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IL VELO DI MAYA E LA VOLONTÀ DI VIVERE

Il velo di Maya ci è dato dal nostro sistema di filtraggio.


Schopenhauer spiega il velo di Maya, l’illusione come data non dal nostro filtro tempo ma l’illusione è
data dalla coordinata spazio perché tende a differenziare ciò che è unico.
È evidente che questa unità, perché è noumeno, non ci è dato conoscerla se non come volontà di
vivere.
Tutte le trasformazioni che viviamo e percepiamo non sono altro che manifestazioni della volontà di
vivere.
La volontà di vivere è un principio irrazionale alla base dell’universo, essa si manifesta con il divenire
e poi si trasforma in altro. Tutto deve essere letto in questa chiave.
Il velo di Maya a che cosa è dovuto? Esso è dovuto alle forme a priori, spazio e tempo, che
costituiscono la nostra prigione.
Tende a farci vedere parcellizzato ciò che non lo è.
IL MONDO COME VOLONTÀ E RAPPRESENTAZIONE
Rappresentazione perché il mondo fenomenico così come lo conosciamo noi è solo frutto di una
nostra rappresentazione, non coincide con la realtà come essa realmente ed effettivamente è. Il
fenomeno per Kant è ciò che possiamo conoscere realmente dell’oggetto, per Schopenhauer è
rappresentazione, è una ‘mistificazione’.
Volontà perché alla base di tutto troviamo proprio la volontà di vivere.

DOMANDE CHE BISOGNA PORSI


Il filosofo ha il compito di scoprire, di svelare.
Per Schopenhauer l’uomo è un animale metafisico, è l’unico animale che si interroga sulla realtà, sul
mondo e sulla propria esistenza, ma lo sa in funzione della propria intelligenza. È consapevole e si
interroga. Le domande che ci dobbiamo porre sono:
• Come attingere al noumeno? Come attingere all’assoluto?

• Come può una esperienza intima dell’uomo portare ad affermare che questo principio, che
l’uomo stesso ravvisa dentro di sé, possa essere condiviso d tutti gli esseri del mondo ed
essere il noumeno di tutti gli esseri?

Partiamo dal fatto che noi uomini abbiamo una duplice valenza, siamo fatti di fenomeno, il corpo,
l’elemento con cui ci presentiamo al mondo come elemento differenziato dagli altri esseri, ci viviamo
dall’esterno, e siamo fatti anche di noumeno, ci viviamo però anche da dentro, gioiamo, soffriamo,
abbiamo una nostra interiorità.
Questa possibilità di ripiegarci su noi stessi, e noi siamo l’unico elemento della natura che lo può fare
perché consapevoli, ci permette di affrancarci dallo spazio e dal tempo, dalla prigionia, e di vivere la
nostra interiorità e di cogliere il noumeno. ‘La verità ama nascondersi’ diceva Eraclito. Il soggetto,
libero da queste grate e da questi filtri, vede che cosa c’è. Togliendo il velo di Maya si vede che alla
base l’unica cosa che c’è è un IMPULSO VERSO LA VITA, la brama, la spinta, l’appetito irrefrenabile
verso la vita, principio irrazionale, espressione dell’affermazione della volontà di vivere.
Alla base del mondo c’è il noumeno, la VOLONTÀ DI VIVERE. Se nel mondo non esistesse l’uomo, il
noumeno non esisterebbe (idealismo).
• È possibile accedere al noumeno tramite questa esperienza intima dell’uomo.

• Il noumeno è uno, la cosa in sé, è l’αρχή di tutti gli elementi della natura.

L’uomo si libera dei filtri, dalle forme a priori, che non permettono di vedere il mondo così
come è. Le forme a priori però presentano fenomeni. Quando noi ci ripieghiamo su noi stessi,
non utilizziamo queste grate, questi schemi trascendentali. Ciò rende oggettiva la nostra
esperienza e che fa ritenere che questo possa valere per tutti gli esseri dell’universo. L’uomo si
emancipa, si affranca, dalla griglia che ci fa vedere le cose come non sono. Quando siamo
liberi da ciò stiamo conoscendo qualcosa che vale sempre e per tutti.

Schopenhauer ritiene che questa volontà di vivere, questa brama, tenda ad oggettivarsi nella natura, a
concretizzarsi. Questa spinta irrefrenabile alla vita presenta una piramide cosmica. Ci sono gradi
interiori, dove non c’è coscienza, dove ci sono le forze della natura, le piante e gli animali, fino ad
arrivare ai piani superiori dove troviamo l’uomo con la sua consapevolezza. Schopenhauer non
presenta un ordine gerarchico, di importanza, di dignità ontologica. C’è però un’oggettivazione della
volontà in termini inconsci ed in termini consci, consapevoli.

I MAESTRI DEL SOSPETTO E LO SMASCHERAMENTO DELL’OTTIMISMO


Questa deriva pessimistica può adombrare il lato saliente del pensiero di Schopenhauer, ossia la
grande opera demistificatrice.
Fa cadere le menzogne, le svela.
Anela alla verità.
Viene infatti paragonato a quelli che saranno definiti ‘Maestri del Sospetto’:
Marx, Nitzsche e Freud.
Grazie a questo suo voler distruggere le metafisiche che ci illudono, le religione, le filosofie
ottimistiche, smaschera il mondo dalle illusioni.
Le religioni sono delle illusioni, l’idealismo è una'illusione, l’evoluzionismo positivistico è una illusione,
la storia non deve essere vista in chiave provvidenziale, come la realizzazione di un disegno divino,
tutto si ripete sempre allo stesso modo.
Questo tema verrà ripresi da grandi filosofi che saranno definiti ‘Maestri del Sospetto’ da Paul
Ricoeur, filosofo francese del secondo 1900.
Con gli ultimi tre cadono le illusioni, definitivamente e totalmente;
però effettivamente Schopenhauer è il primo a smascherare il vero volto demoniaco del mondo,
convinto che la realtà, in relazione ad eventi storici, a norme, a comportamenti umani, stia al di sotto,
nascosta.
Marx dirà che non è la sovrastruttura, la filosofia, le dottrine politiche o religiose o artisitche, a
determinare la realtà, ma la struttura, quella sociale ed economica.
Freud dirà che non è il conscio a stabilire e a guidare le nostre azioni, ma una forza che è nascosta,
l’inconscio.
Nitzsche dirà che Dio è morto, che tutte le metafisiche, le religioni, le verità scientifiche sono morte,
inaugurando la stagione della filosofia dell’uomo, unico valore in cui credere.
Schopenhauer è il primo a far crollare tutte le impalcature dottrinarie che sono false credenze.
Smaschera l’ottimismo cosmico, arriva ad un pessimismo cosmico, o metafisico, perché quello che
vale per l’uomo vale per tutte le cose.
Schopenhauer smaschera l’ottimismo cosmico, tipico delle filosofie che credono nel progresso,
nell’affermazione di uno spirito nel mondo, come l’idealismo.
Smaschera l’ottimismo sociale e quindi afferma il pessimismo sociale.
Si schiera contro le filosofie che ritengono l’uomo un animale socievole, contro Aristotele.
In questo si avvicina molto ad Hobbes, homo homini lupus l’uomo tende a contrapporsi all’altro e a
sopraffarlo, in modo feroce e rapace.
L’uomo, a causa della brama di vivere, tende ad imporre i propri desideri sugli altri. La solidarietà
sociale non è possibile, è una falsità. Lo Stato si realizza non per una innata socialità ed eticità
dell’uomo, che è alla ricerca di un' organizzazione che normi, regoli la società, ma per regolamentare
gli egoismi di tutti.
Egli smaschera tutte le verità che in realtà non lo sono.
Smaschera anche lo storicismo.( vedere testo la critica alle varie forme di ottimismo)

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