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Della vita di Tito Lucrezio, noto autore e filosofo latino, non si sa molto ma alcune
notizie sono state ricavate da San Girolamo e da alcune figure politiche molto
importanti citate in alcune sue opere.
Si ipotizza che visse tra il 96 e il 55 a.C. e che visse l’epoca in cui Roma era
tormentata dalle guerre civili, anche se di queste e di Roma stessa nelle sue opere non
vi è traccia. Egli nasce probabilmente in Campania, negli stessi anni in cui si stava
diffondendo l’epicureismo, corrente filosofica alla quale lui si dedicherà e di cui
parlerà nei suoi scritti. Oltre a ciò vi sono speculazioni riguardanti un filtro d’amore
che portò l’autore ad impazzire dopo la somministrazione e successivamente al
suicidio all’età di soli 44 anni. I suoi scritti ci arrivarono grazie a Cicerone quale li
fece subito pubblicare.
Opere
Nelle sue opere troviamo traccia dell’epicureismo e di colui che diede vita a questo
movimento, Epicuro.
EPICUREISMO
L’epicureismo in primo luogo si sviluppò in Grecia ma molti filosofi accorsero
nell’impero romano per diffondere questa nuova filosofia che puntava e proponeva di
liberare gli uomini dalle paure, aprendo orizzonti mentali nuovi. Questo suscitò
subito interesse in una società in grande fermento culturale com’era Roma nel I
secolo a.C. Epicuro, suo creatore, però non godeva del supporto del Senato in quanto
egli criticava le forme della religio tradizionale, anche se già nell’epoca di Cesare e di
Cicerone egli e la sua corrente erano già ormai accettati nella società romana ed era
anche diventata ‘la filosofia di moda’. Ovviamente nessuno dei grandi personaggi di
Roma la praticò ma molti di loro protessero filosofi epicurei e molti poeti romani
dell’epoca di Augusto furono addirittura seguaci o simpatizzanti di Epicuro.
TETRAFARMACO
Epicuro ci consiglia 4 farmaci della felicità:
1. NO
N TEMERE GLI DEI: loro vivono negli intramondi e non si interessano di noi e
del mondo, dunque non dobbiamo temere di essere giudicati una volta morti.
2. NO
N TEMERE LA MORTE: con la morte si pone fine ad ogni cosa, compreso il
dolore e tutta la frustrazione. Con la morte non si soffre più.
3. NO
N TEMERE IL DOLORE: quando e se si è affetti da un dolore o male breve,
questo prima o poi passa; se si è affetti da un male di lunga durata, questa porta
alla morte, la quale pone fine ad ogni tipo di sofferenza.
4. TU
TTI POSSONO ESSERE FELICI: tutti possono raggiungere la felicità in quanto
tutti possono liberarsi dal dolore.
TIPI DI BISOGNO
Ve ne sono di 3 tipi:
- naturali e necessari (mangiare, bere, dormire)
- naturali ma non necessari
- non naturali e non necessari
DE RERUM NATURA
Per diffondere ancora di più le idee di Epicuro, Lucrezio compose un’opera
denominata “de Rerum natura” (la natura delle cose). Quest’opera venne dedicata al
suo probabile protettore, Gaio Memmio.
VENERE: Gli studiosi hanno avanzato varie ipotesi per giustificare la presenza di un
inno a una divinità in un poema epicureo. Eccone alcune:
- Venere viene invocata in quanto madre di Enea, quindi origine del popolo
romano;
- Venere è personificazione della voluptas, il piacere cui tende l’epicureismo;
- Venere rappresenta la forza cosmica dell’amore e della pace, contrapposta alla
forza cosmica della guerra (Marte);
- Venere è oggetto di culto da parte della gens emmia, cui appartiene il
dedicatario.
• I-II: la prima coppia di libri è dedicata alla fisica. Qui viene discussa
l’organizzazione della materia nell’universo, gli atomi, il vuoto e l’eternità
della materia. Niente nasce dal nulla e niente finisce nel nulla. Per Lucrezio
materia e spazio non hanno limiti, sono infiniti, questo perché gli atomi si
compongono e si scompongono in un ciclo infinito per poi incontrarsi di nuovo
in modo casuale secondo un principio che viene denominato da Lucrezio,
Clinamen. In questo modo l’universo risulta un grande organismo vivente
autonomo, capace di ordinarsi da solo secondo le sue leggi materiali e senza
l’influenza di alcuna forza divina. Come diceva Epicuro, il tutto e il nulla
finiscono per confondersi in un gioco infinito dove l’uomo può solo accettare
ciò a cui è sottoposto, ovvero le grandi leggi che lo dominano. In questo
meccanismo però viene ad aprirsi uno spazio, piccolissimo, ma in grado di far
occupare all’uomo un posto. Infatti dentro l’infinito universo esiste un ente
microscopico rappresentato dall’essere umano che viene visto come un
provvisorio aggregato di atomi ma anche come l’unico a poter raggiungere
l’unico bene: la felicità= atarassia, il non farsi turbare da passioni e paure.
LO STILE
Ecco alcuni tratti distintivi dello stile lucreziano:
Lingua
La particolarità della lingua di Lucrezio sta proprio nel come è strutturata: la sua
principale esigenza era quella di piegare la lingua latina al pensiero filosofico di
Epicuro e per fare ciò, prese spunto da quello che stavo facendo Cicerone nello stesso
periodo ovvero inventare una nuova lingua filosofica latina. In questa maniera
Lucrezio integrò nel suo linguaggio qualcosa di geniale e allo stesso tempo molto
faticoso: introdusse termini tecnici della filosofia greca nuovamente inventati in
latino, poi mescolati a parole e immagini grandiose e il risultato di questo era uno
stile assolutamente particolare e inimitabile, capace di essere arcaico e moderno allo
stesso tempo. Ciò rende lo stile Lucrezio fuori dal tempo, visto che nessun autore
latino riuscì a scrivere come lui. Il suo stile si accosta molto a quello che per gli
antichi era definito lo stile sublime: qualcosa di alto e potente e allo stesso tempo
difficile.