Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
opere: egli scrisse tantissimo, l’opera principale è “Essere tempo”, pubblicata per la prima
volta nel 1927 (poi fu più volte rimaneggiata). Poi ci sono tante opere di ricerche intorno a
vari ambiti del sapere che in quel momento sono al centro dell’attenzione dei filosofi: la
conoscenza, il dibattito con la scuola neo-criticista (dibattito col filosofo Rickert), tema
della storiografia come scienza, dello psicologismo… Sono talvolta anche opere molto
brevi.
tema del nesso tra essere e tempo: comprendere l’essere non significa comprenderlo
con gli occhi della scienza (non è un dato oggettivo), ma con la filosofia e con una domanda
filosofica, tenendo conto che questa domanda non dà mai adito ad una risposta completa,
ma solo a tentativi di risposta l’essere umano è un essere finito e la sua capacità di
comprendere l’essere del mondo è l’imitato. Il metodo per comprendere l’essere del mondo
è quello fenomenologico egli riprende Husserl ma successivamente lo criticherà, in
particolare criticherà la sua opera “Le Idee”.
pastore dell’essere: Heidegger per uomo intende il pastore, ovvero colui che
custodisce l’essere ma non lo crea.
vita: Heidegger nasce in Germania nel 1889 in una famiglia cattolica, non ebraica come
quella di Husserl (c’è una differenza culturale tra i due). Si iscrisse alla facoltà di teologia
alla università di Friburgo, ma successivamente, si iscrisse alla facoltà di filosofia
matematica il cambio di strada, come per Husserl, avviene con la lettura delle opere di
Brentano sul problema dell’essere (egli prese tuttavia una via diversa in quanto per
Heidegger la ricerca filosofica non mira a spiegare l’ente come fatto ma il suo significato).
Nel 1919 , anno molto significativo, egli inizia la sua attività come assistente di Husserl a
Friburgo e prende la distanze dal cattolicesimo Heidegger entra negli ambienti
accademici in cui farà carriera. Altro anno importante è il 1923, anno in cui, grazie
all’interessamento di Natorp, Heidegger si trasferisce a Marburgo, dove insegna e ricerca.
Qui egli conoscerà la filosofa Hanna Arendt, con la quale intesse una relazione amorosa,
dalla quale però si distanzierà sia per le origini (essendo ebrea lei è costretta ad emigrare),
sia per le differenze politiche. Egli inizia la stesura dell’opera “Essere tempo”, che egli
pubblicò nel 1927 e nel 1928 torna a Friburgo come successore di Husserl (Husserl verrà
infatti allontano dagli ambienti accademici a causa del nazional-socialismo e il clima anti-
ebraico), dove rimarrà per il resto della sua vita (vivrà in una baita nella Foresta Nera, dove
opera i suoi studi). Tra i due filosofi è sempre stato comunque presente un grande rapporto
di rispetto (nonostante le differenze culturali e di pensiero). Nel 1929 Heidegger pubblica
l’opera “Il problema della metafisica” in cui compare chiaramente la differenza tra
l’ideologia del filosofo e quella del neo-kantismo.
Nel 1933 Heidegger diventa rettore dell’università e pronuncia un discorso intitolato
“Autoaffermazione dell’università tedesca” questo discorso coincide con la sua adesione
al partito nazional-socialista, necessaria per ottenere quella carica (si tratta di un discorso
programmatico in cui egli fa quello che fa Gentile in Italia: nel discorso si trova il
programma di una riformazione della scuola tedesca, soprattutto per quanto riguarda gli
studi accademici, che dovevano preparare i futuri tedeschi delle classi dirigenti). La scelta
politica di Heidegger venne successivamente ritenuta da molti strana (ci si chiede come un
filosofo del suo calibro abbia potuto aderire ad un movimento del genere) egli si legò al
partito per la concezione di stato e di cultura che esso aveva, Il suo rettorato durò un solo
anno: egli infatti rifiutò di continuare con la carica in quanto non condivide la scelta di
alcuni professori operata dal regime (non è presente un rapporto idilliaco tra Heidegger e
il regime, in quanto egli è un uomo autonomo che aveva idee proprie rispetto alla filosofia
del regime). Heidegger quindi da una parte si fa interprete e promotore della scuola
fascista, ma dall’altro aiuta anche alcuni professori e alunni a trovare riparo all’estero.
Nonostante questo però egli mantenne per tutta la vita la tessera del partito (per questo
motivo su di lui cadrà un pesante giudizio).
Quando nel 1945 le truppe francesi giungono a Friburgo e liberano la Germania dal
nazismo inizia per Heidegger un momento difficile: gli viene requisita la casa, rischia di
perdere la sua biblioteca e nel 1946 viene interdetto dall’insegnamento, nel quale verrà
reintegrato solo nel 1949). Questa vicenda lo porta ad un esaurimento nervoso, dal quale
però uscirà con una nuova spinta per la ricerca e la pubblicazione filosofia egli nel 1947
pubblica la “Lettera sull’umanismo”, in cui egli prende le distanze dall’esistenzialismo e
rende nota la sua svolta rispetto al pensiero di “Essere tempo”. Questa svolta lo porta a
riaffermare il primato dell’arte sulla filosofia (svolta artistica rispetto all’Heidegger logico
ed ontologico). Le ultime pubblicazioni avvengono nel 1971 e nel 1975 viene pubblicata la
prima raccolta integrale dei suoi scritti, intitolata “I problemi fondamentali della
fenomenologia”. l’ultima opera è UN’ intervista intitolata “Oramai solo un Dio ci può
salvare”, che appare dopo la sua morte a Friburgo nel 1976.
In ciascuno di questi temi si ritrovano due questioni che impegnano i corsi tenuti da
Heidegger negli anni venti a Friburgo. Le due domande di fondo che ritroviamo in questo
momento della ricerca heideggeriana sono: “Cos’è la filosofia?” e “Qual è il modo di essere
della vita?”.
Queste due domande sono tra loro molto legate e Heidegger si confronta con quelle scuole
che portano avanti l’idea della dicotomia tra soggetto e oggetto, da cui lui prende le
distanze (si mette in contrapposizione rispetto alla scuola neo-kantiana, storica e quella
della filosofia della vita, per la quale la vita è emozione, passione, soggettività, di contro
all’aspetto logico e teorico proprio del logos filosofico). Il problema di che cosa fondi la
filosofia non è un problema teorico e scientifico, ma legato alla domanda “cosa sia la vita”
vita e filosofia sono in stretta relazione tra di loro e dunque la domanda riguardo la
ricerca filosofica non è quindi qualcosa di astratto e teorico; così come chiedere “cosa sia la
vita” non è una domanda emotiva. Queste due domande si co-appartengono come si co-
appartengono soggetto (vita) e oggetto (filosofia)
concetto di vita fattuale: il termine fatticità non indica il fatto che la vita sia
mero fatto, ma che essa sia modo di essere originario delle cose fatticità= modo
d’essere originario della vita in cui si ha la sintesi tra soggetto e oggetto. Quando noi
parliamo di fatti non parliamo solo di oggetti, ma anche di soggetti in quanto questi
due elementi si trovano in stretta relazione (solo la fenomenologia è riuscita a
comprendere ciò attraverso l’intenzionalità della coscienza). e come essa vive. La
filosofia non è mera teoria così come la vita non è mera emozione (soggettività) la
contrapposizione tra filosofia e vita intese in questo modo non esiste in quanto la
filosofia nasce come domanda sulla vita. Essendo tanto legati questi due elementi
non possono essere disgiunti così come uno non può prevalere sull’altro (questo era
stato fatto dalle scuole di pensiero precedenti).
Come diceva Husserl questa domanda nasce con i Greci quando questa domanda
originaria è stata smarrita, sostituendo il “perché” con il “come”, si è giunti alla
“Crisi delle scienze europee”, dove tutto viene piegato al fatto, alla ragione
scientifica e alla mera cosa, perdendo il soggetto (c’è una forte sintesi tra i due
filosofi).
logica (filosofia come scienza originaria): Heidegger assume una posizione originale
all’interno della sua Università intraprendendo una strada che era stata già aperta da
Husserl il quale aveva proposto un nuovo modello nella contrapposizione tra idealismo di
Kant (prevalenza del soggetto) e realismo di Tommaso d’Aquino (prevalenza dell’oggetto).
Heidegger legge con particolare interesse la sesta parte delle “Ricerche logiche” di Husserl
in cui compare la riflessione sull’intuizione categoriale l’atto intuitivo è l’atto in cui si
coglie la sintesi originaria tra soggetto e oggetto. Heidegger tuttavia successivamente si
distacca dal maestro, il quale all’interno dell’opera “Le Idee”, mostra una deriva idealistica
che rimanda tutto all’io, facendo perdere la relazione tra soggetto e oggetto la
fenomenologia di Husserl va a coincidere con una nuova forma di idealismo platonico e
questa deviazione non piace ad Heidegger in quanto l’oggetto e la percezione sensibile
vengono meno. In questo modo infatti verrebbe meno il fondamento della fenomenologia
per cui la coscienza non è una cosa che si oppone ad un’altra, ma apertura al mondo e
capacità di ricevere (le cose esistono anche di per sé).
vita: secondo Heidegger la filosofia nasce dalla vita ed è per questo motivo che
bisogna partire qui quando noi concettualizziamo e astraiamo la vita non
dobbiamo pensare che queste costruzioni concettuali siano altro rispetto alla vita; al
contrario sono qualcosa di intimamente vitale. La vita non è quindi l’oggetto della
scienza ma il suo campo d’origine e punto di partenza la fenomenologia è dunque
scienza di questa vita in quanto vuole cogliere l‘origine della scienza (non è una
scienza teoretica).
Dall’esperienza di vita io posso giungere, attraverso la teorizzazione e la
scientificizzazione, al trattato e quindi alla scienza (ad esempio, osservando un prato
di fiori, io posso stendere un trattato di botanica o, osservando un’opera d’arte,
posso stendere un manuale di storia dell’arte) questo dimostra la stretta relazione
tra vita e scienza, tra soggetto e oggetto e come non sia possibile basarsi su uno solo
di questi due elementi.
Bisogna guardare alla loro relazione originaria la scienza è una modalità della
vita ma al tempo stesso è una devitalizzazione del mondo della vita in quanto rende
l’esperienza dato teoretico (la vita vive cose mentre la scienza ne tratta). La
fenomenologia vuole cogliere l’atto intuitivo da cui hanno origine le scienze ma che
è tutto soggettivo (non bisogna perdere la soggettività, cosa che invece la cultura
occidentale ha fatto a partire da Galileo).
L’atteggiamento fenomenologico dice che l’uomo è un essere mondano, un essere
che si trova dentro al mondo e il mondo rappresenta l’unità di soggetto e oggetto
l’uomo diventa riflesso dell’esperienza, che non si può ricondurre solo alla
teorizzazione del fenomeno, ma va vista anche come esperienza esistenziale
completa L’uomo è sé stesso e il mondo contemporaneamente, nel modo in cui
questo mondo si da alla nostra coscienza trovare delle categorie universali di
questa mondanità diversa dell’uomo, in quanto diverse sono le coscienze dell’uomo,
è il compito della fenomenologia. Esistono diversi modi con cui le cose si
“mondanizzano”: mondo ambiente, mondo proprio e mondo come vita.
L’io senza un mondo circostante non può esistere e con questo egli è in costante
relazione per questo motivo non si possono dividere soggetto e oggetto (non è
esiste un io senza una circostanza, un mondo proprio). Soggetto e oggetto non sono
due poli che si incontrano ma un fenomeno unico originario (questo è quello che
studia la fenomenologia che si dimostra l’approccio più adatto per risolvere il
problema). Il mondo e l’ambiente non sono altro rispetto a noi, ma il nostro modo
di essere e di vivere significatività: noi diamo sempre un significato, un senso
alle situazioni (questa azione è proprio dell’essere in quanto uomo). Questa non è
un’azione a posteriori che avviene dopo, ma viene nel momento stesso in cui io vivo
una situazione la situazione non è un contenitore in cui l’uomo si trova a vivere,
ma una fitta trama di significati dati dall’uomo. Dare il significato non è un’aggiunta
linguistica ma un elemento pregnante dell’essere uomo in quanto esso vive una
situazione. Il vivere avviene nello stesso momento del significare quindi la vita
contiene di per sé un significato. Kant parlava di strutture della mente e della
sensibilità come qualcosa a priori all’esperienza e che mi serve invece per
comprenderla, la significazione invece non è qualcosa di a priori.
Il significato assume tre sensi:
- senso del contenuto (presente): la vita assume di volta in volta qualcosa di
specifico come significato di sé ogni situazione ha un suo significato.
- senso di riferimento verso qualcosa (futuro): la situazione dell’uomo è
sempre in vista di un fine.
- senso del compimento (passato): si tratta dell’attuare semplicemente vivendo
ciò che voglio, desidero e ciò per cui io do significato a quella situazione.
Heidegger degli anni Venti: in questi anni egli stende le opere che prepareranno la
stesura di “Essere tempo”, la sua opera principale si tratta di opere propedeutiche che
puntualizzano alcuni elementi fondamentali.
ermeneutica della fatticità: il primo Heidegger scopre, attraverso alcuni
passaggi, l’ontologia della fatticità, che si trasforma poi in ermeneutica (sviluppo del
pensiero). Questi passaggi sono la fenomenologia (Husserl), la scoperta delle
filosofie cristiane/proto-cristiane (San Paolo e Sant’Agostino), la riflessione sulle
filosofie antiche (Aristotele), i quali, giungono ad approdare all’ontologia come
ermeneutica.
La filosofia del primo Heidegger non è una filosofia dell’oggetto ma del soggetto e, il
modo migliore per approfondire e spiegare la vita è la fenomenologia Heidegger
intende la fenomenologia in modo diversi rispetto da Husserl.
Nell’opera del 1913, “Le Idee”, Husserl approda ad una filosofia della coscienza
pura ed è questo il tema su cui i due filosofi prendono le distanze inizialmente la
filosofia husserliana gli era sembrato il modo migliore per approdare alla filosofia
della vita, in quanto il suo intento era cogliere l’origine delle esperienze della
coscienza che costituiscono i fondamenti della scienza (questi fondamenti stanno
nel concetto di coscienza come intenzionalità). Tuttavia l’approdo di Husserl
diventa idealistico, in quanto il rapporto tra soggetto e oggetto si perde e tutto viene
rimandato alla coscienza pura.
epochè: nella relazione soggetto e oggetto, che è il tema della fenomenologia e
riguardo al quale essa si mette in opposizione con le filosofia precedente, Husserl
ritiene che si debbano prendere le distanze rispetto all’atteggiamento naturale del
sapere l’uomo considera il mondo come una serie di cose al di fuori di noi.
L’uomo deve sospendere questo atteggiamento (metterlo tra parentesi) con
l’epochè l’uomo non deve più considerare un dentro e un fuori (relazione soggetto
e oggetto). Se noi mettiamo da parte l’atteggiamento naturalistico giungiamo alla
scoperta del carattere fenomenale del trascendente e al carattere assoluto
dell’immanente facendo questa operazione scopriamo che è presente un
fenomeno trascendente (oggetto esterno) e che l’io immanente (coscienza) ha un
carattere assoluto. In questo modo si scopre che le cose fuori di noi non esistono,
mentre ad esistere è solo la coscienza in questo modo si scivola in un idealismo,
non di tipo hegeliano, ma di tipo berkeleiano (Berkeley è un filosofo del Settecento
che credeva in un idealismo soggettivo).
Dire che la cosa esiste in carne ed ossa è un atteggiamento di tipo naturalistico per
cui esiste una natura fatta di cose, ma una cosa può anche non esistere, mentre la
coscienza no gli oggetti si trasformano così in vissuti che si danno alla coscienza
(tutto viene così rimandato al soggetto).
Dopo l’epochè la coscienza non è più qualcosa di empirico ma di puro la
coscienza diventa condizione di possibilità della manifestazione di tutte le
trascendenze mondane (le cose non sono cose ma vissuti, ovvero qualcosa che
esiste nella misura in cui è presente un soggetto che lo riceve e che lo vive).
Per Husserl il soggetto che percepisce è intenzionalità la coscienza non è
qualcosa di spirituale (res cogitans), ma un’intuizione. La coscienza è un muoversi
verso un oggetto, un aprirsi al mondo. In questo modo per Heidegger la filosofia
di Husserl non va più bene.
Secondo Heidegger l’idealismo a cui si approda è nuovamente una forma di
astrazione che si oppone a quella da cui Husserl stesso si era voluto distaccare,
ovvero l’astrazione dell’oggettività (per Heidegger questa deriva è un ritorno
all’idealismo e un allontanamento dalla novità che la fenomenologia aveva portato
con sé, in quanto l’oggetto viene annullato eliminando uno dei due poli della
relazione lo spirito fenomenologico viene meno). Per Heidegger invece la coscienza
pura non esiste, in quanto questa è sempre in rapporto con il mondo. Heidegger
inizia dunque una riflessione nuova e originale, che approderà alla dimensione
prima fattuale e poi storica del soggetto, individuando nel tempo e nella storia
(facce della stessa medaglia) l’essenza dell’esserci, l’essenza dell’uomo.
A questo concetto di esserci come tempo e storia giunge attraverso lo sviluppo del
suo pensiero che passa attraverso la filosofia cristiana (non come teologia ma come
metafisica) e quella greca. Heidegger ritiene che il terreno originario della filosofia,
non sia solo la coscienza, ma che sia la relazione tra soggetto e oggetto, la quale non
è una relazione tra una cosa interna e una esterna, ma una relazione vitale, che
mette in campo la vita la scienza nasce dall’atto originario della vita ed è quanto
atto originario che la filosofia deve recuperare e comprendere. La fenomenologia
dunque deve studiare l’esperienza che non è qualcosa di scientifico.
“Essere tempo”: l’unico essere vivente a porsi la domanda sul senso e il significato
dell’essere è l’uomo e ne dimostra dunque la sua complessità e il suo carattere/la sua
natura problematica