Questa frase può riassumere gli ideali dell’Illuminismo. Prometeo rubò il fuoco dagli Dei dell’Olimpo
per darlo genere umano. Come pena fu crocifisso e ogni giorno un avvoltoio gli divorava il fegato, il
quale però ricresceva e per questo motivo la sua pena era infinita. Prometeo viene considerato
come colui che rappresenta la lotta a favore del progresso, avendo dato il fuoco agli uomini pur di
favorire il progresso nonostante la pena a cui sarebbe andato incontro.
Nel ‘700 finirono i conflitti apertisi nel ‘600 e continuarono ad andare in crisi il modello aristotelico e le
certezze legate a questo modello. In inghilterra si avvia la rivoluzione industriale che è stata favorita da
intellettuali che hanno voluto far in modo che le loro conoscenze si piegassero alla soluzione di problemi
pratici. L’uomo in questo periodo si sente di nuovo dominatore del mondo tramite l’uso della ragione.
Secondo Luigi Giussani l’uomo capisce di aver trovato il vero Dio, ovvero la ragione.
Il ‘700 è un secolo debitore di Galilei e della rivoluzione da lui avviata. Le radici del movimento
dell’Illuminismo sono, a parte Galilei, Copernico, Bacone e Cartesio. Questo secolo viene detto secolo dei
lumi e l’illuminismo si chiama in questo modo dato che l’uso della ragione illumina l’ignoranza.
Secondo il filosofo Immanuel Kant tramite la conoscenza la mente umana può eliminare i pregiudizi e gli
errori.
La ragione si riferisce all’esperienza ed è strettamente legata alla nuova scienza di Galileo. Tutto ciò che
riguarda l’uomo può essere indagato purché si usi la ragione per condurre questa indagine.
Gli illuministi chiamavano le religioni positive miti e superstizioni e secondo loro la ragione deve allontanare
le superstizioni. Inoltre credono che l’uomo sia naturalmente buono e che il male non sia frutto del peccato
ma che codesto risalga solo dall’ignoranza.
Nell’illuminismo ritroviamo:
I maggiori esponenti di questo secolo dei lumi sono i ‘philosophes’, i quali utilizzarono luoghi e strumenti
per diffondere le loro idee. I principali modi tramite cui si diffuse l’illuminismo sono:
● accademie;
● salotti aristocratici e borghesi;
● quotidiani e periodici;
● epistolari;
● saggi;
● pamphlet (di carattere polemico)
Una delle opere più importanti di questo periodo è l’enciclopedia, un progetto realizzato da Denis Diderot e
da D'Alembert.
Il periodo storico precedente è negativo poiché è stato dominato dall’ignoranza e dalla superstizione e il
medioevo viene definito dagli illuministi un periodo buio. Gli illuministi si definivano tali dato che essi
ritenevano di aver portato la luce dopo secoli bui. Gli illuministi ritengono di poter far in modo che inizi un
momento di progresso e di graduale civilizzazione dell’intera società.
La letteratura deve giovare alla pubblica felicità e l’intellettuale deve essere al servizio del mondo e non
deve scrivere solo per una piccola élite di intellettuali. inoltre la letteratura deve avere una finalità e una
pubblica utilità.
Per quanto riguarda i generi i più diffusi sono il romanzo filosofico e il teatro mentre i centri più importanti
sono Milano e Napoli.
A Milano troviamo i Fratelli Verri e Cesare Beccaria, i quali si interessano anche alle ingiustizie quali la pena
di morte e quindi sono all’avanguardia.
Le accademie e i Giornali
Accademie:
● Accademia della Crusca: tra il 1729 e il 1738 pubblicò una nuova edizione del suo dizionario;
● Accademia dell’Arcadia
● Accademia dei pugni: fu fondata nel 1761 a Milano dai fratelli Pietro e Alessandro Verri che
coinvolsero un gruppo ristretto di intellettuali e questa accademia diverrà il centro italiano più
importante per l’elaborazione delle nuove idee illuministiche. è nata sulla libera partecipazione di
amici uniti dal comune intento di promuovere le condizioni di un miglioramento civile e culturale.
Il caffè
Il caffè è una rivista redatta tra 1764 e 1766. Cotale rivista tratta di argomenti attuali e viene criticata la
cultura tradizione. Usano un linguaggio semplice cosicché un pubblico più vasto potesse comprendere ciò
che veniva scritto. è un foglio che si pubblica ogni 10 giorni ed è scritto in modo accattivante prefiggendosi
lo scopo di non annoiare il lettore. Il fine è quello di diffondere la conoscenza in modo divertente.
I poeti dell’illuminismo
L’illuminismo da una svolta decisiva al pensiero occidentale e al riconoscimento dei diritti di ciascun
individuo.
Russae
Colui si è interessato del problema dell’educazione in un libro intitolato ‘L’emilio’, nel quale egli fa una
polemica molto dura contro le pratiche educative dell’epoca e chiede un cambiamento. Il genere letterario
è quello del saggio, che serve a spogliarsi in parte di un ornamentazione retorica eccessiva che fa parte del
trattato. Un altro esempio di genere letterario è il pamphlet, un libricino breve che ha un intento ironico e
satirico.
Opera monumentale: si è tentato di creare delle voci enciclopediche su tutto il sapere. Inoltre erano
presenti delle tavole illustrate che rendevano ancora più fruibili queste voci enciclopediche.
Sono presenti anche romanzi, che molto spesso sono satirici e un esempio è il candido di Voltaire e Jacques
e il Fatalista di Diderot.
Montesque
● esecutivo;
● legislativo;
● giudiziario.
è anche un pensatore estremamente tollerante, avendo egli scritto le lettere persiane nelle quali evidenzia
un atteggiamento di tolleranza nei confronti degli altri paesi.
L’Arcadia
L’arcadia fa parte del genere bucolico (Teocrito e Bucoliche). Fu Virgilio a parlare di Arcadia per la prima
volta in riferimento a questa regione montuosa dell’antica grecia nel peloponneso, anche se questo era
solo un topos letterario. Luogo idilliaco fuori dal tempo e dallo spazio rappresenta l’Eden.
L’arcadia è un’accademia che viene fondata a Roma nel 1690 ed è collegata al soggiorno romano della
regina Cristina di Svezia la quale, dopo essersi convertita al cattolicesimo e dopo aver abbandonato il trono,
scelse di andare a vivere a Roma e raccolse intorno a sé tutti i letterati più importanti del tempo. Questi si
muovono contro il razionalismo e il cattivo gusto che sono stati invece ricorrenti durante il periodo del
Barocco.
Secondo gli accademici dell’arcadia, il barocco ha messo in crisi il buon gusto della letteratura e quindi gli
arcadi vogliono ricreare il buon gusto, l’armonia, la sobrietà e la moralità della letteratura.
Si rifanno ad un classicismo in chiave sentimentale e avrà un gran senso del ritmo con i testi cantabili (quali
la canzonetta, la quale è la variabile più armoniosa della canzone). è sempre presente il locus amoenus. Gli
scrittori prendono il nome di pastori mentre le donne amate sono come le Muse e le Dee dei boschi. I poeti
più importanti sono Paolo Volli, Giovan Battista Felice Zappi e Pietro Metastasio.
Questi poeti vogliono rinnovare le forme e i contenuti della poesia eliminando del tutto l’artificiosità del
barocco e riprendere i modelli della tradizione italiana, cercando di dare un tono equilibrato e armonioso
sia alle tematiche che allo stile che utilizzeranno. Questa idea di alleggerire i temi ed eliminare questa
artificiosità è sostenuta da Gravina, fondatore di questa accademia. Questa accademia deve essere un
centro che si possa fondare sulla rilettura e la ripresa dei testi classici e antichi.
Invece l’idea di dare solo un equilibrio a questi nuovi testi e di riprendere gli esempi della classicità viene
ripresa da Crescimbeni. Egli vuole riprendere Petrarca e il petrarchismo. Anche Chiabrera cerca di creare un
contenuto più moderno. Questi poeti avranno maggiore successo giacché esprimeranno meglio le esigenze
di questo nuovo momento storico, rifiutando argomenti sobri ma proponendo temi più eleganti e delicati
che sono ricchi di neutralità e di grazia. Gli autori dell’arcadia sono soliti rifarsi ad un classicismo
reinterpretato in chiave sentimentale.
Nel 1711 vi fu una polemica tra due correnti all’interno dell’arcadia e per questo motivo Gravina e tutti i
letterati che erano suoi seguaci uscirono dall’accademia per poi fondarne una nuova la cui esistenza sarà
però breve e sarà poi assorbita dall’Arcadia. Tra i seguaci di Gravina dobbiamo ricordare Pietro Metastasio
e Paolo Rolli che scrivono testi pieni di musicalità e grazia.
Petrarca è un modello di riferimento ma vi sono anche altri modelli come alcuni poeti greci (Pindaro,
Teocrito) e latini (Orazio, Tibullo, Properzio, Ovidio, Virgilio).
è presente il tema idillico-pastorale e le scene sono leggere e graziose e viene utilizzata la canzonetta, il
sonetto e la canzone.
L’accademia dell’Arcadia ha avuto una sorta di funzione di scuola di poesia e ha anche influenzato i poeti
del ‘700, dell’Illuminismo e del Neoclassicismo.
Metastasio
Metastasio fa parte dei poeti dell’arcadia e fu vicino Gravina e quest’ultimo gli diede l’appellativo di
Metastasio, dato che in realtà il poeta si chiamava Pietro Trapassi. Gravina apprezzò la vocazione letteraria
di Metastasio e per questo motivo egli si occupò dell’educazione di Trapassi e lo educò al gusto dei classici,
facendogli frequentare poi gli studi giuridici. Metastasio si trasferì poi a Napoli e qui conobbe una famosa
cantante chiamata Marianna Bulgarelli che lo introdusse nell’ambiente musicale e teatrale napoletano. Egli
si occupò di creare Melodrammi, ovvero drammi teatrali accompagnati dalla musica e dal canto.
Metastasio ha realizzato una vera e propria riforma del melodramma. Il melodramma è composto dal
libretto e dalla musica. In passato il libretto non aveva alcuna importanza ma se ne dava di più all’aria, parte
del libretto che veniva cantata da un solo personaggio. Ci fu così una degenerazione del melodramma prima
di Metastasio. L'Apostolo Zeno aveva cercato di ridare importanza al libretto e di introdurre temi il cui
valore fosse più moralistico ed eroico. Anche Metastasio si adoperò per fare una riforma del melodramma;
egli eliminò ogni tipo di elemento comico e creò uno schema fisso di scena drammatica separando l’azione
(affidata ai recitativi) dal momento lirico, che era fissato nelle aree conclusive.
Il suo primo libretto operistico fu la didone abbandonata, scritta nel 1724. Nel 1730 Metastasio fu chiamato
a Vienna per sostituire l’apostolo Zeno come poeta di corte (poeta cesareo). A Vienna egli continuò la sua
attività di compositore di Melodrammi. Egli rimase a Vienna come poeta di corte per tutta la vita
occupando una posizione rilevante. Egli ha scritto ben 27 libretti d’opera e furono messi in musica da
compositori molto importanti come Mozart, Bach, Handel e Pergolesi.
Ha scritto testi prevalentemente di argomentazione classica, nei quali di mettono in evidenza i conflitti tra
ragione e sentimento.
● Alessandro in Siria;
● Olimpiade;
● La clemenza di Tito;
● Attilio Regolo;
L’azione dei suoi drammi si basa sull’inconciliabilità tra l’amore e il dovere e danno una connotazione
solenne ed eroica a tutti i suoi drammi. Egli ha scritto anche delle canzonette.
I melodrammi sono strutturati in tre atti e hanno un lieto fine, tranne che nella Didone Abbandonata e in
‘Attilio regolo’.
è una canzonetta composta da otto quartine di ottonari; la canzonetta interpreta in termini arcadici il locus
amoenus. In questo brano vi è una rievocazione della donna amata e il loro amore viene paragonato ad un
fuoco che arde nel cuore. Viene ripreso l’antico motivo letterario della lontananza della donna amata e del
poeta che ritorna ai luoghi che sono testimoni del loro amore. Vi è un richiamo alla celebre canzone
petrarchesca Chiare, fresche e dolci acque ma la purezza del ricordo nella canzonetta di Rolli viene negata
con l'espressione “orror del bosco ombroso”. Questo dolore però non è reale ma è semplicemente
patetismo, ovvero un dolore evocato drammatico ma vissuto artificiosamente e controllato dalla ragione.
Dopo aver parlato del suo dolore egli inizia a chiedere agli elementi della natura se la donna amata
ritornerà e descrive la presenza di un rumore proveniente da un ruscello. In seguito l’autore dice che
probabilmente la donna da lui amata tornerà quando egli sarà ormai morto. In questo brano vi sono rime
piane e tronche e la sintassi è piana.
è scritto in settenari ed endecasillabi alternati e nelle ariette finali delle scene sono presenti strofe rimate di
settenari e di senari. In questo brano Enea comunica a Didone di doverla lasciare per ordinare di Gione, che
gli intima di non contrastare il destino che lo attende, ovvero quello di sbarcare sulle coste del LAzio per
dare origine alla grandezza di Roma. In questo brano vi è la ricerca di un confronto con la materia classica
che, mentre corrisponde all'atteggiamento antibarocco delle poetiche arcadiche, non esita a cimentarsi con
l’Eneide da cui trae questo noto episodio. In questo brano però, a differenza dell’episodio dell’eneide in cui
Didone era un semplice intermezzo amoroso in un poema il cui tema principale erano le armi, qui ella
diventa il centro focale dell’attenzione, scandendo i tempi dell’azione nel passaggio dall’amore corrisposto
alla decisione da parte di Enea di abbandonare la donna amata.
Una svolta decisiva sia con il delinearsi del pensiero illuministico che dalla Francia si diffonderà ben presto
in tutta l’Europa. Una pietra miliare si deve considerare il trattato lo spirito delle leggi di Montesquieu, che
formula i principi fondamentali di una moderna concezione del diritto, a cui si richiameranno poi
soprattutto per quanto riguarda la divisione dei poteri dello stato il potere legislativo, esecutivo e
giudiziario.a un’idea di governo democratico giungerà anche nel trattato il contratto sociale Jean-Jacques
Rousseau, dopo aver sostenuto nel discorso sull’origine dell’ineguaglianza tra gli uomini, la tesi ben più
radicale secondo cui l’uomo nasce buono ed è la società che lo corrompe. Con l’Illuminismo francese si
passa dal trattato di classica derivazione alla moderna saggistica che tende all’essenzialità e alla stringatezza
del pamphlet. Esiste anche una forma di saggistica più essenziale decisiva che potremmo definire del saggio
breve. Su questo modello Voltaire comporrà sua volta dizionario filosofico, che si può considerare una
specie di summa Del pensiero dell’autore e della stessa cultura illuministica più radicale.
L’empirismo fonda dunque sapere sull’esperienza, mettendo a punto un metodo conoscitivo basato
sull’elaborazione razionale dei dati tratti dall’osservazione della realtà concreta.la conoscenza scientifica si
configura quindi come l’ideale delle certezze comprovate dalla verifica sperimentale delle ipotesi teoriche.
L’empirismo trova il suo fondamento filosofico nel pensiero di John Locke, che basa la conoscenza umana
sulle sensazioni esterne e sulla riflessione e socia zone dei concetti derivanti da queste esperienze.
Diderot-L’eclettismo filosofico
L’eclettismo filosofico fa parte dell’enciclopedia. Diderot fu il direttore è il principale autore delle voci
dell’enciclopedia si occupa soprattutto di filosofia. L’eclettismo assume una fondamentale importanza nel
progetto dell’opera, nella misura in cui intende sgomberare il campo da tutte quelle concezioni filosofiche
che hanno sempre avuto la pretesa di presentare la loro verità come assolute.per Diderot il filosofico
eclettico rifiuta con i pregiudizi tramandati dalla tradizione ogni forma di autorità e la sua figura coincide
con quella del libero pensatore che, dopo aver esaminato le diverse filosofie, sa formarsi una propria,
subordinandola alla verifica dell’esperienza e della ragione; in cui tale affermazione si può intravedere
come sia stata importante la lezione sia da parte di Galileo che da parte di Cartesio, i quali erano dei
sostenitori del carattere razionale della conoscenza. Per questo l’eclettico non ha nulla da insegnare ma
solo da imparare. In contrapposizione all’eclettico vi è la figura del settario, colui che presume di poter
imporre dall’alto le sue convinzioni, inculcandole in maniera dogmatica. Contrapposizione all’eclettico vi è
la figura del settario, colui che presume di poter imporre dall’alto le sue convinzioni, inculcandole in
maniera dogmatica. L’eclettismo è rinato e avuto tre 500 e seicento i suoi campioni; nonostante la diversità
degli orientamenti, gli ho sempre in comune una indipendenza di giudizio che è stato alla base delle loro
ricerche, contribuendo a quel progresso delle conoscenze umane che il fine a cui tende la storia.Resta
comunque la convinzione che la vera conoscenza, ovvero la conoscenza utile al prossimo che non pretende
di raggiungere la verità assoluta, sia quella garantita dalla ricerca sperimentale, condotta seguendo le leggi
della natura e il lume della ragione.
Questo brano fa parte del dizionario filosofico di Voltaire E i temi chiave di questo brano sono un
particolare giudizio universale, l’arroganza del potere dogmatico e la condanna dell’ipocrisia. Qui Voltaire
immagina una sorta di giudizio universale e condanna alla luce del deismo alcune personalità Che, nel nome
dell’oro fanatico come ateismo, ci siamo rese responsabili di gravi colpe e delitti. L’autore immagina
un’ascesa al cielo in cui egli stesso, trasportato che senza sapere come, a modo di assistere a una sorta di
giudizio universale.egli dice che non è Dio a giudicare direttamente i morti ma sono i grandi uomini che
hanno insegnato e praticato le virtù che Dio esige da noi, ossia quei benefattori dell’umanità che sono
riusciti a realizzare su questa terra gli ideali di filantropia tipici della concezione illuministica. Dante allora si
presentano alcune delle personalità che hanno legato il loro nome alla storia del passato, rivendicando i
meriti delle azioni commesse nell’esercito nelle loro funzioni; ma le persone che erano a conoscenza della
loro vita, venute a testimoniare, ne ribaltano il giudizio, mostrandone la falsità. In tal modo Voltaire
smaschera l’arroganza la crudeltà di un potere dogmatico che, ritenendo di essere l’unico depositario della
verità, può commettere le peggiori colpe e ingiustizie. Viene messa sotto accusa anche l’ipocrisia di chi
separa le parole dei fatti, così come viene condannata una fede che, risolvendosi nella fuga dal mondo, non
è di utilità alcuna nei confronti del prossimo. Ne deriva l’idea di un’ingiustizia divina che giudicano le
stravaganti concezioni, che sono ritenute da Voltaire Irrazionali, ma le azioni, ossia i comportamenti reali
degli uomini.per il deismo la divinità coincide con quell’essere supremo benigno potente che ha fornito a
tutti gli uomini di sentimento e di ragione.
Questo brano è tratto dal capitolo 30 del candido di Voltaire.i temi chiave sono l’alternanza di fortuna e
sfortuna della vita dell’uomo, l’apprezzamento per un tipo di vita semplice e l’importanza di accettare il
proprio dovere.in questo brano i protagonisti sono oramai stabiliti in una masseria sulle rive del bosforo, il
quale è lo stretto che separa a sud degli Europa dall’Asia. Alla conclusione dell’opera si tirano le somme
delle esperienze vissute dai protagonisti che sono andati incontro a pericoli e sofferenze. Infatti anche nella
sistemazione in una masseria sullo sponde del bosforo passano davanti Alloro le miserie le crudeltà della
storia, che non risparmia neppure più altri governanti e dignitari. In questo brano partono delle discussioni
riguardanti la morale e la metafisica è una delle questioni è quella in cui Pangloss continua a sostenere che
si vive sempre nel migliore dei mondi possibili, anche se oramai più non ci crede.Trovandosi di fronte a una
realtà che non ha spiegazioni si decide di consultare con il miglior filosofo di Turchia, ponendo a codesto la
domanda sul perché l’uomo sia stato creato. Queste domande sono le domande ultime sul destino
dell’uomo e sul significato della vita stessa, insieme con quella della presenza del male nel mondo. Ad un
problema di cotale misteriosità alcuna filosofia è capace di dare una risposta, A tal punto che il filosofo di
Turchia lo concederà sbattendogli la porta in faccia. Per questo motivo è inutile addentrarsi una metafisica
che non è in grado di decifrare il mistero dell’essere. Una lezione di maggiore utilità deriva dal buono
vecchio che prendeva il fresco sulla porta di casa.infatti la sua non è una sapienza filosofica ma la saggezza
di chi, senza voler sapere nulla dei potenti, si accontenta della sua povera esistenza, trovando in essa la
gioia di un ambiente sereno e confortevole, in una famiglia pronta alla più cordiale
ospitalità.l’apprezzamento di questo tipo di vita da parte di Candido e le osservazioni di Pangloss sui gravi
pericoli a cui sono andato incontro ingrandire la storia con tu con il primo ad affermare che bisogna
coltivare il proprio giardino; da un lato viene proposto l’ideale del lavoro come conseguenza della creazione
mentre all’altro si sostiene che lavorare senza ragionare è l’unico modo per rendere la vita tollerabile. Per
quanto riguarda il messaggio finale c’è una correlazione dialettica fra l’ideologia del lavoro, con
l’accontentarsi di quello che sia e accettare la realtà del presente senza abbandonarsi a sogni e illusioni, e il
rifiuto di ragionare, che non significa certo la negazione del pensiero ma la condanna delle filosofie
dogmatiche, basati sui sistemi assoluti .Così la fiducia nel lavoro non è subordinata alla ricchezza individuale
ma rientra nella sfera illuministica dell’utile, oltre a contribuire all'educazione civile e sociale; in questo
senso va inteso non come un’adesione acritica alla realtà ma secondo l’invito delle parole finali di candido
come responsabile accettazione del dovere da compiere.
Le dispute sulla religione fa parte delle lettere persiane di Charles Louis de Montesquieu. I temi chiave sono
l’opposizione al dogmatismo e fanatismo, l’importanza di considerare la realtà da diversi punti di vista e la
critica all’ipocrisia. Inizialmente viene detto che in qualunque religione visione delle leggi da rispettare
quotidianamente, come per esempio l’amore del prossimo e la pietà verso i genitori. Osservando le regole
della società e dei doveri dell’umanità si ammette dunque che Dio ami uomini, dato che se Egli stabilisce
una religione Per rendere gli uomini felici.il nostro dovere quindi è quello di praticare tutti i doveri della
carità e dell’umanità e non violando le leggi sotto le quali viviamo.Montesquieu dice di voler soddisfare la
volontà di Dio ma egli afferma che ogni uomo la pensa diversamente; inizialmente spiega come ogni uomo
possa pregare in maniera diversa in seguito fa l’esempio del coniglio dato che per alcune persone è peccato
mangiare il coniglio.per questo motivo Montesquieu non sa che fare, dato che vi è la differenza di religioni
e di credenze. In questo brano il tema principale è quello del rifiuto del dogmatismo, dato che vi è la
comprensione di ciò che è diverso e lontano dalle nostre abitudini e dalla nostra mentalità. tale principio è
posto alla base delle lettere persiane, In cui differenti concezioni di vita si mettono reciprocamente in
discussione, impedendo di giungere a conclusioni assolute e unilaterali.il confronto nasce qui da giudizio
delle tre religioni monoteistiche, ovvero l’ebraismo, il cristianesimo e l’Islamismo, esprimono nei confronti
di uno stesso comportamento.
Questo brano fa parte del discorso sull’origine dell’ineguaglianza tra gli uomini è descritto da Jean Jacques
Rousseau. I temi chiave sono la proprietà privata come origine delle diseguaglianze e discordie civili, la
contrapposizione tra natura incontaminata e felice e città corrotta e l’idea di una società di uguali. In questo
brano diciamo le conclusioni radicali della particolare posizione presentata dal pensiero politico di
Rousseau. Egli ha una posizione lontana da quella illuministica; infatti egli ritiene che a corrompere la
natura umana sia stato il progresso della società, a partire dalla nascita della proprietà privata e di cui sono
nati tutti i mali che hanno afflitto l’umanità. Infatti da qui sono nati tutti i contrasti che hanno diviso sia gli
individui che gli Stati, le differenze di classe con le gravi ingiustizie sociali e le prevaricazioni e le oppressioni
esercitate dal potere dei più forti. Molto importante è il mito del buon selvaggio, opposto alla condizione
degradata dell’uomo civilizzato, così come la natura incontaminata e felice, quasi una sorta di eden, verrà
contrapposta a una città considerata come l’ambiente di una vita artificiale e inautentica.
Questo brano fa parte “Dei delitti e delle pene” il quale è diviso in tre capitoli. Beccaria inizialmente afferma
che le leggi sono state create per evitare che gli uomini vivessero in uno stato di guerra. Per creare uno
stato di diritto ognuno ha dovuto rinunciare alla libertà , questo costituisce la sovranità. Inoltre Beccaria
afferma che il sovrano è un depositario in quanto custodisce, amministra e regola la libertà dei cittadini.
Sono necessarie delle norme create contro quelli che infrangono le leggi. Poi Beccaria fa riferimento alla
tortura in quanto questa, secondo lui, è una crudeltà; cita il principio dell'innocenza cioè che un imputato
non è colpevole fino alla condanna definitiva e un delitto può essere sicuro e insicuro ma in entrambi i casi
è inutile torturare la persona perché se è sicuro ormai la persona è condannata e quindi è inutile torturarla
mentre se è insicuro questa persona non può subire una tortura perché è innocente. Beccaria fa
riferimento anche alla pena di morte in quanto questa non è vantaggiosa perché alcuni guardano la morte
con indifferenza. Poi mette a confronto la pena di morte con l' ergastolo dicendo che il nostro animo resiste
ad un dolore passeggero e non ad un dolore più lungo quindi la pena di morte è meglio del ergastolo
perché dura pochi attimi e poi tutto finisce.
Questo brano fa parte dell'opera “Le Osservazioni sulla tortura” che ha come argomento principale il
processo contro gli untori cioè contro le persone che vennero accusate di ungere i muri e le porte con
sostanze velenose per propagare il contagio della peste.
È il 21 giugno 1630 e una vedova di nome Caterina Troccazzani Rosa vide dalla finestra un uomo, Guglielmo
Piazza, camminare accostato al muro. Questo fu visto anche da un'altra donna cioè Ottavia Persici Boni.
Rosa racconta di aver visto l'uomo strusciare con le mani il muro mentre Ottavia disse che lui aveva una
carta in mano che sfregò sul muro. Erano le 08:00 di mattina e pioveva, le due donne sparsero la voce che
qualcuno aveva fatto delle unzioni malefiche così osservarono le mura e c'era del grasso giallo. A questo
punto Verri fa riferimento all'impossibilità del delitto in quanto questo è avvenuto in pieno giorno inoltre
pioveva quindi era normale accostarsi al muro ma Guglielmo Piazza fu arrestato comunque. Inoltre Verri
afferma che se lui avesse davvero commesso il delitto sarebbe scappato ma lo trovarono davanti alla porta
del presidente di sanità dove lavorava. Perseguirono la sua casa ma non trovarono nulla e fu interrogato e
giudicato bugiardo. Fu torturato ma continuò ad affermare di non aver fatto nulla così riferirono al Senato il
risultato dell’interrogatorio e lo torturarono nuovamente: fu rasato e purgato ma non si ottenne un
risultato diverso così fu condotto in carcere.
Anche questo brano fa parte delle “Osservazioni sulla tortura”. Inizialmente Verri descrive le diverse torture
che hanno subito gli untori come il barbiere Gian Giacomo Mora dove distrussero la sua casa per alzare la
colonna infame poi Guglielmo Piazza, Girolamo Migliavacca, Francesco Manzone, Caterina Rozzana e molti
altri. A questo punto Verri racconta le pene che hanno dovuto subire: furono condotti su un carro e
tenagliati, gli amputarono le mani, ruppero le ossa delle braccia delle gambe, vennero intrecciati vivi su
delle ruote e ci rimasero per sei ore; infine vennero scannati, bruciati e le loro ceneri vennero buttate nel
fiume Naviglio. Sul luogo della casa distrutta di Mora ci fu una descrizione in latino dove dice che lì un
tempo c'era il negozio di barbiere di Mora e lui insieme ad altri fu giudicato nemico della patria per
l'unzione, si parla di nuovo delle torture che hanno subito cioè prima furono torturati con una tenaglia
rovente, gli amputarono la mano destra, furono intrecciati intorno ad una ruota per sei ore, furono scannati
e bruciati e le loro ceneri furono gettate nel fiume. Affinché questo evento restasse nella memoria di tutti la
sua casa è stata rasa al suolo e venne eretta una colonna infame. Infine c'è scritto, riferendosi ai cittadini, di
allontanarsi da questo luogo perché altrimenti li può contaminare.
Il Giornalismo
Uno dei prodotti culturali più significativi della modernità è senza dubbio il giornale, che viene incontro ai
bisogno di una pubblica opinione desiderosa di essere informata sui fatti della vita politica e culturale. Non
a caso la fortuna del giornalismo inizia, nel 700 con la crescita della borghesia, che si avvia a diventare la
classe egemone nella nuova realtà della società. Per questo la funzione e lo statuto del giornale vengono a
definirsi in Inghilterra, assumendo un ruolo preciso di controllo rispetto alla cosa pubblica, come bisogno di
una partecipazione concreta da parte dei cittadini.
Joseph Addison
Nato a Amesbury nel 1672, compì studi umanistici, proponendosi poi di intraprendere la carriera
diplomatica. Con questa intenzione viaggio per 4 anni in vari paesi Europei. Fu anche in Italia mostrando un
atteggiamento anti cattolico peraltro temperato dal suo amore per la classicità. Militando nel partito dei
whig (liberali), ebbe importanti incarichi politici, tra cui la nomina a sottosegretario di Stato e a membro del
parlamento. Nel contempo portava avanti un’attività letteraria che non ha dato risultati di rilievo. Più
congeniale gli fu l’esperienza giornalistica, esercitata già in precedenza con la collaborazione al “Tatler”, e
subito dopo con la fondazione e la direzione dello Spectator che diventerà un modello in questo genere.
Qui Addison rilevò la sua sottile vena umoristica, esercitata attraverso uno stile accattivante e colloquiale
nella rappresentazione di episodi e figure umane legate all’attualità politica e alla quotidianità.
Pietro Verri
Con l’intento di diffondere i valori dell’illuminismo, dopo aver dato vita all’accademia dei Pugni, fa nascere
a Milano il Caffè, introducendone il programma con un discorso che presenta non pochi motivi di interesse.
Il luogo in cui si gusta il caffè è aperto agli incontri e ai confronti, consentendo un’assoluta libertà di
componenti.
Alessandro Verri
Fratello minore di Pietro, partecipò alla fondazione dell’Accademia dei Pugni e del Caffè, sul quale pubblicò
una trentina di articoli. Particolare importanza ebbe quello intitolato “Rinunzia avanti notaio al vocabolario
della Crusca”, in cui interviene nella questione della lingua dell’uso senza fronzoli retorici che ne
complichino il messaggio. Queste posizioni, legate alle fiducie illuministiche della giovinezza, verranno poi
smentite nell’età matura, nei romanzi da lui scritti con uno stile classicistico ampolloso e ridondante.
Giuseppe Baretti
Il torinese Giuseppe Baretti fondò nel 1763 una rivista quindicinale, “La frusta letterario”, in cui
manifestava l’intenzione di combattere contro le cattive abitudini dei letterati. Queste consistevano
soprattutto nell’esercizio retorico di uno stile ritenuto artefatto e innaturale, non solo per la scelta delle
parole, ma per la costruzione resa complicata e contorta. Allo stile contemporaneo egli anteponeva quello
della cinquecentesca Vita di Benvenuto Cellini, in cui l’ordine delle parole assecondava lo sviluppo naturale
del pensiero. Ha rappresentato la figura tipicamente illuministica dell’intellettuale cosmopolita, scegliendo
non a caso Londra, citta + libera d’Europa, come patria ideale della sua esistenza.
Una nuova figura: il giornalismo-Joseph Addison
è l’articolo di apertura dello ‘Spectator’ e ha uno scopo introduttivo; infatti qui Allison espone gli
intendimenti che l’hanno indotto a dare vita a questo giornale.
● decise di viaggiare e quindi abbandonò l’università dato che non gli interessa il senso stretto della
cultura tradizionale. Egli intraprende questi viaggi a causa della sua sete di sapere;
● egli è stato molto tempo a Londra, una città all’avanguardia come lo era l’intera Inghilterra;
● egli mette in evidenza le sue attività;
● dice di essere uno spettatore e cerca di compenetrarsi nei personaggi delle vicende che osserva
cercando di farlo di più di quanto lo facciano i protagonisti stessi;
● ribadisce che non prende parti ma è neutrale. Egli ribadisce il fatto che il giornalista deve essere
neutrale e imparziale;
● egli ha raccolto dai suoi amici che è un peccato che non ha avuto la possibilità di raccontare le
vicende da lui fatte e per questo motivo tramite lo Spectator vuole informare, azione tipica degli
illuministi. Egli vuole fare ciò anche in modo da sapere di non essere vissuto invano.
Viene spiegato che cos'è Il periodico il caffè , è un foglio di stampa che si pubblicherà ogni 10 giorni e
conterrà argomenti indirizzati al pubblico, questi saranno scritti in diversi stili e ogni anno 36 fogli
formeranno un unico volume. Verri spiega anche lo scopo di scrivere questo giornale cioè avere
un'occupazione per loro e per propagare delle conoscenze utili tra il popolo facendoli divertire proprio
come fecero Still, Swift, Addison e Pope. A questo punto Verri spiega perché quest'opera viene chiamata
Caffè, narra la vicenda di Demetrio, un uomo greco equilibrato e intelligente simbolo ideale di filosofo
settecentesco, che lascia la Grecia per fuggire dalla schiavitù e dopo aver viaggiato per tre anni si stabilisce
in Italia e a Milano apre una caffetteria. Fa una descrizione di questa bottega parlando dell’atmosfera
rilassata e di quello che le persone fanno al suo interno. Infatti Verri immagina di riportare nel suo giornale
le varie discussioni tenute nella caffetteria poiché ci sono molti strumenti di informazione come giornali e
atlanti. Verri fa di nuovo riferimento a Demetrio facendo un paragone tra il suo abbigliamento e quello
tipico occidentale, da qui ironicamente parla delle usanze occidentali paragonandole a quelle orientali che
sono rimaste immutate per secoli. Infatti parlando degli abiti orientali dice che questi hanno un aspetto
signorile e sono migliori per comodità e per aspetto rispetto a quelli occidentali. In Europa si scambia moda
ogni 20 anni e chi si veste come nel passato viene deriso, mentre in Oriente le persone si vestono come
molti secoli prima perché se un vestito è comodo non c'è motivo di cambiarlo. Verri afferma di invidiare gli
orientali perché indossano vestiti pratici e comodi mentre gli occidentali devono sopportare una lunga serie
di scomodità dovuta alle convenzioni della moda.
L’articolo “Rinunzia avanti notaio al Vocabolario della Crusca”, pubblicato sulla rivista "Caffè", è un attacco
al purismo linguistico proposto dall’Accademia della Crusca e gli intellettuali milanisti vogliono ironicamente
rinunciare all’uso di questa lingua. Così espone in 7 punti la rivendicazione del diritto a formulare nuove
norme per una nuova lingua.
1. Reclama la facoltà di poter inventare nuovi termini e forme della lingua, così come hanno fatto
Dante, Petrarca, Boccaccio e Della Casa. Cita inoltre il poeta latino Orazio che, come l'autore
milanese, protesta per l'innovazione linguistica.
2. Nega la perfezione della lingua, in quanto essa necessita miglioramenti e non è immutabile
3. Ripete la stessa cosa e aggiunge che nessuna legge ci obbliga a venerare gli oracoli della Crusca ed a
scrivere o parlare soltanto con quelle parole che si stimò bene di racchiudervi
4. Propone l'uso di vocaboli provenienti da lingue estere, così da nutrire maggiormente la lingua
italiana. Infine fa una considerazione ironica, critica ancora una volta la Crusca, affermando che, se
dovessimo sottoporre le nostre scoperte al controllo rigoroso dei grammatici, «sapremmo bensì
che "carrozza" va scritto con due erre, ma andremmo tuttora a piedi»; secondo Verri, dunque, il
progresso non sarebbe avvenuto.
5. Ha la massima libertà in un regno dispotico e vogliono seguire le leggi della ragione.
6. Inizieranno ad avvalersi di una lingua comprensibile da Sud a Nord. Infine dice che tutti sono liberi
di pensare quello che vogliono sul loro modo di scrivere, censurandolo, apprezzandolo,
annoiandosi. Desidera solo che sia apprezzato dai filosofi.