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III Paravia
e N.Abbagnano G. Fornero Protagonisti e testi della filosofia vol. D1 Paravia
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filosofo, pubblicando nel 1906 la Volont di potenza, nella quale il pensiero di Nietzsche assume quella
fisionomia anti-umanitaria e anti-democratica su cui far leva la lettura nazista, che influenzer profondamente
tutta la cultura del primo Novecento. Soltanto nel secondo dopoguerra si avviata una profonda revisione
dellopera di Nietzsche, che, sul piano filologico, ha avuto la sua tappa decisiva nella benemerita edizione
critica avviata da Giorgio Colli e Mazzino Montinari. Contemporaneamente, si avuta quella fioritura di
interpretazioni nuove del pensiero di Nietzsche, che costituisce tuttora lorizzonte generale degli studi sul
filosofo.
2. L'OLTRE-UOMO
In quel vasto processo che stato definito come demitizzazione della cultura e disincantamento del
mondo, la figura di Nietzsche occupa un posto centrale. Infatti, la filosofia di Nietzsche, per un certo aspetto,
tutta unincessante distruzione di miti e di credenze codificate, in quanto egli convinto che gli uomini, per
poter sopportare limpatto con il caos della vita, abbiano costruito una serie di certezze (metafisiche, morali,
religiose, ecc.), che, ad uno sguardo profondo, si rivelano soltanto come delle necessit di sopravvivenza, che il
filosofo, mediante una serie di itinerari nel proibito, ha il gravoso ufficio di mettere a nudo.
Facendosi profeta del suo destino deccezione, Nietzsche, in Ecce homo, si presenta come il primo uomo
decente dopo la falsit che dura da millenni, destinato, come tale, a scatenare, nel prossimo, tracolli e
convulsioni: Conosco la mia sorte. Sar legato al mio nome il ricordo di qualcosa di enorme una crisi, quale
mai si era vista sulla terra, la pi profonda collisione della coscienza, una decisione evocata contro tutto ci che
finora stato creduto, preteso, consacrato. Io non sono un uomo, sono una dinamite. E in Umano, troppo
umano annota: I miei scritti sono stati chiamati una scuola di sospetto e ancor pi di disprezzo, per fortuna
per anche di coraggio, anzi di temerariet. E in realt io stesso non credo che alcuno abbia mai scrutato il
mondo con un sospetto ugualmente profondo.
Questopera di demolizione polemica del passato non si risolve tuttavia in una semplice critica delle idee o
dei sistemi, poich si concretizza anche, secondo la tendenza storica del filosofare di Nietzsche, in unesplicita
messa in discussione della civilt occidentale nel suo complesso e del tipo antropologico da essa prodotto:
l'individuo anti-vitale e sottomesso ad autorit costituite. E poich il rifiuto dell'uomo del passato avviene alla
luce di un'intuizione del possibile uomo del futuro, il pensiero di Nietzsche non si esaurisce neppure nel
momento critico e polemico del sospetto verso le teorie e i comportamenti tradizionali, in quanto mette capo
alla delineazione di un nuovo modello di umanit: il super-uomo o l'oltre-uomo1. Le parole di Ecce homo,
a questo proposito, sono estremamente eloquenti: Io vengo a contraddire, come mai si contraddetto, e
nondimeno sono lopposto di uno spirito negatore. Io sono un lieto messaggero, quale mai si visto, conosco
compiti di unaltezza tale che finora mancato il concetto per definirli; solo a partire da me ci sono nuove
speranze.
Il filosofare di Nietzsche, aforistico e anti-sistematico, ben lontano dal formare una costruzione
architettonica conclusa. Anzi, il suo discorso multidimensionale presenta una pluralit di significati e di
direzioni di marcia non totalizzabili univocamente. Quindi, in relazione a questo pensiero selvaggio (com'
stato chiamato), che si nutre di battute, allusioni, aforismi e profezie, e che ha generato una vera e propria selva
di studi, non esistono monopoli interpretativi, ma solo schemi o tracce di lettura, sempre aperte, in modo ancor
pi accentuato che per gli altri filosofi, a nuovi approfondimenti e riformulazioni.
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II termine oltre-uomo, traduzione del termine tedesco Ubermensch, stato usato soprattutto da Gianni Vattimo (uno
dei maggiori studiosi attuali del filosofo), per sottolineare la nuova interpretazione del super-uomo, visto come modo
d'essere di una possibile umanit futura.
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della civilt occidentale, cio alla morale, alla metafisica e alla religione cristiana.
3) Gli scritti del "meriggio" (1883-85), comprendono Cos parl Zarathustra, l'opera
fondamentale di Nietzsche, in cui egli propone la sua concezione di un'umanit rinnovata: i temi
caratterizzanti sono l'annuncio del Super-uomo, la dottrina dell'Eterno Ritorno e la Volont di Potenza.
4) Gli scritti degli ultimi anni (1886-89): Al di l del bene e del male, Genealogia della morale,
Crepuscolo degli idoli, L'Anticristo, Ecce homo: in queste opere Nietzsche riprende la "battaglia"
contro le "menzogne millenarie" della civilt europea, accentuando la polemica contro il
Cristianesimo.
Oltre a questi scritti esistono anche moltissimi frammenti non pubblicati da Nietzsche, e che sono
stati raccolti e pubblicati sotto il titolo di Frammenti Postumi da G. Colli e M. Montinari.
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lungo i secoli non ha esitato a bagnarsi del sangue altrui. Si noti come Nietzsche, pi che contro la figura di
Ges Cristo, verso cui non nasconde simpatia (considerandolo, ne L'Anticristo, come l'uomo pi nobile e
come un heiliger Anarchist, un santo anarchico in opposizione al potere costituito), sia polemico contro i suoi
pretesi seguaci: Gi la parola "cristianesimo" un equivoco; in fondo esistito un solo cristiano e questi mor
sulla croce, la Chiesa esattamente ci contro cui Ges ha predicato e contro cui egli ha insegnato ai suoi
discepoli a combattere.
A tutte le negazioni della morale e del cristianesimo, Nietzsche contrappone quindi le pi risolute ed
entusiastiche affermazioni. Nel prologo di Cos parl Zarathustra troviamo il leit-motiv di tutta l'opera: Vi
scongiuro, fratelli, rimanete fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di sovraterrene speranze! Lo
sappiano o no: costoro esercitano il veneficio. Dispregiatori della vita essi sono, moribondi e avvelenati essi
stessi, hanno stancato la terra: possano scomparire!. Da ci la proposta nietzschiana di una trasmutazione o
inversione di valori: La verit tremenda: perch fino a oggi si chiamava verit la menzogna. Trasvalutazione
di tutti i valori: questa la mia formula per l'atto con cui l'umanit prende la decisione suprema su se stessa, un
atto che in me diventato carne e genio (Ecce homo). Di conseguenza, quando Nietzsche si proclama il
primo immoralista non intende alludere all'abolizione di ogni criterio o valore, e proporre un tipo d'uomo in
preda al gioco sfrenato degli istinti (il che sarebbe indegno del super-uomo), ma contrapporre ai valori anti-vitali
della morale tradizionale una nuova tavola di valori a misura duomo e del suo carattere mondano. Infatti
lesistenza delluomo, per Nietzsche, unesistenza interamente terrestre: luomo nato per vivere sulla Terra e
non c' altro mondo per lui. L'anima, che dovrebbe essere il soggetto dell'esistenza ultra-mondana,
insussistente: l'uomo sostanzialmente corpo. Io sono corpo tutt'intero e nient'altro, dice Zarathustra; l'anima
soltanto una parola che indica una particella del corpo: questa rivendicazione della natura terrestre dell'uomo
implicita nell'accettazione totale della vita che propria dello spirito dionisiaco. In virt di tale accettazione, la
Terra e il corpo dell'uomo si trasfigurano: la Terra cessa di essere il deserto in cui l'uomo in esilio e diventa la
sua dimora gioiosa; il corpo cessa di essere prigione o tomba dell'anima e diviene il concreto modo di essere
dell'uomo nel mondo.
Al di l del bene e del male, pubblicata nel 1886, una delle grandi opere nelle quali Nietzsche affronta il
problema morale con quella spregiudicatezza che tanto scandalo ha suscitato e lo ha reso celebre. In
quest'opera, tra l'altro, si trova la distinzione tra morale dei signori e morale degli schiavi (a volte definita
anche morale del gregge), ognuna delle quali espressione di un certo tipo d'uomo. La morale dei signori
imperniata sui valori vitali della forza, della salute, della fierezza, ecc., praticati originariamente dall'antica
nobilt greca. Viceversa la morale degli schiavi comprende i valori anti-vitali della mansuetudine, dell'umilt,
della castit, ecc., praticati originariamente dalla massa degli schiavi e comunque da tutti gli uomini deboli e
insicuri. Nietzsche disprezza apertamente la morale degli schiavi che, a suo parere, ha avuto il sopravvento
definitivo con la diffusione del cristianesimo e auspica la riscoperta dei valori aristocratici che egli considera i
soli naturali.
Vagabondando tra le molte morali, pi raffinate e pi rozze, che hanno dominato fino a oggi o dominano
ancora sulla terra, ho rinvenuto certi tratti caratteristici, periodicamente ricorrenti e collegati tra loro: cosicch
mi si sono finalmente rivelati due tipi fondamentali e ne balzata fuori una radicale differenza. Esiste una
morale dei signori e una morale degli schiavi. [...]
Le differenziazioni morali di valore sono sorte o in mezzo a una stirpe dominante, che con un senso di
benessere acquistava coscienza della propria distinzione da quella dominata oppure in mezzo ai dominati,
gli schiavi e i subordinati di ogni grado. Nel primo caso, quando sono i dominatori a determinare la nozione di
buono, sono gli stati di elevazione e di fierezza dell'anima che vengono avvertiti come il tratto distintivo e
qualificante della gerarchia. L'uomo nobile separa da s quegli individui nei quali si esprime il contrario di tali
stati d'elevazione e di fierezza egli li disprezza. Si noti subito che in questo primo tipo di morale il contrasto
buono e cattivo ha lo stesso significato di nobile e spregevole il contrasto di buono e
malvagio ha un'altra origine. E disprezzato il vile, il pauroso, il meschino, colui che pensa alla sua angusta
utilit; similmente lo sfiduciato, col suo sguardo servile, colui che si rende abbietto, la specie canina di uomini
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che si lascia maltrattare, l'elemosinante adulatore e soprattutto il mentitore una convinzione basilare di tutti
gli aristocratici che il popolino sia mendace. Noi veritieri cos i nobili chiamavano se stessi nell'antica
Grecia. [...]
L'uomo di specie nobile sente se stesso come determinante il valore, non ha bisogno di riscuotere
approvazione, il suo giudizio quel che dannoso a me, dannoso in se stesso, conosce se stesso come quel
che unicamente conferisce dignit alle cose, egli creatore di valori. Onorano tutto quanto sanno appartenere a
s: una siffatta morale autoglorificazione. [...]
Nobili e prodi che pensano in questo modo sono quanto mai lontani da quella morale che vede
precisamente nella piet o nell'agire altruistico o nel desintressement l'elemento proprio di ci che morale; la
fede in se stessi, l'orgoglio di s, una radicale inimicizia e ironia verso il disinteresse, sono compresi nella
morale aristocratica, esattamente allo stesso modo con cui competono a essa un lieve disprezzo e un senso di
riserbo di fronte ai sentimenti di simpatia e al calore del cuore. [...]
Ma soprattutto una morale dei dominatori estranea al gusto dei contemporanei e per essi spiacevole nel
rigore del suo principio, che si hanno doveri unicamente verso i propri simili; che nei riguardi degli individui
di rango inferiore e di tutti gli estranei sia lecito agire a proprio lbito [piacere] o come vuole il cuore e
comunque al di l del bene e del male : sotto quest'ultimo aspetto che possono avere il loro posto la com-
passione o altre cose del genere. La capacit e l'obbligo di una lunga gratitudine e di una lunga vendetta le
due cose solo entro la sfera dei propri simili la sottigliezza nella rappresaglia, l'affinamento dell'idea di
amicizia, una certa necessit di avere dei nemici (come canale di deflusso, per cos dire, per le passioni
dell'invidia, della litigiosit, della tracotanza in fondo per poter essere buoni amici): tutti questi sono
caratteri tipici della morale aristocratica, la quale, come ho accennato, non la morale delle idee moderne, ed
per questo che oggi risulta difficile sentirla ancora come pure disseppellirla o discoprirla. Diversamente
stanno le cose per quanto riguarda il secondo tipo di morale, la morale degli schiavi. Posto che gli oppressi, i
conculcati, i sofferenti, i non liberi, gli insicuri e stanchi di se stessi, facciano della morale, che cosa sar
l'elemento omogeneo nei loro apprezzamenti di valore? Probabilmente trover espressione un pessimistico
sospetto verso l'intera condizione umana, forse una condanna dell'uomo unitamente alla sua condizione. Lo
schiavo non vede di buon occhio le virt dei potenti: scettico e diffidente, ha la raffinatezza della diffidenza
per tutto quanto di buono venga tenuto in onore in mezzo a costoro , vorrebbe persuadersi che tra quelli la
stessa felicit non genuina. All'opposto vengono messe in evidenza e inondate di luce le qualit che servono
ad alleviare l'esistenza ai sofferenti: sono in questo caso la piet, la mano compiacente e soccorrevole, il calore
del cuore, la pazienza, l'operosit, l'umilt, la gentilezza a esser poste in onore giacch sono queste, ora, le
qualit pi utili e quasi gli unici mezzi per sopportare il peso dell'esistenza. La morale degli schiavi
essenzialmente morale utilitaria.
8. La morte di Dio
La critica della morale tradizionale e del cristianesimo trova il suo apice 2 nel tema della morte di Dio, che
rappresenta uno dei motivi filosoficamente centrali e storicamente pi importanti della filosofia di Nietzsche.
Per comprendere in modo adeguato che cosa significhi la nietzschiana morte di Dio occorre tener presente
che per questo filosofo Dio sostanzialmente: 1) il simbolo di ogni prospettiva oltre-mondana e anti-vitale, che
pone il senso dell'essere fuori o al di l dell'essere, ovvero in uno spazio trascendente, contrapponendo questo
mondo ad un altro mondo, ritenuto l'unico vero e perfetto; 2) la personificazione di tutte le certezze ultime
dell'umanit, ossia di tutte le credenze metafisiche e religiose elaborate attraverso i millenni per dare un senso
e un ordine rassicurante alla vita. Il primo punto connesso alla convinzione nietzschiana secondo cui Dio e
l'oltre-mondo abbiano storicamente rappresentato una fuga dalla vita e una rivolta contro questo mondo: in Dio
dichiarata inimicizia alla vita, alla natura, alla volont di vivere! Dio, la formula di ogni calunnia
dell'"aldiqua", di ogni menzogna dell'"aldil" (L'Anticristo).
Il secondo punto, filosoficamente pi complesso e su cui ci soffermeremo particolarmente in questo
paragrafo, discende dalla maniera nietzschiana di concepire la realt. Per questo filosofo, che prende le mosse
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Talora si confonde la critica al cristianesimo con la teoria della morte di Dio. In realt le due problematiche, pur essendo
strettamente connesse, non sono la medesima cosa, poich la seconda riveste un carattere pi generale e pi radicale,
coinvolgendo tutte le metafisiche e le religioni del passato.
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dall'idea, propria di Schopenhauer, di un mondo sdivinizzato, la concezione di un cosmo ordinato, razionale,
governato da scopi ben precisi e retto da un Dio provvidente soltanto una costruzione della nostra mente, per
poter sopportare la durezza dell'esistenza. In altre parole, di fronte ad una realt che, secondo Nietzsche, risulta
verificabilmente contraddittoria, caotica, disarmonica, crudele e non-provvidenziale, gli uomini, per poter
sopravvivere, hanno dovuto convincere se stessi e i loro figli che il mondo qualcosa di razionale, di armonico,
di buono e di provvidenziale, ecc. Da ci il proliferare delle metafisiche e delle religioni, tutte protese ad
esercitare degli esorcismi protettivi nei confronti di un universo che danza sui piedi del caso e che non risulta
affatto costruito secondo categorie di ragione: il carattere complessivo del mondo il caos per tutta l'eternit,
non nel senso di un difetto di necessit, ma di un difetto di ordine, di articolazione, forma, bellezza, sapienza e
di tutto quanto sia espressione delle nostre estetiche nature umane (La gaia scienza). Ma ormai, dinanzi allo
sguardo disincantato del filosofo moderno, le metafisiche e la religione si sono definitivamente rivelate come
prospettive consolatorie, decorazioni della realt e bugie di sopravvivenza: C' un solo mondo, ed falso,
crudele, contraddittorio, corruttore, senza senso [...]. Un mondo cos fatto il vero mondo [...]. Noi abbiamo
bisogno della menzogna per vincere questa "verit", cio per vivere [...]. La metafisica, la morale, la religione,
la scienza [...] vengono prese in considerazione solo come diverse forme di menzogna: col loro sussidio si crede
nella vita (Frammenti postumi).
Di conseguenza, da questo punto di vista Dio appare a Nietzsche come la pi antica delle bugie vitali, come
la nostra pi lunga menzogna, ovvero come la quintessenza di tutte le credenze escogitate attraverso i tempi
per poter fronteggiare il volto caotico e meduseo dell'esistenza. Come tale essa l'espressione di una paura di
fronte alla verit dell'essere. La coscienza di vivere in un mondo sdivinizzato per Nietzsche cos radicata da
portarlo a ritenere superflua ogni ulteriore contro-dimostrazione della non esistenza di Dio condotta con i
metodi della filosofia tradizionale. Per Nietzsche, come per Schopenhauer, per il quale l'ateismo era qualcosa
di dato, di palpabile, d'indiscutibile (La gaia scienza), la realt stessa, cio l'essenza caotica e non-
provvidenziale del mondo, a confutare lidea di Dio, l'origine della quale, come si visto, il terrore di fronte
all'essere: Un tempo si cercava di dimostrare che Dio non esiste, oggi si mostra come ha potuto avere
origine la fede nell'esistenza di un Dio, e per quale tramite questa fede ha avuto il suo peso e la sua importanza:
in tal modo una controdimostrazione della non esistenza di Dio diventa superflua (Aurora).
Di conseguenza, a Nietzsche, pi che gli antecedenti dimostrativi del carattere a-finalistico, a-razionale e
quindi a-teo dell'universo, premono ormai: 1) l'annuncio dell'evento in corso, anche se non ancora pienamente
consapevolizzato, della morte di Dio; 2) la riflessione sulle conseguenze esistenziali prodotte da questo fatto
decisivo della storia dell'uomo.
Ne La gaia scienza, in uno dei passi pi significativi della sua opera, che rappresenta anche uno dei vertici
della letteratura filosofica di tutti i tempi, Nietzsche drammatizza il messaggio della morte di Dio (Got ist
tot!) con il noto racconto dell'uomo folle.
TESTO: IL GRANDE ANNUNCIO (da La gaia scienza, in Opere, cit, trad. it. di F. Masini,
voi. V, tomo II, Adelphi, Milano, 19912, pp. 150-152)
L'uomo folle1. Avete sentito di quell'uomo folle che accese una lanterna alla chiara luce del mattino,
corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: Cerco Dio! Cerco Dio!? E poich proprio l si
trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscit grandi risa2. Si forse perduto? disse
uno. Si smarrito come un bambino? fece un altro. Oppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si
imbarcato? E emigrato? gridavano e ridevano in una gran confusione. L'uomo folle balz in mezzo a loro
e li trapass con i suoi sguardi: Dove se n' andato Dio? grid ve lo voglio dire! L'abbiamo ucciso
voi e io! Siamo noi tut-ti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto? Come potemmo vuotare il mare
bevendolo fino all'ultima goccia? Chi ci dette la spugna per strofinare via l'intero orizzonte? Che mai
facemmo per sciogliere questa terra dalla catena del suo sole?3 Dov' che si muove ora? Dov' che ci
muoviamo noi? Via da tutti i soli? Non il nostro un eterno precipitare? E all'indietro, di fianco, in avanti,
da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso?4 Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito
nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? Non si fatto pi freddo? Non seguita a venire notte, sempre
pi notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre
seppelliscono Dio, non udiamo ancora nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? anche
gli di si decompongono! Dio morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo
noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di pi sacro e di pi possente il mondo possedeva fino a oggi
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si dissanguato sotto i nostri coltelli chi deterger da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo
lavarci? Quali riti espiatori, quali sacre rappresentazioni dovremo inventare? Non troppo grande, per noi,
la grandezza di questa azione? Non dobbiamo anche noi diventare di5, per apparire almeno degni di essa?
Non ci fu mai un'azione pi grande e tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virt di
questa azione, a una storia pi alta di quanto mai siano state tutte le storie fino ad oggi!. A questo
punto l'uomo folle tacque, e rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori: anch'essi tacevano e lo
guardavano stupiti. Finalmente gett a terra la sua lanterna che and in frantumi e si spense. Vengo troppo
presto6, prosegu non ancora il mio tempo. Questo enor me evento ancora per strada e sta facendo il
suo cammino non ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono tempo, la
luce delle stelle vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perch siano
viste e ascoltate. Quest'azione ancor sempre pi lontana dagli uomini delle stelle pi lontane eppure
son loro che l'hanno compiuta!. Si racconta ancora che l'uomo folle abbia fatto irruzione, quello stesso
giorno, in diverse chiese e quivi abbia intonato il suo Requiem aeternam Deo. Cacciatone fuori e
interrogato, si dice che si fosse limitato a rispondere invariabilmente in questo modo: Che altro sono
ancora queste chiese, se non le fosse e i sepolcri di Dio?7
NOTE:
Come il platonico mito della caverna, anche questo passo nietzschiano contiene una ricca simbologia filosofica.
Infatti, al di l del gioco allusivo delle immagini, emergono precisi "messaggi" di pensiero. Senza pretendere di esaurire
tutti i rimandi del testo, risulta possibile metterne in luce taluni concetti di fondo, mediante una serie di identificazioni
possibili.
1) L'uomo folle = il filosofo-profeta; 2) le risa ironiche degli uomini del mercato = l'ateismo ottimistico e superficiale
degli intellettuali dell'Ottocento, insensibili alla portata e agli effetti della morte di Dio; 3) la difficolt di bere il mare, di
strusciare l'orizzonte e di sciogliere la terra dal sole = allusione al carattere arduo e sovra-umano dell'uccisione di Dio;
4) il precipitare nello spazio vuoto, la mancanza di un alto e di un basso, il freddo e la notte = il senso di vertigine e di
smarrimento che seguono alla morte di Dio e al venir meno di certezze e di punti di riferimento assoluti; 5) la necessit
di divenire di noi stessi per apparire degni della grandezza dell'azione pi grande = richiamo al fatto che per "regge-
re" la morte di Dio l'uomo deve farsi superuomo; 6) il giungere troppo presto = la coscienza del filosofo-veggente che
la morte di Dio non si ancora concretizzata in un fatto di massa, anche se inevitabile che lo diventi nel futuro;
7) le chiese come sepolcri di Dio = allusione alla crisi moderna delle religioni, considerate da Nietzsche alla stregua di
ormai cadaverici residui del passato.
In un luogo di Umano, troppo umano, Nietzsche, parlando del cristianesimo come di un'antichit emergente da epoche
remotissime, scrive significativamente: Quando in una mattina di domenica sentiamo rimbombare le vecchie campane,
ci chiediamo: ma mai possibile! Ci si fa per un ebreo crocifisso duemila anni fa, che diceva di essere il figlio di Dio. E
nella Gaia scienza osserva: Nella vecchia Europa, mi sembra che anche oggi sia pur sempre la maggioranza ad aver
necessit del cristianesimo, perci esso continua sempre a trovare chi gli presta fede. Cos infatti l'uomo: anche se un
articolo di fede potesse essere mille volte confutato, posto che egli lo sentisse necessario, continuerebbe sempre a
tenerlo per "vero".
Il Nichilismo
Una conseguenza della morte di Dio annunciata da Nietzsche il Nichilismo. Nietzsche definisce il
nichilismo "la volont del nulla", e intende per nichilismo la specifica situazione dell'uomo moderno, che, non
credendo pi in un senso o scopo metafisico delle cose e nei valori supremi, finisce per avvertire, di fronte
all'essere, lo sgomento del vuoto e del nulla: "Nichilismo: manca il fine: manca la risposta al 'perch? '; che cosa
significa nichilismo? Che i valori supremi si svalorizzano" (Frammenti Postumi).Questa situazione per
ambigua perch comprende in s sia la fase in cui si sgretolano i valori finora ritenuti veri e fondanti, sia la fase
in cui vengono programmaticamente distrutti. Nella prima accezione abbiamo a che fare con un nichilismo
passivo , come declino e regresso della potenza dello spirito: infatti la caduta dei valori pu produrre
esaurimento e disgregazione, ovvero un atteggiamento di arrendevolezza di fronte all'insensatezza del mondo,
alla quale si reagisce solo cercando tutto ci che ristora, tranquillizza, stordisce, abbandonandosi all'istintivit
e ai piccoli piaceri di una quotidianit mediocre; questo nichilismo passivo caratterizza lultimo uomo, che ha
rigettato le antiche fedi, ma insieme ad esse ha perduto anche la tensione umana al superamento di s.
Nella seconda accezione abbiamo un nichilismo attivo, cio voluta negazione dei valori della tradizione,
che si rende necessaria perch il superuomo possa reinventare i valori e imporre un senso alla caoticit priva di
senso del mondo.. Comunque il nichilismo una condizione transitoria, di negazione, che deve essere superata
dall'affermazione del superuomo.
11. Il superuomo
Il superuomo senz'altro il motivo pi noto e "volgarizzato" del pensiero di Nietzsche, ma anche uno dei
pi complessi e criticamente controversi. In linea generale possiamo dire che il superuomo un concetto
filosofico di cui si serve Nietzsche per esprimere il progetto di un nuovo tipo di uomo qualificato da una serie di
caratteristiche che coincidono con i temi di fondo del suo pensiero . Il superuomo colui che in grado di
accettare la vita (par. 5); di rifiutare la morale tradizionale e di operare una trasvalutazione di valori (par. 7); di
reggere la morte di Dio, guardando in faccia il reale al di l delle illusioni metafisiche (par. 8); di superare il
nichilismo (par. 14); di collocarsi nella prospettiva dell'eterno ritorno (par. 12) e di porsi come volont di
potenza (par 13). Come tale, il superuomo non pu che stagliarsi sull'orizzonte del futuro (da ci il carattere
profetico di tutta l'opera nietzschiana). Tant' vero che Uber-mensch pu essere tradotto con oltre-uomo,
proprio per evidenziare meglio la diversit fra il superuomo del futuro e l'uomo del presente.
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In sintesi, il superuomo nietzscheano, che non va confuso con un esteta di tipo dannunziano o con un'entit biologica di tipo
darwiniano, non l'uomo al superlativo, ma un uomo diverso da quello che conosciamo. Un uomo oltre l'uomo capace di
creare nuovi valori e di rapportarsi in modo inedito alla realt.
Nietzsche presenta il superuomo come il senso della terra e come il fautore di un'antidealistica fedelt al mondo: Vi
scongiuro, fratelli, rimanete fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di sovraterrene speranze! Lo sappiano o no:
costoro esercitano il veneficio (Cos parl Zarathustra, prefazione). L'uomo terra ed nato per vivere sulla terra. L'anima,
che dovrebbe essere il soggetto di un'ipotetica esistenza ultraterrena, insussistente: l'uomo sostanzialmente corpo: Corpo
io sono in tutto e per tutto, esclama Zarathustra, e anima non altro che una parola per indicare qualcosa del corpo. Questa
rivendicazione della natura terrestre del superuomo fa tutt'uno con l'accettazione totale della vita che propria dello spirito dio-
nisiaco. In virt di tale accettazione, la terra cessa di essere il deserto in cui l'uomo in esilio per divenire la sua dimora gioiosa
e il corpo cessa di essere la prigione o la tomba dell'anima per divenire il concreto modo di essere dell'uomo nel mondo.
Nel primo discorso, intitolato Delle tre metamorfosi, Nietzsche descrive la genesi e il senso del superuomo alla stregua di
una libert che libera se stessa, per approdare ad una innocente e creativa affermazione della vita: Tre metamorfosi io vi
nomino dello spirito: come lo spirito diventa cammello, e il cammello leone, e infine il leone fanciullo. Il cammello
rappresenta l'uomo che porta i pesi della tradizione e che si piega di fronte a Dio e alla morale, all'insegna del tu devi. Il
leone rappresenta l'uomo che si libera dai fardelli metafisici ed etici, all'insegna dellIo voglio e nell'ambito di una libert
ancora negativa: libert da e non libert di. Il fanciullo rappresenta l'oltre-uomo, cio quella creatura non risentita di
stampo dionisiaco che, nella sua innocenza ludica, sa dir di s alla vita e inventare se stessa al di l del bene e del male, a guisa
di spirito libero.
Qualche studioso, assimilando Nietzsche a Marx, ha scorto, nel superuomo, l'incarnazione di un'umanit liberata e, in
Nietzsche, una sorta di profeta progressista. In realt, il superomismo presenta espliciti connotati antidemocratici e reazionari.
In altri termini, che Nietzsche sia un filosofo della liberazione un fatto. Ma la liberazione da tutte le autorit umane e
divine che egli auspica - e in cui risiede il senso stesso del superuomo - non qualcosa che riguarda tutta l'umanit, ma sol-
tanto una parte di essa, ovvero unlite di individui superiori. Un'elite che non si limita a erigersi al di sopra delle masse, ma
che, nella sua qualit di razza dominatrice, ha addirittura bisogno della schiavit delle masse come della sua base e
condizione (Frammenti Postumi).
Quando Zarathustra venne nella citt pi vicina, che sorgeva accanto alla foresta, vide molta gente
radunata sul mercato; poich era stato annunziato che un uomo avrebbe ballato sulla corda. E Zarathustra cos
parl al popolo:
"Io vi insegner cos' il Superuomo. L'uomo qualcosa che deve essere superato. Che cosa avete fatto per
superarlo?
Tutti gli esseri fino ad oggi hanno creato qualcosa che andava al di l di loro stessi: e voi invece volete
essere la bassa marea di questa grande ondata e tornare ad esser bestie piuttosto che superare l'uomo?
Avete percorso il cammino dal verme all'uomo, ma in voi c' ancora molto del verme. Una volta eravate
scimmie, e anche adesso l'uomo pi scimmia di qualsiasi scimmia al mondo.
Ma anche il pi saggio di voi non che un essere ibrido, qualcosa di mezzo fra la pianta e lo spettro. E
questo forse ch'io vi comando di essere? Fantasmi o piante? Guardate, io invece vi insegno a diventare
Superuomini!
Il Superuomo, ecco il vero senso della terra. La vostra volont quindi dica: il Superuomo diventi il senso
della terra.
Vi scongiuro, o fratelli, siate fedeli alla terra e non credete a coloro che vi parlano di speranze ultraterrene!
Essi sono dei manipolatori di veleni, sia che lo sappiano, o no.
Sono degli spregiatori della vita, dei moribondi, degli intossicati dei quali la terra stanca: se ne vadano in
pace!
Una volta il peccato contro Dio era il peggior sacrilegio; ma Dio morto, e perci sono morti anche questi
esseri sacrileghi. Peccare contro la terra, ecco la cosa pi terribile che si pu fare oggi; stimare di pi le viscere
dell'imperscrutabile che non il senso della terra!
Un tempo l'anima guardava con disprezzo al corpo: e allora questo disprezzo era la cosa pi alta: essa
voleva che fosse magro, affamato, orribile. Cos pensava di sfuggire a lui e alla terra.
Oh, quell'anima era essa stessa orribile, magra, affamata: e la gioia di quell'anima era la crudelt!
Ma anche voi, fratelli miei, ditemi: che cosa vi dice il corpo a proposito di questa vostra anima? Non essa
povert, sporcizia e un miserabile benessere?
In verit, l'anima un sudicio fiume. Bisogna essere un mare per accogliere in s un sudicio fiume senza
diventare impuri.
Ecco, io vi insegner a diventare Superuomini; il Superuomo appunto quel mare, in cui si pu perdere il
vostro grande disprezzo"
GLOSSARIO E RIEPILOGO
Menzogne millenarie. Secondo Nietzsche, gli uomini, per poter sopportare l'impatto con il caos e
l'irrazionalit del mondo, hanno costruito una serie di certezze (metafisiche, religiose, morali, ecc.), che, ad
uno sguardo profondo, si rivelano soltanto come delle necessit di sopravvivenza, ovvero come delle
menzogne vitali. Ad esempio la metafisica si pu definire come la scienza che tratta degli errori
fondamentali dell'uomo, per come se fossero verit fondamentali (Umano, troppo umano). Analogamente,
ogni religione nata dalla paura e dal bisogno e si insinuata nell'esistenza fondandosi su errori della ragione
(Ivi). Il rifiuto di queste menzogne, che il filosofo ha il compito di mettere a nudo, rappresenta il banco di prova
del passaggio dall'uomo al superuomo: Quanta verit pu sopportare, quanta verit pu osare un uomo?
Questa diventata la mia vera unit di misura, sempre pi (Ecce homo).
Volont di verit. Espressione polemica con la quale Nietzsche intende la ricerca tradizionale di una verit
assoluta e il desiderio di un mondo permanente (Frammenti postumi). In altri termini, la presunta "verit"
della quale la filosofia si considerata indagatrice e depositaria, non altro dal punto di vista di Nietzsche
che la volont di conferire un significato assoluto, non smentibile, definitivo, ad una realt che, di per s, si
presenta invece come caoticit inesauribile, irriducibile a qualsivoglia forma per mezzo della quale la ragione
pretenda di catturarla.
Dionisiaco e apollineo. la dualit, gi presente in Natura, che esprime i due impulsi dell'anima greca e, al
tempo stesso, i due impulsi che stanno alla base dell'arte . Il dionisiaco, che scaturisce dalla forza vitale e dal
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senso caotico del divenire, si esprime artisticamente nella musica. L'apollineo, che scaturisce da un
atteggiamento di fuga di fronte al flusso imprevedibile degli eventi, si esprime artisticamente nelle linee
armoniche dell'arte plastica e dell'epopea. Il dionisiaco sta all'apollineo come il caos sta alla forma, il divenire
alla stasi, l'infinito al finito, l'istinto alla ragione, l'oscurit alla luce, l'inquietudine alla serenit, l'ebbrezza al
sogno, ecc. Tuttavia, mentre in un primo tempo, nella Grecia presocratica, dionisiaco e apollineo convivono
separati, in un secondo tempo, nella tragedia attica, si armonizzano fra loro. In un terzo momento, tale
equilibrio viene dissolto dal prevalere dell'apollineo, che trionfa sul dionisiaco sin quasi a soffocarlo. Ci
avviene con la tragedia di Euripide e con il razionalismo di Socrate. Contro tale processo di decadenza, che ha
finito per travolgere tutto l'Occidente, Nietzsche propone un recupero convinto di Dioniso (v.).
Dioniso o l'accettazione totale della vita. Dioniso, il dio dell'ebbrezza e della gioia, il dio che canta, ride e
danza, il dio che bandisce da s ogni rinunzia e ogni fuga di fronte al mondo, rappresenta, per Nietzsche, il
simbolo divinizzato di quella accettazione totale della vita nell'insieme dei suoi aspetti, che egli fa valere sia
contro l'atteggiamento rinunciatario della morale tradizionale, sia contro il buddismo di Schopenhauer.
Cristianesimo. L'attacco nietzschiano al cristianesimo avviene sostanzialmente a due livelli. Il primo, di
ordine generale, si connette al tema della morte di Dio (v.). Il secondo, pi specifico, si concretizza
nell'assimilazione del cristianesimo a negazione istituzionalizzata della volont di vivere, ovvero a tipica
morale degli schiavi (v.). Particolarmente significative, da questo punto di vista, le invettive de L'Anticristo: Il
cristianesimo ha preso le parti di tutto quanto debole, abietto, malriuscito; della contraddizione contro gli
istinti di conservazione della vita forte ha fatto un ideale; ha guastato persino la ragione delle nature
intellettualmente pi forti, insegnando a sentire i supremi valori della intellettualit come peccaminosi, come
fonti di traviamento, come tentazioni, Il concetto cristiano di Dio Dio come divinit degli infermi, Dio
come ragno, Dio come spirito uno dei pi corrotti concetti di Dio, che siano mai stati raggiunti sulla terra;
esso rappresenta forse, nello sviluppo discendente dei tipi di divinit, addirittura il grado dell'infimo livello. Dio
degenerato fino a contraddire la vita, invece di esserne la trasfigurazione e l'eterno s. In Dio dichiarata
l'inimicizia alla vita, alla natura, alla volont di vivere!.
Scienza e Positivismo. Contro la mentalit scientifica e contro il Positivismo, Nietzsche afferma che la
scienza non costituisce un sapere oggettivo privo di presupposti, in quanto sgorga anch'essa da determinati
presupposti e atteggiamenti extra-scientifici (per esempio dall'idea dell'assoluta utilit della conoscenza o dal
vagheggiamento di un mondo di matematica perfezione e semplicit ben diverso da quello caotico e pluriforme
dell'esperienza quotidiana). Inoltre, contro il culto positivistico del fatto in virt del quale la scienza stessa
non risulta lontana dall'ideale ascetico del cristianesimo per la sua adorazione della verit oggettiva
Nietzsche sostiene che la realt non una serie di dati che ci vincolano necessariamente, ma un insieme di
interpretazioni in cui ne va di noi stessi: no, proprio i fatti non ci sono, bens solo interpretazioni (Frammenti
postumi).
Dio, per Nietzsche, la pi antica delle bugie vitali (la nostra pi lunga menzogna) ovvero la menzogna
che riassume tutte le altre menzogne. Dio rappresenta infatti la personificazione delle varie certezze
metafisiche, morali e religiose elaborate dall'umanit per dare un senso plausibile e un ordine rassicurante
al caos della vita e del mondo. In un'ottica pi specifica, Dio si configura come il simbolo di ogni prospettiva
oltre-mondana e anti-vitale, che ponga (v. la tradizione platonico-cristiana) il senso dell'essere fuori e in
alternativa all'essere: Dio, la formula di ogni calunnia dell'"aldiqua", di ogni menzogna dellaldil"! In Dio
divinizzato il nulla, consacrata la volont del nulla!.
Morte di Dio. Espressione mediante cui Nietzsche, coerentemente con la sua visione di Dio (v.), allude al
venir meno di tutte le certezze assolute che hanno sorretto gli uomini attraverso i millenni, a guisa di stabili
punti di riferimento, capaci di esorcizzare lo sgomento provocato dal flusso irrazionale e caotico delle cose.
Tale vicenda viene presentata da Nietzsche come un evento in corso del quale l'uomo-folle (= il filosofo-
profeta) scorge lucidamente l'accadere, ma di cui l'umanit non ha ancora preso coscienza. L'accettazione della
morte di Dio rappresenta il presupposto necessario della transizione dall'uomo al superuomo (v.).
La teoria dell'Eterno Ritorno dell'Uguale la dottrina secondo cui tutte le realt e gli eventi del mondo
sono destinati a ritornare identicamente infinite volte. Che cosa sia veramente l'eterno ritorno (una realt
cosmologica, un imperativo etico, ecc.) e quali siano i suoi rapporti con l'iniziativa umana, costituisce una delle
questioni pi complesse della critica nietzschiana. Credere nell'eterno ritorno significa ritenere: 1) che il senso
dell'essere non stia fuori dell'essere, ma nell'essere stesso; 2) ; disporsi a vivere la vita, e ogni attimo di essa,
come coincidenza di essere e senso, ossia come un gioco creativo avente in se medesimo il proprio senso
appagante. Proprio per questi motivi, l'eterno ritorno, in quanto apoteosi estrema del divenire, incarna al
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massimo grado l'accettazione superomistica dell'essere, ponendosi, per dirla con Nietzsche, come la suprema
formula dell'affermazione che possa mai essere raggiunta.
Il superuomo. In linea generale, quello di superuomo un concetto filosofico di cui si serve Nietzsche per
esprimere il progetto di un nuovo essere qualificato da una serie di caratteristiche che emergono oggettivamente
dall'insieme della sua opera. Il superuomo colui che sa accettare la vita (v.), rifiutare la morale tradizionale
(v.), operare la trasvalutazione dei valori (v.), reggere la morte di Dio (v.), superare il nichilismo (v.),
collocarsi nella prospettiva dell'eterno ritorno (v.) e porsi come volont di potenza (v.). Come tale, il superuomo
non pu che stagliarsi sull'orizzonte del futuro. Tant' che il prefisso ber-mensch pu essere tradotto con oltre-
uomo, proprio per evidenziare meglio la diversit fra il superuomo del futuro e l'uomo del presente.
Sufficientemente chiaro come concetto generale, il superuomo appare piuttosto sfuggente come figura concreta.
Da ci la molteplicit delle interpretazioni circa il soggetto effettivo che dovrebbe incarnarne le istanze teoriche
(che vanno da quelle di tipo estetizzante e decadente a quelle di tipo radicale o di sinistra) e il fallimento di ogni
tentativo di "catturare" politicamente il messaggio di Nietzsche, che e rimane di ordine prevalentemente
filosofico, ossia incentrato su tematiche generali quali l'accettazione della vita, la critica della morale, la morte
di Dio, il nichilismo, ecc.
La volont di potenza di cui parla Nietzsche si identifica sostanzialmente con il modo d'essere del
superuomo, concepito come libert creatrice, che, ergendosi al di sopra del caos della vita, impone ad essa i
propri significati e le proprie interpretazioni. In altri termini, la volont di potenza la dimensione stessa
dell'oltre-uomo, che pu accettare l'essere (amor fati) solo a patto di ri-creare l'essere a propria misura. In
quanto forza ermeneutica o interpretativa, la volont coincide pure con il continuo superamento che la vita fa di
se stessa, nello sforzo di reinventare incessantemente se medesima e il proprio rapporto con il mondo: E la vita
stessa mi ha confidato questo segreto. Vedi, disse io sono il continuo, necessario superamento di me
stessa, mille sentieri vi sono non ancora percorsi; mille salvezze e isole della vita. Inesaurito e non scoperto
ancora sempre l'uomo e la terra dell'uomo (...).
Genealogia della morale. Espressione usata da Nietzsche per indicare quello specifico modo di accostarsi
ai problemi morali che consiste nel mostrare il carattere storico dei valori etici e le motivazioni umane (troppo
umane) che ne stanno alla base. Ad esempio, dal punto di vista genealogico, la motivazione inconfessata
dell'umilt e dello spirito di sacrificio appare lo spirito di potenza e di sopraffazione; mentre la matrice
dell'amore appare la cupidigia e il desiderio di possesso: Il nostro amore per il prossimo (...) non un anelito
verso una nuova propriet? (...) Quando vediamo soffrire qualcuno, utilizziamo volentieri l'occasione offerta in
quel momento per impossessarci di lui: cos fa, per esempio, il benefattore e il compassionevole; anch'egli
chiama "amore" la bramosia suscitata in lui di un nuovo possesso, e vi attinge il suo piacere (...) (La gaia
scienza). La genealogia conduce quindi, secondo Nietzsche, all'autosoppressione della morale (tradizionale) e
alla trasvalutazione dei valori (v.).
La morale dei signori quel tipo di morale (storicamente incarnato dalle aristocrazie del mondo classico)
che sgorga da un sentimento di pienezza o di potenza e che si esprime nei valori vitali della forza, della salute,
della fierezza e della gioia.
La morale degli schiavi quel tipo di morale che sgorga da un sentimento di debolezza e di risentimento
(v.) e che risulta improntata ai valori anti-vitali dell'umilt, del disinteresse e della piet. Espressione
emblematica di tale morale il cristianesimo (v.).
Risentimento. l'odio impotente dei deboli verso i forti, ossia verso ci che essi non sono e che
segretamente vorrebbero essere. Odio che si traduce in un comportamento teso a sottomettere questi ultimi
tramite una tavola di valori anti-vitali che rappresentano l'esatto capovolgimento di quelli vitali. In virt del
fenomeno del risentimento, la morale si configura dunque come uno strumento di dominio, e ci non solo nel
senso del manifesto annichilamento del debole da parte del forte, ma anche del meno evidente
annichilamento del forte da parte del debole.
Trasvalutazione dei valori. l'espressione famosa con cui Nietzsche sintetizza la sua opera di
reinterpretazione-trasformazione dei valori: La verit tremenda: perch fino a oggi si chiamava verit la
menzogna. Trasvalutazione di tutti i valori: questa la mia formula per l'atto con cui l'umanit prende la
decisione suprema su se stessa, un atto che in me diventato carne e genio (Ecce homo).
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