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2023
Il Decadentismo
Contesto storico
pag. 2/3/4
13.01.2023
Il secondo Decadentismo:
- = al primo Decadentismo → sfiducia verso la ragione, attenzione alla psiche
- ≠ dal primo decadentismo → superamento del semplice livello
delle sensazioni, cerca di conoscere criticamente la crisi
dell’io
Il Decadentismo in Europa
- Irlanda → Wilde, Joyce
- Francia → Baudelaire, Rimbaud, Verlaine, Huysmans, Mallarmé
- Impero austro-ungarico → Musil, Rilke
- Italia → Tarchetti, Boito, Fogazzaro, Pascoli, Svevo, D’Annunzio, Pirandello,
Campana, Tozzi
18.01.2023
À rebours , Huysmans
Nel 1984, a 36 anni, scrive À rebours (= a ritroso), l’unico grande capolavoro
dell’autore.
L’opera racconta di un uomo ricco ereditiero, Des Esseintes, che si annoia della vita
cittadina e decide di andare a vivere in una casa in campagna, vicino a Parigi, che
arreda con oggetti di lusso. Grazie all’eredità ricevuta si licenzia dal lavoro e vive di
rendita. Sceglie di fare tutte le esperienze sensoriali all’interno di casa sua, senza mai
uscire e senza mai incontrare nessuno: tutto quello che serve alle persone per vivere
lui lo procurerà artificialmente e autonomamente (ad esempio, un capitolo è dedicato
alla scelta dei libri da mettere nella libreria: questi testi rappresentano lo status dei
poeti decadenti; l’immagine della tartaruga tempestata di diamanti; ha due domestici
che devono necessariamente usare pantofole per attutire i rumori, dovevano servirgli
il pranzo senza farsi mai vedere; la scelta dei quadri basata su una scelta particolare
dei colori e dei loro abbinamenti; la scelta dei fiori di seta o di stoffa ma che
dovevano profumare; inverte il giorno con la notte). Tutto, in casa sua, è pensato nei
dettagli per costruire artificialmente delle esperienze sensoriali. Questo atteggiamento
decadente nasce da un rifiuto e da una ribellione al periodo positivista e naturalista,
influenzata dal contesto culturale e sociale del tempo (es. Einstein, Bergson, Freud,
Nietzsche). A lungo andare, però, a causa delle eccessive sollecitazioni sensoriali artificiali,
inizia ad avere incubi, allucinazioni, a furia di giocare con la composizione dei profumi
sviene. Per tale ragione decide di uscire per andare a mangiare in una brasserie di Parigi
in cui era stato in passato per rivivere dei ricordi, si prepara, arriva fino alla stazione, ma
quando il treno arriva non lo prende e torna a casa: capisce di non aver bisogno di
arrivare concretamente alla brasserie perché gli è bastato vivere l’esperienza tramite il
ricordo. Con il passare del tempo continua ad avere allucinazioni anche uditive, a tal
punto che il medico gli ordina di cambiare stile di vita. Si chiede come sia possibile questa
decisione dal momento che esistono persone (come monaci o carcerati) che vivono in
solitudine senza impazzire, ma a questa obiezione il medico gli risponde che l’unica cura
è vivere in comunità. Des Esseintes consulta altri medici, ma con scarsi risultati. Quando
si rende conto di non aver alternative, capisce che la sua felicità è finita. I domestici
iniziano a preparare il trasloco, ma solo il rumore dei martelli usati per chiudere le casse
provoca in lui una ripugnanza verso ciò che lo aspetta: vivere con la gente. Non avrebbe
mai conosciuto nessuno con cui poter condividere le sue sensazioni e le sue passioni che
ritiene troppo alte per le altre persone; si sente solo e incompreso [cfr. Verga → l’autore
non completa il Ciclo dei Vinti perché si rende conto quanto sia complicato descrivere
la miseria umana nelle classi sociali più ricche ed elevate; qui emerge la difficoltà:
con il lusso e la cultura Des Esseintes “maschera” la sua povertà d’animo, la povertà
di una persona che non riesce a stare in comunità]. La tristezza di Des Esseintes è
dovuta alla sua condizione sociale, in quanto lui, da nobile, vive di avanzi (=eredità)
[è un commento dell’autore]; la classe sociale dei nobili è in completa decadenza
sociale e Des Esseintes disprezza questa classe sociale, che è la sua. L’unico conforto
gli viene dato dal pensiero di una condivisione della cultura con i monaci (cfr.
biografia di Huysmans), ma per entrare in contatto con loro avrebbe dovuto iniziare
a credere in Dio. Des Esseintes, però, non crede più a niente e si rende conto di non
aver nulla di solido e concreto in mano. Tale riflessione rende il pensiero della sua
vita futura ancora più angosciante: sa di non avere un luogo sicuro in cui approdare.
Parigi è una grande galera (= nave in cui remano i galeotti) in cui vivono i borghesi
mediocri e volgari. [Questa riflessione disprezzante e disperata è lunga sei pagine!].
Alla fine della riflessione Des Esseintes capisce che per poter andare avanti serve una
speranza, non bastano solamente le teorie filosofiche, ma lui si rende conto che non
ha alcuna speranza.
Si apre la porta e vede i traslocatori che spostano le sue casse; Des Esseintes si
accascia sulla sedia. Il romanzo termina con una preghiera al Signore e si conclude
con il personaggio che grida la parola speranza.
Alla fine il personaggio perde perché non ha costruito nulla durante la vita, ma l’ha
trascorsa cercando di dimostrare a se stesso che la realtà non è necessaria ed è
ricostruibile artificialmente. Des Esseintes diventa l’emblema del personaggio
esteta e decadente, lontano dalla gente comune volgare e bassa. Questo
atteggiamento di ricerca del lusso e del distacco dalla mediocrità presenta il nome di
ESTETISMO.
Il romanzo ha due prefazioni dell’autore: la prima del 1884 e la seconda del 1904.
Nella seconda prefazione Huysmans fa emergere come lui abbia deciso di uscire
dalla sua vita grigia di impiegato; tale decisione è stata presa anche in seguito a una
critica rivolta all’autore “Dopo un libro tale non rimane all’autore che scegliere tra la
canna di una pistola e i piedi della croce” (o si suicida o si converte). Huysmans, dopo
quest’opera, sceglie di trovare un senso alla propria vita.
È paradossale come da una parte À rebours sia considerato il paradigma del
romanzo decadente (fonte di ispirazione per D’Annunzio e il suo
Sperelli) e dall’altra sia la chiave a Huysmans per trovare una
speranza e cambiare la sua vita. Huysmans va così a fondo nella
ricerca che comprende la necessità di dare un senso concreto alla
vita (≠ dagli altri autori decadenti).
Gabriele D’Annunzio
25.01.2023
Capolavori
Il Piacere, romanzo del 1889
Alcyone, raccolta poetica del 1903
31.01.2023
Vita e opere
D’Annunzio nasce a Pescara nel 1863 da una famiglia borghese. Compie gli studi
liceali a Prato.
A 16 anni pubblica la raccolta poetica Primo vere (ispirata a Carducci) e ben accolta
dalla critica. Post diploma si trasferisce a Roma per studiare, ma lascia l’università
per dedicarsi alla vita mondana. Nel 1882 pubblica la raccolta poetica Canto novo e
Tigre reale, due opere molto sensuali. Si sposa a 20 anni, ma conquista la fama di
grande seduttore.
Continua l’attività di poeta e cerca di affermarsi come narratore con una raccolta di
novelle e con il romanzo Il Piacere (1889). Questo romanzo inaugura il
Decadentismo.
Si trasferisce a Napoli nel 1891. Si ispira a Nietzsche e al concetto di superuomo,
scrive il romanzo La vergine delle rocce. Nel 1894 Nel 1894 conosce Eleonora Duse e
inizia una tormentata relazione di 10 anni con lei.
Entra in Parlamento, come deputato di estrema destra ed è interventista.
Si trasferisce in Toscana, nella villa La Capponcina, dove vive un periodo di
movimentata attività letteraria: collabora con una rivista fiorentina (Il Marzocco),
scrive raccolte poetiche (Le Laudi), il romanzo Il fuoco e testi teatrali.
Nel primo decennio del Novecento → propone il modello del “vivere inimitabile” che
diventa una moda culturale in grado di influenzare le persone con il fenomeno del
dannunzianesimo.
Nel 1900 passa al socialismo, ma non viene eletto.
A causa di debiti finanziari fugge in Francia (1910-1915), scrive la raccolta di prose Le
faville del maglio, una produzione intima e autobiografica.
Continua a scrivere copioni teatrali, diventa sceneggiatore di Cabiria nel 1904.
Torna in Italia nel 1915 allo scoppio della 1GM e si schiera tra gli interventisti.
Partecipa alla guerra e compie imprese clamorose. Dopo la 1GM parla di vittoria
mutilata, occupa la città di Fiume e instaura la reggenza del Carnaro (1919), sciolta
un anno dopo.
L’ultimo periodo della sua vita, il notturno, si dedica a opere più intime e
introspettive.
1.02.2023
Il Piacere (1889)
Ha come capostipiti Il ritratto di Dorian Gray e A rebour, romanzi che D’Annunzio
ha letto bene.
Il protagonista è il conte Andrea Sperelli che ha come obiettivo: 1. fare della
propria vita un’opera d’arte. Questo concetto è alla base dell’estetismo. Andrea
fallisce perché non sa mettere in pratica il secondo obiettivo: 2. habere non haberi
(=possedere non essere posseduto). Sperelli è un esteta che fallisce, il senso estetico
prevale sul senso morale: infatti è completamente affascinato e posseduto dal lusso,
dalle donne, dalla bellezza; quando subisce questo fascino non si chiede se faccia
bene o male. Questa è la storia fallimentare di un’esperienza di vita.
D’Annunzio vuole superare il Naturalismo e il Verismo, movimento contemporaneo
al Decadentismo (in questo periodo esce Mastro don Gesualdo); si vuole avvicinare al
Simbolismo francese. Nel romanzo sono presenti molti simboli.
Trama
Sperelli aspetta Elena Muti dopo due anni che non la vede.
Si apre un flashback, in quanto Sperelli ripensa alla loro storia d’amore incontro,
passione, storia d’amore, abbandono della donna che lascia Andrea per un altro
uomo. A causa di questo abbandono, Andrea si era abbandonato alle donne, al lusso
e all’arte. Durante la convalescenza, a causa di una caduta a cavallo, incontra la
seconda donna della sue vita: Maria Ferres. Questa donna è molto diversa, è pura,
amante dell’arte e della letteratura. M. resiste al corteggiamento di Andrea che
persiste. Fine del flashback.
Si ritorna all’incontro: le due donne si alternano nella vita e nei pensieri dell’uomo,
non riesce a scegliere tra la famme fatale.
I nomi delle donne sono simbolici: Elena di Troia (per la cui bellezza è scoppiata una
guerra) e la Vergine Maria (esempio di purezza).
Andrea non sa scegliere, trova un oggetto che le fonda entrambe: un boa. Il boa
indossato da Elena, gli ricorda la treccia dei capelli di Maria. Andrea capisce che
vorrebbe una terza donna, data dalla fusione delle due, che abbia la sensualità di
Elena e la purezza di Maria.
Alla fine la donna cede ad Andrea. Maria e il marito devono ripartire. Durante
l’ultimo incontro Andrea chiama Maria Elena. La donna lo lascia e lo stesso fa Elena,
che a lui preferisce un altro uomo.
Andrea rimane solo nella sua inettitudine (=incapacità di raggiungere i propri
obiettivi).
Il finale del romanzo è simbolico: Andrea torna a casa di Maria dove si sta svolgendo
un’asta per vendere le opere d’arte (infatti la famiglia ha perso tutte le proprie
ricchezze al gioco). Il luogo dell’arte e della bellezza è invaso dalla volgarità della
gente comune; mentre si sta vendendo l’armadio di Maria, Andrea alza la mano e
vince l’asta. I facchini portano l’armadio a casa e lui è come se seguisse un corteo
funebre. Ad Andrea rimane un armadio gigante e vuoto che non potrà mai riempire
con i vestiti delle due donne, perché non è stato in grado di scegliere.
Andrea è un inetto perché non riesce a raggiungere i suoi due obiettivi: avere una vita
come un’opera d’arte e vivere una storia d’amore scegliendo una donna (habere non
haberi). Si accenna già a un romanzo psicologico (che troveremo in Svevo), ma
prevale ancora l’estetismo.
Temi
Superomismo dannunziano
- [...]
La donna
- oggetto di possesso da domare e amare
Il protagonista
- alter ego di D’Annunzio
- è sempre teso al raggiungimento del piacere e presta attenzione alle sensazioni
Alcyone (1888-1903)
Raccolta di poesie che costituisce il terzo libro delle Laudi.
La scrive dopo una vacanza in Versilia con la donna amata (Toscana, Massa Carrara).
Qui lo scrittore abbandona il proprio ruolo di letterato, lasciando la ragione e
abbandonandosi ai sensi (udito, olfatto, vista…)→ si crea un'intima fusione dell’uomo
con la natura, detta panismo.
Queste poesie sono caratterizzate da un virtuosismo canoro e sonoro: D’Annunzio
sceglie dei termini che creino un effetto musicale.
2 strofa
Personificazione della sera
Tu sia lodata sera. Le mie parole sono dolci nella sera.
3 strofa
Assomiglia a una partitura musicale → le parole diventano puri suoni
Le mie parole ti arrivino dolci come la pioggia che sussurra. La pioggia è il pianto
della primavera, la pioggia colpisce gemme rosa dei pini che giocano con il venticello
che si perde, il grano che non è ancora maturo, il fieno che è già stato tagliato una
volta e che cambia colore, gli olivi che fanno sembrare le colline piene di santità.
4 strofa
Sensualità panica
Tu sia lodata sera per i tuoi vestiti profumati di foglie e che hai come cintura
l’orizzonte.
5 strofa
Sensualità panica
Io ti dirò (riferito alla donna) verso quali luoghi d’amore ci chiami il fiume. Le colline
sembrano il contorno delle labbra di una donna che sono chiuse da un divieto, queste
colline sono belle perché sembra che vogliano parlare ma non possono; nel silenzio
sono sempre più consolatrici così che sembra che l’anima possa amarle sempre di
più.
6 strofa
Tu sia lodata sera per la tua morte (= il passaggio dalla sera alla notte) e per l’attesa
della notte che fa nascere le prime stelle.
2. come è scritto
Esempio di sperimentazione estetica e del culto della sensazione (pag. 309/310/311).
Tutta la poesia è ricca di descrizioni, di fatto il poeta non racconta nulla (non accade
nulla), ma si serve dell'interlocutrice solamente per descrivere il paesaggio.
La poesia ha una struttura precisa: c’è un evidente parallelismo tra la struttura delle
strofe 1, 3, 5 e tra quella delle strofe 2, 4, 6 (lode alla sera).
Tutta la poesia è caratterizzata da una scelta di precisi significanti (=termini) mirati a
creare un virtuosismo canoro e sonoro.
1 strofa
- si rivolge a qualcuno → c’è un destinatario che è la donna amata (tipico di
D’Annunzio)
- allitterazione f al v. 2 → idea di freschezza
- no segni di punteggiatura forte in tutta la prima strofa → per dare
musicalità
- similitudine dal v. 2 al v. 14
- arcaismi → rame (v. 7)
- descrizione della campagna che si sente sommersa dalla luce della luna
- la prima strofa contiene quasi del tutto una similitudine basata su uno
scambio di sensazioni → non ci sono fatti, eventi, ma solo una similitudine
basata su una descrizione sensoriale
2 strofa
- anafora v. 15
- personificazione della sera al v. 15
- senso : vista
3 strofa
- dolci le mie parole al v. 17 → ripresa del v. 3
- stessa struttura della strofa 1 → similitudine continua senza punteggiatura
forte.
- similitudine dal v. 18 al v.
- francesismo e onomatopea → bruiva al v. 19
- personificazione → pioggia v. 19, primavera al v. 21, pini v. 23
4 strofa
- anafora v. 32
- personificazione della sera al v. 15
- senso : olfatto
5 strofa
- si rivolge a qualcuno → c’è un destinatario che è la donna amata (tipico di
D’Annunzio) → “io ti dirò”
- stessa struttura delle strofe 1 e 3 → similitudine continua senza
punteggiatura forte.
- personificazione vv. 36-38
- similitudine dal v. 39
6 strofa
- anafora v. 49
3. temi
- panismo → fusione intellettuale tra uomo e natura
- poetica della sensazione
- metamorfosi di tutte le cose
- sacralità terrena → la sacralità degli elementi terreni è data dalla loro
continua metamorfosi
- sensualità panica e forza erotica della natura
4. collegamenti interni
- collegamento per analogia con La pioggia nel pineto → panismo
5. collegamenti esterni
In D’Annunzio le citazioni di altri autori sono esplicite ed evidenti.
- citazione di San Francesco → “Laudata sii” è una citazione del Cantico delle
Creature, prima poesia della letteratura italiana, “fratelli olivi” → ulivo
simbolo di pace che rimanda a un’idea esteriore di religiosità
- citazione di Verlaine → termine “bruiva” → D’Annunzio inserisce richiami
espliciti ad altri autori
- citazione di Omero (Iliade)→ “rosei diti dell’aurora” → è un epiteto fisso
3.02.2023
7.02.2023
Giovanni Pascoli
Nodo arte/vita → si declina in modo diverso: per gli esteti la vita viene trasformata in
un’opera d’arte, invece per Pascoli la vita viene riflessa nella sua arte.
C’è una differenza tra i due atteggiamenti: Pascoli non cerca di rendere la propria vita
un’opera d’arte, ma, al contrario, non nega le sue fragilità, inserendo nelle sue poesie
momenti difficili della propria vita.
Pascoli, infatti, perde il padre da giovane, gli sparano, ma non si saprà mai chi sia
stato. Questo lutto si rifletterà moltissimo nella sua produzione.
Pascoli è un professore di liceo e poi universitario.
Pascoli e D’Annunzio sono contemporanei: il primo nasce nel 1863 e muore nel 1938,
il secondo nasce nel 1855 e muore nel 1912; sebbene nascano a pochi anni di
distanza, P. muore molto prima, questo fa sì che abbiano due visioni diverse. In
realtà, i due si conoscono e sono amici.
8.02.2023
Nel 1892 pubblica il saggio Il fanciullino in cui la visione del mondo e la poetica di
Pascoli trovano una coesione: qui il poeta viene visto come un fanciullo che guarda la
realtà senza filtri.
In quegli anni pubblica le raccolte poetiche più importanti: Myricae, I Canti di
Castelvecchio.
Nel 1905 torna a Bologna per la cattedra di Letteratura italiana.
Negli ultimi anni scrive poesie che esaltano l’azione dell’Italia da un pdv patriottico,
ispirandosi a Carducci e D’Annunzio. Nel 1911 esalta con toni nazionalistici l’impresa
coloniale dell’Italia in Libia nel discorso La grande proletaria si è mossa:
quest’opera è importante perché Pascoli si inserisce nel panorama storico e politico.
Myricae (1891)
Il titolo è una parola latina che significa tamerici (arbusti). Nella
prima pagina inserisce una frase in latino (ripresa da Virgilio) in
cui spiega il titolo dell’opera: “anche le umili tamerici (gli umili
arbusti) sono utili” [≠ da D’Annunzio che esaspera e ingrandisce
ogni elemento]
Si sofferma sui piccoli dettagli, su piccoli aspetti della vita campestre che non serve
per descriverla in modo oggettivo, ma per coglierne gli aspetti simbolici e misteriosi
della realtà.
La raccolta è scritta in linea con le idee espresse nel saggio Il fanciullino.
Temi:
- esaltazione della natura
- morte dei defunti
- nido familiare
- dolcezza e ricordi di infanzia
- male nella società e nella storia
Linguaggio sperimentale:
- accostamenti analogici
- onomatopee
- effetti sonori dal valore simbolico (fonosimbolismo)
- varietà metrica
- uso del novenario
- sintassi frantumata
- concisione
Poemetti
Maggiore estensione, tono più solenne e innalzamento dello stile.
Linguaggio:
- terzine di endecasillabi
- maggiore estensione
- linguaggio aulico ispirato alla poesia latina e greca
- tono solenne
- taglio narrativo-descrittivo
Contenuti:
- vita quotidiana di una famiglia contadina della Garfagnana
- descrizione delle attività agricole
- rappresentazione idealizzata e idilliaca del mondo rurale
- celebrazione della vita contadina
Temi (decadenti):
- mistero della vita [il termine mistero riprende il pensiero di Einstein in merito
alla sfiducia verso il dominio della ragione]
- paura della morte
- presenza del male e del dolore
- angoscia di fronte all’infinità dell’universo
Testo: X agosto
1. cosa c’è scritto
Pascoli spiega perché cadono le stelle il 10 agosto: il cielo piange per la perdita del
padre.
2. come è scritto
La poesia è composta da 5 strofe.
3. temi
4. collegamenti interni
5. collegamenti esterni