Sei sulla pagina 1di 7

1) il punto di partenza della filosofia di schopenhauer è la distinzione

kantiana tra fenomeno e noumeno. Questa distinzione però è diversa da


quella di Kant. Per Kant infatti il fenomeno era la realtà e il noumeno era
un concetto limite. Per shopenhauer il fenomeno è illusione mentre il
noumeno è la realtà che si nasconde dietro l'ingannevole fenomeno. La
cosa in se in Kant è noumeno in quanto contrapposto al fenomeno ed è
la realtà considerata indipendentemente da come viene conosciuta.
Inoltre è un concetto limite ed è inconoscibile. Per S. invece la cosa in sé
è noumeno in qaunto contrapposto alla rappresentazione ed è la realtà
considerata al di là di ciò che appare. Inoltre è conoscibile.
2) La rappresentazione per Shopenauer è la realtà in quanto oggetto di
conoscenza da parte di un soggetto, ossia un’entità che esiste dentro la
coscienza. Quindi il soggetto è rappresentante mentre l’oggetto è
rappresentato. Mentre per Kant il fenomeno era la realtà e il noumeno
era un concetto limite, per Shopenhauer il fenomeno è illusione, detto
velo di maya, cioè un velo ingannatore che nasconde la realtà, mentre il
noumeno è la realtà che si nasconde dietro il velo ingannatore. Sta al
filosofo scoprire la realtà. Quindi in Shopenahuer la cosa in sé è
noumeno in quanto contrapposto alla rappresentazione ed è la realtà
considerata al di là di ciò che appare. Per lui il noumeno è conoscibile.
3) schopenhauer individua la via d'accesso al noumeno lacerando il velo
di Maya. Se noi fossimo soltanto rappresentazione non potremmo uscire
dal mondo fenomenico. Ma poiché siamo non solo rappresentazione ma
anche corpo, ci viviamo anche dal di dentro. È proprio questa esperienza
che permette all'uomo di squarciare il velo del fenomeno e afferrare la
cosa in sé. Infatti la cosa in sé del nostro essere è la volontà di vivere,
cioè un impulso forte che ci spinge a esistere e ad agire.
4) la volontà di vivere indica il noumeno del mondo, ovvero l'essenza
nascosta dell'uomo e dell'intero universo. Essendo al di là del fenomeno,
presenta caratteri contrapposti a quelli del mondo della rappresentazione.
La volontà di vivere è inconscia, quindi un impulso inconsapevole; è
unica, poiché va aldilà del principio di individuazione; è eterna perché è
aldilà del tempo; in causata poiché al di là della causalità; senza scopo
poiché non ha nessuna meta oltre sé stessa.
5) se l'essere è volontà vuol dire che è costituito da dolore. Infatti volere
significa desiderare e desiderare significa trovarsi in uno stato di
mancanza che nessun a pagamento può colmare. Il piacere è la
cessazione momentanea del dolore, a cui succedono inevitabilmente
nuovi desideri e quindi nuovi dolori. accanto al dolore e al piacere c'è
una terza situazione di base che è la noia, la quale subentra quando viene
meno il desiderio. Quindi la vita umana è come un pendolo che oscilla
incessantemente tra il dolore e la noia, passando attraverso l’intervallo
illusorio del piacere.
6) poiché la volontà di vivere si manifesta in tutte le cose, il dolore non
riguarda solo l'uomo ma ogni creatura. L'uomo soffre di più perché
avendo maggior consapevolezza, è destinato a sentire in modo più forte
la spinta della volontà. Per questa ragione il genio avendo più sensibilità
rispetto agli uomini comuni, è destinato ad una sofferenza più intensa. Il
pessimismo cosmico di schopenhauer deriva dal fatto che l'essere è
dolore, in quanto l'universo è solo volontà inappagata e affermo che il
male non è solo nel mondo ma nel principio stesso da cui il mondo
dipende.
7) secondo schopenhauer la vera risposta al dolore del mondo non
consiste nel suicidio, ma nella liberazione della stessa volontà di vivere.
Le vie della liberazione dal dolore consistono nell'arte, nella morale e
nell’ascesi. l'arte è la contemplazione delle idee, ossia la conoscenza
pura e disinteressata degli aspetti della realtà. Per questo carattere
contemplativo, l'arte libera l'individuo dai desideri e dei bisogni,
elevandolo al di sopra del dolore e del tempo. La morale consiste nella
pietà nei confronti del prossimo, che si concretezza nella giustizia e nella
carità. l'ascesi nasce dall'orrore nell'uomo per l'essere ed è l'esperienza
attraverso la quale individuo cerca di togliere da sé il desiderio di
esistere di godere e di volere.
8) kirkegaard rimprovera ad Hegel la tendenza a ritenere la specie più
importante dell'individuo e la concezione della filosofia come scienza
oggettiva e non come riflessione soggettiva nella quale il singolo è
direttamente coinvolto. Oltre a ciò critica la scissione tra speculazione
filosofica e vita vissuta e la tendenza a mediare e a conciliare ciò che
nella vita concreta non risulta mediabile conciliabile. Infine critica
l'identificazione panteistica dell'uomo con Dio, e quindi l'incapacita di
cogliere l'infinita differenza qualitativa che separa il finito dall'infinito.
9) kierkegaard distingue tre stadi dell'esistenza, che sono lo stadio
estetico, lo stadio etico e lo stadio religioso. Lo stadio estetico è la forma
di vita di chi esiste nell'attimo, ossia rifiuta ogni vincolo o impegno e
cerca l'attimo fugace della propria realizzazione. Costruisce per se stesso
un mondo luminoso da cui elimina tutto ciò che banale e meschino, e
vive in uno stato di permanente ebbrezza intellettuale. Ha come simbolo
Johannes. Lo stadio etico è il momento in cui l'uomo, assumendo su di
sé la responsabilità nella propria libertà, si impegna in un compito a cui
rimane fedele. Ha come simbolo il matrimonio. la vita etica quindi si
fonda sulla continuità. Lo stadio religioso è quello della fede, intesa
come rapporto assoluto con l'assoluto, ossia dimensione in cui
l'individuo si apre totalmente a Dio riuscendo a vincere l'angoscia e la
disperazione. Ha come simbolo Abramo.
10) secondo kierkegaard esistere significa scegliere. La scelta infatti
costituisce la personalità stessa che sceglie vivendo. Quindi l'individuo
non è quel che è ma quel che sceglie di essere. Perfino la rinuncia alla
scelta è una scelta.
11) kirkegaard collega l'angoscia al principio dell’infinità del possibile,
che esprime con nel possibile tutto è possibile, anche e soprattutto il
negativo. Per questo ogni possibilità favorevole è spesso annientata
dall'infinito numero delle possibilità sfavorevoli. È quindi l'infinità delle
possibilità a rendere l'angoscia insuperabile e a farne la condizione
fondamentale dell'uomo nel mondo. L'onnipotenza della possibilità
supera l'umano muoversi tra le cose finite e induce individuo a riposare
nella provvidenza.
12) l'angoscia è la condizione esistenziale generata dalla vertigine della
libertà e dalle infinite possibilità negative che incombono sulla vita
dell'uomo. È diversa dalla paura e l'unico modo efficace per contrastarla
e la fede religiosa in Dio, cioè in colui al quale tutto è possibile. La
disperazione si riferisce all’insolubile rapporto nell'uomo con se stesso.
un quanto opposta alla fede, la disperazione e il peccato, Quindi la fede è
la via per eliminarla. La disperazione è un'autentica malattia mortale
perché è il vivere la morte dell'io che si scontra con l'impossibilità.
Kirkegaard parla di disperazione infinita, che nasce dalla
consapevolezza della propria insufficienza esistenziale.
13) la fede è assurdità e paradosso perché è ammissione della finitezza e
dell'impotenza umana e abbandono fiducioso a Dio. Porta l'uomo al di là
della ragione. Essa rappresenta l'unica terapia efficace contro la
disperazione, in quanto è la condizione in cui l'io non si illude di essere
autosufficiente ma riconosce la propria dipendenza da Colui che lo ha
posto e che può garantire la sua realizzazione.
14) l'argomento centrale della nascita della tragedia è la distinzione tra
apollineo e dionisiaco, cioè i due impulsi di base dello spirito greco.
L'apollineo si esprime nelle forme limpide e armoniche della scultura e
della poesia epica, mentre il dionisiaco nell'esaltazione creatrice della
musica e della poesia lirica. L'apollineo sta al dionisiaco come la forma
sta al caos, il finito all'infinito, la luce all'oscurità. Quindi il dionisiaco e
l’apollineo sono una coppia di opposti che rappresentano l’oscuro e la
luce. Quando l'apollineo prevale sul dionisiaco si ha un processo di
decadenza che si concretizza nella tragedia di Euripide e Socrate.
Socrate perché dava insegnamenti ottimistici e euripide perché
rappresentava l'uomo quotidiano e un susseguirsi realistico di eventi.
15) con questa frase nice allude alla credenza in un mondo metafisico,
immutabile e perfetto, di cui quello reale sarebbe solo la copia negativa.
Nel crepuscolo degli idoli, articola questo processo in 6 tappe che sono:
con Platone e con la filosofia greca, con il cristianesimo, con il
kantismo, con il positivismo agnostico, con la filosofia Del mattino e
con la filosofia di zarathustra. Questo processo culmina nella
consapevolezza di come insieme con il mondo vero, sia stato eliminato
anche quello apparente. Questa consapevolezza segna il passaggio dalla
filosofia del mattino a quella del meriggio.
16) questo periodo viene definito illuministico poiché nice si impegna in
un'opera di critica della cultura tramite la scienza, intesa come metodo di
pensiero in grado di emancipare l’uomo dai pregiudizi. Il nuovo
procedimento di pensiero si configura come un metodo critico e storico
genealogico. Critico perché eleva il sospetto regola di indagine. Storico
genealogico perché cerca di e ricostruire la genesi e lo sviluppo di
presunti in realtà immutabili dell'etica e della metafisica. Questa
filosofia illuministica si concretizza nello spirito libero, colui che grazie
alla scienza riesce ad allontanarsi dalle tenebre del passato dando il via
alla filosofia del mattino. Le metafisiche e le religioni sono menzogne
millenarie formulate dagli uomini per sopravvivere, e con la morte di
Dio intende la consapevolezza del venir meno delle certezze assolute
degli uomini del passato. È un evento ancora in corso poiché l'umanità
non ne ha ancora preso coscienza.
17) Nella Gaia scienza Nice drammatizza il messaggio della morte di
Dio. Questa espressione allude alla consapevolezza del venir meno di
tutte le certezze assolute degli uomini. La morte di Dio viene
rappresentata come un evento ancora in corso, infatti anche se l’uomo
folle, cioè il filosofo profeta, ne comprenda lucidamente l’accadere,
l’umanità non ne ha ancora preso coscienza. La morte di Dio coincide
con l’atto di nascita del superuomo.
18) nel primo discorso di zarathustra intitolato “delle tre metamorfosi”,
descrive la genesi e il senso del superuomo alla stregua di una libertà che
libera sé stessa per arrivare ad un innocente e creativa affermazione della
vita. Vengono introdotte le figure del cammello, del Leone e del
fanciullo. Il cammello rappresenta l'uomo che porta i pesi della
tradizione; il Leone rappresenta l'uomo che si libera dai fardelli
metafisici ed etici; il fanciullo rappresenta l'oltreuomo che sa dire di sì
alla vita e inventare sé stessa al di là del bene e del male.
19) nice attraverso le parole di zarathustra insegna il superuomo.
zarathustra non è il superuomo ma soltanto il suo profeta. Il superuomo è
un concetto filosofico che esprime un modello di uomo in cui si
concretizzano i temi principali nel suo pensiero. È colui che è in grado di
dire sì alla vita nella sua dimensione tragica e dionisiaca, di sopportare il
vuoto di valori causato dalla morte di Dio, di accettare l'eterno ritorno
dell'uguale, di porsi come volontà di potenza, di superare il nichilismo, e
di non cedere all'illusione di una scienza apodittica. l'eterno ritorno
dell'uguale è il ciclico riproporsi di ogni evento, che richiede di vivere
ogni istante con la massima intensità.
20) zarathustra narra di una salita su un sentiero di montagna durante la
quale egli insieme ad un nano arriva davanti una porta carraia dove è
scritta la parola attimo, davanti alla quale si uniscono due sentieri. Uno
porta al passato e uno al futuro. Chiede al nano se le due vie sono
destinate a contraddirsi in eterno. Alla risposta affrettata del nano che
allude alla circolarità del tempo, zarathustra espone la teoria dell'eterno
ritorno. Abbiamo poi una trasformazione della scena, dove zarathustra
vede un pastore con in bocca un serpente. Il pastore lo morse e sputò la
testa lontano E si trasformò in una luce. Questa scena allude al fatto che
l'uomo può trasformarsi in creatura superiore (superuomo) solo a patto
di vincere la ripugnanza soffocante del pensiero dell'eterno ritorno.
21) nice presenta la teoria dell'eterno ritorno dell'uguale e la sua prima
formulazione si incontra nell'aforisma 341 della gaia scienza. Fin da
questo passo, il pensiero dell’eterno ritorno tende a palesare il proprio
carattere selettivo, fungendo da spartiacque tra l’uomo e il superuomo.
La reazione di terrore e il senso di peso di fronte all’eterno ripetersi del
tutto, sono propri dell’uomo, mentre la gioia per l’eterna sanzione
dell’essere è tipica del superuomo e della sua accettazione totale della
vita.
22) La volontà di potenza si identifica con la vita stessa, intesa come
forza espansiva e auto superantesi. È l'intima essenza dell'essere, quindi
il carattere fondamentale dicio che esiste. Trova la propria espressione
più alta nel superuomo. Si esercita nel porre valori e schemi
interpretativi nuovi e ha il proprio culmine nell'accettazione della legge
dell'eterno e ritorno dell'uguale e nella celebrazione del divenire.
23) in una prima accezione nise intende il nichilismo come la volontà
del nulla, che scaturisce dalla fuga e dal disgusto nei confronti della
realtà. In una seconda accezione, nice pensa al nichilismo come alla
specifica situazione dell'uomo moderno che non credendo più nei valori
supremi di Dio, né in un senso o in uno scopo metafisico delle cose
virgolo e in preda al vuoto e al nulla.
24) Shopenauer (il mondo come volontà e rappresentazione): affermare
che l'essere è la manifestazione di una volontà infinita equivale a dire
che la vita è dolore. Infatti volere significa desiderare e desiderare
significa trovarsi in uno stato di tensione per la mancanza di qualcosa
che si vorrebbe avere. Poiché nell'uomo la volontà è più cosciente,
l'uomo risulta il più bisognoso e mancante tra gli esseri, quindi destinato
a non trovare mai un appagamento definitivo.
Kierkegard:
Nice: (ecce homo) il pensiero di nice è caratterizzato da una critica
radicale della civiltà e della filosofia dell'occidente, che si traduce in una
distruzione delle certezze nel passato.

Potrebbero piacerti anche