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Storicamente l’età ellenistica è il periodo che inizia subito dopo la morte di Alessandro

Magno, un periodo di incontro tra le varie culture.

Cosa se ne fa del pensiero filosofico?


Se nella filosofia greca, la filosofia si occupava a della verità teoretica, nell’ellenismo i
filosofi abbandonano questioni di tipo teorico, politico (la politica era il bene comunque, le
questioni sociali) Lui arriva a questa conclusione perché il periodo dove vive era deludente
la Polis aveva perso, per lui il bene significa tenersi lontano dalla politica).
Si affrontano questioni di etica ma in modo personale.

Ogni filosofo ellenista cerca di trovare un modo per vivere bene, con pochi amici (anche
allievi) . Il loro scopo non è più il bene della società, nemmeno teoretico.
Vogliono vivere bene a livello personale.
Questo cambiamento era iniziato con Aristotele. filosofia disinteressata)

Con le 3 scuole,
● Epicurea epicureismo
● Stoica stoicismo
● Scettica scetticismo

i filosofi tendono a isolarsi dal mondo, a cercare la maniera migliore per essere tranquilli e
sereni. Lo scopo è indicare all’uomo come essere felice.

Torna il relativismo come i sofisti?


Inteso così no, perchè anche se ogni corrente indica modalità diverse, ogni singola scuola
propone la sua idea di felicità, che però può valere in senso assoluto per tutti.
Allora a sto punto potremmo parlare di Relativismo in questo senso anche di tutti i filosofi
che abbiamo fatto (perché ognuno dava la sua interpretazione) ma no.

EPICUREISMO:

Epicuro 341 ac-270 ac


Nasce a Samo, sotto Mileto, si avvicina alla filosofia di Democrito, si trasferisce ad
Atene dove Epicuro possiede una bellissima villa, con un giardino, qui nasce la
scuola.

Uomo raffinato, sereno (perché aveva trovato la sua filosofia di vita), con un grande
self-control. Le sue opere sono andate tutte perdute, c’è un grande filosofo che lo ha
studiato, Lucrezio. Lo dobbiamo a Lucrezio, che scrive “De rerum Natura” (intorno alla
natura delle cose) dove espone il pensiero di Epicuro.

Lo scopo fondamentale della sua filosofia è liberare l’uomo dalle sue maggiori pure, da
cioè ciò che lo preoccupa= renderlo felice.

Secondo Epicuro la filosofia per eccellenza che può aiutarlo a raggiungere questa
finalità è proprio l’Atomismo di Democrito, considerata la filosofia più giusta per essere
felici.
Atomismo

Tutto è fatto di atomi, che si muovono in modo casuale e caotico.


MA
Secondo Epicuro gli atomi non sono in movimento caotico, ma seguono una traiettoria
perpendicolare. Sono perennemente in caduta perpendicolare.
Ma quindi non si toccano mai?
Ad un certo punto in questa caduta, succede qualcosa di inspiegabile, /imprevedibile: gli
atomi deviano e toccano altri atomi, ed ecco che nascono gli enti di questo mondo. Non
possiamo capire cosa li fa deviare.

Lucrezio chiama questo fenomeno Clinamen (non è di Epicuro) =


deviazione casuale. Il clinamen spiegherebbe la creazione degli enti.

Ma qual’è il suo significato?


È importante sia nella fisica di Epicuro che nell’etica (la fisica la stiamo trattando ora)
Essendo imprevedibile, Epicuro introduce un elemento di imprevedibilità, qualcosa di
improvviso.

● Nella fisica, il clinamen è importante perché evita che la fisica proposta da lui (quindi il
mondo) sia assolutamente tutto deterministico, necessario, meccanicistico ma bensì
libero… (si stacca da Democrito). Ammorbidisce un po’ la visione dell’esistenza.
(Determinismo= tutto è necessario, tutto è spiegabile attraverso delle leggi meccaniche,
sempre uguali, che si ripetono, tutto è spiegato con leggi di questi mondo, (anti finalistico),
tutto è chiaro, anche gli eventi futuri perché si sa già le leggi che DETERMINANO
l’esistenza)
● Ma se è importante in fisica, è ancora più importante nell’etica: nell’etica introduce la
possibilità della libertà dell’ agire umano.

L’uomo è libero nelle sue scelte e nelle sue azioni, l’uomo è libero di rompere le leggi
del fato, del destino, che non ama e quindi lo cambia.

Fisica ed etica di epicuro sono strettamente collegati. L’uomo è sì soggetto al suo destino
ma è anche libero di cambiarlo. Destino= vivere per qualcosa che è già stato scritto dal
quale non ci si può sottrarre.

All’epoca si diceva che esistesse questa forza, il fato, che è già scritto, a chi non ci si può
sottrarre. Epicuro dice che non crede che tutto sia stato scritto. Epicuro non è fatalista, cioè
non crede/o crede in parte nel destino.
Non siamo ancora nella cultura rinascimentale, lui ha un passo avanti.
Lui rompe con questa necessità legata al destino e alla sottomissione dell’uomo.

La filosofia di epicuro si ispira all’atomismo, modificandolo un po’ ed è finalizzata a


togliere le paure. La filosofia è definita come "quadrifarmaco"
Perché è considerata una sorta di cura contro quelle 4 maggiori paure che epicuro
individua nell’uomo del suo tempo. Alcuni ne hanno una, altri 2…. In generale sono quelle.
Riprendiamo dalla Fisica di Epicuro
Lui si rifà all’atomismo di Democrito, ma ad un certo punto lo modifica. Introduce delle
novità rispetto a democrito. Secondo Epicuro sono in movimento come democrito, ma
cadono perpendicolarmente e poi in questa caduta ad una certa avviene il Clinamen.
Perché secondo Epicuro gli atomi cadono perpendicolarmente?
Lui aggiunge e ritiene che gli atomi siamo dotati di peso. Democrito non aveva questa
concezione.

Insieme al clinamen, la cosa del peso distingue epicuro da Democrito.


In questa traiettoria perpendicolare ad una certa avviene questa variazione casuale
imprevedibile, che Lucrezio definisce clinamen, che rappresenta quell'elemento di
imprevedibilità:

● In fisica il clinamen ti evita che il mondo in cui viviamo sia assolutamente


deterministico e meccanico, ma bensì casuale.
● Ma soprattutto importante nell’etica perché epicuro restituisce all’uomo una sorta di
libertà per sottrarsi alle leggi stabilite dal fato.

Quadrifarmaco: le 4 paure degli uomini.

1. paura della morte (non di cosa c’è dopo ma del momento in cui arriva)
2. Paura degli dei
3. Paura di non essere felici
4. Paura del dolore fisico

Alla base di queste paure c’è l’atomismo, usato per spiegare agli uomini che la 1 e la 2
sono infondate, non esistono.

Lui scrive in un frammento


“Stolto, è temere la morte, finché c’è vita essa non c’è, quando essa verrà, non ci
saremmo più noi a temerla”

Alla base di ciò c’è l’atomismo. L’anima è fatta di atomi come tutti gli enti, quindi anch'essa è
sottoposta alla stessa legge di decomposizione alla quale è sottoposto il corpo, detto meglio
l’anima va in contro alla SCOMPOSIZIONE (scomposizione di atomi.) COLLEGAMENTO
ARISTOTELE L’anima muore esattamente con il corpo, l’anima è mortale, perché entrambi
sono fatti di atomi.

Quindi, con la scomposizione dell’anima non c’è più la possibilità di provare dolore, perché
viene meno ogni forma di sensazione, ogni sensazione viene meno. Quindi la morte
secondo Epicuro è privazione di dolore, proprio perché anche l’anima muore e ogni
sensazione finisce.

Secondo Epicuro è da stolti temere la morte perché quando essa arriverà non
proveremmo più nulla, nessun dolore.

Paura degli dei.


Perché gli uomini avevano paura degli dei? Avevamo paura dei fenomeni violenti della
natura. Questi uomini avevano paura della vendetta divina, e allora Epicuro risponde
dicendo: non vi preoccupate proprio, perché gli dei sono perfetti, come tali contemplano
se stessi, quindi sono felici, quindi se ne fregano di tutti i problemi imperfetti degli uomini,
sono completamente indifferenti, sono IMPERTURBABILI, quindi gli dei vivono in questo
stato di felicità e serenità che mantengono proprio perché non se ne sbattono degli
uomini. Vivono negli “INTERMUNDIA”, spazi celesti tra un mondo e l’altro. E’ stolto anche
in questo caso avere paura degli dei, proprio perchè se ne sbattono.
Caduta degli Atomi
La caduta degli atomi è infinità? no perchè quando si urtano creano gli enti. Diciamo che lui
ipotizza questo movimento, che è infinito fino a quando non ci sono gli urti e le deviazioni,
non va nello specifico perchè non può dimostrarlo. Quando non ci sono gli urti gli atomi si
muovono sempre.

Questione del movimento.


Lui dice si che è perpendicolare, ma poi quando ammette la deviazione si rifà al caos
diciamo. Come Democrito. Il movimento non è infinito diciamo, perché quando deviano si
creano gli enti poi ci saranno altre deviazioni per la morte= caos.

Paura di non essere felici


Questa paura viene affrontata nell’etica.
Vediamo Epicuro cosa intende con felicità e cosa con paura del non averla.

Paura del dolore fisico


Allora, il dolore o dura poco (e quindi basta solo un po’ di pazienza), invece se non
passa, alla fine conduce alla morte e si ritorna alla roba di prima della morte e quindi non
bisogna avere paura della morte)

L’ETICA

Cosa intende lui per felicità? Come essere felici? Tema comune alle filosofia ellenistiche.

Epicuro c’era di dimostrare com’è essere felice e come evitare l'infelicità, la felicità per
Epicuro coincide con il piacere.

● Non è il piacere smodato dei sensi, volgare. Non essendo tutto questo, la sua filosofia
non può essere definita come edonismo (da edoné= piacere dei sensi), noi non ne
abbiamo ancora fatte.
● Quella di Epicuro non è da definirsi tale, possiamo definirla invece con un altro
termine, eudemonismo. Eudaimonia= felicità

Eudemonismo vuol dire proprio felicità lui va alla ricerca di questa forma di felicità che
possa rendere tranquillo e sereno l’uomo, non è un piacere sensibile e volgare.
Secondo Epicuro l’uomo saggio, è colui che cerca il piacere e che tenta in tutti i modi di
sfuggire ad ogni forma di dolore. Questo piacere non è un piacere egoistico (nel momento in
cui io vado alla ricerca del mio piacere sto usando gli altri e quando ho finito di usarli ci
rimangono male, li danneggio), individualistico, non danneggia gli altri, mira alla solidarietà
degli uomini.
L’uomo saggio secondo Epicuro è l’uomo virtuoso. La virtù per lui significa proprio ricercare
questo tipo di piacere, non egotistico.
L’uomo virtuoso, di fronte a tutte le sensazioni che turbano del mondo esterno, deve agire
accogliendo, solo quelle sensazioni che danno un piacere moderato, riuscendo quindi a
non strafare, a non esagerare mai nella vita. Equilibrio (Democrito).

Secondo Epicuro bisogna soddisfare tutti quei bisogni che l’uomo sente, il cui
soddisfacimento non comporta dolore, inquietudine. Questi dolori vanno soddisfatti solo
se non creano turbamento nell’animo.
Il piacere, non abbiamo ancora detto come lo intende Epicuro, abbiamo solo detto che è
un piacere non egoistico che non crea dolore.

Per Epicuro è un piacere da intendere in senso negativo, ha una concezione negativa del
piacere. Si intende che nel perseguire il piacere bisogna negare tutti quei bisogno che mi
comportano stress. Negativo nel senso di negare, evitare. Epicuro dice “ ma chi te lo fa
fare, già al pensare di realizzarlo ti turba, non lo fare, tieniti lontano”. Quindi negare tutto
ciò che mi crea stress, vuol dire stare lontani dalle paure. Filosofia negativa, che nega e si
tiene lontana da tutto ciò che è piacere cinetico.

Lui distingue due forme di piacere


Una da perseguire e una da allontanare

● Il piacere cinetico è un piacere in movimento ,non in senso fisico ma in senso interiore,


etico, un piacere che per essere realizzato mi mette troppo movimento nell’animo e quindi
devo stare lontano da questo tipo di piacere. Il piacere cinetico dice che non porterà mai
alla felicità. Tipo organizzare un viaggio ora col covid, già nel realizzarlo il mio animo è in
turbamento/movimento, ma chi te lo fa fare.

● Il piacere stabile/”catastematico” (esprime la stabilità) che consiste nel non soffrire,


nel non agitarsi, nell'essere moderati e calcolati, nell’equilibrio. Solo questo va perseguito.
Sii sempre moderato in quello che fai, non esagerare mai, non perdere mai la pazienza.

Se si persegue questo piacere non ci si turba, si raggiungono due condizioni


importanti. Sono le condizioni ultime che l’uomo virtuoso. Alfa privativo
● Aponia assenza di dolore fisico nel corpo
In Epicuro c’è una certa intuizione perché oggi certi psicologi dicono che c’è un
parallelismo tra dolore mentale e fisico. Se riesci a percepire il piacere stabile, tu riesci a
raggiungere la condizione di aponia.
● Atarassia = assenza di turbamento nell’animo.
Sono le due condizioni fondamentali ultime a cui dovrebbe giungere l’uomo se seguisse le
indicazioni date dalle etica di Epicuro.

Saggezza, virtù, felicità sono sinonimi in Epicuro.

Perché sono sinonimi? Essere moderati significa calcolare bene ciò che mi fa bene, e
quindi poi sono felice. Ma chi permette di calcolare bene ciò che mi fa bene o no? La
ragione, che è alla base. È l’uomo saggio tramite la ragione che riesce a scindere e di
conseguenza raggiungere Aponia e Atarassia.

In tutto questo lui ci dà anche un altro aiuto, stila una sorta di tavola dei bisogni per poter
raggiungere le due condizioni.
● Naturali e necessari mangiare, dormire,
● Naturali e non necessari mangiare troppo, dormire troppo, pensiamo noi. Eccessi in
generale
● Non naturali e non necessari dico secondo me cosa sono. (la scuola ahahahah) Bisogna
percepire solo quelli naturali e necessari.
Per Epicuro i Bisogni non naturali e non necessari sono: ricchezza, potere, onore,
gloria e fama. (stessa critica che ha fatto Aristotele circa)

Come possiamo definire la morale epicurea?


La morale epicurea, morale dalla misura, dell’equilibrio, della moderazione, della
tranquillità, della rinuncia (agli eccessi), a tutti quei piaceri/bisogni il cui soddisfacimento ci
porta a tribolare, morale del calcolo (è la ragione calcolatrice, che calcola quali sono i
bisogni da seguire e no), morale della negazione (nel senso di rinunciare) che ci porta
all'apatia e atarassia.
Secondo Epicuro l’uomo che raggiunge le due condizioni è l’uomo razionale, virtuoso,
tranquillo e sereno.

L’uomo saggio è colui che riesce a realizzare la morale epicurea, colui che non perde
la pazienza. In medio stat virtus come diceva Aristotele.

Tutto ciò che abbiamo detto di Epicuro ci porta a dire che è un razionalismo
morale,(Democrito, Socrate, Platone Aristotele. Si ritrova laddove abbiamo quelle filosofie
che basano la scelta umana e quindi le scelte sulla ragione, unica guida. Tutti i filosofi che
abbiamo visto fino ad ora sono razionalisti morali, anche Parmenide non è sbagliato però è
più un razionalismo teoretico che etico.

In Epicuro abbiamo detto che non si può parlare di un piacere egoistico e


individualistico, nella sua filosofia è presente un appello alla solidarietà tra gli uomini.
Grazie a Diogene Laerzio noi abbiamo tante testimonianze di Epicuro, perché ci presenta
un Epicuro fedele agli amici, amorevole con i propri genitori, che professa la solidarietà tra
gli uomini, che era professata nel giardino di Epicuro.

Le filosofie ellenistiche non trattano temi politici, ma questo non vuol dire escludere il
rapporto con gli altri, l’amicizia è ammessa solo con pochi. Purtroppo abbiamo poche
testimonianze ma l'amicizia era presente nella sua filosofia.

Lui scrive
“è più piacevole fare il bene anziché riceverlo”
(Collegamento con Socrate con quella frase dell’ingiustizia)

Un’altro aspetto importante oltre la solidarietà e l’amicizia. C’è uno slogan


importante, “vivi nascosto”= tieniti lontano dalla politica, non partecipare alla
politica perché la politica è fonte di turbamento e non ti rende felice.
Un’altra questione è la dottrina del male.
Anche Socrate, dice questa cosa del male (male=ignoranza del bene) Non c’è
proprio l’idea del peccato qua.
Secondo gli Epicurei il male è frutto di ignoranza del bene, il male è una non conoscenza del
bene.
Il bene secondo gli Epicurei è la felicità, quindi il male è l'infelicità, cioè quando l’uomo si fa
vincere da quelle paure, 4, quindi facendosi vincere non è felice, questo è il male.

Se la questione del Male è come in Socrate, anche in Epicuro si può parlare di


INTELLETTUALISMO ETICO, in quanto riconduce la causa del male è ricondotta a un
deficit del bene.

STOICISMO:

Stoico= oggi si intende,


● per dire a una persona che non manifesta emozioni, apatico è un termine più recente.
Ermetico. Colui che ha le emozioni ma non le manifesta.
● Oggi vuol dire anche colui che crede nel destino, fatalista. Ma è meno utilizzato.

Lo stoicismo si diffonde moltissimo in epoche successive, ci sono diverse fasi dello


stoicismo. Uno dei primi che ricordiamo è Zenone, Crisippo (successivo). Crisippo scrisse
moltissimo 700 libri, ma ci è rimasto poco.
Zenone è il fondatore e poi l’esponente è Crisippo.

I concetti fondamentali dello Stoicismo


Questione del destino, strettamente legata alla visione del mondo che loro avevano. Che
cos’è il destino secondo gli stoici? Legge necessaria e razionale che conferisce ordine al
mondo, il destino è proprio questa legge universale, razionale, che regola il passaggio
da un evento all’altro, quindi regola il passaggio dal passato al presente e dal presente
al futuro.
Il destino, legge universale razionale ordina gli eventi, crea una consequenzialità, tra un
evento che è avvenuto, che sta accadendo e che accadrà.

Ordina questi eventi secondo la legge della causa effetto.


Un evento è la causa è l’altro evento è l'effetto. Così va avanti la vita e
l’esistenza. È una legge razionale necessaria.
Gli stoici si riferiscono proprio ad Eraclito, il logos, lo riprendono e vedono il
logos che viene interpretato come destino.

Anassagora no perché qui non abbiamo parlato di divino (infatti il nous di anassagora è
esterno al mondo=TRASCENDENTE). Parleremo di nuovo del divino, ma non inteso
come intelligenza divina di Anassagora.
La concezione del destino secondo gli stoici
Destino: legge razionale necessaria che tutto governa e che stabilisce l’ordine
delle cose e la successione degli eventi in questo mondo. (alcuni sono causa e
alcuni effetto) C’è un chiaro riferimento al logos di Eraclito.
Questa legge razionale necessaria che fa in modo che nel mondo tutto ciò che accade
debba accadere (tutto ciò che avviene nel modo avviene in quel modo e non può avvenire in
un altro)

Gli stoici arrivano a una conclusione= tutto ciò che accade nel mondo di buono/di
cattivo, di favorevole/di sfavorevole, di positivo/di negativo vada accettato perché fa
parte di questo disegno razionale necessario e non può essere assolutamente
modificato.
Quindi l’uomo che vive in questo mondo deve accettare tutto ciò che accade, anche ciò
che considera negativo/ cattivo che avviene nella vita di ciascuno di noi.

Strettamente collegata è la concezione di divinità per gli stoici.


La divinità è vista dagli stoici come una divinità assolutamente nel
mondo=IMMANENTE=PANTEISMO. Se la divinità coincide con questo mondo, coincide
con quell’ordine razionale necessario che è il destino secondo gli stoici, quindi quell’ordine
razionale necessario è la divinità. Se il divino è nel mondo, allora coinciderà anche con
quell’ordine razionale che è il destino e quindi quell’ordine razionale necessario è Dio.
Se Dio è colui che, come forza immanente, ordina e regola tutto, Dio è Ragione
assoluta. Confronto col Nous: si tratta sempre di una divinità razionale, però sul
Nous di Anassagora c’è un’interpretazione che lo vede come una forza non
immanente, ma trascendente.

La visione del mondo degli stoici è una visione ottimistica.


Tutto ciò che accade anche di negativo ha in sé una spiegazione che non sempre
a noi è dato conoscere, ha una spiegazione perchè c’è sempre la ragione alla
base.
L’uomo deve capire che in tutto ciò che accade in questo mondo c’è sempre una
spiegazione razionale e tutto ciò che accade in questo mondo è dovuto alla divinità, laddove
Dio coincide con la Ragione assoluta (Dio è buono quindi visione ottimistica).

Anche se fa accadere delle cose che a noi sembrano cattive, queste cose accadono
perchè subito dopo deve arrivare il bene (è un momento necessario di questa struttura
razionale) Il negativo è necessario perché subito dopo arrivi il positivo=DUALISMO TRA
BENE E MALE. (il bene esiste se c’è il male, concezione ripresa da Eraclito.
C’è sempre una concatenazione/alternanza di bene e male. La tempesta prima
del bene è un passaggio/momento necessario.
Gli stoici interpretano il negativo come un momento razionale che va comunque vissuto.

Confronto con Epicuro


● Nello stoicismo l’uomo non ha potere su niente mentre in Epicuro l’uomo è libero di
scegliere grazie alla sua ragione quali piaceri soddisfare e quali no.
● I piaceri che Epicuro dice di soddisfare sono quelli naturali e necessari che danno un
piacere stabile, ma questi sono legati al corpo. In Epicuro c’è sempre un richiamo alla
sensibilità, mentre negli stoici stiamo parlando dall’inizio della ragione quindi si ha una
sorta di RAZIONALISMO ASSOLUTO se messa in luce con l’epicureismo.
Epicureismo e stoicismo (in generale tutte quelle ellenistiche)= filosofie antropocentriche
che hanno l’uomo al centro della loro speculazione filosofica.
Questo antropocentrismo evidente soprattutto nella filosofia stoica sarà accolto dalla
filosofia cristiana (porrà l’uomo come creatura divina al centro di tutto il suo pensiero: per il
cristianesimo la Terra era al centro dell’universo perché era stata creata da Dio e perché
era la patria dell’uomo, creatura divina)
Il motto degli stoici che indica all’uomo la strada per essere felice: “Vivi secondo natura”=
vivi secondo la tua natura= secondo la ragione >>RAZIONALISMO ASSOLUTO
ESTREMO PER QUANTO RIGUARDA L’ETICA
Per Parmenide si aveva più razionalismo assoluto per quanto riguarda l’aspetto teoretico
della verità non etica.

L’etica stoica è basata sulla ragione (così come Socrate, Democrito, Platone, Aristotele,
Epicuro), ma con gli stoici questo riferimento alla ragione è costante, ancora + evidente
perché non c’è spazio per nessun’altra facoltà umana, solo la ragione. Razionalismo
assoluto estremo etico. Etica stoica= affidarsi alla ragione e accettare il destino,
struttura razionale del mondo. Fonte di tutto questo che stiamo dicendo= Diogene
Laerzio

Etica del dovere ( Cosa vuol dire dovere secondo gli stoici? quando si compie un’azione
doverosa?) Secondo gli stoici un’azione doverosa è quella che viene
consigliata/dettata/avvalorata/prescritta dalla ragione.
Le azioni doverose sono tutte quelle azioni che la nostra ragione ci detta
di compiere. Le azioni non doverose saranno quelle che la ragione ci
sconsiglia di compiere.

Gli stoici dicono che le emozioni non servono a nulla e l’uomo non deve lasciarsi
sopraffare dalle emozioni, ma deve frasi guidare sempre dalla ragione
Individuano 4 fondamentali emozioni da cui derivano tutte le altre:

● la brama dei beni materiali e non (soldi, onore…)


● la letizia
● il timore
● l’afflizione (dolore interiore non fisico)

Per gli stoici le emozioni sono malattie che colpiscono lo stolto perché il sapiente è
immune a queste emozioni dato che si affida sempre e solo alla ragione.

L’uomo felice secondo gli stoici è colui che si affida alla ragione, che vive secondo la sua
natura (ragione), che non si affida ai sensi, che compie sempre il suo dovere (=dovere di
essere razionale), che accetta il destino senza provare a cambiarlo perchè tentare di
farlo crea afflizione, ansia turbamento= UOMO SAGGIO. E’ colui che raggiunge lo stato
di APATIA, felicità. La felicità secondo gli stoici è APATIA. (apatico=stoico) A-pathos=
senza emozione

Un uomo saggio così come l’abbiamo descritto è un uomo libero perché non si fa
condizionare dall’esterno/dall’autorità/dalla tradizione.
L’unica forma di libertà è questa, tutto il resto (voglia di fama onore…) è
essere schiavi. Le emozioni ti portano a farti condizionare dagli eventi
esterni.
Lo schiavo è lo stolto: colui che si lascia andare alle emozioni, che non accetta il proprio
destino ma cerca di cambiarlo, che non vive secondo la propria natura e non utilizza la
ragione. Secondo gli stoici, il tentativo di modificare il corso degli eventi è vano perché sono
eventi necessari che l’uomo non potrà mai modificare. Per questo loro dicono “va bene fallo
ma sappi che non sarai mai felice perchè è impossibile.”

Il Dio degli stoici è qualcosa in più rispetto a tutte le divinità precedenti: è un Dio
provvidenza che provvede al mondo e non è ancora un Dio che crea (per ora non c’è
ancora il senso del peccato). Tutte le divinità sono pensanti. Anche in Socrate c’era questa
concezione di panteismo e provvidenza, non era però così dichiarato perché non abbiamo
tante notizie rispetto agli stoici.

SCETTICISMO:

Scetticismo: terza filosofia dell’età ellenistica.


I rappresentanti dello scetticismo sono Pirrone, Timone, Carneade (Don Abbondio stava
per leggere un libro che nominava Carneade ma il curato non sapeva chi fosse e poi
irrompe Renzo), Enesidemo, Sesto Empirico.
Lo scetticismo è uno stile di pensiero presente ancora oggi (Montaigne,
Yum…) Lo scetticismo si è evoluto ed è variato nel tempo, noi studiamo
quello antico.

Anche lo scetticismo si occupa di indicare all’uomo come essere felice.


Skepsis=dubbio/ricerca/indagine
Gli scettici sono convinti che la conoscenza assoluta/universale/necessaria (valida per
tutti) non esista.
Pirrone dice “Quand’anche questa conoscenza assoluta esistesse, per l’uomo sarebbe
inarrivabile” =mette tutto in dubbio (si rifà a Gorgia)
Quello scettico è un dubbio che permane sulla verità assoluta, quindi la ricerca
scettica è interrotta/interminabile perché si basa su un dubbio ineliminabile.
In Cartesio invece il dubbio non è ineliminabile ma è un dubbio che porta alla verità e non
blocca la ricerca.

Pirrone di Elide (Elide=regione nel cuore della Grecia, nel Peloponneso dove c’è la città di
Olimpia) ritiene che questa verità assoluta non esista e dice anche “Ciò che l’uomo conosce
è soltanto rappresentato dalle cose che appaiono”.
Anche lui ritiene che il mondo in cui viviamo sia il mondo delle apparenze e la conoscenza
umana si riduce a quello.
È una conoscenza soggettiva come in Protagora e Gorgia.
Varia da soggetto a soggetto (è relativa) e come tale non vale come conoscenza assoluta=
è una conoscenza probabile e variabile.
Inoltre nessuna di queste conoscenze può essere considerata superiore alle altre, hanno
tutte lo stesso valore perché sono tutte probabili/non certe.

Secondo gli scettici il mondo è il mondo della mutevolezza/delle conoscenze sensibili/


dell’illusione/delle conoscenze ingannevoli e soggettive= è un mondo basato sull’opinione
(Platone, Parmenide—>illusione)
Si pensa che Pirrone sia venuto a conoscenza della cultura orientale basata sulla
visione del mondo Maya: mondo apparente visto come un velo illusorio.
Viene negata la possibilità per l’uomo di conoscere verità assolute.

L’uomo sapiente è colui che è consapevole di tutto quello che abbiamo appena detto e
assume un atteggiamento (nei confronti della conoscenza e dell’azione) che si basa sull’
epoché= l’unico atteggiamento possibile che il sapiente può assumere nei confronti del
mondo, della conoscenza, delle sue azioni e dei suoi comportamenti
Epoché= sospensione/fermata
Atteggiamento dell'epochè: sospendere il proprio giudizio sul mondo/sulle conoscenze
umane/sulle azioni.
I filosofi successivi oltre a parlare di epoché parleranno anche di afasia= perdita
della voce. Per gli scettici, l’unico atteggiamento possibile è l’epochè e l’afasia.
Grazie all’epoché (sospensione di ogni giudizio) e grazie all’afasia (silenzio su tutto) l’uomo
saggio riesce a raggiungere l’atarassia=l’assenza di turbamento nell’animo/felicità interiore.

Tutto ciò vale sia nelle verità teoretiche che in quelle pratiche.
Non esistono valori assoluti ma anche in campo morale tutto è relativo (relativismo dei
sofisti) e permane il dubbio ineliminabile.

L’impero delle luci di René Magritte


René Magritte è un pittore belga vissuto tra la fine del 1900 e il 1967 (vive entrambe le
guerre mondiali).
Fa parte della corrente artistica del surrealismo: vuole rappresentare la realtà esprimendo i
suoi aspetti più misteriosi/irrazionali.
La realtà per i surrealisti è un sogno
Le opere dei surrealisti hanno molto altro da dire oltre all’immagine, infatti le immagini sono
strane e non hanno un’interpretazione immediata/chiara.
René Magritte è stato definito come un disturbatore silenzioso perché non commenta mai
le sue opere e lascia una libera interpretazione.
Di quest’opera ci sono 3 tre versioni: questa è del 1954 ed è conservata nel museo delle
Belle Arti del Belgio.

Nell’acqua del lago si riflette la villetta e la parte bassa è molto buia, la casa è
immersa nell’oscurità mentre il cielo è azzurro e chiaro: contrasto buio-cielo.
Quest’opera esprime il senso del cristianesimo e della filosofia cristiana= contrasto del
bene (luce del cielo=verità=Dio) e del male (buio della terra=errore=peccato).
Platone per qualche aspetto anticipa infatti la religione cristiana con la sua seconda
navigazione perché il suo dualismo ontologico verrà ripreso dai filosofi cristiani.
Per Aristotele sarebbe tutto illuminato (mio pensiero)

Altra opera di Magritte: gli Amanti


Si coprono perché sono amanti e si tratta di un amore proibito: in quest’opera
Magritte vuole esprimere l’amore impossibile (non solo quello tra due amanti).

Nello scetticismo non possiamo parlare dì dualismo perché lo scetticismo nega che esista
una realtà superiore/una verità assoluta anche che anche se esistesse sarebbe
inafferrabile dall’uomo. Nello scetticismo c’è anche Plotino (si rifà a Platone ed è
rappresentante del neoplatonismo) che parla del mondo del male e del mondo della verità.
Mondo del male è sempre buio mentre il paradiso è un luogo angelico/lucente/chiaro. Il
male diventa condannabile con la filosofia cristiana perché assume la forma del peccato
ed è considerato un male compiuto volontariamente dall'uomo.
Quest’opera di Magritte è quella che meglio esprime il dualismo ontologico che
troviamo nel platonismo, nel neoplatonismo e nel cristianesimo.
I filosofi cristiani si limitano a interpretare quello che Gesù Cristo dice, non
propongono una loro verità ma la verità rivelata c’è già: è quella rivelata da
Gesú Cristo.
LA FILOSOFIA CRISTIANA

Siamo storicamente all’interno dell’Impero Romano quando ad una certa si diffonde il


Cristianesimo che si basa sulla totale adesione alla verità rivelata da Gesù Cristo.
Il diffondersi del Cristianesimo crea problemi alle autorità politiche dell'antica Roma perché:

La nuova religione e quindi tutti i suoi seguaci cioè i Cristiani si presentano come una
società nuova rispetto all'ordine esistente. Si rifiutano di onorare gli imperatori e le divinità
pagane e accolgono volentieri i più deboli della società i servi, schiavi… I Cristiani non
accettano la vita mondana dei Romani e questo provoca una repressione violenta, sono
perseguitati fino all’ultima persecuzione del 303 d.C voluta da Diocleziano. ( Questa ultima
persecuzione segna il declino dell’impero romano perché fu l’ultima e contemporaneamente
si sta diffondendo sempre di più l’autorità della Chiesa Cristiana, che diventa talmente forte
che anche le stesse autorità politiche (imperatori) scendono a patti con essa)

Arriviamo quindi direttamente all'editto di Costantino siamo nel 319, con il quale la nuova
religione riceve un riconoscimento possiamo dire ufficiale quindi viene riconosciuto in
maniera ufficiale religione dell'impero.
380 Teodosio interviene in questa questione e il Cristianesimo diventa l’UNICA religione
dell’impero.

L’affermazione della religione cristiana da vita a un nuovo indirizzo filosofico, LA FILOSOFIA


CRISTIANA, che è la “cultura” ufficiale del Medioevo. Con la nascita della filosofia Cristiana
a livello filosofico e culturale si passa dall’età antica all’età Medioevale.

Di cosa si occupa? Questi filosofi cristiani cercano di capire come avvicinarsi alla nuova
verità rivelata e come comprenderla nel suo significato più profondo e autentico.
Solo la ricerca filosofica può affrontare questo problema, la ricerca filosofica viene applicata
dall’uomo medievale che ha il bisogno di avvicinarsi alla verità rivelata da Gesù.

La filosofia Cristiana si divide in due periodi


➜la Patristica. E’ il periodo dei Padri della Chiesa, come Sant'Agostino. E’ il periodo di quei
filosofi cristiani che hanno come compito quello di difendere il Cristinaesimo dagli attacchi
dei pagani e poi quello di dare una elaborazione chiara alla dottrina in modo da difenderla
non sono dai pagani a anche da errate interpretazioni (anche eretiche)
➜la Scolastica. E’ il periodo nel quale la nuova cultura cristiana, dopo essere stata elaborata
in maniera chiara nella fase precedente, viene insegnata nelle scuole, periodo nel quale
fioriscono le scuole e le università. La funzione dell’insegnamento è importantissima in
questa fase. San Tommaso sarà una grande figura della Scolastica.

Affronteremo la filosofia cristiana non partendo da queste grandi figure, quindi non dal loro
pensiero, ma partendo dalle tematiche e all'interno di ogni tematica ovviamente faremo
riferimento anche a questi filosofi e ad altri che ancora non abbiamo detto.

Concetti fondamentali

➤Concetto di Fede
La fede è il credere e aderire in maniera totale alla verità rivelata
➤Concetto di Volontà
l’uomo non è solo intelletto ma anche dotato di volontà consapevole, quindi l’uomo è una
persona cosciente e consapevole che sceglie la propria condotta di vita e quindi
responsabile delle sue azioni, può sbagliare ma anche con consapevolezza. Tutto questo ci
porta al terzo concetto

➤Concetto di Peccato
l’uomo compie il male volontariamente, il male non è più frutto dell’ignoranza ma è frutto di
una scelta consapevole da parte dell’individuo, che peccando si ribella alla legge divina in
maniera consapevole di doverne rendere conto a Dio dopo la morte.

➤Concetto di Interiorità
Si diffonde una nuova morale basata su valori interiori. La religione è una religione vissuta
anche a livello interiore, soprattutto il cristinesimo delle origini.

➤Visione Lineare del tempo e della storia,


Il tempo e la storia non sono più ciclici cioè si dice che non è vero che tutto ritorna in questo
mondo (visione ciclica) bensì si sostituisce appunto con Agostino e con il cristianesimo una
visione lineare secondo la quale si afferma l'idea che ogni individuo in questo mondo vive
guardando ad una meta futura ultima da raggiungere che è rappresentata dalla salvezza
eterna dopo la morte. La vita quindi sulla terra e quindi anche la storia che è fatta dagli
uomini sono da considerarsi come una fase transitoria, semplicemente di passaggio in vista
della vera vita che è quella eterna dopo la morte.

Con questa nuova visione lineare del tempo della storia si tende a sminuire l'esistenza
terrena e a darle poca importanza, a sostenere il non attaccamento ai beni terreni perché
appunto la vera vita è quella che si vivrà nell'aldilà subito dopo la morte.

Questa visione subordina l’attivismo in questa vita alla sfera ultraterrena: l’uomo cristiano è
proteso verso la trascendenza, egli vede nel mondo il luogo della pena, del peccato, della
fatica, dove è chiamato a vivere umilmente e cristianamente (deve umiliare passioni,
ricchezze, istinti, beni materiali) guardando all’aldilà al fine di ottenere la salvezza eterna.

Vangelo secondo Luca “Chi si umilia sarà esaltato”. Più grande sarà la sofferenza in questo
mondo maggiore sarà il premio dopo la morte.

Solo alla fine del Medioevo cambierà questa concezione, grazie a 3 eventi socio-culturali
(cultura umanistico rinascimentale, riforma protestante, rivoluzione scientifica di Galileo).
Questi eventi porteranno e rivalutare l’uomo nel mondo, l’uomo è artefice del proprio destino.
La scienza rivela all’uomo le forze della natura.

Rapporto tra fede e ragione:

E’ uno dei problemi fondamentali della scolastica ma è già stato affrontato da Agostino, il più
importante padre della Chiesa.
Lui dice che fede e ragione sono strettamente legate e collaborano, questo concetto è
espresso da due sue famose frasi.
➤ “credi per capire”, vuol dire che per capire e trovare la verità è necessario credere,
avere fede, perché è la fede che illumina il cammino della ricerca della verità.

➤ “capisci per credere", vuol dire che ciò in cui crede vuole anche essere compreso
dall’uomo, per avere una fede salda, è necessario per l’uomo anche comprendere.

Introduzione alla scolastica:


Agostino muore e con la sua scomparsa la patristica entra in crisi, inizia il secondo periodo
della filosofia cristiana, che è appunto la Scolastica, che domina tutta la cultura medievale.
Essa indica la filosofia cristiana medioevale. La Scolastica è la filosofia cristiana insegnata
nelle scuole, nelle università. In questo periodo la filosofia diventa ancilla della teologia.
I problemi maggiori affrontati sono: il rapporto tra fede e ragione, il problema e la disputa
sugli universali e la questione di dimostrare l’esistenza di Dio.

Torniamo al rapporto tra fede e ragione-

Ci si chiede se ci sia un contrasto tra fede e ragione, se, trattando fede e ragione due ambiti
diversi, non si incontreranno mai, oppure se invece ci possa essere una collaborazione tra le
due.

Anselmo d'Aosta, che diventerà Sant’Anselmo

Il suo motto è: “Credo ut intelligam”, cioè credo per capire.


Per lui prima di tutto ci deve essere la fede, e poi da qui si può arrivare a capire. Quindi
anche lui come Agostino ammette un legame, una collaborazione tra fede e ragione, che va
ben oltre ogni contrapposizione. La fede è necessaria per comprendere la verità. D’altra
parte la ragione può aiutare a capire la verità rivelata. E’ questo che viene ricordato come
giustificazione razionale della fede. Secondo Anselmo non può esserci contrasto tra verità
do fede e di ragione e la fede è necessaria per comprendere la verità, d’altra parte la
ragione aiuta a capire la verità rivelata dalla fede. I due ambiti, benché sembrino diversi,
collaborano.
L’ultima riflessione su questo tema di Anselmo. Non ci sono contrasti tra le sue, sia per le
cose appena dette, sia perché la ragione come la fede è risultato dell’illuminazione divina.
Essendo quindi anch’essa risultato di un’illuminazione divina non potrà mai contraddire la
fede.

Dopo aver visto come si esprime Agostino nella patristica e Anselmo nella scolastica,
vediamo il pensiero di Tommaso, che diventerà San Tommaso.

Secondo lui la ragione sola non basta per raggiungere alcun tipo di verità, essa si subordina
quindi alla fede. Pur essendole subordinata, essa può servire alla fede in tre modalità
diverse

➤ Per capire i preamboli della fede: quelle verità la cui dimostrazione è necessaria alla fede
stessa. Non si può credere a quello che Dio ha rivelato senza credere, sapere che Dio
esista. La ragione aiuta quindi a dimostrare l’esistenza di Dio. L’esistenza di Dio è quindi uno
dei preamboli della religione.
➤Aiuta ad essere più chiari i misteri di fede, le verità di fede, mediante per esempio l’utilizzo
di similitudini, analogie, che aiutano l’uomo a rafforzare la sua fede.

➤La ragione aiuta a difendere la fede contro le obiezioni che le vengono mosse. Essa
combatte tutte le argomentazioni che sono contrarie alla fede stessa.

Anche per Tommaso quindi tra fede e ragione c’è collaborazione e armonia. Esse non
saranno mai in contrasto perché anche la ragione è un prodotto di Dio, e quindi Dio non
potrà mai contraddire sé stesso.

La questione fondamentale, più importante che gli scolastici affrontano è:

La disputa sugli universali.

Gli universali in filosofia cosa sono?


Ne abbiamo già parlato con Aristotele, essi sono dei concetti generali che si possono riferire
a più cose.
es: Il concetto generale di animale, di uomo, di vegetale, di penna. Sono concetti generali
che si possono riferire a più cose che hanno caratteristiche simili. Gli universali non
indicheranno mai un soggetto in particolare, ma la sua categoria in generale.
Questa questione nasce dalla lettura e dallo studio dell'"Organon" di Aristotele, una delle più
famose e commentate al momento.

La questione degli universali ruota intorno a due domande fondamentali:

➤Questi concetti generali esistono soltanto nella mente come conceptus mentis, sono solo
contenuti della mente umana, oppure c’è anche nella realtà, al di fuori della mente, qualcosa
che corrisponda ad essi?, in altre parole, sono concetti che esistono solo a livello logico
oppure c’è un rapporto tra i miei pensieri e la realtà esterna?, c’è questa corrispondenza tra
quello che io penso e la realtà esterna al mio pensiero?
Esistono solo a livello logico o anche a livello ontologico?

Se esistono solo nella mia mente non si pongono altri problemi.

➤Se invece c’è una corrispondenza con la realtà esterna bisogna chiedersi in che modo
debba essere considerata questa corrispondenza e quindi in che modo questi universali che
nella mia mente esistono sotto forma di concetti, vanno invece considerati nella realtà
esterna al mio pensiero. Questi universali esistenti anche ontologicamente vanno considerati
separati dalle cose (riferimento a Platone con le Idee), allo stesso livello delle Idee
Platoniche,quindi separati dalle cose, oppure vanno considerati interni alle cose, come le
essenze aristoteliche. Se esistono anche nella realtà, gli universali sono ante Rem
(Platone), o in Re (Aristotele).
Va fatta una riflessione, questa questione è un problema che riguarda la logica, nasce
perché si vuole chiarire quale sia il valore della conoscenza razionale stessa, quale sia il
potere conoscitivo della ragione, cioè quale sia la capacità della ragione di conoscere il
mondo, si vuole chiarire fino a che punto la ragione possa conoscere il mondo, fino a che
punto gli strumenti razionali a nostra disposizione siano validi e possano dare conoscenza
certe sul mondo. Queste domande riguardano la ragione umana, quindi l’uomo. Pur essendo
affrontate dagli scolastici, dalla cultura medievale che è una cultura religiosa, questa
questione è soprattutto antropologico-filosofica.

Le risposte a questa questione sono moltissime, noi ne individuiamo tre principali più una
quarta:

➤la risposta del realismo estremo o trascendente


➤la risposta del realismo moderato o immanente
➤la risposta del nominalismo estremo
➤la posizione del nominalismo moderato o concettualismo

3 lezione filosofia cristiana

Continuiamo la questione degli universali.


Dopo essersi chiesti se gli universitari esistessero solo nella mente degli uomini sotto forma
di concetti o anche nella realtà, si fa un passo avanti.
Supponendo che essi esistano anche a livello ontologico, in una realtà esterna alla nostra
mente, ci si chiede se essi siano:

➤immanenti, come le forme, le essenze aristoteliche, in Re


➤trascendenti, intesi come le Idee platoniche, ante Rem.

A queste domande vengono date 4 risposte, 4 soluzioni fondamentali:

➤soluzione del realismo estremo trascendente


➤soluzione del realismo moderato o immanente
➤soluzione del nominalismo estremo
➤soluzione del nominalismo moderato

➤soluzione del realismo estremo trascendente:


Siamo nella prima fase della scolastica. Bisogna riflettere sui due termini estremo e
trascendente. Secondo i sostenitori di questa soluzione gli universali esistono anche al di
fuori della mente, in maniera oggettiva. Esistono ontologicamente come entità preesistenti
alle singole cose di questo mondo che sono considerate come delle copie,delle
manifestazioni passeggere, variabili, particolari,imperfette, accidentali.
Quindi le cose di questo mondo sarebbero copie degli universali, che sarebbero il modello
delle realtà metafisiche di per sé sussistenti, autonome, eterne, invariabili, sempre identiche,
perfette. Il realismo estremo è quindi la soluzione cosiddetta "platonico-neoplatonica".
Secondo questi sostenitori gli universali sono le Idee Platoniche, preesistenti e separate
dalle cose di questo mondo, sono ANTE REM. Però siamo nell'ambito della Scolastica, e
quindi non si parla più di Iperuranio bensì di Dio, quindi gli universali sono secondo loro dei
modelli dei quali Dio si è servito per creare il mondo stesso, sono quindi presenti nella mente
di Dio.
Questa teoria fu sostenuta in epoca medioevale da tantissimi studiosi come Scoto Eriugena,
la scuola di Chartres e Guglielmo di Champeaux.

➜ La scuola di Chartres
Essa sorge alla fine del X secolo proprio a Chartre ed è ispirata alla scuola platonica, è una
delle più importanti scuole della scolastica e qui si afferma la posizione del realismo estremo
e trascendente.

➜ Scoto Eriugena
Vissuto tra l'815 e l'877
Grande teologo, monaco cristiano e filosofo Irlandese, uno dei più grandi filosofi dell'alto
medioevo.

➜ Guglielmo di Champeaux
Siamo in Francia, un teologo, filosofo e vescovo cattolico francese.

➤soluzione del realismo moderato o immanente:

Siamo nella seconda fase della scolastica, circa XIII secolo. Molti sostenitori del realismo
estremo trascendente con il passare del tempo passarono al realismo moderato.
Secondo questi filosofi gli universali sono IN RE, all'interno delle cose, immanenti sotto
forma di forme intrinseche, essenze delle cose stesse. Hanno quindi questa realtà
immanente e operano all'interno delle cose. Questa posizione si rifà assolutamente alla
filosofia di Aristotele.
Quindi rispetto alla posizione precedente in cui gli enti di questo mondo sono solo delle
copie, questa soluzione conferisce agli enti un'importanza, in quanto ogni ente sarebbe
portatore di questa essenza universale.

Uno dei grandi rappresentanti di questa posizione è Tommaso d'Aquino, che dà all'interno
del realismo moderato un'interpretazione particolare. Sostiene infatti che l'universale è IN
RE, nelle cose come essenza, sostanza, forma della cosa stessa, ma poi nel suo realismo
moderato aggiunge altre riflessioni. Dice che oltre ad essere IN RE, è anche:

➜ POST REM, cioè dopo la cosa, come concetto che viene elaborato dalla mente umana
dopo aver fatto esperienza. Dopo aver fatto esperienza la mente umana elabora il concetto
dell'universale.( E, nella mente divina, proprio come modello di cui si serve Dio per generare
tutte le cose di questo mondo. ( Cosa che aggiunge rispetto ad Aristotele)

➜ ANTE REM, cioè prima della cosa, nella mente divina, proprio come modello di cui si
serve Dio per generare tutte le cose di questo mondo.(cosa che aggiunge rispetto ad
Aristotele)

Questo pensiero di Tommaso è un po' una sintesi tra realismo estremo trascendente e
realismo moderato.

➤soluzione del nominalismo estremo

Questa soluzione si contrappone al realismo estremo. Secondo coloro che affermano il


nominalismo estremo, l’universale non esiste nella realtà perché in essa sono presenti solo
enti individuali e non esistono nemmeno sostanze e essenze.
Questa posizione si chiama del nominalismo proprio perché riduce gli universali a dei
semplici nomi, dei flatus vocis=semplici emissioni di voce che non hanno nessun
corrispettivo nella realtà.

Il rappresentante di questo orientamento è Roscellino (1050-1120).


Non abbiamo molte notizie a suo riguardo, quindi non possiamo dire molto altro sulla sua
teoria, ma possiamo dire che sembra che lui volesse negare gli universali, non soltanto a
livello ontologico ma anche a livello logico.
Questa sua posizione avrebbe portato Roscellino ad essere accusato all’interno del
consiglio di Sassonia, dove fu costretto a ritrattare e rinnegare tutte le sue idee e tutte le sue
teorie.
Ha una posizione molto estrema= nega la realtà ontologica e pare che neghi anche quella
logica.
Fu accusato di eresia.

➤soluzione del nominalismo moderato

Secondo questa dottrina, gli universali esistono soltanto come concetti nella mente umana.
Secondo i sostenitori di questa dottrina gli universali esisterebbero soltanto in
intellectu=solo come entità astratte, contenuti della nostra mente.
La loro esistenza logica è mantenuta mentre è negata quella ontologica.
Come concetti della nostra mentre, avrebbero la funzione di riferirsi a più cose tra loro simili,
in quanti concetti generali.

Il concetto universale di uomo ovviamente è un concetto universale che mi permette di


riferirmi a tutti gli uomini—>L’uomo si distingue dagli animali.
Il concetto universale di triangolo (3 lati e 3 angoli), poi ci sono tutti gli altri triangoli che sono
particolari tipi di triangolo che non rientrano nel concetto universale logico.
Concetto universale di albero: l’uomo ha un tronco, una chioma e delle radici.
Dopo questo non posso aggiungere altro perché andrei al di fuori del concetto universale di
albero.

Gli universali quindi hanno solamente valore logico e gnoseologico, cioè mi permettono di
ragionare e di conoscere.
Rappresentante maggiore di questa posizione= Guglielmo di Occam.

Secondo questa posizione gli universali hanno soltanto un valore logico-gnoseologico: sono
contenuti della mente umana dei quali noi ci serviamo per poter conoscere e individuare gli
enti di questo mondo (albero, uomo…)
Questa posizione, negando la realtà degli universali a livello ontologico quindi sotto forma di
essenze, non fa altro che mettere in discussione la stessa possibilità per l’uomo di fare
metafisica.
Quand’anche esistessero gli universali a livello ontologico non sarebbero conoscibili
all’uomo.
Il nominalismo moderato nega la possibilità all’uomo di occuparsi di metafisica.
(grande intuizione che verrà ripresa da filosofi dell’età moderna)
Tra realismo estremo e realismo moderato ci sono stati tentativi di riconciliare queste due
posizioni, ci sono stati cambi di posizione.
Sicuramente tra il realismo (sia estremo che moderato) e nominalismo (sia estremo che
moderato) non c’è possibilità di conciliazione perché appunto il nominalismo nega
completamente la possibilità ontologica degli universali.

Questione dalla dimostrazione dell’esistenza di Dio

Secondo i filosofi scolastici e della patristica Dio può essere dimostrato.


Quindi una delle verità di fede fondamentali che la ragione può dimostrare è proprio
l’esistenza di Dio.
Anselmo vuole dimostrare attraverso la ragione l’esistenza di Dio proponendo 2 prove:

una A POSTERIORI (deriva dall’esperienza)= ARGOMENTO DI GRADI


una A PRIORI (indipendente dall’esperienza)= PROVA ONTOLOGICA

➤prova a posteriori/argomento di gradi


Opera Monologion (soliloquio)= opera in cui Anselmo affronta l’argomento A POSTERIORI
(o argomento dei gradi) partendo dall’osservazione della natura.
Partendo dall’osservazione della natura dice che se nel mondo ci sono diversi gradi di bontà/
giustizia/ bellezza/ libertà/ perfezione, allora c’è un bene assoluto/ una giustizia assoluta/
una bellezza assoluta/ una libertà assoluta/ una perfezione assoluta (tutto questo è
ovviamente rappresentato da Dio).
Se le cose di questo mondo sono più o meno buone/giuste/belle…, allora vuol dire che c’è
una bontà/giustizia/libertà assoluta dalla quale tutto deriva e questa bontà/giustizia/libertà
assoluta da cui tutto deriva è Dio.
Lo stesso discorso per Anselmo vale anche per l’esistenza degli enti di questo mondo.
L’esistenza degli enti di questo mondo per lui è più o meno perfetta—>non godiamo di
un’esistenza perfetta anche solo per il fatto che abbiamo un inizio e abbiamo una fine.
Se le cose esistono=sono più o meno, allora esiste un essere unico e sommo che è dotato
dell’esistenza perfetta al massimo grado, esiste un essere dal quale deriva l’esistenza
imperfetta delle cose di questo mondo.

Dalla natura si risale gradualmente all’origine di tutto che è data da Dio.


Dalla molteplicità/ dalla finitezza/ dall’imperfezione/ dalla mutevolezza di questo mondo si
giunge gradualmente a ritroso e si risale a Dio che è unico, infinito, sommamente perfetto,
assoluto.
Le cose di questo mondo partecipano di quella perfezione divina per gradi differenti (chi
ne partecipa di più, chi ne partecipa di meno).
Per dimostrare questa prova dei gradi A POSTERIORI (che parte dall’osservazione della
natura) dobbiamo sempre partire dall’osservazione della natura
E’ una prova che, partendo dall’A POSTERIORI/ dall'osservazione della natura/
dall’esperienza risale gradualmente, nel ragionamento, fino a quell’essere primo sommo
perfetto dal quale tutto deriva.

➤prova a priori/ontologica
La prova A PRIORI sarà detta più tardi da filosofi successivi PROVA ONTOLOGICA.
Questa prova porta a dimostrare Dio indipendentemente dall’esperienza e viene esposta nel
Proslogion (=discorso rivolto ad altri).
Nel Proslogion, Anselmo espone l’argomento ontologico/ argomento della prova a priori.
Questa prova parte dal concetto di Dio come essere sommamente perfetto per giungere a
dimostrarne l’esistenza. Parte da un’idea della mente umana, cioè Dio come essere
perfettissimo. E’ una prova che Anselmo utilizza soprattutto per chi non crede nell’esistenza
di Dio.

Anselmo dice che:


Ammettere che nella mente umana esista l’idea di un Dio sommamente perfetto di cui non si
può pensare nulla di superiore e infine negarne la realtà ontologica non è possibile, perchè
non è possibile ammettere l’esistenza concettuale di un essere così perfetto e poi negarne
l’esistenza anche ontologica.
Se noi negassimo l’esistenza ontologica di Dio, vorrebbe dire che qualsiasi cosa che esiste
sia a livello logico (nella mia mente), sia a livello ontologico (nella realtà) è superiore allo
stesso Dio.
Sarebbe come dire che una sedia è superiore a Dio perché oltre ad esistere a livello
ontologico esiste anche a livello logico e questo non è possibile secondo Anselmo.

Alla base di questo argomento ontologico c’è un’idea di fondo: ciò che esiste soltanto nella
mente dell’uomo, e quindi solo a livello logico, è assolutamente inferiore rispetto a ciò che
esiste anche a livello ontologico, quindi anche nella realtà.
Ecco perché lui arriva a dire che qualsiasi ente della realtà sarebbe superiore a Dio se noi
negassimo la sua stessa esistenza.

Ci saranno tantissime critiche mosse contro questa prova ontologica perché per loro non
sarà possibile passare da livello logico a livello ontologico.
Si possono avere delle idee e dei concetti nella mente ma non per questo tutto ciò che noi
pensiamo esiste nella realtà. (Babbo Natale)
Molti gli diranno anche che se arriva a dimostrare l’esistenza ontologica di Dio mediante
questo tipo di prove è perché lui già crede in Dio a prescindere da qualsiasi altra
dimostrazione.

TOMMASO

Tommaso riprende la Scolastica (=la dottrina della conoscenza aristotelica) e la applica


anche alle prove dell’esistenza di Dio.
Da buon aristotelico e quindi empirista dimostra l’esistenza di Dio mediante prove A
POSTERIORI che partono dall’osservazione del mondo empirico e risalgono gradualmente
a Dio grazie al ragionamento.
Tommaso di Bosc dimostra l’esistenza di Dio mediante le 5 vie/prove dell’esistenza di Dio A
POSTERIORI.
Queste 5 vie sono prima esposte in un’opera importante—>La somma contro i gentili e poi
abbiamo una ripresa di queste 5 prove in un’altra opera—> La somma teologica.

le 5 vie/prove dell’esistenza di Dio (tutte a posteriori)

➤prova cosmologica= parte dall’osservazione del mondo circostante


Visto che tutto ciò che esiste si muove e tutto ciò che si muove è mosso da altro e non ha
movimento in sé stesso come caratteristica originaria, questa prova risale nel ragionamento
fino a giungere a quel primo motore immobile il quale tutto muove senza essere soggetto al
divenire.

➤prova causale= parte sempre dall’osservazione delle cose di questo mondo.


Da quest’osservazione deriva la riflessione che esse non sono causa di sé stesse/ non si
creano da sole perchè appunto sono imperfette.
(Se noi ci fossimo creati, ci saremmo dati tutte le perfezioni possibili).
Ci sarà quindi una prima causa che è causa sui (causa di se stessa, eterna) che crea a sua
volta tutto il resto= Dio.
La seconda prova arriva a Dio come prima causa di tutto.

➤prova del possibile e del necessario= sempre partendo dall’osservazione empirica


Tommaso dice che se le cose di questo mondo, non avendo la causa in sé stesse, sono
possibili (sono in un modo ma possono essere anche in un altro/ soggetti al divenire) e
contingenti (oggi qualcosa esiste e doman può anche non esistere), ci sarà un essere
assolutamente necessario, Dio, causa di tutto ciò che è possibile e contingente in questo
mondo.
A Dio si risale ovviamente attraverso il ragionamento.

➤prova dei gradi di perfezione= partendo dall’osservazione delle cose di questo mondo.
Se nel mondo c’è il più e il meno di tutto (più e meno bello/vero…) ma non esiste la bellezza
perfetta/ la verità perfetta… , allora ci sarà colui che è TUTTO al massimo grado/ la
perfezione assoluta.
La prova dei gradi di perfezione risale a Dio inteso come perfezione massima.

➤prova finalistica= partendo dall’osservazione empirica


Osservando le cose di questo mondo, ci si rende conto che tutto ciò che esiste tende ad un
fine.
Questo tendere ad un fine è dovuto ad un’intelligenza che tutto ordina e che tutto dirige
verso quel fine=Dio.Dio è la causa finale di tutto ciò che esiste: Dio dirige a sé stesso.
Tommaso riprende la concezione aristotelica di Dio inteso come causa finale, solo che
Aristotele non aveva parlato di Dio che crea per amore.
Per Tommaso invece si tratta di un Dio che crea per amore, per bontà, che è onnisciente e
onnipotente.

In tutte le prove c’è sempre Dio come causa efficiente di tutto= si risale sempre a Dio che
causa/crea, è un’intelligenza ordinatrice da cui tutto deriva.
Nella quinta prova è anche causa finale.

Il ragionamento alla base di queste prove consiste nel partire sempre dall’esperienza, nel
partire da un dato sensibile che non ha la spiegazione/ la causa/ il movimento in sé stesso,
per poi risalire a quell’unico ente da cui tutto deriva.
In tutte le prove è sempre applicato il principio di causalità: Dio sia inteso come causa
efficiente all’origine di tutto o come causa finale alla fine di tutto.
In tutte e 5 le vie si giunge sempre ad un ente trascendente: oltre e superiore al mondo nel
quale viviamo.
Dopo filosofia cristiana

RINASCIMENTO E UMANESIMO

Al discorso sul rinascimento va aggiunto il discorso dell'antropocentrismo. Si passa da una


società lineare, si viveva guardando ad una vita ultraterrena, teocentrica, ad una
rivalutazione della mondanità, della vita terrena, la speranza nella figura dell'uomo, il suo
potere nel cambiare il suo destino. Si impone quindi una visione ciclica, vita che inizia e
finisce in questo mondo, che elimina ogni interpretazione religiosa e spirituale.

Uno studioso del rinascimento è Pico della Mirandola, che scrive un'opera in cui esalta la
dignità dell'uomo, lo innalza rispetto a tutti gli altri esseri viventi, esalta la vita mondana, i
piaceri.

In tutti i campi del sapere c'è la curiosità, la voglia di rinnovamento e di scoprire nuove cose,
essa viene attuata paradossalmente attraverso un ritorno al passato, la voglia di
rinnovamento porta gli studiosi al passato, agli antichi, perché secondo loro da lì bisogna
ripartire per costruire e trovare del nuovo per il futuro. Per analizzare e interpretare i testi si
usava la filologia.

L'ambito naturalistico è uno dei più considerati, c'è un'attenzione particolare per la natura,
cosa che anticipa tantissimo la rivoluzione scientifica.
La natura è considerata?, è l'ambiente dove l'uomo deve vivere e deve vivere bene, viene
considerata come un enorme serbatoio di energie, forze, che l'uomo deve cercare di
individuare, studiare e comprendere per poterle poi dominare. La rivoluzione scientifica avrà
proprio questo scopo, portare l'uomo a dominare la natura, non in senso negativo, solo per
non soccombere e soffrire i fenomeni naturali.
Dal punto di vista storiografico umanesimo e rinascimento erano considerati due cose
diverse, ma ultimamente essi vengono considerati un unico grande movimento che nasce
alla fine del 1300 e dura due secoli, lasciando molte tracce al suo seguito.

FRANCESCO BACONE:

Perché critica la logica Aristotelica?

-Perché è inutile e sterile, non ha un uso concreto per gli uomini perché non li aiuta a
migliorare le proprie condizioni. Anche perché ha portato avanti per secoli degli errori. Anche
perché essa "sfiora l'esperienza", una sua espressione, con il suo metodo Aristotele ha solo
sfiorato l'esperienza, non è andato a fondo nello scoprire la natura e i fenomeni naturali, non
ha penetrato le profondità delle leggi della natura.

Non ha lasciato alla natura il tempo di parlare per studiarla, sono risultati prematuri, che
anticipano la natura. Risultati prematuri ottenuti soltanto sfiorando l'esperienza, quindi non
adatti a comprendere, prevedere e difendersi dai fenomeni naturali. Non hanno dato alcun
aiuto all'uomo nel dominare la natura, per fare sì che l'uomo potesse difendersi da essa e
diventarne padrone.
Un'altra critica è quella che Aristotele trovava un universale per lo più.

A questo lui contrappone un nuovo metodo, un metodo induttivo, che parte dall'esperienza?

La logica Aristotelica arriva alle anticipazioni della natura, a dei risultati prematuri prima che
la natura si sia manifestata, invece il nuovo metodo di Bacone espone delle interpretazioni
della natura.

La sua proposta del metodo si divide in due parti:


➜pars destruens: distruzione vecchio metodo, degli idoli
➜pars construens: esposizione nuovo metodo

Per indicare questi errori della logica tradizionale introduce il termine idoli (idòlá, dal greco
fantasmi), che possono essere tradotti come errori dettati da superstizione, pregiudizi, che
per secoli hanno invaso la mente umana e che sono stati introdotti da questi falsi metodo
usati per anni per il raggiungimento della verità.
Lui dice che gli errori della mente sono come i peccati dell'anima, perché proprio come i
peccati corrompono l'anima, gli idoli corrompono e invadono la mente umana, invasa di
errori.
Per questo la prima parte del suo metodo si concentra proprio sull'eliminazione di questi
errori.

Lui individua 4 tipi di idòla, due naturali e strutturali, altri due avventizi.

➜alcuni idòla si generano a causa dei limiti della ragione umana, propri dell'uomo, della
percezione sensibile. I limiti dell'uomo e della sua conoscenza (è realista, riconosce i limiti
degli uomini), sia sensibile che razionale, portano ad una conoscenza limitata, e vanno a
generare degli errori, degli idòla.

➜altri idòla non sono strutturali, non ci appartengono dalla nascita, ma ci provengono
dall'esterno, l'uomo riceve tante nozioni dagli altri, dalle autorità, dalle culture, dallo studio.
Essi derivano anche da un cattivo uso delle parole, usate in modo sbagliato, con un
significato non proprio, ma soprattutto sono generati dalle filosofie che con il loro pensiero li
hanno tramandati per secoli.
Essi sono idòla avventizi (dal latino advenio, arrivano dall'esterno)

Questi idòla sono quelli che lui ha prima chiamato anticipazioni della natura, le false verità, e
sono le cose delle quali la mente umana si deve liberare. Come si fa a mettere mobili nuovi
in una stanza senza togliere quelli vecchi inutili, che occupano solo spazio.

La pars costruens:

Lui presenta questa parte in modo dettagliato, puntiglioso, è una parte divisa in fasi precise.
Questo metodo comunque ha dei limiti, anche se lui crede di avere trovato il metodo della
scienza.
Bacone è un grande profeta della rivoluzione industriale ma il suo metodo non è ancora
scientifico.
Il suo metodo deve quindi essere fecondo, efficace, deve portare a interpretazioni della
natura che permettano all'uomo di dominarla.
Per lui un metodo di questo tipo non può basarsi solo sulla ragione, perché la ragione senza
i sensi non può raggiungere la conoscenza
Non può neanche usare solo i sensi, perché senza la ragione essi ci ingannano
Quindi un metodo che vada a toccare in profondità la natura servono SIA I SENSI CHE LA
RAGIONE (Democrito).
Il suo metodo è quindi INDUTTIVO, parte dai sensi, dal particolare, e poi arriva alla ragione,
per ricavare una legge generale.

Lo scopo di questo metodo è:


Capire le cause per poter prevedere l'effetto, l'ignoranza della causa precede l'effetto, si può
agire sui fenomeni solo capendo da cosa sono causate.
Anche Aristotele aveva capito l'importanza delle cause, ne aveva infatti individuate
addirittura 4 (formale, materiale, efficiente, finale). La scienza di oggi va solo alla ricerca
della causa efficiente.
Bacone qui fa un passo avanti ma ha anche un limite.
Delle 4 cause di Aristotele, Bacone vuole individuare la causa formale. Per forma lui
intende due cose:

➜struttura del fenomeno (essenza)


➜legge del fenomeno (causa)

Conclusioni:
Limiti e contributo di Bacone

Limiti:

➜va ancora alla ricerca dell'essenza dei fenomeni, cosa che appartiene alla logica
tradizionale
➜nel suo metodo non compare assolutamente la matematica, che è alla base della scienza.
Platone aveva attribuito come i Pitagorici una grande importanza alla matematica, Aristotele
un po 'meno ma comunque la considera, Bacone non la nomina neanche.
➜è un metodo SOLO induttivo mentre il medico scientifico è sia induttivo, che deduttivo,
quando si passa alla parte sperimentale.

Contributo:

➜è il profeta della rivoluzione industriale, fa capire l'importanza dell'unione tra scienza e


pratica. Sapere è potere. Conoscere le cose di questo mondo per poter poi applicare nel
concreto le conoscenze per migliorare le condizioni dell'uomo.
p.64,65
LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA

Inizia nel 1543, quando Copernico


pubblica "Intorno alla rivoluzione dei corpi celesti". Questi periodo di grandi innovazioni
scientifiche e astronomiche si considera terminato con l'opera di Newton "Principi matematici
di filosofia naturali" nel 1687. Queste date sono ovviamente indicative, servono per questioni
pratiche.
Il grande protagonista di questo periodo in campo astronomico è Galileo, in campo
scientifico Copernico, Keplero e Newton e in campo filosofico Bacone e Cartesio.

Il nuovo sapere scientifico di questo periodo è un sapere sperimentale, matematico e


intersoggettivo.

➜Sperimentale = l'esperienza diventa sinonimo di esperimento, la riproduzione artificiale di


un fenomeno naturale in laboratorio, fino a questo momento la parte sperimentale era
mancata. Momento induttivo, momento deduttivo e esperimento.

➜Matematico = è un sapere fondato sul calcolo, sulla misura. La natura secondo questi
filosofi è scritta con un linguaggio matematico. I fenomeni naturali si possono comprendere
con la matematica e le leggi di natura saranno espresse tramite formule
matematiche.(Aritmetica e geometria) C'è un rifarsi al pitagorismo e al platonismo. Bacone
ha il limite di non considerarla.

➜Intersoggettivo = va inteso come un sapere pubblico, non solo degli scienziati, viene
comunicato alle masse, è accessibile a tutti, è universale, ciò che vale in un luogo vale
anche dall'altra parte del mondo, serve la comunicazione.

Lo scopo era ottenere un tipo di verità che sia il più possibile oggettiva, universale, valida
per tutti in ogni parte del mondo, che renda l'uomo padrone della natura, del mondo in cui
vive, che lo aiuti a migliorare le sue condizioni di vita sulla terra (qui uguale a Bacone).

Propone un nuovo modo di vedere la natura. Essa è vista come un insieme di relazioni
causali governate da leggi = in natura tutto ciò che avviene avviene secondo l'effetto, il
risultato di cause ben precise che lo scienziato deve individuare in modo da poter
comprendere e dominare i fenomeni. Nulla avviene a caso. Qui per cause si intende leggi
alla base dei fenomeni. Qui ci si rifà al Democrito e anche al naturalismo rinascimentale.
Delle quattro cause di Aristotele ne viene mantenuta solo una, la causa efficiente, le altre
vengono bandite in campo scientifico. Trovare la causa, la legge matematica alla base di un
fenomeno, significa individuarne la forza.

Questa nuova scienza avrà molti nemici contro cui dovrà combattere: la Chiesa, la tradizione
Aristotelica, la magia e la superstizione medioevale.

La nuova scienza non ha la pretesa di avere un valore infinito, cioè di porsi in maniera per
tutte e quindi di non essere mai sentita in futuro, perché gli scienziati commetterebbero gli
stessi errori che sono stati compiuti dagli aristotelici che hanno cristallizzato il pensiero.
Altrimenti lo scienziato non potrebbe essere tale se si fossilizzasse sulle sue idee, la scienza
non può essere fatto di dogmi e teorie assolute. Con la nuova rivoluzione scientifica di
diffonde una grande fiducia nella scienza, nelle capacità razionali dell’uomo e della ragione
umana. La scienza è in grado di migliorare le condizioni di vita dell’uomo come già aveva
detto bacone. La scienza diventa IL sapere vero, quel sapere che dà una verità, che è visto
anche nella sua utilità. Il sapere scientifico è VERO e UTILE.

Si diffonde nel ‘500 una grande fiducia nella scienza, e quindi nell'uomo e nella ragione
umana. Questa scienza è capace di rendere l'uomo padrone della natura, di migliorare le
sue condizioni. Essa è considerata il potere vero, luminoso, chiaro, ma viene vista anche la
sua utilità concreta.

Nell'800 la scienza era ancora vista in modo positivo, c'era una corrente filosofica, il
positivismo. Essa esalterà le capacità della scienza, il progresso, le capacità umane di fare
scienza.

Nel 900 la scienza inizia a perdere la sua reputazione positiva. Essa non sarà più vista
come un sapere in costante progresso perché non riuscirà più a spiegare tutto e soprattutto
l'unione tra tecnica e scienza, tanto sostenuta da Bacon e dagli scienziati nei secoli
precedenti, porterà a degli strumenti che danneggiano gli uomini. Questo è dovuto al
contesto storico: le due guerre mondiali e le bombe atomiche. Si apre quindi un processo
alla scienza che può diventare anche distruttiva.

La rivoluzione astronomica, i protagonisti:


Filosofia:Bacone, Cartesio
Scientifico: Keplero, Newton, Copernico, Galileo Galilei, Giordano Bruno.

L'universo degli antichi è quello lasciatoci da Aristotele. Era un universo chiuso, unico,
limitato, finito (perfezione), non avevano idea che ci potesse essere qualcosa oltre. C'erano
delle sfere concentriche attorno alle quali ruotano i pianeti, che avevano come centro la
terra. Questa versione è stata appoggiata dalla Chiesa perché coincideva con tutte le
credenze cattoliche, uomo creazione divina al centro dell'universo.

Con Copernico l'universo inizia a cambiare aspetto, è proprio lui ad ipotizzare


l'eliocentrismo. Lui è il primo a mettere in discussione il sistema geocentrico. Già questa è
un'enorme rivoluzione sia in campo astronomico che culturale. La Chiesa infatti non
appoggia questa idea. Il suo universo è ancora però chiuso e unico, finito, non ipotizza la
possibilità che l'universo sia infinito, né che ce ne siano altri.
GIORDANO BRUNO

Democrito aveva già ammesso la possibilità di infiniti mondi derivati dalle infinite
combinazioni di atomi. Anche altri filosofi avevano fatto questa ipotesi, i Pitagorici, Talete.
Anche Anassimandro aveva detto che il suo principio era illimitato. Questo per dire che l'idea
dell'infinito c'era negli antichi. Ma poi fu abbandonata perché l'idea di finito viene associata
all'idea di perfezione.

Lui interviene in questa discussione astronomica dando un grande contributo. Lui dà una
visione dell'universo diversa dalla tradizione e radicale, cioè mette in discussione tutto dalle
radici, dalla base. Lui fa propria la teoria eliocentrica ma è il primo a dire che l'universo è
infinito, non è chiuso, dice che contiene infiniti mondi e infinite creature che li abitano.
Lui dice, ma perché l'universo dovrebbe essere finito?
Lui non ha ancora strumenti scientifici per dimostrare tutto ciò, le sue sono intuizioni, ipotesi,
alle quali giunge in seguito ad un ragionamento. Sia per lui che per Copernico, che poi con
Galileo, hanno il coraggio di opporsi a tutta la cultura aristotelica, cosa mai fatta prima, e poi
anche il coraggio di opporsi ai sensi, che ci possono ingannare, che ci hanno ingannato per
secoli. È grazie a loro se si è avviata questa rivoluzione. Galileo Galilei avrà il merito di
scoprire l'importanza degli strumenti per provare queste ipotesi, per attestarle, cosa che farà
ad esempio con il cannocchiale. Lui intuisce l'importanza di certi strumenti che già
esistevano e venivano usati in altri ambiti, il cannocchiale era usato nella navigazione, lui lo
prende, lo potenzia e lo usa in campo scientifico. Gli strumenti scientifici furono usati per
potenziare i sensi, ad esempio la vista, che da soli ci avevano ingannati. Ciò che si vedeva
ad occhio nudo non era la realtà.

GALILEO GALILEI

L’importanza del cannocchiale come strumento scientifico pag 65 parti dette nell’audio

Il periodo: La grande filosofia moderna inizia con Bacone e CArtesio, che entrambi vogliono
raggiungere la verità, ma si pongono un altro problema più importante, si chiedono quale sia
il metodo giusto per farlo, per raggiungerla. I diversi filosofi daranno diversi metodi, ci
saranno diverse proposte, diversi metodi di indagine per trovare la verità. Bacone ad
esempio dice che il metodo ideale è un metodo esclusivamente induttivo finalizzato a
scoprire la causa del fenomeno. Cartesio invece baserà tutto il suo metodo sulla
matematica.

Galileo Galilei è il vero scienziato dell'età moderna che propone il vero metodo della scienza
moderna, il metodo sperimentale, composto sia dal momento induttivo che da quello
deduttivo della ricerca, e a questi momenti aggiunge anche la fase sperimentale,
l’esperimento. (+ parte libro)

Sidereus Nuncius: opera di Galileo in cui vengono scritte tutte le scoperte importanti che lui
fa grazie all’uso del cannocchiale.
Dialogo Sopra i due massimi sistemi del mondo : opera pubblicata nel 1632, i due massimi
sistemi sono il copernicanesimo= teoria eliocentrica, e quello aristotelico-tolemaico= teoria
geocentrica. In quest’opera vediamo dialogare più personaggi: Simplicio, Salviati, Sagredo.
L’opera è costruita in modo da presentare dialoghi che si dividono in 4 giornate, e i
personaggi dialogano discutendo di alcuni argomenti di astronomia contenuti nel sistema
aristotelico-tolemaico. Alla fine del dialogo l’opera si risolve a favore del copernicanesimo.
Cosa si dice in questo dialogo?

➜Si arriva alla conclusione che non esiste divisione tra mondo terrestre e mondo celeste
➜Si ammette il moto di rivoluzione della Terra intorno al sole, detto appunto moto di
rivoluzione, che dura un anno.
➜Si ammette il moto di rotazione della Terra, cioè quello che la Terra compie ruotando
attorno al proprio asse, dal quale dipende l’alternanza giorno notte, e che viene quindi
compiuto dalla Terra in 24 ore.
➜Si affronta il tema dell’esposizione della dottrina delle maree. Secondo Galileo, e quindi
nel dialogo, le maree sono effetto, la conseguenza della rotazione della Terra attorno al
proprio asse. Cosa che però verrà smentita da keplero, che intuirà che le maree dipendono
dall’attrazione causata dalla luna sulle acque dei mari e degli oceani.
➜A livello filosofico si può dire che quest’opera è a completo favore del copernicanesimo,
cosa che metterà in difficoltà Galileo nei confronti della Chiesa.

➜Il rapporto tra scienza e fede.


Galileo parlerà di questo, in particolare scriverà delle lettere tra il 1613 e il 1615 proprio
destinate a questo problema. Esse sono “le 4 lettere copernicane”.

Galileo aderisce al copernicanesimo, questo lo dichiara in maniera esplicita nelle sue opere
e in alcune lettere. Questo è tutte le scoperte da lui effettuate lo mettono in un clima difficile
con la Chiesa.

In questo clima si inserisce la questione del rapporto tra scienza e fede, sempre se esiste.

Lui scrive delle lettere tra il 1613-15, intitolate le 4 lettere copernicane, che affrontano questo
tema.
Qui dichiara che esiste una differenza tra scienza e fede, una differenza fondamentale che
porta la scienza ad essere completamente autonoma dalla fede.

Galileo Galilei è un uomo di fede, crede in Dio: ciò che lui non ammette è l'interferenza della
religione in materia di scienza.

Conclusione: tra scienza e fede c’è assoluta indipendenza, in quanto esse si occupano di
ambiti completamente differenti.

Si parla di incommensurabilità tra scienza e fede, significa che non ci sono cose in
comune, non possono essere messe a confronto. Siccome erano ognuna un campi
differenti, non c’è nemmeno contrasto tra le due secondo lui. Lui proclama l’assoluta
autonomia della fede dalla scienza e viceversa.
Pag 71
➜I due processi

1616
Non ricordiamo granché, ma soltanto i motivi:
In generale, il capo di imputazione è la sua adesione al copernicanesimo, in particolare
viene processato per quanto dice nel Sidereus Nuncius 1610 e le lettere copernicane
1613/1615. Non era ancora stato scritto e pubblicato il dialogo sopra i due massimi sistemi
del mondo. Quindi lui viene processato per le prime sue opere.

12 aprile 1633
Viene nuovamente processato dall'Inquisizione, Galileo è davanti al sant'uffizio. Prima di
tutto gli inquisitori lo hanno richiamato perché non ha rispettato le condizioni poste nel primo
processo (cioè non pubblicare più opere a favore del copernicanesimo, infatti lui nel 32
pubblica il dialogo).
Pagina 76

Galileo non critica Aristotele ma gli aristotelici, perché hanno tramandato in modo
acritico e come se fosse un dogma intoccabile la filosofia aristotelica. Li critica anche perché
vivono in "un astratto mondo di carta", perché vivono nelle biblioteche, leggono da mattina a
sera ma non contribuiscono alla ricerca, sono fossilizzati sulle teorie aristoteliche. Questo
atteggiamento di chiusura, dogmatico, ha fossilizzato per secoli la ricerca e ha tramandato
moltissimi errori.

➜Il cannocchiale:

Lui non lo scopre, magari era stato creato da un fiammingo o da un italiano, ciò che lui fa di
straordinario è renderlo un telescopio puntando al cielo. Questo fa sì che questo strumento,
così come altri, si trasformano in strumenti della scienza, elimina i pregiudizi che prima
esistevano nel campo scientifico nei confronti di questi strumenti, so credeva che non
avessero valore scientifico. Il suo grande coraggio fu quello di andare contro tutta la
tradizione Aristotelica e anche contro questi pregiudizi.

Lui distingue nettamente scienza e fede.


La nuova scienza oltre ad essere tutto ciò che abbiamo detto ha lo scopo di dare verità
oggettive, che valgano per tutti ovunque e sempre, fino a quando saranno smentite dal
progresso. Non hanno la pretesa di essere assolute, perché se la ricerca dovesse smentirle
bisognerebbe procedere.
Lui distingue:
- qualità oggettive dei corpi: le qualità proprie del corpo e che non dipendono da me
soggetto che studio e mi rapporto con quel corpo. (grandezza, forma)
- qualità soggettive dei corpi: ad esempio odore, sapore, i colori che dipendono dalla propria
percezione
La nuova scienza andrà a studiare le qualità oggettive dei corpi, quelle caratteristiche
proprie. Questa distinzione è importantissima e rimarrà nel campo scientifico. Questa nuova
scienza è misurabile, quantificabile, perché si occupa di grandezze che possono essere
misurabili e che poi si esprimono tramite formule e linguaggio matematico, come dirà nel
"Saggiatore".

IL METODO

A differenza di Bacone che utilizzava solo un metodo induttivo Galileo utilizza sia un metodo
induttivo che deduttivo, per alcune scoperte ne usa uno, per altre né usa un altro. Non
vengono mai usati insieme. Ad esempio la scoperta del cosmo fatta con il cannocchiale è
raggiunta tramite un metodo induttivo.

➜In cosa consiste il metodo induttivo?


Esso è detto anche metodo osservativo, perché parte proprio dall'osservazione, da un
momento empirico. Esso parte dall'osservazione del fenomeno, poi viene formulata
un'ipotesi probabile sulla possibile causa di questo fenomeno, poi c'è la fase sperimentale,
l'esperimento, dopo aver svolto l'esperimento l'ipotesi può essere confermata, e quindi
diventa legge che viene tradotta in linguaggio matematico, oppure viene smentita e quindi si
trova un'altra ipotesi fino a quando verrà confermata.
Fenomeno particolare da cui si arriva ad una legge generale

➜In cosa consiste il metodo deduttivo?


Esso dal generale arriva al particolare ed è anche detto momento dimostrativo. Galileo parte
da un ragionamento logico e teorico, ragiona su un fenomeno ed arriva ad avere
un'intuizione di base logica, poi procedendo per supposizione arriva a formulare un'ipotesi
probabile sulla causa possibile di un fenomeno. Da qua inizia la fase sperimentale, se
l'ipotesi viene verificata diventa legge che spieghi un fenomeno in particolare, se no si
ritenta.
Esempio: legge di caduta dei gravi
Lui formula questa legge non osservando un fenomeno, ma mediante un ragionamento
logico, teorico. Ragionamento generale che arriva a formulare una legge su un fenomeno
particolare. Pag 85

➜L'esperimento:
L'esperienza in Galileo Galilei è sinonimo di esperimento, fare esperienza significa fare
esperimenti.
L'esperimento è la riproduzione artificiale in laboratorio di un fenomeno naturale. Esso è un
procedimento molto complesso e lungo che richiede l'impiego di potenziale umano e anche
di strumenti. Galileo era consapevole della complessità dell'esperimento, esso dipende dai
fondi economici
Lui quindi dice che, laddove non ci fosse la possibilità di svolgere l'esperimento in
laboratorio, lui ricorreva agli esperimenti mentali.

Conclusioni
Scienza dimostrativa, oggettiva, intersoggettiva, matematica, sperimentale, antifinalistica,
non ricerca la causa finale ma solo quella efficiente, è un sapere antiessenzialista.

Che differenza c'è tra Dio e l'uomo?


La differenza sta nella maniera in cui conoscono, Dio conosce in maniera intuitiva, cioè
immediata, mentre l'uomo deve conoscere in maniera mediata, cioè mediante un
ragionamento per via discorsiva, mediante delle tappe. La conoscenza divina inoltre è
onnisciente, l'uomo potrà arrivare soltanto a qualche verità, che non sarà mai assoluta.
Dopo Galileo

CARTESIO

➜contesto culturale
Momento filosofico nel quale vive e opera Cartesio: periodo nel quale i filosofi si pongono un
problema che altri filosofi precedenti non si erano posti= problema del metodo migliore per
arrivare alla verità.
Esiste un unico modo universale per conoscere oppure esistono tante maniere per arrivare
alla conoscenza? Nel processo conoscitivo cosa proviene dai sensi e cosa dalla ragione?
Prima di conoscere la nostra mente è una tabula rasa o possiede già delle idee innate?

Tutti questi filosofi ritengono centrale il soggetto che conosce e poi esiste un mondo oggetto
di conoscenza.
I filosofi di ‘600 e ‘700 tendono a dare maggiore importanza al soggetto della conoscenza e
ritengono che sia lui il protagonista del processo conoscitivo attraverso la sua ragione con la
quale ordina il mondo esterno.

Come intendere il metodo della conoscenza? I filosofi si dividono in due grandi categorie:
➞Filosofi che appartengono al razionalismo→ Cartesio, Spinoza, Leibniz
Secondo loro la conoscenza avviene mediante la ragione.
Possiamo anche definirli innatisti perché secondo loro la conoscenza avviene prima di tutto
mediante la ragione ed esistono delle idee a priori fondamentali per conoscere e interpretare
il mondo.
Secondo i razionalisti, le idee innate sono garanzia di conoscenza universale e di necessità
di tutta la conoscenza (è in un modo e non può essere in un altro).
Gli innatisti si ripiegano sulla ragione e vi pongono il fondamento di ogni conoscenza e della
morale.
Seguono un metodo conoscitivo di tipo deduttivo: il sapere, se cerca la verità, non può
affidarsi ai sensi, ma deve procedere razionalmente= il modello da seguire è quello delle
geometria euclidea che procede per deduzione pochi postulati di partenza che non
richiedono nessuna dimostrazione.
(Jonathan Swift, nell’opera I viaggi di Gulliver, critica aspramente il razionalismo perché non
accetta il fatto di sostenere che la ragione umana sia un sistema autosufficiente capace da
solo di produrre l’unico vero sapere e ritiene che sia importante anche l’esperienza).

➞Filosofi che appartengono all’empirismo→ Locke, Berkeley, Hume


Essi negano e rifiutano ogni forma di innatismo= per l’oro tutto deriva dall’esperienza/ è a
posteriori.
Secondo loro tutto va dimostrato partendo dall'esperienza e arrivano a definire i limiti della
conoscenza umana→ conoscenza umana limitata nell’ambito dell'esperienza sensibile.
Per loro la conoscenza inizia solo con l’esperienza: si hanno prima delle sensazioni che poi
si trasformano in concetti.
L’esperienza sensibile rappresenta il limite per la conoscenza umana= la conoscenza umana
non potrà mai ambire ad affrontare questioni di natura teologica o metafisica.
I sensi sono il presupposto di ogni conoscenza e di ogni azione= metodo induttivo—>parte
tutto dall’osservazione.
Con queste premesse alcuni empiristi arriveranno a sfociare nello scetticismo perché
l’empirismo sostituisce alla ragione i sensi e gli scettici andranno a sostenere che tutto ciò
che proviene dai sensi è solo probabile/ può non avere un fondamento scientifico→Hume
cadrà nello scetticismo.

Cartesio è l’esponente principale del razionalismo.

➜vita
Nasce nel 1596 e muore a Stoccolma nel 1650.
Il ‘600 è il secolo della Guerra dei 30 anni, della pace di Westfalia, dei 2 processi a Galileo
Galilei, della prima guerra civile inglese, dello scontro tra la nuova scienza e la Chiesa.
Cartesio è stato senza dubbio il padre della filosofia moderna.
Studia in uno dei più prestigiosi collegi del tempo= collegio dei La Flèches.
Riceve una cultura vastissima e la sua formazione è una delle migliori del tempo.
Tutto questo sapere che riceve nel collegio lo metterà in dubbio nella maturità.

1619→ anno importante della sua vita= anno dell’illuminazione, nel quale Cartesio intuisce
che il suo futuro è dato dalla filosofia, che deve fare il filosofo.
Il momento del sogno è importante nella vita e nella filosofia cartesiana.
In quest’anno Cartesio farà 3 sogni: due terrificanti e uno tranquillizzante, illuminante per la
sua carriera filosofica.
Nel terzo, sogna che accanto al suo letto ci siano tanto libri tra cui un’antologia di poesie e
qui capisce che deve abbandonare la carriera da soldato che aveva intrapreso per dedicarsi
alla ricerca filosofica.

1628→ si trasferisce in Olanda , dove sta tranquillo per parecchi anni e scrive una delle sue
opere più importanti= Il Mondo.
Amore per la solitudine: la solitudine nel momento della ricerca Filosofica per Cartesio è
fondamentale.

1649→Cartesio incontra Cristina regina di Svezia perché lei era molto affascinata dalla sua
filosofia e lo voleva a tutti i costi nella sua corte.

La scienza di Cartesio è la scienza di Copernico e di Galileo Galilei (nuova scienza).


Egli riprende la nuova scienza e la fa sua.
L’amore per la matematica caratterizzerà tutto il metodo di ricerca che propone Cartesio.
La matematica gioca un ruolo importantissimo nella formulazione delle regole del suo
metodo.
Ritiene che l’essenza stessa della materia sia di natura matematica e propri per questo
abbraccia senza alcun dubbio la nuova scienza.
Anche lui come Galileo ritiene che la matematica possa essere applicata alla realtà e ritiene
che la natura sia scritta in un linguaggio matematica.
L’aritmetica e la geometria fanno emergere la matematica che è alla base del reale, della
natura.
Anche Cartesio va alla ricerca della causa efficiente e non di quella finale.
Tema della chiarezza e della distinzione: per Cartesio, durante la ricerca della verità,
bisogna accettare soltanto ciò che si ritiene chiaro e distinto→ tutto ciò che è poco chiaro/
oscuro/ probabile/ dubbioso non va assolutamente accettato e va considerato direttamente
falso (estremizzazione non priva di conseguenze).

La questione del dubbio: durante la sua ricerca filosofica mette in dubbio tutta la conoscenza
che ha acquisito nel collegio di La Flèches.
Per arrivare a quella verità incontrovertibile sulla quale nessuno può dubitare bisogna partire
dal dubbio/ mettere tutto in dubbio.

Quando era in Olanda isolato, Cartesio scrive molte lettere ai suoi amici e in una di queste fa
un esempio interessante per descrivere la sua ricerca della verità: immaginiamo che ci sia
un cestino pieno di mele, sappiamo che la mela marcia fa marcire anche tutte le altre mele.
Se vuoi essere sicuro di salvare le mele deve togliere tutte quelle mele di cui hai anche il
MINIMO dubbio che ci sia in esse un po' di marcio, così alla fine il cestino risulta quasi
vuoto.
Mettendo tutto il sapere ricevuto in dubbio, alla fine ciò che rimane come punto di partenza
per una nuova ricerca con un nuovo metodo è veramente poco.
Durante la sua ricerca lui elimina tutti quei saperi dei quali ha anche solo il minimo sospetto
che ci sia qualcosa che non è del tutto chiaro e distinto.

Nelle “Meditazioni metafisiche” pubblicate nel 1641 lui scrive: “Già da qualche tempo mi
sono accorto di quanta falsità ho considerato come vera e quanto siano dubbie tutte le
conclusioni che ho poi desunto da queste basi.
Ho compreso che almeno una volta nella vita, tutte queste convinzioni devono essere
sovvertite e di nuovo si deve ricominciare sin dai primi fondamenti se si desideri fissare
qualcosa che sia saldo e duraturo.”

La verità per Cartesio deve essere salda e duratura, che resiste all’arma del dubbio, che sia
chiara e duratura= evidente.
Tutto quel sapere dell’epoca che aveva ricevuto nel collegio non gli dava la cosa più
importante: il metodo per fare ulteriore ricerca di sapere e verità.
La strada per arrivare al nuovo sapere è mettere tutto in dubbio.

➜IL METODO

L’opera nella quale Cartesio esporrà il metodo che secondo lui conduce alla verità
efficace/certa/indubitabile/chiara/distinta/evidente è Il “Discorso sul metodo”.
Dopo essersi reso conto di non possedere un metodo di ricerca, si propone di trovare questo
metodo.
Il dubbio è già una parte fondamentale di questo metodo= è dal mettere tutto in dubbio che
ogni ricerca deve partire.
Il dubbio di Cartesio non è il dubbio degli scettici, ma è un dubbio metodico che deve portare
alla verità. Bisogna partire dal dubbio per superarlo e arrivare alla verità.

Questo metodo deve avere diverse caratteristiche:


-deve avere un doppio valore (conoscitivo=che deve consentire di distinguere il vero dal
falso e quindi portare alla verità e pratico=che dev’essere utile per guidare l’azione e le
scelte umane)
-deve essere unico per tutti i ricercatori (universale)
-deve essere un metodo semplice fatto di poche regole chiare
-deve essere basato sulla matematica

Scopo del metodo di Cartesio→ arrivare ad una verità evidente e indubbia e quindi che aiuti
l’uomo a diventare padrone e signore della natura.
In un’opera che precede Il Discorso sul metodo (=Le regole per dirigere l’ingegno)
Cartesio si era già posto il problema del metodo e aveva individuato ben 21 regole per la
ricerca della verità, però si era reso conto che fossero troppe.

Uscito dal collegio di La Flèches lui si rende conto che non ha ricevuto un metodo per
cercare nuova verità. Anche qui è figlio del suo tempo perché in un periodo di rivoluzione
scientifica in cui Galileo Galilei propone un nuovo metodo anche lui sente l'esigenza di farlo.

➞Lui si rifà alla matematica, la applicherà al suo metodo, che vuole trovare. Vuole un
metodo utilizzabile da tutti in tutti i campi del sapere, che abbia sia un valore teoretico che
pratico, deve poter essere usato anche per prendere scelte di tipo morale. Lui all'inizio aveva
trovato 21 regole nelle “Regole per dirigere l’intelletto”, poi le riassume, le sintetizza e arriva
all'opera sul metodo. Qui espone le 4 regole del metodo:
- Regola dell'evidenza
- Regola dell'analisi
- Regola della sintesi
- Regola dell'enumerazione e revisione

Confronto con Galileo:


La verifica di Galileo è l'esperimento fatto in laboratorio, quella di Cartesio è invece una
verifica a tavolino, lui si mette e ricontrolla tutti i passaggi dell'analisi e della sintesi.
Cosa li accomuna?
La matematica. Galileo arriva a leggi matematiche, tutto il metodo di Cartesio è quello della
matematica.

Dopo aver trovato il suo metodo deve capire se è efficace. Nel campo della matematica ha
visto che ha dato grandi risultati, lui però deve capire se è efficace in tutti gli altri ambiti.
Bisogna vedere se porta ad una verità chiara, distinta, evidente.

Nella sua vita il dubbio è sempre presente.


Lui parte dal dubbio, che non è il dubbio scettico, cioè un dubbio che rimane nell'incertezza,
per Cartesio invece il dubbio è un dubbio metodico,euristico (di ricerca), cioè finalizzato alla
ricerca della verità. Lui quindi parte dal dubbio e mette in dubbio tutte le conoscenze che
aveva ricevuto al collegio, conoscenze della cultura tradizionale che aveva ricevuto in modo
acritico. Per accettarle e considerarle vere doveva prima sempre metterle in dubbio.

Lui si chiede “I sensi mi hanno ingannato qualche volta?”


La risposta è sì, un esempio su tutti è la visione dell'universo.
"Non fidarsi mai di chi inganna anche solo una volta". Quindi lui dice che dei sensi non ci si
può fidare perché sono dubbiosi e non daranno mai una conoscenza vera e certa.
In seguito il dubbio viene applicato alla conoscenza sensibile, diventa dubbio naturale,
viene applicato alla physis, alla conoscenza sensibile.

Applica il dubbio anche alla stessa matematica da cui è partito per elaborare il suo metodo.
Lui fa questo ragionamento: che 2+2=4 nessuno lo può mettere in discussione.
Ma per radicalizzare la sua ricerca, per arrivare a fondo, inventa una figura inventata da lui,
quella del Genio Maligno, nella sua riflessione. Esso è un genio cattivo, ingannatore, che
vuole ingannare l'uomo, gli fa vedere le cose in un modo quando sono in un altro, lo illude.
Con l'ipotesi del genio maligno lui arriva a dubitare tutto, tutto potrebbe essere frutto di un
inganno del genio maligno, anche le cose che vedo chiare e distinte possono essere sono
un inganno, un'illusione. Con l'ipotesi del Genio Maligno il suo dubbio da metodico diventa
iperbolico, radicale, niente si salva più dal dubbio, ha messo in dubbio la stessa regola
dell'evidenza, anche ciò che è evidente può essere frutto dell'inganno, nel cesto non è
rimasto più nulla.

Qui il pericolo è quello di cadere nello scetticismo, ma il suo dubbio è euristico, destinato ad
arrivare alla verità. Lui è un razionalista, usa la sua ragione. Capisce che fino a quel
momento lui ha dubitato, che è un'operazione della sua mente, della sua ragione. Ecco
allora la prima verità sulla quale non può esistere: cogito ergo sum (penso quindi sono). Io
esisto come pensiero, come sostanza pensante, come res cogitans, penso dunque sono.
Non dice che esiste come corpo, dice solo che esiste come pensiero, come sostanze
pensante. Il soggetto è il protagonista della ricerca. L'ipotesi del genio maligno permane su
tutto il resto, ma non su questa verità, perché essa è talmente autoevidente, si presenta a
me in maniera così intuitiva, immediata, che non può essere dubitata.

Rimane ancora il dubbio sulla res extensa, cioè sul mondo fisico, che può essere frutto del
genio maligno.

Lui riparte da questa prima certezza.


Sul resto rimane il dubbio iperbolico, cioè su tutta la res extensa, cioè sul fatto che esista il
mondo fisico, sul suo corpo, anche sulla stessa regola dell’evidenza.

Come lo fa? Riparte dall’unica certezza che ha in mano, il cogito. Lui va a studiare e
analizzare il suo pensiero e dice “ nel mio pensiero ci sono idee avventizie(dall’esterno),
fattizie (frutto della fantasia, babbo natale) e innate ( cartesio è un innatista e razionalista
puro)”

➞idee avventizie
➞idee fattizie
➞idee innate

Per andare alla ricerca della verità non partirà dalle prime due ma da quelle innate.

Lui dice che l’idea di dio è un idea innata, perché è l’idea di un essere perfettissimo,
assolutamente buono, creatore dell’uomo ( opposto del genio maligno).
Passerà anche lui da razionalista a provare l’esistenza di dio.
Una prima dimostrazione dell’esistenza di dio è questa:
Io essere finito, non posso aver creato questa idea di essere infinito e infinitamente buono,
non sarà stata la mia mente a creare questa idea ma lo stesso dio a crearmi con questa idea
innata. (Qui ci sarebbero da fare critiche)

Per Cartesio noi nasciamo con questa idea innata di dio, e già con questa concezione ha
una prima prova della sua esistenza.

Dio esiste quindi, dopo vediamo altre sue prove.

Cartesio arriva a dire che:

“ Dio ha creato me, lui ha creato il mio pensiero, la mia ragione, (quindi della mia facoltà di
dire se qualcosa a è evidente o no) quindi siccome è stato lui a crearmi è ovvio che quando
la mia ragione giudica qualcosa di evidente non può sbagliarsi”

Questa facoltà di giudicare me l'ha data dio e quindi non può sbagliare.

Dio è un dio buono, che mi ha dato la facoltà di giudicare, e non mi inganna.


Dio è garante della mia ragione è quindi della mia facoltà di giudicare l’evidenza.

Dio diventa garante della res extensa, della regola dell’evidenza che è alla
base di tutti il metodo.
Con Dio sparisce il genio maligno, si passa quindi al dualismo. Viene riabilitata la res
extensa, la regola dell’evidenza. Il genio maligno era solo quando ha toccato il fondo, poi
cogito, ma il dubbio ancora c’è nelle altre cose, poi arriva a Dio e il genio maligno scompare.

Prove dell’esistenza di dio:

➞Prima prova:
Una mente finita come quella dell’uomo non può produrre l’idea di infinito e di infinitamente
buono

➞Seconda prova:
Lui parte dal dubbio, che è un’operazione della mente umana. E lui dice “ una mente che
dubita non è una mente perfetta, è limitata, cioè non ha la conoscenza perfetta, e quindi la
causa di me stesso sarà prima ancora di me una causa infinita che non dubita mai, non sarò
io stesso” Dio onnisciente è causa di me, che sono limitato.
Partendo dal dubbio arriva a Dio come essere onnisciente che mai dubita.
“io essere dubitante, sono stato creato da un essere superiore che invece è la certezza
assoluta”
“se io mi fossi creato da solo mi sarei dato tutte le certezze di questo mondo”

➞terza prova:
Prova ontologica/a priori di Anselmo: quando si parla di dio non si può non ammettere la sua
esistenza doppia logica-ontologica.
Questa prova è stata criticata al massimo grado. Ammettere la realtà logica non significa per
forza ammettere quella ontologica.
Anselmo dice “ per quanto riguarda dio bisogno ammetterla”
Cartesio riprende tutta questa concezione. Uguale e identica.

La critica mossa a tutti questi filosofi è che loro arrivano a Dio così perché già credono in
Dio. Kant dirà “ ma dove c’è scritto che l’esistenza ontologica è simbolo di perfezione ?”

Cartesio è un razionalista, da buon razionalista ritiene che la ragione sia alla base di tutto,
addirittura per dimostrare Dio. È un razionalista puro perché è convinto che l’uomo abbia
delle idee innate sin dalla nascita che quindi non derivano dall’esperienza e che sono a
priori. Per lui la vera conoscenza sono le Idee innate.

Lui dice che se ci affidiamo alla ragione non si può sbagliare, perché è una facoltà che ci
dona Dio, con le idee innate che essa comprende, e allora come arriva l’errore?

Cartesio dice che l’uomo a volte si fa prendere dalla fretta dalla precipitazione, e ci facciamo
guidare dalla volontà. La volontà è un altra facoltà dell’uomo, che non è la ragione e che ci
induce in errore. Se l’uomo si facesse sempre guidare dalla ragione la ragione non lo
ingannerebbe mai, ma l’uomo non sempre le dà ascolto.

Poi altre conoscenze possono derivare dall’esperienza, seguendo al suo metodo si arriva ad
altre verità.
L’uomo ha delle idee innate ma ciò non vuol dire che sa tutto, altrimenti sarebbe onnisciente.
Ciò che indica la ragione non è un errore. Dire che la terra è ferma è una verità che deriva
dalla volontà. L’errore quindi non dipende dalla ragione, ma dalla volontà, che è una facoltà
indipendente dalla ragione che può far cadere l’uomo in errore. = Parmenide

E lui dice “ quand’anche usassimo la volontà e non sbagliamo, è per puro caso, la certezza
di non sbagliare la da solo la ragione, creatura divina, e quindi Dio è garante del giusto
utilizzo della ragione” La volontà è frutto della fretta non di Dio.

Per quale motivo cartesio ricorre a Dio? Sembra ancora figlio della mentalità medioevale,
degli studi che ha fatto:

➞rilegato alla mentalità medievale


➞non riesce a spiegarlo in altro modo. Non riuscirebbe a spiegare la regola dell’evidenza, la
res extensa è tutto il resto….
➞spaventato dalla sorte toccata a Galileo e Copernico.
➞non è un vero credente, ha bisogno di Dio solo per salvarsi, per poter garantire l’evidenza
della res extensa; è un Dio razionale, un escamotage, non è il Dio cristiano di Pascal.
C'è dualismo:
Due realtà, due principi opposti
Non sono proprio opposte, c’è una collaborazione tra di loro. Queste due dimensioni sono
diverse; hanno caratteri completamente differenti.

Cogito ➞ Res cogitans= pensiero, anima➞ inestesa, incorporea, consapevole, libera

Mondo fisico ➞ Res extensa ➞ materia, estensione, corporea, inconsapevole, determinata,


necessaria (≠ libertà) ➞ determinismo, meccanicismo di Democrito, corpo= materia in
movimento.Il concetto di estensione è fisica, un corpo esteso è un corpo dotato di massa e
volume che occupa dei limiti.
In un uomo ci sono tutte e due, sono in rapporto tra di loro, c’è collaborazione tra le due.
Ogni atto del mio corpo è una conseguenza del mio pensiero, quindi c’è uno stretto rapporto.
(Collegamento con democrito collaborazione tra sensi e ragione).
Io dico ( causa effetto democrito). Questa collaborazione si verifica solo nell’uomo. Sono due
dimensioni diversissime ma che collaborano.

Questo dualismo deve essere spiegato.In che modo queste due realtà entrano in contatto?

➞Spiegazione pseudo-scientifica/filosofica

Risponde con l’epifesi, la ghiandola pineale. È l’unica parte a non essere doppia (non è
simmetrica) ed è proprio lì che, in questo punto privilegiato, mente e corpo interagiscono.
Però è poco convincente, molti filosofi la criticano.
L’importanza sta nell’ aver posto la questione.

“ è la principale sede dell’anima, è il luogo dove si fanno i nostri pensieri”

La fisica

La res extensa è la natura, fatta di corpi, di materia in movimento. Il mondo è come una
grande macchina e come tale deve essere studiata. Essa è una grande macchina in
movimento, lui elimina qualsiasi spiegazione finalistica, non vanno cercate le cause finali se
si parla di scienza, è figlio della rivoluzione scientifica. Elimina anche tutte le soluzioni
magiche, occulte, cercate al di fuori della scienza.
La sua concezione della natura è materialistica, meccanicistica, deterministica (tutto è
determinato da cause ben precise),antifinalistica, non c'è libertà, tutto è necessario.
È una fisica matematica, la natura è scritta secondo un linguaggio matematico ed è quindi
misurabile e quantificabile.

Dio e natura:

Anche questo mondo secondo lui è stato creato da Dio, la natura è un prodotto divino. Dio
ha prodotto la res extensa ed ha conferito al mondo fisico estensione e movimento. Lui dice
che Dio al momento della creazione ha dato un primo colpo al mondo naturale mettendolo in
movimento, e poi non è più intervento, e questo movimento è stato poi trasmesso a tutti i
vari enti in base agli urti che avvengono tra le cose in natura.

Pascal lo criticherà per questa cosa, dicendo che lui dice che Dio ha solo dato un colpo al
mondo e stop, lui ha utilizzato Dio solo quando ne aveva bisogno per spiegare certe cose.

La fisica cartesiana si basa sulla fisica, sul principio di inerzia di Galileo (primo principio della
dinamica) e sul principio della conservazione della quantità di moto.

Nella sua fisica tutto è materia e movimento, però in tutto questo suo sistema lui poi arriva a
Dio. Lui applica questa concezione meccanicistica anche all'uomo. Lui dice che l'uomo è un
automa, una macchina, che opera in maniera automatica, e come tale va studiato.
Questo riguarda ovviamente l'uomo inteso come corpo, come res extensa. Lui ha dato un
grande contributo alla scienza, queste sue idee del corpo come macchina che va studiato
sono vere ancora oggi. Nel Rinascimento erano iniziati gli studi di anatomia sui corpi, era
stata scoperta anche da Harvey la circolazione del sangue.
Il corpo umano è però sempre collegato con la res cogitans, sono sempre in relazione.

Limiti della filosofia cartesiana:

- Dio arriva all'improvviso perché probabilmente: ha paura dell'inquisizione e poi non


sa come giustificare tutto il suo sistema.Viene criticato per le sue prove dell'esistenza
di Dio. Lui si basa sul razionalismo, Dio arriverà dopo.
- Lui è un razionalista ed innatista puro. Per lui le conoscenze vere arrivano solo dalle
idee innate.
- Dice che le conoscenze vere arrivano solo da idee innate, ma poi si concentra sulla
natura, sulla fisica, non può fare scienza moderna prescindendo dall'esperienza.La
sua visione moderna della fisica stride con il suo innatismo e razionalismo. La
scienza moderna non può prescindere dall'esperienza. Per Parmenide non c’era
esperienza, per Platone almeno si partiva dall’esperienza, Aristotele vuole essere
empirista ma poi va a trovare la verità nelle essenze.
- Gli vengono poste critiche sul cogito, perché lui dice che c'è sempre il genio maligno
sulla regola dell'evidenza, ma che sul cogito no perché è autoevidente, quindi lui
non applica neanche la regola dell'evidenza sul cogito.

Le sue contraddizioni derivano principalmente dal fatto che era talmente concentrato sulla
stesura del metodo che poi ha tralasciato alcune cose.
Dopo Cartesio

PASCAL 1623-1662

Contesto storico:
Blaise Pascal (1623-1662) vive in un'epoca abbastanza tormentata e muore giovane, a circa
40 anni. È l'epoca della frattura religiosa in Europa dovuta alla Riforma protestante, la
Chiesa di Roma che si oppone alla diffusione del protestantesimo. Lui vive in Francia, che è
la Francia del Mazzarino, la Francia delle Fronde, la Francia di Luigi XIV. Ci sono tanti
avvenimenti importanti, come i trattati di Westfalia. Al di là della Manica, in Inghilterra il 600
inglese, la prima guerra civile e la repubblica del Cromwell. Siamo nel 600 abbiamo anche la
rivoluzione scientifica-astronomica che dà i primi risultati. Abbiamo anche le conseguenze
della scoperta del nuovo mondo che portano a cambiare moltissimo l'economia e la storia
dell'Europa.

PASCAL:

Pascal è un genio della modernità,un grande matematico, fisico, uomo di fede, teologo, un
grandissimo filosofo. Nonostante abbia vissuto solo 40 anni ha lasciato tracce significative
nella matematica, nella fisica, nel pensiero spirituale. Quando si parla della sua filosofia, del
suo pensiero spirituale, ci si riferisce prettamente alla sua opera "Pensieri" che sono dei
frammenti di una grande opera "Apologia del Cristianesimo" che non è stata mai terminata.

Possiamo considerarlo fin da piccolo un prodigio, un enfant prodige, all'età di 16 anni scrive
un trattato di geometria che è poi andato perduto, giovanissimo riesce ad avvicinarsi alla
geometria di Euclide dalla quale è affascinato. Lui è orfano di madre da quando è molto
piccolo, viene cresciuto dalle sorelle Gilberte, che scriverà una biografia sul fratello dopo la
sua morte, e Jaqueline che sarà un esempio per Pascal nel suo percorso spirituale.

Lui è un bambino prodigio perché giovanissimo inventa la calcolatrice, la cosiddetta


pascalina, una macchina per fare i calcoli senza la matita. Si dice che l'abbia creata per
aiutare il padre che era un esattore delle tasse in Normandia. La matematica lo affascina
tantissimo, tant'è che lo confessa a Pierre de Fermat, uno dei più grandi matematici del
tempo, però ad un certo punto questa sua passione viene superata da una passione ancora
più forte per la religione, per l'esperienza religiosa.
Lui capirà che al di là delle scienze, della matematica, della geometria, del calcolo, c'è
un'esperienza ancora più profonda che è quella religiosa che va coltivata. Questa curvatura
spirituale del suo pensiero, questo cambiamento di rotta dalle scienze e alla religione, viene
realizzato in due momenti importanti della sua vita:
-1646: anno della prima conversione di Pascal alla fede
- 23 Novembre 1654: seconda conversione dove lui "ritrova il senso di Dio"

Dopo la prima conversione si dedica totalmente alla fede, nel 1647 va a Parigi dove incontra
Cartesio con il quale tiene dei discorsi, degli scambi secondi su temi di fisica, però a questo
punto ormai Pascal è attratto dalla fede e si sente più vicino ai solitari di Port-Royal. La
sorella Jacqueline per la sua conversione è importantissima, infatti nel 1652 lei entra come
monaca nell'abbazia di Port-Royal, punto di riferimento del giansenismo. Questo stile di vita
attrae Pascal. Nel 23 Novembre 1654 lui ritrova il senso di Dio, si reca a Port-Royal, scrive
le "lettere provinciali".

Lui si inserisce nella disputa tra giansenisti e gesuiti, aderisce appunto al giansenismo e
condivide soprattutto il rigorismo morale giansenista. Ritiene in maniera esplicita che il
giansenismo sia stato condannato ingiustamente, entra nella polemica a tutti gli effetti
scrivendo le lettere provinciali in difesa del giansenismo contro i gesuiti e contro la condanna
dell'opera di Giansenio del 1642.
Scatena così una grande polemica con queste lettere, noi ricordiamo in particolare la lettera
17 e la lettera 18. Possiamo dire con il senno di poi che Pascal ha rappresentato una grande
critica al gesuitismo e al cattolicesimo, e questa critica anticipa tantissimo quella che sarà
poi la critica mossa dagli illuministi alla Chiesa cattolica e alle autorità. Questo perché lui
inserendosi in questa lotta difende la libertà di pensiero e di scelta religiosa contro qualsiasi
imposizione esterna.

Nello specifico: esse sono scritte in prosa e da esse emerge il grande coraggio intellettuale
di Pascal soprattutto nella lettera 17 dove si rivolge ai gesuiti con queste parole:

"Tutto il credito di cui potete godere non servirà mai nei miei confronti, io non spero nulla dal
mondo, non ne temo nulla, non ne voglio nulla, non ho bisogno grazie a dio né del favore né
dell’autorità di nessuno”. Lui quindi si sente assolutamente libero nel pensiero, negli atti,
nelle parole, nella scelta religiosa, e questa è un grande atto di coraggio da parte di Pascal,
siamo nel 1600, lui si scaglia violentemente contro i gesuiti che erano il gruppo più
importante del mondo cattolico all’epoca. Lui nella lettera 17, ma anche nella lettera 18,
mette in discussione la stessa figura del papa dicendo che neanche lui può decidere di
questioni di coscienza, nemmeno la figura più alta del mondo cattolico può imporre la scelta
religiosa. Alla fine della lettera 18 lui fa un esempio che ci fa capire quanto lui sia
profondamente moderno, dice che anche un papa può essere mal consigliato dai suoi
collaboratori, e quindi può sbagliare, ecco la fallibilità del papa. Lui dice che la Chiesa
cattolica e il papa hanno sbagliato a condannare Galileo Galilei, quindi anche loro sbagliano.

Sempre nella lettera 18 continua la critica al papa dicendo che nemmeno il papa può
cambiare un dato di fatto, un conto sono le questioni di fatto, di ragione, e un altro sono le
imposizioni esterne. Con questo vuole dire che nessuna autorità può cambiare i dati di fatto.

Se Galileo ha dimostrato alcune verità scientifiche, nessuno, neanche la più alta carica
della Chiesa cattolica, può metterle in discussione. Questo è uno dei tanti esempi di
Pascal in difesa della libertà del filosofo e dello scienziato, importante sottolineare questo
suo coraggio nel difendere queste libertà perché nelle “lettere provinciali” anticipa moltissimo
al lotta che sarà poi portata avanti dall’illuminismo contro l’imposizione della tradizione e
delle autorità di qualsiasi tipo.

Rapporto di Pascal con la nuova astronomia:

Pascal è figlio del suo tempo, è estremamente attento alla nuova scienza, alla nuova
astronomia, alla nuova fisica: è convinto che il mondo sia quello presentato da Copernico,
sostiene l’eliocentrismo, così come sostiene che la scienza sia quella di Galileo
Galilei e che l’universo sia infinito così come detto da Giordano Bruno.
Lui quindi abbraccia le nuove teorie ma è la sua reazione ad essere diversa dagli altri.
Lui riconosce che gli spazi sono infiniti però di fronte a questa informazione non si sente
esaltato come Giordano Bruno quando aveva composto la sua opera sull’infinità
dell’universo e dei mondi. Pascal scrive: “il silenzio di questi spazi infiniti mi angoscia”.
Quindi un universo infinito che anziché esaltare, stimolare e far gioire Pascal lo angoscia, gli
trasmette un senso di smarrimento, questo perché lui scopre ancora di più quanto sia
piccolo, limitato o addirittura nullo l’essere umano davanti a questo creato che si presenta
infinito. Proprio questo senso di angoscia e smarrimento lo rivedremo nella sua filosofia.

Quindi con la sua curvatura spirituale lui inizia a interessarsi al “senso della vita”. Lui dice
che la questione sul senso della vita deve essere la questione principale di un filosofo,
occuparsi del senso dell’esistenza dev’essere l’occupazione principale di un filosofo, e
questa occupazione lo conduce direttamente alla fede, perché secondo lui solo la fede può
dare risposte sul senso della vita, risposte che la scienza non potrà mai dare.

Pag 291( no libertinismo)-292-293 (fino a “disgusto quasi intollerabile per le persone che vi
vivono” e riprendo dove dice “Pascal e Port-Royal” fino a “scrivere l’apologia sul
critianesimo” e poi da “mentre lavorava alla provinciali” fino alla fine) - paragrafo la
demarcazione…. solo quello che legge lei nell’audio (18:50)

25 febbraio 2022

Pascal proporrà una filosofia in parte pessimistica, infatti aprirà la strada delle filosofie
pessimistiche e al pessimismo, ma non solo: quella di Pascal è una filosofia esistenzialistica,
che verrà ripresa da Kierkegaard. L‘esistenzialismo sarà importante. (L‘esistenzialismo si
occupa dei problemi relativi all‘esistenza umana).

Pascal si occupa di matematica e di scienza, poi va incontro alle 2 conversioni nelle quali
capisce che il suo destino è l‘analisi dell‘esistenza umana e la religione.
Lui dice che un filosofo per considerarsi tale deve occuparsi prima di tutti di problemi
esistenziali, quelli teoretici arrivano dopo.

La sua filosofia con le due conversioni acquista una curvatura esistenziale (passaggio da
scienza/matematica allo studio dell’esistenza).
Tutti questi suoi pensieri verranno pubblicati nell’opera “Les pensées“, mai pubblicata a
causa della morte prematura.

prima: Scienziato
poi: Questioni esistenziali (scienza in 2 piano) (curvatura esistenziale) CURVATURA E
CONVERSIONE CHIEDO
Dio (curvatura religiosa) , solo Dio può dare risposte sul senso della vita, la scienza no=
FEDE
Obiettivi del suo pensiero:
dimostrare l’incapacità della mentalità comune, scienza e della filosofia tradizionale
(quella che precede la sua) di rispondere a questi problemi di natura esistenziale. PARS
DESTRUENS.

Lui è un uomo che viene dalla scienza eppure lui stesso la critica.
Ovviamente poi c’è la parte propositiva che giunge a una risposta Qual’e la via per
rispondere ai problemi di natura esistenziale? LA FEDE. Arriverà a realizzare una vera e
propria “Apologia del cristianesimo.” (Opera sua)

3 CRITICHE

- Critica alla mentalità comune

Si chiede come la mentalità comune/l’uomo comune affronti il problema esistenziale,


(=perché esistiamo, da dove veniamo, qual è il nostro destino dopo la morte…)
Semplicemente? Non le affronta, perché ha trovato l’escamotage del Divertissement (oblio,
stordimento, fuga da sé). (non devo tradurlo con divertimento è sbagliato) Così non pensa ai
suoi problemi esistenziali perché è misero.

Il divertissement è ciò che utilizza l’uomo comune.


Pascal dice che il momento più duro è quando l’uomo è solo con se stesso e pensa.
Anche l’uomo di scienza politica economia è un uomo che si distoglie dal pensare alla sua
condizione miserevole.

L’uomo infelice perché?

L’uomo è costretto a vivere in una posizione mediana rispetto a:

l'universo: (da collegare con la reazione di Pascal nei confronti della scoperta di Bruno, che
dice che si sente smarrito nell’infinità del mondo).
L’uomo si sente posizionato in mezzo tra l’infinitamente grande (universo scoperto da Bruno)
e l’infinitamente piccolo (enti di questo mondo).è una posizione ontologicamente/
esistenzialmente mediana.

Conoscenza: l’uomo è compreso tra l’ignoranza assoluta e la sapienza assoluta. L’uomo


ha qualche conoscenza e qualcosa che gli manca. L’uomo sa qualcosa, ma mai in maniera
perfetta. C’è la consapevolezza di essere superiore ad altri esseri viventi ma c’è anche
l’aspirazione a quella sapienza massima che non raggiungerà mai perché è un essere
limitato. Tutto questo (aspirare alla conoscenza massima) non gli crea stimoli e gioia, ma
infelicità. L’uomo soffre di più rispetto a tutti gli altri esseri viventi perché ha la ragione ed è
consapevole della sua posizione misera.

Morale: è a metà strada tra il bene e il male, la felicità da una parte e l'infelicità. L’uomo
aspira da una parte alla felicità, ma fa anche il male.
La posizione mediana è uno dei concetti fondamentali di Pascal.

L’uomo per pascal è un “ desiderio frustrato” (la frustrazione è quando si fanno tanti sforzi
ma non si arriva al risultato).
È frustrato perché aspira all’infinità ma sa che non lo potrà mai abbracciare e conoscere
completamente. Aspira alla conoscenza massima e alla felicità assoluta.

“GRANDEZZA E MISERIA”
L’uomo è in mezzo.
L’uomo ha una doppia natura a causa di questa posizione mediana. Vive dentro di sé
questo contrasto tra bene e male, ignoranza e sapienza, e quindi sintetizzando la doppia
natura dell’uomo è “GRANDEZZA E MISERIA” la miseria consiste nell’essere finito, limitato.
La grandezza rispetto a tutti gli altri esseri viventi consiste nell’essere consapevole della
propria miseria. (Ha consapevolezza grazie alla ragione).

7 marzo filosofia
Questa posizione mediana porta l’uomo ad avere tanti limiti e a desiderare costantemente
ciò che non possiede (desiderio frustrato).
Vive questa condizione di contrasto tra opposti.

L’uomo vive questo contrasto infinito. L’uomo vive una condizione che è da definire come «
Paradossale » (un’opinione che va contro la mentalità comunque, contro la Stessa logica
della ragione. )

Vive questa condizione paradossale che è incomprensibile per la ragione umana, perchè
appunto è paradossale.
La ragione dice se A è A non può essere il suo opposto, principio di non contraddizione.

L’uomo vive questa natura paradossale, da una parte è A e dall’altra è B. L’uomo è


paradossale quindi per la ragione umana e anche per la mentalità comunque.

L’uomo è grandezza e miseria.


La miseria è essere frustrato, limitato, finito, essere in una condizione paradossale.
La sua grandezza consiste nell’ avere la consapevolezza. (Data dalla ragione).
La grandezza consiste nel rendersi conto della propria miseria.

Critica al Dogmatismo
Lui introduce una prima critica rispetto a questa doppia natura dell’uomo.
Pascal dice che a volte alcuni filosofi hanno messo in evidenza solamente la parte negativa
dell’uomo, i suoi limiti. D’altra parte altri filosofi lo hanno esaltato mettendone in risalto solo
gli aspetti positivi. Questo si chiama dogmatismo. (Mettere in evidenza un aspetto e basta).

Pascal dice che bisogna riconoscere che nell’uomo convivono tutte queste caratteristiche,
vanno messe in evidenza tutte contemporaneamente= la filosofia tradizionale ha commesso
un errore esaltando una volta l’uno e l’altra volta l’altro.

L’uomo è un mostro incomprensibile


Nell’opera pensieri c’è una frase di pascal “l’uomo è un mostro incomprensibile” (per la
ragione), perché l’uomo non segue il principio di non contraddizione. Vive in una condizione
paradossale.

Ritornando al divertissement, esso è uno strumento usato dall’uomo comune per non porsi
domande.
Se non ci fosse il divertissement (serie di attività nelle quali l’uomo si impegna).

Nel momento in cui l’uomo riposa non è affaccendato e quindi è costretto a pensare alla sua
natura misera.

“Niente è più insopportabile all’uomo come il restare a riposo”.


Riposare significa mettere l’uomo davanti alla su natura frustrata e paradossale.

Ma il divertissement è la soluzione di fronte alla miseria umana? No, è solo un’illusione, è


una fuga illusoria da se stessi, che non rende veramente felici, ci illude. Ma la nostra miseria
rimane, è solo transitoria tra i vari momenti di riposo.
L’uomo grazie alla sua grandezza non può chiudere gli occhi. Deve accettare lucidamente la
sua condizione. Questa è la grandezza/dignità/pregio umano.
L’uomo è solo una canna ma è pur sempre una canna pensante.

Lui fino ad ora ha dimostrato come la mentalità comunque reagisce, con il divertissement.

Pascal inizia con il pessimismo ma poi mette in evidenza anche l’aspetto positivo dell’uomo,
cioè il suo essere razionale e quindi consapevole della sua condizione. Ed è su questo
aspetto che poi bisogna lavorare. Non è solo pessimismo, ma dualismo.

- Critica alla scienza

Come reagisce la scienza? Come ha affrontato il significato della vita?

Pascal dice che la scienza non è in grado di affrontare le questioni che riguardano il senso
della vita, è totalmente incapace di affrontare questioni esistenziali. La scienza è “esprit
de géométrie". La scienza è questo, è come tale si comporta, si occupa di studiare il mondo
fenomenico, di studiare la fisica e procede mediante un metodo dimostrativo. Studia la
matematica e la applica.

Esprit de finesse
Secondo Pascal invece esiste un’altra via d’accesso ai problemi esistenziali, cioè l’esprit de
finesse, ossia il cuore. È quest’altra facoltà che l’uomo possiede, oltre alla ragione
scientifica, di affrontare i problemi esistenziali. Affronta tutti gli aspetti più problematici
dell’esistenza.

Anche qui abbiamo un dualismo, ci sono due facoltà completamente distinte ( NON
OPPOSTE). Esprit de geometrie vs finesse
Il cuore intuisce, non utilizza il metodo dimostrativo. Esprit de finesse ( comprensione
intuitiva).
Comprendere= afferrare, fare mio il problema, conoscere fino in fondo un problema. Ecco
perché il cuore è una comprensione intuitiva. Il cuore è l’unica facoltà in grado di cogliere
Dio.

Anche per Galileo c’erano questi due ambiti diversi, non opposti. Non hanno nulla in
comune.
L’esprit de finesse consiste nel sentire i problemi esistenziali, non nel dimostrarli.
Sono distinti.
La ragione scientifica opera in maniera discorsiva l’altra no, intuisce, comprende.
Di fronte ai problemi della vita l’esprit de geometrie è muta, vana, inutile, non può nulla, è
impotente.

- Critica alla filosofia tradizionale (al pensiero razionale)

Già iniziata a criticare prima (vado a riprendere il dogmatismo)

La filosofia tradizionale, a differenza delle altre sue, ha affrontato i problemi esistenziali, però
purtroppo non lo ha risolto.
Ha in parte svalutato l’uomo o lo ha esaltato. (Scetticismo o dogmatismo)

Ma anche altri filosofi hanno voluto affrontare le questioni esistenziali. (Come anche
l’esistenza di Dio, perché riguarda il destino dell’uomo). Perché all’uomo dovrebbe fregare di
dio se poi non ci sono collegamenti con la sua esistenza (origine, fine…)

La questione di dio si intreccia con quella esistenziale umana.

Tutta la Filosofia che abbiamo visto fino ad ora ha affrontato problemi esistenziali, metafisici,
e ha cercato di proporre l’esistenza di un dio mediante tante prove (sia a priori che
posteriori).

Pascal dice che queste sono tutte prove che non hanno veramente dimostrato l’esistenza.
Nemmeno quelle di cartesio.
Tutti sono arrivati a dire che dio esiste solamente perché ci credevano secondo lui.

“Quel dio a cui i filosofi razionali pensano di essere giunti (tra cui cartesio) è il dio dei “
FILOSOFI E DEGLI SCIENZIATI””, cioè un dio autore dell’ordine cosmico, delle Verità
matematiche, al quale sono giunti con la ragione, per dimostrazione.

Pascal dice che a dio non si giunge con la ragione, ma col Cuore.
Dio dei filosofi e degli scienziati vs Dio di pascal. (Che è il dio dei Cristiani, Dio di amore,
consolazione, che ama che riempie l’anima ed il cuore”. Al quale si giunge mediante
quest'ultimo.
Pascal dice che lui sente Dio, con l’esprit de finesse. Io intuisco Dio, non lo dimostro.
La matematica si dimostra.
- Critica a Cartesio
Pascal è contro Cartesio perché lui lo definisce “inutile è incerto”. “A cartesio dio è servito
solo per dare solo un primo colpetto al mondo, dopo di che di lui non ha saputo che
farsene”.
Secondo Cartesio è la ragione che permette di giungere a Dio. “nella mia mente c’è l’idea
innata di Dio" ( c’è sempre un fondamento razionalista). È un puro ente di ragione per lui.
Per Pascal, invece, “Il Dio dei cristiani emana calore, infuoca chi lo possiede, è il dio di
Abramo Isacco e di Giacobbe”.

Ammirazione di Galileo
Galileo non lo fa e infatti lui non lo critica perché Galileo li ha tenuti separati. Pascal in più
aggiunge una nuova facoltà rispetto a Galileo. (Il cuore).
L’uomo non è solo istinto e ragione, ma è anche esprit de finesse, è istintiva e intuitiva, ma
non è un istinto negativo, ma è una cosa positiva, il provare amore, è un sentire religioso.
Il giansenismo si propone con un movimento cattolico.
Il dio dei giansenisti è il Dio dei cristiani, quello puro.
Vado a rivedere il giansenismo in storia.
.

Che cos’è il bene, la felicità, la giustizia? Per Pascal si può rispondere solo con la fede.
I filosofi antichi invece si sono cimentati anche in problemi pratici, morali e il risultato è stato
il relativismo. Ognuno di loro ha dato le proprie risposte differenti: seguire la propria natura,
apatia, atarassia…
Lo sbaglio della filosofia tradizionale in campo morale è stato nel pretendere di utilizzare la
ragione per affrontare problemi di natura morale. Ecco perché si è creata confusione,
tantissimi dubbi.

Il problema di fondo è che la vera risposta anche a questi problemi di natura morale,
metafisica, esistenziale si ha nella FEDE, non nella ragione.
Se non si ritrovano le risposte a queste domande tramite la fede si rischia di cadere nel
relativismo o nello scetticismo.La ragione filosofica è quindi limitata.
Pascal dice che la ragione, pur essendo limitata e sterile, ha un grande ruolo in questo
discorso perché apre, con le sue non risposte, la strada dell’intellettuale alla religione. E’ uno
stimolo, dimostra la sua incapacità e indica quindi la via da seguire, cioè la fede.

Perchè pascal sceglie proprio il cristianesimo?


In particolare la soluzione alle questioni di natura morale è soltanto da ritrovare nel
cristianesimo.
Ritiene che il cristianesimo sia l’unica religione in grado di risolvere l’ENIGMA UOMO
perché è l’unico in grado di spiegare per quale motivo l’uomo si trovi nella sua posizione
mediana mediante la dottrina del peccato originale. E’ intorno al peccato originale che si
trovano tutte le risposte al problema dell’uomo.

Il peccato originale rappresenta la caduta dell’uomo da una condizione perfetta/idilliaca in


una condizione di miseria. L’uomo cristiano dopo quell’evento lì vive in questo mondo come
un re spodestato/un sovrano decaduto che ha perso il suo ruolo. Prima viveva nel paradiso
e poi ha perso quello che aveva ricevuto in dono da Dio. L’uomo vive in questo mondo dopo
aver conosciuto il bene assoluto e aver vissuto in una condizione assoluta di grandezza.

Vive con questo perenne sentimento di nostalgia verso qualcosa che ha posseduto ma che
ha perso macchiandosi del peccato originale. La sua vità è caratterizzata dal costante
desiderio di ritornare in quella condizione idilliaca in cui possedeva tutto.

L’uomo è quindi un perenne desiderio frustrato, in uno stato di incessabile tormento,


inquietudine, aspirazione a qualcosa che possedeva e che non ha più.
Lui vive quindi in uno stato di perenne tensione nei confronti della verità assoluta (Dio).
(Questo stato di tensione lo abbiamo già visto in Platone→ mondo delle Idee, mito della
caverna e anche Aristotele→Dio come causa finale)
Solo la fede in Dio può colmare quella mancanza che l’uomo prova.

Passiamo alla parte propositiva ora, dove pascal dice come ottenere la verità, tranne quelle
teoretiche, perchè quelle le dà la ragione.

Pascal dimostra come la fede possa dare risposte a tutte le domande di natura esistenziale
dell’uomo.
Tra ragione e fede c’è rottura→ nel momento in cui uno decide di ascoltare la fede, deve
completamente rompere i conti con la ragione.
Pascal dice che la fede è un dono di Dio e non è un frutto di dimostrazione razionale,
tant’è che alla fede ci arriviamo mediante l’esprit de finesse.

Scrive un’opera→ “La ragionevolezza del cristianesimo” e parte da questo presupposto→ la


fede è sempre superiore alla ragione nelle questioni esistenziali.
(confronto con Galileo→ stessa netta distinzione tra fede e ragione ma Galileo oltre a essere
credente è soprattutto uomo di scienza, Pascal in questa fase del suo pensiero è puramente
un uomo di fede.
Pascal va oltre Galileo nel momento in cui dice che le questioni della fede sono superiori a
quelle scientifiche, Galileo gli aveva attribuito la stessa importanza, a tutte e due. Pascal
mette sopra la fede, è più uomo religioso e Galileo più uomo di scienza. questa è la
differenza.
Galileo non dice che la fede è superiore alla scienza perché sennò si contraddirebbe.)
Per Pascal le questioni di natura esistenziale sono superiori a qualsiasi altra questione.
filosofi cristiani→ dicevano che c'è collaborazione tra fede e scienza, mentre pascal dice che
c’è un salto gigante tra le due.
Cartesio→ considera Dio solo a un certo punto e crede che lo si raggiunga tramite la ragione

Per Pascal la fede consiste nel credere in Dio= verità sovrarazionale, metarazionale.

LA RAIGONEVOLEZZA DEL CRISTIANESIMO


Il cristianesimo è ragionevole perché, pur non utilizzando strumenti razionali, parte da quei
nodi esistenziali che la ragione lascia irrisolti e riesce a dare loro una risposta
sovrarazionale, analizzandola ad un livello superiore.

La fede riesce a chiarire quell’enigma-uomo, quel mostro incomprensibile al quale la ragione


umana non riesce a dare una risposta.
Il cristianesimo è sempre superiore alla ragione ed è quella via mediante la quale riusciamo
a cogliere le questioni fondamentali legate all’esistenza umana grazie all’esprit de finesse.
(Altra facoltà al di fuori di quella razionale)

Pascal rompe col suo tempo e non abbraccia la nuova scienza fino in fondo (pur essendo
all’inizio un grande scienziato) perché essa non abbraccia le questioni di natura esistenziale.

Introduzione alla scommessa su dio

Lui da giovane era uomo di scienza, ed era appassionato dalla matematica, dal calcolo
Della probabilità. Tant’è che al suo grande amico Fermat confida questa sua passione.
Nel 1658 lui inizia i suoi studi sulla roulette, che si basa sulla probabilità.

Questa sua passione giovanile, è alla base di una delle dottrine più famose di pascal.

Pascal filo 17/03

“La ragionevolezza del cristianesimo” è l’opera con cui dimostra che il cristianesimo è
ragionevole, NON RAZIONALE.

SCOMMESSA SU DIO

Scommessa su dio, opera di convincimento


Questa dottrina è stata una delle più criticate, come è possibile che un uomo così religioso
riduca Dio a una semplice scommessa?

È una dottrina elaborata da Pascal ad personam (prendere un provvedimento solo


indirizzato a quello) ultimo tentativo per convincere ad avere fede. Pascal la usa in extremis
per convincere anche il miscredente.
È una dottrina elaborata per l’ateo, tutto quello detto prima non viene messo in dubbio.

Lui parte da questa riflessione: noi nella vita rischiamo su tante cose, rischiamo su tutto, non
si sa come vanno a finire tante delle guerre, storie d’amore, eppure rischiamo.

La scommessa parte da una domanda


Dio esiste o no? L'ateo dice di no. Si tratta di scommettere su dio
O di scommettere sulla sua esistenza o sulla sua non esistenza.

Si aprono in questi casi due possibilità.


Poniamo che un ateo scommetta sull’esistenza di Dio, quindi decide di vivere in questo
mondo come se dio esistesse, quindi conduce una vita rispettando gli altri, rinunciando ai
beni terreni, sperando nell’ aldilà.
Se Dio esiste, e lui ha scommesso sulla sua esistenza, guadagna la vita eterna, perché si è
comportato bene vince.
Se dio non esiste, load al dice che fondamentalmente non ha perso nulla, solo i beni
materiali a cui ha rinunciato durante la vita, ma per Pascal sono poca cosa.

Se l’ateo continua invece a dire che non esiste, continua a fare la solita vita.
Se esiste, perde, e perde tutto, la vita eterna.
Se dio non esiste, hai guadagnato poca cosa, i beni terreni, hai condotto una vita smodata.

Quindi conclusione: conviene scommettere sull’esistenza, perché se dio esiste hai


guadagnato tutto, e se perdi hai perso poca cosa.
Invece se tu dici di no e poi esiste hai perso tutto, e se hai ragione hai vissuto una vita
povera di valori.
Quindi pascal dice che è più ragionevole scommettere sull’esistenza di dio. RAGIONEVOLE,
NON RAZIONALE.

Vous abêtira

Altra dottrina molto criticata, addirittura anche dagli altri giansenisti.


Non sarà accettata neanche a PORT ROYAL.

Pascal dice che a questo punto è necessario, dopo la scommessa, fare qualcos’altro.
L’ateo per lui deve essere preparato alla fede, incoraggiato, deve ABITUARSI alla fede.
Pascal propone una serie di strategie al miscredente.

Lui dice che alla fede non si arriva in maniera immediata per un ateo, prima di tutto il
miscredente deve iniziare a eliminare tutti quegli ostacoli che ostacolano la fede stessa
(istinti, passioni…)
Seconda strategia, bisogna entrare piano piano nei MECCANISMI della fede.
Cioè bisogna gradualmente iniziare a comportarsi COME se si credesse già, cioè, tu,
miscredente, per abituarti devi iniziare ad andare a messa, ad inginocchiarti, a prendere
l’acqua santa. Sono degli accorgimenti esteriori. Comportarsi da buon Cristiano
esteriormente aiuta ad interiorizzare la fede, perché la fede è qualcosa di interiore.

Devi iniziare, tu ateo, a diventare bête, cioè devi entrare nei meccanismi della fede.
Entrare nei meccanismi vous abêtira , vi abbrutirà.

Diventare bestia per lui è un allusione agli animali, che meccanicamente si comportano in un
determinato modo, così come l’uomo deve entrare meccanicamente nei riti del
cristianesimo.
Come un animale, l’uomo ateo deve avvicinarsi alla fede prima ripetendo in maniera
meccanica e istintiva.
Vi renderà non come le bestie, ma vi abituerà a quegli atti meccanici che vi abitueranno alla
fede.

Le espressioni che usa sono forti, infatti non vennero accettate neanche dai giansenisti.
La Prof non è d’accordo su questo, un conto è l’interiorità, e l’altro l’esteriorità.
Però lui, uomo credente, tenta queste due strategie per allontanare l’uomo dall’ ateismo,
dalle passioni, per entrare nei meccanismi della fede.
Pascal non dice altro.

L’eredità che lascia pascal è importante

Lui parte come scienziato, poi passa alle due conversioni e passa alla religione e all’analisi
esistenziale.

Nell’800 l’analisi esistenziale sarà ripresa da Kierkegaard, e poi nel 900 avremo una serie di
filosofie esistenzialistiche.
Il pensiero di Pascal non è un pensiero pessimistico, perché lui mette in evidenza anche gli
aspetti positivi dell’uomo, che possiede la ragione e l’esprit de finesse.

L’illuminismo si rifarà molto a Pascal, perché lo interpreterà in una maniera particolare.


Uno potrebbe pensare che l’illuminismo essendo razionale non avrebbe accettato Pascal.

Ma invece per loro, l’illuminismo dice che Pascal ha avuto ragione a dire che la ragione ha
fallito in alcuni ambiti, e quindi non può arrivarci.
L’illuminismo dice che bisogna stare attenti a dove si applica la ragione.

Pascal come Cartesio è razionalista, ma al suo contrario ha applicato altro alla ragione
quando essa non poteva arrivarci il cuore

Una differenza
Pascal è religioso, invece gli illuministi sono atei, meccanicisti, o deisti. L’illuminismo
sostiene il deismo, religione naturale basata sulla ragione.

Gli illuministi dicono che la ragione è la guida dell’uomo, però nell’ambito di questo, loro non
si oppongono a Pascal (come hanno fatto altri dicendo che era irrazionalista). Gli illuministi
dicono NO, mettono in evidenza un aspetto di Pascal, cioè che non è un irrazionalista.

La maggior parte degli illuministi non mette limiti alla ragione, poi ci sono altri illuministi, tipo
Kant che sono sulla stessa riga di pascal.

Gli illuministi sono un gruppo eterogeneo


L’illuminismo in generale rispetta pascal, alcuni illuministi lo esaltano per delle cose e altri
per altro.
Dopo Pascal

DAVID HUME

Hume fa parte degli empiristi/materialisti inglesi, come Locke, Hobbes.


Humes è uno scozzese che vive tra 1711/1776, nasce ad Edimburgo e muore per una
malattia

Hume vive in pieno il 1700, anche se non arriva a partecipare alla rivoluzione francese.
Il padre, avvocato, gli fa studiare giurisprudenza ma poi il figlio si avvicina alla letteratura
classica e alla filosofia.

Va in Francia, a la Flèche dal 1734 al 1747. Qui scrive il « Trattato sulla natura umana »,
dove studia la natura umana, l’uomo, a 360 gradi. Studia l’uomo come istinto, sentimento
(illuminismo, tanti illuministi porranno la questione del sentimento) essere razionale.

Hume lascerà dei contributi importanti alle scienze successive.


Il “Trattato sulla natura umana”, scritto in Francia, verrà però pubblicato a Londra.
Quando venne pubblicato, non ebbe successo. Viaggia in Europa, va a Vienna, Torino, poi
torna a Londra e nel 1748 pubblica le « Ricerche sull’intelletto umano ». Quest’opera avrà
grande successo.

Lui riesce ad ottenere quindi un posto di bibliotecario nella facoltà di diritto di Edimburgo.
Inizia a diventare ricco, e può permettersi di continuare a scrivere e a pubblicare. Scrive
opere di tanti tipi, morale, religioso («I dialoghi sulla religione naturale (deismo, vicino
all’illuminismo) » per molti è questa l'opera più importante). Lui arriva a dire, in quest’opera,
che è contro tutte le prove razionali dell’esistenza di Dio, proprio perché è empirista.

Nel 1763 è a Parigi, si avvicina agli illuministi e all’ambiente dell’enciclopedia, diventa amico
di Rousseau, che viene invitato ad Edimburgo da Hume. L’amicizia poi si rompe perché non
si ritrovano.

LA FILOSOFIA DI HUME:

Fino ad ora, i filosofi si erano posti il problema di quale fosse la verità, e quindi la
conoscenza umana.
I filosofi moderni, oltre alla conoscenza, si pongono il problema del metodo.
Galileo propone il suo metodo (anche se non lo fa in maniera esplicita, Bacone pure, poi
Cartesio, e ora Hume.)

Come avviene quindi la conoscenza? Come la si raggiunge?


Ognuno di questi filosofi da un contributo eccezionale. Hume, alla fine del suo pensiero,
cadrà in un empirismo scettico.
Lui da un grande contributo alla questione della conoscenza e alla questione del metodo,
sarà un grande contributo anche alle scienze psicologiche e pedagogiche. L’uomo non è
soltanto essere razionale, che fa esperienze empiriche, ma è anche istinto e sentimento.
Hume studia come avviene la conoscenza umana, quindi lui dedica le due opere più
importanti. Quelle di prima.
Come giunge l’uomo alla conoscenza?
Riprende l'empirismo inglese, e di Locke (che non abbiamo visto).

La conoscenza umana poggia sull’esperienza empirica. Hume nega qualsiasi forma di


innatismo e di apriorismo. La mente umana è una tabula rasa. SOLO A POSTERIORI. IL
CONTRARIO DI CARTESIO

Hume, parte dall’esperienza, ma poi inizia ad operare la mente umana, che interviene e
rielabora. Questo è lo stesso punto di partenza di Locke, Hobbes e Hume.

Rispetto ai filosofi empirici precedenti, Hume lo ricordiamo perché dà maggiore importanza


al soggetto del conoscere. In generale tutta la filosofia moderna dava importanza al
soggetto.Anche Cartesio aveva posto l’attenzione sul soggetto, che pensa. (COGITO= prima
verità) Con Hume è ancora più evidente, perché Hume studia l’uomo al 360°. Ecco perché la
sua filosofia è una forma di Antropocentrismo.

Hume empirista, cartesio razionalista. Ma c’è una affinità, pongono entrambi l’uomo al
centro. Hume lo pone come soggetto di esperienza e lo intende anche come istinto e
sentimento. (più enfasi)
Cartesio lo pone come ragione.

Come va intesa l’esperienza?


Hume dice che l’esperienza è percezione.
Che cosa percepisce l’uomo studiato da Hume? I dati empirici, ma anche emozioni,
sentimenti, paure.
L’uomo percepisce
● sia a livello esteriore (rispetto ai dati sensibili),
● ma anche a livello interiore. (sentimento)

Dire che l’uomo è soggetto di percezione, vuol dire che l’uomo è tutto ciò che percepisce,
nel senso che noi ci formiamo grazie a tutte le percezioni, esperienze. Noi siamo quello che
abbiamo vissuto.

La percezione è impressione. L’impressione è una percezione del momento, è una


percezione in atto.
È una percezione viva, chiara, evidente. come direbbe Cartesio.

Dall’impressione si distingue invece l’idea, che è il ricordo dell’impressione passata, quindi


l’idea non è l’impressione, ma il ricordo dell’impressione che rimane in me.
Le percezioni sono impressioni, cioè percezioni in atto, oppure, se non è più in atto diventa
ricordo, idea.

Riflessione
Non tutte le idee sono ricordi da considerarsi nella stessa maniera. In generale l’idea non è
chiara come l’impressione perché è illanguidita, però ci sono delle idee che sono più vive,
altre meno. Ci sono esperienze che ci coinvolgono di più e che quindi lasciano idee più vive.
A questo punto, dopo aver detto questo,
COME OPERA LA NOSTRA MENTE? COME INTERVIENE SU QUESTE IMPRESSIONI?

Qui lui arriva ad elaborare un principio importantissimo, mai intuito/elaborato prima il


principio di associazione. (importantissimo per la psicologia)
La mente umana opera per associazioni. Tipo il brain storming. Associazioni tra cosa? Tra
impressioni e idee.

La mente opera per associazioni applicando questi tre principi:

● Il principio di somiglianza
● Principio di contiguità nel tempo e nello spazio
● Principio di causalità

La mente umana associa per somiglianza, causalità e contiguità…

➔somiglianza:
Vedo un gatto che mi ricorda il mio vecchio fatto.
Qui ma mente umana ha associato l’impressione e l’idea (il fatto che io anche io avevo un
gatto) per somiglianza. L’impressione in atto, porta la mia mente, e recuperare quell’idea,
cioè quel ricordo di un’esperienza passata.

➔contiguità temporale. Contiguità= vicinanza


Sono nel tempo di Natale, e io dico che questo Natale mi ricorda un’altro Natale passato. Un
tempo storico della mia vita che me ne ricorda un’altro. Qui c'è una vicinanza temporale, non
una somiglianza. Sono dei principi molto vicini, quella della somiglianza è più fisica. Qui è
temporale.

➔ contiguità spaziale
Ritornare in un posto, cioè è un ricordo legato ad uno spazio. È uno spazio la cui
impressione in atto mi riporta all’idea.

➔ causalità
Questo è il principio più importante secondo Hume, è quello più forte mediante il quale la
nostra mente opera per associazioni.
Esempio entrare in casa e sentire la puzza di fumo, l’impressione in atto, è associata al fatto
che allora mio padre sia già arrivato a casa.

Ma questo non è una cosa che ci può ingannare?= Hume dirà che questa relazione causa
effetto non sarà necessariamente così in futuro. Lui dirà, fino ad ora c’è sempre stata la
successione giorno e notte, ma nessuno ci da il diritto di dire che anche domani il sole
sorgerà di nuovo. Lui sta criticando uno dei principi fondamentali della scienza.

Per Hume la mente umana opera per associazioni tra impressioni e idee, lui introducendo il
principio di causalità dice che si tratta di abitudine, di un'abitudine della mente umana di
associare alcune impressioni ad alcune idee. .
Questo concetto di abitudine è particolarmente evidente nel principio di causalità, nel quale
la mente è spinta a sostenere una successione non soltanto cronologica, ma anche logica e
necessaria tra due eventi. E’ il più forte, il più spesso utilizzato dalla mente

Secondo la mente umana c'è un legame logico e necessario tra due eventi, uno la causa e
uno l'effetto, non soltanto di tipo cronologico. È il principio di causa e effetto che permette
alla scienza di fare delle previsioni. Es: lampo/tuono. Permette all’uomo di scienza di fare
delle previsioni e quindi di anticipare i fenomeni naturali.

CRITICA AL PRINCIPIO DI CAUSA EFFETTO

Criticando uno dei principi fondamentali della scienza, il passaggio tra empirismo e
scetticismo è breve. Ecco perché il suo diventerà un empirismo scettico.

Lui sta criticando questo principio, lo sta mettendo in dubbio, per questo cade nello
scetticismo.
C'è un evento che viene prima e uno che viene dopo. Lui dice che così la nostra mente
pensa sempre che se arriva un evento poi per forza deve arrivare anche l'altro, nel senso
che c’è questo legame necessario.
Hume, da buon empirista, non mette in dubbio l'evidenza dei sensi. Se vedo un evento, e
poi un altro, non dubito, questo è un legame indubitabile.
L'errore sta nell'andare oltre l'esperienza in atto e nel voler prevedere il futuro
basandosi sull'impressione in atto.
L'errore della mente uguale sta nel pretendere di affermare, di inferire, di dedurre che anche
nel futuro quella reazione causale tra un evento A e un evento B accadrà nello stesso modo.

Lui dice che noi non abbiamo alcun diritto di dire che la reazione causale tra due fenomeni
avverrà nello stesso modo.

Esempio del tavolo di biliardo:


Tavolo pieno di palline
Una pallina A colpita dalla stecca va a toccare la pallina B e la mette in movimento.
Qui non c'è nessun dubbio.

L'errore sta nel credere che questa relazione cronologica e temporale sia una relazione
necessaria (che accadrà sempre) tale da garantire che accadrà lo stesso anche nel futuro.
Noi non abbiamo nessun diritto partendo dall'esperienza in atto di credere che tra questi due
eventi c'è una relazione necessaria tale da farci dire che domani accadrà la stessa cosa.
Tra A e B esiste solo una successione cronologica-temporale

Stessa cosa con il giorno-notte:

C'è una contiguità temporale tra i due, c'è una relazione cronologica e temporale, ma non
posso affermare che sia una relazione necessaria e causale e che necessariamente domani
accadrà la stessa cosa. C’è una contiguità temporale (esperienza in atto) ma non una
relazione causale necessaria tale.
La mente umana non sbaglia sull'evidenza, sull'esperienza, ma sbaglia quando ritiene che
tra due fenomeni ci sia una relazione causale e necessaria tale da farci prevedere il futuro.

➔CONCETTO DI ABITUDINE E CREDENZA


La nostra mente per abitudine è portata a dire che dopo A arriva B così come è successo
nel passato, ed è portata a credere che anche nel futuro accadrà la stessa cosa. (abitudine
e credenza)
Lui dice che sul futuro abbiamo solo probabilità e non certezze.
Lui demolisce la pretesa di questo principio di prevedere il futuro.

Critica alla metafisica

Mette in discussione tutta la metafisica tradizionale.


Esempio di metafisica nei filosofi
Talete: acqua (sostanza immanente non percepibile con i sensi)
Eraclito: logos al di là del divenire
Pitagorici: numeri (anche se immanenti oltre ai sensi)
Platone: idee, metafisica trascendente addirittura
Aristotele: empirista fake, essenza in RE, Dio causa finale (teologia)
Filosofia cristiana: Dio

Hume è un empirista, non può accettare che ci sia una sostanza al di là del mondo, non può
accettare la metafisica tradizionale che afferma l'esistenza di una sostanza come essenza,
che esista questo substrato non percepibile con i sensi immanente, eterno, immutabile, che
sostiene il mondo fenomenico, il divenire.
Lui critica la sostanza
● materiale (l’essenza), il substrato, ciò che sta sotto e che regge il mondo della fisica
● a sostanza spirituale (res cogitans, anima). Cartesio non aveva dimostrato la res
cogitans.

Sopra la prete ha usato i termini res extensa e cogitans ma non per riferirsi a cartesio in sé,
ma in generale, perchè infatti la res extensa cartesiana si ferma soprattutto sullo studio della
fisica, quindi in questo non lo critica. ( sopra invece abbiamo detto che la sostanza materiale
è la res extensa, che però è da intendere come ciò che sta sotto e che regge il mondo della
fisica)

Critica alla sostanza materiale:

Su tutto ciò che riguarda i fatti, la realtà, il mondo fenomenico, possiamo avere solo una
credenza, una conoscenza in atto,(non necessaria ma probabile) che è indubitabile.
Dopo di ché non possiamo avere la pretesa di avere conoscenza razionale e assoluta al di
là dell'esperienza in atto, del momento.
Tutta la conoscenza che rimane all'uomo è quindi una conoscenza probabile, valida per il
momento.

Gli uomini nei confronti della res extensa credono per abitudine nell'esistenza al di là del
mondo delle impressioni di una sostanza estesa (sostanza materiale) che regga questo
mondo fenomenico, che sia un punto di riferimento per le innumerevoli impressioni.
Abbiamo quindi, della realtà. una serie di impressioni che derivano dall'esperienza in atto ma
non possiamo affermare l'esistenza di una sostanza materiale e estesa, di un substrato che
sostenga il mondo fenomenico, cangiante, delle impressioni.

Lui dice che crediamo a questa sostanza immutabile e perfetta per abitudine, per i filosofi
non era possibile pensare che tutto si fermasse al mondo fenomenico.

Critica alla sostanza spirituale:

Da un grande contributo agli studi successivi sulla psicanalisi.


Ciò di cui noi siamo sicuri a livello di esperienze interiori e spirituali è soltanto dato dai nostri
stati d'animo, i nostri sentimenti. (gioia, rabbia, dolore, tristezza)= noi siamo sicuri soltanto di
ciò che proviamo interiormente.

Ciò che ognuno di noi SPERIMENTA interiormente è un fascio di impressioni interiori, cioè
una successione di stati d'animo che si susseguono nel tempo interiore (tempo interiore=una
successione di stati d’animo, è molto diverso dal tempo cronologico, si vive in una maniera
diversa) e che non possono essere ricondotte a una sostanza unica e spirituale, un
substrato unitario spirituale che dia unità al mio mondo interiore che i filosofi precedenti
avevano chiamato anima. Hume mette in discussione l’esistenza dell’anima, lui non dice che
non esiste, ma che l’unica cosa di cui si è certi sono le emozioni interiori.

Lui dice che” il nostro mondo interiore” (l’anima) è un teatro dove diverse emozioni fanno la
loro comparsa, passano, ripassano, scivolano e si mescolano, ma andare a dire che dietro
le quinte ci sia questa sostanza spirituale che unifica queste impressioni non lo possiamo
dire con certezza. (Lui non la nega in modo assoluto, però dice che non possiamo affermare
la sua esistenza, è empirista).

Lui cade nello scetticismo scientifico quando mette in dubbio il principio di causalità, e poi
critica tutta la metafisica tradizionale.

Kant criticherà lo scetticismo scientifico di Hume (perché ciò che la scienza aveva
dimostrato non poteva essere messo in dubbio), ma sarà d'accordo con la sua critica alla
metafisica

Lui arriva a criticare tutto questo perché è inglese, qui nasce il liberalismo con Locke, lui
critica le verità assolute per restituire libertà all'uomo nella conoscenza, non avere
certezze permette all'uomo di spaziare in campo conoscitivo. Mettere tutto indubbio = non
avere una strada prevedibile= spaziare il più possibile, avere sempre nuove vie.
Anche in campo politico (no dispotismo) e religioso sarà d'accordo con Locke e con le
libertà, sarà invece in disaccordo con Hobbes.
Critica qualsiasi forma di assolutismo, in campo politico, morale, teoretico, religioso…,

Diciamo che lui, eliminando ogni punto di riferimento, poi sfocia per forza di cose nello
scetticismo.
Dopo Hume

KANT

Lui abbraccia le grandi rivoluzioni.


Lui nasce come un filosofo dell'illuminismo, per poi arrivare a rappresentare il romanticismo.
Lo scopo principale dei filosofi moderni è il problema del metodo. ( Bacone, galileo, cartesio,
empirismo) (cartesio è razionalista, innatista, leibniz e spinoza) (l’empirismo si oppone, locke
hume , hobbes, si fonda sull’esperienza)
Kant si inserisce in questo discorso. Vuole capire su cosa di fonda una conoscenza vera e
certa. Questo è il suo obiettivo.
Kant propone una sorta di sintesi dell'empirismo e del razionalismo. Kant è molto più vicino
all’empirismo, riconoscerà Hume come il grande filosofo che lo ha svegliato dal sonno
dogmatico.

La vita 1724-1804

Kant nasce il 24 aprile del 1724, a Konigsberg in Prussia. All’epoca era Prussia, la sua
filosofia è quindi diciamo tedesca. Oggi si chiama Kaliningrad, oggi è Russia.

La popolazione di Kaliningrad oggi vede Kant come se fosse russo, perché appunto è in
Russia.La città è stata quasi praticamente rasa al suolo durante la seconda guerra
mondiale, non rimane niente della casa di Kant. Oggi però c’è un monumento.
Fu un uomo molto tranquillo, non viaggia, nasce e muore la.
Lui conduce una vita molto tranquilla che stride quasi con tutti gli avvertimenti storici del
secolo in cui lui vive.
La Prussia in cui nasce e opera Kant è la Prussia di Federico II il Grande. È il secolo dei
sovrani illuminati.

Lui respira fin da piccolo il pietismo, una sorta di protestantesimo, è una tendenza che
nasce in Germania tra 600 e 700. È una religione rigorosa e molto rigida.
Arriva l’università, è affascinato dalla matematica e dalla fisica, soprattutto dalla fisica di
Newton.
Si avvicina alle opere degli illuministi, in particolare Rousseau. Poi anche a HUME.
La morte arriva quando lui ha 80 anni. Viene colto probabilmente dal morbo di Alzheimer.
Sulla sua lapide c’è una frase importantissima, che lui chiede venga proprio scolpita sulla
sua lapide.

“due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, il


cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me”

Nel 1783, pubblica un libretto che s'intitola “ Prolegomeni, (chiarimento) ad ogni metafisica
futura che vorrà presentarsi come scienza”
Lo pubblica nel 1783 perché due anni prima, pubblica la critica della ragione pura.. nessuno
ci ha capito nulla, ma neanche stavolta i prolegomeni riescono a chiarire.
Kant era scapolo, con un servitore, è un’uomo che si alza presto, studia legge, torna a casa.
È molto socievole, ama pranzare con altre persone. Studia geografia e nel pomeriggio
faceva filosofia.
Una vita molto tranquilla. Era molto Abituale.

Illuminismo e concetto di minorità

Lui scrive un saggio “ Risposta alla domanda: che cos’è L’illuminismo?” In quel saggio
scrive, L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dalla minorità di cui è lui stesso colpevole, minorità
è l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro”

Per lui non ci sono distinzioni di età, i minorenni sono quelli che vanno seguiti. La riflessione
che fa non è anagrafica, lui si riferisce al fatto che non tutti gli individui, pur potendolo fare,
non sono indipendenti. Sono gli individui minorenni.

Perché l’uomo è colpevole di rimanere nello stato di minorità? Quando la sua causa non sta
nella mancanza di intelletto, ma per comodità preferisce delegare agli altri le decisioni più
importanti.
Lui dice che delegare vuol dire rimanere nello stato di minorità: per viltà, mancanza di
coraggio, decisione.

Prende una frase di Orazio.

“Sapere aude” abbi il coraggio di sapere usare il tuo intelletto!

La maggior parte degli uomini, preferiscono rimanere minorenni a vita, perché sono vili, non
hanno coraggio, sono privi di decisione, dopo che la natura li ha da lungo tempo affrancati
dall’ “altrui guida” = dopo che questi uomini hanno raggiunto la maturità, e quindi sono in
grado, rimangono comunque sotto le decisioni altrui”

- Che cos’è L’illuminismo?

L‘illuminismo è l’uscita dell’uomo dalla minorità di cui lui è colpevole.


La minorità non è un concetto anagrafico.
Lui dice che non sempre è possibile farlo, ma dove si può farlo bisogna farlo e diventare
maggiorenni.
Le cause per cui un individuo decide di delegare ad altri sono pigrizia, viltà, mancanza di
coraggio, ma non mancanza di intelletto.

“È troppo comodo essere minorenni, se ho un libro che ragiona per me, se ho un medico
che sceglie la dieta per me…” nel momento in cui io ho bisogno di rivolgermi ad un medico
per motivi seri, va fatto.
Un medico che sceglie la dieta per qualcuno è una cosa ridicola, tutti possono farsi una
dieta.

BISOGNA SEMPRE USARE L’INTELLETTO? SI


Bisogna quindi utilizzare il proprio intelletto, a prezzo di qualche caduta. Così si impara a
camminare. Bisogna diventare maggiorenni non all’anagrafe.

LE OPERE DI KANT

Vengono divise in periodo pre-critico e critico.


Quelle del periodo pre critico non le facciamo. In queste opere sviluppa tantissimi concetti
ripresi nelle opere del periodo critico.

● Critica della ragion pura, 1781 e la seconda edizione nel 1787. Noi faremo
riferimento ad entrambe, nella seconda opera ci sono delle aggiunte alla seduzione
trascendentale
● 1783 i “Prolegomeni ad ogni metafisica futura che voglia presentarsi come scienza” .
quell’opera che lui scrive dopo perché si era reso conto che nessuno aveva capito la
critica della ragion pura. Anche qui non arriva molto il successo
● 1784 “Risposta alla domanda: che cos’è L’illuminismo?”
● 1785 “Fondazione della metafisica dei costumi”.
● 1788 seconda critica, Critica della ragione pratica.
● 1790 terza critica, Critica del giudizio
● 1795 “Per la pace perpetua”

La filosofia di Kant

La sua filosofia è detta criticismo. Criticare per Kant consiste nel valutare, giudicare.
Giudicare che cosa? Le differenti esperienze umane, in particolare il criticismo Kantiano
giudica l’esperienza teoretica (conoscenza), l'esperienza morale e l’esperienza estetica.
In corrispondenza
- Critica della ragione pura
- Critica della ragion pratica
- Critica del giudizio

Kant studierà nella prima la ragione teoretica


Nella la ragione morale, quella che aiuta l’uomo a prendere le due scelte
Nella terza verrà valutato il sentimento, che è la terza facoltà che individua nell’uomo, dopo
ragione teoretica e ragione morale. Nella terza critica lui valuterà il sentimento da cui deriva
il giudizio estetico.

Cosa vuol dire quindi criticare, valutare, giudicare?


Kant vuole dimostrare le possibilità, i limiti e la validità. Per ognuna delle 3 ci sono
queste tre.
Nel campo teoretico lui vuole criticare la possibilità che ha la ragione umana di conoscere, i
limiti entro i quali essa può muoversi per non cadere nell’errore , e la validità.
E anche per le altre due.

Il protagonista di tutto ciò è l’uomo.


Soffermiamoci sui limiti
● Lui andrà a dimostrare che la conoscenza ha un limite ben preciso, che è il limite
dell’esperienza. Entro i limiti dell’esperienza la ragione umana può e deve agire, per
non cadere nell’errore. Tutti quelli che hanno usato la ragione per dimostrare ciò che
è al di là dell'esperienza sensibile hanno sbagliato. Tutti coloro che hanno parlato di
scienza riferendosi a essenza hanno sbagliato. Questo è in linea con la scienza
moderna (=Galileo) L’uomo non può fare metafisica.
● Il limite della ragione morale è la santità, l’uomo non sarà mai santo.
● Il limite per l’esperienza estetica è l’impossibilità di poter subordinare la natura
all’uomo. La natura non può essere sottomessa.

Concezione di limite

Nel pensiero di Kant limite ha sia accezione positiva che negativa.


Porre un limite alla conoscenza, alla morale e così via, non è solo mettere delle limitazioni.
Al di là di questi limiti la ragione umana non deve andare, altrimenti cade in errore.
ma
Porre dei limiti significa anche dire che però all’interno di questi limiti, la ragione può
tanto, può tantissimo. Ha dei poteri enormi nell’esperienza sensibile.

Proprio per aver posto grande fiducia nella ragione umana, lui non è scettico, come si
potrebbe pensare. Non cade nello scetticismo perché lui dice che la ragione umana è
potentissima all’interno dell’esperienza sensibile.
Grande rappresentante della scienza moderna.

Alcuni filosofi, come Nicola Abbagnano, hanno definito la sua filosofia anche come la
filosofia del limite, intesa proprio in questo senso. Kant pone dei paletti, le colonne d’Ercole
della ragione umana.
Oltre le colonne c’è l’ignoto e bisogna stare dentro.

Si può quindi definire la sua filosofia come criticismo e filosofia del limite (non è termine
suo quest’ultimo)

ABBATTERE IL RELATIVISMO
● Nella prima critica lui studia la ragione teoretica, pone come limite l’esperienza, mira
a trovare il vero assoluto e Universale. Per superare il relativismo in campo
conoscitivo.
● La seconda è finalizzata a trovare il giusto assoluto, universale, sempre all’interno di
alcuni limiti. Per superare il relativismo in campo morale.
● La terza, sempre all’interno dei limiti, dimostra che il bello è universale assoluto. Ciò
che è bello è bello per tutti. Il bello per lui è oggettivo. (la prof non è ‘accordo)

Opera la più grande rivoluzione antropocentrica mai avvenuta nel campo della filosofia.
L’uomo è al centro di tutto. Lui riuscirà ad abbattere il relativismo mettendo al centro l’uomo.
Opererà la cosiddetta rivoluzione copernicana, in campo teoretico, morale ed estetico.
Così come Copernico aveva fatto, toglie dal centro l’oggetto e ci mette il soggetto.
Differenza con Cartesio
Anche cartesio aveva già messo in rilievo l’importanza del soggetto, in particolare del cogito.
Cosa cambia? La ragione secondo Kant non può da sola guidare l’uomo, deve essere
applicata all’esperienza.

Kant e Hume

Kant ha detto che Hume è un grande filosofo, perché lo ha liberato dal sonno dogmatico,
con la sua critica a sostanza spirituale e materiale.
Lui però non accetta Hume quando Hume cade nello scetticismo, quando critica il principio
di causa ed effetto della scienza.

La scienza per Kant aveva raggiunto dei risultati talmente importanti che non può essere
messa in discussione. Kant è figlio dell'illuminismo, laddove esalta la ragione umana, ma c’è
un passaggio nel quale Kant si discosta dall'illuminismo.

L'illuminismo però aveva sottoposto tutto alla critica della ragione umana. Tutti gli aspetti
della cultura erano sottoposti alla ragione.

Lui si discosta dagli illuministi quando pone sotto critica la ragione umana stessa.
Lui vuole sottoporre a critica la ragione umana, cioè individuare i limiti, la possibilità e la
validità. Con le sue ultime opere anticipa il romanticismo.

Kant ha studiato la mente umana, oggi sarebbe un neuroscienziato. La psicologia, la


neurologia, l’etica, l’estetica, tutto questo è una conseguenza della filosofia di Kant.

CRITICA DELLA RAGION PURA:

Critica: Criticare significa valutare, giudicare, cioè individuare i limiti, le possibilità e la


validità.

Critica della ragione: Critica della ragione significa che lui vuole valutare e giudicare la
ragione umana. Cioè significa critica da parte della ragione della ragione stessa. È la
ragione che valuta le sue stesse possibilità, i suoi stessi limiti e le sue stesse validità. Valuta
le sue stesse capacità, cioè le sue possibilità di produrre conoscenza vera, certa, chiara,
assoluta. (della ragion va inteso sia come complemento di specificazione che d’agente)
La ragione critica sé stessa per capire può produrre scienza ma soprattutto capire se la
ragione può fare metafisica. La ragione deve quindi giudicare le sue capacità di fare scienza
e le pretese della ragione umana di fare metafisica (fino a prima di Hume c'era stata questa
pretesa). Che la ragione umana potesse fare scienza era stato già provato, il grande
problema era il se potesse affrontare la metafisica.

Nonostante Kant fosse già certo che la ragione umana possa produrre scienza perché era
già stato provato, lui comunque ripartirà da zero, ripartirà ponendosi le prime domande.
Dopo che Hume ha messo in crisi la stessa scienza, lui ritiene opportuno ripartire da zero. Si
chiede quindi: La matematica è scienza? La fisica è scienza?
Il grande vero problema è però: la metafisica è scienza?
Ragion: la ragione intesa come facoltà che ha l'uomo in senso ampio del termine.

Pura: significa a priori. Si intendono tutte le strutture o modalità di conoscere che la ragione
umana possiede a priori. Sono strutture che essendo innate sono possedute da tutti. Tutte le
nostre menti hanno quindi le possibilità di funzionare allo stesso modo.
Kant non è un innatista, non dice che ci sono delle conoscenze innate, che già nasciamo
con delle verità, ma dice che nasciamo con delle strutture mentali di cui poi ci serviamo per
ottenere queste verità assolute.

(Intuizioni pure di spazio e di tempo, 12 categorie, Io penso, schemi trascendentali.)

Critica della ragion pura: Critica che la ragione umana fa di sé stessa e delle strutture che
essa possiede fin dalla nascita. Valutare le possibilità, i limiti e la validità della ragione
umana da parte di se stessa e in particolare valutazione di queste strutture pure a priori che
essa possiede fin dalla nascita.

Come avviene in linea generale la conoscenza, come si arriva alla conoscenza?

La mente umana nasce con queste strutture, poi ognuno inizia a fare esperienza, cioè a
ricevere dati empirici.
Su questo materiale empirico caotico che proviene dall'esperienza la nostra ragione
interviene, lo rielabora, lo riorganizza e produce esperienza.

Per Kant quindi la conoscenza non proviene solo dall'esperienza, quindi lui non è un
empirista puro, la mente non è tabula rasa perché contiene queste strutture.

Per Kant la conoscenza non è neanche solo innata.

Essa è il frutto della ragione con le sue strutture a priori che poi però deve essere applicata
all'esperienza. La ragione di Kant è sempre una ragione applicata all'esperienza, non può
prescindere da essa.

Una o l'altra da sole non potranno mai produrre esperienza, una da sola non può nulla.

La conoscenza per Kant è sintesi di materiale empirico caotico proveniente dall'esperienza


che poi deve essere rielaborato e riorganizzato dalle strutture della mente umana.

Supera così sia gli empiristi che i razionalisti, lui non parla di idee innate. La conoscenza che
lui vuole trovare è l'unione dei dati empirici e della elaborazione che le strutture della
mente fanno di essi.

La critica della ragion pura vuole essere proprio un'analisi di queste strutture e che vuole
valutare le capacità che la ragione umana grazie ad esse ha di produrre scienza.
Kant si sta quindi interrogando sulle possibilità che la ragione umana ha di fare matematica,
fisica, astronomia e se le ha quelle di fare metafisica.

L'obiettivo sarà quello di trovare il vero assoluto e di mostrare come la ragione umana può
produrre una conoscenza certa e universale alla quale tutti ci possiamo ispirare. Lo
scetticismo che Hume ha insinuato nel campo scientifico lo spinge a riprovare tutto ciò.

Lui si scontra anche con il razionalismo puro, in particolare quello di Cartesio che pone la
verità assoluta nelle idee innate.

- È possibile una matematica pura (come scienza)? SI


- È possibile una fisica pura (come scienza)? SI
- È possibile una metafisica pura (come scienza)? NO

pura=scienza che si fondi su leggi universali, necessarie, che mi facciano prescindere


dall'esperienza in atto.
Universale = necessario = ciò che va oltre l'esperienza in atto

Lui si pone la domanda sulla matematica e la fisica perché Hume le aveva messe in
discussione.
Lui sente l’esigenza di ripartire dal fatto che siano state messe in discussione da Hume
(anche se in realtà lui credeva nel potere della matematica e della fisica) per rifondare la
matematica e la fisica come scienza.

La metafisica pretende di arrivare a conoscenze prescindendo dall’esperienza.

È vero che noi possediamo degli schemi innati, ma questi non daranno mai conoscenza se
non saranno mai applicati all’esperienza.

La ragione vuole capire se essa stessa può produrre conoscenza, può farlo nel campo della
matematica e della fisica, ma non della metafisica.

Pura significa a priori, cioè che è indipendente dall’esperienza. La ragione vuole criticare le
sue strutture a priori e vedere se attraverso esse può produrre conoscenza
Puro= a priori, che mi permette di prescindere dall’esperienza del momento (se è
universale varrà sempre). Non dall’esperienza in generale, ma dall’esperienza del momento.

Affinita’ con Hume


La terza domanda, la metafisica è scienza?
Il grande problema della critica kantiana è questo, ruota tutto intorno a questo.
Kant darà una risposta come Hume, che aveva criticato la sostanza. Per questo Hume lo ha
svegliato dal sonno dogmatico. Prima tutti i filosofi avevano avuto la pretesa di fare
metafisica.

Ritornando alla matematica e alla fisica


“Se io non mi posso staccare dall’esperienza in atto io non posso parlare di scienza”.
Quindi chiedersi se la matematica/fisica è pura non significa chiedersi se la
matematica/fisica costituiscano scienza prescindendo dall'esperienza, ma significa chiedersi
se queste discipline partendo dall'esperienza producano conoscenze universali, necessarie,
in grado di andare oltre all'esperienza in atto e produrre leggi scientifiche che valgano
universalmente.

La scienza va oltre l’esperienza in atto, l’esperienza del momento.

Quindi, nel linguaggio kantiano, chiedersi se è possibile che esista una matematica pura,
vuol dire chiedersi se la matematica prescinda dall’esperienza in assoluto? NO, perché una
scienza parte dall’esperienza.
Vuol dire chiedersi se queste discipline, partendo dall’esperienza, producano verità certe che
prescindevano poi dall’esperienza del momento.

La Metafisica invece è ciò che prescinde dall’esperienza…


Perché il limite dell’esperienza si ferma appunto alla metafisica esclusa.
La metafisica non è possibile come scienza, perché la metafisica pretende di costruire
conoscenza, prescindendo dall'esperienza. META, oltre.

Kant restituisce la metafisica

Kant però non esclude completamente la metafisica dalla vita umana, si rende
conto che l’uomo ha bisogno della metafisica, cioè ha bisogno di avere tutta
quelle serie di credenze (Dio, anima immortale…). Kant restituisce all’uomo la
metafisica, lo vedremo nella seconda critica. Dirà che Dio è un postulato.
(postulati=Verità indimostrabili dalle quali si parte per dimostrare altro). Tutte le
dimostrazioni dell’esistenza di Dio sono state “valide” a livello logico, ma non a
livello concreto.

Chiedersi se queste tre discipline ( ma in generale un po’ tutte, astronomia…) sono scienza,
per Kant, significa chiedersi se queste tre discipline si basano su/producono

GIUDIZI SINTETICI A PRIORI.

La matematica è scienza? SI, PERCHÉ? Perché si basa su giudizi sintetici a priori.

● Giudizio= accostamento di un predicato a un soggetto.. SIMONA scrive, è un


giudizio.
● Sintetico= in Kant, vuol dire fecondo, che arricchisce, che produce sempre nuova
conoscenza. La scienza oggi è progressiva, SINTETICA. La scienza oggi produce
sempre nuova conoscenza, anche a costo di doversi smentire.
● A priori= puro, universale, che prescinde dall’esperienza del momento, necessaria.

La prete spiega= questa è esperienza del momento, a Sydney non lo sanno che lei spiega .
Quindi non è un giudizio scientifico, non è universale.

Esempio fisica:
un corpo che è dotato di una massa cade. È universale, necessario, lo posso applicare a
tutti i corpi in qualsiasi momento prescindendo dall'esperienza in atto.

Esempio aritmetica:

7+5=12
È sintetico perché il risultato è sempre qualcosa che arriva alla fine e che arricchisce.
Arricchisce perché né nel 7 né nel 5 è contenuto il 12. È a priori perché è universale,
necessario, vale qui come dall'altra parte del mondo. C'è una struttura che applichiamo per
fare questo calcolo, il tempo, tutti i giudizi sintetici a priori dell'aritmetica si basano sul
tempo. Tutti i passaggi della matematica sono posti uno dopo l'altro, prima scrivo il 7, poi il
+, poi il 5 ecc. Non posso saltare neanche un passaggio, sono passaggi concatenati uno
dopo l'altro.

Esempio geometria:

La geometria si basa sulla struttura dello spazio, studia i corpi nello spazio. Ciò che dà
universalità è lo spazio.

Esempio: l'acqua è bagnata, il fuoco è caldo, la luce è luminosa, un corpo è esteso, non
sono giudizi sintetici a priori, perché non sono sintetici, ho solo detto, esplicitato una
caratteristica che è già contenuta nel soggetto, non lo arricchisce. È in giudizio universale, a
priori, ma non è sintetico.

Giudizi sintetici a priori, razionalismo+empirismo

Ma come mai proprio Kant si è messo in testa che la scienza debba basarsi su giudizi
sintetici a priori? Lo ha fatto da un giorno all’altro?
Lui parte dall’analisi di qualche cosa che altri prima di lui hanno già sostenuto, cioè

- giudizi analitici a priori (razionalisti, sulla base delle idee innate, a priori, necessari)

L’acqua è calda, sono giudizi scientifici a priori, arricchiscono? NO, sono analitici, lo
analizzano e basta ed esplicitano solo una caratteristica, hanno solo una caratteristica della
scienza, cioè sono a priori.

- giudizi sintetici a posteriori (gli empiristi).

La prete pesa 50 kg, è un giudizio sintetico a posteriori. È sintetico perché ci ha dato una
notizia nuova, ed è a posteriori perché è legato all’esperienza in atto di noi in classe ora che
la sentiamo dircelo, non è universale.
Kant allora li unisce.
Dall’empirismo riprende la sintesi e quindi il progresso, mentre dal razionalismo prende
l’apriorismo.

Nuovo significato di a priori

In Kant a priori= universale, necessario che vada oltre l’esperienza in atto. Tutto questo
per lui si può raggiungere grazie alle strutture innate.
Kant non sta smentendo il vecchio innatismo, semplicemente ha un’altra concezione: non
parla di idee innate, ma di strutture, che mi permettono di arrivare alla conoscenza.
In Kant l’a priori è universale e necessario eccetera non perchè dice che tutti gli uomini
hanno già conoscenza innate, ma strutture, che però vanno applicate all'esperienza.
Kant ha aggiunto un significato in più all’innatismo tradizionalmente inteso. A priori in Kant
non è a priori come prima. Loro intendevano le idee innate mentre lui intende le strutture
innate, che sono sempre universali e necessarie.

Secondo Kant i giudizi della scienza sono giudizi sintetici a priori, sono sintetici, cioè fecondi,
e sono anche a priori, la dove in Kant vuol dire universali e necessari. Come si ottiene l’a
priori= l’universale? attraverso le strutture pure.
Tutte le menti umane possiedono le strutture a priori. Tutte le menti umane operano alla
stessa maniera, le esperienze cambiano, sono molteplici, caotiche…
Da tutto questo lui dice che ci deve essere un mix.

La conoscenza è l’incontro di esperienza e strutture a priori.

L’esperienza ci da i dati sensibili, cioè il materiale empirico su cui intervengono le strutture a


priori, cioè quelle modalità pure necessarie che agiscono sui dati empirici, che sono caotici,
e li riordinano, sistemano, li catalogano. (strutture= quelle della sensibilità, spazio e tempo e
12 categorie e Io penso.)
Queste strutture a priori danno la FORMA della conoscenza.

Materia (materiale empirico)+ forma (strutture) = conoscenza.


I dati sono caotici, sui quali intervengono le prime due strutture di spazio tempo, sono già un
primo filtro, dopo di che arriviamo ad un livello molto più elevato, quello intellettivo, dove
interviene l’intelletto, con le due 12 categorie e l’Io penso che catalogano tutti i dati empirici
che sono già stati spazializzati e temporizzati.

Introduciamo un nuovo concetto

Rivoluzione copernicana di Kant


In storia la rivoluzione è un cambiamento repentino, si distingue dalla guerra per la durata.
Kant attua questa rivoluzione copernicana sia in campo teoretico (1 critica) sia morale, (2
critica), che estetico (3 critica)

Noi guardiamo quella in campo teoretico


Lui adora Copernico, perché lui ha intuito per primo l’eliocentrismo. Copernico ha ribaltato le
posizioni del sole e della terra.
Lo stesso fa lui, perché capovolge i ruoli e i compiti dell’oggetto che viene conosciuto e del
soggetto che conosce.

Prima al centro c’era l’oggetto


Ora il contrario
Pone al centro del processo conoscitivo la mente umana con le sue strutture pure a priori

Prima
Quando noi conosciamo un oggetto, conosciamo la sua essenza o solo ciò che appare? È
da qui tutta la speculazione sull’essenza. Al centro c'era l'oggetto e la sua essenza. Anche
Cartesio era caduto, anche se qualcosina ha fatto. Lui era il primo ad averci provato con il
cogito. Nessuno si era fermato sulle strutture della mente.
Ora
Se conosciamo come funziona la mente umana allora riusciamo a capire come arrivare alla
conoscenza.
Se Kant fosse ancora vivente, sarebbe un neuroscienziato,

FENOMENO E NOUMENO

Fenomeno: dal greco, ciò che si manifesta, ciò che appare.


Parmenide aveva un’accezione negativa del fenomeno, che era il mondo delle allusioni.
In Kant, l’apparenza, il fenomeno, assume il significato positivo, perché è l’unica cosa che
l’uomo può conoscere con le sue strutture. Il fenomeno è il dato empirico.

Le strutture a priori si possiedono DALLA NASCITA, non prima della nascita, e si possono
applicare solo ai fenomeni.

Noumeno: È la cosa in sé, è l'essenza, è ciò che è oltre al fenomeno. Qui la ragione umana
fallisce. Esempi sono Dio, l'immortalità dell'anima, ciò di cui si occupa la metafisica. È quel
qualcosa che se c'è è oltre al fenomeno e che le strutture a priori della mente non potranno
mai dimostrare.
La ragione, fuori dai limiti, è destinata a fallire, perché appunto è uscita dal fenomeno, quindi
cade nell’abito del noumeno. Il noumeno è “la cosa in sé", l’essenza. Oltrepassando il
fenomeno si cade nel noumeno, la ragione umana fallisce. Dio lo è, l’essenza, la metafisica
se ne occupa, l’anima.

Metafisica occupa il noumeno e la scienza il fenomeno.

Filosofia del limite sempre presente


Il noumeno, se c’è (perché non si può dimostrare, è oltre la fisica, oltre i fenomeni), va
inteso come un concetto limite, che ci sta sempre a ricordare che ci sono dei limiti oltre i
quali la ragione non può andare, pena il fallimento.

Se Kant dice che il noumeno non è conoscibile dall’uomo, non può dire per esempio che Dio
esista o no (altrimenti uno si chiede: e come fai a dimostrarlo e quindi tecnicamente andare
oltre con la ragione in questioni di metafisica= ti sei contraddetto), lui dice solo che la
ragione teoretica non può dimostrarlo, né nell'uno né nell'altro caso.
Kant dice “Il noumeno, in questo caso quindi DIO, non è conoscibile dall’uomo (= è al di là
dell'esperienza, la ragione non ci arriva). La ragione umana non può dimostrare né la sua
esistenza né la sua inesistenza”

Kant dice che non può dire se il noumeno esiste, perché non lo può dimostrare, tanto che
poi lui scrive la seconda critica per restituire all'umanità queste verità postulate, perché dice
che gli uomini ne hanno bisogno della metafisica

Sono collegati alla rivoluzione Copernicana perché lui pone al centro l'uomo e le sue
strutture, e poi definisce l'ambito nel quale esse possono agire.

Con Kant si parte dall'uomo per conoscere il mondo, mentre prima si concentrano solo
sull'oggetto. Questa attenzione all'uomo ha aperto la strada alle scienze che si sviluppano
nell'800: psicologia, neuroscienze.

Kant scrive: "la cosa in sé (Noumeno) è inconoscibile, se c'è il Noumeno non ci siamo noi,
se ci siamo noi non c'è il Noumeno".
Se c'è l'individuo, la mente umana con le sue strutture, essa può conoscere solo i fenomeni.
Se c’è il noumeno la mente umana non può fare nulla con le sue strutture a priori.

Struttura dell’opera

La dottrina trascendentale degli elementi si divide in: - estetica trascendentale


- logica trascendentale: - analitica
- dialettica
Cosa studia l’estetica trascendentale?
Studia la facoltà della sensibilità, in particolare studia le intuizioni pure della sensibilità
cioè lo spazio e il tempo.
Alla prof non piace la parola produce, perché la sensibilità possiede già spazio e tempo
innate, che sono due intuizioni pure. Intuizioni pure sono proprie della facoltà della sensibilità
che è studiata nell’estetica trascendentale. Al posto di produrre mettiamo “possiede” le
intuizioni PURE.

Alla fine dell’estetica trascendentale fonda la matematica come scienza

Cosa studia la logica trascendentale?


La logica studia la ragione il logos umano, la logica è lo studio del pensiero.

- L’analitica (aristotele logica) studia la facoltà dell’intelletto e dei suoi concetti puri = 12
categorie

Alla fine dell'analitica trascendentale fonda la fisica come scienza

- La dialettica trascendentale studia la facoltà della ragione non più in senso ampio come nel
titolo dell'opera, ma in senso stretto, cioè quella ragione che quando tenta di superare
l'esperienza cade nelle antinomie (contraddizioni). E studia anche le sue tre idee.
È la ragione di tutti i filosofi prima di lui. La ragione in senso stretto, anche detta ragione
dialettica e le sue tre idee.

Ragione dialettica= ragione metafisica= ragione in senso stretto.


Kant la definisce ragione arrogante

Kant qua dimostra che quando si sorpassano i limiti del fenomeno, ci sono delle
contraddizioni= antinomie.

Alla fine della dialettica trascendentale afferma che la metafisica non è scienza.

Significati:

Trascendentale: diverso da trascendente. Trascendente è ciò che va oltre ed è superiore


(Dio dei cristiani)
Trascendentale è tutt'altro, è ciò che non deriva dall'esperienza, quindi ciò che è puro, a
priori, ma che pur non derivando dall'esperienza deve essere applicato ad essa per potere
avere conoscenza. Quindi sono le strutture della mente umana. Puro è sinonimo di
trascendentale. La sensibilità, l'intelletto che possiedono le strutture sono trascendentali.
La dialettica, che possiede tre idee a priori, è trascendentale perché possiede queste tre
idee, ma fa un errore enorme perché pretende di applicare queste tre idee al Noumeno.

Elementi: gli elementi sono le strutture a priori possedute dall'intelletto. Quindi la dottrina
degli elementi studia le strutture a priori.
Kant non studia il dato empirico nella critica della ragion pura, non c'è studio dell'esperienza,
ma è solo uno studio sull'uomo, sulle sue strutture a priori tramite le quali conosce e
rielabora il dato empirico. (rivoluzione copernicana)
Estetica trascendentale:

In generale, la parola estetica ha due significati, non è inventata da Kant ma da un’altro


filosofo prima di Kant. Etimologicamente vuol dire “ studio della sensibilità”.
Kant nella prima critica Studia la facoltà della sensibilità con le intuizioni pure di spazio e
tempo

Altro significato più ampio è " studio del bello nell’arte e nel mondo”. ( il bello si coglie con i
sensi= sensibilità). Questa la riprende nella 3 critica. (Critica del giudizio)
Un filosofo che studia estetica studia la sensibilità e/o il bello nel mondo.

Logica trascendentale

La logica trascendentale, logos= pensiero, studio del discorso.


Si propone di studiare le forme a priori del pensiero.

La logica trascendentale si dice a sua volta in: analitica trascendentale e dialettica


trascendentale

● Analitica trascendentale= Kant studia l’intelletto con tutte le sue forme pure a priori.
L’intelletto categorizza tutto quel materiale empirico che è già stato spazializzato e
temporalizzato dalla sensibilità.

● La dialettica trascendentale (ultima parte conclusiva di tutta l’opera) studia la ragione


in senso stretto con le sue tre idee innate e con gli errori in cui cade la ragione nel
momento in cui pretende di oltrepassare i fenomeni e di conoscere il noumeno. Qui
cade nell'errore, nelle antinomie. La ragione in senso stretto è “arrogante” come dice
Kant, perché ha la pretesa di studiare questioni che riguardano il noumeno.

Per Kant possediamo 3 facoltà: sensibilità, intelletto ( 12 categorie, Io penso + schemi


trascendentali) e ragione in senso stretto/ragione dialettica (con le 3 idee innate della
ragione).
Le prime sue facoltà si fermano all’esperienza, l’altra sfora e cade nell’errore.

Alla fine della dialettica trascendentale arriverà a sostenere che la metafisica non è scienza.
Kant riconosce che l’uomo ha l’esigenza di fare metafisica e quindi esiste questa esigenza
dell’uomo di farla.

Kant alla fine di tutta l’opera risponderà a Hume e dirà che la matematica e la fisica sono
scienze, oltrepassando lo scetticismo di Hume. (Ribadendo ancora una volta la loro validità)
Risponde anche a cartesio (che aveva avuto anche lui la pretesa di fare metafisica dicendo
che dio era garante di tutto il suo sistema) che l’idea innata di Dio è nella mente umana ma
solo come idea. SPOILER: una di quelle 3, è l’idea di Dio. È soltanto pensabile ma non è
conoscibile.
L’ESTETICA TRASCENDENTALE

Estetica trascendentale (si occupa della sensibilità, la prima facoltà che noi utilizziamo per
conoscere)
Rappresenta il livello più basso della conoscenza, si occupa della sensibilità e delle
strutture di spazio e tempo. Sono due intuizioni pure, innate che ci permettono di
conoscere, sono “forme universali e soggettive”

Universali= li hanno tutti, appartengono a tutti i soggetti conoscenti.


Soggettive= relative al soggetto, riguardano e appartengono al soggetto conoscente. Ma
in modo universale. = lo spazio e il tempo non sono da ricercare nell’oggetto ma nel
soggetto.
Non devo intendere soggettivo come che appartengono solo a me, ma in senso più ampio.

Kant dice che tutti siamo in grado di spaziare e temporalizzare.


Tutti vedono un astuccio sul banco e tutti dicono che è sul banco. Tempo, l’astuccio si trova
sulla cattedra il 2 maggio alla 4 ora di lezione.
Kant dice che tutti spazializziamo e temporalizziamo nella stessa maniera. (Lasciando stare
in fuso orario :))))
Spazio e tempo non sono nell’oggetto, ma sono nella mente umana. Sono quindi soggettivi.
Non sono oggettivi perché non appartengono all’oggetto della nostra conoscenza.

Siamo quasi alla fine estetica trascendentale…

Kant, dopo aver detto cos’è lo spazio, il tempo fonda la matematica come scienza.
Arriva a dire che la geometria e l’aritmetica si basano su giudizi sintetici a priori.

Esempio di geometria: La somma interna degli angoli d'un triangolo è sempre uguale a 180
gradi.
È un giudizio sintetico a priori, è costruito sull’intuizione pura dello spazio.

Tutti i giudizi della geometria sono giudizi sintetici a priori costruiti sull’intuizione pura dello
spazio.

Altro esempio: Il quadrato costruito sull’ ipotenusa è sempre uguale alla somma dei quadrati
costituiti suo cateti.

Per costruire questi giudizi sintetici a priori Kant dice che non si ha bisogno ogni volta di
ricorrere all’esperienza, ma basta che applico ogni volta un ragionamento che è già stato
fissato ed è universalmente uguale per tutti.

Alla fine dell’estetica trascendentale fonda la matematica come scienza.


ANALITICA TRASCENDENTALE

È la prima parte della logica trascendentale.

L’analitica trascendentale studia l’intelletto con le sue strutture a priori: 12 categorie, Io


penso, e schemi trascendentali. (non li vedremo)

Lui nell’analitica trascendentale si propone di dimostrare la validità delle forme a priori


dell’intelletto= dimostrare se esse sono in grado di produrre conoscenza.

“Senza sensibilità nessun oggetto ci verrebbe dato, e senza intelletto nessun oggetto
verrebbe pensato”

La sensibilità interviene prima con le sue strutture prime a priori, poi l’intelletto con le sue
strutture.

Attività e passività

La sensibilità è prima passiva e poi attiva.


Passiva= numerose impressioni
Attiva= inizia a temporizzare e spazializzare, dà un primo ordine.

L’intelletto è in un primo momento passivo, quando gli arrivano i dati già spazializzati e
temporalizzati, attivo quando inizia a categorizzare.
La sensibilità mi permette di spazializzare e temporalizzare.
Interviene quindi subito l’intelletto e ci applica le categorie, è l'intelletto che dice la funzione
(disinfettante…), la relazione con altri oggetti… Con l’intelletto rifletto, con la sensibilità no.

Kant dice che l’intelletto umano possiede concetti puri e a posteriori.

- I concetti puri sono le 12 categorie, essi sono concetti generalissimi e sono a priori, le
abbiamo dalla nascita

- Sono concetti, quindi sempre contenuti dell'intelletto, ma sono a posteriori, cioè derivano
dall'esperienza. Il mio intelletto li produce dopo aver fatto esperienza, dopo aver rielaborato i
dati empirici su cui ha già agito la sensibilità, non li possiede dalla nascita. (Luna ha i capelli
ricci e morì)

Tutti i concetti che abbiamo nell'intelletto sono a posteriori tranne le 12 categorie.

Tutti i concetti che abbiamo nella mente a parte le 12 categorie derivano dall’esperienza e
sono categorizzati. I concetti puri sono necessari all’intelletto per produrre i concetti
empirici. Se io non ho la categoria pura della causalità non potrò mai dire che due
fenomeni sono strettamente collegati tra loro. Se non ho quella negazione, non potrò mai
dire che un oggetto non è un’altro…

Ovviamente quelli che ci sono prima sono i concetti a priori e poi quelli empirici.
Ci ricorda un po’ Cartesio, solo che Cartesio aveva dato più importanza a quelli a priori.
Per Kant sono importanti tutti e due.

Prima di lui tutti si erano soffermati sull’esperienza, solo lui arriva e si sofferma sulle capacità
innate nell'uomo. Un minimo lo aveva fatto cartesio col cogito dopo di che si era perso con la
sua metafisica, invece Kant va proprio a analizzare la mente umana= rivoluzione
copernicana.

Le categorie sono strutture a priori, pure, trascendentali ( in Kant vuol dire che deve essere
applicato all’esperienza per avere conoscenza), perché vengono applicate ai dati empirici.

Altro esempio di processo conoscitivo


Una bottiglia blu è uguale a un’altra bottiglia blu. (qualità) Nella 4bl ci sono 3 bottiglie
d’acqua uguali, categoria della quantità.
Per Kant il colore non è impressione, fa parte delle qualità quindi siamo già a un livello
intellettivo.
Qui siamo già a livello intellettivo. Relazione

Come dobbiamo intendere le categorie?

Sono come 12 caselle

Confronto con Aristotele sulle categorie


● In Aristotele erano 10, in Kant 12.
● Kant critica Aristotele perché dice che lui ha elaborato le 10 categorie non seguendo
un filo conduttore, Kant ritiene di averlo trovato.
● Che valore avevano le 10 categorie per Aristotele?
Sia logico (leggi e principi/ predicati generalissimi secondo i quali agiva l’intelletto) che
ontologico (caratteristiche generali dell’essere)
Quelle di Kant hanno solo valore logico, sono solo leges mentis, per Kant sono solo leggi
secondo le quali l’intelletto agisce applicandole ai dati empirici.
Per Aristotele erano leges mentis e entis.

Per Aristotele la logica e la metafisica andavano di pari passo infatti per Aristotele la
metafisica era scienza. (infatti aristotele parlava di categorie in campo ontologico= metafisica
e anche in campo logico= predicati del pensiero) Per Aristotele non c’era la differenza tra
scienza della logica e metafisica.

Aristotele aveva le essenze, faceva solamente metafisica e non fisica e aveva la pretesa di
considerarla scienza.

A livello logico sia Aristotele che Kant sono d’accordo. Solo che Aristotele usava queste
categorie a livello della metafisica, Kant invece le usava solamente a livello empirico.

Le categorie di Kant non sono applicate ad un discorso metafisico ma solo esclusivamente


fisico,solo per conoscere empiricamente per produrre conoscenza scientifica. Le categorie di
aristotele non erano applicate solo all’esperienza empirica, ma anche ad un discorso
metafisico ed è qui che aristotele sbagliava.
Aristotele aveva fatto metafisica perché applica le categorie logiche all’essenza, e quindi ha
sbagliato perché ha sforato nella metafisica.

Per Kant sono solo a livello logico e sono TRASCENDENTALI

Filo conduttore delle categorie per kant


Il filo conduttore delle 12 categorie è la tavola dei giudizi.
Kant dice che bisogna partire dalla tavola dei giudizi per ricavare quella delle categorie.

Il filo conduttore che Kant pensa di aver trovato per elaborare la tavola delle categorie è la
tavola dei giudizi. Bisogna partire dalla tavola dei giudizi per ottenere la tavola delle
categorie. (Aristotele non si è capito quale ragionamento avesse seguito per stilare la sua
lista di categorie.)

Kant dice che pensare, conoscere significa giudicare, cioè attribuire un predicato ad un
soggetto. In che maniera produco questi giudizi?
Io produco questi giudizi usando le 12 categorie. Giudicare significa categorizzare. Visto che
conoscere, pensare, significa produrre giudizi, e che per produrre giudizi è necessario
attribuire un predicato a un soggetto, sono necessarie le categorie. Per produrre giudizi
abbiamo bisogno delle categorie.
Quindi quanti sono i modi di giudicare tante saranno le categorie che il mio intelletto
possiede. È necessario partire dalla tavola dei giudizi e da lì trarre le categorie.
Esempio: Jonathan scrive al PC. Ho attribuito un predicato ad un soggetto, ho espresso
un'azione compiuta da Jonathan, ho utilizzato una categoria per produrre questo giudizio,
per esprimere questa azione.

Definiamo le categorie: concetti puri, forme pure, innate, a priori, funzioni della mente,
strutture dell'intelletto che servono per pensare, cioè per giudicare. Sono trascendentali, cioè
sono a priori ma vengono applicate all'esperienza, ai dati sensibili, se no non possono dare
alcuna conoscenza.

Tutti categorizziamo, cioè applichiamo le categorie allo stesso modo, esse sono applicate
nello stesso modo da tutte le mente, ciò che cambia sono i dati empirici che sono diversi in
base all'esperienza di ognuno.

Categorie di quantità:
(unità, pluralità, totalità)

- Sulla cattedra c'è un disinfettante per i vetri, un contenitore di disinfettanti per le mani.

- Sulla cattedra ci sono tanti oggetti


La totalità degli oggetti della cattedra è data da tutti questi oggetti

- Sulla tavola ci sono quattro piatti, nella pasta c'è un po' di formaggio

Categorie della qualità:


(Realtà, negazione e limitazione)

- Il banco è reale, la scuola è reale

- La matita non è la penna. Lo zaino non è la borsa da passeggio

- Un bicchiere è vuoto, la bottiglia è piena, la minestra è un po' salata, il bicchiere è in parte


vuoto e in parte pieno. I vostri pantaloni sono in parte strappati.

Categorie di relazione:
(sostanza, causalità e azione reciproca)

Le vedremo dopo

Categorie di modalità:
(Possibilità-impossibile, necessità-contingenza, esistenza-inesistenza)

- Domani è necessario che ci sia scuola (necessità)

- Abbiamo fatto la verifica, ma poteva anche essere rimandata (contingenza)

- È possibile che io oggi incontri Eleonora (possibilità)


- L'uomo non può volare da solo (impossibilità)

- Un bambino non può toccare la parte più alta di un albero alto 6 metri (impossibilità)

Differenza tra contingenza e possibilità. Sono molto simili ma contingenza si riferisce più a
una cosa che è già accaduta, mente possibilità a qualcosa che ancora deve accadere

- Esiste la scuola, non esiste Babbo Natale

Differenza tra esistenza e realtà.


Esistenza viene applicata agli essere viventi, mentre realtà a tutto, anche a un sasso.

Qui Kant si pone un problema: Deduzione trascendentale

Termine deduzione ripreso dal linguaggio giuridico, significa dimostrare la legittimità.

Essa riguarda la dimostrazione della validità dell'uso delle 12 categorie. Dimostrare che
l'uso delle 12 categorie è valido, cioè che quando il mio intelletto le applica dà conoscenza
vere, chiare e certe.
Questa parte della critica della ragion pura si occupa di dimostrare che le categorie applicate
all'esperienza diano conoscenza vera, certa e chiara.

Kant dice che quando affermiamo una cosa dobbiamo anche giustificarla.
Fino ad ora ha solo affermato che noi possediamo queste categorie, ma ora deve
giustificare la sua tesi, deve dimostrare che esse diano conoscenze vere e certe.

Chi mi garantisce che queste categorie applicate ai dati empirici diano conoscenza vera,
pura e chiara?

Le categorie che sono pure, a priori, innate, sono così diverse dai dati sensibili, caotici e
mutevoli, chi mi garantisce che applicando queste categorie ai dati empirici si ottenga
conoscenza?

Chi ci garantisce che la natura esterna, quindi i dati empirici, completamente diversi dal
nostro intelletto, che esiste di per sé, indipendente dalla nostra mente, obbedirà alla nostra
mente, e quindi alle nostre 12 categorie per dare conoscenza certa?

Lui dice, da un lato abbiamo le strutture, ma dall'altra abbiamo i dati empirici, che già sono
stati spazializzati e temporalizzati, ma sono mutevoli, incerti, caotici, completamente opposti
alle categorie che invece sono pure, innate a priori.

Il garante di tutto questo è l'Io penso. (il suo predecessore è il cogito). L'Io penso è
appercezione trascendentale. È una struttura a priori, universale, trascendentale,
soggettiva, innata.
È una suprema struttura della nostra mente che ha il compito di lavorare sui dati empirici che
arrivano e ha il compito di unificare e sintetizzare il molteplice, i dati sensibili provenienti
dall'esterno.

L'Io penso fa in modo che le categorie si possano applicare bene ai dati sensibili

"L'Io penso deve poter accompagnare tutte le mie rappresentazioni"


Ogni volta che io sto pensando, che sto producendo conoscenza, non posso fare a meno di
usare l'Io penso. L'Io penso è sempre presente nella costruzione della conoscenza.

Questo perché esso unisce tutte le rappresentazioni provenienti dall'esterno, è centro


unificatore della conoscenza. È la struttura massima dell'intelletto che unicità e sintetizza il
molteplice proveniente dall'esterno.

Quindi la sintesi e l'unità non sono nella natura, nel mondo esterno, esse sono SOLO nel
mio intelletto.

L'Io penso è quel principio che raccoglie tutte le percezioni provenienti dall'esterno, le unifica
e le sintetizza, è una capacità unificatrice e sintetizzatrice. Noi conosciamo perché
riusciamo a fare ordine nei dati che ci arrivano dall'esperienza, altrimenti non riusciremmo
mai a conoscere.

Esempio:

Io vedo un contenitore, è verde, ha sopra un orso, dei pallini gialli, delle scritte nere, delle
strisce bianche.

Poi l'intelletto mi dice: c'è un contenitore che contiene gel igienizzante

Vedo in cellulare, mi arrivano tutti i suoi dati sensibili, come appare, il suo peso ecc…

Poi l'intelletto mi dice: il cellulare serve per comunicare.

Qui può essere fatto un parallelismo con Cartesio che aveva fatto unire il corpo, quindi i
sensi, e la mente, nella ghiandola pineale.

Grazie all'Io penso il materiale proveniente dall'esterno viene sintetizzato e unificato ad un


livello superiore applicando le categorie. Grazie all’Io Penso le categorie si applicano bene ai
dati sensibili.

L'Io penso è quel principio che raccoglie tutte le percezioni arrivate dall'esterno, le sintetizza
e le unifica tramite le categorie.

Cartesio aveva dato una spiegazione pseudo-filosofica, Kant invece arriva all’Io Penso, a
questa funzione suprema dell’intelletto. Il cervello è la struttura che viene studiata a livello
scientifico, la mente è una sua funzione, siamo in ambito scientifico.
Kant dice che l'Io Penso non crea nulla, è solo un ordinatore, si applica ai dati empirici, è
una struttura mentale formale che si limita a unificare e sintetizzare una realtà già esistente,
esso si applica sempre soltanto ai fenomeni, ai dati empirici. Quindi anche esso come tutte
le strutture è trascendentale. Solo le strutture sono innate ma non c'è alcun tipo di
conoscenza innata.

L'Io penso è posseduto da tutti e lavora in tutte le menti nello stesso modo, il modus
operandi è sempre lo stesso.

La natura quindi si adeguerà alle 12 categorie?


Le 12 categorie quindi applicate ai dati sensibili daranno conoscenza vera, chiara, certa?

Kant dice di sì perché grazie all'Io Penso che agisce sul molteplice le categorie si applicano
bene ai dati empirici. L’Io Penso è questa funzione suprema che riesce a sintetizzare il
molteplice adeguandolo alle nostre strutture.
Esempio: la nostra mente è un computer. Abbiamo un'unità di base che opera mediante le
12 categorie. I dati vengono unificati, formati, pensati dall'Io Penso grazie alle categorie.
Tutti i dati immessi dall'esterno vengono unificati e sinterizzati tramite l'applicazione delle
categorie.

Non si può quindi pensare la natura se non attraverso le 12 categorie.


Tutte operano sui fenomeni, sono trascendentali.

L'Io è legislatore della natura perché siamo noi che applichiamo le nostre leggi a priori
pure ai dati empirici.

Saltiamo gli schemi trascendentali

Parte conclusiva dell'analitica

- Kant ha dimostrato che la matematica è una scienza pura alla fine dell'estetica
trascendentale perché si fonda sulle strutture a priori dello spazio e tempo.

La fondazione della fisica come scienza

Noi spazializziamo e temporaliziamo gli oggetti dell'esperienza. Noi li intuiamo ( spazio e


tempo sono intuizioni pure) e dopo averli intuiti tramite l’Io Penso li pensiamo ad un livello
superiore e produciamo giudizi applicando le categorie. L'intelletto quindi ha funzione
unificatrice attraverso la quale la nostra mente crea pensieri, concetti. Esso non unifica in
maniera arbitraria, ma unifica esperienze simili tra loro.

Poggio la mano in un caminetto, mi scotto


Poggio la mano su una fiamma, mi scotto
Poggio la mano sul gas, mi scotto

L'Io penso quindi forma un giudizio, un pensiero unico: il fuoco mi scotta.


Una volta che ho formato questo giudizio, esso varrà per sempre.

Il pensiero il fuoco scotta non viene elaborato dalla sensibilità, ma dall'intelletto. È l'Io Penso
tramite le categorie che unifica questo pensiero. Se io mi fermassi alla sensibilità
continuerei a scottarmi, non arriverei al concetto unico.

Le categorie di relazione
(quelle su cui si fonda la fisica)

Sostanza, causalità e azione reciproca

Sostanza = in ogni mutamento che noi avvertiamo nel mondo circostante, essa rimane
sempre invariata = nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma.
Kant sta applicando una legge fondamentale della fisica dicendo che nulla si crea, nulla si
distrugge, tutto si trasforma. (Democrito)

Causalità/causa effetto

Principio fondamentale della fisica.


Per ogni evento c'è sempre una causa. Per ogni causa c'è sempre un effetto (causalismo
Democrito). Questo legame tra due eventi, tra cui uno è causa e uno è effetto, non esiste
fuori di noi, nella natura. Il legame causa e effetto è il nostro modo di organizzare le
esperienze applicando la categoria di causalità, mettendole appunto in relazione in modo
tale che uno sia la causa e l’altro evento sia l’effetto. Questa relazione non è nella natura,
siamo noi ad applicarla (Io legislatore delle natura)

Azione reciproca

Tutte le sostanze che esistono simultaneamente sono tra loro in interazione, tutto ciò che
accade è sempre collegato ad altri fatti. Anche questo legame non esiste nell'esperienza,
essa è sempre caotica. Questo è il nostro modo di organizzare le nostre esperienze. E una
legge della mente umana. Siamo noi che applichiamo le nostre leggi alla natura.

Azione reciproca e causalità sono molto simili.

Queste tre categorie sono alla base di tutti i giudizi della fisica, perché le leggi della fisica si
basano su questo tipo di relazioni.

I giudizi sintetici a priori della fisica si basano su queste tre categorie. La fisica è lo studio
della materia (sostanza). Per produrre giudizi sintetici a priori della fisica, per avere leggi
fisiche, dobbiamo avere queste tre categorie.
Grazie a queste tre regole necessarie, pure, formali, noi possiamo ordinare la materia e
produrre giudizi sintetici a priori della fisica.
È l'Io legislatore della natura (rivoluzione Copernicana). Le leggi della natura sono imposte
dalla nostra mente. L'oggetto si deve conformare prima allo spazio e al tempo, poi alle
categorie dell'intelletto che è l'unico a produrre i giudizi sintetici a priori della fisica.

Ecco che viene superato lo scetticismo scientifico di Hume. Hume diceva che non possiamo
prevedere i fenomeni futuri, Kant invece risponde dicendo che possiamo prevedere il futuro
(uno degli obiettivi principali della scienza), possiamo dire che la mano si scotterà sempre
con il calore, perché questa relazione causa effetto è in noi, è nella nostra mente che ci
permette di usarla sempre. Non siamo noi che ci dobbiamo adattare alla natura perché
questa relazione è in noi e noi la imponiamo alla natura. Quindi la natura non è ordinata di
per sé (la natura è il caos, Eraclito) e solo grazie all'Io penso essa può essere ordinata.

DIALETTICA TRASCENDENTALE

Affronta il vero problema dell'opera.

Affermerà che la metafisica non è scienza perché non si basa su giudizi sintetici a priori,
perché non si basa sull'esperienza.

Andando oltre i limiti dell'esperienza è impossibile costruire una conoscenza vera, certa e
chiara

Lui definisce la ragione metafisica come arrogante. Essa vuole oltrepassare i limiti
dell'esperienza e pretende di dare conoscenza nell'ambito del Noumeno, cosa che la
ragione non può mai fare. Il Noumeno è inconoscibile perché è oltre all'esperienza. Il fatto
che la ragione umana abbia questa esigenza di andare oltre all'esperienza è inevitabile, è
un'esigenza che ogni uomo prova. Lui esclude quindi la possibilità di conoscere il Noumeno
però poi lo riproporrà in un altro modo nella seconda critica.

La ragione dialettica ha tre idee. Esse sono tre idee astratte, come tutte le idee. Sono pure,
a priori, le possediamo fino dalla nascita. La nostra mente è in grado di pensare queste tre
idee.

Differenza pensare e conoscere (pensiero e conoscenza):


Una cosa è pensare, ma non sempre un pensiero coincide alla conoscenza.
Il Noumeno lo posso solo pensare ma non conoscere.
Io posso pensare che Dio esista, ma non posso dire con certezza che Dio esiste, non posso
dire che Dio sia conoscenza vera. Posso pensare all'amore assoluto, ma non posso dire che
esista veramente, stessa cosa con Babbo Natale ecc..

Dialettica in Kant:
(Socrate la intendeva come dialogo, in Platone la dialettica aveva un senso metafisico, era
un'elevazione verso l'iperuranio)
In Kant la dialettica è la pretesa della ragione in senso stretto, della ragione metafisica
di conoscere il Noumeno. Ha un'accezione negativa in Kant. È una pretesa che condanna
la ragione in senso stretto all'errore perché la conoscenza umana è limitata all'esperienza.

Queste idee sono tre:

- Idea di Dio
- Idea di anima/ Io
- Idea di mondo

Idea di Dio
Da intendere come la totalità della totalità, che unifica l’esperienza in generale, è
fondamento.
Ognuna di queste idee contiene delle contraddizioni.

L'idea di anima/ Io
È l'idea che unifica tutti i nostri fenomeni interiori

Idea di mondo
È l’idea che unifica tutti i fenomeni, le esperienze esteriori

Ognuna di queste idee contiene delle contraddizioni. Partendo dall'analisi di queste tre idee
Kant dirà che la ragione in senso stretto non può costruire giudizi sintetici a priori
perché ha la pretesa di andare oltre i limiti dell'esperienza e di conoscere il Noumeno.

La ragione pretende di dimostrare queste sue tre idee, pretende di conoscerle, esse sono
parte del Noumeno, non può conoscerle.

La dialettica trascendentale ha l'obiettivo di arrivare alla conclusione che la metafisica non è


scienza perché non ha un riferimento empirico. La ragione metafisica pretende di conoscere
il noumeno e di dimostrarne la conoscenza.

Criticando queste tre idee lui porta avanti tre critiche a tre presunte scienze alla base di
queste tre idee. (Psicologia, cosmologia, teologia)

L'idea di Io:

Critica la scienza della psicologia che ha la pretesa di conoscere l'anima.

L'idea di Io è l'idea di anima che unifica tutti i nostri stati interiori.

Secondo Kant questa idea nasce nella mente umana da un paralogismo (para=falso,
logos=ragionamento). Il falso ragionamento è quello di considerare l'Io Penso come
anima.
Tutta la filosofia antica non ha fatto distinzione tra anima e intelletto ( Platone aveva l'anima
tripartita ma era sempre anima).
Kant invece parla di Io Penso, una struttura suprema dell'intelletto, e dice che non lo
possiamo confondere con l'anima. Kant non dimostra l'Io penso, dice che non è una cosa
concreta, è una struttura a priori, non va dimostrata, è una nostra capacità, la sua prova è il
fatto che non lo applichiamo. Quindi la psicologia precedente ha confuso l'intelletto con
l'anima. L'Io non è l'anima ma è una funzione dell'intelletto. L'anima non possiamo dire che
esista né che non esista, non possiamo dimostrarla, essa è Noumeno, non può essere
dimostrata, può solo essere pensata. Lui critica la pretesa della psicologia tradizionale di
dimostrare l'esistenza dell'anima. (Scetticismo metafisico di Hume). Non posso passare dal
livello logico al livello ontologico come sostanza spirituale.

La psicologia successiva a Kant prenderà moltissimo da Kant.

La ragione e l’intelletto sono due cose separate?


Ragione e intelletto non sono sinonimi.
La ragione in senso ampio comprende l’intelletto e la ragione in senso stretto. Fino ad ora li
abbiamo usati sempre come sinonimi, ora devo specificare e non posso più farlo.

Kant non dice che l’anima non esiste, dice che esiste come idea innata, ma che non si può
passare a piano ontologico. Esistenza per Kant vuol dire mondo empirico, l’anima non è
oggetto di conoscenza empirica.

La psicologia si basa tutta su un paralogismo.

Tutta la psicologia successiva a Kant prenderà una strada differente da quella tradizionale.
Lui non chiude le porte alla psicologia, lui critica l’errore fatto dagli psicologi tradizionali.

Idea di mondo:

Critica alla cosmologia tradizionale

Kant ritiene che se noi cerchiamo di

Cadiamo in contraddizioni perché noi non potremo mai fare esperienza di tutti i fenomeni
possibili di questo mondo.
Se quindi partiamo dalla presunzione di voler interpretare il mondo nella sua totalità si cade
in contraddizioni, antinomie.
Kant da una tavola delle antinomie.
Quando si cerca di proporre un discorso intorno al mondo nella sua totalità si cade
inevitabilmente in queste contraddizioni dette antinomie, dei conflitti della ragione con sé
stessa, la ragione va contro sé stessa. Sono delle coppie di proposizioni opposte, una che
afferma e una che nega, da una parte c'è la tesi e dall'altra c'è l'antitesi.

Esiste finalità nel mondo - non esiste finalità nel mondo

La ragione produce queste proposizioni che sono opposte. Tra queste due non si può mai
dire quale sia quella vera e quale sia quella falsa. È impossibile decidere, è impossibile
stabilire quale sia vera perché manca un riscontro empirico. Non posso dimostrare né una
né l'altra. La ragione si trova davanti a un vicolo cieco, non sa quale scegliere. La ragione si
trova in queste antinomie perché ha la pretesa di conoscere il mondo nella sua totalità
(aspetti fenomenici e oltre i fenomeni, non la totalità dei fenomeni e basta).

Idea di Dio

Critica alla teologia.

È uno dei tre errori della ragione. Qui Kant riprende tutta la filosofia tradizionale e critica tutti
coloro che hanno cercato di dimostrare la sua esistenza.
Dio esiste? È dimostrabile razionalmente l'esistenza di Dio?
Kant riprende la prova ontologica o a priori di Anselmo, tutte le prove cosmologiche
(Tommaso) e la prova fisico-teleologica (telos=fine, teleologica=finalistica).

Riprende queste tre prove e individua che ognuna di queste tre prove conduce a delle
contraddizioni all'interno delle proprie dimostrazioni.

➔Critica alla prova ontologica:

Parte dal concetto di Dio come essere perfettissimo che esiste nella mia mente. Anselmo
dice che Dio non può esistere anche a livello ontologico perché altrimenti ogni ente esistente
sia a livello logico che ontologico sarebbe superiore a Dio.

Kant la critica dicendo che non si può passare così dal piano logico a quello ontologico.
Pensare una cosa non significa provare la sua esistenza. Lui fa una distinzione chiara tra
pensare e conoscere.

Anselmo aveva risposto a critiche di questo tipo dicendo che questo passaggio tra i due
livelli non vale per tutti gli enti, ma solo per Dio.

Critica alle prove cosmologiche:

Tutte quelle di Tommaso.

Il principio di causa viene usato in maniera illegittima. Esso è una delle 12 categorie e come
tale va applicata ai fenomeni. Nelle prove cosmologiche invece essa viene applicata a Dio,
al Noumeno. Non da quindi nessuna conoscenza.

➔Critica alla prova fisico-teleologica

Parte dall'osservazione del mondo esterno, in particolare dall'ordine, la bellezza, la finalità


che il mondo possiede per arrivare a una causa di quest'ordine, come Mente massima a cui
tutto tende e quindi tutto è ordinato perché tutto tende alla stessa cosa.

La ragione dialettica/metafisica non fa altro che voler riconoscere quelle che sono
delle esigenze umane. Le tre idee della ragione metafisica non sono altro che delle
esigenze, dei bisogni dell'uomo. Abbiamo l'esigenza di pensare a Dio, all'anima, al mondo
oltre i fenomeni nella sua totalità. Pensare però non vuol sempre dire conoscere. La ragione
però sbaglia quando crede di poter conoscere il Noumeno. Kant dice che la ragione
metafisica dimentica che noi abbiamo sempre a che fare SOLO con i fenomeni e che non
abbiamo MAI a che fare con il Noumeno. La conoscenza umana si costruisce solo
nell'ambito fenomenico. Pretendendo di andare oltre cade in questi errori e contraddizioni.

La dialettica trascendentale quindi studia i naufragi della ragione metafisica, i suoi


fallimenti, i fallimenti di tutti i filosofi che hanno cercato di fare metafisica tramite strumenti
razionali.

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