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Quadro storico fine 800 inizio 900

Nella seconda metà del 1800 gli intellettuali iniziarono a dar vita ad una visione totalmente razionalistica del
mondo, fondato sulla ragione, sulla scienza, sul progresso e sul materialismo (materia e ciclo, come con
Foscolo).
Caratterizzato anche dalla mancanza di un aspetto spirituale nasce il positivismo, con lo scopo di applicare
anche ai fenomeni sociali il metodo sperimentale delle scienze. Questo movimento si afferma prima in Francia in
ambito filosofico, rappresenterà l’ideologia della borghesia.

Questo termine viene utilizzato per la prima volta in Francia dal filosofo utopistico Saint-Simon. Tutta via Comte
fu il primo ad utilizzarlo, egli sostiene che l’umanità abbia compiuto un cammino progressivo sulla via della
conoscenza:
- Partendo da uno stadio Teologico, dove le cause dei fenomeni venivano attribuite alle divinità
- Passando per uno stadio Metafisico, dove la realtà veniva spiegata sulla base di principi laici ma astrati
- Giungendo ad uno stadio Positivo, dove l’uomo ha compreso che l’unico sapere è quello scientifico,
basato sul metodo sperimentale

Nascerà la sociologia, con il compito di analizzare scientificamente i comportamenti e le dinamiche che regolano
le relazioni. Un altro scienziato che rivoluzionò fu Darwin, con il saggio L’origine della specie egli sostiene che
le diverse specie esistenti in natura si modifichino nel tempo, migliorandosi ed entrando in conflitto tra loro.
Nacque quindi l’evoluzione della specie. Nel saggio L’Origine dell’uomo Darwin sostiene che anche l’uomo sia
frutto della selezione naturale. Ciò suscitò grande scandalo nel mondo della chiesa, in quanto questa teoria entra
in contrapposizione con il Creazionismo.
Le ipotesi di Darwin si sviluppano anche in ambito sociale. Il filosofo Spencer applica i principi dell’evoluzionismo
alla società Umana, sostenendo che anche le classi sociali si evolvono, tali meccanismi hanno portato dalla
nascita della società capitalistica, definendo che ogni tentativo di variazione possa risultare inutile e dannoso. Il
Darwinismo Sociale fu utilizzato come giustificazione ideologica dell’imperialismo.
L’affermarsi della rivoluzione industriale e del capitalismo favorì l’ascesa della borghesia, l’industrializzazione
determina anche un peggioramento delle condizioni di vita per il proletariato.
Karl Marx espone le due riflessioni nel Manifesto del partito comunista e nel Capitale, Elaborando una critica
della società borghese e del capitalismo, che prese il nome di socialismo scientifico.
Secondo Marx il capitalismo è destinato all’autodistruzione e che la società fosse destinata al comunismo.
La riflessione di Marx portò grandi conseguenze, nacquero le associazioni sindacali, introducendo molti artisti e
scrittori a rivolgere le loro attenzioni a ceti meno privilegiati.

Le dottrine Positivistiche trovano la loro applicazione in letteratura con il Naturalismo, sviluppato in Francia dal
1865 con l’opera Manifesto dei fratelli Goncourt.
Gli scrittori naturalisti si dedicano principalmente alla prosa e al romanzo, rappresentando la realtà in modo
oggettivo e realistico.
Il termine naturalismo viene usato per la prima volta da Taine, il quale sosteneva di dover costruire l’opera a
partire da elementi determinati e concreti: L’eredità Genetica, il Contesto Storico e l’Ambiente Sociale.
Zola espone le sue teorie nel saggio ‘Il Romanzo Sperimentale’, teorizzando la figura di uno scrittore
scienziato, traendo spunto dall’osservazione della realtà sociale contemporanea.
I Naturalisti prediligono una tecnica narrativa oggettiva e distaccata, fondata sull’Impersonalità il giudizio
dell’autore non viene espresso in modo esplicito, ma la denuncia sociale emerge dalla crudezza degli eventi.
Zola, a differenza di Verga crederà di poter migliorare la realtà, quest’ultimo sarà un vinto, egli descriverà solo
oggettivamente ciò che accade.
Flaubert sostenne che ‘Lo scrittore deve essere come dio nella creazione’

negli anni 70 dell’800 le teorie di Zola in italia danno vita al Verismo, la poetica si incentra sulle condizioni di vita
degli umili ceti del sud, il principale esponente fu Verga, come protagonisti per i suoi romanzi e novelle sceglierà
degli umili pescatori e contadini, mostrando al lettore la Lotta per la vita. Le opere dei veristi riprendono
l’oggettività e l’impersonalità dal verismo. Le tre grandi figure del Verismo saranno Verga, Capuana e de Roberto

L’ultimo ventennio dell’800 invece sarà caratterizzato da un grave mutamento nella condizione socio politica
europea. Avremo un rifiuto dell’ottimismo, con una riproposizione di teorie che esalteranno aspetti interiori e
soggettivi, rivalutando l’intuizione, l’irrazionalismo e il relativismo delle conoscenze.
il clima di ottimismo e di fiducia nel progresso lascia il posto alla sensazione di vivere in un’epoca di Decadenza,
questo sentimento trova la sua massima espressione nel decadentismo.
Il termine Decadentismo nacque con accezione negativa per indicare gli atteggiamenti anticonformisti e ribelli dei
poeti maledetti (Verlaine, Rimbaud o Baudelaire), i quali lo fecero proprio, per esprimere un senso di
stanchezza di una civiltà ormai prossima al tramonto.
Gli autori decadenti condividono atteggiamenti nettamente irrazionalistici, la realtà appare come un mistero
pervaso da simboli e legami oscuri e nascosti.
Uno strumento per conoscere la realtà sarà l’arte, mentre la poesia sarà intesa come evocazione di suggestioni
e sensazione espresse tramite la musicalità della parola
In questo nuovo clima culturale si sviluppa la filosofia irrazionalistica di Nietzsche, che si contrapporrà totalmente
al razionalismo positivista. Secondo il filosofo la verità non può essere assoluta, ma bensì relativa alle
interpretazioni soggettive, soggette a variabili storiche e individuali.
Nietzsche, proclamando: ‘La Morte di Dio’ indicherà il tramonto di tutti i valori tradizionali, egli infatti vede la
storia come un ripetersi ciclico di eventi, dove può trionfare solo colui che è libero da ogni vincolo della morale: Il
Superuomo, che sarà ripreso anche da d’Annunzio.

la Poesia decadente trova la sua massima espressione nel simbolismo francese, che si afferma con la
pubblicazione della ‘Lettera del Veggente’ di Baudelaire e con la sua raccolta ‘I Fiori del Male’, in cui il simbolo
gioca un ruolo centrale. Secondo il poeta la realtà è pervasa da Simboli oscuri e Misteriosi legami di natura
mistica, solo il poeta grazie alla sua sensibilità e in grado di decifrarli.
Rimbaud, invece, sostiene che il poeta è un Veggente capace di guardare oltre le apparenze per cogliere il vero
senso della realtà, attraverso l’intuizione, l’immaginazione e uno ‘Sregolamento di tutti i sensi’. Nei testi sono
presenti diverse Analogie, Metafore e sinestesie estreme, per ottenere un’intensa musicalità
Spesso i poeti Simbolisti facevano uso di alcool e droghe.

Accanto alla poetica simbolista, si svilupperà anche l’Estetismo, con la celebrazione dell’arte e della bellezza
come valori supremi, facendo decadere i principi della morale, si afferma così il principio di Arte per Arte, in cui
l’opera non deve avere lo scopo didascalico, ma ricercare la bellezza nella forma. Questo criterio porta lo
sviluppo della figura del Dandy, un personaggio elegante che si circonda di oggetti raffinati e preziosi, nel
tentativo di perseguire l’idea di d’Annunzio: ‘bisogna fare la propria vita come si fa un’opera d’arte’.
L’estetismo sta alla base di alcuni fondamentali romanzi dell’epoca, come Controcorrente, Il Piacere e il Ritratto
di Dorian Gray.

Il Decadentismo Italiano si diffonderà sulla base del simbolismo francese, grazie alle opere di d’Annunzio e
Pascoli (Alcyione e Myricae). Nonostante le evidenti differenze tra i due autori (il primo enfatico e vitalistico
mentre il secondo intimo e classicheggiante) avremo una visione dell’arte come via di conoscenza intuitiva della
realtà.

Il primo 900 fu caratterizzato da una serie di nuove scoperte scientifiche, con una conoscenza
oggettiva della realtà e dei suoi fenomeni, che sottolinea il carattere relativo di ogni esperienza.
Avremo la Teoria dei Quanti di Planck e la Relatività di Einstein.
Queste scoperte stravolgono i concetti di spazio e tempo, non più considerati assoluti ma bensì
relativi e dipendenti dallo stato dell’osservatore. Queste scoperte influenzeranno le arti, la cultura,
dando vita ad uno spazio poliprospettico.

In ambito filosofico, Freud sosterrà che la nevrosi e l’isteria affondano le sue radici nell’inconscio, essi
hanno origine dalla repressione degli Impulsi Sessuali o da Eventi tramatici, spesso infantili.
Spinto dal desiderio di trovare una cura egli fonda la Psicoanalisi, in cui il terapeuta tenta di liberare il
paziente dal disagio tramite il Dialogo e le Libere Associazioni Mentali. La tecnica di Freud verrà
successivamente rivista da Jung, con le sue teorie circa l’inconscio.

Freud, inoltre sostenne che l’inconscio è una zona della psiche non sottoposta al controllo della ragione e della
coscienza, dove si scontrano le pulsioni che condizionano il comportamento individuale. La scoperta
dell’Inconscio mette in crisi l’idea della Personalità individuale. L’individuo non si identifica più con la
coscienza e la razionalità, ma appare come un’entità complessa, teatro di tensioni contrastanti di cui l’individuo
non è pienamente cosciente, quindi non è in grado di dominarle.
Freud dividerà la Psiche in Tre entità distinte:
- l’Es: il nucleo istintuale profondo, sede delle pulsioni primarie
- il Super-Io: l’insieme delle regole morali e sociali a cui l’individuo ricorre per censurare i desideri dell’Es
- l’Io: il nucleo della personalità individuale, che si definisce nella faticosa ricerca di una mediazione tra le
due entità

A Modificare il panorama culturale è anche la nascita delle nuove forme di organizzazione sociale, che porta alla
nascita della Società di Massa. Ciò tende a sminuire il peso del singolo individuo, che si scopre parte di una
massa indifferenziata e anonima.
L’avvento della modernità porterà con se un senso di malessere esistenziale, che assume le forme
dell’Alienazione (Rendere estraneo da sé la propria identità).
La figura del Colletto Bianco (impiegato) sarà costretto a svolgere mansioni noiose, ripetitive e spesso poco
appaganti, viene ripresa anche nei romanzi di Svevo (Con la sua Trinità avremo la figura dell’inetto, colui che
non sa e non vuole agire) e Pirandello (Costretto a svolgere mansioni noiose e poco gratificanti), che
conducono una netta polemica nei confronti della vita borghese.

Le avanguardie storiche si svilupparono alla fine dell’800 il termine Avanguardia deriva dal campo militare,
gruppo che precede l’esercitò. Esse si svilupperanno specialmente in campo artistico, che romperanno la
tradizione, con un acceso sperimentalismo espressivo. Marinetti, caposcuola del futurismo, rivoluzionò
totalmente la sintassi con numerose onomatopee, userà anche segni matematici.
Le Avanguardie Storiche, oltre che essere l’espressione della violenta rottura del tradizionalismo, sono
caratterizzate da attività di condivisione di intillettuali che condividono gli stessi presupposti ideologici e si
esprimono tramite il manifesto. Altra caratteristica delle avanguardie è l’interartisticità, questi movimenti non
riguardano solo le arti figurative, ma anche musica, letteratura, con un rapporto conflittuale con il pubblico,
l’artistica ha il compito di scandalizzare con comportamenti anticonformisti.

Le maggiori avanguardie sono:

- L’espressionismo in Germania inizio 900, influenzerà Pirandello. L’espressionismo rifiuta la


rappresentazione amorosa della realtà, prediligendo effetti esasperati, con lo scopo di esprimere
l’angoscia della modernità con forme violente e grottesche

- Il Futurismo in Francia, Russia e Italia, dove troveremo Marinetti, caratterizzato dalla polemica del
passato e della tradizione, propone la rappresentazione della velocità e del movimento, con linee
vorticose e spirali

- Il Dadaismo Nasce a Zurigo, alcuni sostengono che il termine venga dal termine Dada, un giocattolo.
Secondo i dadaisti l’arte è la creazione irrazionale

- Il Surrealismo prende spunto dalla psicoanalisi di Freud, vedremo l’arte come dimensione inconscia,
avremo il sogno e l’allucinazione.

- L’Impressionismo, nasce in Francia, questi pittori riprodurranno sulle loro tele delle pennellate che
rispecchiano le prime impressioni evocate da un paesaggio, utilizzeranno gli effetti delle luci e dei colori,
mettendo in secondo piano il disegno e la prospettiva. Molti sostengono che questi quadri siano schizzi,
mentre l’intento è quello di mettere su tela le prime impressioni (lo troveremo nelle principali liriche di
Pascoli)

- Simbolismo, Avremo immagini ispirati dalle poesie di Baudelaire e i poeti maledetti, con la soggettività
e l’interiorità dell’artista. Si svilupperà anche l’Art Nouveau, che riguarda tutte le arti, si afferma
nell’esposizione universale, in Italia invece prenderà il nome di Liberty, in quanto si ispira direttamente
alla natura. Con linee curve, forme stilizzate
Naturalismo
La fine dell’800 è L’affermazione del romanzo, genere che si rivolge ad un ampio pubblico borghese, Il romanzo
sarà un romanzo rivolto a tutti, queste opere narrative riprenderanno le vicende contemporanee con estrema
oggettività, sopratutto grazie a Flaubert, nascerà il romanzo naturalista, sopratutto con Madame bovary, dove il
poeta non fece altro che rappresentare l’amore infelice di una donna di provincia, facendo emergere l’ipocrisia, la
falsità della borghesia. Per sfuggire alla noia ella intraprende delle storie d’amore Adulterine, dando vita ad una
serie di scandali, con un vero e proprio oltraggio alla morale.
l’autore evita completamente di intervenire in prima persona, dando inizio al principio dell’impersonalità, ripreso
successivamente da Verga. Flaubert e altri scrittori diedero vita al movimento Realista, in quanto
rappresentavano la realtà, pian piano sfociò nel Naturalismo, che nacque in Francia in fine 800 con l’opera dei
fratelli Gongourd e l’opera di Sola. Questi scrittori sono influenzati dal positivismo, gli scrittori naturalisti si
propongono di applicare il metodo della scienza moderna allo studio della personalità e dei comportamenti
umani, con il compito di comprenderla e descriverà in maniera più oggettiva possibile, riprendendo il Darwinismo,
Taine e tutti gli aspetti che caratterizzarono il positivismo. Questi scrittori naturalisti diedero vita al Documento
Umano, studiando fatti, cercando di comprenderli, e riportandoli così come sono.
con questo documento porranno l’attenzione sulla denuncia sociale, sottolineando le condizioni di estrema
misera dei cittadini di Parigi, che vivono ai limiti della decenza, frequentando Bettole, arrivando al vero e proprio
degrado umano.
La maggior parte degli autori scrittori ritrarranno i bassifondi parigini.
LE tecniche usate sono: L’impersonalità, usando una narrazione oggettiva tipica della scienza. L’autore rinuncerà
a scrivere un giudizio soggettivo delle vicende narrate, e adotterà il punto di vista interno dell’ambiente narrato.
tra i romanzi dei naturalisti spicca la Assomoir, 1887 (Mattatoio), mette in evidenza la piaga dell’alcolismo,
chiamato così perché l’acquavite porta al totale abbrutimento e alla morte degli operai con il vizio del bere. Il
romanzo narra di una giovane donna che si trasferisce dalla periferia a Parigi, in cerca di fortuna, insieme
all’amante Lantier e i loro figli, ben presto l’uomo la abbandona e lei finisce il denaro a disposizione. Rimasta da
sola continua a lavorare duramente. Ha l’occasione di conoscere un onesto operaio, il quale la richiede in moglie,
nasce una figlia.
A causa di un incidente Coupeau è costretto ad un lungo periodo di malattia, abbandonandosi all’alcool in
un’osteria chiamata Assomoir.
Gervaise si lascia sedurre di nuovo da Lantier, che va a vivere con la coppia e si fa mantenere dai due. La
situazione precipita, Coupeau diventa alcolizzato, i debiti si accumulano e Gervaise è costretta a vendere la
lavanderia. Dopo la morte del marito anche la donna si dà all’alcool e alla prostituzione, scivolando in una totale
miseria.
NEL TESTO
in un primo tempo la donna mantiene un atteggiamento distaccato nei confronti del marito e dei clienti
dell’Assomoir, ma lentamente viene affascinata dall’alcool, dopo aver assaggiato un po’ di liquore si abbandona
senza ritegno e si ubriaca. Sono presenti diverse parti descrittive, caratterizzate da un forte realismo, che
evidenza uno squallore morale e materiale, evidenziando come il marito Coupeau, totalmente ubriaco si rivolge
alla moglie in toni beffardi, Avremo l’impersonalità, l’autore non interviene con giudizi espliciti, in alcuni passi il
punto di vista dell’autore coincide con quello della donna, dove vengono riportati i pensieri con il discorso
indiretto libero (forma di narrazione in terza persona, ma mantiene alcuni elementi essenziali del narratore in
prima persona).
Dalla descrizione e dai comportamenti di Gervaise emerge una denuncia sociale resa in maniera esemplare da
un linguaggio basso, rappresentato dalla scelta di dimostrare l’ammazzatoio agli occhi della donna che lo vede
per la prima volta, ma anche come rifiuto per i suoi problemi
Verismo
dagli anni 70 dell’800 i romanzi di Zola verrano tradotti in italiano, suscitando grande successo e ammirazione a
Milano, dove Capuana del 1871 scrive un’entusiastica recensione sull’Assomoir, si impegnerà anche a far
conoscere i romanzi francesi. sul modello del naturalismo si svilupperà il Verismo, che prende il nome
dall’attenzione al VERO, con attenzione alle problematiche sociali, che si svilupperà nel genere del racconto e
del romanzo, i maggiori esponenti saranno Verga, Capuana e De Roberto, i quali condividono alcuni principi di
poetica (interesse per la realtà sociale e la concezione deterministica, secondo le quali l’individuo sia influenzato
in modo deciso da ambiente, contesto storico e fattori genetici). L’obbiettività rigorosa è realizzata attraverso
l’impersonalità, rispetto al naturalismo, il verismo presenta alcune differenze: L’ambiente rappresentato, non sarà
più quello delle grandi metropoli, con la classe operaia, ma il mondo rurale e marinaresco del sud Italia e della
Sicilia.
lo spunto per i veristi sarà ripreso dal dibattito sulla questione meridionale, grazie alla denuncia di Sonnino.
Mentre i naturalisti credono nella possibilità del miglioramento, e delle disuguaglianze sociali, i veristi non nutrono
fiducia nel progresso, sono animati dal totale pessimismo, infatti la rappresentazione della società che loro danno
è caratterizzata dal destino tragico e immutabile, dove gli umili saranno destinati perennemente ad essere vinti.
Per le tecniche narrative i veristi useranno l’impersonalità, tuttavia però il punto di vista del narratore non solo
non da giudizio morale, ma rinuncia anche ad un punto di vista esterno, adottando l’ottica interna della
rappresentazione, che molto spesso coinciderà con il romanzo corale (es malavoglia) o dal punto di vista
collettivo, sarà usato il discorso indiretto libero, che darà possibilità al narratore di dare voce al protagonista,
dando voce al protagonista, rendendo il tutto realistico.
i veristi rifiutano trame complesse, prediligendo uno sviluppo lineare e abbastanza prevedibile.
Verga
Verga nacque Catania nel 1840, da una famiglia di proprietari terrieri di origine nobiliare. Sin da ragazzo Verga si
dedica alla scrittura, e frequenta la facoltà di giurisprudenza, abbandonandola poco dopo per seguire le imprese
di Garibaldi. Successivamente inizierà a scrivere due romanzi incentrati sui temi storico patriottici, quali i
Carbonari della montagna e Sulle lagune. A partire dal 1865, si reca a Firenze e subito dopo pubblica il
romanzo sentimentale d’ispirazione autobiografica dal nome Una peccatrice.
Rientrato in Sicilia scriverà il romanzo epistolare chiamato: “Storia di una Capinera”, che narra l’amore
impossibile di una giovane costretta dalla famiglia a farsi monaca e l’amore proibito per il marito della sorella.

Verga aderirà a Milano ai salotti letterali ed entrerà un contatto con la scapigliatura, un Movimento letterario e
artistico che si sviluppa in Lombardia e in Piemonte dal 1860 al 1890, il nome dal romanzo di Clepto Arrighi,
All’interno del quale viene raffigurato il comportamento e l’ambiente irrequieto dei giovani milanesi, questo per
rappresentare un mondo anticonformista, composto da alcol e droghe, della vita Bohémien dei poeti maledetti
tipico dell’ ambiente parigino. A differenza dei altri movimenti letterali fu una sorta di tendenza, che univa i vari
scrittori di idee diverse attraverso l’ideologia della ribellione. Questi autori si opporranno in maniera notevole al
concetto dell’arte ridotta a pura merce per cercare di andare in contro ai gusti del pubblico.
Condividono con le avanguardie storiche le stesse ideologie che rappresentavano la velocità e l’innovazione.

Il conflitto tra l’artista e la società borghese è presente nel trittico dei romanzi milanesi: Eva, Eros e Tigre reali,
accomunati da temi passionali e da ambientazioni borghesi. Nello stesso anno Verga inizia a leggere i romanzi
dei grandi naturalisti, specialmente Zola.
Negli anni 70 inizia la svolta completamente verista per quanto riguarda i temi e le forme trattate con l’affronto di
temi come la situazione meridionale, portata a dibattito dal politico Sonnino.

Nel 1878 verga progetta il ciclo dei romanzi ambientati in Sicilia sulla falsa riga del modello di Zola, quindi
descrivendo la lotta per la vita che descrive tutte le classi sociali. Nel corso dello stesso anno pubblica la novella
Rosso Malpelo, che segna il definitivo passaggio al verismo, dove comparirà per la prima volta la digressione e
la parlata popolare. Dopo la conversione pubblicherà negli anni 80 le sue opere più famose: la raccolta Vita dei
Campi composta da 8 modelli di ambientazione siciliana e il primo romanzo del Ciclo dei Vinti ovvero I
Malavoglia, che racconta le vicende della famiglia Toscano.

Successivamente pubblicherà le Novelle rusticane sempre di ambientazione siciliana.


Nel 1889 uscirà il secondo romanzo del ciclo dei vinti: Mastro-Don Gesualdo.
A partire dal 1893 Verga rientra a Catania, frequentando solo Capuana e De Roberto con i quali condivide
questa passione della fotografia e segue con interesse la politica coloniale italiana sospendendo il partito
nazionalista e appoggiando la partecipazione alla prima guerra mondiale. Morirà poi a Catania nel 1922.

Poetica
La produzione letteraria di verga conosce un’evoluzione di temi e di forme:
- Da Zola e dai naturalisti Verga riprende il determinismo, quindi la convinzione che le azioni umane
siano influenzate dall’ambiente e dalle leggi dell’ereditarietà
- Dal positivismo prende atto che il comportamento umano possa essere descritto in maniera scientifica.
- Verga rifiuta l’ottimismo positivista ed è convinto che non ci sia la possibilità di migliorare la propria
situazione.
Nei malavoglia Verga ha un pensiero laico legato alla provvidenza (barca che trasporta i lupini).
Nei romanzi del ciclo dei vinti il progresso economico sociale è visto come motore della storia umana, però non
è visto in maniera positiva, ma sembra agire negativamente sui più deboli, infatti quando questi tentano di
sfuggire al loro destino si scontrano con un peggioramento delle condizioni di vita. Verga pone l’attenzione sulla
lotta e sul darwinismo sociale, e quindi il progresso è visto come una marea pronta a travolgere gli indifesi.
L’unica possibilità di salvezza è quella di accettare la propria condizione legata ai valori arcaici della tradizione
familiare e mettendo in pratica l’ideale dell’ostrica, cioè l’attaccamento della gente allo scoglio sul quale la
fortuna gli ha lasciati cadere. Nei malavoglia lo scoglio è rappresentato dalla casa del nespolo
Verga rifiuta categoricamente l’ottimismo sostenendo che le disuguaglianze sociali siano alla base della società e
quindi che non sia possibile soprattutto nei ceti più bassi di migliorare la situazione. Il progresso sociale è visto
come motore della storia umana. Questo aspetto sembra agire negativamente sui più deboli, perché quando
tentano di sfuggire al proprio destino si trovano automaticamente in situazioni peggiori. È così nei malavoglia e in
mastro don Gesualdo che morirà in totale solitudine e privo di ogni affetto. Il progresso è visto da verga come
una “fiumana”, destinata a travolgere gli indifesi, l’unica certezza di salvezza è quella di accettare la condizione
sociale rimanendo fedeli ai valori arcaici e familiari, mettendo in pratica l’ideale dell’ostrica. Verga vede il mondo
dominato dalla violenza e sopraffazione, dove non vi è posto per la fede e cooperazione a differenza di quanto
sosteneva Manzoni. Egli sosterrà che sarà impossibile modificare l’ordine sociale esistente. Le novità di verga
vanno ricercate soprattutto nelle sue scelte espressive, egli sostiene che lo scrittore deve dare vita a un’opera
realistica che rispecchi in modo oggettivo e neutro i fatti applicando il principio dell’ impersonalità introdotto da
Flaubert

Il linguaggio è popolare, e ricalca quello dei personaggi da lui descritti. Per realizzare una descrizione
impersonale lo scrittore deve estraniarsi dal racconto, quindi deve evitare di intervenire con giudizi o commenti
sulle vicende raccontate. Come dice verga stesso: ‘L’opera d’arte deve sembrare essersi fatta da se’. Questa
tecnica narrativa comporta l’apparente distanza tra l’autore e i suoi personaggi, il narratore mostra di non
conoscere i pensieri, i sentimenti dei priori personaggi e invece li fa emergere dalle loro stesse azioni o parole.

● Eclissandosi l’autore rinuncia a far trasparire la sua cultura e pensiero, quindi si ha la regressione, cioè
un abbassamento allo stesso livello dei suoi personaggi assumendone i loro valori, mentalità e
linguaggio. La narrazione è condotta in 3 persona da un narratore interno che si fa narratore della
collettività e coralità.
● Altra tecnica è lo straniamento, ovvero il contrasto tra il punto di vista del narratore che coincide con il
punto di vista del personaggio, dell’ambiente e del lettore borghese. Questo serve per far risultare il
lettore come estraneo attraverso diversi comportamenti incompressibili e situazioni invece del tutto
normali. Questo aspetto sarà molto evidente della novella Rosso Malpelo.
● L’ultima tecnica utilizzata è l’impersonalità, ovvero il mantenimento del lessico popolare che non fa
altro che porre il lettore faccia a faccia con la realtà dei fatti.

La più importante raccolta è Vita dei campi pubblicata nel 1880 e contiene 8 novelle:
- Cavalleria rusticana
- La lupa
- Rosso mal pelo
- Amante di Gramigna
- Fantasticheria
- Jeli il pastore
- Guerra di santi
- Pentolaccia
Come indica il titolo la maggior parte delle novelle sono ambientate nel territorio rurale siciliano post unità e
hanno come protagonisti persone umili, Verga sceglierà di utilizzare persone facenti parti di una società povera
con usanze arcaiche come il delitto passionale come in cavalleria rusticana o la piaga del lavoro minorile come in
Rosso Malpelo. Il filo conduttore di queste novelle è l’Embargo: i protagonisti faranno della loro vita un
impossibilità nel miglioramento delle loro condizioni.
Sul piano delle scelte narrative e formali la raccolta segna il definitivo approdo di Verga alla poetica verista.

L’evoluzione ideologica della poetica di verga l’avremo nella raccolta Novelle Rusticane, pubblicata nel 1893:
- Il Reverendo,
- Cos'è il re,
- Don Licciu Papa,
- Il Mistero,
- Gli orfani,
- La roba,
- Storia dell'asino di S. Giuseppe,
- Pane nero,
- I galantuomini,
- Libertà,
- Di là dal mare.
Pur mantenendo la stessa ambientazione di vita dei campi, il mondo di vita siciliano si fa molto più ampio, perché
compaiono nuove figure di ceti più elevati, come ad esempio Mazzarò. Le tematiche principali sono: Il bisogno
di beni materiali, la rappresentazione dei conflitti sociali e i problemi dell’Italia post Unione. In questa raccolta
di novelle ci sarà invece la logica del profitto, la smania di accumulare la roba, ovvero beni materiali si traduce in
una parabola priva di affetti e di valori, e questo accadrà sia per Mazzarò, che per Mastrodongesualdo.

ROSSO MALPELO
Primo testo verista di verga, in un primo momento fu pubblicato nel 78 e uscì a puntate su un quotidiano, il
Fanfulla. Questa novella è ambientata in Sicilia e mette in evidenza una drammatica esperienza di
emarginazione e sfruttamento di un ragazzino, malpelo costretto a lavorare in una cava di sabbia in condizioni
disumane, la novella mette in evidenza la sopraffazione che regola l'esistenza, un mondo completamente privo di
affetti dominato solo dalla legge del più forte.
Verga non da giudizi morali, affidando la narrazione ai lavoratori della cava. Questa novella comincia in media
res, le prime due frasi risultano esplicative.
Verga si sofferma su due aspetti, uno fisico (il colore dei capelli) e l'altro comportamentale (la Malizia e la
cattiveria) legandosi alla superstizione popolare secondo la quale chi possedesse i capelli rossi fosse malvagio e
ribelle. Dopo una prima parte di descrizione comincia subito dopo un flashback sulla morte del padre.
Il protagonista della vicenda è Malpelo che conduce una vita piena di stenti, non solo emarginato da coloro che
lavorano con lui ma anche dalla famiglia, l’unica persona che sembrava gli volesse davvero bene era il padre.
L’uomo morì in un incidente avvenuto nella cava, fu seppellito da un crollo. La visione di malpelo sulla vita è
completamente desolata e in apparenza cinica, la sua unica compagnia è un ragazzo, Ranocchio, che diventa il
suo compagno e che malpelo protegge, al tempo stesso avrà un comportamento di totale durezza per educarlo
alle asprezze della vita.
Quando Ranocchio muore, a Malpelo non resta altro che accettare le proprie sorti, tanto è vero che fu incaricato
di fare un’Ispezione nella cava e si perderà per sempre, giungendo alla morte.

Lo sviluppo della novella è caratterizzato da un’alternanza di flashback e anticipazioni, si sviluppano all'interno


dei temi ben espressi: la morte del papà, la morte dell'asino e l'amicizia di ranocchio.
Dal punto di vista dell’ ambientazione, verga rappresenta un preciso ambiente sociale, la cava, con questa realtà
completamente spietata, tanto è vero che questa novella può essere considerata un documento umano, con lo
sfruttamento del lavoro minorile.
Anche qui avremo il darwinismo sociale, il determinismo e la vittoria dei più forti che opprimono i più deboli.
Dal punto di vista delle tecniche narrative avremo la regressione, lo straniamento perché viene descritta dal
punto di vista dei laboratori della cava, il discorso indiretto libero, utilizzo di espressioni proverbiali dando
vita ad una narrazione corale.

La Lupa
Novella della raccolta la Vita dei Campi, nello scrivere questa novella Verga ha fatto riferimento a un
avvenimento realmente accaduto, il dramma tra amore e morte. L’ambientazione costituisce una parte
importante, dove sarà ritratto l’assolata campagna siciliana e dove matura l’ossessione della protagonista, che
noncurante le regole dettate da società e legami familiari, si lascia trascinare per il genero, Nanni.
Si apre in media res con una grande sequenza descrittiva sia caratteriale che fisica della lupa.
Successivamente, Maricchia, denuncia la madre, mentre il ragazzo cerca di liberarsi dalla seduzione. L’epilogo
sarà tragico, la donna pur di portare avanti il suo amore, si farà uccidere da Nanni, vittima del suo stesso
desiderio. Gli aspetti centrali sono: La figura della lupa e i suoi istinti, la forza autodistruttiva, la sensualità.
La donna viene vista dagli altri personaggi come una creatura demoniaca, ciò è evidente dalle prime righe
‘Satanasso’ ricorda un demonio. Resterà fedele alla regressione ai discorsi popolari. A differenza delle altre
novelle ci saranno molte battute di discorso diretto con un dialogo ferrato

Analogie tra lupa e rosso malpelo: nome, emarginazione, sconfitta e diversità.


LA ROBA
Fa parte delle Novelle Rusticane, segna il passaggio alla seconda fase di verga, basata sul profitto e gli aspetti
economici che guidano gli individui. L’idea che guida questa novella la ritroveremo nel secondo romanzo ciclo dei
vinti: Mastrodongesualdo.
Il protagonista è Mazzarò, un uomo ossessionato da accumulare ‘Roba’ Verga farà una descrizione quasi
fiabesca dei suoi possedimenti, dimenticandone però il valore affettivo e umano (riga 11). Solo giunto in procinto
di morte riconoscerà la futilità della sua ricchezza. Come Mastrodongesualdo morirà totalmente solo. Tutta la
novella è costituita da 3 Macro sequenze, blocchi narrativi molto ampi, come nei promessi sposi di Manzoni,
quando la narrazione sarà bloccata per aprire una descrizione sulle grida.

Dalla riga 1 alla riga 33 abbiamo la prima parte, il narratore, che assume il punto di vista del viandante, e poi
quello del lettighiere, mostra al lettore con toni fiabeschi, l’enorme estensione delle terre di Mazzarò,
sottolineando la smisurata ricchezza.

Dalla riga 24 alla 132 abbaiamo al seconda parte, il punto di vista coincide con quello di Mazzarò, delineando
tutte le tappe dell’ascesa economica e sociale del protagonista, che parte da contadino, e a seguito di sacrifici
diventa proprietario terriero.

Dalla riga 133 alla riga 144 avremo una breve sequenza, Verga descrive Mazzarò ormai vecchio, e comprende
che tutta quella ricchezza egli non potrà portarla nella tomba.
Con un gesto tragico e grottesco, come un pazzo, cerca di annientare la sua roba più di non abbandonarla agli
altri.

I MALAVOGLIA
La prima versione dei Malavoglia risale al 1875, anno in cui Verga termina la composizione di un bozzetto
marinaresco, dal nome Padron N’Toni, il poeta, inoltre cominciò a lavorare a un lavoro molto più ampio, il ciclo
dei vinti.
L’opera finale venne pubblicata nel 1881, ma non sarà accolto molto bene dalla critica per un rapporto poco
innovativo, infatti Verga lo definisce come un “Fiasco completo”.

Il romanzo prende vita dopo l’Unità d’Italia, tra il 1863 e il 1878 circa, ed è incentrato sulle vicende della
famiglia Toscano di Citrezza. È il primo romanzo del ciclo dei vinti, Verga intende mostrare le condizioni umili e
le prime rimostranze nei confronti del benessere e quali conseguenze ebbero. Dal momento in cui i Malavoglia
furono attratti dal miraggio di un vantaggio economico, si legarono a un debito con l’usuraio del paese. Da lì
cominceranno una serie di vicende che vedranno disgregarsi questa famiglia. Verga ancora una volta vuole
dimostrare gli aspetti negativi del progresso sui ceti più umili, comandati dalle dure leggi per la lotta della vita.

Sul piano tematico il romanzo di basa sulla contrapposizione tra due temi, il rispetto verso i valori tradizionali e la
visione arcaica e statica, la seconda chiamata antitetica, ovvero basata sulle regole del profitto e sulla ricerca
dell’utile economico. Questa contrapposizione investe anche la presentazione dei personaggi perché nella prima
parte vi è opposizione tra la purezza e integrità morale dei malavoglia e il cinismo di tutto il paese.
Rappresentante dell’integrità è padron’ Toni che incarna i valori tradizionali della famiglia mentre completamente
antitetica sarà la figura del nipote n’Toni capace di accontentarsi di una vita di stenti e non desideroso di nuove
esperienze. Questi aspetti sono stati definiti binari, caratteristica di tutto il romanzo si riflette anche sul valore
simbolico degli spazi.

Il mondo risulta estremamente vasto, esso inghiottisce chi esce dal “nido” della famiglia rappresentato
tradizionalmente dalla casa del nespolo che si contrappone agli altri luoghi descritti, sullo sfondo vi è il mare che
costituisce contemporaneamente la fonte di sostentamento ma anche il male, come portatore di morte per i
malavoglia.
Anche il tempo sembra avere una doppia valenza, al tempo ciclico, influenzato dalle feste religiose e dalle
stagioni, si contrappone lo spazio dinamico e lineare che scandisce invece le avventure di n’Toni che è il
protagonista della seconda parte del romanzo. Mentre nella prima parte del romanzo il tempo narrativo è molto
lento e pausato che da l’idea della staticità, nella seconda parte invece il ritmo del romanzo diventa più veloce, la
battaglia di Lissa e l’epidemia di colera che danno un’accelerazione progressiva del tempo stesso.
Dal punto di vista della forma è presente il discorso indiretto libero, lo straniamento, il punto di vista è corale
e rappresenta la visione di tutto il paese. Dal punto di vista stilistico saranno presenti forme dialettali, con un
linguaggio Popolare. Troveremo alcune figure retoriche come metafore e similitudini che rifletteranno la
mentalità del paese.

La prima parte del romanzo sembra rappresentare la famiglia dei malavoglia in un tempo fiabesco, e la
tranquillità di questo mondo premoderno, che viene bruscamente interrotto dall’ irrompere della storia che portò
con la leva obbligatoria la sottrazione di n’Toni dalla famiglia segnando l’inizio delle disavventure dei malavoglia.
Nel finale il treno diventa il simbolo della modernità trascinando il giovane lontano dallo spazio protetto del paese.
Con il fischio del treno, e la sua partenza, si avvertirà un rumore al quale non erano abituati, che fa passare da
uno spazio chiuso a una città aperta come Napoli.

Mastro don Gesualdo


Il secondo romanzo del ciclo dei vinti ha una visione molto più ampia, il romanzo è ambientato nella cittadina
siciliana di Vizzini nella prima metà del 1800, narra le vicende di un umile muratore detto appunto Mastro, il quale
diventa proprietario terriero grazie alla sua intraprendenza. L’epilogo questa trasformazione segnerà un grande
fallimento esistenziale.
Il protagonista Gesualdo Motta, rappresenta la borghesia, rispetto al primo romanzo l’ambientazione e il
contesto sociale rappresenta la situazione dell’epoca. Gesualdo è mosso da un criterio puramente economico,
quello di accumulare le ricchezze, pensando che possano conferirgli un posto privilegiato nella società.
Parallelamente a Mazzarò anche lui sacrifica ogni affetto e il fatto che lui abbia accumulato così tanta ricchezza
lo porta a non essere parte integrante all’interno della società.

A differenza dei malavoglia maestro don Gesualdo non ha una comunità ma un singolo personaggio. La
narrazione procede a blocchi contrapposti, sono presenti 4 blocchi narrativi distinti che segnano le tappe
dell’esistenza del protagonista:
- L’Ascesa
- Il Trionfo,
- Il Declino
- La Sconfitta
Il di romanzo di formazione ha come protagonista un giovane che intraprende come percorso una crescita a
seguito di esperienze sia positive che negative. La novità in questo romanzo troveremo un ampio spazio
sull’analisi logica del personaggio. Dal punto di vista delle tecniche narrative il punto di vista dell’autore coincide
con quello del protagonista, vengono riportati sia pensieri e sentimenti.

Dal punto di vista stilistico vi è un movimento dinamico perché entra in gioco il contesto sociale e altri personaggi,
il linguaggio delle figure femminili come quelle di Isabella e Diodata.
I Malavoglia e Mastrodongesualdo fanno parte del Ciclo dei vinti, una raccolta di 5 romanzi che rappresenta
un’ascesa sociale. Verga parte dagli strati più bassi della società perché crede nella legge della sopraffazione e
la lotta per la vita enunciata dal darwinismo sociale siano più visibili nelle basse sfere sociali.

Indipendentemente dagli Stati sociali i personaggi di verga sono comunque tutti vinti.
- Nella duchessa di Leira, la protagonista risulta essere incompleta della sua ambizione aristocratica.
- Nell’onorevole Scipione, romanzo mai realizzato il protagonista è visto come un uomo di successo
politico mai vissuto.
- Nell’uomo di lusso, il protagonista è un vinto nel suo desiderio di raggiungere ogni ambizione
- Mastrodongesualdo è un vinto nell’ elevazione sociale.
La prefazione dei malavoglia è importante perché definisce i punti chiavi della poetica verista e i pericoli del
progresso. Come ad esempio: “questo romanzo è spassionato”, di conseguenza senza un coinvolgimento
oggettivo. Il romanzo si apre con un tema generale ed emergono 3 punti fondamentali:
- il rapporto dell’autore con la cultura positivista e del progresso che ne scaturisce
- Enunciazione alla base del verismo
- La contrapposizione del mondo rurale e il mondo urbano.
Decadentismo
Il termine Decadentismo nacque in Francia alla fine degli anni 80’ dell’800. In un primo momento ha
un’eccezione completamente negativa perché si basa su ‘Languore’ di Verlaine, che recita: “io sono l’impero
alla fine della decadenza”. La critica prende spunto dalla parola decadente per rappresentare gli artisti
anticonformisti del tempo. Questi artisti invece adottarono questo aggettivo come segno positivo di distinzione tra
tutti gli altri per sottolineare la propria diversità nei confronti della società industrializzata perché porterà la
mercificazione anche dell’arte.
Con il trascorrere del tempo il termine decadente inizia a indicare alcuni scrittori europei accomunati
dall’esperienza dalla conoscenza del fallimento della cultura positivista, quindi del facile ottimismo nei confronti
del progresso tecnologico.

Nel 1886 viene pubblicato il giornale “Le Décadent” in cui si rivendica il valore di questo movimento inteso come
espressione di necessità di rispondere con delicatezza, preziosità e con il raro alla piattezza del tempo presente.
A partire dal 1890 il decadentismo confluirà nel simbolismo diventando una sua sotto categoria.
Il promotore sarà Baudelaire, che sarà considerato come l’iniziatore della moderna poesia europea.
Egli appartiene al grande movimento decadentista ma in particolar modo nel simbolismo. La filosofia di
Baudelaire non farà altro che esprimete il sentimento di alienazione dell’operaio metropolitano, mettendo in
risalto la capacità del poeta di relazionarsi con questa realtà.
Questo sentimento si rivedrà nell’Albatro.

Baudelaire utilizzerà l’analogia, la similitudine e la sinestesia. Grazie a queste 3 figure lui riesce a cogliere le
corrispondenze tra uomo e natura. Queste corrispondenze che solo il poeta è in grado di cogliere, tanto è vero
che sarà un poeta veggente.
Per i poeti decadenti tutti gli elementi della realtà sono legati tra di loro, tra analogie nascoste, e
corrispondenze, tutto ciò che è visibile a noi non è altro che il simbolo di qualcosa di più profondo che solo
l’artista è in grado di cogliere, è necessaria una lettura connotativa. Questo aspetto viene esposto da Baudelaire
nel sonetto ‘Corrispondenze’, che apre la raccolta ‘I Fiori del male’, Considerato il manifesto poetico del
simbolismo.

Il simbolismo considera il poeta come veggente, il quale verifica la realtà tramite allucinazioni, follia e sogni,
esaltati dall’uso delle droghe. L’artista decadente si sente sradicato dal mondo borghese, pur facendone parte
rifiuta quei valori. Manifesta il proprio senso di superiorità e distacco dalla società borghese, e quello di fuga
per rifugiarsi nella società incontaminata, non ancora toccati dal progresso (esotismo, la fuga verso l’esotico),
ciò nasce dal rifiuto della razionalità positivista
con il rifiuto della Scienza, poiché ritenuta inadeguata nel cogliere gli aspetti più profondi della realtà, si ebbe una
vera e propria rivoluzione della parola. Essa si caricherà della constante ricerca della musicalità di
espressione, con delle opere in prosa, con una sintassi imprecisa, vasto utilizzo della metafora, linguaggio
indefinito, analogia e sinestesia.

Un’altra esperienze che contribuirà al movimento decadentista sarà il Parnassianesimo. Il parnaso era il monte
della mitologia greca dove risiedevano le muse. Ammiratori di Baudelaire, i parnassiani desiderano un ritorno alle
forme classicheggianti, e formali l’esponente sarà Gutiere che sostiene il concetto di arte per arte, non sarà
vista come concetto sociale, ma dovrà imporsi solo per la sua grande bellezza e il suo gusto estetico. Non
avremo più l’aspetto civile e morale visto con Manzoni.
- Il poeta decadente per eccellenza sarà Oscar Wild,
- d’Annunzio: nelle sue opere avremo il gusto formale e figura del superuomo
- Pascoli: con cui avremo la poetica simbolista per eccellenza.
Baudelaire
Baudelaire nacque a parigi nel 1821, la sua adolescenza è caratterizzata dalla morte del padre, e una serie di
incompresioni con il patrigno. Sin da ragazzo manifesta uno spirito ribelle e anticonformista. Dopo aver
interrotto gli studi, viene sollecitato dalla famiglia a intraprendere un viaggio in india, nella speranza di un
cambiamento. Una volta rientrato a parigi, invece inizia una vita dissoluta, da totale Boehmien, sperperando
tutto il patrimonio ereditato dal padre, frequentando ambienti malfamati, caratterizzati da droga e alcol.
Nel inizia a vivere con una somma misera di denaro, e per migliorare la propria condizione, inizia a
lavorare come critico d’arte.
Nel 1857 pubblica la raccolta i Fiori del mare, che verrà sequestrata con l’accusa di immoralità e fu sanzionato.
Nel 1861 esce una seconda edizione, che ottiene uno scarso interesse che amareggia il poeta. Egli lascia
parigi e si reca a Bruxelles, e pubblica i primi poemetti in prosa, ‘Lo spleen di parigi’ e poi ‘I Relitti’. Morirà
successivamente a parigi nel 1867.

Poetica
Baudelaire è considerato l’iniziatore del simbolismo, l’originalità e la profondità delle sue opere, basate sul
conflitto tra il bene e il male, sul senso del mistero e sull’ignoto influenzerà notevolmente tutta la poetica
successiva, specialmente dal punto di vista tecnico formale, non diede il via solo al simbolismo, ma anche alla
poesia moderna.

I Fiori del male comprendono 126 liriche, suddivise in 6 sezioni, secondo un ordinamento tematico.
La raccolta, dedicata a Gautier:
- Si apre con la sezione nominata Spleen e ideale (Spleen= Milza, secondo Baudelaire la milza regola
l’umore, in un senso malinconico; infatti in Baudelaire con il termine Spleen, si intende Baudelaire la
noia, paragonabile al tedio di leopardi). Questa raccolta vede protagonista il poeta stesso, che si vede
come un angelo caduto alla ricerca di una meta e di una liberazione personale.
- La seconda sezione è intitolata ‘Quadri Parigini’, e contiene 18 poesie, che evidenziano il difficile
rapporto che Baudelaire aveva con la Metropoli Parigina, dove si sente completamente escluso e non
capito.
- La terza sezione invece è ‘Le vin’, dove esalta l’ebrezza del vino come strumento per alleviare la
sofferenza, cercando di riportare l’equilibrio interiore.
- La quarta sezione è ‘Lu Fior du Mal’, Sezioni percorsa da elementi di sadismo, corruzione e degrado
mentale e fisico.
- La quinta è ‘Revolte’, la ribellione.
- L’ultima sezione è la morte.
I fiori sono simboli ambivalenti, Naturali, ma allo stesso tempo di una bellezza quasi artificiale, ornamentali, e
inutili, poiché ancorati alla terra, simbolo di malvagità della realtà, segnati inevitabilmente dal mare, tutta via
questo loro tendere verso l’altro è il simbolo del riscatto, di una continua ambivalenza nel bene e nel male.
La perdita dell’aureola
La perdita dell’aureola è un componimento facente parte della raccolta ‘Spleen di Parigi’, in una metropoli
alquanto frenetica, il poeta perde l’aureola, che gli cade nel fango. Mentre racconta l’avvenimento a un amico,
incontrato in un bordello, il poeta dichiara di essere contento di questa perdita, in quanto non si sentirà più
escluso dalla società, ma bensì in grado di condividere gli stessi vizi e la stessa vita da totale Bohemien, senza
essere escluso e pregiudicato.
Il discorso si apre con un discorso diretto da parte dell’amico, il quale si stupisce di aver trovato Baudelaire in un
bordello, simbolo non etico.

L’aureola è l’allegoria del tradizionale prestigio, che nella società premoderna circondava la figura.
La società moderna, caratterizzata dall’utilitarismo e dalla legge del denaro, ritiene questo prestigio inutile. Per
questo il poeta non denuncerà nemmeno la sua scomparsa.
Lo scenario della metropoli cittadina non è casuale, come non è casuale l’ambientazione del bordello, il poeta
frequenta le prostitute poiché attratto dall’analogia tra la sua situazione e quella loro. Baudelaire vede ciò che
non dovrebbe essere mercificato, quindi la propria arte, proprio come le prostitute.

La condizione del poeta moderno è quella dell’anonimato, non vivrà più nell’olimpo, non berrà più la
quintessenza e non mangerà più l’ambrosia come gli dei della poesia classica, ma sarà solo nella folla.
L’insegna (riga 7) indica un vessillo usato nell’antichità, rappresenta un distintivo identificativo.

Baudelaire cerca nella realtà (attraverso la parola) l’essenza più profonda usando analogie, associazioni
d'immagini attraverso le corrispondenze testuali. Baudelaire inaugura la stagione della poesia moderna con
questa raccolta.

Laddove il poeta romantico si faceva portavoce di un valore collettivo (campo politico, sociale) stabilendo un
contatto con il suo pubblico, il poeta moderno rifiuta il ruolo di poeta Vate.
Baudelaire abbandona il bisogno di soddisfare le esigenze del suo pubblico e assume un atteggiamento ostile e
provocatorio.

Lo spleen si mescola al ‘Male di vivere’, il poeta si sente incompreso, rifiutato, schernito, troviamo spesso un
senso di frustrazione, che verrà fuori con la poesia l’albatro. L’altro tema presente è quell del viaggio, inteso
come evasione verso un’altrove indefinito (l’esotismo), che può essere fisico o mentale, nel secondo caso, con
l’utilizzo di alcool e sostanze stupefacenti. Il corrispettivo della vita Bohemien in Italia è la scapigliatura.
Analisi corrispondenze
è un sonetto che costituisce il manifesto della poetica simbolista, la natura viene definita come una foresta di
simboli, che invita il lettore a perdersi, che si evince dall’incipit (primo verso). La poesia non è un veicolo di idee,
ma mira a comunicare determinate sensazioni e impressioni, dal punto di vista tematico abbiamo la concezione
mistico-sociale e divinatoria della Natura, scritta con la lettera maiuscola, concepita come un vero e proprio
santuario. Questa lirica è caratterizzata da immagini Oniriche, quindi tutto ciò che si ispira all’irrazionalità e alla
surrealista dei sogni, dove sono presenti immagini distorte, alle quali si cerca di dare un senso positivo della vita.

Nella prima quartina la natura è vista come luogo sacro, caratterizzata da un tempio, all’interno del quale tramite
le analogie abbiamo diverse corrispondenze.

Si ha una visione mistica e divinatoria, il titolo, rimanda alla percezione della realtà dilatata, poiché lo scopo del
poeta è quello di scoprire gli aspetti oscuri.
Nelle terzine Baudelaire esprime esempi concreti, collegando tra loro dati sensoriali appartenenti ad ambiti
sensoriali diversi (sinestesia)

PARAFRASI
La Natura è simile a un tempio, in cui le colonne che vivono (gli alberi) sussurrano a volte delle parole il cui
significato non si comprende in modo chiaro e univoco; l’uomo si muove in mezzo a simboli inesplicabili e intricati
come vere foreste, che intanto lo osservano a loro volta con sguardi familiari.
Profumi, colori, suoni si collegano tra di loro come fossero dei lunghi echi che da distanze immense si
rispondono, confondendosi però poi in una unità profonda e così vasta e intensa da sembrare notte.
Ci sono profumi freschi come la pelle di un bambino, dolci come il suono di un oboe, verdi come prati; altri
profumi invece sono corrotti, ricchi, trionfanti, perché producono sensazioni molto più intense, come fossero il
respiro dell’infinito e sono l’odore dell’ambra, del muschio, del benzoino: questi profumi esprimono efficacemente
le passioni dell’animo e dei sensi.
ALBATRO
tutta la poesia si basa sulla similitudine tra il poeta e l’albatro, come l’uccello, il poeta è soffocato dalla
banalità del reale, ma quando libera la mente negli spazi infiniti della poesia, diventa un principe dei celi,
riuscendo a raggiungere mete inaccessibili agli altri uomini.
Da questa consapevolezza scaturisce in Baudelaire la necessità di fuga nel paradiso della poesia, dove può
diventare padrone del mondo, re dell’azzurro, con le capacità di sentirsi superiore e penetrare nei misteri
dell’universo.

Da questa poesia emerge l’alto valore che il poeta attribuisce alla poesia come mezzo di conoscenza ed
elevazione dalle miserie che affliggono gli uomini.
Accanto a questo valore si affaccia nei versi anche un altro tema, quello della disperazione esistenziale che
colpisce il poeta e l’uccello, il quale una volta catturato dai marinai rinuncia a lottare, presentandosi in modo
goffo. Il poeta invece rinuncia alla sua arte e si sente esiliato in un mondo che non gli appartiene.

La poesia può essere divisa in due parti:


- La prima parte: da spesso a volava, con una descrizione della ciurma che cattura l’albatro, con un
tono sia narrativo che descrittivo, Baudelaire racconta la cattura del re dei celi.
- La seconda ha un carattere simbolico, contenente il messaggio che il poeta vuole comunicare tramite
il paragone tra il poeta e l’albatro

Il filo conduttore della poesia è costituito dal contrasto. All’interno della poesia si nota la compresenza della
degradazione dello stile che si alterna tra sublime e comico, particolarmente evidente nella scelta del lessico (re
dell’azzurro, viaggiatore alato, maldestro, vergognoso, fiacco, sinistro, comico, brutto).

Dal punto di vista stilistico c’è una contrapposizione di poesia e prosa, la poesia è molto discorsiva, ma allo
stesso tempo è composta dalla ricerca di immagini poetiche (Abissi amari, Ride degli arcieri)
Il verso è alquanto musicale e fluido nella lingua originale, molti sono i rimandi sonori nelle quartine, diversi a
rima alternata

L’ultima quartina stabilisce la similitudine tra l’albatro e il poeta, che spiega il significato allegorico della poesia.
Non a caso, compare nel penultimo verso, la parola chiave, che definisce la nuova condizione sociale
dell’artista, si dichiara che egli è diventato Esule, escluso dalla società e messo in ridicolo.
Nell’ultima quartina ‘Poeta’ è scritto con la maiuscola, dando un valore simbolico e generale alla figura del poeta,
che è schernito ed esule in terra.

Parafrasi
Spesso, per divertirsi, i marinai catturano un albatro, uno di quegli imponenti uccelli di mare che seguono, con
lentezza compagni di viaggio, le navi in volo sugli aspri abissi. Il re del cielo! Non fanno in tempo a posarlo sul
ponte che subito, goffo, impacciato, comincia a portarsi dietro le ali grandi e bianche come se fossero remi.
Povero viaggiatore alato, com'è fiacco e sgraziato e ridicolo e brutto, lui poco fa così bello! Uno gli mette la pipa
nel becco, un altro, zoppicando, fa il verso allo sgraziato che volava. Il Poeta è come lui, principe delle nuvole
che sta nella parte più alta del cielo e ride di quelli che tentano di colpirlo. In terra, fra grida di scherno, solo, con
le sue ali da gigante non riesce a camminare.
ROMANZO EUROPEO
Nell’ultimo ventennio dell’800 la crisi del razionalismo positivismo e il disagio legato all’affermarsi della moderna
società capitalistica influenzano la narrativa, il romanzo realistico, verrà abbandonato, poiché inadeguato a
esprimere le nuove problematiche psicologiche dell’uomo contemporaneo.
Si affermano opere nuove, dove si comincia a sostituire l’interiorità dei singoli personaggi e l’analisi della loro
psicologia complessa e tormentata. I protagonisti (per la maggior parte di origine aristocratica) sono spesso
preda di nevrosi, che molte volte arrivano alla follia, Oppure sono personaggi con rapporti turbati con delle donne
fatali.

L’intreccio perderà totalmente la sua importanza a causa dell’Impatto Narrativo, perché la narrazione dei fatti è
sostituita dalla registrazione di impressioni e stati d’animo contraddittori. Anche lo spazio acquista una valenza
totalmente diversa, prettamente simbolica, specchio dello stato d’animo del protagonista. Il tempo narrativo non
procede in modo lineare, ma segue il libero vagare dei pensieri del personaggio e l’intera vicenda è narrata dal
punto di vista soggettivo del protagonista.

Il dandy, nel romanzo il Ritratto di Dorian Gray si oppone al grigiore delle convenzioni, sarà
un’anticonformista per eccellenza, il suo personaggio costituirà il suo alter ego, infatti il protagonista di questo
romanzo è un giovane che sceglie di incentrare la sua vita sulla ricercatezza della bellezza, calpestando ogni
principio morale. Il finale esplicita il significato profondo dell’opera, perché solo l’arte può trionfare e sfidare il
tempo e le brutture della vita.

Wild nel romanzo non fa altro che esprimere i principi dell’estetismo, la ricerca del piacere, della bellezza, il
rifiuto delle convinzioni sociali e il moralismo e il legami insolubile tra arte e vita.
Il sogno del protagonista si risolve con una sconfitta, mentre l’arte può sottrarsi alla legge della morale, vivendo
solo della ragione della propria bellezza, l’uomo non potrà mai condurre una vita fondata unicamente sulla
ricerca della perfezione estetica. Il narratore è esterno, ma assume costantemente il punto di vista
soggettivo del protagonista. Dal punto di vista stilistico è raffinato e aulico, sono presenti diversi aforismi e
paradossi, che hanno per obbiettivo la polemica nei confronti della morale comune.

D’ANNUNZIO
Gabriele D’Annunzio costruisce il proprio personaggio attraverso la costante ricerca di una vita inimitabile ed
eccezionale, guidata dal culto della personalità.
Nasce a Pescara nel 1863 da una famiglia borghese e compie i primi studi nella sua stessa città, Entra nel
collegio dei Cicognini a Prato, che all’epoca era una delle più prestigiose scuole italiane. Nonostante la sua
condotta alquanto indisciplinata riesce a conseguire la maturità classica. Appena 16 enne pubblicherà a spese
del padre la sua prima raccolta in versi “Primo vere”

Nel 1881 si trasferisce a Roma e frequenta l’università, si iscrive alla facoltà di lettere ma non terminerà mai gli
studi perché preferirà frequentare i grandi salotti romani seppur caratterizzati da ambiente letterario.
Nel 1882 pubblica Canto nuovo all’interno del quale si intravede la penna di intensa sensualità, nello stesso
anno esordisce con le novelle di terra vergine, ambientate in terre abruzzesi, caratterizzati da istinti erotici,
primitivi e violenti.
Successivamente pubblica intermezzo di rime nel 1884 che inaugura la fase dell’estetismo decadente,
caratterizzato da atmosfere erotiche e torbide.
A questo successo letterario si accompagna quello mondano, perché lui incomincio a vivere una vita inimitabile,
come un principe rinascimentale, tra lusso frenato, scandalo, duelli e amori.

Barbara Leoni fu uno dei suoi grandi amori, la sua musa ispiratrice, dal 1888 si ritira in Abruzzo e compone il
Piacere, che sarà pubblicato nel 1889.
Fu assediato dai creditori a causa della sua vita è nel 1891 sarà costretto a trasferirsi a Napoli, ciò gli farà
abbandonare tutte le atmosfere sensuali, per attuare un’atmosfera ottimistica al recupero dell’innocenza e della
purezza.
Durante la sua permanenza a Napoli avremo il periodo paradisiaco, dove l’io lirico non farà altro che recuperare
gli aspetti famigliari. A seguito della morte del papà D’Annunzio fu costretto a tornare in Abruzzo dove compose Il
trionfo della morte, le vergini delle rocce ed entrambe sono ispirare alle teorie del superuomo, con incentrate
sul successo personale.
Il superuomo fu introdotto dal filosofo tedesco Nietzsche, il quale rappresentava un nuovo modello di umanità
libera dai legami della religione e della morale, capace di affermare la propria volontà di potenza.
D’Annunzio riprende questa teoria, ma da un taglio completamente diverso perché vede nel superuomo un
individuo eccezionale capace di guidare la realtà verso una direzione antidemocratica

Nel 1895 incontrerà a Venezia Eleonora Duse con la quale inizia una relazione complicata. Decidono di stabilirsi
a Firenze dove vivono la loro vita nel lusso sfrenato, sarà la sua musa ispiratrice per quanto riguarda le opere
teatrali (es.Figlia di Orio).
La necessità teatrale parte dalla necessità di esprimere le proprie ideologie, tanto che D’Annunzio iniziò a
occuparsi di politica. Nel 1887 a seguito della caduta del governo Crispi viene eletto deputato della destra.
D’Annunzio fa emergere l’atteggiamento spregiudicato e le sue gesta audaci che lo portano successivamente a
passare nelle file della sinistra a fine 800’.

D’Annunzio si presenta nelle Liste socialiste ma non viene eletto, decide di abbandonare momentaneamente il
progetto politico per occuparsi della composizione delle Laudi. Ovvero una raccolta poetica caratterizzato dalla
fusione del superuomo con la natura, il cosiddetto Panismo. Ovvero il sentimento naturalistico e paganeggiante,
tipico del periodo decadente che risale e riprende i miti della Grecia a contatto con la natura.
Per panismo si intende la fusione gioiosa e istintiva del soggetto con le forze della natura.

Il termine panismo deriva da ‘Pan’ che è il dio greco dei boschi che però deriva anche dall’aggettivo greco che
significa tutto, non è altro che la compenetrazione tra l’io lirico e gli elementi della natura.
Sarà evidente nell’ultima strofa della Pioggia nel Pineto, quando sia D’Annunzio che Ermione (Eleonora Duse),
inizieranno a trasformarsi in elementi Silvestri ovvero naturali.

Nel 1904 la sua relazione volge al termine ed egli si lega ad altre cose, intensifica le attività teatrali e le sue
situazioni economiche peggiorano, inseguito dai creditori si nasconderà in Francia per 5 anni.
Questo periodo verrà definito come “la terza giovinezza” sperimenta nuovi temi e contenuti in formato
autobiografico e diaristico,
I suoi discorsi a favore dell’entrata in guerra dell’Italia mobilitano l’opinione pubblica. Si arruola come volontario
nell’esercito e ferito ad un occhio sarà costretto ad una temporanea cecità.
Comporrà Il Notturno, un taccuino che procederà per segmenti.

Una volta guarito nel 1918:


- D’Annunzio sorvola Vienna lanciando sulla città manifesti tricolori, tuttavia alla fine della prima guerra
mondiale sarà deluso dalle mancate concessioni del trattato di Versailles
- Rivendicherà una vittoria mutilata reclamando Fiume e Trieste (Jugoslavia).
- L’11 settembre occupa Fiume in nome del popolo italiano proclamando lo stato di indipendenza,
quest’impresa fu acclamata dai nazionalisti italiani, ma avrà durata breve, le truppe assediarono la città
e dopo 4 giorni di combattimenti costringono i legionari a ritirarsi.
- Conclusa la vicenda di fiume D’Annunzio si ritirerà nel Vittoriale degli italiani.
L’atteggiamento di D’Annunzio nei confronti del fascismo fu alquanto ambiguo perché da una parte esso
assicura una libertà economica, dall’altra parte invece lo condanna.
Morirà nel 1938 led un’emorragia celebrale.
Poetica di D’Annunzio
Le Laudi del cielo del mare e della terra e degli eroi, sono una raccolta che avrebbe dovuto prevedere 7 libri
che rappresentavano le costellazioni delle ecleadi:
- Maia= Un lungo poema dove si rievocano le tappe di un viaggio ideale nella Grecia antica e si risolve in
un inno di lode alla vita e alla sua sensualità.
- Elettra= prevale l’ideologia nazionalista e celebrativa infatti la raccolta non fa altro che riunire
componimenti dedicati a eroi del passato tipo Dante e tipo Giuseppe Verdi.
- Alcione= Il vero capolavoro è l’Alcione che è una sorta di lungo diario poetico delle vacanze trascorse
sulle coste della Versilia.
- Merope= Sono celebrate le vicende italiane in Libia
- Asterope,
- Taigete,
- Celeno

In queste liriche si libera di tutti gli eccessi retorici e celebrativi lasciando spazio alla fusione con la natura, i
temi principali sono: La ripresa dei miti classici e la musicalità della parola poetica che da una suggestione
evocativa.

Tutta la produzione letteraria di D’Annunzio è composta da numerosissimi testi caratterizzati da temi e generi
completamente diversi. (Romanzi, novelle, autobiografie e opere teste solo).
Tutta la sua produzione teatrale sarà incentrata su una continua sperimentazione,
le sue opere si basano sul culto della parola, più che al suo contenuto, si impegnerà nell’utilizzo di parole
particolari. D’Annunzio ha un’accesa sensualità che lo porta ad un desiderio di dominare la vita in tutti i suoi
aspetti.

● Nella prima fase domina la raffinatezza della forma e dei contenuti che trovano espressione
nell’estetismo che si rifanno al decadentismo (correlazione arte, vita e natura). Sarà presente il principio
dell’arte per arte secondo cui l’arte ha in primo luogo un valore estetico ed è libera da ogni vincolo
morale ed etico. Manifesto di tale periodo sarà Il Piacere nel quale il protagonista (Andrea Sperelli)
decide di isolarsi completamente dal grigiore del mondo borghese.
● Nella seconda fase D’Annunzio è presente il Superuomo, con un desiderio di imporsi con la propria
volontà sul mondo, tanto da chiamare il popolo plebe. Sarà considerato come un Vate, che si propone di
guidare le masse, assumendo atteggiamenti aggressivi e antidemocratici.
● Nella terza fase della sua poetica sarà presente il Panismo, con termini alti e un linguaggio evocativo,
dal punto di vista lessicale avremo un utilizzo di parole arcaiche ed insolite.
Dai simbolisti (in particolare Verlaine) riprenderà la musicalità del verso, D’Annunzio sosterrà che il verso sia
tutto. Saranno presenti numerose sinestesie, analogie e metafore.

Il notturno
L’ultima opera intimistica di D’annunzio fu pubblicata nel 1921, è scritto in prosa, fu composto in occasione di un
incidente aereo che lui ebbe, fu costretto alla cecità per un periodo, fu assistito dalla figlia che prepara per lui
degli pezzi di carta dove lui apporrà i suoi pensieri e frammenti sulla guerra.
Avremo una sintassi frantumata, le frasi saranno molto brevi, addirittura saranno nominali ed essenziali.
Tutto quello che troviamo nell’Alcyone e nella parte del Panismo, qui viene abolita, perché ha un’impronta
dualistica
La pioggia nel Pineto :

È una delle liriche delle più famose di D’Annunzio, fa parte dell’Alcyone ed è costituita da uno stile evocativo
dove D’Annunzio presenterà in maniera esponenziale suggestioni analogiche con la ricerca della musicalità
caratterizzata dalla presenza di assonanze. La raccolta è costituita da una serie di liriche che rappresentano
l’esaltazione celebrativa della natura e l’estate che va dal rigoglioso Giugno al malinconico Settembre.
In questa celebrazione della natura il poeta si immerge realizzando una fusione panica fino a confondersi con il
tutto.

La pioggia nel Pineto raccoglie delle lodi che celebrano la natura osservata in una vacanza che inizia in
primavera a Fiesole e termina a settembre sulle coste della Versilia.
Nella lirica si intrecciano i temi di:
Metamorfosi=l’uomo e la donna che si fondono gradualmente con lo spirito del bosco
Musicalità= grazie alla forza evocatrice della parola. 

La prima trasfigurazione è presente nel nome Ermione (figlia di Menelao e Elena), alter ego di Eleonora Duse,
ma è presente anche un rimando al mito della metamorfosi. La lirica è uno tra i più celebri esempi della parola
che diventa musica (es. Gocciole, e foglie, odo, parole più nuove) in questo modo si hanno parole non umane
perché prodotte dalla natura. 

● Dal punto di vista Lessicale: lessico semplice ma caratterizzato da termini ricercati, da un registro alto
e dall’utilizzo di aggettivi.
● Dal punto di vista Metrico: le rime sono libere e la parola che si trova all’interno è usata più per la sua
musicalità che per il suo significato in se; si hanno rime interne, assonanze e consonanze, allitterazioni
e termini onomatopeici che privilegiano il suono del senso. 
● Dal Punto di vista Strutturale: la struttura è basata sul fluire impressionistico quindi impressioni,
immagini e sensazioni. Ogni strofa comprende più periodi e la sintassi è spezzata da enjambement che
dilatano il verso. 

Parola chiave: “piove”, la ripetizione di questa parola rappresenta una simmetria sintattica perché esprime
fonicamente il battere ritmico della pioggia e si arricchisce di immagini nuove che comunicano la partecipazione
della natura, oltre alla natura si ha la partecipazione di elementi umani e sentimentali. 

La lirica si divide in tre strofe:


- 1° strofa: racconta la passeggiata del poeta in un giorno di pioggia in una pineta accompagnato da
Ermione; la strofa si apre con l’imperativo con funzione esortativa in quanto il poeta invita Ermione ad
ascoltare i suoni della natura. La pioggia cadendo favorisce la fusione con il paesaggio dando inizio alla
metamorfosi che porta entrambi a perdere le sembianze umane per assimilarsi alla vita vegetale
rigenerando e purificando i loro pensieri e il loro amore. 
- 2° strofa: il rumore della pioggia diventa come una musica che cambia di intensità a seconda della
vegetazione se è più o meno folta. A questi suoni si unisce il gracidale delle rane (v. 39-40-41 e 64) e il
frinire delle cicale (v.90). L’autore paragona il rumore della pioggia a degli strumenti musicali.
- 3° strofa: la pioggia aumenta notevolmente e il suo crepitio aumenta e copre il canto delle cicale e delle
rane che progressivamente si indebolisce fino ad estinguersi del tutto. Quindi la lirica si chiude con la
ripresa del tema della pioggia (v114).
Pascoli
Giovanni Pascoli nacque il 31 dicembre 1855 a San Paolo di Romagna, Forlì; trascorre un’infanzia agiata,
nonostante fosse il quarto di 10 fratelli, quest’infanzia si interruppe a partire dal 10 agosto 1867, quando suo
padre fu fucilato mentre tornava a casa (ciò influenzò la sua poetica e biografia) questo delitto rimase impunito e
ciò causò un ulteriore sgomento nel giovane poeta.
Si iscrive alla facoltà di lettere a Bologna, grazie ad una borsa di studio, in questo periodo partecipa ad una
manifestazione contro il ministro dell’istruzione, che lo portò a perdere la sua borsa di studi, quindi è costretto a
lasciare gli studi.
Avvicinandosi agli ambienti socialisti, prende parte ad ulteriori manifestazioni, viene dunque costretto a dei mesi
di reclusione nel carcere di Bologna. Entra in politica e riprende gli studi, infatti si laureò in Letteratura greca.
L’esistenza di Pascoli fu segnata anche da un altro lutto: il fratello Maggiore: sarà costretto a prendere le redini
della famiglia, quindi, divenuto capofamiglia, rifiuta ogni relazione sentimentale, il suo obiettivo fondamentale è
quello di ricostruire il nucleo familiare materno, definito ‘Nido’.

Pascoli fu sospettoso verso tutto ciò che nasce ed esiste all’esterno del nido domestico, fu ossessionato dalla
gelosia delle sorelle e le loro relazioni amorose, ebbe aspetti di morbosità soprattutto con la sorella Maria, si
stabilirà con lei a castel vecchio di Barga (1895), Lucca, che sarà la loro dimora fissa.
Nel 1891 pubblica la prima edizione di Myricae, preso dalle bucoliche di Virgilio. Il termine significa ‘Tamerici’; in
Virgilio esse indicano l’ambiente campestre, e idilliaco, in Pascoli invece, la semplicità tipica della campagna.
Nell 1895 fu nominato professore di grammatica greca e latina a Bologna, uscirà un’altra raccolta di poemetti e
canti di castel vecchio.
Nell 1905 diventa titolare della cattedra di letteratura italiana a Bologna, pronuncerà le parole: ‘La grande
Proletaria si è mossa’ sostenendo l’impresa coloniale in Libia.
Il poeta concluderà la propria vicenda biografica con un invito ad entrare a far parte di un’avventura militare.
Morì a Bologna nel 1912.

Poetica di Pascoli
La poetica di Pascoli è racchiusa nel saggio ‘Il Fanciullino’’, dove sostiene che il poeta coincide con il fanciullino,
la parte infantile degli uomini, che negli adulti viene soppressa; tuttavia nei poeti trova libera espressione.
Pascoli rivendica per tutti i poeti la capacità dei bambini a cogliere il senso profondo delle cose, all’aldilà
dell’apparenza esteriore.
Guarda il mondo con lo stupore e la meraviglia infantile, come se qualsiasi cosa fosse una totale scoperta. La
poesia diventa il luogo in cui l’uomo da voce al fanciullino che è in lui. Sarà presene l’analogia tra il poeta e il
fanciullino, una figura umile e piccola. Il poeta diventa una figura privilegiata, poiché è lui stesso che fa rivivere
l’aspetto del fanciullino

- Pascoli, dal punto di vista Stilistico, è considerato, l’ultimo dei classici e il primo dei moderni, avremo la
continuità tra rottura e tradizione, innovazione e continuità, con termini totalmente popolari, e termini
specifici (egli farà riferimento all’ornitologia). A differenza dei poeti del 900, che metteranno in
discussione il ruolo sociale del poeta, e il loro privilegio conoscitivo, Pascoli crederà fortemente nella
funzione sociale e morale della poesia.
- Dal punto di vista Linguistico avremo termini e locuzioni di stampo quotidiano, popolare e dialettale.
Oltre all’analogia, userà ampiamente l’onomatopea. Farà ricorso a simboli, perché saranno visti dal
poeta come ‘l’interprete che valorizza la realtà’, ricavandone un significato universale(ultima parte del
X agosto, la terra viene vista come un atomo opaco del male).
Produzione Letteraria:
Pascoli, lavorando alle tre raccolte, effettua a due ricerche parallele, ispirate:
● da una parte alla poetica del fanciullino con il frammentismo lirico impressionista, che caratterizza
Myricae e i Poemetti;
● dall’altra parte una costruzione narrativa, ideologicamente impegnata nei canti di castel vecchio.
Il frammentismo si trova anche nei canti di castel vecchio, con una lirica più estesa, e una struttura interna più
organica.
Altra ricorrenza nella poetica e produzione letteraria di Pascoli, sarà il Nido, soprattutto la perdita del nido,
segnata dall’uccisione del papà, con il tema della morte e del male, che diventano delle costanti che minacciano
costantemente l’esistenza di Pascoli.
I poemetti furono pubblicati nel 1897, dalla terza edizione avranno due titoli: ‘primi poemetti’ e ‘nuovi poemetti’.
Avremo nuclei narrativi più costruiti e più robusti, non avremo il frammentismo lirico di Myricae e dei canti. Nei
nuovi poemetti si affaccia il Nazionalismo. Al frammentismo si sostituiscono testi lunghi, spesso dialoghiati con
vere e proprie vicende narrate, con testi completi, come protagonista avremo il mondo popolare con la sua bontà,
contrapposta alla realtà.

In Myricae avremo dei tempi prettamente letterari, in questa produzione il poeta è il mondo popolare, con la sua
bontà, contrapposta alle ingiustizie della realtà. Il lessico sarà erudito, prezioso e ritornerà la conoscenza Latina

Il Fanciullino
(è dentro di noi - Ingrandisce)
Dal punto di vista linguistico e formale sono presenti elementi sia alti che bassi, i temi sono l’umiltà e la
superiorità del fanciullino. In una prima parte le parole sono semplici e il fanciullino viene rappresentato come
una creatura spaventata e umile, che ha paura del buio.
Nella seconda parte questa creatura viene definita come Adamo (primo abitatore della terra), come veggente,
(colui in grado di afferrare le relazioni più ingeniose tra le cose).
Nella seconda parte diventa un essere privilegiato e superiore. La parola poetica si basa sull’intuizione inconscia
e soggettiva.

Myricae
La pubblicazione di Myricae ebbe diverse fasi, l’ultima (quinta) fu nel 900.
Il titolo corrisponde all’italiano tamerici, il riferimento del titolo alle umili piante presuppone uno stile poetico molto
discorsivo e comune. Il rimando classico a Virgilio, comporta invece una ricerca di sostenutezza, quindi la ricerca
dei termini specifici.
Sono presenti elementi naturali in tutte le liriche; proprio per il carattere descrittivo e realistico in un primo
momento furono condotte al naturalismo (NO!), tuttavia i simboli naturali della natura sono filtrati attraverso le
sensazioni del soggetto: realtà interiore ed esteriore si mescolano tra loro.
Avremo le impressioni soggettive, con l’effetto della frantumazione, espresso da una fitta punteggiatura, da una
sintassi frammentata dai numerosissimi enjambement, dalle frasi brevissime, dallo stile nominale, (spiccheranno
sostantivi e aggettivi, i versi saranno ellittici del verbo).
Userà un vocabolario specifico della flora e della fauna.
TEMI CENTRALI: Morte invendicata del padre, e la natura, vista come grande consolatrice,
Lavandare:
Dal Punto di vista metrico è un Madrigale (2x3 1x4), Il poeta passeggia nei campi in una giornata autunnale,
velata da una pioggia leggera, da un canale arriva lo sciabordare delle landaie, che lavano i panni nel canale,
accompagnate da un canto triste e lento. La poesia è caratterizzata da un tema paesaggistico, divisibile in 3
sequenze precise.
1: L’aratro abbandonato in un campo lasciato a metà, con una parte più scura e una meno, l’aratro diventa
simbolo di abbandono,
2: caratterizzata da suoni, Panni battuti, che allo stesso tempo vengono accompagnati dai canti, avremo infatti
suoni Onomatopeici
3: Crea un Legame tra l’aratro abbandonato della prima terzina, e la donna che attende il ritorno dell’uomo
amato, ciò si evince negli ultimi due versi della quartina, ciò afferma la struttura circolare del Madrigale.

L’arato è il simbolo di abbandono e solitudine, ma anche il riflesso e il simbolo della malinconia dell’animo del
poeta. Dal punto di vista ritmico, la prima terzina è descrittiva-statica, nella seconda il ritmo incalza, con una rima
interna al 5 verso. La quartina finale riprende quasi interamente due testi di due canti popolari Marchigiani.
Il vento soffia e nevica la frasca= similitudine implicita.
Dal punto di vista fonico, abbiamo una gran quantità di Vocali aperte, è frequente la S, R, T, F.

Il Temporale:
È un bozzetto impressionistico con note di colore. Questa lirica venne introdotta nella terza edizione, e descrive
l’arrivo di un temporale nella pianura, inizia con ‘un bubbolìo’, onomatopea del rumore del tuono.
Il temporale è annunciato dal rumore dei tuoni, con l’arrossire del cielo. Abbiamo delle somiglianze con ‘Il Tuono’,
poiché hanno il primo verso totalmente isolato.
Negli ultimi due versi, c’è il contrasto cromatico tra il nero del casolare e l’ala bianca del gabbiano. La lirica è
ellittica del verbo.
Il Bianco del casolare, anticipato dalle nubi chiare, richiama per analogia l’ala di gabbiano, è analogica anche la
punteggiatura, i due punti del verso 3,5,6 non hanno un valore esplicativo, la poesia è formata da immagini,
semplicemente accostate le une alle altre, senza che nulla le coordini. Le 6 proposizioni rimangono slegate come
pennellate su una tela

Il Tuono:
Il Tuono è una poesia, ha in comune con la precedente il primo verso, il tuono descrive il fragore notturno di un
tuono improvviso. Il primo verso è isolato, proprio come l’altro, inizia con e (ecco), e la figura di una frana. Dal
punto di vista metrico è una piccola ballata composta in endecasillabi, abbiamo l’ennesimo esempio del
frammentismo di Pascoli, con frasi brevissime, interrotte da una breve punteggiatura e numerosi Enajambement,
La musicalità del testo è ampliata dalle allitterazioni, che hanno l’obbiettivo di riprodurre il fragore del tuono.
Questo quadretto paesaggistico rappresenta la natura, ostile e minacciosa nei confronti dell’uomo. Solo negli
ultimi due versi, c’è spazio per una possibile salvezza, infatti, questa salvezza, è sottolineata dal canto soave, un
suono rassicurante e il moto di una culla (figura materna).
Vi è un’enumerazione, vv4-5, con suoni aspri, a cui fanno contrapposizioni i suoni dolci degli ultimi tre versi, che
velocizza il ritmo
Il X Agosto:
Fa parte della raccolta Myricae, la poesia è dedicata alla morte del padre, e al dolore che segnò l’esistenza di
pascoli. Egli paragona la morte del papà alla morte della rondine, anch’essa uccisa senza motivo mentre tornava
a casa (ciò si evince dalla seconda strofa, dove dice ‘ritornava una rondine al tetto’, dove quindi la attendevano i
suoi uccellini). L’intera lirica è costruita con un parallelismo tra uomo e natura, all’interno della poesia riemerge la
simbologia cristiana:
- X Agosto, la x indica una croce
- Croce, nella terza strofa
- Cadde tra spine, verso 6, riferimento alla corona di spine
Nell’ultima strofa vi è la presenza del cielo, si evince nell’ultima strofa, dove lo scrive con la maiuscola, facendo
capire che ne assiste serenamente.
Assiste con il lacrimare delle stelle cadenti, particolarmente evidenti nella notte di san Lorenzo, dicendo ‘inondi
quest’atomo opaco del male’, riferendosi alla terra, in quanto frammento intrinseco del male.
Il titolo funge ricorda il decesso del padre, che avvenne in concomitanza con la notte di San Lorenzo. La Struttura
è circolare. La sintassi è frammentata da diversi segni di interpunzione con frasi brevi.
v5 Sineddoche, al v1 Apostrofe (figura retorica in cui la voce del narrante si rivolge a un uditore ideale, l’io lirico
è il poeta, che può parlare in prima persona, o rivolgendosi ad un interlocutore). v3, metafora, v12
Allitterazione, Seconda e quinta strofa: Anafora

Romanzo della Crisi:


l’altra caratteristica è la rinuncia alle lunghe e dettagliate descrizioni degli ambienti sociale, in favore di una
maggiore caratterizzazione psicologica, Il tempo del racconto, enormemente deformato, subordinato alle attività
inferiori, ai pensieri, ai ricordi, che dilatano il tempo normale, infatti avremo in tempo misto; una continua
alternanza tra passato e presente, riconoscibile con Proust, nella ‘Madalaine’, dove si ritorna nel passato.
L’intreccio sarà molte volte debole o assente, sostituibile da digressioni riflessive, morali, psicologiche o
esistenziali.
Avremo il monologo interiore, il flusso di coscienza che permetterà di registrare in maniera diretta ciò che avviene
nella testa del personaggio, La narrazione avrà una focalizzazione interna e sarà in prima persona. Avremo frasi
nominali, neologismi, lessico gergale e frammentazione della sintassi.
Il narratore avrà di una realtà soggettiva, non avrà la pretesa di verità universale o scientifica, il lettore attiverà
una riflessione sulla realtà che gli viene presentata, il testo non avrà un intento divulgativo. I maggiori autori
saranno Virginia Wolf, che cambiò radicalmente la struttura del romanzo ottocentesco, con un narratore che non
sarà onnisciente, ma lascerà al parola ai personaggi, il quale adotterà di volta in volta il punti di vista, con il flusso
di coscienza, caratterizzato dall’assenza di punteggiatura, con un alternarsi di tempi verbali, tra il presente e il
passato, la sintassi è totalmente destrutturata, è presente l’associazione libera di idee.
Joyce avrà un’influenza notevole su svevo, poiché egli userà una tecnica innovativa, attivando lo sguardo di un
occhio ulteriore, in grado di vedere le immagini attivate dalla coscienza, si serve del monologo, che permette al
lettore di conoscere tutte le attività mentali del personaggio senza la mediazione del narratore. (come nella
coscienza di Zeno).
Proust nacque a parigi nel 1871, il suo romanzo principale è ‘alla ricerca del tempo perduto’ un ciclo di 7
Romanzi, legati tra loro e narrati in prima persona, Il protagonista (narratore) è l’alter ego dell’autore, il quale
ripercorre attraverso la memoria le varie tappe della propria vita, dall’infanzia alla maturità.
Egli può essere considerato uno dei grandi innovatori del romanzo, adotterà il libero fluire della memoria, che non
sarà volontaria, ma può riportare alla ribalta episodi e figure che si credevano perduti.

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