avventori, spe-
cialmente se erano persone che non conosceva. Aveva voglia di
giocare con loro, di prenderli all'amo con i suoi prodigi favolosi.
Talvolta scriveva dei messaggi sui loro tovaglioli ancora ripiegati,
poi consigliava loro di dispiegarli e tutti tramortivano dallo stupo-
re. Oggi sappiamo che la realtà è illusoria, che siamo tutti immersi
in una rete in cui la comunicazione è possibile anche a grande di-
stanza, ma a quel tempo la realtà era soltanto quella delle cose che
si toccano.
Una sera descrisse tutto quello che una certa signora aveva nella
sua borsetta, naturalmente aveva scelto una donna molto bella e il
Un attico per g li amici davanti al/a f ontana di Trevi marito lo guardò pieno di sospetto, come se fossero appena usciti
da una garçonnière. Per liberarlo dall'ansia Gustavo gli disse quan-
ti soldi ci fossero nel suo portafoglio, fino all' ultima lira, e gli chie-
se perché tenesse in uno scomparto la fotografia di una nonna. Finì
che il signore ordinò una bottiglia di spumante e brindammo tutti
insieme alla salute dell'impossibi le.
Questo accadeva molto prima che Federico Fellini si rivolgesse
abitualmente a lui. Ma quando andai a Roma per il mio giornale e
pranzai con il regista e con Marcello Mastroianni sul set della
Dolce vita, la prima domanda che egli mi rivolse riguardò Gusta-

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Gustavo Rol - 11 mio primo maestro Giornate romane

vo. L'inconscio di Federico era un Oceano di memorie ancestrali e ceva I~ cose sciocche che la gente comune esprime quando non
di emozioni, ed egli ne aveva tratto i fantasmi di molti dei suoi ha figli. e se ne consola ridendone. Non c'era nulla da ridere, Gu-
film, tra i qua li Giulietta degli spiriti. Prima di avviarne la lavora- stavo dice~a che le cose stavano così e che tutto aveva un senso.
zione aveva intervistato maghi e presunte streghe in mezza Italia. In queste circostanze mi pareva un illuminato.
Federico era tra coloro che sanno guardare oltre il visibile, abi- U~a volta mi disse che anche non avere avuto figli poteva espri-
tava l"'arké", il principio della creazione, ma a differenza dei Gre- mer~!, ~ome un dono. E ~he tutto ciò che accade ha una sua "pree-
ci, ai quali bastava credere, ne viveva il dinamismo. E pur avendo- terrnta . ~on. lo comp~·es1, a quel tempo, ma molto più tardi. Penso
ne grande paura accettava che vi fosse il male, la patte oscura di volesse d1rm1. che ogni cosa si fonda sulla volontà del Signore, ma
questo Dio che si era smembrato per aiutare tutti gli esseri umani. questa ~on ~1 fonda su nulla. Essa è semplicemente vicina a cia-
Credo che lui e Gustavo avessero, nei confronti della fede teologi- scu~o d~ noi sotto .forma .di misericordia. In fondo, ripensandolo
ca, lo stesso stupito riserbo, ma non avevano alcuna voglia di rifu- oggi, m~ ~are che li pensiero di Gustavo fosse per alcuni aspetti
giarsi nell 'idea dell'evoluzione o nel tepore del misticismo. Nes- 1~1ol~o v1~mo al sufismo. Quando ci guardava in occas ione di una
suna " idea" è veramente accettabile, perché ogni proposta di ori- nu.m.one. m cui avrebbe compiuto i suoi "esperimenti" - detestava
gine mentale genera fatalmente un conflitto. Perciò se ne stavano c~1 1t ~h1amava giochi - e.i guardava con occhi assenti, trasognati, e
semplicemente a guardare le cose del mondo, ridendo o soffrendo s1 ~a~1va che era entrato m contatto con la tela di fondo della vita.
come i clowns del circo nell'intervallo della rappresentazione. Poi ntornava verso le creature come se fosse vestito di luci che
Certo, con gli occhi di oggi, li sento come allievi diretti di Dio. schermava per non intimidirci. Non mi diede mai, in nessuna cir-
Entrambi avevano scavalcato il dopo-scuola delle religioni istitu- c.o~ta~za, l'impressione di chi si crede portatore privilegiato di ve-
z ionali, riservandosi in modo estremamente libero soltanto i bene- nta, ~1 unto del Signore, e indossava la propria predestinazione e il
fici della loro protezione, e avevano conservato qualcosa di gio- propno ?ecreto co~ l '.umiltà di un santo chiamato, chi sa perché, a
condo nell 'eserciz io dei loro peccati. Credo che Gustavo non li nascere m una bellissima casa anziché in una stamberga. Mi faceva
abbia mai considerati tali , ridendo li definiva mancanze, qualcosa pensare a un. falegname, a un artigiano che ha ricevuto inaspetta-
di simile al furto della marmellata da parte di un bambino. Tutta- tamente degli attrezzi preziosi, idonei al suo lavoro. Anche quando
v ia aveva un senso del sacro mo lto profondo, e un grande rispetto ~reque.ntò casa Ag~~lli conti~uò .a sembra1mi un discepolo, uno tra
per la maternità. Benché adorasse sua moglie, non avevano avuto quelli della Panca , come .s1 chiamano tra i sufi coloro che aspet-
figli. Ricordo ancora lo sguardo che gettò sull 'universo dalla mia tano sulla P?rta. de~ Parad~so, capac i di un 'ascensione spirituale
pancia quando mio figlio stava ormai per nascere, perché rimpian- come preludio d1 un ascensione celeste.
to e malinconia apparivano incisi nell 'espressione del suo volto. Pochi giorni prima che lasciasse la terra ebbi la straordinaria
Guardava con invidia mio padre, che era diventato nonno, e pen- fortuna di poterlo salutare nella sua camera delle Molinette. Una
sava che lui non avrebbe ma i potuto conoscere questo aspetto del- persona molto speciale lo assisteva con grande amore, ma in quel
la vita. momento era solo. Non lo vedevo da molto tempo, egli era entra-
Qualche vo lta lo incontrai in corso Vinzaglio, dove mi spinge- to nel recesso più intimo di se stesso e mi fu subito chiaro che
vo con la carrozzella del bamb ino. Capivo che c'era una certa for- stav~ vedendo il suo Signore con la luce stessa del suo Signore. I
zatura nel considerare ogni situazione provvidenziale, ma non di- mun della camera si dilatarono, direi che stavano scomparendo
68 69
,
Gustavo Rol - Il mio primo maestro

nello spazio, nella stanza non c'era quasi nulla di ciò che viene. d~­ XI
finito reale, secondo la consuetudine. La camera si fece grandissi- IL LETTO DEL MAESTRO
ma, c'erano soltanto gli occhi di lui, liberi da ogni passato, memo-
ria, persino affetti. . . Una sera, ritornando da Assisi, dove Jean Klein aveva tenuto un
Mi fermai pochi minuti, il respiro mi si arrot?lava m ~o la. Evi- seminario di alcuni giorni, il Maestro manifestò il desiderio di ve-
tammo entrambi le parole, come si sca1tano le pietre che m monta- dere la nostra casa di campagna vicina a Piacenza. Dato che l' iti-
gna, salendo, ostacolano il cammino. Gustavo non avev~ più bis.o~ nerario del ritorno verso Torino sfiorava quella residenza, Klein
gno del suo io. Ci fu soltanto qualche carezza delle mani, le radici disse che in futuro quello avrebbe potuto essere un luogo adatto ai
delle dita portarono il saluto dei corpi. nostri incontri. In realtà non si tratta tanto di una casa quanto di un
castello di famiglia che mio marito ed io abbiamo restaurato im-
piegando tutti i nostri averi, vendendo, grazie alla generosità della
mia famiglia, anche la casa di Pianezza in cui mia madre e sua so-
rella avevano vissuto la loro infanzia, ancora prima di me.

Eravamo a febbraio, la nebbia e il freddo fasciavano la casa ir-


rigidendola in un busto di gelo, ma una fiammata nel grande ca-
mino della cucina ci illuse di potervi passare la notte. L'amore
per il Maestro era così intenso che destinammo alla sua camera le
uniche due stufe della casa e noi restammo a rabbrividire l'intera
notte nell ' immensa cucina. Quando la luce dell'alba iniziò a far
scorrere sui vetri le prime lacrime, il sacrificio rivelò lentamente
la sua patetica qualità di incanto porgendoci i colori degli affre-
schi, i profili dei personaggi che si inseguivano sui muri con le
loro lontane esistenze.

Quando deciframmo nel si lenzio i passi di Klein subito ci fu


uno strepito di tazze tra i fumi del caffè, altri andarono e ritornaro-
no rapidi dal paese vicino con piccole brioches gaudiose che signo-
reggiarono lo spazio con il loro profumo. Poi il Maestro guidò il
drappello lungo i corridoi e i saloni in cui s'erano destate altre im-
magini, esse assistevano al nostro passaggio da una sfera tranquil-
la, alcune venute da Oriente con i primi turbanti e i primi narghilè,
mentre l'impiantito ancora gelido ci invitava a scivolare e i mobili
esprimevano repentini schianti di protesta dalle bocche dei tarl i.
70 71
Gustavo Rol - Il mi o primo maestro Il letto de l maestro

Da quel giorno, anzi da quella notte, il letto di ferro in cui ave- tradizione delle fond ute so lforose servite in un cratere di crostini
va dormito Jean Klein rimase per sempre "il letto del Maestro", e fritti, ai prodigi ~lcanici di ~limen_ti pe~· me divenuti indigeribili.
tutti coloro che vennero anni più tardi ai miei seminari sempre Per tutto ti resto, mvece, la mia pratica d1 yoga era stata fina lmente
chiesero se quella stanza e quel letto fossero ancora liberi , come accettata. Il mio amico ammise che non prendevo il raffreddore
se una particolare memore tenerezza fosse stata infusa in quel che dormivo benissimo, che potevo lavorare senza stancarmi, ri~
luogo, e ancora vestisse indimenticabi li coperte, quadri e legni e dendo dicevo che mi sentivo forte come il suo Napoleone!
pietre, e due grandi vas i di vetro in cui " il mare di Zena" vive tut-
tora di sabbie e di conchiglie fossili. Le raccogliemmo quando Gl i dispiaceva invece, che io non avessi alcuna passione per la
mio marito, il futuro nonno G ianmario, fece scavare un pozzo storia, e che non fossi in grado di sensib ilizzare neppure mio fi-
profondo per dare acqua sana alla bimba che sarebbe tra poco ar- glio, allora completamente indifferente alle guerre degli Oraz i e
rivata dal cielo e si sarebbe chiamata Caterina .. dei Curiazi. Trovammo un 'intesa quando egli mi regalò alcuni li-
bri di storia de ll 'acte, e nobili avanzi romani e tronconi di statue
Di tutto questo, e dei lavori che si decidevano al castello di Ze- trovarono posto ne lla mia anima. Una domenica Gustavo mi con-
na, sempre parlai con Gustavo, e so che egli se ne rallegrò non so- dusse a vis itare le piazze di Torino, e mi resi conto che non avevo
lo con me ma anche con mio figlio, per bocca di una signora dota- mai saputo vederle. Eravamo negli anni '5 0, Ro l e mio zio Edoar-
ta di capacità sensitiva che visitando il luogo gli testimoniò il do, che era un eccellente pittore della domenica, erano amici di
compiacimento di lui. Gustavo sapeva de lla festa intito lata a "I li- Vellan. Lo incontrammo proprio mentre schizzava su un foglietto
bri deg li amici" che si teneva a metà settembre, quando invitava- le linee di Porta Palazzo, che Tartufari definiva già a quel tempo
mo letterati e saggisti che avevano scritto durante l'anno libri inte- " una specie di Shangai senza riposo".
ressanti, e ci pareva utile farli conoscere agli amici che leggono ..
Così, visitando con Gustavo le piazze in cui i cavalieri della sto-
Con de lizia dei librai allestivamo persino una bancarella, e nei ria apparivano issati su troni impervi o su alti destrieri, maturò fi-
giorni che precedevano l' incontro, con l'aiuto di un surgelatore e nalmente la possibilità di trovare almeno un sette di storia sulla m ia
delle mani esperte de lla custode preparavamo un pranzo destinato pagella. Crebbe allora la curiosità di conoscerla attraverso l'epoca
alle quattrocento persone che avrebbero invaso il castell o. Non so degli oggetti che rivelavano la bravura degli a1tigiani e l'eccellenza
come K lein venne a conoscenza della mia passione per la cucina dei mobili che cercavamo insieme nelle stradine di una Torino ri-
e da allora mi affidò costantemente la composizione dei mènu nei masta segreta, ma anche nelle cascine delle Langhe e dell 'Astigia-
nostri seminari. no, dove si poteva trovare un cassettone zoppo e squinternato che
offriva un riparo alle galline.
Gustavo invece guardava con occhi malinconici le proposte die-
tetiche che lo yoga consiglia, diceva che le mie minestre erano di- Rol mi insegnò a d istinguere gli stili, ma soprattutto ad ascol-
ventate "di stratte", che le polpette di miglio erano cose da fi lo- tare le voci dei legni che cantano nelle gambe delle sedie, creatu-
drammatici, che i dolci erano di taglio "casereccio". Smisi di insi- re vive an imate dall'amore dci loro seicentesch i o settecentesch i
stere con le mie proposte salutiste e restituii ogni responsabilità alla esecutori . Perché ogni cosa è degna di rispetto, con qualche esita-
72 73
Gustavo Rol - Il mio primo maestro

zione verso il tarlo raffinato che consuma il suo pranzo su un ~­


" XII
volino in legno di rosa. A volte penso che lo spirito di Gu~ta~o sia UN PICCOLO PASSO PER ANDARE LONTANO
sceso anche nel cuore del falegname Beniamino, creatura md1men-
ticabile, semplice e amorevole, che a Zena restaurò in modo im-
pareggiabile le teste leonine dell'antico sof~tto. ~el salone. Tutto Gustavo era andato in guerra come c'àpitano degli Alpini. lo
è per sempre, egli è ancora là. La sua vecchia bicicletta lo attende avevo un figlioccio di guerra che era stato il figlio della mia balia.
sotto il portico, in giardino. Una balia veneta, con tante sottane e una giacchetta di coniglio.
Mandavo a suo figlio dei calzettoni di pecora che "tenevano" la
neve della Russia. Mio padre aveva fatto la guerra del '15, medi-
co di trincea. La madre di quella che sarebbe diventata mia suoce-
ra aveva perso i suoi tre figli maschi, a causa della guerra. Uno di
loro aveva ricevuto la medaglia d'argento al valor militare. Ama-
vamo tutti la patria. I miei nonni avevano dato alla patria i loro
anelli d'oro e le cancellate del giardino erano diventate cannoni.
La patria era un'idea meravigliosa, resisteva anche alla vergogna.

Era la vergogna degli anni '40, quando volevamo salvare gli


amici ebrei. Gustavo sapeva che mio padre aveva aiutato Mario
Loria, che la famiglia di Virginio Tedeschi era stata per qualche
tempo nascosta nell 'ospedale di Chivasso prima di salvarsi in
Svizzera. Mia madre mise in salvo la mia istitutrice tedesca, che
era ebrea, e la aiutò ad emigrare nell'isola di Giava.
Mi chiesi perché avesse dovuto mandarla in un paese così lon-
tano, piansi per molti giorni, ma Gustavo disse che tutto ha una
ragione, che tutto va verso il bene. Infatti a Giava. Liesel incontrò
il medico inglese che mia madre le aveva presentato a Torino due
anni prima. Si sposarono, e furono felici.
Gustavo mi diceva spesso che tutto era bene, in un certo senso
anche il male. Lo considerava una specie di servitore del bene. Ho
impiegato una vita per capirlo, d'alh·a parte lo spazio occupato da
un passo è molto piccolo, perciò occorre uno spazio lunghissimo
per andare lontano. Lao Tzu diceva che per avere la comprensione
è necessario l'ignoto, e io ci sono stata dentro a lungo. Avevo bi-
74 75

-.
Gustavo Rol - 11 mio primo maestro Un piccolo passo per andare lontano

sogno di tempo, e di lasciare che la rabbia si spogliasse. M i ango- Sapevo che i "poteri" di Gustavo si erano sviluppati dopo un
sciava che il Duce, che mi aveva guardata negli occhi, si fosse al- incontro in un caffè di Marsiglia con un personaggio rimasto sco-
leato con Hitler. Cercavo ciò che non si può ottenere, che deve ve- nosciuto, perciò pensai che il turbamento che egli aveva percepito
nire da solo, come la frutta: "Non è neppure sufficiente che sia ma- in quell 'occasione fosse stato originato da una "trasmissione".
tura, devi fare come le mele, che dopo aver lasciato l'albero devo- Forse si era trattato di un collegamento iniziatico.._dovuto a un su-
no ancora riposare sulla paglia". fi , a un Maestro.
Gustavo diceva che per capire occorre che trascorra molto tem-
po. Lo tormentavo spesso con il problc~a .d.el mal~, lo.arr.otolavo Gustavo era molto giovane, allora, non aveva le difese che tra
nella mente esam inando tutte le sue poss1btl1 comb111az10111, anche gli Occidentali vengono create da lla logica, la sua mente non era
se mi rendevo conto d i essere una preda, inseguita da un cacciato- ancora asservita, era libera. Per questo, a proposito dell " incontro,
re ottuso come la ragione. La mente è sempre la preda di un even- pensai che si fosse trattato di un sufi, perché in questo tipo di re-
to anzi di una parte di esso. L'altra parte è tagliata fuori, ma non lazione il neofita compie un salto di qualità che oggi potremmo
' '
sa di essere sospesa. dire quantico, senza che ci sia stata un ' iniziazione verbale o ritua-
le. Quando, dopo aver parlato con lo sconosciuto, Gustavo entrò
In questi giorni ho letto qualche articolo di archivio sul.l ' ami c~ da un tabaccaio e acquistò il suo primo mazzo di carte, quando
Ro l. Il prestigiatore, il mago, so che i titoli ve~gon? fatt~ da eh~ rientrò nella camera de lla pensione si avvide di "conoscere" il se-
impagina il testo, ma questi attributi offendono ti mio arn i e~. Lu~ gno e il valore dell ' ultima carta del mazzo; questo fatto determinò
era un Maestro e non aveva bi sogno di coordinate culturali o d1 il suo distacco dagli uomini comuni. Forse fu in questo modo che
' .
memorie per esercitare le funz ioni che gli erano proprie. Lui era egli entrò a far parte di una "tradizione" . Nell 'antica società ara-
in cammino verso un 'esistenza particolare fi n da quando era bam- ba, infatti, gli uomini si distinguevano per la conoscenza, non per
bino le situazioni contingenti non avrebbero mai potuto obbligar- la ricchezza o le apparenze esteriori.
' .
lo a scelte incoerenti rispetto al suo spirito. Così fu anche nei con- Probabilmente il fatto di essere "entrato" nella dimensione meta-
fronti della scelta che il padre g li aveva imposto nel campo del fisica della vita lo persuase in modo naturale a lasciare il lavoro del-
lavoro: per alcuni anni la rispettò per amore di lui, ma nel '34 la banca, e in seguito a considerare il denaro in un modo totalmente
sentì che "doveva" guardare dentro di sé e seguire le orme del libero dalle consuetudini del mondo borghese in cui era nato.
proprio cammino interiore. . .
C i furono molte occasioni in cui mi parlò di Dio. Non assom i- Se scelse, per vivere, di occuparsi di antiquariato, questo fu forse
gliava affatto a quello della chiesa, anche se evitò sem~re di g iu- il modo più utile per consentirgli di uscire dall 'attualità di un
dicare l' istituzione o di mettere un sacerdote alla berlma. Il suo mondo vestito di ignoranza. Questo lavoro era conforme alla sua
Dio era piuttosto il Creatore, e anche se questo non prevedeva la natura, era spontaneo, era il suo "svadarma", quello che Aristote-
possibil ità di conoscerlo era invece assai viv~ q~e ll.a di po~e~· co- le definiva I '"atto proprio" d i un essere, atto che corrisponde ad
municare con Lui. Ci fu un momento, durante 1 prurn anm d1 hceo, una vocazione rispetto alla quale il profitto materiale appare del
in cui mi innamorai dei sufi, leggevo A l- Gazhali e Rumi , e so- tutto secondario, semplice conseguenza di ciò che è passato dalla
prattutto René Guènon. potenza all'azione.
76 77
Gustavo Rol - Il mio primo maestro Un piccolo passo per andare lontano

Gustavo voleva bene a mio padre, ammirava la generosità del stato il suo turbamento. Come è possibile sentirsi traghettare nel
suo modo di essere medico, sempre disponibile, capace di rinun- mondo d~ll ' incommensurabile senza essere sconvolti? Scoprire,
ciare al riposo per restare un ' intera notte accanto a un malato. Di come scnsse Ibn Arabi, che noi viviamo come se esistesse soltan-
tanto in tanto aveva vogl ia di premiarlo e lo persuadeva ad acqui- to l' involucro del frutto, mentre ciò che davvero leg ittima la sua
stare un certo mobile, un vaso antico, un quadro. Oggi sono io a esistenza è la parte nascosta, la polpa e il nocciolo?
custodire uno splendido servizio inglese di piatti d' argento, che
naturalmente dormono nella cassetta di una banca. Io stessa dor- Oggi mi sento molto più vicina a Gustavo di quanto lo fossi
mo sotto una "sacra famiglia" di fattura seicentesca che Gustavo quando ero giovane. È come se appa1tenessimo a una "casa" comu-
gli regalò con una dedica affettuosa,vergata di suo pugno sul retro ne, anche se lui abita all'attico e io occupo un appartamento al
della tela. piano terreno. Ed è realmente al piano terreno che abito oggi, e
L' incontro di Marsiglia, dove Gustavo lavorava come impie- questa è la casa dove egli viveva l'amicizia con mio padre. Il ta-
gato di banca perché così aveva voluto suo padre, fu dunque al- volo .da pranzo è lo stesso di allora, e ogni volta che vi prendo po-
1' origine di una conversione di energie, di una metanoia o passag- sto ncordo che sedeva qui, a capotavola, e lo vedo dispiegare il
gio dal mentale al divino. È una fase necessaria allo sviluppo spi- g~ande t.ovagliolo di fiandra che s'usava a quel tempo. Copriva le
rituale di un essere, ma è un momento che può indurre una sorta gmocch1a del commensale per raccogliere qualsiasi briciola che
di angoscia. vi fosse caduta.
A proposito di questo momento si dice che Gustavo abbia pro- Su un angolo era ricamato il monogramma della nonna Caroli-
ferito le paro le riportate in alcuni dei testi che parlano di lui: "Ho na, CMV, una volta Gustavo scrisse una frase nell'aria e la fece
scoperto una meravigliosa legge che lega il colore verde, la quinta scendere sul telo, come se l'avesse stampata uno spirito. Lo face-
musicale e il calore". va ~nche quando andavamo a mang iare a "La pace", e si divertiva
Credo che la scoperta del Potere possa generare un turbamento, a dtre che cosa avesse in tasca il signore che sedeva all'altro tavo-
al tuo primo impatto con il Principio. Ma quando capisci che la lo. Per questo lo vedevano come il Mago Merlino, ma io so che
persona è soltanto memoria, e appare in lei il testimone, e in esso il lu i abitava semplicemente al centro, dove vivono la grazia e
suo essere uno, resta soltanto l'Essere, il flusso e lo scorrere della l'onnipotenza del Signore.
sua corrente. Senti che devi rinunciare alla mente, al tuo nome, a
tutto ciò che credevi "tuo" per fare spazio all'assoluto, ma nello G uardando il tavolo che abita oggi nella mia sala da pranzo mi
stesso tempo sei pieno di gioia, di quella gioia senza oggetto della sono .ricor~ata ~el modo in cui Gustavo, quando faceva degli
quale parlava anche Jean Klein, e certo Gustavo la conobbe. espenmentI, decideva la di stribuzione dei posti. Essa non era mai
casuale, forse egli voleva valutare e distribuire le energie di cia-
Durante lo sfollamento io avevo studiato con Virginia Galante scuno di noi per creare un circuito, o forse anche perché potessi-
Garrone, avevo pianto leggendo il Paradiso, perciò le parole di mo entrare e connetterci con un certo vicino in modo particolare.
Gustavo mi ricordarono ciò che Dante disse quando sulla soglia
del Paradiso percepì "la novità del suono e il grande lume" e Bea- A volte Gustavo si dive1tiva a miscelare gentilezza e ironia con
trice dovette soccorrerlo con le "sorrise parolette brevi", tale era tale accortezza e misura che l' interlocutore si sentiva incerto non
'
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;p
Gustavo Rol - Il mio primo maestro Un piccolo passo per andare lontano

sapendo se essere o meno il bersaglio delle sue piccole frecce. A


volte diceva cose che sembravano tratte da un libro Zen. Affer-
mava che molta gente ignora di avere una testa, che la utilizza
soltanto per poggiarvi il cappello. In ogni caso, diceva, quello che
è importante è lo spazio della testa, non i pensieri. Lo spazio è in-
distruttibile, ci fracassiamo soltanto le ossa.
Anche quando compiva un gesto di generosità, o faceva un re-
galo costoso, lo mascherava con l' umorismo, in modo che il de-
stinatario non si sentisse in imbarazzo.
Quando una persona afflitta gli raccontava la propria storia, mo-
strava una pazienza infinita, era come se si trovasse sempre nella
Luce e fosse il cielo a vestirlo. Gustavo credeva profondamente
nell'energia della preghiera, aveva un senso religioso della vita che
andava oltre quello della chiesa ufficiale. Alla vigilia del mio ma-
trimonio, quando andai a confessarm i perché questo costituiva al-
lora un obbligo, e gli riferii le domande del prete che mi avevano
scandalizzata tanto da allontanarmi inviperita, si mostrò addolorato
e mi diede l'indirizzo di un domenicano di ben altra formazione e
cultura.
Si trattava di Padre Pera, che parlava come lui con ironia della
stupidità del mondo, e rimase poi il punto di riferimento della mia
filosofica e incerta giovinezza.

li fuoco della trasformazione

80 81
t
Gustavo Rol - li mio primo maestro

XIII
IL SENSO DEL DIVINO

Oggi mi spiego cose che a vent'ann i non comprendevo, ma da


quando percepisco la natura sottile degli esseri avverto che in ogni
istante veniamo comunque fi ltrati dal divino, che tutto passa attra-
verso il Verbo. Perciò mettere una persona spiritualmente sana e
forte accanto a una persona spiritualmente fragi le può esserle di
aiuto. Gustavo sapeva certamente che siamo tutti interconnessi, che
ci abitiamo reciprocamente, e che la personalità è un travestimento
transitorio, una specie di bugia. La preghiera potrebbe dunque
funzionare come un cavo che distribuisce con equan imità la pro-
pria energia. In realtà non vi è nulla di paranormale, e quando Gu-
li sacrificio di Melchisedek. Dipinto situato n~lla Ch~esa Parrocchiale stavo diceva che anche noi avremmo potuto fare i miracoli che fa-
di Santa Maria Assunta a Bncheras10
ceva Gesù alludeva al fatto che tutti siamo D io. Credo che lo pen-
sasse, ma non potesse dirlo a causa dell 'arretratezza della Ch iesa
ufficiale. La vera normalità un g iorno sarà quella di sentirsi del
tutto divini.

Ora sarebbe possibile discuterne soltanto con un uomo come il


Cardinale Martini, che aveva creato la cattedra dei non credenti
per stimolare i vecchi cattolici del Vaticano e invitarli a guardar
fuori dal loro piccolo cervello. Quando Gesù moltiplicava i pani e
i pesci non si parlava di "apporti" ma di miracoli , oggi potremmo
pensare a trasferimenti di materia o a fenomeni mediatici che
provano il divino.

"La "conoscenza" ha bisogno di non restare indietro - diceva


Gustavo - Il concetto di tempo che avevamo sino a ieri non ha più
alcun senso, il mondo deve andare avanti, non deve essere trascina-
L'incontro tra Abramo e il sacerdote Melchisedek. li quadro ritrae il momento
in cui Abramo vincitore viene accolto dal sacerdote Melchisedek alle ~orte to indi etro, la conoscenza cronometrica oggi è del tutto inadegua-
della città di Satem con pane e vino. Abramo in camb.io della bened1z1one, ta". lo stavo leggendo qualcosa di Heidegger, perciò capivo perfet-
consegna al sacerdote la decima del suo bo/Imo d1 g uerra
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Gustavo Rol - li mio primo maestro Il senso del divino

tamente che per Gustavo il tempo fosse diventato un "poter esse- me la tendenza a scappare, a uscire dalla consapevolezza. Il mondo
re". Anche in una poesia di Borges avevo trovato qualcosa di simi- mi piaceva, lo trovavo pieno di cose eccitanti, la mente e i sensi
le, e glie l'avevo letta al telefono. "Il tempo è la sostai:iza di .cui so- erano pronti a inghiottire tutto ciò che mi si presentava. Proprio
no fatto - diceva - è un fiume que me arrebata, che m1 trascina, ma come le rondini giovani che hanno sempre il becco aperto.
io sono il fiume ... ". Tuttavia lui mi sembrava più fiume di me, io
ero ancora fatta di ruscelli che poi, chi sa quando, si sarebbero fatti Un giorno Gustavo mi disse che gli sarebbe piaciuto avere una
fiume. Infatti rispetto alla conoscenza la sua trasfigurazione si era formula, una regola che potesse offrire all'uomo la possibilità di
compiuta in un attimo, quando aveva visto il verde e il numero cin- passare dal regno della materia a quello dello spirito. Spesso par-
que, mentre io continuavo a trovarmi in un cammino progressivo. lava di materia spirituale, ma la gente non era ancora matura per
questo concetto, eravamo cresciuti nella dualità stando bene at-
. '
tenti a non mettere un piede nelle tenebre. Che cosa era dunque
Eppure Gustavo diceva che lui non aveva alcun "potere'', nel
senso ordinario della parola, e gli dava molto fastidio che la gente questa materia spirituale? In realtà l'accesso al meraviglioso non
lo giudicasse un uomo che poteva fare cose straordinarie. Lui di- è così facile, ma Gustavo non volle mai sentire parlare di occulti-
ceva che si trattava di "possibilità". smo o di pratiche magiche, dal momento che ci erano stati dati
Esse si attualizzavano in alcuni casi, non in altri, perché c'era dei mezzi naturali.
sempre di mezzo il potere di Dio. Quello solo era un vero potere. Sapeva di essere stato dotato, tra essi, di un ' intuizione molto
"Dio, creandoci, ci ha dato delle possibilità straordinarie, io profonda, se n'era accotto quando aveva tredici anni. Non dove-
però ho dovuto esercitare una grande disciplina su me stesso, per- vamo avere fretta, solo essere disponibili. "Bisogna sperare", dis-
ché all'inizio ero un uomo assolutamente comune. Quando hanno se un giorno, ma io sentii questa speranza come un preludio della
cominciato a delinearsi certe mie possibilità ho sentito che dove- sua ce1tezza.
vo rinunciare a molte cose della vita, che dovevo spogliarmi
dell 'ambizione, del desiderio, anche del denaro. A volte parlava di Dio come di qualcuno che sta da qualche
Ho capito che gli amori effimeri non hanno senso, che mi oc- parte, a volte invece come di uno stato dell 'essere. "La cosa im-
correva una disciplina, che dovevo combattere la mia pigrizia, per- portante è che l'uomo non anneghi nelle cose da fare, che si ac-
sino la mia golosità. Poi ho sentito che la mia vera ricchezza stava corga che il meraviglioso es iste. Per questo g li piaceva Pascal, la
nel donare, e questo è un tipo di potere che ti fa vivere bene, è per- sua capacità intuitiva apparteneva più al sentimento che alla ra-
sino gratificante. Ma io posso fare ce1te cose solo se sono ispirato, gione, di intuire la verità della religione e della morale. Gustavo
se mi sento autorizzato da un consenso divino". diceva che il cuore ha le sue ragioni, che la mente razionale non
le conosce.
È impossibile frequentare un uomo di questa specie senza riflet- L'intuizione sa rivelare la verità in modo fulmineo, non ha bi-
tere anche sulle proprie "possibilità". Gustavo diceva che tutti le sogno di incespicare nella scienza. Per un verso sentivo che era
abbiamo e che bisogna mettersi in condizione di percepirle. In que- vero, ma mi trovavo nell'età in cui si privilegia la ragione perché
sto senso i suoi consigli mi furono molto utili perché a quel tempo, abbiamo letto Sartre e abbiamo una gran voglia di bruciare gli
benché seguissi l'insegnamento di Klein, si manifestava sempre in stendardi del passato. Inoltre Pascal mi era sembrato proprio trop-
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Gustavo Rol - Il mio primo maestro Il senso del divino

po cattolico, era vecchio, dicevo ridendo che aveva odore di can- nostro corpo, e che ~ss~ era sul piano sottile la sapienza, lo spiri-
fora. to. Questo era proprio Il colore che si era " rivelato" a Gustavo e
gli aveva indicato la via.
Gustavo aveva sorriso, ma egli analizzava spesso le corrispon-
denze curiose che si manifestano tra gli odori, i colori e i suoni. Gustavo considerava l'universo come una realtà unica di cui la
Guardando una persona poteva indovinare se le piaceva Bach o se molteplicità delle forme rappresenta gli echi. Vi sono for:ne che ci
preferiva Rave!. Diceva che ci sono dei suoni gialli e dei suoni blu. accompagnano verso la luce, altre che vanno verso la corruzione
Il giorno in cui lo pregai di incontrare il Maestro Franco Mannino, ma quando passeggiamo in un bosco stiamo in realtà muovend~
che era venuto a Torino a dirigere un concerto, si svolse tra loro all 'interno di un tempio, perché tutto è sacro nel mondo e il mon-
una conversazione molto interessante sui colori della musica. do visibile è c.om~ un ~aeramento. Forse è a lui che devo' il rispetto
M i accorsi che Gustavo lo conosceva anche come composito- che ho pe.r gl.1 a~1ma.h, e ~nche per gli insetti, quando prendo per
re, perché Mannino aveva fatto tra le altre anche la colonna sono- una zampina 1 p1ccoh ragni che regolarmente trovo nella vasca del
ra per un film di Visconti. Parlarono di vibrazioni e di cantanti, di mio bag?~' d.isperati, incapaci di risalire lungo le pareti scivolose,
laringi e di ciò che accade alla base della lingua. Rimasi esterre- oppure h mv1to a salire su un piccolo telo lo metto sul davanzale
fatta nell 'apprendere che i ritmi infantili del cullare e del succhia- e li libero. Talvolta costruiscono una tela ~ra due sbarre delle mie
re avrebbero più tardi condizionato il modo di cantare e la qualità inferriate, vi si legge un esprit de géometrie che farebbe stizzire
emozionale della voce. Pascal.

Il musicista si commosse quando Gustavo gli parlò di Orfeo e Quanto alle esperienze olfattive che ci riguardarono, ho conser-
glielo presentò come uno sciamano greco che era in comunicazio- vato per molti anni una boccetta di cristallo che un innamorato mi
ne con il mondo diurno e con quello notturno. Cantare era stato per aveva portato dalla Francia. Anche quando odorò ormai soltanto
secoli un atto religioso, era stato un modo di mettersi in comunica- del legno del. cassetto i.n cui la custodivo non riuscivo a separarme-
zione con gli Dei. Lo afferma anche il mio amico Giorgio Lombar- ne, estraevo Il tappo d1 vetro e suggevo con le narici i miei ricordi
di, che nello yoga del suono ci presenta i colori che corrispondono d'amore.
ai nostri chakra, che i medici chiamano plessi. G.ustavo diceva che l'olfatto è un senso molto importante, che
dobbiamo esercitarci per arrivare a ritrovare l'odore del nostro
Si parlò di musica anche quando Sergiu Celibidache tornò per primo portapenne, dell ' inchiostro o della copertina d i un quader-
la seconda volta a Torino e chiese di rivedere Gustavo. Il Maestro no, delle rose o delle alghe, perché queste percezioni disegnano
aveva praticato lo yoga, e fu lui a introdurre il tema dei chakra e non soltanto la poesia de lla memoria, ma sono echi dell 'amore
della loro relazione con i colori. Parlò della funzione omeopatica dal quale siamo stati circondati.
del suono e di quella dei mantra, del modo in cui si può migliora-
re la salute del corpo grazie all 'uso consapevole delle note. Gu- Un giorno gli confessai che sapevo far riemergere l'odore mi-
stavo si interessò molto all 'argomento e pose una domanda sul sto di neve e di lana umida e calda che veniva dal mio maestro di
colore verde. Sergiu disse che esso corrispondeva al cuore, nel sci quando mi abbracciava sulla punta della Banchetta. Poi c' era
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Gustavo Rol - Il mio primo maestro
• li senso del divino

l'odore del "Gervaso", la paranza su ll a quale mi imbarcavo alle


quatto del mattino per andare a pescare, e anche questo era insie-
me un modo di amare l'uomo e il mare, e di sentirli come voci di
Dio. Gli odori hanno sempre alimentato vigorosamente il mio in-
conscio, e forse anche quello di mio padre e di Gustavo. Li ricor-
do quando a teatro, nell ' intervallo, si inchinavano fulle mani pro-
fumate delle signore e c'era sempre un attimo in più del tempo
necessario e lecito per il baciamano.

Verso l 'autunno, un dipinto di Gustavo

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Gustavo Rol - TI mio primo maestro

XIV
GIUDITTA E IL SUO MAESTRO

In questi giorni ho voluto leggere notizie di Gustavo su altri libri.


Ero un poco ammalata, dovevo restare a riposo, si intuiva dietro i
vetri l'umido vapore autunnale che invita al calore del letto. Il mio è
un letto a barca, con alte sponde, è simile a una grande barca che
ondeggia sul mare. Vivono accanto a me i tavolini dei libri, con le
loro zampette stentate, provate dal peso sovrastante. Sopra la testata
del letto è appeso il quadro della Sacra Famiglia che Gustavo ha re-
galato a mio padre, mi ha dato sempre una grande pace, ricompo-
neva sul piano astrale la famiglia unita che mi è sempre mancata.

Nel libro scritto sul nostro am ico da Giuditta ho trovato m


questi giorni il calore di un'amicizia antica e insieme curiosa.
Perché io ho conosci uto Giuditta soltanto da qualche mese, men-
tre non ci siamo mai incontrate quando scrivevamo entrambe sul-
la Gazzetta del Popolo. Il fasc ino del suo libro è nutrito dall'ami-
cizia di cui Rol le fece dono quando Giuditta era molto giovane,
ma era già dotata di grande volontà.
Anche Giuditta esitò a lungo prima di scrivere di lui. Nel libro
Anche in un paesaggio di neve, dipinto da Gustavo, viene indicata la strada che intitolò a "Rol, il grande precursore'', lei stessa scrive: "se fos-
che dobbiamo seguire. Gli alberi sono spogli, hanno smarrif~ le foglie ~elle nostre
illusioni, il coraggio dell'andare nasce dalla consapevolezza d1 essere, viene dal cuore se una storia come tante non avrei dubbi, si parte dall'inizio, dal
primo giorno in cui ci siamo conosciuti ... ". Questa era invece una
storia molto particolare, per questo racconta che fu "come cercare
l'inizio di una sfera che è ovunque e in nessun luogo contempora-
neamente ... come le parole di una bella canzone di Battiato" senza
fine né principio" ... . Perché un uomo come Rol non appare per
caso nella sua epoca . .. Individui come lui arrivano con un compito
ben preciso, anche se spesso non ne sono consapevoli".

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Gustavo Rol - ll mio primo maestro ' Giuditta e il suo maestro

Il libro di Giuditta è molto interessante perché fu lo stesso Rol


Quando lessi queste parole pensai agli avatar, alle incarnazioni
del divino che il Signore manda sulla nostra terra quando siamo ad esortarla a scrivere di lui , e molte pagine corrispondono alla re-
troppo disorientati, stanchi, quando le tenebre offuscano i veri valo- gistrazione d_e ~ 101~0 di~loghi , eh~ t1_·overete anche su un CD. Il capi-
ri della vita. Forse per questo Giuditta aveva sentito che egli era un tolo sullo spinto mtelhgente ch1ansce molti aspetti del pensiero di
grande precursore, colui che avrebbe posto a dimora nuovi semi, Gustavo, in primo luogo il concetto di materia come spirito.
che ci avrebbe aiutati a ritrovare il contatto con la nostra anima, an-
ziché con il denaro di una società mercificata. Certo gli sciocchi Giuditta cita le sue parole: "L'istinto conduce all'intuizione e in
non avrebbero compreso, molti avrebbero continuato a parlare del essa vi è già la conoscenza ... È l' istinto che consente al ricerc~tore
mago, dell'illusionista, perché avevano dimenticato il significato di uscire dal labirinto della non-conoscenza ... ma questo tipo di
della nostra esperienza nei cicli cosmici, non conoscevano i miti e istinto è una possibilità ancora inesplorata, non investigata dalla
le metafore. scienza ... Tutto è spirito in natura, ogni cosa in ragione della fun-
zione che ha avuto, ma lo spirito dell ' uomo è intelligente proprio
L'amicizia con Giuditta si protrasse per ventisei anni, ma altri per quella sua capacità di astrazione, penetrazione e finalmente
anni dovettero trascorrere prima di convincersi e cominciare a creazione".
scrivere. Questo accadde dopo un sogno in cui lui le fece capire La scienza era a quel tempo sorda a tutto ciò che non si poteva
che non si doveva fermare, e per convincerla entrò anche in un toccare o almeno vedere a l microscopio, era asserragliata nel pro-
sogno di Aldo Grassi, che collaborava con lei alla radio. prio recinto di pregiudiz i, e Rol era un precursore che qualcuno
scambiava per un visionario. Ricordo quanto mi arrabbiai quando
Talvolta mi accadeva di telefonare a Gustavo perché ero triste: andò a visitarlo Piero Angela. Ero amica di Piero, dopo la guerra
Avevo sotto gli occhi la solitudine di mia madre, e mi mancava mio fummo tra i primi a organizzare delle jamsession, si tenevano nel
padre. Gustavo però sapeva fare uso di una sorprendente ironia so- piccolo alloggio di via San Francesco d'Assisi in cui mia madre
cratica, specie quando si parlava del rapporto tra l'uomo e la donna. ed io avevamo trovato rifugio dopo lo sfollamento. Eppure né lui
Una volta disse che era come uno scontro tra due pietre dal quale si né Tullio Regge, ~he pure furono testimoni dei suoi esperimenti,
sprigionava una scintilla, e questa era la fiamma dell'amore. Talvol- seppero prendere m esame un materiale così prezioso per tradurlo
ta l'amore stesso conduceva alla conoscenza, e quindi all'accetta- in un linguaggio che tutti avrebbero potuto intendere.
zione. Mia madre e mio padre non l'avevano raggiunta, per questo
si erano separati. Quando si affrontavano temi difficili come quello
C'era una specie di ostinazione in loro, un rifiuto totale del mi-
dell 'esistenza dell'anima Gustavo diceva che tutti avevamo una re-
stero e della trascendenza. Soltanto Regge seppe quanto meno
mmescenza. mantenere un atteggiamento di neutralità, ma l'eccesso di pruden-
Un giorno mi parlò di Socrate e della maieutica, dello schiavo za e di codardia intellettuale rese sterile l'incontro con g li scien-
che non conosceva affatto il teorema di Pitagora, eppure il Maestro ziati e deluse profondamente Gustavo. Oggi un atteggiamento di
lo aiutò a ricordare qualcosa che già conosceva e aveva dimentica- questo tipo da parte della scienza non sarebbe più possi bile. Gu-
to. Oggi diremmo che questo qualcosa dormiva nell ' inconscio, for- stavo potrebbe ridere dei suoi antichi persecutori , incapaci di in-
se insieme alla nostra anima dimenticata. tuire quello che la fisica è ora in grado di provare. Luc Montagnè,
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ç
Gustavo Rol - Il mio primo maestro I Giuditta e il suo maestro

il famoso virologo che ebbe il premio Nobel per la scoperta del po superando le proprie passion i, purificandosi alla maniera dei
virus dell'Aids, affe1ma infatti che la materia non può più essere Pitagorici o degli Orfici, fino a riconoscere e realizzare la nostra
considerata soltanto dal punto di vista biochimico, perché la mate- somiglianza con il Divino.
ria in realtà si esprime attraverso onde.
Uno dei libri meglio documentati su Gustavo Rol fu quello di
Dunque qualcosa di assolutamente impalpabile, ed è proprio Remo Lugli, mio antico collega giornalista, non solo perché
per questo motivo che si parla oggi di medicina quantica, di una estremamente ricco di descrizioni molto dettagliate dei suoi espe-
medicina che si avvale oggi della fisica. Le molecole sono anche rimenti, ma anche perché Lugli aveva intuito la profondità e la
oggetti chimici, ma sono soprattutto "antenne" e possono scam- dimensione della radice dalla quale essi derivavano. Sua moglie
biarsi messaggi. Così le ha definite Montagnè in una intervista re- aveva sempre annotato con precisione luoghi e tempi dei loro in-
cente. La Montalcini aveva già scoperto che le cellule neuronali contri, era stata un "navigatore", una straord inaria cronista.
comunicano tra loro attraverso scamb i di tipo elettromagnetico,
ma questa "conversazione" coinvolge anche le cellule del fegato o Alberto Quaglia Senta, il medico specialista di agopuntura che
del pancreas. Certo, tutte le cellule seguono questa vocazione per- mi aveva guarita in una sola seduta di una labirintite, era tra gli
ché nel loro DNA vi è una doppia elica ed essa genera un circuito ospiti della loro casa, come Beppe Ceria che era all 'epoca il mio
oscillante che emette onde. dentista, e il dottor Gaito. Nel libro di Lugli avevo trovato anche
una delle relazioni più estese sullo spirito intelligente e sulla co-
Questo potrebbe finalmente spiegare l'efficacia dell'omeopatia. sc ienza sublime con la quale Gustavo vestiva "ogni impegno vol-
Dal momento che noi siamo fatti per 1'80 per cento di acqua, e che to a raggiungere, sia pure attraverso la materia, dimensioni fuori
essa è "organizzata" in modo da trasmettere le informazioni, può dalla consuetudine". Nell 'edizione di oggi il libro di Lugli con-
dunque trasmettere il proprio DNA attraverso onde elettromagne- tiene anche una registrazione preziosa in cui Gustavo ci ricorda
tiche, 1.egittimando farmaci dei quali gli scienziati hanno sorriso che "Dio crea il nostro spirito ma siamo noi stessi che dobbiamo
sino a ieri. Forse si potranno spiegare molto presto anche fenome- realizzarlo attraverso la prova severa della vita".
ni come la chiaroveggenza, la telepatia, il déjà vu. Inoltre, se due
bicchieri sono in grado di creare, attraverso un elettrodo, un vero e
proprio ponte d'acqua, non si capisce perché non si possa ipotizza-
re una sorta di connessione quantica tra chi è in terra e chi ha la-
sciato la terra.

Gustavo, che non considerava la reincarnazione tra le proprie


ipotesi, diceva però che lo sp irito "sopravvive". In questo senso
appariva convinto della sua immortalità e della sua eternità.
L 'anima è viva per defin izione, ma è solo in assenza del corpo che
è veramente libera. Per questo bisogna prepararsi a lasciare il cor-
94 95
Gustavo Rol - li mio primo maestro

xv
GUSTAVO ADOLFO ROL LE PARLA ANCORA

La persona che meglio colse, nella figura di Rol, l'aspetto divi-


no della sua capacità di guaritore, credo sia stata Maria Luisa Gior-
dano. A sua volta fu Gustavo a renderla consapevole delle qualità
di guaritrice che possedeva, delle valenze terapeutiche delle sue
mani, persuadendo la a lavorare in una clinica in cui prestò per mol-
ti anni la propria opera, a fianco dei medici e dei chirurghi che sa-
pevano valersi delle sue capacità.

Le mani di questa signora sono piccole e calde, esprimono la


dolcezza di un ' inten zione del cuore. Negli scritti taoisti si d ice
che mani dotate di questa qualità denotano la capacità alchemica
di coagu lare e dissolvere. Esse consentono di liberare la persona
sofferente dai nodi dei condizionamenti che l' hanno condotta alla
malattia. Come accade a molti guaritori, anche la signora dovette
a un certo punto pagare un alto prezzo attraverso la propria salute.
Le negatività altrui possono talvolta aggredire coloro che agisco-
no su l corpo dei malati, ma Gustavo intervenne con il suo aiuto
sottile e Maria Luisa guarì della sua grave infermità.

Un ritratto di Rol emana la sua luce al centro di un grande sa-


lotto, circondato dai fiori, anche dalle rose che egli stesso le rega-
lò. Si avverte, entrando, che questo è il vero centro della casa, il
suo nucleo di forza. Gustavo le aveva detto che non l'avrebbe mai
abbandonata, e la St!a vicinanza astrale è oggi estremamente ev i-
Un ritratto dell'amico gentile, come un sospiro tra le pagine del libro. . dente. La si sente vibrare nell 'aria, si espande sino al pizzo delle
Tra tenerezza e attenzione, le care mani che mi accarezzavano quando ero bambma, e tende leggere, ai fiori che vestono i muri e il soffitto.
talvolta dall'impossibile.facevano scendere tra le mie un cioccolatino ...

"Rol mi parla ancora" è il titolo del libro che Maria Luisa mi of-
fre, ma sono innumerevoli i volumi in cui si è espresso l'affetto e
la gratitudine per il suo amico di sempre. La fronte della signora

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Gustavo Rol - 11 mio primo maestro Gustavo Adolfo Rol le parla ancora

non ha una sola ruga, come se la vita le fosse passata accanto senza teva assumere soltanto cibi non solidi e Gustavo le portava le uo-
colpirla, senza suscitare le difese che normalmente disegnano le va fresche da Pinerolo. La nonna era la prima persona che si al-
loro tracce sul volto. L'aiuto di Gustavo venne anche quando suo lontanava dalla terra sotto i miei occhi, non c'erano ancora tana-
marito, il professor Luigi Giordano, venne rapito e sopravvisse a tologi in giro e nessuno mi aveva insegnato a elaborare il lutto.
una crudele prigionia.
Gustavo mi fu allora di grande aiuto. Una sera disegnò su un fo-
Maria Luisa rivelò sin da bambina la capacità di fare sogni pre- glio un parallelepipedo, poi prese tra le mani una scatola d 'argento
monitori, di prevedere eventi. Si trovava a Bardonecchia e aveva in cui mio padre conservava i cioccolatini e mi spiegò che assomi-
scritto una supplica all'Angelo Postino perché suo padre potesse gliava al disegno ma era una conoscenza sensibile, si toccava con
ritornare dal campo di concentramento in cui era finito in Germa- le mani. Il disegno invece evocava qualcosa di molto più significa-
nia· vide Gesù Bambino rassicurarla e la notte di Natale suo padre tivo, cioè "l' idea" del parallelepipedo e insieme della scatola. Esi-
' Vent'anni più tardi vide in sogno, con precise fattezze, il
arrivò. stevano dunque due versanti. Non so come questo ragionamento
giovane che sarebbe diventato suo marito, e pochi giorni dopo l' in- sia riuscito a guarirmi dell'angoscia quando venne chiusa la bara
contro si verificò. della nonna, ma l'idea della nonna continuò a veleggiare dentro di
me sotto fo1ma di anima felice, liberata dalla sofferenza. Se era sta-
Dopo la morte di suo padre, che era stato amico di Rol, questi le to così per la nonna, allora tutti gl i esseri umani e non umani sa-
chiese di fargli da assistente. Aveva percepito le sue qualità di gua- rebbero sopravvissuti. Questa era la "vita eterna" in cui doveva ri-
ritrice e le ch iese subito di accompagnarlo quando andava a visita- splendere la " luce perpetua" della preghiera.
re dei malati. C'era qualcosa di magico, in questa donna, e c' era
molto amore, una grande fede. Sul piano della cultura c'era con Questa relazione con la morte rimase sempre stabile nella mia
Gustavo una perfetta assonanza, amavano entrambi la poesia, la vita, e fu con serenità che vidi allontanarsi l'anziana zia "Ziin", e
musica, potevano parlare di Goethe o di Holderlin per ore, di Rilke i nonni materni che adoravo, e un giorno anche mio padre, poi mio
e di Mare ' Aurelio. marito e mia madre. Ma non ho affatto l' impressione di essere so-
Rol le dispensò consigli preziosi, dei quali Maria Luisa parla la. Il ricordo del parallelepipedo èi Gustavo si è trasformato in
nel libro dedicato a "L'uomo che si fa medicina'', citando anche un'arca simile a quella di Noè, e vi ho fatto salire tutti coloro che
una confidenza del maestro: "Io non impongo le mani - diceva - ho conosciuto nel tempo della mia vita.
preferisco fare i soffioni verdi, l'energia risanatrice è di colore
verde, ma ogni guaritore deve essere spontaneo, fare come si sen- Ma che cosa è la vita? Gustavo diceva che non è questo pezzet-
te portato in quel momento ... Quando curi un paziente devi sen- to di vita che va dalla nascita al comm iato, ad essere la vera "vita".
tirti soltanto come un canale." Il corpo di "Nonno Baffo" apparteneva alla conoscenza sensibile,
mentre l'idea di questo nonno non aveva nulla a che fare con il suo
Quando morì la nonna Carolina io avevo diciassette anni. Gu- corpo, vestito di un bell' abito scuro e di una cravatta color porpora.
stavo fu molto vicino a mio padre, la nonna aveva molto sofferto, Così, senza saperlo, conobbi il nonno Baffo in modo trascendenta-
e il suo tumore alla stomaco la stava uccidendo con la fame . Po- le, perché l'idea di nonno era un materiale metafisico assolutamen-
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Gustavo Rol - li mio primo maestro Gustavo Adolfo Rol le parla ancora

te inafferrabile, era la sua anima. In questo momento avverto anche


la presenza di mia madre dietro di me, dice che forse ho capito.

Pochi mesi dopo il viaggio della nonna Carolina verso il Paradi-


so, al liceo si studiavano i dialoghi d i Platone ed eravamo immerse
nel Fedone. Eravamo entrate nel mondo delle idee, e anche alle
mie compagne questo pareva un discorso un poco complicato. Una
sera, a casa di mio padre, Gustavo era venuto a cena e la cuoca
aveva preparato le solite scaloppine al Marsala che egli predilige-
va. Si parlò dei miei studi e delle " idee" di Platone ed egli mi fornì
una spiegazione che cuciva insieme il paranormale e la metafisica.
Uti lizzando alcuni mazzi di carte da gioco - mio padre ne custodi-
va sempre alcuni esemplari sigi llati - Gustavo mi invitò a scegliere
una carta: era il tre di cuori. Si concentrò e mi invitò a guardare nel
cassetto in cui erano riposte le posate. Sopra di esse erano posati i
tre di cuori di altri due mazzi. Poi mi spiegò che esistono due modi
di vedere, uno con gli occhi del corpo, e uno con quelli dello spiri-
to intelligente.
Questa è la "visione": essa ha a che fare con il mondo delle
idee, la radice "id" infatti è riconducibile a una parola greca che
significa vedere. Mi sembrò che il mondo, così come lo avevo
sempre veduto, fosse andato in briciole: era vero che non si pote-
va negare la realtà fis ica degli oggetti, ma esisteva anche il loro
dopp io, e quello era appunto il mondo delle idee. Mi parve natu-
rale che il corpo della nonna fosse stato soggetto al divenire, ma
l'i dea del suo essere era dotata di un 'esistenza autonoma e poteva
volare nel mio cuore. Ora mia nipote Caterina reca al dito l'anello
della nonna, un occhio azzurro aperto sull ' infinito, e le ho spiega-
to perché Gustavo credeva nella sopravvivenza.
Maria Luisa Giordano

100 lO J
f
Gustavo Rol - Il mio primo maestro

XVI
IL SALOTTO DI ALDO PROVERA

Alcune delle persone che frequentavano assiduamente la casa di


Gustavo furono anche amici miei. Aldo Provera, che fu il suo ese-
cutore testamentario insieme a Caterina Ferrari, era un signore che
giocava a golf sui campi della Mandria, dove mio marito ed io era-
vamo iscritti. Era una delle persone che in quell 'ambiente esprime-
vano qualcosa di diverso, aveva talvolta un viso assorto, mi parlava
delle sue letture e io immaginai che gli scaffali della sua biblioteca
dovessero sfiorare il soffitto. Infatti poteva parlare del Libro tibeta-
no dei morti come di un antico testo persiano, di Balzac e di Ca-
mus. Glielo dissi, e mi confidò che tra tutti quei volumi Gustavo
aveva più volte avuto modo di leggere un libro chiuso. Così venni
a sapere della loro amicizia.
A casa di Aldo si tenevano molte riunioni, mi fece molti nomi
di coloro che la frequentavano, anche quelli dei nipoti, Franco e
Elda Rol, Maria Luisa Giordano, Cesare Romiti, e naturalmente
Fellini, che lo interpellava per le scenografie dei suoi fi lm. Anche
a casa di Aldo erano volate le carte, letteralmente, erano uscite da
una coppa proprio come era accaduto a casa mia.
E i pennelli s'erano mossi nell 'aria e avevano dipinto!.Una se-
ra in cui era molto rilassato Gustavo aveva parlato del suo passa-
to, di Marsiglia, dello strano incontro con un signore che qualcu-
no ipotizzò più tardi essere un monaco polacco, e che gli aveva
l e statuette Fenicie, messaggere di un altro mondo. Gustavo trovò la .'?rima. cambiato la vita. Parlò anche del suo incontro con Einstein, quan-
da un antiquario, e la pagò a caro prezzo. l'altra gl~ venne incontro p1u t~rd1, .
dal nulla (la trovò in un mercatino). Fecero un gran ch1as~·o, u~~ notte, un b1st1cc10.
do era giovanissimo, e il grande fisico gli aveva mostrato la pro-
Ora sono quiete, vivono insieme nella casa degli am1c1 Provera, pria mano e la sua ombra, e aveva preso questo esempio a propo-
proteggono la loro famiglia sito del rapporto tra Dio e la luce. Einstein aveva detto: "Vede la
mia mano? Su questo fogl io proietta un'ombra scura perché è una
cosa materiale ... ma se l' ombra di una cosa materiale è nera, pensi
a Dio che è spirito .. . che cosa proietta? Luce! .... quindi tutto ciò
102 103
Gustavo Rol - Il mio primo maestro

che viene ed è Luce proviene da D io". Q uesto pareva proprio un


' JI salotto di Aldo Provera

mossero sempre in un 'antitesi sanguinosa, allestendo crociate ac-


discorso tra iniziati. cendendo roghi e pronunciando anatemi dei quali hanno ini~iato
Dopo la scomparsa di Gustavo, A ldo si augurava che il suo da poco a scusarsi, sia pure con grande ritardo.
sp irito avesse incontrato quello del grande fisico e insieme aves- Il mondo di mio nonno cominciò ad andare in frantumi al tem-
sero riso dei loro detrattori. Anche E instein era stato contestato, po di Einstein. Fino ad allora le cose erano rimaste sempre vestite
era stato escluso dal premio Nobel non solo perché era ebreo, pa- de lla loro concretezza, si potevamo riconoscere attraverso i cin-
c ifi sta, e credeva in una nuova Repubblica, ma perché la teoria que sens i, specialmente il tatto.
della relatività appariva ai suoi contemporanei come un tentativo Il nonno era ingegnere, misurava ogni cosa, anche la larghezza
di contestare I 'assoluto, il che non era grad ito ali 'ambiente cleri- del suo letto. Infatti si dovevano ordinare lenzuola che pendessero
cale. Coloro che detengono il potere, sia di natura politica che di ai lati di almeno sessanta centimetri. Misurò anche la lunghezza
natura intellettuale, soffrono di un ' immobilità mentale stereotipa- del corridoio che conduceva alla cucina, e installò una lampadina
ta, sono timorosi, e il loro cervello si trasforma in un ' imbott itura accanto al suo letto per sapere con certezza se il gas era chiuso.
di pregiudizi. Non so se conobbe Gustavo, ma il nonno era abbonato a "Sapere",
Il Nobel venne dato ad Einstein in seguito, non per la teoria una rivista scientifica che potevo aprire soltanto in sua presenza.
della relatività ma per una scoperta di minore rilievo. Qualcuno Qua lche volta la aprii anche di nascosto, ma non trovai nulla che
doveva essersi vergognato. riguardasse il sesso, tranne il matrimonio delle rane. È probabile
Ho l' impressione che oggi ci sia in giro meno paura, e vi è una che in quella rivista il nonno abbia trovato ciò che serviva per du-
tale accelerazione negli eventi che non è più possibi le fingersi bitare della realtà del concreto. Sua figlia, che divenne più tardi
sordi. Non esiste più una classe culturalmente così arretrata da mia madre, era solita arrampicarsi sulla sofora del giardino e leg-
ostinarsi a cercare un riparo nel passato. Anche nella Chiesa qual- gere i primi libri che Laterza aveva dedicato all'Oriente. Senza sa-
cuno apre talvolta una finestra e fa entrare l'aria nuova. Gustavo pere nulla l'uno dell 'altro, il nonno, m ia madre e Gustavo stavano
era devoto a Padre Pio, era cattolico e diceva le preghiere, ma la entrando nella dimensione nirvan ica del Tutto, e da questa dimen-
C hiesa ufficiale aveva timore di lui e d i qualunque sospiro di me- sione, secondo il loro karma, essi traevano le loro meraviglie. Gu-
d ianità. Doveva tenere le an ime al guinzaglio, altrimenti avrebbe stavo non studiò la fisica, e per qualche ragione lo stesso Tullio
perduto i1proprio potere. Regge non mise i fenomeni di Rol in relazione con ciò che Fara-
Questo ha ritardato enormemente l'evoluz ione del mentale an- day, e poi Pauli e Heisenberg, andavano asserendo.
che perché la cultura occidentale è stata comunque poco avvezza C i fu una specie di ritardo nella comunicazione, e in qualche
a un pensiero davvero astratto e ha sempre sentito il bisogno di modo Gustavo venne tradito, continuò ad essere visto come un ma-
spiegare il tutto attraverso un Controllore divino, un Creatore ca- go mentre l'esercito dei suoi ammiratori veniva escluso da una ve-
pace di dirigere le cose del mondo. Attorno a questa idea di Dio ra comprensione dei fenomeni. Sulla rivista del nonno compariva
sono state fatte orbitare gerarch ie talvolta simboliche, come gli talvolta un articolo dedicato a un filosofo, ricordo che a tavola ci fu
Arcangeli e i Cherubini, che oggi non rifiutiamo affatto ma pos- una discussione animata su Pitagora perché il vecchio signore gre-
s iamo vivere in termini di energie o di fotoni, e gerarchie storiche co affermava che le strutture fisiche e mentali sono legate alla ma-
come le Chiese. Per d i più, am ma late di protagonismo, queste si tematica, e questo piaceva molto al nonno, mentre mia madre, che
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Gustavo Rol - Il mio primo maestro
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Il salotto di Aldo Provera


..... ~

amava Debussy e Ravel, diceva che esse dipendono dalle vibrazio- i miei pasti, rinunciavo al prosciutto e alle patate perché non ave-
ni del cuore. vano un'assialità verticale, mi nutrivo di mandorle e di grano sa-
Naturalmente avevano ragione entrambi, ma a quel tempo non raceno.
era ancora nato Ralph Abraham e non sapevamo che la vera base Nel frattempo il nonno si era innamorato di Faraday, che era
della matematica è la vibrazione, madre insieme della musica e stato un. ba.mbino poverissimo ed era diventato non solo un gen io
della spiritualità. della ch1m1ca ma aveva scoperto il concetto di azioni a distanza.
Se Gustavo fosse ancora sulla terra, oggi tutti capirebbero che Mio nonno mi insegnò a riprodurre uno dei suoi esperimenti,
egli era un maestro occidentale, un Krishnamurti di Torino. Perché mettendo della limatura di ferro vicino a un magnete.
ora tutti sappiamo che la nuova fisica, la fisica dei quanti, ha di-
strutto l' idea della realtà che aveva mio nonno. Non si era ancora
affacciato al mondo delle "onde", le particelle restavano briciole
come quelle del pane, e si dovevano raccogliere perché avevamo
vissuto la guerra e si doveva ricordare che il pane era prezioso.
Però in qualche modo si era aperto un accesso ali ' invisibile,
mia madre era caduta dalla sofora perché aveva provato a medita-
re e aveva smarrito il senso dell'equilibrio.
Ora sappiamo che la realtà non è ciò che tocchiamo, ciò che
essendo visibile ci sembra vero, in qualche caso persino immuta-
bile. Esiste, è vero, e adempie le proprie funzioni.
Ma quando ho chiesto al mio Lama Kempsar Rimpoché se ciò
che ved iamo è "vero", lui ha fatto una faccia misteriosamente
ironica e ha detto soltanto "un po'sì e un po ' no". Poi ha ripreso a
dire i suoi mantra, rapidissimo, muovendo le dita sulle palline alla
velocità di Gould quando suonava una fuga di Bach. Il concetto
di vacuità è entrato molto tardi in Occidente. Per noi era vuota
una scatola dalla quale erano spariti i cioccolatini , al massimo di-
cevamo che nostro figlio era una testa vuota perché non le stava-
no dentro le declinazioni e l'aoristo.
Poi c'era il problema del nulla che però era tutto, e di mezzo
c'era Dio come ce lo avevano presentato a scuola, cioè nel modo
più cretino possibile. Un caos straordinario.
Finalmente dalla parola Caos finì con l' uscire qualcosa, cioè
l' idea che ci fossero il giorno e la notte, il chiaro e lo scuro che si
giustificavano a vicenda. Per un paio d'anni Yin e Yang tararono
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Gustavo Rol - 11 mio primo maestro '
XVII
LA COSCIENZA INFINITA

Subito dopo la guerra, una domenica in cui mi trovavo a casa di

, mio padre, ebbi un terribile mal di capo, si scatenò una febbre al-
tissima e mi venne diagnosticata una meningite. Rimasi alcuni
giorni in stato di precoma, udivo perfettamente una vecchia zia dire
alla cuoca che era un gran peccato vedermi morire così giovane,
ma non ero in grado di segnalare la mia presenza. Uscii dal preco-
ma perché un bellissimo ragazzo sedette accanto al mio letto, mi
prese una mano e io mi sentii risalire verso la vita. Si chiamava Li-
no Donvito e durante la guerra ero stata vagamente innamorata di
lui, eravamo sfollati entrambi a Colleretto Parella e io ricevevo da
lui delle lezioni di matematica. Ricordo che pur di piacergli avevo
persino imparato a fare uso del regolo e avevo studiato i logaritmi.
Dunque era stata la sua "forza" ad invitarmi a vivere.
Ma che cosa era in realtà questa forza, che si era manifestata
attraverso un modello di comunicazione totalmente diverso da ciò
che conoscevo?

Gustavo venne a trovarmi, parlava della forza dell'amore, mi


prendeva in giro. Ma leggeva i libri chiusi di mio padre, diceva
La casa di Gustavo, in via Silvio Pellico 3 1 era una casa bellissima, che era la stessa forza ad agire, a permettergli di leggere ciò che
un balcone sul Valentino e sugli alberi non si vede. "Non tutti possono farlo - diceva - Evidentemente io
sono stato sorteggiato dal destino, ma lo spirito intelligente vola
anche intorno alla tua testa, forse vuole dirti qualcosa in confi-
denza", rideva, poi faceva dei giochi con oggetti che parevano ca-
lamitati da lui, faceva sparire il suo anello, che mi pareva vivo e
quando riappariva mi sembrava un occhio, una pupilla.

La meningite si era manifestata a metà dell'anno, durante la ter-


za li ceo. Pareva impossibile presentarmi al l'esame di maturità,
108 109

.,
Gustavo Rol - Il mio primo maestro La coscienza infinita

avendo ancora difficoltà nel leggere e nel mandare a memoria. . P_i.. questo punto si dice "assolutamente ineffabile'', e si chiude
Ma il mio professore di filosofia, anche di lui ero vagamente in- Ii discorso perché non lo si può descrivere, inutile tentare. Gusta-
namorata, decise di venire a fare le vacanze in Val Grisanche, do- vo andav~ in Chiesa, ma i sacerdoti erano troppo aggrappati ai
ve ero salita con mia madre per la convalescenza. Fu durante le salvagenti delle loro annose persuasioni per capire chi era il si-
nostre passeggiate che mi parlò dello Sturm und Drang e dell'in- gnore che stava davanti alle loro facce prive di sole. Sarebbe stato
finito, e che nuotando in questo Brahman che aveva odore di pini meglio leggere il Rig Veda, in cui l'Uno veniva chiamato Pra-
e di nevai, bevendo il latte degli alpeggi e mangiando la fontina, japati, il progenitore, e vi si dice:
io ebbi per la prima volta la sensazione di essere tutto ciò che mi
circondava. In principio non vi era Essere né Non-essere:
Non vi era l'aria né ancora il cielo al di là.
Poi venne la vita, con le sue folate di vento, e il matrimonio, e Che cosa lo avvolgeva? ...
il figlio, ora quando ci penso mi pare di vederla tutta dipinta su un Non vi era morte allora, non ancora immortalità...
cartone d'artista, con la sua policromìa, estetica e rituale, ma an- L'Uno respirava senza respiro, per impulso proprio ...
che senza tempo. L'idea del tempo se n'era andata, era uscita dal-
la camera della meningite, e questa era insieme la vacuità e l' ir-
realtà delle cose. Era evidente che lo stato di non-vuoto dipende
dall'assenza di ciò che viene percepito. Per questo Gustavo pote-
va attingere a un al-di-laà liberato dal tempo, incandescente e bel-
lissimo, poteva dipingere senza pennelli, alla maniera di Ravièr o
di qualcun altro, e mettere nella borsa di una signora un messag-
gio di suo nonno.
Il campo della percezione, quando è vuoto anche della perce-
zione della base che consiste di coscienza infinita, crea l'accesso
al nulla, all' impermanenza, alla liberazione. È questo che c'era
prima dell ' inizio? Mi viene voglia di ch iederlo al Buddha (quale?
Sono tanti, anzi anche noi siamo Buddha potenziali). Che cosa
era il Non-essere prima di entrare in Essere? Migliaia di anni or
sono furono i veggenti vedici a penetrare la barriera dell ' essere, a
immergers i nell ' oscurità del preludio del mondo: Panikkar scrive
che tali veggenti compirono l'incredibile impresa di entrare in
que l recinto in cui Dio non è ancora Dio; dove Dio è pertanto
sconosciuto a se stesso, e non essendo creatore è "nulla", preludio
asso luto, nascosto nella sua stessa immanenza:

11 o 111
*
Gustavo Rol - Il mio primo maestro

XVIII
EL-KHIDR E IL COLORE VERDE

La nuova fisica, la fisica dei quanti, ha distrutto la nostra antica


idea del mondo. Essa ha aperto un accesso all 'invisibile e ha di -
strutto il concetto di realtà al quale abb iamo creduto sino a ieri. A
volte creo dentro di me un teatrino im maginario in cui Gustavo
dialoga con i sacerdoti che a suo tempo rifiutarono di capire dove
si trovava la radice dei suoi esperimenti, o addirittura lo contesta-
rono. Adesso li vedo seduti tutti insieme, attorno a un tavolo iperu-
ran io ricco di dolci e di frutta, e li sento cantare in gregoriano chie-
dendo perdono. È probabile che a quel tavolo immaginario abbia
preso posto anche il Buddha Sakyamuni, che predicò sempre l' in-
segnamento della vacuità e si preoccupò che i monaci non la per-
dessero mai di vista e non scivolassero di nuovo nella pesantezza
della materia.

La pos iz ione dei buddhisti mi ricorda la storia del parallelepipe-


do e delle idee platoniche. Sono cug in i prim i. Nel bellissimo "Cu-
lasunatta Sutta'', nella luce attenuata della sera il Beato parla con il
discepolo Ananda e per fargli intendere il concetto di vacuità gli
Cos'ha il giardino spiega che quando il palazzo di Migara era vuoto di elefanti, di be-
che trema stiame e di cavalli, vuoto di oro e di argento, vuoto del chiacchierio
sotto la dolce luna delle donne e degli uomini, questo rendeva evidente che lo stato di
nel vasto silenzio non-vuoto dipende da lla assenza di ciò che viene percepito. È la
degli odori che attendono? percezione della foresta, di un villaggio, di qualsiasi oggetto, a di-
Un vento sottile sturbare la percezione del vuoto che è loro sotteso. Alle persone
dipinge di verde abituate a confinare la realtà nel concreto, gli esperimenti di Gu-
le foglie e le gemme, stavo potevano apparire offensivi. Essi si realizzavano in una di-
d'argento la notte mensione a loro sconosciuta, alla quale si può accedere so lo con
che dorme sul tiglio un'intu izione illuminata da ciò che potremmo denominare "budd-
hi". Nello yoga si definisce come tale "il gioiello della corona del

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*
Gustavo Rol - li mio primo maestro El-Khidr e il colore verde

discernimento e della comprensione'', perché è la buddhi a consen- ca, si parla di un suono antecedente o si multaneo a Dio, ce1to non
tire di affacciarci al vuoto. posteriore, il che ci aiuta a comprendere che il mondo stesso è
Il vuoto è la cosa più importante che ci sia, provate a pensare a suono, è vibrazione. Per questo gli inni più antichi contengono
un vaso: se non fosse vuoto non servirebbe a nulla! ... Anche una sillabe mistiche e non parole.
casa diviene abitabile solo perché porte e finestre si affacciano sul Ho riflettuto a lungo sul co lore verde, perché Gustavo mi disse
vuoto. un giorno che per aiutare una persona si deve evocare prima questo
colore, immergersi in esso. Io lo facevo già, per istinto, nel mio
Quando Gustavo ebbe per la prima volta la riv~lazione d~ll 'ac: istituto di yoga, invitavo spesso a sentire il verde, a immaginare un
cardo tra la quinta musicale, il colore verde e il calore s1 senti prato o un gazebo. Mi pareva che il verde, componendosi di giallo
smarrito annotò sul suo diario " non scriverò mai più!" e provò un e di blu, consentisse di realizzare la percezione della totalità e
grande dolore. La creatura infatti, di fronte alla percezione del- dell 'armonia. Questo mi spinse a chiedermi se il mondo che perce-
1' infinito, può provare un forte spavento. . . piamo non sia altro che una somma di percezioni che hanno subito
La realizzazione improvvisa della verità manda m frantum i una metamo1fosi.
tutto ciò con cui si era identificata, l'ego si sbriciola e non sa più
a che cosa aggrapparsi. C'è ancora l' istinto di cercare un ap?iglio,
ma sappiamo di trovarci di fronte all'abisso del vuoto. M1 sono Avrei voluto parlarne con Gustavo, ma negli ultimi anni era
chiesta se il calore del quale parlava Gustavo fosse la fiamma al- d~ventato impossibile avere un contatto con lui. Era come presi-
chemica della conoscenza, di un sapere che è Luce, Sole dei Veda diato, custodito, ci dicevano ogni volta che non poteva ricevere
o Brahman, il calore dell 'Illuminazione. . nessuno, o che era stanco.
Questa ipotesi è plausibile perché il colore verde corrisponde al Come vi ho già detto, io avevo sempre pensato che il famoso in-
chakra del cuore al suo livello. Se osservate il simbolo di questo c?ntro ~~ Marsiglia fosse avvenuto con un sufi o con un discepolo
chakra Anahata 'vedete che esso è composto da due triangoli in- d1 GurdJ1eff. Per questo pensando al verde mi ricordai di el-Khidr
treccia~i in mod~ da avere un vertice verso l'alto e uno verso il l' uomo verde del quale si parla in molti testi, e nel Corano come di
basso. Esso esprime con chiarezza l'ascesa della materia verso colui che apprese a Mosè la conoscenza. El-Khidr era dunque un
l'alto e la discesa dello spirito verso la materia e definisce nella essere misterioso, i cui tratti ricordano un poco il nostro Elia e per
propria trasparenza l'affermazione del divino. Nel X libro .dell~ altri aspetti San Giorgio. Il Corano lo rappresenta superiore ai pro-
Bhagavad Gita si legge: " Io sono il Sé che risiede nel cuore d1 tutti feti , come guida di Mosè, al quale chiede di avere "pazienza", pa-
gli esseri, io sono l' inizio, il centro e la fine di tutti gli e~seri". rola che sembra alludere alla lunga fatica della vita spirituale.
La quinta musicale, come ce1to sapete, è la nota dominante della Di lui si dice che "egli sedeva su una terra arida e secca, ma
scala, e nell'associazione con il calore e il colore verde potrebbe quando si alzò si vide che la terra era diventata verde".
significare l'origine, la vibrazione del suono mistico dal q~ale tut- Di questo uomo misterioso si parla anche nella letteratura per-
te le tradizioni dicono sia nato il mondo . Un grande musicologo siana, e tra gli iniziati musulmani e gli esoterici sufi viene consi-
tedesco, Marius Schneider, parlava di suono, anzi di grido, com.e derato come il Maestro, il Melchisedek interiore. Così come egl i
principio della creazione. Dall ' India all 'Egitto, alla cultura ebrat- è il Kether dei cabalisti e l'Atman degli induisti.
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Gustavo Rol - Il mio primo maestro El-Khidr e il colore verde

Traggo ora, da un vecchio libro di Schuon, una pagina che ha


delle straordinarie assonanze con il mondo di Gustavo e con l' in-
contro di Marsiglia: " ... Il mondo è una molteplicità che disperde e
divide. Il Corano è una molteplicità che riunisce e conduce all 'Uni-
tà. La molteplicità del Libro sacro - la diversità dei vocaboli, delle
sentenze, delle immagini, delle narrazioni - riempie l'an ima, poi
l'assorbe e la trasferisce impercettibilmente, per una specie di astu-
zia divina, nel clima della serenità e dell'immutabile. L'anima, che
è abituata al flusso dei fenomeni , vi si abbandona senza resistenza
... ma il Discorso rivelato ha la virtù di accogliere tale abbandono
capovolgendone il movimento in virtù del carattere celeste del con-
tenuto e del linguaggio, così che i pesci dell 'anima entrano senza
sospetto e secondo i loro ritmi abituali nella rete divina".

Resta il fatto che tanto il numero 5 quanto il colore verde si tro-


vano al centro del loro mondo. Che cosa significa essere al centro
se non uscire dalla condizione umana per entrare nel pieno stato
dell 'Essere? Ecco perché, a questo punto, non resta altro che diven-
tare, come dice Gustavo, semplicemente una grondaia. Ciò che la-
scia scorrere il divino, che accoglie e non si oppone a nulla.

Le parole ineffabili

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Gustavo Rol - li mio primo maestro

XIX
LA FA VOLA DEL FIUME E DELLA SABBIA

Oggi, 22 settembre, è l'anniversario del giorno in cui Gustavo


lasciò il suo corpo. In suo onore voglio raccontarvi una favola:
"C'era una volta un fiume che era nato sul ghiacciaio di una mon-
tagna alta e molto lontana. Era diventato sempre più ricco di ac-
que e sempre più impetuoso, e dopo avere attraversato monti e
valli e paesaggi di ogni specie aveva raggiunto le sabbie del de-
serto. Cercò di superarle con tutta la sua energia ma scivolando su
di loro si accorse che esse lo volevano assorbire. Stupefatto e un
poco intimorito si mise in ascolto e udì una voce provenire da
lontano: "Amico caro - diceva - devi affidarti al vento, lui solo
può attraversare il deserto". Ma il fi ume era perplesso, ci si pote-
va fidare del vento? Il fiume era molto attaccato a ciò che era
sempre stato ... La voce si fece sentire ancora una volta, gli fece
presente il rischio di diventare un acquitrino, se non si fosse affi-
dato al vento. Gli spiegò con pazienza che il vento avrebbe solle-
vato le sabbie che lo stavano assorbendo e avrebbe portato i suoi
vapori in alto, dove si sarebbero trasformati in nuvole, e le nuvole
in pioggia ... Si trattava di rinunciare a se stesso come fiume, di
capire che egli non era affatto quel"fiume", che in quanto fiume
egli non era la propria parte essenziale. Allora il fiume improvvi-
Ecco le sabbie, il deserto, il corpo sinuoso del fiume divenuto invisibile... samente comprese, si sentì come attraversato da una Luce e affidò
i suoi vapori alle braccia del vento, che lo portò lontano, così in
alto che le case dei pescatori, laggiù sulla terra, parevano piccole
squame di pesce. Ora egli era dovunque, inseguiva le nuvole, gio-
cava con i loro colori, ed era pura gioia. Il fiume aveva conosciu-
to la percezione originale della paura, il timore di perdere il "me";
il suo sguardo era condizionato dall 'abitudine di avere un nome.
Poi aveva sentito di essere il testimone della propria paura, e os-
servandola aveva visto che era vuota. Credo che il cammino delle

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Gustavo Rol - li mio primo maestro
La favola del fiume e della sabbia

sabbie sia quello che tutti dobbiamo percorrere lungo il fiume del- mondo. ~ro sconvolta, ascoltavo una voce ma sapevo che quello
la vita. Gustavo diceva che lungo questo cammino riceviamo sem- era un gn~o, e che soltanto una donna avrebbe potuto estrarlo con
pre l'aiuto degli A~ge li . Credo. pensasse .all '. Ar~ange l o Gabriele, ta~ta pa~s10ne dalla .con~avità dolorosa del proprio sentire. Fu
forse perché era lm a portare 1 messaggi d1 Dio, era andato da ~n esperienza straordmana, che fece sgorgare dentro di me forze
Abramo e lo aveva fatto ridere dicendogli che avrebbe avuto anco- mattese e mi rivelò un universo femmin ile affatto diverso in cui
ra un bambino dalla sua vecchia moglie. E così era nato Isacco. g li avvenimenti entravano fra creature esterrefatte. Gir; i nelle
strade di Parigi fino alle sette del mattino, in una notte ferma e
Come già vi ho raccontato, a casa di mio padre vi erano due concreta come un teatro, senza timore, camminai fino al momento
sale di attesa per i suoi pazienti. Nel così detto "salotto viennese", fre.sco e. luminoso dell 'alba, quando venne verso di me il profumo
dove le sedie soffrivano di fragilità e occorreva accomodarsi pro- dei forni e delle baguettes. Gustavo e mio padre erano lontani mil-
prio sulla punta, c'era un tavolo stretto e lungo sul quale erano di- le miglia, li sentivo come bambini che giocano a fare i grandi in-
sposte le fotografi e di coloro che avevano voluto testimoniare la consapevoli di ciò che vi è di terrificante nella vita. '
loro gratitudine per le cure ricevute. C'era il ritratto di un 'attrice
ritratta in una posa dannunziana, con gli occhi rivolti verso l'alto,
come se volesse offrire una porzione di riconoscenza anche al di-
vino. Accanto a lei appariva un bell ' ufficiale nella divisa azzurra
dell 'aviazione, con le dovute aquile in volo e baffetti disegnati tra
liberty e décò. Poi ven ivano le immagini di attori più vetusti, e fi-
nalmente quella di una commovente Edit Piaf. Mio padre era stato
a Parigi per un congresso medico e Gustavo lo aveva accompagna-
to. Mi raccontarono che erano andati a sentire la Piaf all 'Olimpià,
ma ogni volta che si parlava di lei i due signori si mettevano a ride-
re. Mio nonno invece rideva quando si parlava di Berna. Crescendo
compresi che gli uomini hanno l'abitudine di coprire ridendo le lo-
ro marachelle, anche mio marito incarnava un sorriso misterioso
quando si parlava delle Bahamas, dove era andato senza di me.
lo ebbi modo di ascoltare la Piaf alla fine del ' 48, quando an-
dai a Parig i per un corso di francese. A lloggiavo in un pensionato
retto dalle Suore, a un passo dalla Tour Eiffel, ma alle dieci della
sera chiudevano il portone. Sfidai il destino e andai egualmente al
concerto, senza chiedermi che cosa avrei fatto di me stessa dopo
la mezzanotte. La Piaf aveva perduto da poco tempo il suo grande
amore, il pugi le Marce) Cerdan che era morto in un incidente ae-
reo, e lei aveva nella voce tutta la tenerezza e tutto il dolore del
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Gustavo Rol - Il mio primo maestro

xx
STORIA DI AFRODISIA, LA GALLINA ILLUMINATA

Quando veniva a casa di mio padre, Gustavo mi chiedeva tal-


volta di fargli vedere il quaderno dei miei temi. Così oggi ho in-
ventato per lui la storia di Afrodisia, la gall ina illuminata. Spero
che vogliate leggerla ai vostri bambini.
Era sceso dal firmamento un inverno di neve, di rami sfiniti
dal vento, di cieli cupi, di piogge che battevano la terra con stre-
piti di pozzanghere. Nell 'orto, so ltanto un sorriso di bacche rosse
strette tra le spine d'una siepe. La gente avvertiva che neppure la
canzone delle gazze toccava l'orbita consueta del cielo. Le galline
di Samad raspavano la terra con sguardi illanguiditi, camminava-
no lente tra il bronzo delle foglie, i fili di paglia delle mucche, poi
sedevano meste per dar vita ad un uovo.

Anche nella voce di T'Ho-dit, la tortora esperta di un mantra


su due note, si palesava un'incertezza. Quanto al merlo, benché
Blin-blin fosse stato sempre un eccellente cantore, dal suo becco
traforato come un flauto ora sfuggiva talvolta una stecca. Tra i li-
beri uccelli della cascina e le galline non c 'era mai stata una gran-
de amicizia. Soltanto Verzone, un uccell o dal petto verde e dal ra-
pido volo, aveva la vocazione del didatta e scendeva talvolta a fi-
schiettare sul tetto del pollaio.
Volare tu/li insieme verso l'infinito
Ma le galline per lo più lo ignoravano, piegando la nudità del
collo verso improbabili semi e parassiti, immerse nella perpetuità
della loro fame. Soltanto Afrodisia, la gall ina rossa, si fermava ad
ascoltare e volgeva la bella cresta carnosa verso la fonte del suo-
no. Era una gallina istruita, nipote del gallo Asclepio, i cui ascen-
denti risalivano ai galli di Zarathustra. Forse era l'unica a ricorda-
re che non era venuta al mondo solo per fare le uova. Che in ori-
gine era stata un animale sacro, tanto gradito agli Dei da farsi ta-
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T
Gustavo Rol - ll mio primo maestro Storia di Afrodisia, la gallina illuminata

g liare il collo per loro. Verzone le confidò, fi schiettando, che in- golfino. Sul ramo di un melo erano venute a posarsi h·e gazze, ed
sieme agl i altri uccelli del cortile, dell 'orto e del bosco lontano, era ~n miracolo che se ne stessero zitte, ciarliere com 'erano. La più
era stata concordata un'assemblea per di scutere del problema del- anziana, a causa della legge del contrappasso si chiamava Staciutu.
l' inquinamento che minacciava la loro vita. Stava diventando dif- Sua figlia, che aveva l'abitudine di volarsene in giro con qualunque
fici le trovare un seme o un insetto che non avessero ricevuto le uccello maschio, si chiamava Berlica. "Quando il suono si propagò
piogge acide, e le cinciallegre erano diventate all ergiche all'ac- nello spazio - spiegò Verzone - subito gli piacque danzare, così
qua. Perciò i merli , sempre beffardi, le chiamavano Cincietristi. che girando su se stesso come una trottola diede origine ai molti e
fece nascere la giostra della vita.
Il di saccordo che si era creato tra le fam iglie dei merli, delle tor-
tore e dei fringuelli, le continue rivalità tra passeri e storni , i punti Questi molti, che allora non avevano neppure un nome, erano
di vista sempre diversi dei picchi, li convinse della necessità di af- così contenti di essere al mondo che per ringraziare il suono im-
fidare al Re degli uccelli la responsabilità del problema. "Chi è pararono a cantare, a zufolare, ringhiare, miagolare, muggire, be-
dunque il Re degli uccelli? - chiese curiosa Afrodisia - E dove abi- lare, ragliare, a fare insomma tutti i versi immaginabili, compreso
ta? Verzone confessò di non saperlo ma disse che gli uccelli si sa- tuonare, scoppiare e fischiare come il vento". L'uditorio era sem-
rebbero riuniti per cantare tutti insieme finché si fosse fatta luce nel pre più folto. Dalla città si erano trascinati sin lì anche alcuni co-
loro cuore. lombi ammalati, come Caruba che aveva la zampa destra priva di
dita, e sua sorella Bagna.
A llora avrebbero ottenuto la conoscenza e avrebbero trovato il
Re."Che cos'è la conoscenza?" chiese ancora Afrodisia. "Verzo- A furia di beccare petrolio la loro salute si era logorata, ed ess i
ne la guardò sconsolato. Aveva proprio un cervello di gallina, raccontarono che in città si salvavano soltanto gli uccelli avvezzi a
come dicevano gli uomini quando si arrabbiavano tra loro". vivere in gabbia, come certi canarini. Ma era, la loro, una ben tri-
ste condizione di vita. I liberi pennuti del bosco si commossero,
Vieni questa sera al seminario, non preoccuparti di capire, per- spiccarono il volo verso una macchia di arbusti e cominciarono ad
ché ci sono cose che non si comprendono con la mente - disse andare e venire, andare e ven ire, portando in dono ai colombi le
Verzone - Sappi soltanto che il suono delle nostre voci può fare piccole perle della rosa canina. I colombi storsero il becco e d i-
miracoli. Potrebbe trasformare il mondo'', soggiunse pensieroso. chiararono che quei frutti erano asprigni. Verzone, che era entrato
Le spiegò che all ' inizio, quando il mondo era so ltanto spazio ed da tempo nella vita spirituale, spiegò loro che ogni cosa, è ne lla
era vuoto, lo spazio si ripiegò su se stesso perché si era sentito so- sua essenza, portatrice di benedizione. "Anche la morte?", interro-
lo, e aveva desiderato un altro. gò il colombo guardandosi la zampa. "Specialmente ciò che voi
chiamate morte'', disse Verzone. Sorrideva, sembrava ancora più
Perciò una piccola onda si era mossa nello spazio e vibrando es ile del solito, pur portando con dignità le vecchie penne indurite
aveva dato origine al suono. Ora ad ascoltare Verzone si erano ag- dall 'asprezza del vento.
giunti Ciribiribin e Gramisel, che sapeva fare il nido utilizzando i
fili di lana che trovava in cortile quando la nonna aveva finito un Fu in quell 'istante che si posò sul ramo più alto del melo un
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Gustavo Rol - li mio primo maestro Storia di Afrodisia, la gallina illuminata

uccello di grande bellezza, che mai avevano visto per l' innanzi. ro stati altri gemelli da svezzare, gemelli pieni di problemi come
Egli recava una corona di piume bianche sulla cima del capo, erano stati Castore e Polluce?
aveva grandi ali, uno sguardo acuto e insieme carezzevole che si
distendeva sulle creature come una luce. li cigno, che possedeva la chiaroveggenza, volle dissipare subi-
to ogni dubbio: "Il mio nome è Hamsa - disse - volo sulle acque e
Le tortore azzardarono che potesse trattarsi del Re, gli storni reco dietro di me un'arca invisibile con la quale mi dirigo al san-
pensarono che in ogni caso sarebbe stato bene ingraziarselo e le tuario del Santo Graal. Falco Pellegrino si sentì rassicurato e trasse
gazze progettarono di rubare un uovo di merlo per fargliene dono. un respiro di sollievo. Fagiano Prelato e Fagiano Venerato s'ingi-
Berlica, che si era immediatamente innamorata dello straniero, gli nocchiarono per baciare la zampa del cigno. Soltanto le galline
portò un po' di cenere calda perché s i riscaldasse le zampe. "Sono amiche di Afrodisia, sempre distratte, continuarono a becchettare i
venuto per salvarvi dal rischio di un estenuante cammino - disse fi Ii dell 'erba cornetta di cui erano ghiotte. "Sono sceso tra voi per
l' uccello - Sono venuto per dirvi che non avete alcun bisogno di nutrirvi con i frutti dell'Albero della Verità - continuò Hamsa - È
allontanarvi da questo cortile per trovare il Re degli uccelli. Quan- un albero che cresce nel vostro stesso cuore, nato dal seme pro-
to alla mia identità, io sono semplicemente ognuno di voi". Gli fondo di ciò che siete in realtà, dietro i ruo li che recitate nella vita.
uccelli erano interdetti. Amaret disse a Bagna che doveva essere Battè le ali ed ecco che al centro del cortile comparve un albero di
un matto. Gli altri non fecero commenti perché non sapevano an- ineguagliabile bellezza, dai cui ram i pendevano, a guisa di frutti,
cora quale sarebbe stata l'opinione della maggioranza. Fu Verzone centinaia di specchi dorati, grandi non più d'un ala di Cardellino.
a parlare, l' unico che non temesse di mostrare la propria ignoran- Ha~sa ne staccò uno e lo porse agli uccelli, invitandoli ad avvici-
za: "Posso chiederti di dirmi chi sei? E puoi spiegarci perché dici narsi.
di essere ciascuno di noi?". "lo sono un cigno - rispose - e vengo
tra voi da un cielo lontano, da un diverso stato dell 'essere. Mi so- Afrodisia fu la prima a specchi arsi, forse perché un poco vani-
no state necessarie molte incarnazioni per vestire l'aspetto con il tosa amava compiacersi delle proprie penne lucenti, accuratamen-
quale mi vedete oggi, per diventare un messaggero del Dio che in- te spidocchiate. Quale fu la sua meraviglia nello scoprire che la
carna la Luce primordiale". Gli ucce lli erano silenziosi, non ave- propria immagine ne stava celando e ins ieme rivelando infinite
vano mai sentito parlare di un cielo così lontano. altre!. ... Dunque lei non era soltanto se stessa! Dentro di sé infat-
. . '
t1, vide Verzone e lo Sparviero, Falco Pellegrino, Staciutu e Ber-
Anche Fagiano Prelato e Fagiano Venerato - che erano esperti lica, e infiniti altri, anche quelli che in volo non aveva conosciuto.
di cose religiose - parevano perplessi. Il Falco Pellegrino, che era E ancora altri vide, animali d'ogni specie e di ogni latitudine,
appena ritornato da Gerusalemme, manteneva un 'espressione ri- montagne e alberi e fiumi, vide persino un orso, tanto che per
servata, chiedendosi che cosa fosse quello "stato dell 'essere"; l'emozione avvertì un tuffo al cuore. "Dio mio! - disse a se stessa
quanto al Dio della luce primordiale, la cosa puzzava di eresia. - Prima di percorrere il mio cammino io ero il mio cammino!".
Qualcuno tra gli uccelli più colti ricordò che Zeus, quando si era
innamorato della bella Leda, era sceso a sedurla sotto forma di Fu così che Afrodisia seppe di non essere so ltanto Afrodisia,
cigno. Forse si era da capo con quella vecchia storia? Ci sarebbe- di essere tutto ciò che vive sulla terra e oltre la terra, di essere tut-
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Gustavo Rol - Il mio primo maestro

... · tutti i ruoli che si stavano recitando sulla scena di una XXI
te 1e pa1 L 1, d· 1 ·
vecchia cascina. Questa era dunque la Conoscenza! Dopo 1 e1 VERSO LA FISICA DEI QUANTI
Verzone, a altri uccelli che non vi ho neppure presen~ato, come
Turet e Sciunf, umi li uccelli senza storia come Ramusc.m .e s.al?p,
come Balos e Ciarafa, tutti ebbero in do~o da~lo .~pecc~10 11 .g101el- Oggi ho l' impressione che Gustavo sia qui. Sono sola, in casa,
lo inestimabile della Conoscenza. Alcuni anni pm ta'.d1 eb?1 occa- e sono tutti qui. Anche mia madre e mio padre. Non se ne va nes-
sione di incontrare ancora una volta Afrodisia. Era d1magnta, ave- suno. La nostra apparenza materiale è del tutto illusoria, e il mio
va perduto qualche penna, le doleva una zampa, ~ppure.. emanava corpo è la porta di accesso al divino. Ci sono giorni in cui la sento
una forza, una sorta di v ibrazione che catturava gl1 esse11. Un t~c­ socchiusa, altri in cui è spalancata. Così fo per mia madre, che nel
chino e due vecchie oche le stavano sempre accanto, come se. r.m- momento di lasciare il corpo guardò verso l' angolo della stanza e
corressero la sonorità interiore del suo essere nato dallo sp1~1to. disse con voce gioiosa "ciao papà, c iao mamma!". Era un 'escla-
Quanto a Verzone, egli si era a~lo?tanat~ ve~so le str~de del cielo. mazione di sorpresa, precedeva di un solo istante l' abbraccio dei
Afrodisia mi disse che negli ult1m1 tempi eglt aveva p1~nto, e dalle loro corpi sottili.
sue lacrime era scesa la preziosa rugiada della compassione.
Oggi la mia mente razionale, che Aurobindo chiamava senso-
ria, si è rincantucciata in un angolo. I sensi dei quali mi valgo
normalmente, vista udito gusto olfatto tatto, riposano nella pace
del fresco mattino. Il succo dei pensieri è stato versato su questi
fogli bianchi, ma non c'era nessuno a compiere il gesto. Le parole
sono venute da sole, arrivano dal loro paradiso di naturalezza con
passi leggeri, come scriveva Saba ...

Sul tardi l 'aria si affina


i passi si fann o leggeri

Non c'è un luogo verso il quale andare, perché tutto è qui. Av-
ve1io una grande serenità d 'animo, una divina percezione del mio
essere. Gustavo era un Maestro, sentiva che la materia era diffusa
Shiva come Nataraja, il re della danza. La mat~ria, ~a vita, la ~~nz~ .
sono relazioni energetiche che ritroviamo anche ne! 111ov1111ento dei t11g1amm1
ovunque nello spazio, perciò il dieci di cuori del suo mazzo di
e nella danza degli atomi carte poteva essere ovunque, e lui l'avrebbe trovato in qualsiasi
cassetto, forse anche in un'altra stanza.

La prima idea di "campo" l'aveva avuta Michael Faraday, la


sua era la prima visione non materiale dei fenomeni fisici. Il cam-
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Gustavo Rol - Il mio primo maestro Verso la fis ica dei quanti

po era la dimensione fisica dello spa~i~-te~po, e cento ann i ~i~ è più rarefatto di me, spero che possa accettare il mio amore puri-
tardi Einstein avrebbe esteso il princ1p10 d1 campo alla gravita, ficato dalla lunga pazienza del mio ascolto.
così l'universo sarebbe stato considerato come un unico campo
gravitazionale che si incurvava in prossimità della materia. Sono andata a San Secondo di Pinerolo, nella sua casa di cam-
pagna. Ci sono stata qualche volta da bambina, e ho dato da man-
Certo la materia sarebbe sempre apparsa come la formazione giare alla mia bambola con i fiori delle ortensie. Una volta le ho
attraverso la quale i sensi percepiscono il campo, ma Gustavo era fatto il bagno nell'acqua della pioggia e mi sono bagnata il vesti-
nato dietro il "velo di Maya" che nasconde la verità, e anche se to. La marchesa Solari mi ha cambiata su un letto molto alto, con
Eraclito aveva detto che la natura ama nascondere, il bambino le cortine di seta, non sono stata sgridata e ho avuto una fetta di
Gustavo era riuscito a fare un buchino nella tela e si era affacciato torta. Le signore p iemontesi facevano sempre una to1ta di mele,
al tutto. erano persuase che facessero bene ai bambini. Facevano anche le
marmellate, perché non c'era la televisione. Le albicocche cade-
Molti di coloro che tentarono di fare di lui un illusionista o un vano tutte insieme e non si dovevano sprecare.
mago erano parenti degli schiavi che v ivevano nella caverna .di L'idea dello spreco ha sempre afflitto la mia generazione. Le
Platone. Non sapevano di vedere soltanto le ombre, e le scambia- calze si dovevano rammendare, ed erano piccoli capolavori di
vano per la realtà. Gustavo era lo schivo che era riu~c~to a s~ap~a~ oreficeria. Anche quelle di seta venivano riutilizzate tramite un
re e aveva scoperto un mondo inaspettato. Perche 1 corpi fis1c1 ferretto che terminava con un uncino, quando non ne potevano
che possiamo toccare, vedere e udire sono soltanto le ombre della più venivano intrecciate a formare tappeti da regalare, non ho mai
caverna, ma il ricercatore deve lasciare la caverna per poter esplo- capito a chi. I vestiti si ereditavano spesso da chi era più grande,
rare l'altro lato delle cose. io ero sempre la più piccola e avevo di rado qualcosa di nuovo.
Come vi ho raccontato, Gustavo mi regalò la mantella da Piccola
Attorno a Gustavo si sono mosse persone incerte, incapaci di Italiana e la marchesa mi fece dono di un abito ricamato a punto
esplorare, avvinghiate al salvagente della loro p:esun~io~e. e .alla smok.
paura. Temevano che Agni, il grande fuoco ?egli alch1.m1st~, ndu- Si trattava di un punto raffinato, che formava dei piccoli nidi
cesse in cenere le loro sicurezze e non erano m grado d1 capire che d'ape, lo vidi ancora una volta, molti anni più tardi, sui coprifasce
il campo quantico è ovunque. Oggi sappiamo che le parti~elle ~o~ di mio figlio, poi si dissolse ne lla democrazia. Nella casa di San
sono corpuscoli ma pacchetti di energia com~osti. d~lle v1bra~10m Secondo si dissolsero anche i cuscini di seta del salotto e presero
del campo. Il mondo non è formato da mattoni sohd1, ma da vibra- il loro posto quelli di lino inglese, infinitamente più "pratici". In
zioni di energia, quella a cui Gustavo attingeva quando diceva a questa praticità moriva lentamente la bellezza. Essa sopravvisse
mio padre che quel signore sarebbe guarito e quell'altro avrebbe nella casa di via Silvio Pellico, nei mobili e negli oggetti che ave-
invece dovuto orientare diversamente il proprio cammino. vo il permesso di accarezzare, oggi tutti dispersi .. Dialogano an-
cora tra loro, da un capo all 'altro di questa amata Torino, tra pic-
Oggi incontro Gustavo nella sua vera Luce, ~ non siamo affat~ cole voci di tarli tenuti a bada con pazienza.
to separati. Siamo immersi in un vuoto che respira, e anche se lui Gustavo è ovunque, nella calda ubiquità del nulla.
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Gustavo Rol - 11 mio primo maestro
T
XXII
L'OLOGRAMMA DELLA MORTE

La sera in cui sentii dentro di me di avere terminato "il libro di


Gustavo" mi concentrai per ringraziarlo di avermi accompagnata
lungo questo cammino, di avere ogni volta ravvivato i miei ricor-
di. Non ebbi mai la sensazione che fossero trascorsi tanti anni dal
nostro primo incontro, e che il libro fosse stato scritto "nel tem-
po". Pregai per la sua pace, e poiché lo sentivo nella Luce gli
chiesi se avrebbe potuto mandarmi un segno del suo consenso,
una specie di benedizione astrale.

La mattina successiva telefonai a Gilda Provera, che non ave-


vo mai incontrato ma sapevo essere figlia di Aldo, il signore che
avevo conosciuto sul campo di golf della Mandria e che era stato
il curatore testamentario di Gustavo. Mi ero sempre sentita vicina
a questo signore, avevo percepito che egli apparteneva alla di-
mensione metafisica della vita.

Mi sembrò naturale rivolge1mi a sua figlia per chiedere se


avesse delle fotografie di suo padre insieme a Gustavo e ad altri
amici. Tutte quelle della mia famig lia erano andate perdute nel
Alberi, in ogni stagione figure simboliche di un 'entità che va o/I.re la loro stessa ve::ti- corso di un trasloco, insieme alle casse che contenevano un antico
calità. Gli alberi di Gustavo appartenevano spesso a pae~:agg1 a11tu1111~li, br~mos'., Presepio dei miei nonni e a certi nanetti liberty che avevano vis-
nebbiosi, forse quello era per l'uomo il tempo per fermarsi, ascoltare, riflet1e1 e, p1 o-
prio come accade alla Natura
suto nel giardino di Pianezza. Gilda era triste, era appena mancato
il suo cavallo, aveva vissuto a lungo con lei e prima di sedersi e
chiudere gli occhi era andato a salutare tutti gli altri animali ospiti
della scuderia.
Il cavallo si chiamava Marlon, nome che significa Mago Mer-
lino ... Si trattava di una coincidenza? Anche il cavallo di Gilda
aveva a che fare con la magia e con Gustavo? La notte stessa so-
gnai che dormiva sul tappeto accanto al mio letto, era un sauro
dal pelo lucente, con un segno bianco sulla fronte. Al risveglio
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Gustavo Rol - Il mio primo maestro L'ologramma della morte

venne la telefonata di Gilda: nell'armad io di suo padre aveva tro- te, c'è, l'Essere, che li _contiene entrambi. Così si estingue la paura,
vato una trentina di fogli, li giudicava scritti preziosi della maturi- perche la morte non s1 trova nel cuore di noi stessi. Lo ha compre-
tà di Gustavo. Essi erano preceduti dallo scritto di un parente, so nel proprio cuore profondo l'artigiano indù che trasforma una
Franco Rol, ma ho cercato invano di rintracciarlo. tibia in un flauto, nel!' eternità del suono dal quale siamo nati. In
ogn i istante abitiamo la chiara Luce, e anche se la nostra coscienza
Il mio Maestro diceva che l'intero proble- si sposta nel tempo e dice parole di passato e di futuro, nel suo
ma della morte è basato sulla premessa che "ora", nello splendore del suo "adesso" essa non conosce altro che
siamo nati, e che questo qualcuno a un certo la propria eternità. Quando una madre è vicina al commiato, essa
punto muore. Se ci fam il iarizziamo con la si trattiene in attesa dell ' arrivo del figlio, e quando egli arriva gli
consapevolezza, ci accorgiamo che ciò che tende le mani. In quel momento non sono p iù madre e figlio, essi
siamo è eterno e illimitato, senza tempo e sono la relazione intemporale dell ' incontro. Nessuno se ne va, ol-
senza spazio. Gustavo aveva perduto il rifles- tre il tempo non c'è nessuno sulla terra pura.
so di oggettivare se stesso, e si era trovato in
una profonda apertura. Così aveva vissuto,
cercando di offrirci il Soffio della Luce. Va-
do a visitare la sua tomba non perché là ci sia "qualcuno". Neppu-
re la sua balia, alla quale ha offerto con amore e rispetto un posto
accanto a sé. Ci vado per amore, per ringraziamento, sospinta for-
se dall 'energia della sua eterna Presenza.

Poss iamo avere paura dell' immagine della morte perché la no-
stra educazione ci ha condotti a contrapporla alla vita. Le imma-
gini della morte, gli scheletri medioevali , il purgatorio, la barca di
Caronte, hanno devastato la nostra adolescenza. Molti non se ne
sono liberati neppure "da grandi". Siamo abituati persino a con-
trapporre al si lenzio il canto del! ' usigno lo.

La paura della motte è soltanto un riflesso della nostra paura


fondamentale. Tuttavia, quando l'ascolto ci consente di realizzare
che tutto è spirito, il nostro corpo non appare più come un ogget-
to-corpo ma come uno strumento di ascolto. Allora sentiamo di
essere in relazione con tutto ciò che è, con la nostra eternità, e vi-
viamo con gioia il nostro potere di creatori. Prima che la persona
esprima un punto di vista, che separi concettualmente vita a mor-
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Gustavo Ro l - Il mio primo maestro

XXIII
I FIORI DEGLI INSEGNAMENTI

Nel Corano si legge che "il perdono s'addice a Dio solo a co-
loro che fanno il male per ignoranza, poi presto si convertono"
(Cor, IV, 17). Tuttavia soggiunge che "non vi è medicamento per
indurre a pentirsi che non sia un impasto fatto con la dolcezza
della scienza e l'amarezza della pazienza".

C 'era una volta un uomo che cercava ovunque la Verità. La


cercava in tutti i continenti, nei mari e sulle montagne, ed era
sempre in viaggio. Un giorno d' inverno sentì bussare molto forte
alla porta del suo cuore.

"Chi sei?", chiese. G li rispose una voce gentile: "Sono la veri-


tà ... ". "Non dire sciocchezze - disse l'uomo - la verità non ha
Ho ascoltato, e ho udito il flauto voce, tu vuoi solo prendermi in giro". "Non avere paura - disse la
di canna risuonare quando verità - Se mi farai entrare capirai che i colpi che sentivi alla tua
recavi dentro gli occhi porta erano quelli del tuo cuore, pieno di paura".
lampi di verità. Non era il peccato A llora l'uomo si fece coraggio e socchiuse piano il battente ...
Entrò un raggio di Luce, l'uomo spalancò l'uscio e fu come se
che aveva reso la tua anima terrestre,
fosse entrato il Sole dell 'estate ... Tanto che la camera si riempì di
e quando il corpo viveva la passione di lei fiori. Tu sei come il fanciullo che guarda di notte il gioco del bu-
le bianche somiglianze rattinaio e non s ' avvede dei fili che muovono le marionette. Egli
uscivano dal/ 'orbita eccentrica del caos è nascosto agli sguardi dei fanciulli, e gli uomini tutti quanti sono
e lampi di luce ci guidavano al mare, come fanciulli. Guardano e credono che siano le persone a muo-
alle vele sottili, alla valle vere; gli iniz iati, invece, e i dotti, sanno vedere quei fili sottili co-
me di ragnatela ... e hanno visto anche i capi di quei fili ... e anche
colma d'acque vive in cui il tuo corpo
gli angeli dei cieli volti verso i Portatori del Trono in attesa degli
ha consumato ieri ordini che caleranno su di loro dalla Presenza del Signore ...
! 'ultima libertà della sua vita. La pazienza è possibile solo dopo che paura e speranza siano
state raggiunte ... ciò in quanto la convinzione del divino avrà su-
scitato la paura del Fuoco e la speranza del Giardino ...

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Gustavo Rol - Il mio primo maestro l fio ri degl i insegnamenti

L'accento che la Chiesa cattolica ha posto sul peccato, sul dua- dualità, se lo spirito dimora in pace nell 'Uno, le dualità si estin-
li smo del bene e del male, le ha consentito di imporre ai suoi fe- g.uo~o. Le o?posizioni sono soltanto il frutto delle nostre rifles-
deli una visione ristretta che ha finito col privarla della trascen- s1on1. Perche forma e non-forma si cond izionano a vicenda 1
denza. L'evoluzione ci ha condotti oggi a cercare delle prove, ed contraddizioni non sono che apparenze. "Tutto ciò che tra le c~s~
è in Oriente che abbiamo ritrovato il senso della trascendenza basse appare diviso, viene unificato quando l'anima si innalza a
una vita in cui non vi sono opposizioni. Quando l'anima arriva
grazie alla non-dualità.
Essa ci insegna a non credere a nulla sulla parola, ma a com- alla luce dell ' intelletto, non sa nulla di opposizioni. Finché ha la
prendere e sperimentare la possibilità di andare oltre gli opposti, percezione della diversità, essa non è ciò che dovrebbe essere.
verso uno stato interiore in cui le contraddizioni sono definitiva- "Tutte le cose sono uno. L' unità unisce ogn i molteplicità". Mei-
ster Eckhart
mente ri solte.
Lao-tzu diceva che la virtù superiore non è cosciente di se
stessa in quanto virtù, e questa è la virtù. La virtù inferiore, inve- L'Altissimo, parlando per bocca del suo Profeta, ha detto: "Ero
ce, non può impedirsi di essere virtuosa, e dunque non è la virtù. un Tesoro nascosto e desiderai essere conosciuto, allora creai il
Essa crede ancora alla rinuncia e al peccato. Mentre la virtù supe- mondo per essere conosciuto". Di conseguenza, lo scopo divino
riore non sembra occupata a fare qualcosa, quella inferiore è della creazione dell' uomo consiste nell'acquisizione da parte di
sempre occupata, e fin isce col lasciare ogni cosa incompiuta. quest'ultimo della Gnosi, cioè della Conoscenza di Allah. Non
Ne consegue che mentre il pesce ignora l'acqua in cui vive, l'uo- soltanto di quella dei suoi attributi, ma della sua Essenza.
mo ignora lo spazio e la sua coscienza è perennemente occupata Il discepolo chiese: Che differenza c'è tra la conoscenza e
soltanto dai mutamenti delle "cose". Essa ignora ciò che è loro sot- l' illuminazione?
teso, guarda il quadro ma ignora la parete. Il Maestro rispose che la conoscenza è simile a una lanterna
Eraclito diceva che tutto scorre e che non possiamo tuffarci con la quale fare luce lungo le asprezze del cammino.
due volte nella stessa acqua. I fiumi non si preoccupano della loro L ' illuminazione è accorgersi di essere la lanterna.
destinazione, sanno di non andare da nessuna parte. Il discepolo si dimostrò perplesso: se manca l'olio nella lanter-
Alcun i diventeranno vapori, altri mare, poi torneranno ad esse- na? "Quello puoi procurarlo tu solo, non devi aspettarti che Dio
re fiumi. Ess i sono tutte le loro possibi li esperienze. Dunque è macini le olive per te".
impossibile parlare realmente di un fiume. Quando lo nominiamo,
egli si è già dissolto nella corrente e i pesci sono fe lici. Ma tu L ' immaginazione degli uomini è stata sempre fervida.
credi in Dio? No, io non credo in Dio, io vivo in lui. Tutti vivono Dio s'era seccato che lo avessero fatto nascere da un uovo co-
in Dio, anche se non ne sono al corrente. Costruiscono delle me se lui fosse stato uno struzzo o una gallina. Molti parlava~o di
Chiese per rassicurarsi, non sapendo accettare la propria fragilità. cosmogonia o di big-bang, come se lui fosse stato seduto su un
Quando Gesù salì sul monte Tabor e gli apostoli videro il suo cor- tamburo e avesse sempre avuto a che fare con il ritmo. C'era persi-
po di luce gridarono al miracolo. Si comportarono come bambini. no chi lo aveva immaginato come un grande Oceano adagiato su
Noi siamo già adolescenti, ci siamo affacc iati al Nuovo Mondo, a un'immensa trota. Dio aveva finito col riderne insieme ai Taoisti.
ciò che è inafferrabile, anche dentro di noi. Non attaccatevi alla Grazie al cielo, essi non ne avevano alcuna idea, amavano il silen-

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T
Gustavo Rol - Il mio primo maestro I fiori degli insegnamenti

· avevano concluso che "Il Tao di cui si può parlare non è un concetto mentale, un equivoco che prende fine quando realizzi
z,10 e_ T Il nome che può essere nominato non è l'eterno no- che l'anima è il Sé unico, eterno, esteso a tutto questo universo, e
i ete1no ao. . · t ,I
l senza nome è l'inizio del cielo e della terra: 11 nomma o e a " non si dà cessazione dell'essere di ciò che è".
me. I
madre di tutte le cose". . .
La cosa migliore era sapere di non saper~, dunque era muti.le Aurobindo, a proposito dell 'abbandono del corpo, scrive che

td re a scuola. La Luce non si poteva conqu istare affannandosi.


an sufi la pensavano un po' come i Taoisti. Nel senso che no~
pensavano, ma sentivano. Andavano nel deserto, asco~tavano e ce1-
"se la nascita è un divenire, anche la morte lo è, essa non è affatto
una cessazione. Il corpo viene abbandonato, ma l'anima continua
il suo cammino".
cavano di comprendere. Tutti coloro che cerca.vano d1 comprende-
re andavano nel deserto. Era sufficiente che c1 fosse u~a palr:ia, e Mia madre amava Mare' Aurelio, teneva il libro dei suoi detti
forse un pozzo. Allora si accendevano i cieli bui dell ' mcosc1en_za accanto al letto. "Cerca di amare tutto ciò che ti arriva, abbandonati
grazie alla Presenza divina, alla pace e alla bellezza della luna pie- senza fare resistenza neppure alla Parca, lascia che fili la tua vita
na, che rifletteva la propria luce dalla Luce. come vuole. Pensa piuttosto a sbarazzarti delle cose che in te gene-
rano turbamento, e che non hanno alcuna realtà oltre alle opinioni
Di acqua e di pesci si ritornò a parlare a proposito di Giona, che tu stessa generi. Non sono gli oggetti a venire verso di te quan-
che aveva abitato nella balena, il pesce-Salvatore, e. n~lla ~ua do sei disturbata dal desiderio o dal timore. Sei tu che muovi verso
pancia si era sentito come in una caverna, in un luo~~ d1 nnasc1ta. di loro. Lascia dunque che il tuo spirito riposi, allora anche gli og-
Se ne parlò anche a proposito di Vishn~, eh~ sal~o 11. mond~ dal getti riposeranno, e non ci si vedrà più nell 'atto di desiderarli né di
grande mostro marino che aveva rubato 1 sacn testi. V1shnu s1 tuf- averne timore".
fò in fondo all'Oceano, con un fendente aprì la p~ncia del ~~str~ M ia madre era molto saggia, la chiamavano la capra sacra per-
e ne trasse quattro creature che simboleggiavano 1 quattro hbn dei ché sapeva trovare le erbe migliori sui pascoli alti dello spirito.
Veda. Diceva che in fondo tutto ciò che accade è una carezza di Dio.
Ci fu un guerriero che si chiamav,a Arj~na, se ~e ?aria nell~ Ogni cosa è un insegnamento. Quando lo hai compreso, non hai
Bhagavad Gita, il canto del Signore. E un libro ?elhssn:no, c~e s1 più bisogno del Maestro per rassicurarti . Anche se amerai sempre
dovrebbe leggere in tutte le scuole. Questo guernero ArJuna s1 era stargli accanto. Sei uscito dalla gabbia. Le situazioni sono diven-
sentito smaiTito quando aveva visto che tra coloro che avrebbe tate la sua voce, sono diventate maestri . Infatti il Buddha è ovun-
dovuto combattere c'erano persino degli amici, e qualche. suo ~n­ que, la religione è ovunque. L'Avversario non era Lucifero, era
tico maestro. Allora dal cielo era sceso il Signore, che s1 era. in- sempl icemente il mentale, finalmente si è stancato di inseguirci.
carnato come Krishna e intendeva spiegargli alcune cose: pnma È vero che il pesce è cosciente dell'ambiente in cui vive solo
di tutto Arjuna era un guerriero, questo era il su~ Dharma, .e lot~­ quando ne è uscito ... La verità è che noi non possiamo essere
re era il suo dovere. La cosa più impo1tante pero era fargli capire estratti dal vero come il pesce, per divenire coscienti di un '"altra"
"che nessuno è ucciso quando viene ucc iso ... e ciò che dav~ero condizione. La verità deve essere intuita senza intermediari, senza
esiste non può cessare di esistere". Quest.o sign.ifica eh~ l'amma l'introm issione del corpo, de i sensi, delle sensazioni, del mentale
può cambiare forma, cioè abito, mentre l' idea d1 morte e soltanto e dell' intelletto. Attraverso questi intermediari la coscienza si li-
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............____________
-. ~_

Gustavo Ro l - li mio primo maestro I fiori degli insegnamenti

mita. La loro scomparsa rende la coscienza illimitata, essa diventa


allora uno strumento adeguato per realizzare la verità illimitata,
essendo la verità.

Parole di Hui Hai: Quando il mentale è visto come irreale, al-


lora soltanto è veramente compreso tutto il Mentale.

Parole di Jean Klein: Costantemente i nostri pensieri, le nostre


sensazioni, muoiono in noi. Inspiriamo, espiriamo, e il soffio
muore. L' idea che una persona ha di se stessa perdu ra finché essa
pensa, ma muore non appena non pensa più. C iò che muore è
un 'entità apparsa in uno spazio-tempo, che ha la sua realtà uni-
camente in questo spazio-tempo .. . Ma la persona è colei che co-
nosce ciò che appare e scompare. Siate coscientemente questo
conoscitore. Lì si trova la via. Il resto non è che immaginazione.

Parole di Jean Mare Eyssalet: Non c'è oggetto-tempo nella tra-


dizione cinese, ma soltanto una profusione di avvenimenti, di tra-
sfo1mazioni, di apparizioni sparizioni, prodotti che emanano dal-
1'0 sservatore, dalla sua soggettività, si potrebbe dire dalla sua chi-
mica, di cui egli è il luogo geometrico, focolare di convergenza-
rinnovamento senza sosta di innumerevoli cicli. In questa prospetti-
va non si può parlare di un tempo unico, ma di una molteplicità di
tempi possibili, legati essi stessi indissolubilmente a una molteplici-
tà di spazi che ne costituiscono i campi di dispiegamento.

Per destarci alla consapevolezza

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Gustavo Rol - Il mio primo maestro

XXIV
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Come ho detto all ' inizio, ho esitato a lungo prima di accettare


di scrivere questo libro. Non volevo dire parole suggerite da un
povero ego, dovevo essere certa che il fatto di confrontare le mie
persuasioni con quelle di Gustavo non mascherasse una pretesa
mentale. D'altra parte, a 80 anni di distanza, i miei ricordi conti-
nuavano ad essere così freschi , così innocenti, che le mie esita-