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Dialogo tra una non credente e un credente sullhandicap e la paura del diverso
stanno in prigione, per strada, sono alcolizzati, etichettati come dementi, matti e vengono rinchiusi negli istituti. In ogni essere umano esistono delle forme di paura: la paura del fallimento, di non essere accettati, la paura di finire nel gruppo dei cattivi, degli esclusi. Alcune persone, inoltre, sono soggette ad afflizioni abominevoli che spesso si accompagnano a gesti di autodistruzione; queste persone hanno un profondo bisogno di stare con qualcuno che li comprenda, li ascolti profondamente. Vivere con significa riconoscere che ogni essere umano colmo di desideri e ha bisogno di fiducia e ascolto reciproco. Ho vissuto la guerra ed stato orribile, loppressione dei poveri e dei deboli orribile. Esiste una strada che porti alla pace e alla fraternit? Forse un nuovo umanesimo potrebbe diffondersi in una nuova civilt se i cuori chiusi in se stessi si aprissero finalmente agli altri. Il nuovo umanesimo cui aspiriamo implica una trasformazione dei cuori e degli spiriti, implica una forma di compassione che non consiste nel piangere sullaltro, ma nellaiutarlo ad alzarsi camminando con lui.
Nellumanit di oggi c qualcosa di pi urgente che non adoperarsi per la pace, ognuno secondo i propri mezzi? Per questo mi trovo allArca, voglio vivere con coloro che sono stati esclusi; mangiare alla tavola degli esclusi significa rifiutare di rinchiudersi nella propria classe sociale. A Betlemme abbiamo realizzato un piccolo laboratorio che accoglie musulmano e cristiani, lo ripeto: i disabili possono diventare fonte di pace e unit. Secondo Giovanni Paolo II i disabili sono testimoni privilegiati dellumanit, possono diventare annunciatori di un nuovo mondo, non pi dominato dalla violenza e dallaggressivit ma dallamore e dalla solidariet reciproca. La tenerezza alla base dellArca, lascolto dellaltro non fatto di giudizio ma solo di accoglienza.