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Nel 1872 scrive il suo primo testo « La nascita della tragedia » dove si vede un’interpretazione della tragedia
folle, che era invece sempre stata vista come l’epoca dell’armonia ed equilibrio per eccellenza.
Fra il 1873 e 1876 escono le Consisderazioni inattuali.
Stringe, poi, nuove amicizie, tra cui Paul Rée e il musicista Peter Gast. Nel frattempo l’amicizia con Wagner va
affievolendosi. In Umano, troppo umano, Un libro per spiriti liberi = segna il distacco da Wagner e
Schopenhauer. Inizia la sua filosofia.
Abbandona poi, nel 1879, la cattedra di filologia a causa della sua malattia che lo porta ad avere emicranie e
vomitare ininterrottamente. La sua vita, da qui in poi, sarà quella di un malato inquieto e nervoso in
vagabondaggio da una città all’altra alla ricerca di un benessere che non troverà mai. Visse in solitudine.
Nel 1882 incontra una filosofa russa Lou Salomé di cui si innamora profondamente. Lei lo rifiuta preferendo Paul
Rée —> inizia pure un triangolo amoroso tra il filosofo, Paul e Salomé.
Il filosofo si sente comunque tradito e abbandonato. Intanto iniziano anche dei dissidi familiari = discussioni
con la madre e la sorella a causa della loro avversione contro Lou Salomé.
Nel 1883 rompe qualsiasi rapporto e rimane completamente solo. Anche se successivamente si riconcilierà con
la sorella, i rapporti con la famiglia rimarranno conflittuali.
Nell’ultimo periodo della sua vita = Così parlò Zarathustra ; Al di là del bene e del male ; Ecce homo
Il filosofo si stabilisce poi a Torino e nell’ultima parte della sua vita (e della sua pazzia) scrive tantissimo.
L’episodio che fa capire i primi segni di squilibrio mentale del filosofo è averlo visto piangente abbracciato al
suo cavallo e mezzo nudo. Nel 1889 avrà un crollo psichico e comincia a scrivere anche delle lettere, chiamate
« lettere delle pazzie », i riceventi di queste lettere capiscono che ormai è diventato pazzo ed ha subentrato il
crollo psichico, così viene ricoverato in una clinica per malattie nervose.
Quando la madre muore, la custodia di Nietzsche viene affidata alla sorella la quale dopo il suicidio del marito e
fallimento dell’impresa aveva fondato un archivio con l’intenzione di gestire l’eredità letteraria del fratello e
guadanarci. La fama di Nietzsche intanto andava crescendo e i suoi libri erano diffusi in tutta europa, mentre lui
muore nel 1900 a Weimar.
La filosofia di Nietzsche non è uno studio disincantato: nelle sue opere ci mette tutto sè stesso, inizierà a
sperimentare diversi linguaggi, nuove modalità espressive e nuove forme di comunicazione filosofia.
(se deve criticare tutta la filosofia e il pensiero occidentale deve creare e utilizzare nuove categorie del reale:
deve costruire qualcosa di nuovo.)
Ad esempio in « Umano, troppo umano » utilizza aforismi e immagini, dunque un’illuminazione istantanea
finalizzata a far cogliere le cose al volo —> richiede l’arte dell’interpretazione - una pratica che i moderni hanno
messo da parte = vuole che il lettore ci metta del suo, che si interroghi come si interroga lui stesso dato che la
filosofia è qualcosa che si fa, non che si dice. Sicuramente quello che viene rappresentato nel libro non ha
un’unica interpretazione.
In « Così parlo Zarahuastra » lui si dichiara un profeta e si ispira alla scrittura in versetti dei Vangeli, è scritta tra
parabole e allegorie che obbliga il lettore a metterci del suo per interpretare l’opera. Questi stili hanno in
comune un tono personale e coinvolgente;
Il pensiero di Nietzsche è asistematico: l’opera di Nietzsche si dice contro il sistema —> il sistema filosofico si
illude di intrappolare il reale in un unico significato = la filosofia deve essere asistemica, aperta. Non è possibile
dare una risposta / un’interpretazione unica dell’esistenza. La forma chiusa del sistema è contestata da
Nietzsche anche in virtù della sua preferenza per gli orizzonti aperti.
In un primo momento questi due impulsi o principi esistono separati e opposti (non si incrociano).
In un secondo momento, nell’età della tragedia attica (Sofocle) i 2 impulsi si armonizzarono tra loro dando
origine a dei capolavori. La grande tragedia, infatti, seppur vivificata dal dionisiaco manifesta un perfetto
accoppiamento tra apollineo e dionisiaco.
Nietzsche afferma che il dramma tragico diviene davvero tale quando Dioniso è rappresentato tramite immagini
che trasformano in un mondo di bellezza ideale il vissuto di sofferenza. Infatti la visione dionisiaca è capace di
accettare la sofferenza e la drammaticità della vita; chi abbraccia questo principio è capace di accettare la realtà
come è.
Nell’arte successiva la sintesi di apollineo e dionisiaco (per Nietzsche rappresenta un miracolo metafisico)
viene messa in forse dalla prevalenza dell’apollineo che si dà come risposta a questa visione tragica della
vita, vuole dare senso ciò che non ha senso e rendere bello ciò che è tragico; soffoca quasi il dionisiaco.
Si sfugge dal dionisiaco da cui nietzsche si dichiarerà sempre discepolo, e nasce l’uomo occidentale (=uomo
represso) che decide di fuggire dalla tragicità della vita e intrappola il divenire, la creatività dell’esistenza nei
sillogismi e nelle categorie, di bloccarla e di poterla controllare. Per fare questo reprime tutti i suoi istinti vitali.
Questo processo di decadenza si concretizza nella tragedia di Euripide e si esprime nell’insegmento
razionalistico e ottimistico di Socrate. La decadenza della tragedia = spia rivelatrice della decadenza della
civilità occidentale nel suo complesso e trova il proprio simbolo nell’opposizione tra lo spirito dionisiaco (uomo
tragico portato a dire si alla vita) e lo spirito socratico (uomo teoretico portato a violentare la vita).
La celebrazione di Nietzsche della vita non può essere definita nè pessimista nè ottimista in quanto lui tende a
porsi programmaticamente al di là del pessimismo e dell’ottimismo.
Per Nietzsche la vita = dolore, lotta e distruzione; non ha uno scopo o un senso. In essa predomina il caso e
non è possibile avere garanzie precostituite. DUE ATTEGGIAMENTI POSSIBILI =
1. RINUNCIA e FUGA
2. ACCETTAZIONE della vita così com’è —> esaltazione della vita e superuomo
Di fronte a queste 2 possibilità, la scelta di Nietzsche è quella di essere un discepolo di Dionisio perchè è in
quella figura in cui lui vede il « si » al mondo. Esaltazione del cosiddetto dio dell’ebbrezza, delle gioie, io dio
che canta e ride. Incarna tutte le passioni che affermano la vita in modo pieno e totale = « La vita è una
danza senza senso, balliamo »..
Il mondo, per il filosofo, = gioco estetico e tragico costituito dalla lotta tra la vita e la morte, tra la gioia e il
dolore. Solamente l’arte riesce a comprendere a pieno il mondo, in particolare ha rilevanza la musica che riesce
a mantenere l’equilibrio, in particolare di cui il filosofo scorge in Wagner colui che riesce a riportare lo spirito
dionisiaco attraverso le sue opere.
Questi 2 spiriti trovano equilibrio nelle 2 grandi tragedie nei quali il filosofo vede la massima espressione dello
spirito greco.
Afferma che noi non siamo trasparenti a sè stessi, abbiamo molti istinti vitali che reprimiamo perchè considerati
socialmente inaccettabili.Si vede qui il primo spunto che lo porta ad allontanarsi da Schopenhauer.
C’è chi sostiene che Nietzsche sia omosessuale e che la sua filosofia non è altro che una formulazione della sua
repressione omosessuale.
Il dionisiaco non è solo un elemento della cultura greca, bensì una costante antropologica; la cultura
contemporanea ha ampiamente rivalutato questa categoria.
Il 900 ha evidenziato, soprattutto, la profonda ambivalenza del dionisiaco in cui convivono sia l’elemento
creativo che distruttivo; ma infatti vediamo come Dioniso stesso incarni l’ambiguità in quanto ammette al suo
culto liberi e chiavi, uomini e donne ecc.
La crisi del soggetto di cui Nietzsche si fa profeta trova in Dioniso la figura privilegiata e rappresentativa
diventando così un modello di infrazione delle regole in cui si vedono giustificate lo sfogo degli impeti e delle
passioni.
La seconda delle considerazioni inattuali = « Sull’utilità e il danno della storia per la vita »
Nietzsche è apertamente contro lo storicismo e l’idea di vedere nella storia un processo necessario dominato
da qualcosa di assoluto che si realizza; infatti sostiene che l’eccesso di storia indebolisce le potenzialità
creatrici dell’uomo presentandosi come una sorta di « malattia ». La cultura storicista favorisce l’idolatria del
fatto e fa dell’uomo il risultato di un processo necessario costretto a “incurvare la schiena e chinare la testa”
davanti alla potenza della storia. Tutto ciò che succede è necessario e in questo processo la libertà e creatività
umana è repressa.
Nietzsche afferma che l’uomo teoretico non è più capace di vivere e lo storicismo è una delle tante
manifestazioni di queste . Al centro della sua filosofia vi è l’individuo nella sua libertà, creatività e pulsioni,
ognuno di noi è una creatività infinita che non deve essere intrappolata.
Per lui, nella vita è indispensabile di « diritto all’oblio », di cui si sente parlare ancora oggi (se pubblicata una
foto su internet e non la vogliamo più è possibile richiedere questo diritto all’oblio per eliminarla
« definitivamente »): nella sua filosofia, vediamo che Nietzsche afferma che senza una certa dose di
incoscienza non ci può essere felicità e che per poter agire efficacemente nel presente occorre saper
dimenticare il passato, infatti sostiene che a volte dimenticare fa anche bene, non dobbiamo ricordare tutto ciò
che è passato. Dimenticando determinati eventi riusciamo ad essere più liberi e felici, possiamo sbagliare ma se
rimaniamo nello storicismo e idolatrare il fatto rimaniamo imprigionati e non riusciamo a costruire il nostro
futuro. Abbiamo diritto all’oblio, il passato non deve intrappolarci.
Nietzsche è sicuramente il primo pensatore che pone questo problema all’interno della riflessione: dobbiamo
vivere nel presente (ad esempio come gl animali). Il filosofo sentenzia « ciò che non è storico e ciò che è storico
sono ugualmente necessari per la salute di un individuo, un popolo o una civilità » = la storia deve essere a
servizio della vita e non viceversa = la vita è creatività, i nostri istinti vitali che la storia deve aiutare a tirar fuori e
manifestare; la vita deve essere l’ottica entro la quale rapportarsi alla storia. Non bisogna cancellare tutta la
storia, ma non dobbiamo comunque farci incatenare da essa, bisogna rivedere l’approccio ad essa. La storia
appartiene al vivente per 3 aspetti che lo caratterizzano = “perchè è attivo e ha aspirazioni; preserva e
venera; e soffre e ha bisogno di liberazione”
Analizza 3 modalità di approccio ognuno dei quali possiede degli aspetti positivi e anche negativi. dunque
evidenziando i potenziali rischi e mantenendo così un equilibrio:
- storia monumentale = propria di chi guarda alla storia come monumento e di chi ricerca in essa dei
modelli o maestri per programmare il suo agire —> compete chi è ambizioso e attivo
Il problema = se noi cerchiamo qualcosa nella realtà prendiamo solamente gli elementi a favore della nostra tesi,
non siamo obiettivi e i difetti li lasciamo da parte non considerandoli. Interpretiamo la realtà a nostro piacimento.
- storia antiquaria = propria di chi guarda alla storia con fedeltà e amore: noi siamo la storia e allora
essa va difesa e preservata, mummifichiamo il presente per preservare il passato.
Il problema = Con questo approccio noi arriviamo solo a collezionare il passato, ci blocchiamo in esso.
- storia critica = guarda alla storia come un peso di cui liberarsi (illuministi); vogliono porre la storia sotto
il tribunale della ragione e liberarsi da essa.
Il problema = limite è che noi continuiamo ad essere storia e il nostro passato non possiamo distaccarci
completamente.
Ognuno di questi approcci si dimostra vero, a patto però di non essere utilizzate in modo esclusivo; infatti è
necessario un approccio che integri tutte e 3 queste possibilità di rapporto con la storia.
La morte di Dio
Tra le tenebre e gli orrori dell’umanità Nietzsche colloca la MORALE e la METAFISICA. Riguardo alla morale
critica il libero arbitrio ecc ; riguardo alla metafisica la sua critica si compie nella « morte di Dio ».
L’ateismo è evidente nella sua filosofia, lui dice è qualcosa di « palpabile, dato e indiscutibile » ;
per Nietzsche Dio è:
- simbolo di ogni prospettiva oltremondana che pone il senso dell’essere in un altro mondo rispetto
all’essere.
- personificazione delle certezza ultime dell’umanità = credenze metafisiche e religiose.
Dio è ciò che blocca la vita = rappresenta una fuga dalla vita e una rivolta contro questo mondo.
L’altra grande menzogna è rappresentata dall’ordine cosmico il che non è altro che una costruzione della nostra
mente per sopportare la durezza dell’esistenza —> gli uomini per poter sopravvivere hanno dovuto convincere se
stessi che il mondo è qualcosa di logico e provvidenziale per cui la vita deve ispirare fiducia.
Le religioni = menzogne millenarie formulate dagli uomini per poter sopravvivere, come con l’ordine cosmico;
Dio = la più antica delle bugie vitali, la più grande menzogna che l’uomo si sia mai raccontato. Nel concetto di
dio ci sono qualsiasi tipo di assoluto (di hegel, della scienza), qualsiasi tentativo metafisico e ontologico di
intrappolare la realtà.
La coscienza di vivere in un mondo sdivinizzato è così radicata in Nietzsche da spingerlo a ritenere superfluo
dimostrare la non esistenza di Dio. D'altronde secondo lui l’idea di Dio è confutata dalla realtà stessa, malefica e
caotica. All’origine dell’idea di Dio c’è la paura dell’uomo di fronte all’essere.
Nella « Gaia Scienza » = messaggio della morte di Dio nell’annuncio di un « folle uomo »
L’uomo folle che ha il coraggio di guardare il baratro dell’esistenza urla in piazza che Dio è morto (vanno a
sostituirlo però con un’altra esistenza) - lui lo definisce « l’aver asciugato il mare con una spugna ».
Nell’800 vi sono i primi filosofi che si fanno portavoce di un ateismo —> nietzsche lo considera stupido perchè
vivere senza Dio è impossibile, La morte di Dio non è da prendere in modo positivo; la morte di Dio è una
grande allegoria. Rispetto al passato nel nostro mondo, oggi quotidianamente le persone inseriscono sempre
meno le loro azioni in una provvidenza divina, non viviamo più pensando alla felicità nell’al di là, ormai tutti vivono
senza Dio, ma nessuno riesce ad accettarlo e dirlo. Vivere senza una guida simile risulta drammatico.
Rispetto all’800 noi viviamo con molte meno ideologie, senza Dio, ma non ne abbiamo capito la drammaticità;
siamo noi che dobbiamo dare un senso metafisico, ontologico alla nostra esistenza. L’oltreuomo di cui parla
Nietzsche non c’è mai stato e probabilmente mai ci sarà; crolla tutto, qualsiasi surrogato di Dio.
L’uomo (il folle) poi tacque e si arrende capendo di aver esplicitato un concetto troppo elevato per la società
contemporanea, è arrivato troppo presto. Per capire le nostre azioni c’è bisogno di tempo, afferma che questa
azione è più lontana anche delle costellazioni seppur sia stata fatta da noi. Anche se è inevitabile che in un
futuro prossimo questo diventi un fatto di massa.
Le chiese sono « sepolcri di Dio » = Dio è morto, le persone pregano al funerale di dio stesso. L’al di qua ha
perso completamente valore a favore di quello dell’al di là.
Il fatto che le chiese siano riconosciute come i sepolcri di Dio allude alla crisi moderna delle religioni.
(In “umano, troppo umano”) Lui parla anche del cristianesimo come un’ « antichità emergente da epoche
remotissime » e scrive di come nella vecchia Europa vi sia forte necessità del cristianesimo dalla maggior
parte delle persone che prendono qualsiasi credenza religiosa per vera, seppur confutata già precedentemente.
Il primo ad aver creato queste menzogne è Platone con l’iperuranio = il mondo dell’al di là possiede il bene.
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Dalla morte di Dio al superuomo
In realtà, dal contesto del discorso precedente appare chiaro che la morte di Dio costituisce un « trauma », ma
solo in relazione a un uomo-non-ancora-superuomo, il quale solo grazie a questo trauma può diventare tale.
La morte di Dio coincide dunque con la nascita del superuomo. Dunque soltanto chi è capace di guardare in
faccia la realtà e prendere atto del crollo degli assoluti è maturo e ciò segna la divisione tra l’uomo e il
superuomo.
Il superuomo ha dietro di sé come condizione necessaria del suo essere la morte di Dio; ma ha davanti a sé
un mare aperto di possibilità di una libera progettazione della propria esistenza al di là di strutture metafisiche.
Secondo alcuni filosofi il discorso della « morte di Dio » è una constatazione storica. In realtà esso si configura
come il frutto di una persuasione filosofica e di una consapevolezza epocale. La sua visione è di genere
filosofico-storico.
D’altra parte secondo lui il superuomo può diventare tale solamente dopo aver « passato sul cadavere di tutti gli
dei » - Zarathustra affermerà « Morti son tutti gli dei; ora vogliamo che il superuomo viva ».
L’universo Nietzschiano è tale se si fonda sul presupposto di un mondo sdivinizzato, dunque ateo. L’ateismo di
Nietzsche è così radicato che non critica solamente l’esistenza di Dio, ma anche i suoi surrogati consapevole che
gli uomini andranno a ricreare altre inevitabilmente.
Quando si sostiene che Dio è definitivamente morto, per Dio = ciò che storicamente è concepito come tale,
ovvero l’essere metafisico e il valore dei valori.
Coincidendo con il venir meno delle certezze metafisiche, la morte di Dio rappresenta il tramonto definitivo del
platonismo. Lo stesso cristianesimo è valutato come « Platonismo per il popolo ». Fu proprio platone a inventare
un altro mondo da contrapporre a quello apparente in cui viviamo.
Ma quello che Platone aveva considerato come mondo vero ha finito di rivelarsi una favola.
La fine del “Mondo vero” è avvenuto tramite un processo di 6 tappe =
1 tappa = platonismo e filosofia greca - « Mondo vero » attingibile dai saggi
2 tappa = cristianesimo - « mondo vero » viene promesso ai virtuosi
3 tappa = kantismo - « Mondo vero » ritenuto indimostrabile perchè vi è un noumeno c’è ma rimane come una x
sconosciuta
4 tappa = positivismo (il canto del gallo) - rappresenta il primo risveglio della ragione antimetafisica; « mondo
vero » inconoscibile
5 tappa = nietzsche con la filosofia del mattino - critica tutto (con umano troppo umano) « mondo vero » si
rivela un’idea inutile e superflua. Trionfo di tutti gli spiriti liberi
6 tappa = nietzsche con la filosofia di Zarathustra - eliminazione del « mondo vero » dell’aldilà e eliminazione
del « Mondo apparente » dell’aldiqua -> definitiva sconfitta di ogni prospettiva metafisico-dualistica che faccia del
nostro mondo la copia negativa di un altro mondo
In Aurora Nietzsche presenta la fine del « mondo vero » come auto-soppressione della morale —> è proprio in
nome dei valori morali e dell’onestà insegnata dalla religione che si deve affermare quanto la morale e la
religione siano delle illusioni.
La trama =
Zarathustra, un profeta leggendario persiano, che a 30 anni si ritira ancora per 10 anni in montagna in solitudine
per meditare; dopo esser arrivato così vicino all’essenza di tutte le cose discende tra gli uomini e vuole
trasmettere le verità colte dalla meditazione parlando per metafore e parabole. Ha gettato l’umanità nella
menzogna di Dio e annuncia l’arrivo dell’ oltre uomo. Ma le persone non sono pronte per concepire questo
messaggio. Riprova una seconda volta esitando ad annunciare il suo pensiero più profondo = Eterno Ritorno.
Una terza volta ritorna per ritrovare sè stesso e il nucleo del suo pensiero; la quarta volta esplicita il concetto di
“uomini superiori” che ora provano un terribile senso di vuoto. Ma supera anche questi uomini superiori;
[ L’isolarsi dal mondo può aiutare per arrivare alla verità , ma poi bisogna rientrare e agire per cambiare le cose -
teoria completamente opposta a Schopenhauer che invece proponeva un ascetismo. ]
Superuomo
= concetto filosofico di cui Nietzsche si serve per esprimere un modello di uomo in cui si concretizzano i
temi di fondo del suo pensiero. Il superuomo è l’uomo che si è fatto Dio, che è in grado di portare avanti lo
spirito dionisiaco senza menzogne, si prende la responsabilità di vivere senza assoluto e divinità, è in grado di
operare la trasvalutazione dei valori. Accetta la vita così com’è.
E come tale non può che posizionarsi in un futuro prossimo, e non nel presente; difatti il superuomo rappresenta
un NUOVO tipo di uomo, un essere radicalmente “altro” rispetto a ciò che abbiamo di fronte.
Il superuomo = oltreuomo —> oltre = indicare un tipo di uomo “potenziato”, un uomo “oltre l’uomo” che si
colloca oltre ogni dato antropologico dato. Un uomo capace di creare nuovi valori e rapportarsi in modo
inedito alla realtà.
Presenta il superuomo come “il senso della terra” —> l’uomo è terra, ci è nato e deve rimanerci fedele. L’anima
(soggetto di un’ipotesi a esistenza ultraterrena) è dunque insussistente = l’uomo è sostanzialmente corpo.
E questa rivendicazione della natura terrestre del superuomo si ricollega a un’accettazione totale della vita -
propria dello spirito dionisiaco - grazie a questa accettazione la terra diventa da deserto esiliante a dimora
gioiosa e il corpo diventa da prigione o tomba dell’anima al concreto modo di essere uomo nel mondo.
Per introdurre l’arrivo del superuomo Nietzsche racconta la metafora delle metamorfosi - superuomo che ricerca
una libertà che libera se stessa per approdare a un’innocente affermazione della vita =
1. spirito che si fa cammello = rappresenta l’uomo che porta i pesi della tradizione e piegato dai valori
antivitali delle religioni e dal “tu devi”.
2. spirito che si fa leone = rappresenta l’uomo che si libera da questi sistemi metafisici opprimenti
all’insegna del “io voglio” e la libertà ha ancora connotazione negativa = “libertà da” e non “libertà di”.
3. spirito che si fa fanciullo = rappresenta la metafora del superuomo; stampo dionisiaco, che è “libero
di”, sa dire “si” alla vita e si pone al di là del bene e del male; crea dei nuovi sistemi e valori adatti alla
vita.
La felicità non consiste nel fare ciò che si vuole, ma nel volere ciò che si fa.
Ha una visione elitaria (alcuni hanno tentato di accostare nietzsche e marx, ma è sbagliato.)
La sua visione di superuomo ha caratteri anti-democratici e reazionari. Nietzsche è un filosofo della
“liberazione” —> ma è una liberazione da tutte le autorità umane e divine, non riguarda tutta l’umanità, ma solo
una parte di essa = ovvero un’elite di individui superiori che si erge sopra gli altri e in qualità di “razza
dominatrice” ha bisogno di “schiavitù”, masse schiave.
Dunque la sua filosofia anti-egualitaria/democratica scorge nell’ubermensch il “tipo riuscito al massimo grado”
= eccezione superiore che si contrappone al “gregge” inferiore.
Ma questo non significa che il superuomo porti avanti un progetto politico (tipo nazismo); anzi, in realtà, nel corso
della sua opera Nietzsche denuncia tutti gli idoli politici del suo tempo (statalismo, democrazia parlamentare,
socialismo ecc) —> il messaggio ultimo delle sue riflessioni va interpretato a solo livello filosofico, e non
politico.
La formulazione più suggestiva di questo “eterno ritorno“ si ha in Così parlò Zarathustra in un discorso intitolato
“La visione e l’enigma” =
Zarathustra sta salendo una montagna insieme a un nano che lo segue; arrivano a una porta carraia sulla quale
è scritto « attimo » (= il presente) da cui si dividono 2 sentieri che “nessuno ha mai percorso fino alla fine” —>
uno di essi porta in avanti (futuro) e uno all’indietro (passato). Zarathustra chiede al nano se le 2 vie si
contraddiranno in eterno, e la risposta affrettata alluse alla circolarità del tempo e la realtà “ricurva”. E così
Zarathustra si chiede se effettivamente “non siamo stati tutti un’altra volta?” “non dobbiamo ritornare in eterno?”.
Vi è una trasformazione della scena = una visione nella visione: protagonista è un pastore che sta soffocando
perchè un serpente nero gli penzolava dalla bocca e lo stava uccidendo. Zarathustra gli suggerisce che l’unico
modo per sopravvivere è mordere la testa del serpente; il pastore, facendolo si trasforma in una creatura
luminosa e ridente. = L’uomo (pastore) può trasformarsi in una creatura superiore e ridente (superuomo) solo a
patto di vincere la ripugnanza soffocante del pensiero dell’eterno ritorno (serpente) e prendere una decisione
coraggiosa nei suoi confronti (mordere la testa del serpente).
Nietzsche riprende la concezione pre-cristiana del mondo (antiche civiltà indiane; greci) = visione ciclica del
tempo opposta a quella rettilinea del cristiano-moderno.
Interpretazioni della dottrina
- Si tratta di una certezza cosmologica —> in alcuni punti sembra seguire una spiegazione scientifica (=
energia dell’universo finita; tempo infinito; e dunque manifestazioni e combinazioni del mondo devono
per forza ripetersi)
- E’ un’ipotesi sull’essere —> funge da schema etico che prescrive di amare la vita e agire come se
tutto dovesse ritornare
- E’ l’enunciazione metaforica di un modo di essere dell’essere —> l’uomo può incarnarlo solamente
con l’accettazione della vita
Porsi nella prospettiva dell’eterno ritorno significa escludere alcuni principi e difenderne degli altri.
La duplice funzione della dottrina = polemica e propositiva
polemica = rifiutare la concezione lineare del tempo come catena in cui ognuno ha senso solo in funzione degli
altri o quindi ogni attimo ha valore per ciò che è successo prima e ciò che accadrà dopo. Quindi si basa su una
struttura edipica del tempo.
Una dottrina di questo tipo ha come presupposto l’impossibilità della felicità nell’esistenza —> nessun
momento ha valore in sé stesso. La felicità si gioca nell’attimo ed è per noi impossibile raggiungerla in quanto
viviamo in funzione di ciò che avviene dopo.
Il tipo di uomo capace di “scegliere” l’eterno ritorno non è l’uomo occidentale il quale soffre la scissione tra
senso ed esistenza, ma è un oltre-uomo, capace di vivere la vita come un gioco creativo e avente in sè il senso
appagante.
L’eterno ritorno incarna al massimo grado l’accettazione superomistica dell’essere e si pone come “la suprema
formula dell’affermazione che possa mai essere raggiunta”.
« vivi ogni attimo della tua vita come se volessi riviverlo per l’eternità »
Sei tu che devi dare senso ad ogni attimo della tua vita e l’unico in grado di fare tutto ciò è il superuomo.
qualsiasi cosa che decidiamo di fare deve avere valore in sé stessa —> sennò stiamo dicendo « no » alla vita
perchè anziché viverla la posticipiamo.
Com’è possibile che l’uomo abbia imboccato la strada della malattia preferendo la morale degli schiavi?
Perchè la morale dei signori all’origine comprendeva sia i guerrieri che i sacerdoti. Il guerriero si rispecchiava
nelle virtù del corpo; il sacerdote perseguiva quelle dello spirito. Il sacerdote, però, non potè fare a meno di
provare invidia e desiderio di rivalsa nei confronti del guerriero; ma, non potendo dominare su di loro, il
sacerdote cercò di affermare sé stesso elaborando degli istinti anti-vitali (ascetismo, castità, umiltà). ll corpo si
oppose così allo spirito.
La grande morale è dunque frutto di risentimento e soffocano la vita —> l’uomo occidentale è represso, scisso
che reprime la sua forza vitale in vista di un al di là che abbiamo visto essere una favola. Dunque è risentito e
arrabbiato - motivo per cui le religioni sono quelle che si sporcano di più di sangue = perché toglie agli uomini e li
reprime. Qui vediamo tutto l’antisemitismo di Nietzsche poichè questo rovesciamento dei valori caratterizza
soprattutto il popolo ebraico - popolo sacerdotale per eccellenza (è dagli ebrei che nasce la religione e
conseguentemente questa repressione).
Il cristianesimo = congiura contro la vita (religione = la più grande congiura contro ciò che c’è di bello) —> ha
inibito gli impulsi primari e corrotto il piacere e la gioia con la denominazione di “peccato”. Ha prodotto un uomo
represso e malato in preda a continui sensi di colpa che ammalano la sua esistenza.
E poiché tutti gli istinti che non scaricano all’esterno si rivolgono all’interno, l’uomo cristiano è aggressivo in
modo rabbioso e uno spirito di vendetta contro l’altro.
In realtà lui apprezza la figura di Gesù, ma rivolge la polemica contro i seguaci. Già la parola cristianesimo è un
equivoco, è esistito un solo cristiano che poi è morto sulla croce. La chiesa è esattamente contro ciò che Gesù
ha predicato e che ha insegnato i suoi discepoli a combattere.
A tutte le negazioni della morale e del cristianesimo Nietzsche oppone l’accettazione alla vita; per cui propone
una trasvalutazione dei valori = nuovo modo di rapportarsi ai valori, non concepiti come entità metafisiche
auto sussistenti, ma come libere proiezioni dell’uomo e della sua volontà di potenza.
In rapporto a questa trasvalutazione, il filosofo si deve fare legislatore e costruttore di storia che stabiliscono la
meta dell’uomo.
(Questo superuomo è chi vive l’eterno ritorno e che attua la trasvalutazione dei valori)
Volontà di potenza
= intima essenza dell’essere
Si identifica con la vita stessa, intesa come forza espansiva, di cui la molla fondamentale è la spinta
all'autoaffermazione, non l’autoconservazione.
Il superuomo è l’incarnazione della volontà di potenza, poiché la sua essenza consiste nel continuo
oltrepassamento di sé: ha la volontà di superarsi continuamente, non si accontenta di esistere, ma vuole
spingersi oltre. La vita = autopotenziamento - autocreazione. Dando sfogo alla propria volontà di potenza
significa avere ortaggio di esprimere le proprie potenzialità
Potenza e dominio
Valenza connessa a sopraffazione e dominio, ma non si tratta di un dominio l’uno sull’altro.
Questa volontà di potenza è anti-democratica ed elitaria, lui proietta questo superuomo come una guida per la
nuova umanità (anche se non si capisce come).
Nichilismo =
Diverse accezioni di nichilismo =
1. volontà del nulla = ogni atteggiamento di fuga e disgusto nel mondo concreto —> i primi nichilisti
sono platonisti e cristiani che trovavano un senso altrove (al di là) provando disgusto per il mondo
concreto
2. situazione dell’uomo moderno che abbandonando tutti i valori supremi di “Dio”, della verità ecc prova
un senso di vuoto e del nulla (di fronte alla morte di Dio)
Lui si definisce il primo perfetto nichilista che è capace di vedere il nulla nella realtà.
L’origine del nichilismo = l’uomo dapprima si è immaginato delle realtà trascendenti e certezze metafisiche che
ha scoperto, poi, essere illusioni arrivando all’angoscia nichilista.
Anzi, quanto più l’uomo si è illuso, quando più è rimasto deluso e non può fare a meno di provare un senso di
vuoto.
L'equivoco = dire che il mondo non ha alcun senso non avendo quella serie di significati metafisici che prima
gli venivano attribuiti (unità, verità assoluta ecc).
In realtà i significati del mondo esistono come prodotti della volontà di potenza.
Il nichilismo, appare a Nietzsche, uno stadio intermedio —> un “NO” alla vita che, attraverso l’esercizio di
volontà di potenza, prepara al grande “Sì” a essa.
Tipologie di nichilismo
- nichilismo incompleto = i vecchi valori vengono distrutti, ma vengono creati dei surrogati di essi con
una stessa fisionomia metafisica che li sostituiscano. Quindi seppur accettando la morte di Dio, la fede
si tramuta a qualcos’altro. —> nazionalismo, socialismo; positivismo e storicismo; naturalismo
- nichilismo completo = nichilismo vero e proprio. Rappresenta un segno di debolezza (= nichilismo
passivo: si prende atto del declino dei valori e ci si crogiola nel nulla) o di forza (= nichilismo attivo: si
prende coscienza del declino e si esercita la “distruzione” - nichilismo estremo: forma di nichilismo
attivo che distrugge ogni residua credenza)
In riferimento al fatto che il nichilismo estremo crea spazio per nuove possibilità, parla di nichilismo estatico. Il
nichilismo attivo, estremo o estatico raggiunge la completezza (diviene “classico”) quando passa dal momento
distruttivo al momento costruttivo e dunque quando si rende conto che il senso deve essere umanamente
inventato in quanto non è ontologicamente dato.
Progettare una vita senza certezze metafisiche non significa distruggere OGNI norma o senso, ma
responsabilizzare l’uomo affinchè CREI i propri valori, sia lui la fonte.
Il significato ultimo del superamento nietzschiano e nichilismo è accettare il rischio e la fatica di dare un
senso al caos del mondo dopo la morte delle vecchie fedi.
Prospettivismo
= non esistono fatti, ma solo interpretazioni che dipendono dalla tua volontà di potenza, dai tuoi bisogni.
Il mondo non ha UN senso, ma ha un’infinità di significati, la natura è poliforma - infiniti punti di vista da cui
approcciarla. Questo non è da confondere con un idealismo che pone l’io alla base di tutto, in quanto il “soggetto”
non è niente di dato, anzi anche noi stessi risultiamo essere interpretazione. Il soggetto cambia, ciò che siamo è
un prodotto di istanze diverse, il nostro agire non è consapevole. L’io stesso è frutto di un’interpretazione.
Affermando che il mondo è caos e l’interpretazione è ciò che dà forma umana al caos si può rilegare Nietzsche a
Kant, anche se la prima differenza sostanziale risiede nel fatto che Kant dona un’unica chiave di lettura della
realtà; mentre Nietzsche è convinto esistano molteplici punti di vista sul mondo.
Ogni superuomo è dunque libero di creare da sé i valori, il suo senso ecc; non vi è niente di oggettivo o strade e
vie che possano andare bene per più persone, non viè una strada univoca.
Alla base di ogni interpretazione vi sono i bisogni e gli interessi collegati all’istinto di volontà di potenza. “Sono i
nostri bisogni che interpretano il mondo”. Il superuomo deve diventare padrone e lo può fare solamente se
sceglie in base alla sua volontà.
Le cosiddette “verità” sono illusioni di cui si è dimenticata la natura illusoria e puntualizza che la conoscenza e la
logica sono “invenzioni” per controllare il caos del mondo.
I concetti di volontà di potenza, forza e debolezza ecc non hanno valenza fisiologica, di riferiscono alla capacità
dionisiaca di accettare la tragicità della vita. Il concetto di salute rimanda al modo di essere del superuomo il
cui sa vivere senza certezze nè fedi assolute.
Nietzsche scrive “al di là del bene e del male” che politicamente si traduce in “al di là della destra e sinistra”. Con
Nietzsche è finita l’ontologia, non c’è l’essere, ma solo l’ individuale che deve farsi creatore di senso e di vita di
fronte al caos eraclitreo. L’idea dell’eterno ritorno è l’idea dell’attimo, dunque cambia completamente i ponti con il
tempo: bisogna ricercare l’attimo. Danzare davanti alla tragicità della vita. L’obiettivo è uscire dalla repressione
della vita. E’ un’istanza di emancipazione, per tutti: passare da oggetto a soggetto attivo che agisce nella vita e
vive l’attimo. Questa visione, in qualsiasi dimensione politica, è disnaturata. Poichè tutti questi sistemi e ideologie
politiche sono manipolatori, sono necessariamente bugie.
Fino a questo punto ci arriva anche Schopenhauer. In Nietzsche si va oltre, bisogna diventare da cammello, a
leone, e poi fanciulli: questo è possibile farlo accettando la tragicità della vita.
L’uomo dell’800 (secolo delle ideologie assolute) è represso, vive male qualsiasi istinto vitale perché considerato
peccato; la religione è la più grande congiura contro ciò che c’è di bello, contro la vita stessa. Non c’è nessuna
verità, sei tu il creatore di senso. Non vi è nessuna coscienza, quest’ultima non è altro che la voce di alcuni
uomini che è entrata nella testa altrui