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NIETSCHE

"l'esistenzialismo è un umanismo" Sartre.


Un grande percorso verso il nichilismo, un grande percorso verso il nulla.
Friedrich Nietzsche nasce a Lipsia nel 1894, figlio di un pastore protestante. Il padre,
cinque anni dopo la nascita muore a causa di una malattia celebrale. Anche lui morirà
della stessa malattia, qualcosa che ha a che fare con qualche problema di famiglia. Qui
vita e pensiero sono indissolubili. Siamo come Socrate, una filosofia vita. Si laurea in
filologia classica. Legge Schopenhauer da cui viene influenzato, a 24 anni ottiene una
cattedra universitaria a basilea. A come collega Burchard, grandissimo storico
dell'umanesimo e rinascimento e stringe amicizia con Richard Wagner. Nel 72 pubblica il
suo primo libro, nascita della tragedia, e poi la coppia di libri con cui Nietzsche legge in
mondo greco, apollineo e dionisiaco. L'amicizia con Wagner finirà male, Nietzsche
scriverà dei saggi contro di lui. Poi scrive "umano troppo umano". Non è il classico
professore tedesco, i titoli sono completamente diversi dalla classica saggistica tedesca
universitaria. Nietzsche a dire il vero è molto poco crucco, molto più mediterraneo.
Visse molto più tempo fuori dalla Germania, passò tanto tempo in Italia, in Sicilia, fu una
presenza costante in Liguria. Era fortunato perché poteva godere della pensione
dell'università, mentre i suoi amici non godevano di questa pensione. Un intellettuale a
quel tempo non aveva una vita tanto facile. Invece Nietzsche rinuncia alla cattedra
quando incominciano per lui problemi di salute. La dimora museo di Nietzsche si trova a
San Moritz.
Teniamo a mente l'opera LA GAIA SCIENZA, in cui compaiono le famose idee di
Nietzsche. Si innamora di una ragazza russa, Louise Salomè. La signorina intelligente
sopra la media fu amica amante di tantissimi intellettuali europei di fine ottocento.
Amica del poeta Rilcke, amato da Heidegger, amica di Freud, e purtroppo Nietzsche che
si innamora follemente, deve constatare che il suo ruolo dovrà essere sempre quello
dell'amico. Anche questo fatto di sentirsi tradito non fa che accentuare la sua
depressione.
Nietzsche non doveva essere una persona particolarmente estroversa, abile di relazioni
sociali. La figura maschile del padre manca, vive con le sorelle e la madre. Non ha una
gran preparazione con le relazioni. Otteniamo una figura che scrive anche certe cose, in
modo piuttosto impattante come stile. Le opere non hanno nulla a che fare con i saggi
universitari e il trattato. Si va dal saggio atipico allo stile aforistico, alla poesia. Il lavoro
difficile nella lettura di Nietzsche è quello di arrivare a interpretare le figure e le
metafore che usa. Non è la difficoltà di leggere Hegel, ma quella di leggere un poeta e
capirlo. Noi non sappiamo con certezza cosa volesse dire in certe pagine, chiaramente si
è raggiunto un idea di massima su che cos'è la filosofia niciana e le idee che contiene,
quello che trovate su Wikipedia e sui libri di testo. Che cosa sia il superuomo non è
chiarissimo, e che rapporto ci sia tra Nietzsche e il nazismo non è semplicissimo. La
difficoltà è capire il significato di quel che dice Nietzsche.
È un ambiente diverso, questo autore pur tedesco è di reso dai filosofi cricchi visti
finora. Ieri si accennava alle opere, e dicevo che quello che spacca è sicuramente uno
stile di scrittura diverso che va dal saggio atipico tipo accademico, dove però domina
comunque lo stile aforistico e arriva fino alla poesia, perché così parlò Zarathustra è
scritto in forma poetica imitando lo stile del vangelo, nel senso che libro in quattro parti
narra del pellegrinare di Zarathustra, il primo profeta persiano fondatore della morale,
il primo che avendo scoperto ciò che è bene e male dovrebbe essere nella finzione
narrativa il primo che si accorge della finzione della morale. Zarathustra diventa il
personaggio attraverso cui Nietzsche annuncia il superuomo, l'eterno ritorno
dell'identico. Anche nell'opera la gaia scienza troviamo l'aforisma dell'uomo file dove si
enuncia la morte di Dio. Grossomodo le dottrine fondamentali sono queste, più
crepuscolo degli idoli, verità e menzogna in senso extra-morale, aldilà del bene e del
male, tutti titoli che non hanno l'aria di essere titoli di trattati accademici, ma libri
abbastanza corti. È sicuramente un filosofare atipico. Un'altra caratteristica di Nietzsche
è il suo essere sistematico. Le riflessioni sullo stile di scrittura che non è cosa
insignificante, le trovare a pagina 190. Aggiungo io che questo stile a volte veramente è
fatto di aforismi brevi, ricchi di immagini difficili da interpretare, che richiamano al
filosofo Eraclito del panta rei, del tutto scorre. Non è un caso perché Nietzsche è
specializzato in filologia classica. Io ho letto i suoi appunti sui presocratici e posso dire
che tra i presocratici quello che ha maggiore spazio è Eraclito. C'è un affinità dovuta alla
consapevolezza che l'essere debba essere inteso come divenire. C'è anche un fermento
in cui lui dice DARE ALL'ESSERE
Oltre tutte le opere che citeremo, una fonte importante sono i frammenti postumi, la
raccolta e la sistemazione dei quaderni di appunti di Nietzsche e questa raccolta tiene
insieme le opere e gli appunti per scrivere nuove opere. Lui è attivo fino all' 88/89 poi la
malattia lo rende completamente inabile. C'è una raccolta di biglietti, detto della follia.
Nell'agosto 1900 lui muore. Allora svegliamo anche il tema del rapporto malattia
filosofia, un vecchio tema per screditare Nietzsche. Nietzsche non sappiamo di cosa
soffrì, sappiamo che ha contratto la sifilide.
Non si può ridurre il pensiero di Nietzsche: è il pensiero di un degenerato, e il suo
pensiero è il risultato della negazione di Dio. Il novecento è stato il secolo di Marx, ma
anche quello di Nietzsche. Il NIETZSCHE che possediamo è un filosofo epurato dalle
mani della sorella, il lavoro dei due storico italiani è stato quello di restituirci un
Nietzsche autentico, fuori dalla manipolazioni della sorella e del marito. Da lì si è
incominciato a studiare le parole vere di Nietzsche, non gli appunti modificati e
assemblati dalla sorella, ad esempio il falso storico più famoso è un libro intitolato LA
VOLONTÀ DI POTENZA su cui matura la propria maturazione di Nietzsche lo stesso
Heidegger, che nel 36 conduce delle lezioni universitarie su Nietzsche. Tra i lettori di
Nietzsche in Italia c'è Gianni Vattimo, professore di filosofia teoretica all'università di
Torino. Abbiamo di Nietzsche continue letture, magari non per studenti alle prime armi,
ma per gli esperti del suo pensiero, leggere il Nietzsche di Vattimo o di Ferraris o di
Heidegger, si notano delle diverse chiavi di lettura. Se andiamo nello specifico, nel
teoretico, ogni interprete ha il suo colore. Perché questa moltitudine di letture? Proprio
per lo stile di scrittura, utilizzando la metafora, ovvero portare oltre il senso, l'aforisma.
Al contrario del linguaggio scientifico e tecnologico, che sono a senso univoco, il
linguaggio poetico metaforico è equivoco, cioè il linguaggio scientifico mira a definire,
nel senso che circoscrive. Perno è perno, ha un solo significato, ellissi, triangolo
quadrato, punto, parallela, addizione, hanno un solo significato in tutte le lingue. Contro
il definire che circoscrive il linguaggio di Nietzsche deborda con un gioco di parole.
Questo debordare fa sì che a 120 anni dalla morte di Nietzsche noi ci sforziamo di
stringere tra le mani quello che lui voleva dire. Zarathustra è l'opera più complicata
insieme ai frammenti postumi. Che cosa direbbe un fole che commenta un folle? In una
passeggiata in una libreria di sono imbattuto in un Nietzsche di Antonin Artaud,
drammaturgo francese e il suo Nietzsche. "VAN GOGH IL SUICIDATO DELLA SOCIETÀ."
Cacciari, batail...
Difronte alla pesantezza della morale della religione, Nietzsche vuole ridere difronte ai
moralisti.

- LA NASCITA DELLA TRAGEDIA


In questa opera di parla dell'origine della tragedia greca. L'indagine sulla tragedia greca
diventa un indagine sulla storia dell'occidente, su quello che noi siamo. E questa
indagine porta NIETZSCHE a dire che non c'è un armonia, apollineo è una teoria
dell'umano che Nietzsche utilizza per dire qualcosa non diverso da Freud per
distinguere super io dall'es. Dionisiaco, da Dioniso dio dell'ebrezza, riconosciuto in
Grecia e poi anche a Roma, ma è un duo di importazione, viene dall'oriente a cavallo di
una tigre. Tutto questo hanno fatto le date ad alcuni teorici alla divinità di Siva, un dio
distruttore e creatore. C'è l'aspetto della danza in Dioniso, perché Siva è anche re della
danza. Non ha più senso parlare di verità assolute e quindi quell'austerità sacerdotale
non è più opportuna, e più opportuno il riso di un bambino o un passo di danza. Si fa
riferimento a un bambino per morale che crea e distruggere senza ragione, il riso come
ci ha insegnato Umberto Eco è dissacrante. La morte di Dio è la morte del dio delle
religioni, di un dio metafisico, dei dogmi scientifici, e delle correnti politiche. La
distruzione della vecchia tavola di tavola con la sostituzione con altre tavole di valori
non più eterni. Nella seconda metà del Novecento Nietzsche piace a quelli di sinistra, ai
regimi nazionalisti.
C'è una problematica: come vivrebbe il super uomo in mezzo alla massa. Non c'è solo il
gregge come unica immagine di società di massa. Noi siamo società di massa. Cacciari
propone l'immagine di un arcipelago di elementi vicini ma slegati. Un uomo vivrebbe
così nel mondo. Lui vuole fare piazza pulita della morale, bene è male sono concetti
relativi a chi definisce questi valori, infatti nella storia sono cambiati a seconda del
proprio bisogno. Qualcosa che deriva dal mantenersi in sella su un trono.
Noi viviamo in un contesto dove è già avvenuta una trasvalutazione dei valori. Nel
momento in cui, per le condizioni storiche date e la cultura che si impone, di tipo
socratica e platonica e poi Cristina, questo è il passaggio da una tavola dei valori, quella
che possiamo trovare nelle opere di Omero, a una tavola di valori che ci viene insegnata
a catechismo. I valori sono sempre volontà di potenza. C'è un interesse diretto tra il
porre valori e chi è l'inventore di quei valori, quindi non è mai un attività disinteressata.

GENEALOGIA DELLA MORALE


Per metodo genealogico si intende andare alle origini della morale con un analisi logico
concettuale, che dimostra come i valori cosiddetti assoluti altro non siano che
menzogne ad bene vivendi e determinati dalla volontà di potenza da chi pone valore in
quel determinato storico.
Ora leggiamo come si è arrivati a volere un senso
- Sono al capitolo 3 paragr. 27.
Una scienza ancora un po' agli esordi, sicuramente materialista organicista, quella
scienza lì del positivismo ateo che cos'è? È il punto di arrivo di una volontà di verità, cioè
cos'è che ha portato all'ateismo? L'atteggiamento auristico del ricercatore. La scienza
che da Galileo in poi è diventata osservativa e sperimentale, che è costretta ad
ammettere che scientificamente che Dio non è dimostrabile. Proprio la volontà della
verità ha causato l'ateismo. Uno approda all'ateismo perché nel percorso storico e
scientifico la scienza è diventata quella che conosciamo la quale esclude l'esistenza di
Dio fino a prova contraria. Non stupiamoci che tutti gli scienziati siano atei oggi.
Quando scientismo di fine ottocento è una fede, è anche questa fede è qualcosa ancora
del dogmatismo. Lui sente che questa rivoluzione del dio è morto durerà cento atti,
riservato ai due secoli successivi.
Nietzsche va alla radice del fenomeno morale e nei frammenti postumi leggiamo
appunto che in 9,38. 3,28 l'uomo può anche sopportare la malattia la morte e i terremoti
e i naufragi. Non sono questi fatti a spaventare l'uomo, ma è alla domanda di senso: a
quale senso io devo morire? È la domanda del perché la sofferenza e non la sofferenza
stessa. Il cristianesimo ha interpretato il mondo e la sofferenza umana dicendo che con
la narrazione biblica che l'uomo viveva felice e contento nell'eden. Questa per quanto
favolistica e mitologica è una spiegazione. Sul fatto che a un certo punto la morale dei
signori sia stata soppiantata da quella degli schiavi, ovvero la orale di una Grecia
presocratica autodidatta del singolo individuo, immagine dell'eroe, abbia ceduto il
passo a una morale da schiavi, una morale anti vitale, lì le ragioni sono storico sociali. Si
fa strada la democrazia ateniese, la masticazione quindi della politica e della società.
Ogni cittadino poteva casualmente ricoprire una carica. Arriviamo a fine impero romano
dove si impone il cristianesimo, proprio nel momento del declino e da lì si afferma una
visione dell'uomo dicotomica, si affermano i valori ascetici perché non c'era più la forza
di affermare i valori greci. Pensiamo ad Achille, intanto è bello, si prende cura di sé, che
si lavano e si ungono con unguenti, eroi dalle grandi bevute, hanno una grande vis
erotica, vediamo atteggiamenti che non sarebbero accettati nella civiltà
contemporanea e NIETZSCHE non ha timore di dire che vuoi e cattivo, bene e male soni
prodotti in funzione di rafforzare la posizione dominante di chi pone quei valori. Una
classe di eroi propone valori di certo tipo, una casta sacerdotale impotente propone un
pacchetto di valori completamente diverso.
Nietzsche è un veggente, lui negli anni ottanta del ottocento ti dice qualcosa che si
realizzerà nel secolo successivo, addirittura nei nostri tempi. Quello che lui vede è
l'affermarsi dello scientismo e dell'ateismo, a partire da Kant, che nella critica della
ragion pura, dice che il discorso intorno a dio non è scientifico. Questo ateismo
moderno viene dalla volontà di verità, che ha fatto emergere la necessità di riconoscere
la morte di Dio. Egli ha avuto la funzione di colmare la necessità di dare senso alla
sofferenza. Un senso è meglio di nessun senso. Dopodiché questo odio verso l'umano, e
la ripugnanza ai sensi, il timore della felicità e della bellezza, tutto significa una volontà
del nulla. Quel cambiamento è considerata da NIETZSCHE una volontà del nulla che si
pone contro una volontà vitale della ricerca della verità. Qui NIETZSCHE è molto vicino a
Freud. La differenza tra i due è che Freud è disponibile ad accettare la repressione di un
sistema valoriale per salvare la convivenza civile mentre Nietzsche e completamente
amorale, lui vuole la riaffermazione del sentimento dionisiaco. Leggi genealogia della
morale 3,28.
Quali sono i passaggi fondamentali della storia andiamo a com'è il mondo vero finì per
diventare favola, in crepuscolo degli idoli, pag. 405. Sottotitolo: storia di un errore
1 Platone: il mondo vero è iperuranio
3 mondo vero: paradiso
3 mondo vero è quello della critica della ragion pratica, quello a cui hai accesso se
obbedisce alla ragione categorica.
4 il mondo vero è l'epoca in cui vive Nietzsche
5
6 è il momento in cui Zarathustra viene dato alle stampe, però questa fine del mondo
vero è come sappiamo noi non è per tutti, non tutti l'accettano, e da qui la distinzione
tra ultimi uomini, ancora dentro la divisione tra anima e corpo, e oltre uomini, coloro
che vanno oltre la metafisica e vanno oltre nel senso di accettare la morte di Dio e di
accettare dei valori tramontanti. È l'uomo che dà senso al mondo, solo che questa
attività fondativa deve essere storica. Duemila anni non sono cmq l'eternità. Quindi
l’oltreuomo sa benissimo che i suoi valori sono destinati a tramontare. Il tempo allora
non è ciclico ma è in divenire continuo. Secondo me non è una questione di tempo, ma è
una questione di leggere bene quello che scrive lui. Quale è quell'identico che
eternamente ritorna? È il Polemos di Eraclito, l'eterno ritorno della conflittualità tra
valori, una visione panta rei.

L'importante è assumere la morte di Dio come la fine di ogni prospettiva ultramondana.


La filosofia come una fede che serve a dare senso a questa vita che non ha senso. Dio è
la più antica delle bugie vitali.
Pag. 402: Siamo al mercato, luogo simbolo della modernità, qui dobbiamo intendere la
borsa di New York, i grandi distretti della finanza internazionale, Wall street, simbolo di
un economia lanciata sempre in alto. In mezzo ai mercati ci sono degli uomini moderni,
gli atei moderni che hanno fatto dello scientismo e dell'economia un nuovo credo, che
ha portato anche al capitalismo. Il protagonista di questo racconto è un uomo folle,
quello descritto da Artaud, perché ha capito da che parte sta andando la storia, ma gli
altri non capendo lo prendono per matto.
Qui incominciano tuta una serie di metafore che indicano che la morte di Dio ci lascia
senza punti di riferimento, e dunque vivere il tempo della morte di Dio significa vivere
nel nichilismo. Ma poi si domanda: come abbiamo fatto a uccidere dio. È la volontà di
verità, che non tutti hanno colto e non tutti vogliono cogliere, perché la volontà del
nulla è meglio della volontà del volere, perché se non ci fossero regole, non si potrebbe
più fare lezione, ma vivremmo sempre in una guerra continua. Esiste ancora un alto e
basso, esiste ancora un criterio?
Non stiamo forse vagando verso un infinito nulla?
Dio è morto, e dio resta morto, e noi lo abbiamo ucciso. Come ci consoleremo noi? Non
è troppo grande per noi la grandezza di questa azione? Non dovremmo noi diventare
dei?
Qui la consapevolezza di Nietzsche di essere un inattuale. Lui sta giusto annunciando
una nuova epoca, quella del nichilismo. Non è ancora arrivata agli orecchi degli uomini.
Che altro sono le chiese se non le fosse e le tombe di Dio?
C'è lo smarrimento, la coscienza che morte di Dio non è ancora un fatto di massa, la
morte di Dio costituisce un trauma, ma solo per un uomo non ancora super uomo.
Ultimo uomo è la generazione che vive senza ancora aver metabolizzato le conseguenze
della parte di Dio, che coincide con l'atto di nascita del super uomo. Egli ha davanti a sé
un mare di possibilità da conquistare. Come direbbero i post moderni, la fine delle
grandi narrazioni novecentesche ci lascia uno spazio teorico per pensare nuove
spiegazioni, di darci dei nuovi punti di riferimento.
Non è la polemica di un professore universitario, ma è la consapevolezza della crisi della
società. Heidegger lavorerà molto sul significato dell'occidente, la morte di Dio è
consustanziale alla morte di Dio, in quanto l'occidente è il tramonto del sole, la fine del
nichilismo. Il nichilismo è consustanziale alla civiltà occidentale, l'occidente doveva
giungere a questo. C'è da attendere il momento della nuova alba e di chi darà senso al
nuovo giorno. Il superuomo sa vivere in un mondo sdivinizzato. Il tema del nichilismo è
stato ricchissimo e dibattutissimo nel novecento, anche in Italia.

ZARATHUSTRA
Egli annuncia il superuomo, scritto tra l'83 e l’85. È il libro più complesso di Nietzsche
perché scritto in poesia, camuffato in forma di vangelo, ha quattro parti, Zarathustra è
un profeta del passato, inventore della morale. A 33 anni abbandona la sua città natale e
si mette a predicare, la sua predicazione avviene in luoghi naturali, come la montagna.

Pag. 413
Il proemio di Così parlò Zarathustra si apre con una specie di preghiera riportata nella
lettura 1 pag. 431.
Si dice che Zarathustra è colui che insegna il superuomo. L’uomo deve essere superato.
Il superuomo è il senso della terra. “Dispregiatori della vita essi sono, quelli che
predicano di sovra terrene speranze. Un tempo il sacrilegio contro Dio era il massimo
sacrilegio, ma Dio è morto e così sono morti tutti i sacrileghi. Il sacrilegio contro la terra
è il massimo sacrilegio possibile.”

TESTO PAGINA 431


Parla sempre in forma metaforica del fatto che l’uomo come lo abbiamo conosciuto
deve essere superato. È un uomo legato alla religione e a vari fanatismi, non da ultimo
lo scientismo del positivismo ottocentesco e il capitalismo (non per niente l’uomo folle
predica al mercato) e gli -ismi politici (socialismo e nazionalismo). La fede cieca e
acritica verso qualche credenza è comunque una manifestazione di quel dio che per
Nietzsche è morto, compresa la metafisica di stampo platonico (il dualismo ontologico
tra mondo vero e mondo apparente, tra anima e corpo, tra natura e mondo transfisico).
L’oltreuomo è il senso della terra. È un richiamo al valore dell’istinto, della fisicità, della
corporeità. Oggi, interpretato in senso ecologico, è sicuramente una riappropriazione di
una visione non occidentale del rapporto uomo-natura, una visione più spinoziana, un
monismo in cui si esprime la divinità del tutto. Siamo nell’antiteismo. Siamo nell’ambito
nell’ermeneutica: l’autore dice di insegnare il superuomo, che è il senso della terra. Il
lettore deve poi capire cosa voleva dire. Le letture letterali di primo livello sono
insufficienti con questo autore, bisogna andare oltre e per fare ciò bisogna avere una
conoscenza completa del Novecento. Su Nietzsche si impernia anche la geofilosofia, un
filone della filosofia che pensa all’abitare la terra. Il rapporto uomo-natura è il rapporto
di un ospite, non di un padrone, e questo fa riferimento a Nietzsche.

Il primo capitolo dello Zarathustra parla delle tre metamorfosi, ossia tre fasi in cui deve
oltrepassare l’uomo.
1. L’uomo cammello, schiacciato dal peso della morale (animale da soma);
2. L’uomo leone, che si ribella contro la vecchia morale e i vecchi dogmi ma
è spinto da risentimento; l’uomo leone è un nichilista;
3. Il fanciullo, che rappresenta l’oltreuomo. L’oltreuomo deve essere
paragonato a un fanciullo che gioca perché non ha risentimento, costruisce e distrugge
senza risentimento, con innocenza ludica, e che è capace di una risata dissacrante. Il
senso del divino di Nietzsche va ricercato nel dionisiaco.
L’oltreuomo è capace di una volontà di potenza, ossia di imporre una tavola di valori
(non in modo definitivo perché è previsto il divenire continuo).
“Imprimere all’essere il carattere del divenire, questa è la suprema volontà di potenza”
vuol dire sostituire alla stabilità e alla fissità parmenidea dell’essere il conflitto, il
polemos, il divenire continuo dei valori e delle verità riconosciute. Questo è come
Cattaneo intende l’eterno ritorno dell’identico. C’è un identico che continuamente
ritorna, ossia il conflitto di visioni del mondo, il conflitto di valori che viviamo anche
oggi.

Alla luce di questo possiamo comprendere l’ultimo paragrafo utile del libro, il
prospettivismo. Il prospettivismo è il fatto che il mondo cessa di essere un universo per
diventare un pluriverso. C’è un frammento dove dice: “"Tutto è soggettivo", dite voi,
ma già questa è un'interpretazione, il "soggetto" non è niente di dato, è solo qualcosa di
aggiunto con l'immaginazione, qualcosa di appiccicato dopo. - E infine necessario
mettere ancora l'interprete dietro l'interpretazione? Già questa è invenzione, ipotesi.”
Il mondo è caos e l’interpretazione è solo ciò che dà forma umana al caos. Alla base di
ogni interpretazione stanno bisogni, interessi collegati alla volontà di potenza che è
volontà di conservazione. Sono i nostri bisogni che interpretano il mondo, non il
soggetto. La stessa idea di io o di soggetto come sostanza unitaria permanente
soggetto di volontà è una finzione. C’è il richiamo a Hume, che mette in dubbio
l’esistenza dell’io. Qua possiamo riagganciarci alla psicanalisi freudiana, non esiste un io
consapevole unitario. L’io è un conflitto tra regole imposte dalla società e pulsioni di cui
non siamo consapevoli. Dopo Nietzsche si parla di morte (fine) della metafisica e di
morte (fine) della filosofia del soggetto, che ha come grandi esponenti tutti gli idealisti
(Platone, Cartesio che pone come sostanza l’io penso, Kant, Hegel). Questa non è
l’interpretazione di Heidegger, che sostiene che per esserci volontà deve esserci un
soggetto volente. Non c’è volontà senza un io che vuole, altrimenti la volontà diventa
una sostanza metafisica e l’altra alternativa è rimanere nella metafisica del soggetto.
Per Heidegger Nietzsche sarebbe non colui che oltrepassa la metafisica, ma l’ultimo
metafisico rappresentante della filosofia del soggetto.

I BRANI RELATIVI ALL’ETERNO RITORNO


Leggiamo l’aforisma “IL PESO PIÙ GRANDE” (aforisma 341 della Gaia scienza”).
“Che accadrebbe se, un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella più
solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: «Questa vita, come tu ora la vivi e l'hai vissuta,
dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai
niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni
indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella
stessa sequenza e successione - e così pure questo ragno e questo lume di luna tra i rami
e così pure questo attimo e io stesso. L'eterna clessidra dell'esistenza viene sempre di
nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!»? Non ti rovesceresti a terra,
digrignando i denti e maledicendo il demone che così ha parlato? Oppure hai forse
vissuto una volta un attimo immenso, in cui questa sarebbe stata la tua risposta: «Tu sei
un dio e mai intesi cosa più divina»? Se quel pensiero ti prendesse in suo potere, a te,
quale sei ora, farebbe subire una metamorfosi, e forse ti stritolerebbe; la domanda per
qualsiasi cosa: «Vuoi tu questo ancora una volta e ancora innumerevoli volte?»
graverebbe sul tuo agire come il peso più grande! Oppure, quanto dovresti amare te
stesso e la vita, per non desiderare più alcun altra cosa che questa ultima eterna
sanzione, questo suggello?”.
Ma il tema dell’eterno ritorno non si ferma qui.
Zarathustra in montagna, luogo di ascensione, a un certo punto ha una visione. Questo è
ciò che vede:
“Un giovane pastore rotolarsi, soffocato, convulso, stravolto in viso, cui un greve
serpente nero penzolava dalla bocca. Avevo mai visto tanto schifo e livido raccapriccio
dipinto su di un volto? Forse, mentre dormiva, il serpente gli era strisciato dentro le
fauci e li si era abbarbicato mordendo. La mia mano tirò con forza il serpente, tirava e
tirava - invano! non riusciva a strappare il serpente dalle fauci. Allora un grido mi sfuggì
dalla bocca: «Mordi! Mordi! Staccagli il capo!» [...]. Il pastore, poi, morse così come gli
consigliava il mio grido; e morse bene! Lontano da sé sputò la testa del serpente e balzò
in piedi. - Non più pastore, non più uomo - un trasformato, un circonfuso di luce, che
rideva! Mai prima al mondo aveva riso un uomo, come lui rise!”.
Nelle pagine prima c’era al descrizione di Zarathustra che saliva sulla montagna con un
nanetto sulle spalle, che a un certo punto gli ricorda ciò che aveva detto nella gaia
scienza sull’eterno ritorno. Banalizza l’eterno ritorno, facendolo diventare una teoria
ciclica in senso greco. Qui abbiamo il serpente che soffoca un pastore. Il serpente, nella
mitologia orientale, è simbolo dell’anello, quindi anche esso simbolo del circolo. A
questo punto siamo davanti a due alternative storiche della concezione della storia, a
cui lui aggiunge la sua visione. La concezione della storia cristiana (su cui si innestano la
visione progressista illuminista, la visione marxista e quella hegeliana) è una linea retta,
con una direzionalità e UN fine, c’è un senso e ci sono dei momenti (la nascita di Cristo
che dà senso alla storia nel cristianesimo; le tappe della storia nel Marxismo, ossia le
trasformazioni economico-sociali; le tappe dello Spirito in Hegel). Questa è l’immagine
dell’occidente. L’immagine greca era l’immagine circolare derivante dalla constatazione
che la vita è fatta di stagioni e il susseguirsi delle stagioni si ripete con regolarità. Il
nanetto sulle spalle di Zarathustra insiste su questa banalizzazione, che tutto debba
ritornare. Non è questo il senso dell’eterno ritorno: il senso è una visione circolare dove
non c’è un senso, dove non c’è inizio né fine, o meglio dove non c’è un fine. È
l’oltreuomo che è chiamato a dare senso al processo. Il senso può essere ovunque
(Omero, Mosè, Cristo, ma anche altri). La visione è che il senso dell’esistenza puoi
essere anche tu se ti decidi per l’oltreumanità. Qui sta il significato del mordere la testa
del serpente, è una decisione (l’etimologia di decidere è, appunto, tagliare). Da un
modello lineare di filosofia della storia con tappe e direzionalità o un modello
preesistente di circolarità piatta dove tutto si ripete si passa a un modello dove a
tornare è sicuramente il conflitto di punti di vista e di visioni del mondo. Il centro del
modello di Nietzsche è il soggetto che si pone come modello per fli altri, possiamo
introdurre il termine “progetto” inteso come un gettarsi in avanti e non solo come
essere a favore di; è assumere la propria libertà di pensiero e i propri valori e il proprio
modo di esistere e proporlo come modello anche per gli altri. Lo vedremo meglio in
Sartre e in Heidegger, ma questo è una possibile interpretazione che non è proprio
quella che dà il nostro libro.
Nietzsche dice: “In ogni attimo comincia l’essere, il centro è dappertutto”. Cosa significa
quindi l’eterno ritorno?
Forse prendere atto di una struttura cosmica già data oppure istituirlo tramite una
scelta. Cattaneo è di questo avviso: il centro è dappertutto nel senso che noi nasciamo
in un mondo già dotato di senso, ma in una prospettiva oltreumana siamo chiamati a
essere d’esempio per gli altri e a dare un senso al mondo.

IL NICHILISMO
Cos’è il nichilismo? Va distinto il nichilismo passivo da uno attivo e qualcuno distingue
anche un nichilismo estremo.
Il nichilismo passivo corrisponde agli effetti dell’annuncio della morte di Dio, ossia il
sentirsi spaesati e senza più punti di riferimento. Il nichilismo letteralmente è il fatto
che nulla ha più valore assoluto, è la perdita dei valori assoluti. Il nichilismo attivo si
esercita come forza di distruzione (nello Zarathustra è la metamorfosi del leone). Il
nichilismo estremo è arrivare alla convinzione che non esistono verità eterne, che tutto
tramonta, che la stessa verità è una menzogna di sopravvivenza. Il nichilismo estremo si
concretizza con la volontà di potenza che è la volontà di dare un senso all’esistenza
(anche se non è un senso assoluto perché tutto tramonta e diviene).

L’ESISTENZIALISMO
L’esistenzialismo è una moda culturale che non investe solo la filosofia ma anche l’arte e
la letteratura. Il clima dell’esistenzialismo si ritrova nella letteratura europea e italiana
(Montale, Quasimodo, tutti quelli che parlano di male di vivere). L’esistenzialismo è una
filosofia dell’esistenza che pone l’esistenza come problema, come tema filosofico. C’è
addirittura una moda esistenzialista.

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