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LA MATERIA SUPERFISICA

La tradizionale conoscenza iniziatica ed i postulati filosofici e scientifici di pura


marca esoterica, affermano che esiste una materia superfisica che interpreta l’universo
fisico ed una Coscienza cosmica che si espande su tale materia. Per poter capire ciò è
necessario collegare l’idea dell’Incarnazione con quella dell’Ascensione, l’idea del
nascere e quella del morire, l’idea del Destino con quella del Contrappasso. Allora si
potrà capire il vero significato dell’universo, della sua manifestazione, della legge di
Causa ed Effetto che guida l’Evoluzione e non l’annichilimento del genere umano. Il
collegamento fra il macrocosmo ed il microcosmo ( il “così in basso come in alto” di
Ermete Trismegisto) è il passo finale che porta alla visione unitaria del tutto,
riconducendolo alle origini ed al suo autore.
Riteniamo opportuno, a questo punto, ripetere che il nostro proposito non è
quello di sostenere la validità delle conoscenze esoteriche, nè tento meno di polemizzare
sulla loro attendibilità alla luce della scienza moderna, bensì quello di ricercare ed
esporre le analogie fra le più arcaiche concezioni cosmogoniche nel tentativo di
pervenire ad una Conoscenza esoterica di tipo universale. I suoi simboli ed i suoi miti,
tradotti in enunciati e postulati scientifici, permetteranno di dare risposta ad alcuni
questiti che solo oggi gli uomini cominciano a porsi come problemi da risolvere.
Per quanto riguarda la materia superfisica, i postulati fondamentali della scienza
esoterica hanno sempre affermato che una Essenza unica è all’origine tanto
dell’universo quanto delle forme che in esso si esprimono; la materia è solo
un’espressione dello Spirito che la anima, mentre in tutte le forme ed in tutti i regni
dell’universo regna una Coscienza che tutto permea, anche se in gradi diversi, senza
alcuna discriminazione. La scienza moderna è d’accordo nel riconoscere che i
costituenti chimici sono identici per tutta la materia, sia essa organica che inorganica; al
termine Spirito sostituisce quello di Energia ed enuncia che non esiste energia disgiunta
dalla materia nè materia disgiunta dall’energia. In ogni regno della Natura riconosce un
particolare comportamento - una specie di embrionale coscienza - che definisce : affinità
chimiche nel regno minerale, coscienza vegetativa nel regno vegetale, istinto nel regno
animale, intelligenza nella specie umana.
Nel regno fisico, i corpi dell’animale e dell’uomo rappresentano l’ultimo
traguardo evolutivo raggiunto dalla materia. Solo in essi, infatti, la materia nobile che
compone le cellule cerebrali ed il sistema nervoso, pur essendo identica nei suoi
costituenti chimici alla materia dei metalli e delle piante, è in grado di rispondere con la
facoltà dei sensi alle vibrazioni che colpiscono questi dall’esterno. Nell’uomo, e solo in
esso, questa risposta trasmessa alle cellule nervose ed a quelle cerebrali, viene tramutata
in un atto di coscienza che rappresenta la caratteristica peculiare del regno umano.
Secondo i materialisti, esso starebbe a rappresentare il comportamento della materia che
compone il corpo fisico dell’uomo.
Il prof. Bose, dell’Università di Calcutta, stimolando con uno speciale
apparecchio di sua costruzione tutti i regni della Natura, ottenne risposta analoga e
dimostrò in tal modo l’unicità della vita fisica. Si infiltrò, così, nella coscienza umana
l’intuizione di una Vita Unica, fonte inesauribile di se stessa, che compenetra tutte le
cose stabilendo fra queste una relazione di mutua dipendenza. Non è difficile a questo
punto, usando la concretezza razionale in senso stretto, pervenire all’astratta
proclamazione mistica di una Unità di Dio, quella che tutte le religioni sostengono.
In tutte le Sacre Scritture questa Vita Una è pensata cone l’Incausato Assoluto, la
Vita da cui dipendono tutte le vite, l’Esistenza da cui dipendono tutte le esistenze, un
Principio che è oltre la Manifestazione, oltre il Tempo e lo Spazio, oltre ciò che è
realizzato, visibile o invisibile che sia. Questa Vita Unica è stata immaginata come un
infinito oceano le cui onde sono gli universi ed i cui spruzzi sono le miriadi di forme.
Tutte le Sacre Scritture del mondo fanno una distinzione fra Dio nella Propria
Natura e Dio nella Manifestazione. La vita che forma ed anima l’universo non è la Fonte
della Vita, l’Assoluto, bensì un suo riflesso. Nelle Upanishad è scritto : “Non veduto,
Egli vede; non udito, Egli ode; non pensato, Egli pensa; sconosciuto, Egli conosce. Niun
altro che Lui è veggente, niun altro che Lui è uditore, niun altro che Lui è pensatore,
niunaltro che Lui è conoscitore. Egli è il Sè, il duce interno, immortale. Ciò che è altro,
perisce”.
Nella Baghavad Gita è scritto : “Poichè nell’attimo stesso in cui una sola parte
dell’Assoluto viene in contatto con la Manifestazione, essa cessa di essere assoluta e
diventa relativa, in quella Proiezione di Sè che è la Trinità”.
Il postulato che un’Essenza Unica sia alla radice di ogni cosa e di ogni forma di
vita, fu l’assunto fondamentale della speculazione filosofica indù. La filosofia Sankja,
risalendo all’origine della manifestazione, parla di un Principio Assoluto che è oltre di
essa, oltre il tempo ed oltre lo spazio. Qualcosa che è e non è allo stesso tempo, un
Eterno Non Essere che è l’Essere Unico definibile come Eterno Incosciente, dando a tale
attributo il giusto significato filosofico. Da questo Assoluto, che è Tutto e Niente, che è
Inconoscibile, procede sia la manifestazione che il conoscibile. Ma quando portiamo la
nostra attenzione sull’universo manifestato e su quanto esiste ed è conoscibile, ogni cosa
ci si presenta nei limiti di una dualità : la cosa e la coscienza che la percepisce, una
dualità indissolubile che deriva dalla nostra soggettività.
La filosofia mistica dell’Oriente individua all’origine dei Sistemi Solari due
elementi che non sono lo Spirito e la Materia, o l’energia e la materia come oggi le si
intende, bensì due elementi da cui esse ebbero origine : purusha (ideazione precosmica)
e prakriti (sostanza precosmica).
La progressiva differenziazione di questo binomio si rifletterà poi negli universi
manifestati e la scienza degli uomini scorgerà in quel binomio indissolubile (purusha-
prakriti) la sorgente del binomio energia-materia. Non è possibile equivocare su quella
che fu l’intenzione di questa concezione esoterica della cosmogonia occulta, perchè essa
ci sembra largamente convalidata dall’etimologia stessa delle parole adoperate : prakriti
è composta da pra (fuori) e kriti (fare), ossia ciò che fa, fuori di sè, purusha, lo spirito.
Sviluppando il concetto si può dire che prakriti è il veicolo mediante il quale purusha
manifesta la propria attività. Dall’etimologia di queste parole procede l’idea di un
qualcosa di materiale che è inconcepibile se non preceduto da qualcosa che è
immateriale; sono due poli opposti, non antitetici, dai quali scaturisce come terzo
elemento l’universo fisico, la cui esistenza sparirebbe nel momento stesso in cui venisse
a mancare uno dei poli.
Ed allora, dall’Uno assoluto nasce il binomio che da origine al nostro universo,
dall’inconoscibile nasce una idea ed una sostanza che, nella manifestazione si
differenzierà sempre più. Si discende su una scala dove lo Spirito diventa sempre più
Materia fino a quando si giunge al Regno Fisico, l’unico del quale gli uomini abbiano
coscienza, il solo che riescono a percepire.
Per quanto riguarda la materia del regno fisico, fino ad epoca relativamente
recente, l’uomo prescientifico riteneva che essa fosse solo quella che ai suoi sensi
risultava visibile e tangibile; agli stessi padri della fisica moderna - Keplero, Galilei,
Newton - il mondo materiale si presentava sotto la forma esclusiva di corpi solidi,
liquidi e gassosi. Eppure già nel V secolo a.c. Democrito aveva enunciato il suo
pensiero sulla struttura della materia; concordando con altri filosofi greci, aveva
riconosciuto che i corpi erano costituiti da particelle invisibili ed indivisibili, che per
questo vennero chiamati atomi.

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In seguito, e solo molti secoli dopo, l’uomo scientififico scoprì che anche la
materia più solida e compatta poteva contenere materia liquida, e questa materia
gassosa, la quale - a sua volta - poteva essere compenetrata da materia ancor più
rarefatta. La suddivisione proseguì fino all’atomo e questo fu - per qualche tempo -
considerato il traguardo ultimo di ogni possibile suddivisione della materia. In seguito
l’uomo riuscì a scomporre anche l’atomo e, scoprendo ed impossessandosi dell’energia
in esso contenuta, in effetti riscoprì quella energia roteante della materia che i simboli
della svastika, del serpente, della trottola dei Misteri Eleusini, avevano da sempre
enunciato.
Nel progredire del tempo, si scoprì che anche alla base della costituzione
dell’atomo, erano due particelle elementari: il protone ed il neutrone; essi costituivano il
nucleo, mentre gli elettroni costituivano l’involucro esterno. Da questo momento, le
scoperte di particelle elementari si moltiplicarono, ma si arrivò a scoprire che, sempre,
ad ognuna di queste particelle corrispondeva una antiparticella. Furono i fisici italiani
Segrè e Fermi che realizzarono, negli attrezzati laboratori americani, la fotografia del
fenomeno della trasformazione di queste particelle. Riuscirono, infatti, a fermare su una
negativa l’attimo in cui un antiprotone, nel suo movimento vorticoso, si scontrava con
un protone, generando un neutrone ed un antineutrone; questi ultimi, continuando la
corsa, si incontravano con il nucleone - che è sempre materia - ed a questo punto le
particelle si annullavano scambievolmente, trasformando la materia - più che in energia
- in un quid definibile come antienergia.
L’uomo non aveva mai ottenuto prima di allora una trasformazione della materia
in energia così manifesta ed imponente. Il prof. Caldirola, in un articolo sulla rivista
Sapere (La fisica moderna e l’immagine scientifica del mondo), si chiede : “Il problema,
com’era posto dall’antichità, era di arrivare alla conclusione che il mondo è formato da
una sostanza unica fondamentale; qual’è la risposta che la teoria quantistica è in grado
di dare a questo quesito ?”. L’autore va oltre la tabella degli elementi e si sofferma sul
fatto che qualsiasi atomo è composto da tre elementi: protone, neutrone ed elettrone. La
teoria quantistica consente di prevedere e di comprendere come queste tre particelle
possano riunirsi fra di loro dando luogo a sostanze chimiche aventi proprietà diverse;
ma permette anche di pensare al protone ed al neutrone come a due stati diversi di
un’unica particella: il nuclone. Tutte le sostanze chimiche, pertanto, vengono ricondotte
a due sole particelle fondamentali : il Nuclone e l’Elettrone.
Tutto cambia nuovamente negli anni trenta quando Anderson scopre il mesone,
una particella duecento volte più pesante dell’elettrone che, per influenza dei raggi
cosmici, ha una vita brevissima (un microsecondo) trasformandosi in un elettrone ed un
neutrino. Segue la scoperta di altre particelle instabili, che possono essere cariche
positivamente o negativamente, la cui massa può essere molto più pesante di quella del
mesone; vivono tempi brevissimi e si scompongono, o si trasformano, in altre particelle.
Siamo punto e a capo : sono esse parte di una sostanza fondamentale ?
Quando Einstein introduce il concetto di uguaglianza fra massa ed energia, sorge
l’idea che le particelle possano essere considerate cone quanti discreti di energia. Ed
allora, esiste una equazione fondamentale che permetta di fornire le configurazioni
matematiche di tali trasformazioni, tale da predire il risultato di una esperienza qualsiasi
? Essa porterebbe certamente ad una visione unitaria del mondo fisico. Ed ecco la
scienza moderna rendere familiare il concetto che il mondo fisico altro non sia che
l’espressione più esterna e più complessa di altri mondi che la compenetrano. Ma esiste
il costituente unico di questi mondi? Che cos’è ? Qual’è la sua struttura ? Quali le sue
proprietà ?
Esiste una teoria secondo la quale i vortici sono alla base della formazione degli
atomi: nel moto vorticoso degli atomi si riconosce il moto del primo vortice

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dell’universo. La materia prima, unica ed eterna, informe e vuota, immota, viene messa
in moto dallo spirito di Dio che si muove sulle acque. Ed allora ecco il moto che si
manifesta ovunque nell’universo, rotazione e rivoluzione, sia nel macrocosmo che nel
microcosmo.
Il linguaggio esoterico esteriorizza con il mito di Dio, contemporaneamente
Creatore e Distruttore, l’idea di questo vorticoso moto perpetuo. Oggi, l’astrofisica
sembra confermare per altra via questo perpetuo divenire della vita, quando afferma con
Whipple che il sole distrugge la materia interplanetaria al ritmo di una tonnellata al
secondo. Questo fa pensare all’esistenza di un meccanismo di riproduzione costante
della materia interplanetaria, mediante un ciclo atomico ancora sconosciuto dalla
scienza, ma da millenni postulato dalla conoscenza esoterica. Si potrebbe intuitivamente
concludere che l’uomo, disintegrando la materia e scoprendo l’antimateria, si trovi già
in presenza del primo e più complesso aspetto della materia superfisica e che, indagando
fino ai limiti estremi del sistema planetario, già intraveda la possibilità che nel sole - nel
quale molte religioni individuano il corpo fisico di Dio - esistano dei gangli vitali che
distruggono e ricreano la materia.
Ogni giorno si fa sempre più strada la convinzione che esista una sostanza unica
e primordiale dalla quale potrebbero aver avuto origine tutti gli elementi chimici;
Crookes la chiamava protile, altri ritengono sia l’idrogeno, altri ancora la definiscono
con altri nomi. Secondo Jeans, da questa materia nasce l’universo, dopo che su di essa
agisce l’atto di pensiero del Creatore.
Ed ecco che nel presupposto scientifico dell’unicità dei costituenti chimici di
tutta la materia, potrebbe forse risolversi il grande mistero teologico di un Unico
Principio Creatore, mentre nel presupposto della unicità dell’energia potrebbe risolversi
il mistero mistico di una Unica Coscienza Universale. Se veramente unica è la
costituzione chimica di tutta la materia e di tutte le forme, e se una è l’energia che le
anima, nella fratellanza fra tutte le cose create realizzata dalla coscienza di San
Francesco potrebbe scorgersi l’enunciazione di un postulato di quella Scienza dello
Spirito che sempre di più va diventando un postulato anche della Scienza sperimentale.

Emma Cusani

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