e volto all'indagine sulla coscienza e l'introspezione interiore. Oggetto di indagine della filosofia
torna ad essere l'interiorità dell'uomo e i fatti della coscienza (parziale riallacciamento a Plotino,
Agostino, Cartesio,...), in opposizione al positivismo che concentrava la propria indagine sulla
natura e sull'esteriorità.
Distinzione tra 1) tempo della scienza: formato da istanti differenti solo quantitativamente, è
reversibile (ripetibile), i momenti sono distinti tra loro → il tempo della scienza è un “concetto
bastardo”, è qualcosa di astratto, esteriore, spazializzato (immagine della collana di perle).
2) tempo della coscienza: formato di istanti diversi anche qualitativamente (un minuto può
sembrare durare un'ora), irripetibile, i momenti si compenetrano tra loro → è un tempo
concreto e interiore, è durata (immagine del gomitolo di filo).
Idea della conservazione totale e della creazione totale del tempo vissuto → non ci si può
sbarazzare del passato, ma ogni momento è qualcosa di totalmente nuovo rispetto agli altri.
La coscienza è un unico e continuativo processo di mutamento. La vita dello spirito è autocreazione
e libertà. L'anima è libera, non determinata da un sentimento specifico.
Distinzione tra 1) memoria (pura): è la coscienza stessa, che registra in modo automatico tutto ciò
che accade.
2) ricordo: è la materializzazione, operata dal cervello, di un'immagine di un evento del
passato. Non avviene sempre.
3) percezione: filtro che seleziona i dati in vista delle esigenze dell'azione.
Riflessione sull'esistenza → è sempre esistenza nel mondo, legata ad una situazione di fatto.
L'esistenza è anche ricerca dell'Essere e tale ricerca parte dal considerare noi stessi come Esserci,
ovvero come un elemento del mondo. La ricerca dell'Essere è “orientamento nel mondo” → è una
ricerca che non si conclude mai, che non raggiunge mai il suo oggetto; approda sempre ad un
oggetto determinato presente nel mondo, mai alla vera conoscenza del mondo.
La conoscenza che raggiungiamo non è quella del mondo, ma quella di un cosmo, singolo e
particolare, legato sempre ad un particolare punto di vista.
Da questo la rottura del mondo come unità e totalità → molteplicità delle prospettive, ognuna delle
quali pretende di essere assoluta ma in realtà non è che relativa ad un certo punto di vista.
Soluzione, secondo Jaspers, è porsi sul piano di una “considerazione esistenziale” per la quale io
non sono mai oggetto a me stesso → io sono la mia stessa intuizione del mondo; la mia intuizione
del mondo non è altro che la mia “situazione” nel mondo e questa non può essere oggettivata.
L'io sceglie se stesso, ma tale scelta auto-costitutiva non è che l'auto-costituirsi della situazione nel
mondo, determinata e particolare, nella quale l'io si trova. La scelta quindi è il riconoscimento e
l'accettazione dell'unica possibilità che è implicita nella situazione che costituisce l'io. “Il mio io è
identico con il luogo della realtà in cui mi trovo” → riconoscere di poter appartenere ad un altro
popolo, di avere altri genitori, … significa tradire se stessi.
Se l'esistenza è ricerca dell'Essere, l'Essere non è tuttavia una possibilità dell'esistenza → l'Essere
rimane orizzonte trascendente che non può essere raggiunto. Ci sono però modi in cui la
trascendenza può essere sperimentata nell'esistenza umana, attraverso:
– una “cifra”, ovvero un simbolo (una poesia, una dottrina, una persona, …)
– una “situazione limite”, cioè situazioni immutabili, definitive e incomprensibili nelle quali
l'uomo si trova in scacco e qualsiasi sua ribellione sarebbe insensata → non si può non
morire, non si può non peccare, non si può non subire,... Tale scacco è il simbolo supremo
della trascendenza.
L'uomo non può che scegliere la rassegnazione e il silenzio per trovare pace.
[a] “L'io non è un abitante della coscienza” → l'io non costituisce una sostanza chiusa in sé
stessa, ma una struttura relazionale aperta al mondo e agli altri. La coscienza è un essere-nel-mondo
e le emozioni stesse sono dei possibili modi di relazionarci con la realtà.
Immaginazione come libertà → modo attraverso cui la coscienza trascende la realtà alla luce di un
possibile.
[b] indagine sulla struttura dell'essere → secondo Sartre l'essere si manifesta in due modi:
– essere in sé, ovvero tutto ciò che non è coscienza, il “dato”, cioè le cose del mondo;
– essere per sé, ovvero la coscienza stessa capace di attribuire i significati alle cose; Sartre
chiama il per sé “nulla” per questa sua prerogativa di non essere il dato ma di poterci
attribuire significati → il Nulla non è il contrario dell'essere ma fa riferimento alla coscienza
come potenza nullificatrice del puro dato e come fonte di significato.
L'uomo è coscienza = l'uomo è libero perchè con la sua attribuzione di significati annulla la realtà,
domina il dato. Libertà come nullificazione coscienziale del mondo è struttura stessa dell'esistenza.
In quanto libero, l'uomo è anche responsabile del mondo e di sé stesso; nulla di ciò che accade è
inumano.
L'individuo vive in uno stato di permanente conflitto con gli altri → nel momento in cui pietrifico,
nullifico, l'altro con i miei significati, l'altro fa lo stesso con me → “scontro delle libertà” e
“guerra dei significati”.
[c] Nell'esistenza vi è tuttavia un che di paradossale: l'uomo non è libero di essere libero, ma la
libertà è costitutiva dell'uomo. L'individuo può scegliere il senso del suo essere, ma non può
scegliere il suo essere stesso, ovvero quello di essere-gettato-nel-mondo e di esistere come libertà.
L'esperienza emotiva di tale assurdità di fondo dell'esistenza, che coincide con la perfetta “gratuità
dell'esistenza”, è la “nausea”. L'umanità ha cercato di superare questa assurdità con la religione e
con la metafisica, ma senza riuscirci realmente → da ciò il progetto dell'uomo di “essere Dio”,
ovvero di farsi fondamento di sé stesso. Ma ciò non è possibile, perchè la coscienza può essere solo
il nulla dell'essere, non il suo fondamento. Le ragioni e i fini dell'esistenza sono qualcosa che
inventiamo dopo essere venuti al mondo. Uomo come sorta di “Dio mancato”.
[d] [e] Reinterpretazione dell'esistenzialismo nei termini di una teoria dell'azione e della storia.
Accettazione del marxismo. Quali le condizioni formali della storia? → struttura dialettica del corso
storico, processo in divenire mai concluso. La struttura dialettica della storia contiene in sé la
possibilità dell'alienazione, ovvero la possibilità che l'uomo diventi succube dei propri prodotti.
Tale alienazione è possibile sia nei rapporti con la natura, sia nei rapporti con gli altri uomini.
Distinzione tra il concetto di
– serie: mero collettivo, pluralità di solitudini;
– gruppo: organizzazione di individui caratterizzata da un'unità di intenti in cui ognuno si
immedesima nell'altro. Il gruppo tende a costituirsi di fronte ad un pericolo e a mantenersi in
vita solo in una condizione di terrore e di obbedienza.
Tuttavia il gruppo può pervenire ad una condizione di alienazione, nella quale gli individui,
spogliati della propria individualità, si sentono di nuovo estranei gli uni agli altri.