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Ogni filosofo ellenista cerca di trovare un modo per vivere bene, con pochi amici (anche
allievi) . Il loro scopo non è più il bene della società, nemmeno teoretico.
Vogliono vivere bene a livello personale.
Questo cambiamento era iniziato con Aristotele. filosofia disinteressata)
Con le 3 scuole,
● Epicurea epicureismo
● Stoica stoicismo
● Scettica scetticismo
i filosofi tendono a isolarsi dal mondo, a cercare la maniera migliore per essere tranquilli e
sereni. Lo scopo è indicare all’uomo come essere felice.
EPICUREISMO:
Uomo raffinato, sereno (perché aveva trovato la sua filosofia di vita), con un grande
self-control. Le sue opere sono andate tutte perdute, c’è un grande filosofo che lo ha
studiato, Lucrezio. Lo dobbiamo a Lucrezio, che scrive “De rerum Natura” (intorno alla
natura delle cose) dove espone il pensiero di Epicuro.
Lo scopo fondamentale della sua filosofia è liberare l’uomo dalle sue maggiori pure, da
cioè ciò che lo preoccupa= renderlo felice.
Secondo Epicuro la filosofia per eccellenza che può aiutarlo a raggiungere questa
finalità è proprio l’Atomismo di Democrito, considerata la filosofia più giusta per essere
felici.
Atomismo
● Nella fisica, il clinamen è importante perché evita che la fisica proposta da lui (quindi il
mondo) sia assolutamente tutto deterministico, necessario, meccanicistico ma bensì
libero… (si stacca da Democrito). Ammorbidisce un po’ la visione dell’esistenza.
(Determinismo= tutto è necessario, tutto è spiegabile attraverso delle leggi meccaniche,
sempre uguali, che si ripetono, tutto è spiegato con leggi di questi mondo, (anti finalistico),
tutto è chiaro, anche gli eventi futuri perché si sa già le leggi che DETERMINANO
l’esistenza)
● Ma se è importante in fisica, è ancora più importante nell’etica: nell’etica introduce la
possibilità della libertà dell’ agire umano.
L’uomo è libero nelle sue scelte e nelle sue azioni, l’uomo è libero di rompere le leggi
del fato, del destino, che non ama e quindi lo cambia.
Fisica ed etica di epicuro sono strettamente collegati. L’uomo è sì soggetto al suo destino
ma è anche libero di cambiarlo. Destino= vivere per qualcosa che è già stato scritto dal
quale non ci si può sottrarre.
All’epoca si diceva che esistesse questa forza, il fato, che è già scritto, a chi non ci si può
sottrarre. Epicuro dice che non crede che tutto sia stato scritto. Epicuro non è fatalista, cioè
non crede/o crede in parte nel destino.
Non siamo ancora nella cultura rinascimentale, lui ha un passo avanti.
Lui rompe con questa necessità legata al destino e alla sottomissione dell’uomo.
1. paura della morte (non di cosa c’è dopo ma del momento in cui arriva)
2. Paura degli dei
3. Paura di non essere felici
4. Paura del dolore fisico
Alla base di queste paure c’è l’atomismo, usato per spiegare agli uomini che la 1 e la 2
sono infondate, non esistono.
Alla base di ciò c’è l’atomismo. L’anima è fatta di atomi come tutti gli enti, quindi anch'essa è
sottoposta alla stessa legge di decomposizione alla quale è sottoposto il corpo, detto meglio
l’anima va in contro alla SCOMPOSIZIONE (scomposizione di atomi.) COLLEGAMENTO
ARISTOTELE L’anima muore esattamente con il corpo, l’anima è mortale, perché entrambi
sono fatti di atomi.
Quindi, con la scomposizione dell’anima non c’è più la possibilità di provare dolore, perché
viene meno ogni forma di sensazione, ogni sensazione viene meno. Quindi la morte
secondo Epicuro è privazione di dolore, proprio perché anche l’anima muore e ogni
sensazione finisce.
Secondo Epicuro è da stolti temere la morte perché quando essa arriverà non
proveremmo più nulla, nessun dolore.
L’ETICA
Cosa intende lui per felicità? Come essere felici? Tema comune alle filosofia ellenistiche.
Epicuro c’era di dimostrare com’è essere felice e come evitare l'infelicità, la felicità per
Epicuro coincide con il piacere.
● Non è il piacere smodato dei sensi, volgare. Non essendo tutto questo, la sua filosofia
non può essere definita come edonismo (da edoné= piacere dei sensi), noi non ne
abbiamo ancora fatte.
● Quella di Epicuro non è da definirsi tale, possiamo definirla invece con un altro
termine, eudemonismo. Eudaimonia= felicità
Eudemonismo vuol dire proprio felicità lui va alla ricerca di questa forma di felicità che
possa rendere tranquillo e sereno l’uomo, non è un piacere sensibile e volgare.
Secondo Epicuro l’uomo saggio, è colui che cerca il piacere e che tenta in tutti i modi di
sfuggire ad ogni forma di dolore. Questo piacere non è un piacere egoistico (nel momento in
cui io vado alla ricerca del mio piacere sto usando gli altri e quando ho finito di usarli ci
rimangono male, li danneggio), individualistico, non danneggia gli altri, mira alla solidarietà
degli uomini.
L’uomo saggio secondo Epicuro è l’uomo virtuoso. La virtù per lui significa proprio ricercare
questo tipo di piacere, non egotistico.
L’uomo virtuoso, di fronte a tutte le sensazioni che turbano del mondo esterno, deve agire
accogliendo, solo quelle sensazioni che danno un piacere moderato, riuscendo quindi a
non strafare, a non esagerare mai nella vita. Equilibrio (Democrito).
Secondo Epicuro bisogna soddisfare tutti quei bisogni che l’uomo sente, il cui
soddisfacimento non comporta dolore, inquietudine. Questi dolori vanno soddisfatti solo
se non creano turbamento nell’animo.
Il piacere, non abbiamo ancora detto come lo intende Epicuro, abbiamo solo detto che è
un piacere non egoistico che non crea dolore.
Per Epicuro è un piacere da intendere in senso negativo, ha una concezione negativa del
piacere. Si intende che nel perseguire il piacere bisogna negare tutti quei bisogno che mi
comportano stress. Negativo nel senso di negare, evitare. Epicuro dice “ ma chi te lo fa
fare, già al pensare di realizzarlo ti turba, non lo fare, tieniti lontano”. Quindi negare tutto
ciò che mi crea stress, vuol dire stare lontani dalle paure. Filosofia negativa, che nega e si
tiene lontana da tutto ciò che è piacere cinetico.
Perché sono sinonimi? Essere moderati significa calcolare bene ciò che mi fa bene, e
quindi poi sono felice. Ma chi permette di calcolare bene ciò che mi fa bene o no? La
ragione, che è alla base. È l’uomo saggio tramite la ragione che riesce a scindere e di
conseguenza raggiungere Aponia e Atarassia.
In tutto questo lui ci dà anche un altro aiuto, stila una sorta di tavola dei bisogni per poter
raggiungere le due condizioni.
● Naturali e necessari mangiare, dormire,
● Naturali e non necessari mangiare troppo, dormire troppo, pensiamo noi. Eccessi in
generale
● Non naturali e non necessari dico secondo me cosa sono. (la scuola ahahahah) Bisogna
percepire solo quelli naturali e necessari.
Per Epicuro i Bisogni non naturali e non necessari sono: ricchezza, potere, onore,
gloria e fama. (stessa critica che ha fatto Aristotele circa)
L’uomo saggio è colui che riesce a realizzare la morale epicurea, colui che non perde
la pazienza. In medio stat virtus come diceva Aristotele.
Tutto ciò che abbiamo detto di Epicuro ci porta a dire che è un razionalismo
morale,(Democrito, Socrate, Platone Aristotele. Si ritrova laddove abbiamo quelle filosofie
che basano la scelta umana e quindi le scelte sulla ragione, unica guida. Tutti i filosofi che
abbiamo visto fino ad ora sono razionalisti morali, anche Parmenide non è sbagliato però è
più un razionalismo teoretico che etico.
Le filosofie ellenistiche non trattano temi politici, ma questo non vuol dire escludere il
rapporto con gli altri, l’amicizia è ammessa solo con pochi. Purtroppo abbiamo poche
testimonianze ma l'amicizia era presente nella sua filosofia.
Lui scrive
“è più piacevole fare il bene anziché riceverlo”
(Collegamento con Socrate con quella frase dell’ingiustizia)
STOICISMO:
Anassagora no perché qui non abbiamo parlato di divino (infatti il nous di anassagora è
esterno al mondo=TRASCENDENTE). Parleremo di nuovo del divino, ma non inteso
come intelligenza divina di Anassagora.
La concezione del destino secondo gli stoici
Destino: legge razionale necessaria che tutto governa e che stabilisce l’ordine
delle cose e la successione degli eventi in questo mondo. (alcuni sono causa e
alcuni effetto) C’è un chiaro riferimento al logos di Eraclito.
Questa legge razionale necessaria che fa in modo che nel mondo tutto ciò che accade
debba accadere (tutto ciò che avviene nel modo avviene in quel modo e non può avvenire in
un altro)
Gli stoici arrivano a una conclusione= tutto ciò che accade nel mondo di buono/di
cattivo, di favorevole/di sfavorevole, di positivo/di negativo vada accettato perché fa
parte di questo disegno razionale necessario e non può essere assolutamente
modificato.
Quindi l’uomo che vive in questo mondo deve accettare tutto ciò che accade, anche ciò
che considera negativo/ cattivo che avviene nella vita di ciascuno di noi.
Anche se fa accadere delle cose che a noi sembrano cattive, queste cose accadono
perchè subito dopo deve arrivare il bene (è un momento necessario di questa struttura
razionale) Il negativo è necessario perché subito dopo arrivi il positivo=DUALISMO TRA
BENE E MALE. (il bene esiste se c’è il male, concezione ripresa da Eraclito.
C’è sempre una concatenazione/alternanza di bene e male. La tempesta prima
del bene è un passaggio/momento necessario.
Gli stoici interpretano il negativo come un momento razionale che va comunque vissuto.
L’etica stoica è basata sulla ragione (così come Socrate, Democrito, Platone, Aristotele,
Epicuro), ma con gli stoici questo riferimento alla ragione è costante, ancora + evidente
perché non c’è spazio per nessun’altra facoltà umana, solo la ragione. Razionalismo
assoluto estremo etico. Etica stoica= affidarsi alla ragione e accettare il destino,
struttura razionale del mondo. Fonte di tutto questo che stiamo dicendo= Diogene
Laerzio
Etica del dovere ( Cosa vuol dire dovere secondo gli stoici? quando si compie un’azione
doverosa?) Secondo gli stoici un’azione doverosa è quella che viene
consigliata/dettata/avvalorata/prescritta dalla ragione.
Le azioni doverose sono tutte quelle azioni che la nostra ragione ci detta
di compiere. Le azioni non doverose saranno quelle che la ragione ci
sconsiglia di compiere.
Gli stoici dicono che le emozioni non servono a nulla e l’uomo non deve lasciarsi
sopraffare dalle emozioni, ma deve frasi guidare sempre dalla ragione
Individuano 4 fondamentali emozioni da cui derivano tutte le altre:
Per gli stoici le emozioni sono malattie che colpiscono lo stolto perché il sapiente è
immune a queste emozioni dato che si affida sempre e solo alla ragione.
L’uomo felice secondo gli stoici è colui che si affida alla ragione, che vive secondo la sua
natura (ragione), che non si affida ai sensi, che compie sempre il suo dovere (=dovere di
essere razionale), che accetta il destino senza provare a cambiarlo perchè tentare di
farlo crea afflizione, ansia turbamento= UOMO SAGGIO. E’ colui che raggiunge lo stato
di APATIA, felicità. La felicità secondo gli stoici è APATIA. (apatico=stoico) A-pathos=
senza emozione
Un uomo saggio così come l’abbiamo descritto è un uomo libero perché non si fa
condizionare dall’esterno/dall’autorità/dalla tradizione.
L’unica forma di libertà è questa, tutto il resto (voglia di fama onore…) è
essere schiavi. Le emozioni ti portano a farti condizionare dagli eventi
esterni.
Lo schiavo è lo stolto: colui che si lascia andare alle emozioni, che non accetta il proprio
destino ma cerca di cambiarlo, che non vive secondo la propria natura e non utilizza la
ragione. Secondo gli stoici, il tentativo di modificare il corso degli eventi è vano perché sono
eventi necessari che l’uomo non potrà mai modificare. Per questo loro dicono “va bene fallo
ma sappi che non sarai mai felice perchè è impossibile.”
Il Dio degli stoici è qualcosa in più rispetto a tutte le divinità precedenti: è un Dio
provvidenza che provvede al mondo e non è ancora un Dio che crea (per ora non c’è
ancora il senso del peccato). Tutte le divinità sono pensanti. Anche in Socrate c’era questa
concezione di panteismo e provvidenza, non era però così dichiarato perché non abbiamo
tante notizie rispetto agli stoici.
SCETTICISMO:
Pirrone di Elide (Elide=regione nel cuore della Grecia, nel Peloponneso dove c’è la città di
Olimpia) ritiene che questa verità assoluta non esista e dice anche “Ciò che l’uomo conosce
è soltanto rappresentato dalle cose che appaiono”.
Anche lui ritiene che il mondo in cui viviamo sia il mondo delle apparenze e la conoscenza
umana si riduce a quello.
È una conoscenza soggettiva come in Protagora e Gorgia.
Varia da soggetto a soggetto (è relativa) e come tale non vale come conoscenza assoluta=
è una conoscenza probabile e variabile.
Inoltre nessuna di queste conoscenze può essere considerata superiore alle altre, hanno
tutte lo stesso valore perché sono tutte probabili/non certe.
L’uomo sapiente è colui che è consapevole di tutto quello che abbiamo appena detto e
assume un atteggiamento (nei confronti della conoscenza e dell’azione) che si basa sull’
epoché= l’unico atteggiamento possibile che il sapiente può assumere nei confronti del
mondo, della conoscenza, delle sue azioni e dei suoi comportamenti
Epoché= sospensione/fermata
Atteggiamento dell'epochè: sospendere il proprio giudizio sul mondo/sulle conoscenze
umane/sulle azioni.
I filosofi successivi oltre a parlare di epoché parleranno anche di afasia= perdita
della voce. Per gli scettici, l’unico atteggiamento possibile è l’epochè e l’afasia.
Grazie all’epoché (sospensione di ogni giudizio) e grazie all’afasia (silenzio su tutto) l’uomo
saggio riesce a raggiungere l’atarassia=l’assenza di turbamento nell’animo/felicità interiore.
Tutto ciò vale sia nelle verità teoretiche che in quelle pratiche.
Non esistono valori assoluti ma anche in campo morale tutto è relativo (relativismo dei
sofisti) e permane il dubbio ineliminabile.
Nell’acqua del lago si riflette la villetta e la parte bassa è molto buia, la casa è
immersa nell’oscurità mentre il cielo è azzurro e chiaro: contrasto buio-cielo.
Quest’opera esprime il senso del cristianesimo e della filosofia cristiana= contrasto del
bene (luce del cielo=verità=Dio) e del male (buio della terra=errore=peccato).
Platone per qualche aspetto anticipa infatti la religione cristiana con la sua seconda
navigazione perché il suo dualismo ontologico verrà ripreso dai filosofi cristiani.
Per Aristotele sarebbe tutto illuminato (mio pensiero)
Nello scetticismo non possiamo parlare dì dualismo perché lo scetticismo nega che esista
una realtà superiore/una verità assoluta anche che anche se esistesse sarebbe
inafferrabile dall’uomo. Nello scetticismo c’è anche Plotino (si rifà a Platone ed è
rappresentante del neoplatonismo) che parla del mondo del male e del mondo della verità.
Mondo del male è sempre buio mentre il paradiso è un luogo angelico/lucente/chiaro. Il
male diventa condannabile con la filosofia cristiana perché assume la forma del peccato
ed è considerato un male compiuto volontariamente dall'uomo.
Quest’opera di Magritte è quella che meglio esprime il dualismo ontologico che
troviamo nel platonismo, nel neoplatonismo e nel cristianesimo.
I filosofi cristiani si limitano a interpretare quello che Gesù Cristo dice, non
propongono una loro verità ma la verità rivelata c’è già: è quella rivelata da
Gesú Cristo.
LA FILOSOFIA CRISTIANA
La nuova religione e quindi tutti i suoi seguaci cioè i Cristiani si presentano come una
società nuova rispetto all'ordine esistente. Si rifiutano di onorare gli imperatori e le divinità
pagane e accolgono volentieri i più deboli della società i servi, schiavi… I Cristiani non
accettano la vita mondana dei Romani e questo provoca una repressione violenta, sono
perseguitati fino all’ultima persecuzione del 303 d.C voluta da Diocleziano. ( Questa ultima
persecuzione segna il declino dell’impero romano perché fu l’ultima e contemporaneamente
si sta diffondendo sempre di più l’autorità della Chiesa Cristiana, che diventa talmente forte
che anche le stesse autorità politiche (imperatori) scendono a patti con essa)
Arriviamo quindi direttamente all'editto di Costantino siamo nel 319, con il quale la nuova
religione riceve un riconoscimento possiamo dire ufficiale quindi viene riconosciuto in
maniera ufficiale religione dell'impero.
380 Teodosio interviene in questa questione e il Cristianesimo diventa l’UNICA religione
dell’impero.
Di cosa si occupa? Questi filosofi cristiani cercano di capire come avvicinarsi alla nuova
verità rivelata e come comprenderla nel suo significato più profondo e autentico.
Solo la ricerca filosofica può affrontare questo problema, la ricerca filosofica viene applicata
dall’uomo medievale che ha il bisogno di avvicinarsi alla verità rivelata da Gesù.
Affronteremo la filosofia cristiana non partendo da queste grandi figure, quindi non dal loro
pensiero, ma partendo dalle tematiche e all'interno di ogni tematica ovviamente faremo
riferimento anche a questi filosofi e ad altri che ancora non abbiamo detto.
Concetti fondamentali
➤Concetto di Fede
La fede è il credere e aderire in maniera totale alla verità rivelata
➤Concetto di Volontà
l’uomo non è solo intelletto ma anche dotato di volontà consapevole, quindi l’uomo è una
persona cosciente e consapevole che sceglie la propria condotta di vita e quindi
responsabile delle sue azioni, può sbagliare ma anche con consapevolezza. Tutto questo ci
porta al terzo concetto
➤Concetto di Peccato
l’uomo compie il male volontariamente, il male non è più frutto dell’ignoranza ma è frutto di
una scelta consapevole da parte dell’individuo, che peccando si ribella alla legge divina in
maniera consapevole di doverne rendere conto a Dio dopo la morte.
➤Concetto di Interiorità
Si diffonde una nuova morale basata su valori interiori. La religione è una religione vissuta
anche a livello interiore, soprattutto il cristinesimo delle origini.
Con questa nuova visione lineare del tempo della storia si tende a sminuire l'esistenza
terrena e a darle poca importanza, a sostenere il non attaccamento ai beni terreni perché
appunto la vera vita è quella che si vivrà nell'aldilà subito dopo la morte.
Questa visione subordina l’attivismo in questa vita alla sfera ultraterrena: l’uomo cristiano è
proteso verso la trascendenza, egli vede nel mondo il luogo della pena, del peccato, della
fatica, dove è chiamato a vivere umilmente e cristianamente (deve umiliare passioni,
ricchezze, istinti, beni materiali) guardando all’aldilà al fine di ottenere la salvezza eterna.
Vangelo secondo Luca “Chi si umilia sarà esaltato”. Più grande sarà la sofferenza in questo
mondo maggiore sarà il premio dopo la morte.
Solo alla fine del Medioevo cambierà questa concezione, grazie a 3 eventi socio-culturali
(cultura umanistico rinascimentale, riforma protestante, rivoluzione scientifica di Galileo).
Questi eventi porteranno e rivalutare l’uomo nel mondo, l’uomo è artefice del proprio destino.
La scienza rivela all’uomo le forze della natura.
E’ uno dei problemi fondamentali della scolastica ma è già stato affrontato da Agostino, il più
importante padre della Chiesa.
Lui dice che fede e ragione sono strettamente legate e collaborano, questo concetto è
espresso da due sue famose frasi.
➤ “credi per capire”, vuol dire che per capire e trovare la verità è necessario credere,
avere fede, perché è la fede che illumina il cammino della ricerca della verità.
➤ “capisci per credere", vuol dire che ciò in cui crede vuole anche essere compreso
dall’uomo, per avere una fede salda, è necessario per l’uomo anche comprendere.
Ci si chiede se ci sia un contrasto tra fede e ragione, se, trattando fede e ragione due ambiti
diversi, non si incontreranno mai, oppure se invece ci possa essere una collaborazione tra le
due.
Dopo aver visto come si esprime Agostino nella patristica e Anselmo nella scolastica,
vediamo il pensiero di Tommaso, che diventerà San Tommaso.
Secondo lui la ragione sola non basta per raggiungere alcun tipo di verità, essa si subordina
quindi alla fede. Pur essendole subordinata, essa può servire alla fede in tre modalità
diverse
➤ Per capire i preamboli della fede: quelle verità la cui dimostrazione è necessaria alla fede
stessa. Non si può credere a quello che Dio ha rivelato senza credere, sapere che Dio
esista. La ragione aiuta quindi a dimostrare l’esistenza di Dio. L’esistenza di Dio è quindi uno
dei preamboli della religione.
➤Aiuta ad essere più chiari i misteri di fede, le verità di fede, mediante per esempio l’utilizzo
di similitudini, analogie, che aiutano l’uomo a rafforzare la sua fede.
➤La ragione aiuta a difendere la fede contro le obiezioni che le vengono mosse. Essa
combatte tutte le argomentazioni che sono contrarie alla fede stessa.
Anche per Tommaso quindi tra fede e ragione c’è collaborazione e armonia. Esse non
saranno mai in contrasto perché anche la ragione è un prodotto di Dio, e quindi Dio non
potrà mai contraddire sé stesso.
➤Questi concetti generali esistono soltanto nella mente come conceptus mentis, sono solo
contenuti della mente umana, oppure c’è anche nella realtà, al di fuori della mente, qualcosa
che corrisponda ad essi?, in altre parole, sono concetti che esistono solo a livello logico
oppure c’è un rapporto tra i miei pensieri e la realtà esterna?, c’è questa corrispondenza tra
quello che io penso e la realtà esterna al mio pensiero?
Esistono solo a livello logico o anche a livello ontologico?
➤Se invece c’è una corrispondenza con la realtà esterna bisogna chiedersi in che modo
debba essere considerata questa corrispondenza e quindi in che modo questi universali che
nella mia mente esistono sotto forma di concetti, vanno invece considerati nella realtà
esterna al mio pensiero. Questi universali esistenti anche ontologicamente vanno considerati
separati dalle cose (riferimento a Platone con le Idee), allo stesso livello delle Idee
Platoniche,quindi separati dalle cose, oppure vanno considerati interni alle cose, come le
essenze aristoteliche. Se esistono anche nella realtà, gli universali sono ante Rem
(Platone), o in Re (Aristotele).
Va fatta una riflessione, questa questione è un problema che riguarda la logica, nasce
perché si vuole chiarire quale sia il valore della conoscenza razionale stessa, quale sia il
potere conoscitivo della ragione, cioè quale sia la capacità della ragione di conoscere il
mondo, si vuole chiarire fino a che punto la ragione possa conoscere il mondo, fino a che
punto gli strumenti razionali a nostra disposizione siano validi e possano dare conoscenza
certe sul mondo. Queste domande riguardano la ragione umana, quindi l’uomo. Pur essendo
affrontate dagli scolastici, dalla cultura medievale che è una cultura religiosa, questa
questione è soprattutto antropologico-filosofica.
Le risposte a questa questione sono moltissime, noi ne individuiamo tre principali più una
quarta:
➜ La scuola di Chartres
Essa sorge alla fine del X secolo proprio a Chartre ed è ispirata alla scuola platonica, è una
delle più importanti scuole della scolastica e qui si afferma la posizione del realismo estremo
e trascendente.
➜ Scoto Eriugena
Vissuto tra l'815 e l'877
Grande teologo, monaco cristiano e filosofo Irlandese, uno dei più grandi filosofi dell'alto
medioevo.
➜ Guglielmo di Champeaux
Siamo in Francia, un teologo, filosofo e vescovo cattolico francese.
Siamo nella seconda fase della scolastica, circa XIII secolo. Molti sostenitori del realismo
estremo trascendente con il passare del tempo passarono al realismo moderato.
Secondo questi filosofi gli universali sono IN RE, all'interno delle cose, immanenti sotto
forma di forme intrinseche, essenze delle cose stesse. Hanno quindi questa realtà
immanente e operano all'interno delle cose. Questa posizione si rifà assolutamente alla
filosofia di Aristotele.
Quindi rispetto alla posizione precedente in cui gli enti di questo mondo sono solo delle
copie, questa soluzione conferisce agli enti un'importanza, in quanto ogni ente sarebbe
portatore di questa essenza universale.
Uno dei grandi rappresentanti di questa posizione è Tommaso d'Aquino, che dà all'interno
del realismo moderato un'interpretazione particolare. Sostiene infatti che l'universale è IN
RE, nelle cose come essenza, sostanza, forma della cosa stessa, ma poi nel suo realismo
moderato aggiunge altre riflessioni. Dice che oltre ad essere IN RE, è anche:
➜ POST REM, cioè dopo la cosa, come concetto che viene elaborato dalla mente umana
dopo aver fatto esperienza. Dopo aver fatto esperienza la mente umana elabora il concetto
dell'universale.( E, nella mente divina, proprio come modello di cui si serve Dio per generare
tutte le cose di questo mondo. ( Cosa che aggiunge rispetto ad Aristotele)
➜ ANTE REM, cioè prima della cosa, nella mente divina, proprio come modello di cui si
serve Dio per generare tutte le cose di questo mondo.(cosa che aggiunge rispetto ad
Aristotele)
Questo pensiero di Tommaso è un po' una sintesi tra realismo estremo trascendente e
realismo moderato.
Secondo questa dottrina, gli universali esistono soltanto come concetti nella mente umana.
Secondo i sostenitori di questa dottrina gli universali esisterebbero soltanto in
intellectu=solo come entità astratte, contenuti della nostra mente.
La loro esistenza logica è mantenuta mentre è negata quella ontologica.
Come concetti della nostra mentre, avrebbero la funzione di riferirsi a più cose tra loro simili,
in quanti concetti generali.
Gli universali quindi hanno solamente valore logico e gnoseologico, cioè mi permettono di
ragionare e di conoscere.
Rappresentante maggiore di questa posizione= Guglielmo di Occam.
Secondo questa posizione gli universali hanno soltanto un valore logico-gnoseologico: sono
contenuti della mente umana dei quali noi ci serviamo per poter conoscere e individuare gli
enti di questo mondo (albero, uomo…)
Questa posizione, negando la realtà degli universali a livello ontologico quindi sotto forma di
essenze, non fa altro che mettere in discussione la stessa possibilità per l’uomo di fare
metafisica.
Quand’anche esistessero gli universali a livello ontologico non sarebbero conoscibili
all’uomo.
Il nominalismo moderato nega la possibilità all’uomo di occuparsi di metafisica.
(grande intuizione che verrà ripresa da filosofi dell’età moderna)
Tra realismo estremo e realismo moderato ci sono stati tentativi di riconciliare queste due
posizioni, ci sono stati cambi di posizione.
Sicuramente tra il realismo (sia estremo che moderato) e nominalismo (sia estremo che
moderato) non c’è possibilità di conciliazione perché appunto il nominalismo nega
completamente la possibilità ontologica degli universali.
➤prova a priori/ontologica
La prova A PRIORI sarà detta più tardi da filosofi successivi PROVA ONTOLOGICA.
Questa prova porta a dimostrare Dio indipendentemente dall’esperienza e viene esposta nel
Proslogion (=discorso rivolto ad altri).
Nel Proslogion, Anselmo espone l’argomento ontologico/ argomento della prova a priori.
Questa prova parte dal concetto di Dio come essere sommamente perfetto per giungere a
dimostrarne l’esistenza. Parte da un’idea della mente umana, cioè Dio come essere
perfettissimo. E’ una prova che Anselmo utilizza soprattutto per chi non crede nell’esistenza
di Dio.
Alla base di questo argomento ontologico c’è un’idea di fondo: ciò che esiste soltanto nella
mente dell’uomo, e quindi solo a livello logico, è assolutamente inferiore rispetto a ciò che
esiste anche a livello ontologico, quindi anche nella realtà.
Ecco perché lui arriva a dire che qualsiasi ente della realtà sarebbe superiore a Dio se noi
negassimo la sua stessa esistenza.
Ci saranno tantissime critiche mosse contro questa prova ontologica perché per loro non
sarà possibile passare da livello logico a livello ontologico.
Si possono avere delle idee e dei concetti nella mente ma non per questo tutto ciò che noi
pensiamo esiste nella realtà. (Babbo Natale)
Molti gli diranno anche che se arriva a dimostrare l’esistenza ontologica di Dio mediante
questo tipo di prove è perché lui già crede in Dio a prescindere da qualsiasi altra
dimostrazione.
TOMMASO
➤prova dei gradi di perfezione= partendo dall’osservazione delle cose di questo mondo.
Se nel mondo c’è il più e il meno di tutto (più e meno bello/vero…) ma non esiste la bellezza
perfetta/ la verità perfetta… , allora ci sarà colui che è TUTTO al massimo grado/ la
perfezione assoluta.
La prova dei gradi di perfezione risale a Dio inteso come perfezione massima.
In tutte le prove c’è sempre Dio come causa efficiente di tutto= si risale sempre a Dio che
causa/crea, è un’intelligenza ordinatrice da cui tutto deriva.
Nella quinta prova è anche causa finale.
Il ragionamento alla base di queste prove consiste nel partire sempre dall’esperienza, nel
partire da un dato sensibile che non ha la spiegazione/ la causa/ il movimento in sé stesso,
per poi risalire a quell’unico ente da cui tutto deriva.
In tutte le prove è sempre applicato il principio di causalità: Dio sia inteso come causa
efficiente all’origine di tutto o come causa finale alla fine di tutto.
In tutte e 5 le vie si giunge sempre ad un ente trascendente: oltre e superiore al mondo nel
quale viviamo.
Dopo filosofia cristiana
RINASCIMENTO E UMANESIMO
Uno studioso del rinascimento è Pico della Mirandola, che scrive un'opera in cui esalta la
dignità dell'uomo, lo innalza rispetto a tutti gli altri esseri viventi, esalta la vita mondana, i
piaceri.
In tutti i campi del sapere c'è la curiosità, la voglia di rinnovamento e di scoprire nuove cose,
essa viene attuata paradossalmente attraverso un ritorno al passato, la voglia di
rinnovamento porta gli studiosi al passato, agli antichi, perché secondo loro da lì bisogna
ripartire per costruire e trovare del nuovo per il futuro. Per analizzare e interpretare i testi si
usava la filologia.
L'ambito naturalistico è uno dei più considerati, c'è un'attenzione particolare per la natura,
cosa che anticipa tantissimo la rivoluzione scientifica.
La natura è considerata?, è l'ambiente dove l'uomo deve vivere e deve vivere bene, viene
considerata come un enorme serbatoio di energie, forze, che l'uomo deve cercare di
individuare, studiare e comprendere per poterle poi dominare. La rivoluzione scientifica avrà
proprio questo scopo, portare l'uomo a dominare la natura, non in senso negativo, solo per
non soccombere e soffrire i fenomeni naturali.
Dal punto di vista storiografico umanesimo e rinascimento erano considerati due cose
diverse, ma ultimamente essi vengono considerati un unico grande movimento che nasce
alla fine del 1300 e dura due secoli, lasciando molte tracce al suo seguito.
FRANCESCO BACONE:
-Perché è inutile e sterile, non ha un uso concreto per gli uomini perché non li aiuta a
migliorare le proprie condizioni. Anche perché ha portato avanti per secoli degli errori. Anche
perché essa "sfiora l'esperienza", una sua espressione, con il suo metodo Aristotele ha solo
sfiorato l'esperienza, non è andato a fondo nello scoprire la natura e i fenomeni naturali, non
ha penetrato le profondità delle leggi della natura.
Non ha lasciato alla natura il tempo di parlare per studiarla, sono risultati prematuri, che
anticipano la natura. Risultati prematuri ottenuti soltanto sfiorando l'esperienza, quindi non
adatti a comprendere, prevedere e difendersi dai fenomeni naturali. Non hanno dato alcun
aiuto all'uomo nel dominare la natura, per fare sì che l'uomo potesse difendersi da essa e
diventarne padrone.
Un'altra critica è quella che Aristotele trovava un universale per lo più.
A questo lui contrappone un nuovo metodo, un metodo induttivo, che parte dall'esperienza?
La logica Aristotelica arriva alle anticipazioni della natura, a dei risultati prematuri prima che
la natura si sia manifestata, invece il nuovo metodo di Bacone espone delle interpretazioni
della natura.
Per indicare questi errori della logica tradizionale introduce il termine idoli (idòlá, dal greco
fantasmi), che possono essere tradotti come errori dettati da superstizione, pregiudizi, che
per secoli hanno invaso la mente umana e che sono stati introdotti da questi falsi metodo
usati per anni per il raggiungimento della verità.
Lui dice che gli errori della mente sono come i peccati dell'anima, perché proprio come i
peccati corrompono l'anima, gli idoli corrompono e invadono la mente umana, invasa di
errori.
Per questo la prima parte del suo metodo si concentra proprio sull'eliminazione di questi
errori.
Lui individua 4 tipi di idòla, due naturali e strutturali, altri due avventizi.
➜alcuni idòla si generano a causa dei limiti della ragione umana, propri dell'uomo, della
percezione sensibile. I limiti dell'uomo e della sua conoscenza (è realista, riconosce i limiti
degli uomini), sia sensibile che razionale, portano ad una conoscenza limitata, e vanno a
generare degli errori, degli idòla.
➜altri idòla non sono strutturali, non ci appartengono dalla nascita, ma ci provengono
dall'esterno, l'uomo riceve tante nozioni dagli altri, dalle autorità, dalle culture, dallo studio.
Essi derivano anche da un cattivo uso delle parole, usate in modo sbagliato, con un
significato non proprio, ma soprattutto sono generati dalle filosofie che con il loro pensiero li
hanno tramandati per secoli.
Essi sono idòla avventizi (dal latino advenio, arrivano dall'esterno)
Questi idòla sono quelli che lui ha prima chiamato anticipazioni della natura, le false verità, e
sono le cose delle quali la mente umana si deve liberare. Come si fa a mettere mobili nuovi
in una stanza senza togliere quelli vecchi inutili, che occupano solo spazio.
La pars costruens:
Lui presenta questa parte in modo dettagliato, puntiglioso, è una parte divisa in fasi precise.
Questo metodo comunque ha dei limiti, anche se lui crede di avere trovato il metodo della
scienza.
Bacone è un grande profeta della rivoluzione industriale ma il suo metodo non è ancora
scientifico.
Il suo metodo deve quindi essere fecondo, efficace, deve portare a interpretazioni della
natura che permettano all'uomo di dominarla.
Per lui un metodo di questo tipo non può basarsi solo sulla ragione, perché la ragione senza
i sensi non può raggiungere la conoscenza
Non può neanche usare solo i sensi, perché senza la ragione essi ci ingannano
Quindi un metodo che vada a toccare in profondità la natura servono SIA I SENSI CHE LA
RAGIONE (Democrito).
Il suo metodo è quindi INDUTTIVO, parte dai sensi, dal particolare, e poi arriva alla ragione,
per ricavare una legge generale.
Conclusioni:
Limiti e contributo di Bacone
Limiti:
➜va ancora alla ricerca dell'essenza dei fenomeni, cosa che appartiene alla logica
tradizionale
➜nel suo metodo non compare assolutamente la matematica, che è alla base della scienza.
Platone aveva attribuito come i Pitagorici una grande importanza alla matematica, Aristotele
un po 'meno ma comunque la considera, Bacone non la nomina neanche.
➜è un metodo SOLO induttivo mentre il medico scientifico è sia induttivo, che deduttivo,
quando si passa alla parte sperimentale.
Contributo:
➜Matematico = è un sapere fondato sul calcolo, sulla misura. La natura secondo questi
filosofi è scritta con un linguaggio matematico. I fenomeni naturali si possono comprendere
con la matematica e le leggi di natura saranno espresse tramite formule
matematiche.(Aritmetica e geometria) C'è un rifarsi al pitagorismo e al platonismo. Bacone
ha il limite di non considerarla.
➜Intersoggettivo = va inteso come un sapere pubblico, non solo degli scienziati, viene
comunicato alle masse, è accessibile a tutti, è universale, ciò che vale in un luogo vale
anche dall'altra parte del mondo, serve la comunicazione.
Lo scopo era ottenere un tipo di verità che sia il più possibile oggettiva, universale, valida
per tutti in ogni parte del mondo, che renda l'uomo padrone della natura, del mondo in cui
vive, che lo aiuti a migliorare le sue condizioni di vita sulla terra (qui uguale a Bacone).
Propone un nuovo modo di vedere la natura. Essa è vista come un insieme di relazioni
causali governate da leggi = in natura tutto ciò che avviene avviene secondo l'effetto, il
risultato di cause ben precise che lo scienziato deve individuare in modo da poter
comprendere e dominare i fenomeni. Nulla avviene a caso. Qui per cause si intende leggi
alla base dei fenomeni. Qui ci si rifà al Democrito e anche al naturalismo rinascimentale.
Delle quattro cause di Aristotele ne viene mantenuta solo una, la causa efficiente, le altre
vengono bandite in campo scientifico. Trovare la causa, la legge matematica alla base di un
fenomeno, significa individuarne la forza.
Questa nuova scienza avrà molti nemici contro cui dovrà combattere: la Chiesa, la tradizione
Aristotelica, la magia e la superstizione medioevale.
La nuova scienza non ha la pretesa di avere un valore infinito, cioè di porsi in maniera per
tutte e quindi di non essere mai sentita in futuro, perché gli scienziati commetterebbero gli
stessi errori che sono stati compiuti dagli aristotelici che hanno cristallizzato il pensiero.
Altrimenti lo scienziato non potrebbe essere tale se si fossilizzasse sulle sue idee, la scienza
non può essere fatto di dogmi e teorie assolute. Con la nuova rivoluzione scientifica di
diffonde una grande fiducia nella scienza, nelle capacità razionali dell’uomo e della ragione
umana. La scienza è in grado di migliorare le condizioni di vita dell’uomo come già aveva
detto bacone. La scienza diventa IL sapere vero, quel sapere che dà una verità, che è visto
anche nella sua utilità. Il sapere scientifico è VERO e UTILE.
Si diffonde nel ‘500 una grande fiducia nella scienza, e quindi nell'uomo e nella ragione
umana. Questa scienza è capace di rendere l'uomo padrone della natura, di migliorare le
sue condizioni. Essa è considerata il potere vero, luminoso, chiaro, ma viene vista anche la
sua utilità concreta.
Nell'800 la scienza era ancora vista in modo positivo, c'era una corrente filosofica, il
positivismo. Essa esalterà le capacità della scienza, il progresso, le capacità umane di fare
scienza.
Nel 900 la scienza inizia a perdere la sua reputazione positiva. Essa non sarà più vista
come un sapere in costante progresso perché non riuscirà più a spiegare tutto e soprattutto
l'unione tra tecnica e scienza, tanto sostenuta da Bacon e dagli scienziati nei secoli
precedenti, porterà a degli strumenti che danneggiano gli uomini. Questo è dovuto al
contesto storico: le due guerre mondiali e le bombe atomiche. Si apre quindi un processo
alla scienza che può diventare anche distruttiva.
L'universo degli antichi è quello lasciatoci da Aristotele. Era un universo chiuso, unico,
limitato, finito (perfezione), non avevano idea che ci potesse essere qualcosa oltre. C'erano
delle sfere concentriche attorno alle quali ruotano i pianeti, che avevano come centro la
terra. Questa versione è stata appoggiata dalla Chiesa perché coincideva con tutte le
credenze cattoliche, uomo creazione divina al centro dell'universo.
Democrito aveva già ammesso la possibilità di infiniti mondi derivati dalle infinite
combinazioni di atomi. Anche altri filosofi avevano fatto questa ipotesi, i Pitagorici, Talete.
Anche Anassimandro aveva detto che il suo principio era illimitato. Questo per dire che l'idea
dell'infinito c'era negli antichi. Ma poi fu abbandonata perché l'idea di finito viene associata
all'idea di perfezione.
Lui interviene in questa discussione astronomica dando un grande contributo. Lui dà una
visione dell'universo diversa dalla tradizione e radicale, cioè mette in discussione tutto dalle
radici, dalla base. Lui fa propria la teoria eliocentrica ma è il primo a dire che l'universo è
infinito, non è chiuso, dice che contiene infiniti mondi e infinite creature che li abitano.
Lui dice, ma perché l'universo dovrebbe essere finito?
Lui non ha ancora strumenti scientifici per dimostrare tutto ciò, le sue sono intuizioni, ipotesi,
alle quali giunge in seguito ad un ragionamento. Sia per lui che per Copernico, che poi con
Galileo, hanno il coraggio di opporsi a tutta la cultura aristotelica, cosa mai fatta prima, e poi
anche il coraggio di opporsi ai sensi, che ci possono ingannare, che ci hanno ingannato per
secoli. È grazie a loro se si è avviata questa rivoluzione. Galileo Galilei avrà il merito di
scoprire l'importanza degli strumenti per provare queste ipotesi, per attestarle, cosa che farà
ad esempio con il cannocchiale. Lui intuisce l'importanza di certi strumenti che già
esistevano e venivano usati in altri ambiti, il cannocchiale era usato nella navigazione, lui lo
prende, lo potenzia e lo usa in campo scientifico. Gli strumenti scientifici furono usati per
potenziare i sensi, ad esempio la vista, che da soli ci avevano ingannati. Ciò che si vedeva
ad occhio nudo non era la realtà.
GALILEO GALILEI
L’importanza del cannocchiale come strumento scientifico pag 65 parti dette nell’audio
Il periodo: La grande filosofia moderna inizia con Bacone e CArtesio, che entrambi vogliono
raggiungere la verità, ma si pongono un altro problema più importante, si chiedono quale sia
il metodo giusto per farlo, per raggiungerla. I diversi filosofi daranno diversi metodi, ci
saranno diverse proposte, diversi metodi di indagine per trovare la verità. Bacone ad
esempio dice che il metodo ideale è un metodo esclusivamente induttivo finalizzato a
scoprire la causa del fenomeno. Cartesio invece baserà tutto il suo metodo sulla
matematica.
Galileo Galilei è il vero scienziato dell'età moderna che propone il vero metodo della scienza
moderna, il metodo sperimentale, composto sia dal momento induttivo che da quello
deduttivo della ricerca, e a questi momenti aggiunge anche la fase sperimentale,
l’esperimento. (+ parte libro)
Sidereus Nuncius: opera di Galileo in cui vengono scritte tutte le scoperte importanti che lui
fa grazie all’uso del cannocchiale.
Dialogo Sopra i due massimi sistemi del mondo : opera pubblicata nel 1632, i due massimi
sistemi sono il copernicanesimo= teoria eliocentrica, e quello aristotelico-tolemaico= teoria
geocentrica. In quest’opera vediamo dialogare più personaggi: Simplicio, Salviati, Sagredo.
L’opera è costruita in modo da presentare dialoghi che si dividono in 4 giornate, e i
personaggi dialogano discutendo di alcuni argomenti di astronomia contenuti nel sistema
aristotelico-tolemaico. Alla fine del dialogo l’opera si risolve a favore del copernicanesimo.
Cosa si dice in questo dialogo?
➜Si arriva alla conclusione che non esiste divisione tra mondo terrestre e mondo celeste
➜Si ammette il moto di rivoluzione della Terra intorno al sole, detto appunto moto di
rivoluzione, che dura un anno.
➜Si ammette il moto di rotazione della Terra, cioè quello che la Terra compie ruotando
attorno al proprio asse, dal quale dipende l’alternanza giorno notte, e che viene quindi
compiuto dalla Terra in 24 ore.
➜Si affronta il tema dell’esposizione della dottrina delle maree. Secondo Galileo, e quindi
nel dialogo, le maree sono effetto, la conseguenza della rotazione della Terra attorno al
proprio asse. Cosa che però verrà smentita da keplero, che intuirà che le maree dipendono
dall’attrazione causata dalla luna sulle acque dei mari e degli oceani.
➜A livello filosofico si può dire che quest’opera è a completo favore del copernicanesimo,
cosa che metterà in difficoltà Galileo nei confronti della Chiesa.
Galileo aderisce al copernicanesimo, questo lo dichiara in maniera esplicita nelle sue opere
e in alcune lettere. Questo è tutte le scoperte da lui effettuate lo mettono in un clima difficile
con la Chiesa.
In questo clima si inserisce la questione del rapporto tra scienza e fede, sempre se esiste.
Lui scrive delle lettere tra il 1613-15, intitolate le 4 lettere copernicane, che affrontano questo
tema.
Qui dichiara che esiste una differenza tra scienza e fede, una differenza fondamentale che
porta la scienza ad essere completamente autonoma dalla fede.
Galileo Galilei è un uomo di fede, crede in Dio: ciò che lui non ammette è l'interferenza della
religione in materia di scienza.
Conclusione: tra scienza e fede c’è assoluta indipendenza, in quanto esse si occupano di
ambiti completamente differenti.
Si parla di incommensurabilità tra scienza e fede, significa che non ci sono cose in
comune, non possono essere messe a confronto. Siccome erano ognuna un campi
differenti, non c’è nemmeno contrasto tra le due secondo lui. Lui proclama l’assoluta
autonomia della fede dalla scienza e viceversa.
Pag 71
➜I due processi
1616
Non ricordiamo granché, ma soltanto i motivi:
In generale, il capo di imputazione è la sua adesione al copernicanesimo, in particolare
viene processato per quanto dice nel Sidereus Nuncius 1610 e le lettere copernicane
1613/1615. Non era ancora stato scritto e pubblicato il dialogo sopra i due massimi sistemi
del mondo. Quindi lui viene processato per le prime sue opere.
12 aprile 1633
Viene nuovamente processato dall'Inquisizione, Galileo è davanti al sant'uffizio. Prima di
tutto gli inquisitori lo hanno richiamato perché non ha rispettato le condizioni poste nel primo
processo (cioè non pubblicare più opere a favore del copernicanesimo, infatti lui nel 32
pubblica il dialogo).
Pagina 76
Galileo non critica Aristotele ma gli aristotelici, perché hanno tramandato in modo
acritico e come se fosse un dogma intoccabile la filosofia aristotelica. Li critica anche perché
vivono in "un astratto mondo di carta", perché vivono nelle biblioteche, leggono da mattina a
sera ma non contribuiscono alla ricerca, sono fossilizzati sulle teorie aristoteliche. Questo
atteggiamento di chiusura, dogmatico, ha fossilizzato per secoli la ricerca e ha tramandato
moltissimi errori.
➜Il cannocchiale:
Lui non lo scopre, magari era stato creato da un fiammingo o da un italiano, ciò che lui fa di
straordinario è renderlo un telescopio puntando al cielo. Questo fa sì che questo strumento,
così come altri, si trasformano in strumenti della scienza, elimina i pregiudizi che prima
esistevano nel campo scientifico nei confronti di questi strumenti, so credeva che non
avessero valore scientifico. Il suo grande coraggio fu quello di andare contro tutta la
tradizione Aristotelica e anche contro questi pregiudizi.
IL METODO
A differenza di Bacone che utilizzava solo un metodo induttivo Galileo utilizza sia un metodo
induttivo che deduttivo, per alcune scoperte ne usa uno, per altre né usa un altro. Non
vengono mai usati insieme. Ad esempio la scoperta del cosmo fatta con il cannocchiale è
raggiunta tramite un metodo induttivo.
➜L'esperimento:
L'esperienza in Galileo Galilei è sinonimo di esperimento, fare esperienza significa fare
esperimenti.
L'esperimento è la riproduzione artificiale in laboratorio di un fenomeno naturale. Esso è un
procedimento molto complesso e lungo che richiede l'impiego di potenziale umano e anche
di strumenti. Galileo era consapevole della complessità dell'esperimento, esso dipende dai
fondi economici
Lui quindi dice che, laddove non ci fosse la possibilità di svolgere l'esperimento in
laboratorio, lui ricorreva agli esperimenti mentali.
Conclusioni
Scienza dimostrativa, oggettiva, intersoggettiva, matematica, sperimentale, antifinalistica,
non ricerca la causa finale ma solo quella efficiente, è un sapere antiessenzialista.
CARTESIO
➜contesto culturale
Momento filosofico nel quale vive e opera Cartesio: periodo nel quale i filosofi si pongono un
problema che altri filosofi precedenti non si erano posti= problema del metodo migliore per
arrivare alla verità.
Esiste un unico modo universale per conoscere oppure esistono tante maniere per arrivare
alla conoscenza? Nel processo conoscitivo cosa proviene dai sensi e cosa dalla ragione?
Prima di conoscere la nostra mente è una tabula rasa o possiede già delle idee innate?
Tutti questi filosofi ritengono centrale il soggetto che conosce e poi esiste un mondo oggetto
di conoscenza.
I filosofi di ‘600 e ‘700 tendono a dare maggiore importanza al soggetto della conoscenza e
ritengono che sia lui il protagonista del processo conoscitivo attraverso la sua ragione con la
quale ordina il mondo esterno.
Come intendere il metodo della conoscenza? I filosofi si dividono in due grandi categorie:
➞Filosofi che appartengono al razionalismo→ Cartesio, Spinoza, Leibniz
Secondo loro la conoscenza avviene mediante la ragione.
Possiamo anche definirli innatisti perché secondo loro la conoscenza avviene prima di tutto
mediante la ragione ed esistono delle idee a priori fondamentali per conoscere e interpretare
il mondo.
Secondo i razionalisti, le idee innate sono garanzia di conoscenza universale e di necessità
di tutta la conoscenza (è in un modo e non può essere in un altro).
Gli innatisti si ripiegano sulla ragione e vi pongono il fondamento di ogni conoscenza e della
morale.
Seguono un metodo conoscitivo di tipo deduttivo: il sapere, se cerca la verità, non può
affidarsi ai sensi, ma deve procedere razionalmente= il modello da seguire è quello delle
geometria euclidea che procede per deduzione pochi postulati di partenza che non
richiedono nessuna dimostrazione.
(Jonathan Swift, nell’opera I viaggi di Gulliver, critica aspramente il razionalismo perché non
accetta il fatto di sostenere che la ragione umana sia un sistema autosufficiente capace da
solo di produrre l’unico vero sapere e ritiene che sia importante anche l’esperienza).
➜vita
Nasce nel 1596 e muore a Stoccolma nel 1650.
Il ‘600 è il secolo della Guerra dei 30 anni, della pace di Westfalia, dei 2 processi a Galileo
Galilei, della prima guerra civile inglese, dello scontro tra la nuova scienza e la Chiesa.
Cartesio è stato senza dubbio il padre della filosofia moderna.
Studia in uno dei più prestigiosi collegi del tempo= collegio dei La Flèches.
Riceve una cultura vastissima e la sua formazione è una delle migliori del tempo.
Tutto questo sapere che riceve nel collegio lo metterà in dubbio nella maturità.
1619→ anno importante della sua vita= anno dell’illuminazione, nel quale Cartesio intuisce
che il suo futuro è dato dalla filosofia, che deve fare il filosofo.
Il momento del sogno è importante nella vita e nella filosofia cartesiana.
In quest’anno Cartesio farà 3 sogni: due terrificanti e uno tranquillizzante, illuminante per la
sua carriera filosofica.
Nel terzo, sogna che accanto al suo letto ci siano tanto libri tra cui un’antologia di poesie e
qui capisce che deve abbandonare la carriera da soldato che aveva intrapreso per dedicarsi
alla ricerca filosofica.
1628→ si trasferisce in Olanda , dove sta tranquillo per parecchi anni e scrive una delle sue
opere più importanti= Il Mondo.
Amore per la solitudine: la solitudine nel momento della ricerca Filosofica per Cartesio è
fondamentale.
1649→Cartesio incontra Cristina regina di Svezia perché lei era molto affascinata dalla sua
filosofia e lo voleva a tutti i costi nella sua corte.
La questione del dubbio: durante la sua ricerca filosofica mette in dubbio tutta la conoscenza
che ha acquisito nel collegio di La Flèches.
Per arrivare a quella verità incontrovertibile sulla quale nessuno può dubitare bisogna partire
dal dubbio/ mettere tutto in dubbio.
Quando era in Olanda isolato, Cartesio scrive molte lettere ai suoi amici e in una di queste fa
un esempio interessante per descrivere la sua ricerca della verità: immaginiamo che ci sia
un cestino pieno di mele, sappiamo che la mela marcia fa marcire anche tutte le altre mele.
Se vuoi essere sicuro di salvare le mele deve togliere tutte quelle mele di cui hai anche il
MINIMO dubbio che ci sia in esse un po' di marcio, così alla fine il cestino risulta quasi
vuoto.
Mettendo tutto il sapere ricevuto in dubbio, alla fine ciò che rimane come punto di partenza
per una nuova ricerca con un nuovo metodo è veramente poco.
Durante la sua ricerca lui elimina tutti quei saperi dei quali ha anche solo il minimo sospetto
che ci sia qualcosa che non è del tutto chiaro e distinto.
Nelle “Meditazioni metafisiche” pubblicate nel 1641 lui scrive: “Già da qualche tempo mi
sono accorto di quanta falsità ho considerato come vera e quanto siano dubbie tutte le
conclusioni che ho poi desunto da queste basi.
Ho compreso che almeno una volta nella vita, tutte queste convinzioni devono essere
sovvertite e di nuovo si deve ricominciare sin dai primi fondamenti se si desideri fissare
qualcosa che sia saldo e duraturo.”
La verità per Cartesio deve essere salda e duratura, che resiste all’arma del dubbio, che sia
chiara e duratura= evidente.
Tutto quel sapere dell’epoca che aveva ricevuto nel collegio non gli dava la cosa più
importante: il metodo per fare ulteriore ricerca di sapere e verità.
La strada per arrivare al nuovo sapere è mettere tutto in dubbio.
➜IL METODO
L’opera nella quale Cartesio esporrà il metodo che secondo lui conduce alla verità
efficace/certa/indubitabile/chiara/distinta/evidente è Il “Discorso sul metodo”.
Dopo essersi reso conto di non possedere un metodo di ricerca, si propone di trovare questo
metodo.
Il dubbio è già una parte fondamentale di questo metodo= è dal mettere tutto in dubbio che
ogni ricerca deve partire.
Il dubbio di Cartesio non è il dubbio degli scettici, ma è un dubbio metodico che deve portare
alla verità. Bisogna partire dal dubbio per superarlo e arrivare alla verità.
Scopo del metodo di Cartesio→ arrivare ad una verità evidente e indubbia e quindi che aiuti
l’uomo a diventare padrone e signore della natura.
In un’opera che precede Il Discorso sul metodo (=Le regole per dirigere l’ingegno)
Cartesio si era già posto il problema del metodo e aveva individuato ben 21 regole per la
ricerca della verità, però si era reso conto che fossero troppe.
Uscito dal collegio di La Flèches lui si rende conto che non ha ricevuto un metodo per
cercare nuova verità. Anche qui è figlio del suo tempo perché in un periodo di rivoluzione
scientifica in cui Galileo Galilei propone un nuovo metodo anche lui sente l'esigenza di farlo.
➞Lui si rifà alla matematica, la applicherà al suo metodo, che vuole trovare. Vuole un
metodo utilizzabile da tutti in tutti i campi del sapere, che abbia sia un valore teoretico che
pratico, deve poter essere usato anche per prendere scelte di tipo morale. Lui all'inizio aveva
trovato 21 regole nelle “Regole per dirigere l’intelletto”, poi le riassume, le sintetizza e arriva
all'opera sul metodo. Qui espone le 4 regole del metodo:
- Regola dell'evidenza
- Regola dell'analisi
- Regola della sintesi
- Regola dell'enumerazione e revisione
Dopo aver trovato il suo metodo deve capire se è efficace. Nel campo della matematica ha
visto che ha dato grandi risultati, lui però deve capire se è efficace in tutti gli altri ambiti.
Bisogna vedere se porta ad una verità chiara, distinta, evidente.
Applica il dubbio anche alla stessa matematica da cui è partito per elaborare il suo metodo.
Lui fa questo ragionamento: che 2+2=4 nessuno lo può mettere in discussione.
Ma per radicalizzare la sua ricerca, per arrivare a fondo, inventa una figura inventata da lui,
quella del Genio Maligno, nella sua riflessione. Esso è un genio cattivo, ingannatore, che
vuole ingannare l'uomo, gli fa vedere le cose in un modo quando sono in un altro, lo illude.
Con l'ipotesi del genio maligno lui arriva a dubitare tutto, tutto potrebbe essere frutto di un
inganno del genio maligno, anche le cose che vedo chiare e distinte possono essere sono
un inganno, un'illusione. Con l'ipotesi del Genio Maligno il suo dubbio da metodico diventa
iperbolico, radicale, niente si salva più dal dubbio, ha messo in dubbio la stessa regola
dell'evidenza, anche ciò che è evidente può essere frutto dell'inganno, nel cesto non è
rimasto più nulla.
Qui il pericolo è quello di cadere nello scetticismo, ma il suo dubbio è euristico, destinato ad
arrivare alla verità. Lui è un razionalista, usa la sua ragione. Capisce che fino a quel
momento lui ha dubitato, che è un'operazione della sua mente, della sua ragione. Ecco
allora la prima verità sulla quale non può esistere: cogito ergo sum (penso quindi sono). Io
esisto come pensiero, come sostanza pensante, come res cogitans, penso dunque sono.
Non dice che esiste come corpo, dice solo che esiste come pensiero, come sostanze
pensante. Il soggetto è il protagonista della ricerca. L'ipotesi del genio maligno permane su
tutto il resto, ma non su questa verità, perché essa è talmente autoevidente, si presenta a
me in maniera così intuitiva, immediata, che non può essere dubitata.
Rimane ancora il dubbio sulla res extensa, cioè sul mondo fisico, che può essere frutto del
genio maligno.
Come lo fa? Riparte dall’unica certezza che ha in mano, il cogito. Lui va a studiare e
analizzare il suo pensiero e dice “ nel mio pensiero ci sono idee avventizie(dall’esterno),
fattizie (frutto della fantasia, babbo natale) e innate ( cartesio è un innatista e razionalista
puro)”
➞idee avventizie
➞idee fattizie
➞idee innate
Per andare alla ricerca della verità non partirà dalle prime due ma da quelle innate.
Lui dice che l’idea di dio è un idea innata, perché è l’idea di un essere perfettissimo,
assolutamente buono, creatore dell’uomo ( opposto del genio maligno).
Passerà anche lui da razionalista a provare l’esistenza di dio.
Una prima dimostrazione dell’esistenza di dio è questa:
Io essere finito, non posso aver creato questa idea di essere infinito e infinitamente buono,
non sarà stata la mia mente a creare questa idea ma lo stesso dio a crearmi con questa idea
innata. (Qui ci sarebbero da fare critiche)
Per Cartesio noi nasciamo con questa idea innata di dio, e già con questa concezione ha
una prima prova della sua esistenza.
“ Dio ha creato me, lui ha creato il mio pensiero, la mia ragione, (quindi della mia facoltà di
dire se qualcosa a è evidente o no) quindi siccome è stato lui a crearmi è ovvio che quando
la mia ragione giudica qualcosa di evidente non può sbagliarsi”
Questa facoltà di giudicare me l'ha data dio e quindi non può sbagliare.
Dio diventa garante della res extensa, della regola dell’evidenza che è alla
base di tutti il metodo.
Con Dio sparisce il genio maligno, si passa quindi al dualismo. Viene riabilitata la res
extensa, la regola dell’evidenza. Il genio maligno era solo quando ha toccato il fondo, poi
cogito, ma il dubbio ancora c’è nelle altre cose, poi arriva a Dio e il genio maligno scompare.
➞Prima prova:
Una mente finita come quella dell’uomo non può produrre l’idea di infinito e di infinitamente
buono
➞Seconda prova:
Lui parte dal dubbio, che è un’operazione della mente umana. E lui dice “ una mente che
dubita non è una mente perfetta, è limitata, cioè non ha la conoscenza perfetta, e quindi la
causa di me stesso sarà prima ancora di me una causa infinita che non dubita mai, non sarò
io stesso” Dio onnisciente è causa di me, che sono limitato.
Partendo dal dubbio arriva a Dio come essere onnisciente che mai dubita.
“io essere dubitante, sono stato creato da un essere superiore che invece è la certezza
assoluta”
“se io mi fossi creato da solo mi sarei dato tutte le certezze di questo mondo”
➞terza prova:
Prova ontologica/a priori di Anselmo: quando si parla di dio non si può non ammettere la sua
esistenza doppia logica-ontologica.
Questa prova è stata criticata al massimo grado. Ammettere la realtà logica non significa per
forza ammettere quella ontologica.
Anselmo dice “ per quanto riguarda dio bisogno ammetterla”
Cartesio riprende tutta questa concezione. Uguale e identica.
La critica mossa a tutti questi filosofi è che loro arrivano a Dio così perché già credono in
Dio. Kant dirà “ ma dove c’è scritto che l’esistenza ontologica è simbolo di perfezione ?”
Cartesio è un razionalista, da buon razionalista ritiene che la ragione sia alla base di tutto,
addirittura per dimostrare Dio. È un razionalista puro perché è convinto che l’uomo abbia
delle idee innate sin dalla nascita che quindi non derivano dall’esperienza e che sono a
priori. Per lui la vera conoscenza sono le Idee innate.
Lui dice che se ci affidiamo alla ragione non si può sbagliare, perché è una facoltà che ci
dona Dio, con le idee innate che essa comprende, e allora come arriva l’errore?
Cartesio dice che l’uomo a volte si fa prendere dalla fretta dalla precipitazione, e ci facciamo
guidare dalla volontà. La volontà è un altra facoltà dell’uomo, che non è la ragione e che ci
induce in errore. Se l’uomo si facesse sempre guidare dalla ragione la ragione non lo
ingannerebbe mai, ma l’uomo non sempre le dà ascolto.
Poi altre conoscenze possono derivare dall’esperienza, seguendo al suo metodo si arriva ad
altre verità.
L’uomo ha delle idee innate ma ciò non vuol dire che sa tutto, altrimenti sarebbe onnisciente.
Ciò che indica la ragione non è un errore. Dire che la terra è ferma è una verità che deriva
dalla volontà. L’errore quindi non dipende dalla ragione, ma dalla volontà, che è una facoltà
indipendente dalla ragione che può far cadere l’uomo in errore. = Parmenide
E lui dice “ quand’anche usassimo la volontà e non sbagliamo, è per puro caso, la certezza
di non sbagliare la da solo la ragione, creatura divina, e quindi Dio è garante del giusto
utilizzo della ragione” La volontà è frutto della fretta non di Dio.
Per quale motivo cartesio ricorre a Dio? Sembra ancora figlio della mentalità medioevale,
degli studi che ha fatto:
Questo dualismo deve essere spiegato.In che modo queste due realtà entrano in contatto?
➞Spiegazione pseudo-scientifica/filosofica
Risponde con l’epifesi, la ghiandola pineale. È l’unica parte a non essere doppia (non è
simmetrica) ed è proprio lì che, in questo punto privilegiato, mente e corpo interagiscono.
Però è poco convincente, molti filosofi la criticano.
L’importanza sta nell’ aver posto la questione.
La fisica
La res extensa è la natura, fatta di corpi, di materia in movimento. Il mondo è come una
grande macchina e come tale deve essere studiata. Essa è una grande macchina in
movimento, lui elimina qualsiasi spiegazione finalistica, non vanno cercate le cause finali se
si parla di scienza, è figlio della rivoluzione scientifica. Elimina anche tutte le soluzioni
magiche, occulte, cercate al di fuori della scienza.
La sua concezione della natura è materialistica, meccanicistica, deterministica (tutto è
determinato da cause ben precise),antifinalistica, non c'è libertà, tutto è necessario.
È una fisica matematica, la natura è scritta secondo un linguaggio matematico ed è quindi
misurabile e quantificabile.
Dio e natura:
Anche questo mondo secondo lui è stato creato da Dio, la natura è un prodotto divino. Dio
ha prodotto la res extensa ed ha conferito al mondo fisico estensione e movimento. Lui dice
che Dio al momento della creazione ha dato un primo colpo al mondo naturale mettendolo in
movimento, e poi non è più intervento, e questo movimento è stato poi trasmesso a tutti i
vari enti in base agli urti che avvengono tra le cose in natura.
Pascal lo criticherà per questa cosa, dicendo che lui dice che Dio ha solo dato un colpo al
mondo e stop, lui ha utilizzato Dio solo quando ne aveva bisogno per spiegare certe cose.
La fisica cartesiana si basa sulla fisica, sul principio di inerzia di Galileo (primo principio della
dinamica) e sul principio della conservazione della quantità di moto.
Nella sua fisica tutto è materia e movimento, però in tutto questo suo sistema lui poi arriva a
Dio. Lui applica questa concezione meccanicistica anche all'uomo. Lui dice che l'uomo è un
automa, una macchina, che opera in maniera automatica, e come tale va studiato.
Questo riguarda ovviamente l'uomo inteso come corpo, come res extensa. Lui ha dato un
grande contributo alla scienza, queste sue idee del corpo come macchina che va studiato
sono vere ancora oggi. Nel Rinascimento erano iniziati gli studi di anatomia sui corpi, era
stata scoperta anche da Harvey la circolazione del sangue.
Il corpo umano è però sempre collegato con la res cogitans, sono sempre in relazione.
Le sue contraddizioni derivano principalmente dal fatto che era talmente concentrato sulla
stesura del metodo che poi ha tralasciato alcune cose.
Dopo Cartesio
PASCAL 1623-1662
Contesto storico:
Blaise Pascal (1623-1662) vive in un'epoca abbastanza tormentata e muore giovane, a circa
40 anni. È l'epoca della frattura religiosa in Europa dovuta alla Riforma protestante, la
Chiesa di Roma che si oppone alla diffusione del protestantesimo. Lui vive in Francia, che è
la Francia del Mazzarino, la Francia delle Fronde, la Francia di Luigi XIV. Ci sono tanti
avvenimenti importanti, come i trattati di Westfalia. Al di là della Manica, in Inghilterra il 600
inglese, la prima guerra civile e la repubblica del Cromwell. Siamo nel 600 abbiamo anche la
rivoluzione scientifica-astronomica che dà i primi risultati. Abbiamo anche le conseguenze
della scoperta del nuovo mondo che portano a cambiare moltissimo l'economia e la storia
dell'Europa.
PASCAL:
Pascal è un genio della modernità,un grande matematico, fisico, uomo di fede, teologo, un
grandissimo filosofo. Nonostante abbia vissuto solo 40 anni ha lasciato tracce significative
nella matematica, nella fisica, nel pensiero spirituale. Quando si parla della sua filosofia, del
suo pensiero spirituale, ci si riferisce prettamente alla sua opera "Pensieri" che sono dei
frammenti di una grande opera "Apologia del Cristianesimo" che non è stata mai terminata.
Possiamo considerarlo fin da piccolo un prodigio, un enfant prodige, all'età di 16 anni scrive
un trattato di geometria che è poi andato perduto, giovanissimo riesce ad avvicinarsi alla
geometria di Euclide dalla quale è affascinato. Lui è orfano di madre da quando è molto
piccolo, viene cresciuto dalle sorelle Gilberte, che scriverà una biografia sul fratello dopo la
sua morte, e Jaqueline che sarà un esempio per Pascal nel suo percorso spirituale.
Dopo la prima conversione si dedica totalmente alla fede, nel 1647 va a Parigi dove incontra
Cartesio con il quale tiene dei discorsi, degli scambi secondi su temi di fisica, però a questo
punto ormai Pascal è attratto dalla fede e si sente più vicino ai solitari di Port-Royal. La
sorella Jacqueline per la sua conversione è importantissima, infatti nel 1652 lei entra come
monaca nell'abbazia di Port-Royal, punto di riferimento del giansenismo. Questo stile di vita
attrae Pascal. Nel 23 Novembre 1654 lui ritrova il senso di Dio, si reca a Port-Royal, scrive
le "lettere provinciali".
Lui si inserisce nella disputa tra giansenisti e gesuiti, aderisce appunto al giansenismo e
condivide soprattutto il rigorismo morale giansenista. Ritiene in maniera esplicita che il
giansenismo sia stato condannato ingiustamente, entra nella polemica a tutti gli effetti
scrivendo le lettere provinciali in difesa del giansenismo contro i gesuiti e contro la condanna
dell'opera di Giansenio del 1642.
Scatena così una grande polemica con queste lettere, noi ricordiamo in particolare la lettera
17 e la lettera 18. Possiamo dire con il senno di poi che Pascal ha rappresentato una grande
critica al gesuitismo e al cattolicesimo, e questa critica anticipa tantissimo quella che sarà
poi la critica mossa dagli illuministi alla Chiesa cattolica e alle autorità. Questo perché lui
inserendosi in questa lotta difende la libertà di pensiero e di scelta religiosa contro qualsiasi
imposizione esterna.
Nello specifico: esse sono scritte in prosa e da esse emerge il grande coraggio intellettuale
di Pascal soprattutto nella lettera 17 dove si rivolge ai gesuiti con queste parole:
"Tutto il credito di cui potete godere non servirà mai nei miei confronti, io non spero nulla dal
mondo, non ne temo nulla, non ne voglio nulla, non ho bisogno grazie a dio né del favore né
dell’autorità di nessuno”. Lui quindi si sente assolutamente libero nel pensiero, negli atti,
nelle parole, nella scelta religiosa, e questa è un grande atto di coraggio da parte di Pascal,
siamo nel 1600, lui si scaglia violentemente contro i gesuiti che erano il gruppo più
importante del mondo cattolico all’epoca. Lui nella lettera 17, ma anche nella lettera 18,
mette in discussione la stessa figura del papa dicendo che neanche lui può decidere di
questioni di coscienza, nemmeno la figura più alta del mondo cattolico può imporre la scelta
religiosa. Alla fine della lettera 18 lui fa un esempio che ci fa capire quanto lui sia
profondamente moderno, dice che anche un papa può essere mal consigliato dai suoi
collaboratori, e quindi può sbagliare, ecco la fallibilità del papa. Lui dice che la Chiesa
cattolica e il papa hanno sbagliato a condannare Galileo Galilei, quindi anche loro sbagliano.
Sempre nella lettera 18 continua la critica al papa dicendo che nemmeno il papa può
cambiare un dato di fatto, un conto sono le questioni di fatto, di ragione, e un altro sono le
imposizioni esterne. Con questo vuole dire che nessuna autorità può cambiare i dati di fatto.
Se Galileo ha dimostrato alcune verità scientifiche, nessuno, neanche la più alta carica
della Chiesa cattolica, può metterle in discussione. Questo è uno dei tanti esempi di
Pascal in difesa della libertà del filosofo e dello scienziato, importante sottolineare questo
suo coraggio nel difendere queste libertà perché nelle “lettere provinciali” anticipa moltissimo
al lotta che sarà poi portata avanti dall’illuminismo contro l’imposizione della tradizione e
delle autorità di qualsiasi tipo.
Pascal è figlio del suo tempo, è estremamente attento alla nuova scienza, alla nuova
astronomia, alla nuova fisica: è convinto che il mondo sia quello presentato da Copernico,
sostiene l’eliocentrismo, così come sostiene che la scienza sia quella di Galileo
Galilei e che l’universo sia infinito così come detto da Giordano Bruno.
Lui quindi abbraccia le nuove teorie ma è la sua reazione ad essere diversa dagli altri.
Lui riconosce che gli spazi sono infiniti però di fronte a questa informazione non si sente
esaltato come Giordano Bruno quando aveva composto la sua opera sull’infinità
dell’universo e dei mondi. Pascal scrive: “il silenzio di questi spazi infiniti mi angoscia”.
Quindi un universo infinito che anziché esaltare, stimolare e far gioire Pascal lo angoscia, gli
trasmette un senso di smarrimento, questo perché lui scopre ancora di più quanto sia
piccolo, limitato o addirittura nullo l’essere umano davanti a questo creato che si presenta
infinito. Proprio questo senso di angoscia e smarrimento lo rivedremo nella sua filosofia.
Quindi con la sua curvatura spirituale lui inizia a interessarsi al “senso della vita”. Lui dice
che la questione sul senso della vita deve essere la questione principale di un filosofo,
occuparsi del senso dell’esistenza dev’essere l’occupazione principale di un filosofo, e
questa occupazione lo conduce direttamente alla fede, perché secondo lui solo la fede può
dare risposte sul senso della vita, risposte che la scienza non potrà mai dare.
Pag 291( no libertinismo)-292-293 (fino a “disgusto quasi intollerabile per le persone che vi
vivono” e riprendo dove dice “Pascal e Port-Royal” fino a “scrivere l’apologia sul
critianesimo” e poi da “mentre lavorava alla provinciali” fino alla fine) - paragrafo la
demarcazione…. solo quello che legge lei nell’audio (18:50)
25 febbraio 2022
Pascal proporrà una filosofia in parte pessimistica, infatti aprirà la strada delle filosofie
pessimistiche e al pessimismo, ma non solo: quella di Pascal è una filosofia esistenzialistica,
che verrà ripresa da Kierkegaard. L‘esistenzialismo sarà importante. (L‘esistenzialismo si
occupa dei problemi relativi all‘esistenza umana).
Pascal si occupa di matematica e di scienza, poi va incontro alle 2 conversioni nelle quali
capisce che il suo destino è l‘analisi dell‘esistenza umana e la religione.
Lui dice che un filosofo per considerarsi tale deve occuparsi prima di tutti di problemi
esistenziali, quelli teoretici arrivano dopo.
La sua filosofia con le due conversioni acquista una curvatura esistenziale (passaggio da
scienza/matematica allo studio dell’esistenza).
Tutti questi suoi pensieri verranno pubblicati nell’opera “Les pensées“, mai pubblicata a
causa della morte prematura.
prima: Scienziato
poi: Questioni esistenziali (scienza in 2 piano) (curvatura esistenziale) CURVATURA E
CONVERSIONE CHIEDO
Dio (curvatura religiosa) , solo Dio può dare risposte sul senso della vita, la scienza no=
FEDE
Obiettivi del suo pensiero:
dimostrare l’incapacità della mentalità comune, scienza e della filosofia tradizionale
(quella che precede la sua) di rispondere a questi problemi di natura esistenziale. PARS
DESTRUENS.
Lui è un uomo che viene dalla scienza eppure lui stesso la critica.
Ovviamente poi c’è la parte propositiva che giunge a una risposta Qual’e la via per
rispondere ai problemi di natura esistenziale? LA FEDE. Arriverà a realizzare una vera e
propria “Apologia del cristianesimo.” (Opera sua)
3 CRITICHE
l'universo: (da collegare con la reazione di Pascal nei confronti della scoperta di Bruno, che
dice che si sente smarrito nell’infinità del mondo).
L’uomo si sente posizionato in mezzo tra l’infinitamente grande (universo scoperto da Bruno)
e l’infinitamente piccolo (enti di questo mondo).è una posizione ontologicamente/
esistenzialmente mediana.
Morale: è a metà strada tra il bene e il male, la felicità da una parte e l'infelicità. L’uomo
aspira da una parte alla felicità, ma fa anche il male.
La posizione mediana è uno dei concetti fondamentali di Pascal.
L’uomo per pascal è un “ desiderio frustrato” (la frustrazione è quando si fanno tanti sforzi
ma non si arriva al risultato).
È frustrato perché aspira all’infinità ma sa che non lo potrà mai abbracciare e conoscere
completamente. Aspira alla conoscenza massima e alla felicità assoluta.
“GRANDEZZA E MISERIA”
L’uomo è in mezzo.
L’uomo ha una doppia natura a causa di questa posizione mediana. Vive dentro di sé
questo contrasto tra bene e male, ignoranza e sapienza, e quindi sintetizzando la doppia
natura dell’uomo è “GRANDEZZA E MISERIA” la miseria consiste nell’essere finito, limitato.
La grandezza rispetto a tutti gli altri esseri viventi consiste nell’essere consapevole della
propria miseria. (Ha consapevolezza grazie alla ragione).
7 marzo filosofia
Questa posizione mediana porta l’uomo ad avere tanti limiti e a desiderare costantemente
ciò che non possiede (desiderio frustrato).
Vive questa condizione di contrasto tra opposti.
L’uomo vive questo contrasto infinito. L’uomo vive una condizione che è da definire come «
Paradossale » (un’opinione che va contro la mentalità comunque, contro la Stessa logica
della ragione. )
Vive questa condizione paradossale che è incomprensibile per la ragione umana, perchè
appunto è paradossale.
La ragione dice se A è A non può essere il suo opposto, principio di non contraddizione.
Critica al Dogmatismo
Lui introduce una prima critica rispetto a questa doppia natura dell’uomo.
Pascal dice che a volte alcuni filosofi hanno messo in evidenza solamente la parte negativa
dell’uomo, i suoi limiti. D’altra parte altri filosofi lo hanno esaltato mettendone in risalto solo
gli aspetti positivi. Questo si chiama dogmatismo. (Mettere in evidenza un aspetto e basta).
Pascal dice che bisogna riconoscere che nell’uomo convivono tutte queste caratteristiche,
vanno messe in evidenza tutte contemporaneamente= la filosofia tradizionale ha commesso
un errore esaltando una volta l’uno e l’altra volta l’altro.
Ritornando al divertissement, esso è uno strumento usato dall’uomo comune per non porsi
domande.
Se non ci fosse il divertissement (serie di attività nelle quali l’uomo si impegna).
Nel momento in cui l’uomo riposa non è affaccendato e quindi è costretto a pensare alla sua
natura misera.
Lui fino ad ora ha dimostrato come la mentalità comunque reagisce, con il divertissement.
Pascal inizia con il pessimismo ma poi mette in evidenza anche l’aspetto positivo dell’uomo,
cioè il suo essere razionale e quindi consapevole della sua condizione. Ed è su questo
aspetto che poi bisogna lavorare. Non è solo pessimismo, ma dualismo.
Pascal dice che la scienza non è in grado di affrontare le questioni che riguardano il senso
della vita, è totalmente incapace di affrontare questioni esistenziali. La scienza è “esprit
de géométrie". La scienza è questo, è come tale si comporta, si occupa di studiare il mondo
fenomenico, di studiare la fisica e procede mediante un metodo dimostrativo. Studia la
matematica e la applica.
Esprit de finesse
Secondo Pascal invece esiste un’altra via d’accesso ai problemi esistenziali, cioè l’esprit de
finesse, ossia il cuore. È quest’altra facoltà che l’uomo possiede, oltre alla ragione
scientifica, di affrontare i problemi esistenziali. Affronta tutti gli aspetti più problematici
dell’esistenza.
Anche qui abbiamo un dualismo, ci sono due facoltà completamente distinte ( NON
OPPOSTE). Esprit de geometrie vs finesse
Il cuore intuisce, non utilizza il metodo dimostrativo. Esprit de finesse ( comprensione
intuitiva).
Comprendere= afferrare, fare mio il problema, conoscere fino in fondo un problema. Ecco
perché il cuore è una comprensione intuitiva. Il cuore è l’unica facoltà in grado di cogliere
Dio.
Anche per Galileo c’erano questi due ambiti diversi, non opposti. Non hanno nulla in
comune.
L’esprit de finesse consiste nel sentire i problemi esistenziali, non nel dimostrarli.
Sono distinti.
La ragione scientifica opera in maniera discorsiva l’altra no, intuisce, comprende.
Di fronte ai problemi della vita l’esprit de geometrie è muta, vana, inutile, non può nulla, è
impotente.
La filosofia tradizionale, a differenza delle altre sue, ha affrontato i problemi esistenziali, però
purtroppo non lo ha risolto.
Ha in parte svalutato l’uomo o lo ha esaltato. (Scetticismo o dogmatismo)
Ma anche altri filosofi hanno voluto affrontare le questioni esistenziali. (Come anche
l’esistenza di Dio, perché riguarda il destino dell’uomo). Perché all’uomo dovrebbe fregare di
dio se poi non ci sono collegamenti con la sua esistenza (origine, fine…)
Tutta la Filosofia che abbiamo visto fino ad ora ha affrontato problemi esistenziali, metafisici,
e ha cercato di proporre l’esistenza di un dio mediante tante prove (sia a priori che
posteriori).
Pascal dice che queste sono tutte prove che non hanno veramente dimostrato l’esistenza.
Nemmeno quelle di cartesio.
Tutti sono arrivati a dire che dio esiste solamente perché ci credevano secondo lui.
“Quel dio a cui i filosofi razionali pensano di essere giunti (tra cui cartesio) è il dio dei “
FILOSOFI E DEGLI SCIENZIATI””, cioè un dio autore dell’ordine cosmico, delle Verità
matematiche, al quale sono giunti con la ragione, per dimostrazione.
Pascal dice che a dio non si giunge con la ragione, ma col Cuore.
Dio dei filosofi e degli scienziati vs Dio di pascal. (Che è il dio dei Cristiani, Dio di amore,
consolazione, che ama che riempie l’anima ed il cuore”. Al quale si giunge mediante
quest'ultimo.
Pascal dice che lui sente Dio, con l’esprit de finesse. Io intuisco Dio, non lo dimostro.
La matematica si dimostra.
- Critica a Cartesio
Pascal è contro Cartesio perché lui lo definisce “inutile è incerto”. “A cartesio dio è servito
solo per dare solo un primo colpetto al mondo, dopo di che di lui non ha saputo che
farsene”.
Secondo Cartesio è la ragione che permette di giungere a Dio. “nella mia mente c’è l’idea
innata di Dio" ( c’è sempre un fondamento razionalista). È un puro ente di ragione per lui.
Per Pascal, invece, “Il Dio dei cristiani emana calore, infuoca chi lo possiede, è il dio di
Abramo Isacco e di Giacobbe”.
Ammirazione di Galileo
Galileo non lo fa e infatti lui non lo critica perché Galileo li ha tenuti separati. Pascal in più
aggiunge una nuova facoltà rispetto a Galileo. (Il cuore).
L’uomo non è solo istinto e ragione, ma è anche esprit de finesse, è istintiva e intuitiva, ma
non è un istinto negativo, ma è una cosa positiva, il provare amore, è un sentire religioso.
Il giansenismo si propone con un movimento cattolico.
Il dio dei giansenisti è il Dio dei cristiani, quello puro.
Vado a rivedere il giansenismo in storia.
.
Che cos’è il bene, la felicità, la giustizia? Per Pascal si può rispondere solo con la fede.
I filosofi antichi invece si sono cimentati anche in problemi pratici, morali e il risultato è stato
il relativismo. Ognuno di loro ha dato le proprie risposte differenti: seguire la propria natura,
apatia, atarassia…
Lo sbaglio della filosofia tradizionale in campo morale è stato nel pretendere di utilizzare la
ragione per affrontare problemi di natura morale. Ecco perché si è creata confusione,
tantissimi dubbi.
Il problema di fondo è che la vera risposta anche a questi problemi di natura morale,
metafisica, esistenziale si ha nella FEDE, non nella ragione.
Se non si ritrovano le risposte a queste domande tramite la fede si rischia di cadere nel
relativismo o nello scetticismo.La ragione filosofica è quindi limitata.
Pascal dice che la ragione, pur essendo limitata e sterile, ha un grande ruolo in questo
discorso perché apre, con le sue non risposte, la strada dell’intellettuale alla religione. E’ uno
stimolo, dimostra la sua incapacità e indica quindi la via da seguire, cioè la fede.
Vive con questo perenne sentimento di nostalgia verso qualcosa che ha posseduto ma che
ha perso macchiandosi del peccato originale. La sua vità è caratterizzata dal costante
desiderio di ritornare in quella condizione idilliaca in cui possedeva tutto.
Passiamo alla parte propositiva ora, dove pascal dice come ottenere la verità, tranne quelle
teoretiche, perchè quelle le dà la ragione.
Pascal dimostra come la fede possa dare risposte a tutte le domande di natura esistenziale
dell’uomo.
Tra ragione e fede c’è rottura→ nel momento in cui uno decide di ascoltare la fede, deve
completamente rompere i conti con la ragione.
Pascal dice che la fede è un dono di Dio e non è un frutto di dimostrazione razionale,
tant’è che alla fede ci arriviamo mediante l’esprit de finesse.
Per Pascal la fede consiste nel credere in Dio= verità sovrarazionale, metarazionale.
Pascal rompe col suo tempo e non abbraccia la nuova scienza fino in fondo (pur essendo
all’inizio un grande scienziato) perché essa non abbraccia le questioni di natura esistenziale.
Lui da giovane era uomo di scienza, ed era appassionato dalla matematica, dal calcolo
Della probabilità. Tant’è che al suo grande amico Fermat confida questa sua passione.
Nel 1658 lui inizia i suoi studi sulla roulette, che si basa sulla probabilità.
Questa sua passione giovanile, è alla base di una delle dottrine più famose di pascal.
“La ragionevolezza del cristianesimo” è l’opera con cui dimostra che il cristianesimo è
ragionevole, NON RAZIONALE.
SCOMMESSA SU DIO
Lui parte da questa riflessione: noi nella vita rischiamo su tante cose, rischiamo su tutto, non
si sa come vanno a finire tante delle guerre, storie d’amore, eppure rischiamo.
Se l’ateo continua invece a dire che non esiste, continua a fare la solita vita.
Se esiste, perde, e perde tutto, la vita eterna.
Se dio non esiste, hai guadagnato poca cosa, i beni terreni, hai condotto una vita smodata.
Vous abêtira
Pascal dice che a questo punto è necessario, dopo la scommessa, fare qualcos’altro.
L’ateo per lui deve essere preparato alla fede, incoraggiato, deve ABITUARSI alla fede.
Pascal propone una serie di strategie al miscredente.
Lui dice che alla fede non si arriva in maniera immediata per un ateo, prima di tutto il
miscredente deve iniziare a eliminare tutti quegli ostacoli che ostacolano la fede stessa
(istinti, passioni…)
Seconda strategia, bisogna entrare piano piano nei MECCANISMI della fede.
Cioè bisogna gradualmente iniziare a comportarsi COME se si credesse già, cioè, tu,
miscredente, per abituarti devi iniziare ad andare a messa, ad inginocchiarti, a prendere
l’acqua santa. Sono degli accorgimenti esteriori. Comportarsi da buon Cristiano
esteriormente aiuta ad interiorizzare la fede, perché la fede è qualcosa di interiore.
Devi iniziare, tu ateo, a diventare bête, cioè devi entrare nei meccanismi della fede.
Entrare nei meccanismi vous abêtira , vi abbrutirà.
Diventare bestia per lui è un allusione agli animali, che meccanicamente si comportano in un
determinato modo, così come l’uomo deve entrare meccanicamente nei riti del
cristianesimo.
Come un animale, l’uomo ateo deve avvicinarsi alla fede prima ripetendo in maniera
meccanica e istintiva.
Vi renderà non come le bestie, ma vi abituerà a quegli atti meccanici che vi abitueranno alla
fede.
Le espressioni che usa sono forti, infatti non vennero accettate neanche dai giansenisti.
La Prof non è d’accordo su questo, un conto è l’interiorità, e l’altro l’esteriorità.
Però lui, uomo credente, tenta queste due strategie per allontanare l’uomo dall’ ateismo,
dalle passioni, per entrare nei meccanismi della fede.
Pascal non dice altro.
Lui parte come scienziato, poi passa alle due conversioni e passa alla religione e all’analisi
esistenziale.
Nell’800 l’analisi esistenziale sarà ripresa da Kierkegaard, e poi nel 900 avremo una serie di
filosofie esistenzialistiche.
Il pensiero di Pascal non è un pensiero pessimistico, perché lui mette in evidenza anche gli
aspetti positivi dell’uomo, che possiede la ragione e l’esprit de finesse.
Ma invece per loro, l’illuminismo dice che Pascal ha avuto ragione a dire che la ragione ha
fallito in alcuni ambiti, e quindi non può arrivarci.
L’illuminismo dice che bisogna stare attenti a dove si applica la ragione.
Pascal come Cartesio è razionalista, ma al suo contrario ha applicato altro alla ragione
quando essa non poteva arrivarci il cuore
Una differenza
Pascal è religioso, invece gli illuministi sono atei, meccanicisti, o deisti. L’illuminismo
sostiene il deismo, religione naturale basata sulla ragione.
Gli illuministi dicono che la ragione è la guida dell’uomo, però nell’ambito di questo, loro non
si oppongono a Pascal (come hanno fatto altri dicendo che era irrazionalista). Gli illuministi
dicono NO, mettono in evidenza un aspetto di Pascal, cioè che non è un irrazionalista.
La maggior parte degli illuministi non mette limiti alla ragione, poi ci sono altri illuministi, tipo
Kant che sono sulla stessa riga di pascal.
DAVID HUME
Hume vive in pieno il 1700, anche se non arriva a partecipare alla rivoluzione francese.
Il padre, avvocato, gli fa studiare giurisprudenza ma poi il figlio si avvicina alla letteratura
classica e alla filosofia.
Va in Francia, a la Flèche dal 1734 al 1747. Qui scrive il « Trattato sulla natura umana »,
dove studia la natura umana, l’uomo, a 360 gradi. Studia l’uomo come istinto, sentimento
(illuminismo, tanti illuministi porranno la questione del sentimento) essere razionale.
Lui riesce ad ottenere quindi un posto di bibliotecario nella facoltà di diritto di Edimburgo.
Inizia a diventare ricco, e può permettersi di continuare a scrivere e a pubblicare. Scrive
opere di tanti tipi, morale, religioso («I dialoghi sulla religione naturale (deismo, vicino
all’illuminismo) » per molti è questa l'opera più importante). Lui arriva a dire, in quest’opera,
che è contro tutte le prove razionali dell’esistenza di Dio, proprio perché è empirista.
Nel 1763 è a Parigi, si avvicina agli illuministi e all’ambiente dell’enciclopedia, diventa amico
di Rousseau, che viene invitato ad Edimburgo da Hume. L’amicizia poi si rompe perché non
si ritrovano.
LA FILOSOFIA DI HUME:
Fino ad ora, i filosofi si erano posti il problema di quale fosse la verità, e quindi la
conoscenza umana.
I filosofi moderni, oltre alla conoscenza, si pongono il problema del metodo.
Galileo propone il suo metodo (anche se non lo fa in maniera esplicita, Bacone pure, poi
Cartesio, e ora Hume.)
Hume, parte dall’esperienza, ma poi inizia ad operare la mente umana, che interviene e
rielabora. Questo è lo stesso punto di partenza di Locke, Hobbes e Hume.
Hume empirista, cartesio razionalista. Ma c’è una affinità, pongono entrambi l’uomo al
centro. Hume lo pone come soggetto di esperienza e lo intende anche come istinto e
sentimento. (più enfasi)
Cartesio lo pone come ragione.
Dire che l’uomo è soggetto di percezione, vuol dire che l’uomo è tutto ciò che percepisce,
nel senso che noi ci formiamo grazie a tutte le percezioni, esperienze. Noi siamo quello che
abbiamo vissuto.
Riflessione
Non tutte le idee sono ricordi da considerarsi nella stessa maniera. In generale l’idea non è
chiara come l’impressione perché è illanguidita, però ci sono delle idee che sono più vive,
altre meno. Ci sono esperienze che ci coinvolgono di più e che quindi lasciano idee più vive.
A questo punto, dopo aver detto questo,
COME OPERA LA NOSTRA MENTE? COME INTERVIENE SU QUESTE IMPRESSIONI?
● Il principio di somiglianza
● Principio di contiguità nel tempo e nello spazio
● Principio di causalità
➔somiglianza:
Vedo un gatto che mi ricorda il mio vecchio fatto.
Qui ma mente umana ha associato l’impressione e l’idea (il fatto che io anche io avevo un
gatto) per somiglianza. L’impressione in atto, porta la mia mente, e recuperare quell’idea,
cioè quel ricordo di un’esperienza passata.
➔ contiguità spaziale
Ritornare in un posto, cioè è un ricordo legato ad uno spazio. È uno spazio la cui
impressione in atto mi riporta all’idea.
➔ causalità
Questo è il principio più importante secondo Hume, è quello più forte mediante il quale la
nostra mente opera per associazioni.
Esempio entrare in casa e sentire la puzza di fumo, l’impressione in atto, è associata al fatto
che allora mio padre sia già arrivato a casa.
Ma questo non è una cosa che ci può ingannare?= Hume dirà che questa relazione causa
effetto non sarà necessariamente così in futuro. Lui dirà, fino ad ora c’è sempre stata la
successione giorno e notte, ma nessuno ci da il diritto di dire che anche domani il sole
sorgerà di nuovo. Lui sta criticando uno dei principi fondamentali della scienza.
Per Hume la mente umana opera per associazioni tra impressioni e idee, lui introducendo il
principio di causalità dice che si tratta di abitudine, di un'abitudine della mente umana di
associare alcune impressioni ad alcune idee. .
Questo concetto di abitudine è particolarmente evidente nel principio di causalità, nel quale
la mente è spinta a sostenere una successione non soltanto cronologica, ma anche logica e
necessaria tra due eventi. E’ il più forte, il più spesso utilizzato dalla mente
Secondo la mente umana c'è un legame logico e necessario tra due eventi, uno la causa e
uno l'effetto, non soltanto di tipo cronologico. È il principio di causa e effetto che permette
alla scienza di fare delle previsioni. Es: lampo/tuono. Permette all’uomo di scienza di fare
delle previsioni e quindi di anticipare i fenomeni naturali.
Criticando uno dei principi fondamentali della scienza, il passaggio tra empirismo e
scetticismo è breve. Ecco perché il suo diventerà un empirismo scettico.
Lui sta criticando questo principio, lo sta mettendo in dubbio, per questo cade nello
scetticismo.
C'è un evento che viene prima e uno che viene dopo. Lui dice che così la nostra mente
pensa sempre che se arriva un evento poi per forza deve arrivare anche l'altro, nel senso
che c’è questo legame necessario.
Hume, da buon empirista, non mette in dubbio l'evidenza dei sensi. Se vedo un evento, e
poi un altro, non dubito, questo è un legame indubitabile.
L'errore sta nell'andare oltre l'esperienza in atto e nel voler prevedere il futuro
basandosi sull'impressione in atto.
L'errore della mente uguale sta nel pretendere di affermare, di inferire, di dedurre che anche
nel futuro quella reazione causale tra un evento A e un evento B accadrà nello stesso modo.
Lui dice che noi non abbiamo alcun diritto di dire che la reazione causale tra due fenomeni
avverrà nello stesso modo.
L'errore sta nel credere che questa relazione cronologica e temporale sia una relazione
necessaria (che accadrà sempre) tale da garantire che accadrà lo stesso anche nel futuro.
Noi non abbiamo nessun diritto partendo dall'esperienza in atto di credere che tra questi due
eventi c'è una relazione necessaria tale da farci dire che domani accadrà la stessa cosa.
Tra A e B esiste solo una successione cronologica-temporale
C'è una contiguità temporale tra i due, c'è una relazione cronologica e temporale, ma non
posso affermare che sia una relazione necessaria e causale e che necessariamente domani
accadrà la stessa cosa. C’è una contiguità temporale (esperienza in atto) ma non una
relazione causale necessaria tale.
La mente umana non sbaglia sull'evidenza, sull'esperienza, ma sbaglia quando ritiene che
tra due fenomeni ci sia una relazione causale e necessaria tale da farci prevedere il futuro.
Hume è un empirista, non può accettare che ci sia una sostanza al di là del mondo, non può
accettare la metafisica tradizionale che afferma l'esistenza di una sostanza come essenza,
che esista questo substrato non percepibile con i sensi immanente, eterno, immutabile, che
sostiene il mondo fenomenico, il divenire.
Lui critica la sostanza
● materiale (l’essenza), il substrato, ciò che sta sotto e che regge il mondo della fisica
● a sostanza spirituale (res cogitans, anima). Cartesio non aveva dimostrato la res
cogitans.
Sopra la prete ha usato i termini res extensa e cogitans ma non per riferirsi a cartesio in sé,
ma in generale, perchè infatti la res extensa cartesiana si ferma soprattutto sullo studio della
fisica, quindi in questo non lo critica. ( sopra invece abbiamo detto che la sostanza materiale
è la res extensa, che però è da intendere come ciò che sta sotto e che regge il mondo della
fisica)
Su tutto ciò che riguarda i fatti, la realtà, il mondo fenomenico, possiamo avere solo una
credenza, una conoscenza in atto,(non necessaria ma probabile) che è indubitabile.
Dopo di ché non possiamo avere la pretesa di avere conoscenza razionale e assoluta al di
là dell'esperienza in atto, del momento.
Tutta la conoscenza che rimane all'uomo è quindi una conoscenza probabile, valida per il
momento.
Gli uomini nei confronti della res extensa credono per abitudine nell'esistenza al di là del
mondo delle impressioni di una sostanza estesa (sostanza materiale) che regga questo
mondo fenomenico, che sia un punto di riferimento per le innumerevoli impressioni.
Abbiamo quindi, della realtà. una serie di impressioni che derivano dall'esperienza in atto ma
non possiamo affermare l'esistenza di una sostanza materiale e estesa, di un substrato che
sostenga il mondo fenomenico, cangiante, delle impressioni.
Lui dice che crediamo a questa sostanza immutabile e perfetta per abitudine, per i filosofi
non era possibile pensare che tutto si fermasse al mondo fenomenico.
Ciò che ognuno di noi SPERIMENTA interiormente è un fascio di impressioni interiori, cioè
una successione di stati d'animo che si susseguono nel tempo interiore (tempo interiore=una
successione di stati d’animo, è molto diverso dal tempo cronologico, si vive in una maniera
diversa) e che non possono essere ricondotte a una sostanza unica e spirituale, un
substrato unitario spirituale che dia unità al mio mondo interiore che i filosofi precedenti
avevano chiamato anima. Hume mette in discussione l’esistenza dell’anima, lui non dice che
non esiste, ma che l’unica cosa di cui si è certi sono le emozioni interiori.
Lui dice che” il nostro mondo interiore” (l’anima) è un teatro dove diverse emozioni fanno la
loro comparsa, passano, ripassano, scivolano e si mescolano, ma andare a dire che dietro
le quinte ci sia questa sostanza spirituale che unifica queste impressioni non lo possiamo
dire con certezza. (Lui non la nega in modo assoluto, però dice che non possiamo affermare
la sua esistenza, è empirista).
Lui cade nello scetticismo scientifico quando mette in dubbio il principio di causalità, e poi
critica tutta la metafisica tradizionale.
Kant criticherà lo scetticismo scientifico di Hume (perché ciò che la scienza aveva
dimostrato non poteva essere messo in dubbio), ma sarà d'accordo con la sua critica alla
metafisica
Lui arriva a criticare tutto questo perché è inglese, qui nasce il liberalismo con Locke, lui
critica le verità assolute per restituire libertà all'uomo nella conoscenza, non avere
certezze permette all'uomo di spaziare in campo conoscitivo. Mettere tutto indubbio = non
avere una strada prevedibile= spaziare il più possibile, avere sempre nuove vie.
Anche in campo politico (no dispotismo) e religioso sarà d'accordo con Locke e con le
libertà, sarà invece in disaccordo con Hobbes.
Critica qualsiasi forma di assolutismo, in campo politico, morale, teoretico, religioso…,
Diciamo che lui, eliminando ogni punto di riferimento, poi sfocia per forza di cose nello
scetticismo.
Dopo Hume
KANT
La vita 1724-1804
Kant nasce il 24 aprile del 1724, a Konigsberg in Prussia. All’epoca era Prussia, la sua
filosofia è quindi diciamo tedesca. Oggi si chiama Kaliningrad, oggi è Russia.
La popolazione di Kaliningrad oggi vede Kant come se fosse russo, perché appunto è in
Russia.La città è stata quasi praticamente rasa al suolo durante la seconda guerra
mondiale, non rimane niente della casa di Kant. Oggi però c’è un monumento.
Fu un uomo molto tranquillo, non viaggia, nasce e muore la.
Lui conduce una vita molto tranquilla che stride quasi con tutti gli avvertimenti storici del
secolo in cui lui vive.
La Prussia in cui nasce e opera Kant è la Prussia di Federico II il Grande. È il secolo dei
sovrani illuminati.
Lui respira fin da piccolo il pietismo, una sorta di protestantesimo, è una tendenza che
nasce in Germania tra 600 e 700. È una religione rigorosa e molto rigida.
Arriva l’università, è affascinato dalla matematica e dalla fisica, soprattutto dalla fisica di
Newton.
Si avvicina alle opere degli illuministi, in particolare Rousseau. Poi anche a HUME.
La morte arriva quando lui ha 80 anni. Viene colto probabilmente dal morbo di Alzheimer.
Sulla sua lapide c’è una frase importantissima, che lui chiede venga proprio scolpita sulla
sua lapide.
Nel 1783, pubblica un libretto che s'intitola “ Prolegomeni, (chiarimento) ad ogni metafisica
futura che vorrà presentarsi come scienza”
Lo pubblica nel 1783 perché due anni prima, pubblica la critica della ragione pura.. nessuno
ci ha capito nulla, ma neanche stavolta i prolegomeni riescono a chiarire.
Kant era scapolo, con un servitore, è un’uomo che si alza presto, studia legge, torna a casa.
È molto socievole, ama pranzare con altre persone. Studia geografia e nel pomeriggio
faceva filosofia.
Una vita molto tranquilla. Era molto Abituale.
Lui scrive un saggio “ Risposta alla domanda: che cos’è L’illuminismo?” In quel saggio
scrive, L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dalla minorità di cui è lui stesso colpevole, minorità
è l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro”
Per lui non ci sono distinzioni di età, i minorenni sono quelli che vanno seguiti. La riflessione
che fa non è anagrafica, lui si riferisce al fatto che non tutti gli individui, pur potendolo fare,
non sono indipendenti. Sono gli individui minorenni.
Perché l’uomo è colpevole di rimanere nello stato di minorità? Quando la sua causa non sta
nella mancanza di intelletto, ma per comodità preferisce delegare agli altri le decisioni più
importanti.
Lui dice che delegare vuol dire rimanere nello stato di minorità: per viltà, mancanza di
coraggio, decisione.
La maggior parte degli uomini, preferiscono rimanere minorenni a vita, perché sono vili, non
hanno coraggio, sono privi di decisione, dopo che la natura li ha da lungo tempo affrancati
dall’ “altrui guida” = dopo che questi uomini hanno raggiunto la maturità, e quindi sono in
grado, rimangono comunque sotto le decisioni altrui”
“È troppo comodo essere minorenni, se ho un libro che ragiona per me, se ho un medico
che sceglie la dieta per me…” nel momento in cui io ho bisogno di rivolgermi ad un medico
per motivi seri, va fatto.
Un medico che sceglie la dieta per qualcuno è una cosa ridicola, tutti possono farsi una
dieta.
LE OPERE DI KANT
● Critica della ragion pura, 1781 e la seconda edizione nel 1787. Noi faremo
riferimento ad entrambe, nella seconda opera ci sono delle aggiunte alla seduzione
trascendentale
● 1783 i “Prolegomeni ad ogni metafisica futura che voglia presentarsi come scienza” .
quell’opera che lui scrive dopo perché si era reso conto che nessuno aveva capito la
critica della ragion pura. Anche qui non arriva molto il successo
● 1784 “Risposta alla domanda: che cos’è L’illuminismo?”
● 1785 “Fondazione della metafisica dei costumi”.
● 1788 seconda critica, Critica della ragione pratica.
● 1790 terza critica, Critica del giudizio
● 1795 “Per la pace perpetua”
La filosofia di Kant
La sua filosofia è detta criticismo. Criticare per Kant consiste nel valutare, giudicare.
Giudicare che cosa? Le differenti esperienze umane, in particolare il criticismo Kantiano
giudica l’esperienza teoretica (conoscenza), l'esperienza morale e l’esperienza estetica.
In corrispondenza
- Critica della ragione pura
- Critica della ragion pratica
- Critica del giudizio
Concezione di limite
Proprio per aver posto grande fiducia nella ragione umana, lui non è scettico, come si
potrebbe pensare. Non cade nello scetticismo perché lui dice che la ragione umana è
potentissima all’interno dell’esperienza sensibile.
Grande rappresentante della scienza moderna.
Alcuni filosofi, come Nicola Abbagnano, hanno definito la sua filosofia anche come la
filosofia del limite, intesa proprio in questo senso. Kant pone dei paletti, le colonne d’Ercole
della ragione umana.
Oltre le colonne c’è l’ignoto e bisogna stare dentro.
Si può quindi definire la sua filosofia come criticismo e filosofia del limite (non è termine
suo quest’ultimo)
ABBATTERE IL RELATIVISMO
● Nella prima critica lui studia la ragione teoretica, pone come limite l’esperienza, mira
a trovare il vero assoluto e Universale. Per superare il relativismo in campo
conoscitivo.
● La seconda è finalizzata a trovare il giusto assoluto, universale, sempre all’interno di
alcuni limiti. Per superare il relativismo in campo morale.
● La terza, sempre all’interno dei limiti, dimostra che il bello è universale assoluto. Ciò
che è bello è bello per tutti. Il bello per lui è oggettivo. (la prof non è ‘accordo)
Opera la più grande rivoluzione antropocentrica mai avvenuta nel campo della filosofia.
L’uomo è al centro di tutto. Lui riuscirà ad abbattere il relativismo mettendo al centro l’uomo.
Opererà la cosiddetta rivoluzione copernicana, in campo teoretico, morale ed estetico.
Così come Copernico aveva fatto, toglie dal centro l’oggetto e ci mette il soggetto.
Differenza con Cartesio
Anche cartesio aveva già messo in rilievo l’importanza del soggetto, in particolare del cogito.
Cosa cambia? La ragione secondo Kant non può da sola guidare l’uomo, deve essere
applicata all’esperienza.
Kant e Hume
Kant ha detto che Hume è un grande filosofo, perché lo ha liberato dal sonno dogmatico,
con la sua critica a sostanza spirituale e materiale.
Lui però non accetta Hume quando Hume cade nello scetticismo, quando critica il principio
di causa ed effetto della scienza.
La scienza per Kant aveva raggiunto dei risultati talmente importanti che non può essere
messa in discussione. Kant è figlio dell'illuminismo, laddove esalta la ragione umana, ma c’è
un passaggio nel quale Kant si discosta dall'illuminismo.
L'illuminismo però aveva sottoposto tutto alla critica della ragione umana. Tutti gli aspetti
della cultura erano sottoposti alla ragione.
Lui si discosta dagli illuministi quando pone sotto critica la ragione umana stessa.
Lui vuole sottoporre a critica la ragione umana, cioè individuare i limiti, la possibilità e la
validità. Con le sue ultime opere anticipa il romanticismo.
Critica della ragione: Critica della ragione significa che lui vuole valutare e giudicare la
ragione umana. Cioè significa critica da parte della ragione della ragione stessa. È la
ragione che valuta le sue stesse possibilità, i suoi stessi limiti e le sue stesse validità. Valuta
le sue stesse capacità, cioè le sue possibilità di produrre conoscenza vera, certa, chiara,
assoluta. (della ragion va inteso sia come complemento di specificazione che d’agente)
La ragione critica sé stessa per capire può produrre scienza ma soprattutto capire se la
ragione può fare metafisica. La ragione deve quindi giudicare le sue capacità di fare scienza
e le pretese della ragione umana di fare metafisica (fino a prima di Hume c'era stata questa
pretesa). Che la ragione umana potesse fare scienza era stato già provato, il grande
problema era il se potesse affrontare la metafisica.
Nonostante Kant fosse già certo che la ragione umana possa produrre scienza perché era
già stato provato, lui comunque ripartirà da zero, ripartirà ponendosi le prime domande.
Dopo che Hume ha messo in crisi la stessa scienza, lui ritiene opportuno ripartire da zero. Si
chiede quindi: La matematica è scienza? La fisica è scienza?
Il grande vero problema è però: la metafisica è scienza?
Ragion: la ragione intesa come facoltà che ha l'uomo in senso ampio del termine.
Pura: significa a priori. Si intendono tutte le strutture o modalità di conoscere che la ragione
umana possiede a priori. Sono strutture che essendo innate sono possedute da tutti. Tutte le
nostre menti hanno quindi le possibilità di funzionare allo stesso modo.
Kant non è un innatista, non dice che ci sono delle conoscenze innate, che già nasciamo
con delle verità, ma dice che nasciamo con delle strutture mentali di cui poi ci serviamo per
ottenere queste verità assolute.
Critica della ragion pura: Critica che la ragione umana fa di sé stessa e delle strutture che
essa possiede fin dalla nascita. Valutare le possibilità, i limiti e la validità della ragione
umana da parte di se stessa e in particolare valutazione di queste strutture pure a priori che
essa possiede fin dalla nascita.
La mente umana nasce con queste strutture, poi ognuno inizia a fare esperienza, cioè a
ricevere dati empirici.
Su questo materiale empirico caotico che proviene dall'esperienza la nostra ragione
interviene, lo rielabora, lo riorganizza e produce esperienza.
Per Kant quindi la conoscenza non proviene solo dall'esperienza, quindi lui non è un
empirista puro, la mente non è tabula rasa perché contiene queste strutture.
Essa è il frutto della ragione con le sue strutture a priori che poi però deve essere applicata
all'esperienza. La ragione di Kant è sempre una ragione applicata all'esperienza, non può
prescindere da essa.
Una o l'altra da sole non potranno mai produrre esperienza, una da sola non può nulla.
Supera così sia gli empiristi che i razionalisti, lui non parla di idee innate. La conoscenza che
lui vuole trovare è l'unione dei dati empirici e della elaborazione che le strutture della
mente fanno di essi.
La critica della ragion pura vuole essere proprio un'analisi di queste strutture e che vuole
valutare le capacità che la ragione umana grazie ad esse ha di produrre scienza.
Kant si sta quindi interrogando sulle possibilità che la ragione umana ha di fare matematica,
fisica, astronomia e se le ha quelle di fare metafisica.
L'obiettivo sarà quello di trovare il vero assoluto e di mostrare come la ragione umana può
produrre una conoscenza certa e universale alla quale tutti ci possiamo ispirare. Lo
scetticismo che Hume ha insinuato nel campo scientifico lo spinge a riprovare tutto ciò.
Lui si scontra anche con il razionalismo puro, in particolare quello di Cartesio che pone la
verità assoluta nelle idee innate.
Lui si pone la domanda sulla matematica e la fisica perché Hume le aveva messe in
discussione.
Lui sente l’esigenza di ripartire dal fatto che siano state messe in discussione da Hume
(anche se in realtà lui credeva nel potere della matematica e della fisica) per rifondare la
matematica e la fisica come scienza.
È vero che noi possediamo degli schemi innati, ma questi non daranno mai conoscenza se
non saranno mai applicati all’esperienza.
La ragione vuole capire se essa stessa può produrre conoscenza, può farlo nel campo della
matematica e della fisica, ma non della metafisica.
Pura significa a priori, cioè che è indipendente dall’esperienza. La ragione vuole criticare le
sue strutture a priori e vedere se attraverso esse può produrre conoscenza
Puro= a priori, che mi permette di prescindere dall’esperienza del momento (se è
universale varrà sempre). Non dall’esperienza in generale, ma dall’esperienza del momento.
Quindi, nel linguaggio kantiano, chiedersi se è possibile che esista una matematica pura,
vuol dire chiedersi se la matematica prescinda dall’esperienza in assoluto? NO, perché una
scienza parte dall’esperienza.
Vuol dire chiedersi se queste discipline, partendo dall’esperienza, producano verità certe che
prescindevano poi dall’esperienza del momento.
Kant però non esclude completamente la metafisica dalla vita umana, si rende
conto che l’uomo ha bisogno della metafisica, cioè ha bisogno di avere tutta
quelle serie di credenze (Dio, anima immortale…). Kant restituisce all’uomo la
metafisica, lo vedremo nella seconda critica. Dirà che Dio è un postulato.
(postulati=Verità indimostrabili dalle quali si parte per dimostrare altro). Tutte le
dimostrazioni dell’esistenza di Dio sono state “valide” a livello logico, ma non a
livello concreto.
Chiedersi se queste tre discipline ( ma in generale un po’ tutte, astronomia…) sono scienza,
per Kant, significa chiedersi se queste tre discipline si basano su/producono
La prete spiega= questa è esperienza del momento, a Sydney non lo sanno che lei spiega .
Quindi non è un giudizio scientifico, non è universale.
Esempio fisica:
un corpo che è dotato di una massa cade. È universale, necessario, lo posso applicare a
tutti i corpi in qualsiasi momento prescindendo dall'esperienza in atto.
Esempio aritmetica:
7+5=12
È sintetico perché il risultato è sempre qualcosa che arriva alla fine e che arricchisce.
Arricchisce perché né nel 7 né nel 5 è contenuto il 12. È a priori perché è universale,
necessario, vale qui come dall'altra parte del mondo. C'è una struttura che applichiamo per
fare questo calcolo, il tempo, tutti i giudizi sintetici a priori dell'aritmetica si basano sul
tempo. Tutti i passaggi della matematica sono posti uno dopo l'altro, prima scrivo il 7, poi il
+, poi il 5 ecc. Non posso saltare neanche un passaggio, sono passaggi concatenati uno
dopo l'altro.
Esempio geometria:
La geometria si basa sulla struttura dello spazio, studia i corpi nello spazio. Ciò che dà
universalità è lo spazio.
Esempio: l'acqua è bagnata, il fuoco è caldo, la luce è luminosa, un corpo è esteso, non
sono giudizi sintetici a priori, perché non sono sintetici, ho solo detto, esplicitato una
caratteristica che è già contenuta nel soggetto, non lo arricchisce. È in giudizio universale, a
priori, ma non è sintetico.
Ma come mai proprio Kant si è messo in testa che la scienza debba basarsi su giudizi
sintetici a priori? Lo ha fatto da un giorno all’altro?
Lui parte dall’analisi di qualche cosa che altri prima di lui hanno già sostenuto, cioè
- giudizi analitici a priori (razionalisti, sulla base delle idee innate, a priori, necessari)
L’acqua è calda, sono giudizi scientifici a priori, arricchiscono? NO, sono analitici, lo
analizzano e basta ed esplicitano solo una caratteristica, hanno solo una caratteristica della
scienza, cioè sono a priori.
La prete pesa 50 kg, è un giudizio sintetico a posteriori. È sintetico perché ci ha dato una
notizia nuova, ed è a posteriori perché è legato all’esperienza in atto di noi in classe ora che
la sentiamo dircelo, non è universale.
Kant allora li unisce.
Dall’empirismo riprende la sintesi e quindi il progresso, mentre dal razionalismo prende
l’apriorismo.
In Kant a priori= universale, necessario che vada oltre l’esperienza in atto. Tutto questo
per lui si può raggiungere grazie alle strutture innate.
Kant non sta smentendo il vecchio innatismo, semplicemente ha un’altra concezione: non
parla di idee innate, ma di strutture, che mi permettono di arrivare alla conoscenza.
In Kant l’a priori è universale e necessario eccetera non perchè dice che tutti gli uomini
hanno già conoscenza innate, ma strutture, che però vanno applicate all'esperienza.
Kant ha aggiunto un significato in più all’innatismo tradizionalmente inteso. A priori in Kant
non è a priori come prima. Loro intendevano le idee innate mentre lui intende le strutture
innate, che sono sempre universali e necessarie.
Secondo Kant i giudizi della scienza sono giudizi sintetici a priori, sono sintetici, cioè fecondi,
e sono anche a priori, la dove in Kant vuol dire universali e necessari. Come si ottiene l’a
priori= l’universale? attraverso le strutture pure.
Tutte le menti umane possiedono le strutture a priori. Tutte le menti umane operano alla
stessa maniera, le esperienze cambiano, sono molteplici, caotiche…
Da tutto questo lui dice che ci deve essere un mix.
Prima
Quando noi conosciamo un oggetto, conosciamo la sua essenza o solo ciò che appare? È
da qui tutta la speculazione sull’essenza. Al centro c'era l'oggetto e la sua essenza. Anche
Cartesio era caduto, anche se qualcosina ha fatto. Lui era il primo ad averci provato con il
cogito. Nessuno si era fermato sulle strutture della mente.
Ora
Se conosciamo come funziona la mente umana allora riusciamo a capire come arrivare alla
conoscenza.
Se Kant fosse ancora vivente, sarebbe un neuroscienziato,
FENOMENO E NOUMENO
Le strutture a priori si possiedono DALLA NASCITA, non prima della nascita, e si possono
applicare solo ai fenomeni.
Noumeno: È la cosa in sé, è l'essenza, è ciò che è oltre al fenomeno. Qui la ragione umana
fallisce. Esempi sono Dio, l'immortalità dell'anima, ciò di cui si occupa la metafisica. È quel
qualcosa che se c'è è oltre al fenomeno e che le strutture a priori della mente non potranno
mai dimostrare.
La ragione, fuori dai limiti, è destinata a fallire, perché appunto è uscita dal fenomeno, quindi
cade nell’abito del noumeno. Il noumeno è “la cosa in sé", l’essenza. Oltrepassando il
fenomeno si cade nel noumeno, la ragione umana fallisce. Dio lo è, l’essenza, la metafisica
se ne occupa, l’anima.
Se Kant dice che il noumeno non è conoscibile dall’uomo, non può dire per esempio che Dio
esista o no (altrimenti uno si chiede: e come fai a dimostrarlo e quindi tecnicamente andare
oltre con la ragione in questioni di metafisica= ti sei contraddetto), lui dice solo che la
ragione teoretica non può dimostrarlo, né nell'uno né nell'altro caso.
Kant dice “Il noumeno, in questo caso quindi DIO, non è conoscibile dall’uomo (= è al di là
dell'esperienza, la ragione non ci arriva). La ragione umana non può dimostrare né la sua
esistenza né la sua inesistenza”
Kant dice che non può dire se il noumeno esiste, perché non lo può dimostrare, tanto che
poi lui scrive la seconda critica per restituire all'umanità queste verità postulate, perché dice
che gli uomini ne hanno bisogno della metafisica
Sono collegati alla rivoluzione Copernicana perché lui pone al centro l'uomo e le sue
strutture, e poi definisce l'ambito nel quale esse possono agire.
Con Kant si parte dall'uomo per conoscere il mondo, mentre prima si concentrano solo
sull'oggetto. Questa attenzione all'uomo ha aperto la strada alle scienze che si sviluppano
nell'800: psicologia, neuroscienze.
Kant scrive: "la cosa in sé (Noumeno) è inconoscibile, se c'è il Noumeno non ci siamo noi,
se ci siamo noi non c'è il Noumeno".
Se c'è l'individuo, la mente umana con le sue strutture, essa può conoscere solo i fenomeni.
Se c’è il noumeno la mente umana non può fare nulla con le sue strutture a priori.
Struttura dell’opera
- L’analitica (aristotele logica) studia la facoltà dell’intelletto e dei suoi concetti puri = 12
categorie
- La dialettica trascendentale studia la facoltà della ragione non più in senso ampio come nel
titolo dell'opera, ma in senso stretto, cioè quella ragione che quando tenta di superare
l'esperienza cade nelle antinomie (contraddizioni). E studia anche le sue tre idee.
È la ragione di tutti i filosofi prima di lui. La ragione in senso stretto, anche detta ragione
dialettica e le sue tre idee.
Kant qua dimostra che quando si sorpassano i limiti del fenomeno, ci sono delle
contraddizioni= antinomie.
Alla fine della dialettica trascendentale afferma che la metafisica non è scienza.
Significati:
Elementi: gli elementi sono le strutture a priori possedute dall'intelletto. Quindi la dottrina
degli elementi studia le strutture a priori.
Kant non studia il dato empirico nella critica della ragion pura, non c'è studio dell'esperienza,
ma è solo uno studio sull'uomo, sulle sue strutture a priori tramite le quali conosce e
rielabora il dato empirico. (rivoluzione copernicana)
Estetica trascendentale:
Altro significato più ampio è " studio del bello nell’arte e nel mondo”. ( il bello si coglie con i
sensi= sensibilità). Questa la riprende nella 3 critica. (Critica del giudizio)
Un filosofo che studia estetica studia la sensibilità e/o il bello nel mondo.
Logica trascendentale
● Analitica trascendentale= Kant studia l’intelletto con tutte le sue forme pure a priori.
L’intelletto categorizza tutto quel materiale empirico che è già stato spazializzato e
temporalizzato dalla sensibilità.
Alla fine della dialettica trascendentale arriverà a sostenere che la metafisica non è scienza.
Kant riconosce che l’uomo ha l’esigenza di fare metafisica e quindi esiste questa esigenza
dell’uomo di farla.
Kant alla fine di tutta l’opera risponderà a Hume e dirà che la matematica e la fisica sono
scienze, oltrepassando lo scetticismo di Hume. (Ribadendo ancora una volta la loro validità)
Risponde anche a cartesio (che aveva avuto anche lui la pretesa di fare metafisica dicendo
che dio era garante di tutto il suo sistema) che l’idea innata di Dio è nella mente umana ma
solo come idea. SPOILER: una di quelle 3, è l’idea di Dio. È soltanto pensabile ma non è
conoscibile.
L’ESTETICA TRASCENDENTALE
Estetica trascendentale (si occupa della sensibilità, la prima facoltà che noi utilizziamo per
conoscere)
Rappresenta il livello più basso della conoscenza, si occupa della sensibilità e delle
strutture di spazio e tempo. Sono due intuizioni pure, innate che ci permettono di
conoscere, sono “forme universali e soggettive”
Kant, dopo aver detto cos’è lo spazio, il tempo fonda la matematica come scienza.
Arriva a dire che la geometria e l’aritmetica si basano su giudizi sintetici a priori.
Esempio di geometria: La somma interna degli angoli d'un triangolo è sempre uguale a 180
gradi.
È un giudizio sintetico a priori, è costruito sull’intuizione pura dello spazio.
Tutti i giudizi della geometria sono giudizi sintetici a priori costruiti sull’intuizione pura dello
spazio.
Altro esempio: Il quadrato costruito sull’ ipotenusa è sempre uguale alla somma dei quadrati
costituiti suo cateti.
Per costruire questi giudizi sintetici a priori Kant dice che non si ha bisogno ogni volta di
ricorrere all’esperienza, ma basta che applico ogni volta un ragionamento che è già stato
fissato ed è universalmente uguale per tutti.
“Senza sensibilità nessun oggetto ci verrebbe dato, e senza intelletto nessun oggetto
verrebbe pensato”
La sensibilità interviene prima con le sue strutture prime a priori, poi l’intelletto con le sue
strutture.
Attività e passività
L’intelletto è in un primo momento passivo, quando gli arrivano i dati già spazializzati e
temporalizzati, attivo quando inizia a categorizzare.
La sensibilità mi permette di spazializzare e temporalizzare.
Interviene quindi subito l’intelletto e ci applica le categorie, è l'intelletto che dice la funzione
(disinfettante…), la relazione con altri oggetti… Con l’intelletto rifletto, con la sensibilità no.
- I concetti puri sono le 12 categorie, essi sono concetti generalissimi e sono a priori, le
abbiamo dalla nascita
- Sono concetti, quindi sempre contenuti dell'intelletto, ma sono a posteriori, cioè derivano
dall'esperienza. Il mio intelletto li produce dopo aver fatto esperienza, dopo aver rielaborato i
dati empirici su cui ha già agito la sensibilità, non li possiede dalla nascita. (Luna ha i capelli
ricci e morì)
Tutti i concetti che abbiamo nella mente a parte le 12 categorie derivano dall’esperienza e
sono categorizzati. I concetti puri sono necessari all’intelletto per produrre i concetti
empirici. Se io non ho la categoria pura della causalità non potrò mai dire che due
fenomeni sono strettamente collegati tra loro. Se non ho quella negazione, non potrò mai
dire che un oggetto non è un’altro…
Ovviamente quelli che ci sono prima sono i concetti a priori e poi quelli empirici.
Ci ricorda un po’ Cartesio, solo che Cartesio aveva dato più importanza a quelli a priori.
Per Kant sono importanti tutti e due.
Prima di lui tutti si erano soffermati sull’esperienza, solo lui arriva e si sofferma sulle capacità
innate nell'uomo. Un minimo lo aveva fatto cartesio col cogito dopo di che si era perso con la
sua metafisica, invece Kant va proprio a analizzare la mente umana= rivoluzione
copernicana.
Le categorie sono strutture a priori, pure, trascendentali ( in Kant vuol dire che deve essere
applicato all’esperienza per avere conoscenza), perché vengono applicate ai dati empirici.
Per Aristotele la logica e la metafisica andavano di pari passo infatti per Aristotele la
metafisica era scienza. (infatti aristotele parlava di categorie in campo ontologico= metafisica
e anche in campo logico= predicati del pensiero) Per Aristotele non c’era la differenza tra
scienza della logica e metafisica.
Aristotele aveva le essenze, faceva solamente metafisica e non fisica e aveva la pretesa di
considerarla scienza.
A livello logico sia Aristotele che Kant sono d’accordo. Solo che Aristotele usava queste
categorie a livello della metafisica, Kant invece le usava solamente a livello empirico.
Il filo conduttore che Kant pensa di aver trovato per elaborare la tavola delle categorie è la
tavola dei giudizi. Bisogna partire dalla tavola dei giudizi per ottenere la tavola delle
categorie. (Aristotele non si è capito quale ragionamento avesse seguito per stilare la sua
lista di categorie.)
Kant dice che pensare, conoscere significa giudicare, cioè attribuire un predicato ad un
soggetto. In che maniera produco questi giudizi?
Io produco questi giudizi usando le 12 categorie. Giudicare significa categorizzare. Visto che
conoscere, pensare, significa produrre giudizi, e che per produrre giudizi è necessario
attribuire un predicato a un soggetto, sono necessarie le categorie. Per produrre giudizi
abbiamo bisogno delle categorie.
Quindi quanti sono i modi di giudicare tante saranno le categorie che il mio intelletto
possiede. È necessario partire dalla tavola dei giudizi e da lì trarre le categorie.
Esempio: Jonathan scrive al PC. Ho attribuito un predicato ad un soggetto, ho espresso
un'azione compiuta da Jonathan, ho utilizzato una categoria per produrre questo giudizio,
per esprimere questa azione.
Definiamo le categorie: concetti puri, forme pure, innate, a priori, funzioni della mente,
strutture dell'intelletto che servono per pensare, cioè per giudicare. Sono trascendentali, cioè
sono a priori ma vengono applicate all'esperienza, ai dati sensibili, se no non possono dare
alcuna conoscenza.
Tutti categorizziamo, cioè applichiamo le categorie allo stesso modo, esse sono applicate
nello stesso modo da tutte le mente, ciò che cambia sono i dati empirici che sono diversi in
base all'esperienza di ognuno.
Categorie di quantità:
(unità, pluralità, totalità)
- Sulla cattedra c'è un disinfettante per i vetri, un contenitore di disinfettanti per le mani.
- Sulla tavola ci sono quattro piatti, nella pasta c'è un po' di formaggio
Categorie di relazione:
(sostanza, causalità e azione reciproca)
Le vedremo dopo
Categorie di modalità:
(Possibilità-impossibile, necessità-contingenza, esistenza-inesistenza)
- Un bambino non può toccare la parte più alta di un albero alto 6 metri (impossibilità)
Differenza tra contingenza e possibilità. Sono molto simili ma contingenza si riferisce più a
una cosa che è già accaduta, mente possibilità a qualcosa che ancora deve accadere
Essa riguarda la dimostrazione della validità dell'uso delle 12 categorie. Dimostrare che
l'uso delle 12 categorie è valido, cioè che quando il mio intelletto le applica dà conoscenza
vere, chiare e certe.
Questa parte della critica della ragion pura si occupa di dimostrare che le categorie applicate
all'esperienza diano conoscenza vera, certa e chiara.
Kant dice che quando affermiamo una cosa dobbiamo anche giustificarla.
Fino ad ora ha solo affermato che noi possediamo queste categorie, ma ora deve
giustificare la sua tesi, deve dimostrare che esse diano conoscenze vere e certe.
Chi mi garantisce che queste categorie applicate ai dati empirici diano conoscenza vera,
pura e chiara?
Le categorie che sono pure, a priori, innate, sono così diverse dai dati sensibili, caotici e
mutevoli, chi mi garantisce che applicando queste categorie ai dati empirici si ottenga
conoscenza?
Chi ci garantisce che la natura esterna, quindi i dati empirici, completamente diversi dal
nostro intelletto, che esiste di per sé, indipendente dalla nostra mente, obbedirà alla nostra
mente, e quindi alle nostre 12 categorie per dare conoscenza certa?
Lui dice, da un lato abbiamo le strutture, ma dall'altra abbiamo i dati empirici, che già sono
stati spazializzati e temporalizzati, ma sono mutevoli, incerti, caotici, completamente opposti
alle categorie che invece sono pure, innate a priori.
Il garante di tutto questo è l'Io penso. (il suo predecessore è il cogito). L'Io penso è
appercezione trascendentale. È una struttura a priori, universale, trascendentale,
soggettiva, innata.
È una suprema struttura della nostra mente che ha il compito di lavorare sui dati empirici che
arrivano e ha il compito di unificare e sintetizzare il molteplice, i dati sensibili provenienti
dall'esterno.
L'Io penso fa in modo che le categorie si possano applicare bene ai dati sensibili
Quindi la sintesi e l'unità non sono nella natura, nel mondo esterno, esse sono SOLO nel
mio intelletto.
L'Io penso è quel principio che raccoglie tutte le percezioni provenienti dall'esterno, le unifica
e le sintetizza, è una capacità unificatrice e sintetizzatrice. Noi conosciamo perché
riusciamo a fare ordine nei dati che ci arrivano dall'esperienza, altrimenti non riusciremmo
mai a conoscere.
Esempio:
Io vedo un contenitore, è verde, ha sopra un orso, dei pallini gialli, delle scritte nere, delle
strisce bianche.
Vedo in cellulare, mi arrivano tutti i suoi dati sensibili, come appare, il suo peso ecc…
Qui può essere fatto un parallelismo con Cartesio che aveva fatto unire il corpo, quindi i
sensi, e la mente, nella ghiandola pineale.
L'Io penso è quel principio che raccoglie tutte le percezioni arrivate dall'esterno, le sintetizza
e le unifica tramite le categorie.
Cartesio aveva dato una spiegazione pseudo-filosofica, Kant invece arriva all’Io Penso, a
questa funzione suprema dell’intelletto. Il cervello è la struttura che viene studiata a livello
scientifico, la mente è una sua funzione, siamo in ambito scientifico.
Kant dice che l'Io Penso non crea nulla, è solo un ordinatore, si applica ai dati empirici, è
una struttura mentale formale che si limita a unificare e sintetizzare una realtà già esistente,
esso si applica sempre soltanto ai fenomeni, ai dati empirici. Quindi anche esso come tutte
le strutture è trascendentale. Solo le strutture sono innate ma non c'è alcun tipo di
conoscenza innata.
L'Io penso è posseduto da tutti e lavora in tutte le menti nello stesso modo, il modus
operandi è sempre lo stesso.
Kant dice di sì perché grazie all'Io Penso che agisce sul molteplice le categorie si applicano
bene ai dati empirici. L’Io Penso è questa funzione suprema che riesce a sintetizzare il
molteplice adeguandolo alle nostre strutture.
Esempio: la nostra mente è un computer. Abbiamo un'unità di base che opera mediante le
12 categorie. I dati vengono unificati, formati, pensati dall'Io Penso grazie alle categorie.
Tutti i dati immessi dall'esterno vengono unificati e sinterizzati tramite l'applicazione delle
categorie.
L'Io è legislatore della natura perché siamo noi che applichiamo le nostre leggi a priori
pure ai dati empirici.
- Kant ha dimostrato che la matematica è una scienza pura alla fine dell'estetica
trascendentale perché si fonda sulle strutture a priori dello spazio e tempo.
Il pensiero il fuoco scotta non viene elaborato dalla sensibilità, ma dall'intelletto. È l'Io Penso
tramite le categorie che unifica questo pensiero. Se io mi fermassi alla sensibilità
continuerei a scottarmi, non arriverei al concetto unico.
Le categorie di relazione
(quelle su cui si fonda la fisica)
Sostanza = in ogni mutamento che noi avvertiamo nel mondo circostante, essa rimane
sempre invariata = nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma.
Kant sta applicando una legge fondamentale della fisica dicendo che nulla si crea, nulla si
distrugge, tutto si trasforma. (Democrito)
Causalità/causa effetto
Azione reciproca
Tutte le sostanze che esistono simultaneamente sono tra loro in interazione, tutto ciò che
accade è sempre collegato ad altri fatti. Anche questo legame non esiste nell'esperienza,
essa è sempre caotica. Questo è il nostro modo di organizzare le nostre esperienze. E una
legge della mente umana. Siamo noi che applichiamo le nostre leggi alla natura.
Queste tre categorie sono alla base di tutti i giudizi della fisica, perché le leggi della fisica si
basano su questo tipo di relazioni.
I giudizi sintetici a priori della fisica si basano su queste tre categorie. La fisica è lo studio
della materia (sostanza). Per produrre giudizi sintetici a priori della fisica, per avere leggi
fisiche, dobbiamo avere queste tre categorie.
Grazie a queste tre regole necessarie, pure, formali, noi possiamo ordinare la materia e
produrre giudizi sintetici a priori della fisica.
È l'Io legislatore della natura (rivoluzione Copernicana). Le leggi della natura sono imposte
dalla nostra mente. L'oggetto si deve conformare prima allo spazio e al tempo, poi alle
categorie dell'intelletto che è l'unico a produrre i giudizi sintetici a priori della fisica.
Ecco che viene superato lo scetticismo scientifico di Hume. Hume diceva che non possiamo
prevedere i fenomeni futuri, Kant invece risponde dicendo che possiamo prevedere il futuro
(uno degli obiettivi principali della scienza), possiamo dire che la mano si scotterà sempre
con il calore, perché questa relazione causa effetto è in noi, è nella nostra mente che ci
permette di usarla sempre. Non siamo noi che ci dobbiamo adattare alla natura perché
questa relazione è in noi e noi la imponiamo alla natura. Quindi la natura non è ordinata di
per sé (la natura è il caos, Eraclito) e solo grazie all'Io penso essa può essere ordinata.
DIALETTICA TRASCENDENTALE
Affermerà che la metafisica non è scienza perché non si basa su giudizi sintetici a priori,
perché non si basa sull'esperienza.
Andando oltre i limiti dell'esperienza è impossibile costruire una conoscenza vera, certa e
chiara
Lui definisce la ragione metafisica come arrogante. Essa vuole oltrepassare i limiti
dell'esperienza e pretende di dare conoscenza nell'ambito del Noumeno, cosa che la
ragione non può mai fare. Il Noumeno è inconoscibile perché è oltre all'esperienza. Il fatto
che la ragione umana abbia questa esigenza di andare oltre all'esperienza è inevitabile, è
un'esigenza che ogni uomo prova. Lui esclude quindi la possibilità di conoscere il Noumeno
però poi lo riproporrà in un altro modo nella seconda critica.
La ragione dialettica ha tre idee. Esse sono tre idee astratte, come tutte le idee. Sono pure,
a priori, le possediamo fino dalla nascita. La nostra mente è in grado di pensare queste tre
idee.
Dialettica in Kant:
(Socrate la intendeva come dialogo, in Platone la dialettica aveva un senso metafisico, era
un'elevazione verso l'iperuranio)
In Kant la dialettica è la pretesa della ragione in senso stretto, della ragione metafisica
di conoscere il Noumeno. Ha un'accezione negativa in Kant. È una pretesa che condanna
la ragione in senso stretto all'errore perché la conoscenza umana è limitata all'esperienza.
- Idea di Dio
- Idea di anima/ Io
- Idea di mondo
Idea di Dio
Da intendere come la totalità della totalità, che unifica l’esperienza in generale, è
fondamento.
Ognuna di queste idee contiene delle contraddizioni.
L'idea di anima/ Io
È l'idea che unifica tutti i nostri fenomeni interiori
Idea di mondo
È l’idea che unifica tutti i fenomeni, le esperienze esteriori
Ognuna di queste idee contiene delle contraddizioni. Partendo dall'analisi di queste tre idee
Kant dirà che la ragione in senso stretto non può costruire giudizi sintetici a priori
perché ha la pretesa di andare oltre i limiti dell'esperienza e di conoscere il Noumeno.
La ragione pretende di dimostrare queste sue tre idee, pretende di conoscerle, esse sono
parte del Noumeno, non può conoscerle.
Criticando queste tre idee lui porta avanti tre critiche a tre presunte scienze alla base di
queste tre idee. (Psicologia, cosmologia, teologia)
L'idea di Io:
Secondo Kant questa idea nasce nella mente umana da un paralogismo (para=falso,
logos=ragionamento). Il falso ragionamento è quello di considerare l'Io Penso come
anima.
Tutta la filosofia antica non ha fatto distinzione tra anima e intelletto ( Platone aveva l'anima
tripartita ma era sempre anima).
Kant invece parla di Io Penso, una struttura suprema dell'intelletto, e dice che non lo
possiamo confondere con l'anima. Kant non dimostra l'Io penso, dice che non è una cosa
concreta, è una struttura a priori, non va dimostrata, è una nostra capacità, la sua prova è il
fatto che non lo applichiamo. Quindi la psicologia precedente ha confuso l'intelletto con
l'anima. L'Io non è l'anima ma è una funzione dell'intelletto. L'anima non possiamo dire che
esista né che non esista, non possiamo dimostrarla, essa è Noumeno, non può essere
dimostrata, può solo essere pensata. Lui critica la pretesa della psicologia tradizionale di
dimostrare l'esistenza dell'anima. (Scetticismo metafisico di Hume). Non posso passare dal
livello logico al livello ontologico come sostanza spirituale.
Kant non dice che l’anima non esiste, dice che esiste come idea innata, ma che non si può
passare a piano ontologico. Esistenza per Kant vuol dire mondo empirico, l’anima non è
oggetto di conoscenza empirica.
Tutta la psicologia successiva a Kant prenderà una strada differente da quella tradizionale.
Lui non chiude le porte alla psicologia, lui critica l’errore fatto dagli psicologi tradizionali.
Idea di mondo:
Cadiamo in contraddizioni perché noi non potremo mai fare esperienza di tutti i fenomeni
possibili di questo mondo.
Se quindi partiamo dalla presunzione di voler interpretare il mondo nella sua totalità si cade
in contraddizioni, antinomie.
Kant da una tavola delle antinomie.
Quando si cerca di proporre un discorso intorno al mondo nella sua totalità si cade
inevitabilmente in queste contraddizioni dette antinomie, dei conflitti della ragione con sé
stessa, la ragione va contro sé stessa. Sono delle coppie di proposizioni opposte, una che
afferma e una che nega, da una parte c'è la tesi e dall'altra c'è l'antitesi.
La ragione produce queste proposizioni che sono opposte. Tra queste due non si può mai
dire quale sia quella vera e quale sia quella falsa. È impossibile decidere, è impossibile
stabilire quale sia vera perché manca un riscontro empirico. Non posso dimostrare né una
né l'altra. La ragione si trova davanti a un vicolo cieco, non sa quale scegliere. La ragione si
trova in queste antinomie perché ha la pretesa di conoscere il mondo nella sua totalità
(aspetti fenomenici e oltre i fenomeni, non la totalità dei fenomeni e basta).
Idea di Dio
È uno dei tre errori della ragione. Qui Kant riprende tutta la filosofia tradizionale e critica tutti
coloro che hanno cercato di dimostrare la sua esistenza.
Dio esiste? È dimostrabile razionalmente l'esistenza di Dio?
Kant riprende la prova ontologica o a priori di Anselmo, tutte le prove cosmologiche
(Tommaso) e la prova fisico-teleologica (telos=fine, teleologica=finalistica).
Riprende queste tre prove e individua che ognuna di queste tre prove conduce a delle
contraddizioni all'interno delle proprie dimostrazioni.
Parte dal concetto di Dio come essere perfettissimo che esiste nella mia mente. Anselmo
dice che Dio non può esistere anche a livello ontologico perché altrimenti ogni ente esistente
sia a livello logico che ontologico sarebbe superiore a Dio.
Kant la critica dicendo che non si può passare così dal piano logico a quello ontologico.
Pensare una cosa non significa provare la sua esistenza. Lui fa una distinzione chiara tra
pensare e conoscere.
Anselmo aveva risposto a critiche di questo tipo dicendo che questo passaggio tra i due
livelli non vale per tutti gli enti, ma solo per Dio.
Il principio di causa viene usato in maniera illegittima. Esso è una delle 12 categorie e come
tale va applicata ai fenomeni. Nelle prove cosmologiche invece essa viene applicata a Dio,
al Noumeno. Non da quindi nessuna conoscenza.
La ragione dialettica/metafisica non fa altro che voler riconoscere quelle che sono
delle esigenze umane. Le tre idee della ragione metafisica non sono altro che delle
esigenze, dei bisogni dell'uomo. Abbiamo l'esigenza di pensare a Dio, all'anima, al mondo
oltre i fenomeni nella sua totalità. Pensare però non vuol sempre dire conoscere. La ragione
però sbaglia quando crede di poter conoscere il Noumeno. Kant dice che la ragione
metafisica dimentica che noi abbiamo sempre a che fare SOLO con i fenomeni e che non
abbiamo MAI a che fare con il Noumeno. La conoscenza umana si costruisce solo
nell'ambito fenomenico. Pretendendo di andare oltre cade in questi errori e contraddizioni.