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Introduzione sul Modernismo (informazioni aggiuntive della professoressa Manzolillo)

Il termine Modernismo è un’etichetta generale che comprende una serie di movimenti e avanguardie che si hanno
sia nel campo della letteratura, sia nelle arti figurative, sia nella musica. Si sviluppa nei primi decenni del XX secolo,
uno degli anni emblematici è il 1914 (citazione di Lady Chatterley di D.H. Lawrence in cui dice che intorno al 1914 la
natura cambiò), poiché con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale si porta a compimento un determinato processo
iniziato già verso la fine dell’800. A cavallo fra i due secoli ci furono cambiamenti profondi e significativi in ogni sfera
del sapere, che gradualmente andarono a minare le basi della società vittoriana (dopo la grande fiducia e ottimismo
che avevano caratterizzato l’epoca vittoriana e quindi l’800).
· Charles Darwin nel 1859 aveva pubblicato “The origin of species” in cui spiegava la sua teoria dell’evoluzione
delle specie -> il progresso scientifico andava a minare la fede religiosa su cui si fondava la società: l’uomo non
discende da Adamo ed Eva, ma dai primati (scimmie) secondo un processo di selezione naturale che comporta la
sopravvivenza del più “forte”. Iniziò quindi un progressivo distacco dalla fede religiosa, ciò troverà il culmine della
filosofia di Nietzsche: in “Così parlò Zarathustra” affermava “Dio è morto”. Senso di spaesamento, mancanza di
certezze e senso dell’esistenza svuotato.
· Einstein con la teoria della relatività mise in discussione tutti i principi della fisica validi fino a quel momento ->
tempo e spazio relativi (tempo e spazio sono i canoni su cui si fonda la cultura occidentale, affermare la loro
relatività rappresenta un duro colpo).

· Sempre per quanto riguarda la questione del tempo, un importante filosofo francese- Henri Bergson- si espresse
sulla questione della durata del tempo che a seconda della nostra percezione può cambiare, egli parlava di un
tempo interiore ed uno esteriore, affermando che quest’ultimo sia una convenzione sociale che aiuta gli uomini ad
organizzare le proprie attività (tempo dell’orologio). Il tempo interiore è invece, secondo Bergson, il modo in cui
ciascuno di noi sperimenta il tempo -> La percezione del tempo è soggettiva.
· Un altro fattore molto importante è la nascita della psicoanalisi grazie a Sigmund Freud (ne “L’interpretazione dei
sogni” egli sostiene che i sogni non sono privi di logica, ma sono dei costrutti interpretabili col metodo della
psicoanalisi che si fonda sulla libera associazione delle idee). La nostra personalità/psiche non è più intesa come
qualcosa di definito, fisso, immutabile, bensì è complessa; la psiche però può essere analizzata attraverso il metodo
delle libere associazioni -> metodo usato anche da molti artisti successivamente . La coscienza è intesa come divisa
in Es (parte istintiva), Super io (parte razionale, tutto ciò che viene imposto dall’esterno), io (mediatore fra le due
parti). Freud sosteneva che gli istinti -ovvero quella parte tenuta nascosta dalla persona poiché considerata un tabù-
trovano un modo per uscire fuori attraverso lapsus, nevrosi ecc. ecc.
· Nascita dell’antropologia.
· Progresso scientifico/tecnologico -> automobile, cinema, corrente alternata (senso della velocità preponderante
nelle avanguardie), fotografia ( determina un’influenza nelle arti visive, che adesso sono libere di non rappresentare
in modo preciso la realtà, quindi possono trovare nuove modalità per esprimersi-> impressionismo, puntinismo,
cubismo).

Nella letteratura: recupero del mito che serve a dare una reazione contrastiva col presente, la grandiosità del
passato viene paragonata alla banalità di quel periodo in cui vivono i modernisti (Ulysses). Per quanto riguarda i
cambiamenti letterari, lo scrittore non è più interessato alla trama, ai fatti esterni quanto a ciò che avviene nella
mente del personaggio, infatti nascono le tecniche dello stream of consciousness e monologo interiore. Inizia a
venire meno l’ordine cronologico degli eventi (dobbiamo collegare questo aspetto alla nuova concezione del tempo:
Einstein, Bergson), non abbiamo più i “bildungsroman”. Le tecniche del flashback e del flashforward si sviluppano
pienamente. Il passato e il futuro vengono condensati nel presente (riferimento a Bergson)à esempio della struttura
di “To the lighthouse” di Woolf in cui molti anni vengono narrati in poche pagine, poiché rappresentano i momenti
più bui di quell’esistenza. Il personaggio diventa centrale attraverso l’esplorazione dei suoi pensieri.
Romanzo modernista à focalizzazione interna, in quanto il personaggio ha centralità (citazione tratta dal saggio Mr
Bennett Mrs Brown : “the foundation of good fiction is character-creating and nothing else… Style counts, plot
counts, originality of outlook counts. But none of these counts anything like so much as the convincingness of the
characters. If the characters are real the novel will have a chance; if they are not, oblivion will be its portion…”)
Il narratore non ha più una posizione di centralità come nel romanzo ottocentesco, dove addirittura era onnisciente,
in alcuni casi intrusivo (Thackeray). Il narratore, nel modernismo, arriva a scomparire totalmente. In Virginia Woolf
c’è, seppur minima, una presenza del narratore, in particolar modo quando si devono introdurre i pensieri del
personaggio. Il narratore scompare completamente in Joyce (a favore dell’interiorità del personaggio), nello stream
of consciousness non c’è nessun avvertimento della fase in cui il lettore si immerge, ad esempio, nei pensieri di
Leopold Bloom (protagonista di Ulysses). La figura del narratore ritorna nella narrativa postmodernista, ma con tutti
i dubbi acquisiti con la narrativa modernista, si interroga sul suo ruolo, sul romanzo ecc. ecc..
Foster divide i personaggi in flat characters e round characters-> la narrativa modernista usa i round, che riescono a
mettere in luce la relatività della verità (concetto della relatività affermatosi proprio in vari ambiti dello scibile
umano in quel periodo: filosofia, fisica, letteratura…) e quindi anche le contraddizioni della psiche umana.
I personaggi possono essere presentati direttamente attraverso il narratore che dice come sono, invece si parla di
presentazione indiretta quando è il lettore a farsi un’idea del personaggio attraverso i pensieri che esprime e le
azioni che compie. Nel modernismo abbiamo una presentazione di tipo indiretto.
Il primo ad utilizzare il monologo interiore è stato Dujardin, autore francese ottocentesco de “Les lauriers sont
coupés, 1888 che Joyce lesse. Quando venne pubblicato l’Ulysses di Joyce tutti tendevano a dare la paternità del
monologo interiore a Joyce, quindi Dujardin scrisse un saggio proprio sul monologo interiore rivendicandone la
paternità, spiegando cosa fosse “Interior monologue has the purpose of introducing the reader directly into the
character’s interior dimension, without intervention by the author or the narrator. Like any other kind of
monologue, it is a discourse without listener so it is not spoken”. (citazione presa dal ppt della Prof.ssa). Il monologo
interiore diversamente da quello teatrale si svolge nella mente, non viene pronunciato.
Stream of consciousness-> espressione coniata da William James (era un importante psicologo americano, fratello
dello scrittore Henry James) che serve a definire il continuo flusso di pensieri che caratterizzano la mente umana. Lo
stream of consciousness è il fenomeno mentale; W. James in “The Principles of psychology” sostiene che la
coscienza non ci appare come sezionata in parti, non è disgiunta, ma fluisce; quando si pensa alla coscienza si può
far riferimento ad un fiume, quindi ad un continuo flusso. Da un punto di vista narrativo l’interior monologue è
associato alla scrittura di Virginia Woolf, poiché comunque tende a dare un’organizzazione logica (sia da un punto di
vista grammaticale che di punteggiatura) alle idee e pensieri che esprimono i personaggi. In Joyce viene meno tutto
questo, le idee progrediscono non secondo un ordine logico, ma attraverso delle associazioni libere, veloci e casuali
che il lettore fa fatica a seguire; arriva a mancare anche la punteggiatura, specie nel monologo di Molly Bloom
(Ulysses). Virginia Woolf tende a guidare il lettore.
Quest’attenzione alla figura del personaggio che si afferma nel Novecento anche grazie agli studi della psicoanalisi,
di certo non era assente nei secoli precedenti, proprio perché è il romanzo stesso che tende a focalizzarsi sui
personaggi. La tecnica usata precedentemente era quella del discorso libero indiretto (free indirect speech:
antenato dello stream of consciousness): i pensieri del personaggio sono mediati dal narratore, il personaggio
pensa, ma è il narratore che ci racconta i suoi pensieri. Vi è una presenza della terza persona, ma è il personaggio
che sta pensando. La prima ad avvalersi di questo strumento narrativo è Jane Austen. Anche D.H. Lawrence usa
questa tecnica (era contemporaneo ai modernisti, ma li criticava in quanto pensava che i loro scritti erano per delle
élites, lui invece voleva che il suo messaggio fosse chiaro, che arrivasse ad un maggior numero di persone; inoltre
non era interessato a queste questioni formali). Anche Joyce all’inizio usava il discorso indiretto libero (ad esempio
in “The Portrait of the artist as a young man”, che è un romanzo di formazione, fa vedere come il protagonista arriva
ad abbracciare l’arte, Joyce ci presenta i pensieri del protagonista attraverso la terza persona).
Gli espedienti attraverso i quali gli scrittori hanno spiegato e descritto i personaggi sono tre:
1- FREE INDIRECT SPEECH -> il discorso libero indiretto; dove il narratore mette il lettore in diretto contatto con i
pensieri del personaggio descritto in terza persona. Presenza dunque della intermediazione del narratore. Il
linguaggio che usa il narratore mima e riproduce il pensiero del personaggio. Il vantaggio è sicuramente il fatto di
essere molto vicini al personaggio (un incontro ravvicinato con esso). Il narratore è colui che opera quali pensieri
devono emergere e quali no, mentre in prima persona questo non è possibile e viene rappresentato tutto così come
esce fuori. La prima ad utilizzare questo è Jane Austen, e non a caso la stessa Woolf la cita molto spesso nelle sue
opere. D.H. Lawrence faceva una critica a questi scrittori del modernismo di fatti non era interessato all’aspetto
formale ma piuttosto a quello che si diceva.
2- INTERIOR MONOLOGUE -> si va direttamente nella dimensione interna, nei pensieri del personaggio senza
l’intervento dell’autore o da parte del narratore. Discorso che non viene pronunciato. E’ sempre organizzato in
modo razionale, secondo le regole della logica e della grammatica, pur avendo tutti i movimenti del pensiero del
personaggio.
3- STREAM OF CONSCIOUSNESS -> coniata da William James per la prima volta, intende sperimentare tutta una serie
di impressioni che possono essere visive, fisiche, associative ecc. e che ognuno di noi prova in qualche modo
attraverso la lettura. Il concetto di “memoria involontaria” (Proust - “La petite Madeleine”) dove uno stimolo della
realtà esterna che può essere: un sapore, un colore o una musica (Gretta, in “The Waste Land” sente una canzone
che le riporta alla mente una serie di avvenimenti relativi alla sua adolescenza a cui non pensava più da anni ormai)
queste sollecitazioni non fanno altro che riportare alla mente del personaggio alcuni eventi accaduti
precedentemente nella loro vita. Queste sollecitazioni possono essere anche subliminali (messaggi nascosti che
possono far ritornare un qualcosa alla mente).
Non abbiamo una sequenza logica e razionale, ma si può anche giungere ad un'organizzazione non grammaticale a
livello strutturale e senza nemmeno la punteggiatura a volte.

ENRICA RAZZA - ASSOCIAZIONE HORIZON ✈️💙

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