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HEIDEGGER

Lo scopo di essere e tempo è quello di costruire un’ontologia che parta da una vaga comprensione
dell’essere per giungere a una determinazione piena e completa del senso dell’essere, l’unica
ontologia percorribile però è quella dell’esserci. Secondo il filosofo in ogni domanda si possono
distinguere tre elementi, ciò è possibile anche nella domanda “che cos’è l’essere?” si identificano:
1. ciò che si domanda è l’essere stesso;
2. ciò che si interroga non può essere che un ente, dal momento che l’essere è sempre proprio di un
ente;
3. ciò che si trova è il senso dell’essere.
La prima cosa fondamentale è individuare quale sia l’ente che dev’essere interrogato, ossia a chi si
rivolge la domanda in modo specifico. Nel problema dell’essere abbiamo:
1. un cercato, cioè l'essere;
2. un interrogato, cioè l’uomo, o l’esserci ossia quell’ente che ha l’esistenza. L’esserci esprime due
caratteri originari di questo ente, ossia la sua esistenza spazio-temporale (esserci qui ed ora, cioè un
vincolo) e la sua apertura estatica all’essere (la domanda cos’è l’essere è posta da un esistente);
3. un ricercato, cioè il senso dell’essere.
Soltanto interrogando l’esserci si può cercare che cosa sia l’essere e trovarne il senso, ma il modo
d’essere dell’esserci è l’esistenza: per questo motivo l’analitica esistenziale è l’unica strada per
arrivare a una determinazione di quel senso dell’essere che è il termine finale dell’ontologia. Per
Heidegger le caratteristiche fondamentali dell’esistenza sono:
a. la possibilità di comprendere l’essere, ovvero di rapportarsi in qualche modo all’essere;
b. la possibilità d’essere. L’esistenza non è una realtà fissa, ma l’insieme di possibilità tra le quali
l’uomo deve scegliere.
Mentre le cose sono ciò che sono, l’uomo è ciò che ha da essere (ha un ventaglio di possibilità che
possono o non possono verificarsi, l’unica possibile è la morte), infatti è ciò che egli stesso sceglie o
progetta di essere, dal momento che è ciò che egli stesso sceglie o progetta di essere. Il termine
esistenza (ex-sistere), inteso nel senso etimologico, indica uno stare al di fuori di sé, nella
dimensione della possibilità, del progetto e della trascendenza.
L’esserci quindi è l’ente a cui nel suo essere ne va di questo essere stesso (dipende da lui stesso),
ossia un ente il cui essere risulta permanentemente in gioco (radicato nella possibilità). Una scelta è
un problema che si pone di fronte al singolo uomo e che da luogo a quella che Heidegger chiama
“comprensione esistentiva” o “ontica” che riguarda l’esistenza concreta di ognuno. Invece la
“comprensione esistenziale” o “ontologica” indaga teoreticamente le strutture fondamentali
dell’esistenza che si radica nella condizione esistentiva dell’uomo. La comprensione esistenziale
necessita di un metodo, quello fenomenologico logico, infatti la fenomenologia studia le modalità di
una ricerca il cui scopo è puntare direttamente alle cose (per husserl la fenomenologia è una filosofia
ma per Heidegger è un metodo). Il fenomeno è la manifestazione o rivelazione di ciò che la cosa
stessa è nel suo essere in sé e non si contrappone alla realtà più profonda che in realtà vela o
nasconde. Il logos è un discorso che manifesta ciò di cui si parla. L’essenza fenomenologica sta nel
far vedere da se stesso ciò che si manifesta, così come si manifesta da se stesso, in questo senso
Heidegger sostiene che la filosofia è ontologia universale e fenomenologica, per questo motivo
l’applicare il metodo fenomenologico all’analisi dell’esistenza porta a una descrizione obiettiva e
imparziale delle strutture essenziali dell’esistenza stessa.

L’ESSERE NEL MONDO E LA VISIONE AMBIENTALE PREVEGGENTE


L’uomo nel suo quotidiano esistere è un essere-nel-mondo, ossia un modo di essere dell’uomo che è
“nel” mondo in maniera costitutiva e peculiare che cerca di progettare il mondo, sottomettendolo alle
proprie esigenze e per questo l’uomo si prende cura delle cose che gli occorrono (sostanzialmente
l’essere nel mondo è l’esserci); infatti, oltrepassando la realtà come si presenta a prima vista,
l’esserci costituisce la realtà secondo una totalità di significati che fanno capo a lui stesso (sceglie i
significati che gli servono e che gli si rivelano). l’essere delle cose di cui si prende cura l’esserci
coincide con il loro poter essere utilizzate (l’esserci ha un atteggiamento pratico e pragmatico del
mondo, guarda l'utilizzabilità delle cose). L’uomo è nel mondo in modo tale da progettare il mondo
stesso secondo un piano globale di utilizzabilità. L’uomo è nel mondo secondo la modalità del
commercio ovvero attraverso la manipolazione degli enti; le cose inoltre non sono oggetti di studio
ma strumenti di azione(qui sta la dimensione pragmatica). Il commercio non è cieco perchè uno
specifico modo di vedere che guida la manipolazione, si tratta della visione ambientale preveggente
che indica una visione circospetta del mondo ambiente, ovvero del complesso dei rimandi tra gli
utilizzabili. Il mondo è una totalità di rimandi e di significati che fanno capo all’uomo. I tre modi
costitutivi dell’esserci nel mondo sono:
1. la situazione affettiva (emotività, predominio della fatticità, l’uomo esiste senza sapere da dove
viene e dove va, angoscia)
2. il comprendere (prevale l’iniziativa dell’esserci, il suo protendersi verso la possibilità, verso
l’interpretazione);
3. il parlare (sia la situazione affettiva che la comprensione si esprimono).
Heidegger sostiene che dentro di noi esista un pre-comprensione che l’individuo eredita dalla società
in cui vive, da questa idea Heidegger parte per presentare l’ermeneutica contemporanea che definirà
circolo ermeneutico

L’ESISTENZA INAUTENTICA: L’ESSERCI TRA GLI ALTRI


Per Heidegger è impossibile parlare di solipsismo egologico perché non esiste un io isolato senza gli
altri, questo perché la sostanza dell’uomo è l’esistenza, quindi costitutivamente, è apertura verso gli
altri. Il rapporto tra gli uomini e gli altri sta nell’avere cura di quest’ultimi. L’aver cura è la struttura
fondamentale di tutti i rapporti tra gli uomini e può avere due forme diverse:
a. sottrarre agli altri le loro cure (l’uomo non si cura degli altri) questa è la forma inautentica;
b. aiutare gli altri a essere liberi di assumersi le proprie cure (apre agli altri la possibilità di trovare
se stessi e realizzare il loro essere), questa è la forma autentica.
L'esistenza inautentica è caratterizzata da una dimensione che Heidegger chiama “anonima ed
impersonale” ovvero “Si” (esempio= si fa, si dice), in essa l’uomo è ciò che sono tutti cioè è un modo
di essere fittizio e convenzionale. Ma anche la curiositas caratterizza l’esistenza inautentica è molto
simile al divertissement di Pascal. L’uomo preferisce distrarsi. Perciò preferisce vivere in una
dimensione inautentica. L'uomo come fonte di soddisfacimento della sua inquietudine trova continuo
riparo negli allettamenti mondani. L’essere si perde nel mondo divorato da una curiosità per qualsiasi
cosa lo circonda. A livello della dimensione inautentica c’è anche la chiacchiera e l'equivoco ovvero il
fraintendimento, fraintendere ciò che qualcuno dice. Spesso a causa di questa cosa ci allontaniamo
dagli altri. E quindi gli uomini non sono più capaci di stabilire rapporti autentici. Incomunicabilità degli
uomini: Pirandello, Beckett.
Heidegger però non condanna l’esistenza anonima, perchè non pronuncia giudizi di valore e
riconosce solo l’esistenza di essa. Alla base di ciò c’è la deiezione, cioè la caduta dell’esserci nella
quotidianità banale e inautentica, caratterizzata da semplici “commerci” con il mondo. La deiezione
non è però un peccato ma è una parte essenziale dell’essere dell’uomo. Questa condizione diventa
evidente nella situazione emotiva in cui l’uomo si sente abbandonato a essere ciò che è di fatto. La
totalità delle strutture dell’essere sia autentice che inautentiche si identificano nel termine “cura”.
Questa è costituita dall’unione di esistenzialità, effettività e deiezione. l’esistenza è possibilità, essere
possibile, ossia un progettarsi in avanti che finisce con il cadere all’indietro su ciò che è già
l’esistenza di fatto; per questo motivo la cura è la struttura circolare dell’essere dell’uomo.
L'esistenza anonima rappresenta buona parte dell’esistenza umana, ad essa infatti appartengono
anche il conoscere scientifico, il conoscere mondano, le leggi morali e le teorie che ne cercano il
fondamento. L’intero campo della normatività e dei valori appartiene all’esistenza quotidiana
anonima.
L’ESISTENZA AUTENTICA: ESSERE PER LA MORTE
Questa espressione non ha nulla di lugubre non significa solo consapevolezza della propria caducità;
nuova concezione filosofica della morte. L'uomo può scegliere cosa fare della propria esistenza. E tra
tutte le possibilità ce n'è una che corrisponde al concetto di essere per la morte: come se l’esserci
deve prendere consapevolezza di realizzarsi come uomo (carriera, famiglia) l'uomo si è progettato
ma non si è allontanato da una dimensione intramondana. La nostra dimensione più autentica è
quindi la morte. Meditatio mortis. Heidegger quando parla di essere per la morte non parla di morte in
senso biologico, clinico (una morte che ci appartiene, dobbiamo morire prima o poi). Fine di un ciclo
vitale che è una caratteristica che appartiene a tutti gli esseri viventi anche piante e animali. Morte
intesa come consapevolezza del fatto che tutto ciò che possiamo realizzare potrebbe essere molto
gratificante ma non caratterizza in modo autentico la nostra esistenza. Più noi prendiamo
consapevolezza del fatto che la nostra dignità non potrà mai essere declassata a livello di puro
oggetto potremmo allora “salvarci” conferendo dignità al nostro modo di esistere.

Distinzione tra paura ed angoscia: la paura è sempre di qualcosa. L'angoscia è legata all'esperienza
del nulla: ovvero la consapevolezza che nessuna soddisfazione a livello ontico soggettivo potrà
appagare la nostra sete di assoluto.
Heidegger sostiene che il tempo ordinario cronologico è delle scienze ma egli non ha intenzione di
indagarlo) . Ad Heidegger interessa indagare la dimensione autentica del tempo.

esserci è il suo immediato mondo circostante, non è un comportamento teoretico o contemplativo a


costituire l’immediato riferimento alle cose, ma “prendersi cura”, maneggiare, usare, utilizzare (quindi
il carattere pragmatico strumentale tra esserci ed ente)

trascendenza esistenziale (oltrepassamento)p

l’ontologia dell’esserci precede e fonda ogni altra ontologia. per heidegger husserl ha dissodato il
terreno, per h. la fenomenologia non è una scienza filosofica ma una metodologia. al centro si pone
l’esserci che non è il soggetto delle moderne teorie della conoscenza (da cartesio in poi), perché
l’esserci è sempre in un Originario rapporto con il mondo; non c’è più il dualismo cartesiano.
l’intenzionalità non subentra tra un soggetto e un oggetto già dati, ma è già la struttura della
coscienza. per Heidegger l’esserci non costituisce uno dei due poli del rapporto, per che i due poli
(Non sono due poli, perchè nascono così) sono vincolati già dentro l’esserci attraverso il “ci”

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