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Tammaro de Marinis

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Tammaro de Marinis

La lettera originale inviata da de Marinis per comunicare la cessione dell’attività a Ulrico Hoepli

Chiarissimo Signore,
Ho l’onore di informarla, che ho ceduto la mia azienda al Sig. Ulrico Hoepli. Nel darle questa notizia e nel
ringraziarla per la fiducia ch’Ella sempre ebbe in me, mi permetto pregarla di rivolgersi d’ora innanzi alla Libreria
Antiquaria Hoepli (Galleria De Cristoforis, Milano) sia per acquisti che per eventuali vendite o cambi.
Il Sig. Ulrico Hoepli spiega già da lungo tempo nel campo editoriale un’attività universalmente apprezzata; e sono
sicuro che la rinnovata organizzazione della sezione antiquaria, da lui voluta per corrispondere alla intelligente
attività del Prof. Armanni, capo di essa, darà a Lei, Egregio Signore, la maggiore sodisfazione (sic).
Voglia intanto accogliere le espressioni della mia profonda stima.

Con questa semplice lettera, datata 2 gennaio 1925, Tammaro de Marinis comunicava ai suoi clienti la fine della
sua ventennale attività di libraio antiquario e la vendita in blocco del materiale della libreria a Ulrico Hoepli, che lo
mise all’asta in tre sedute, nel 1925-1926, rimaste nella storia del commercio librario. La lettera, stampata in bei
caratteri, porta il logo della Libreria Antiquaria Hoepli. De Marinis, con lo stesso Hoepli, e con Olschki, è ritenuto
uno dei fondatori del commercio librario antiquario. Forse è meno famoso degli altri due, noti anche al grosso
pubblico per la loro attività editoriale, ma non meno importante. Sicuramente fu molto diverso da quelli, una figura
particolarissima. L’amore per la storia del libro, una passione vera, ne fece un predestinato fin da giovanissimo.
Quale molla abbia scatenato questa passione in un giovane napoletano (era nato a Napoli nel 1878) che non
riuscì nemmeno a prendere la licenza liceale non è dato sapere. Certo è che abbandonò gli studi da giovane
proprio per seguire questa sua passione. Era un ragazzino quando gli fu permesso di accedere alla biblioteca di
Storia Patria, dove si presentava tutti i giorni a chiedere di visionare libri, placchette e opuscoli, con non poco
fastidio del bibliotecario, che lo esortava a cessare quegli studi (e quella seccatura), per prendere la licenza
liceale.
Non solo non smise, ma cominciò a frequentare anche altre biblioteche, dove si fece molti amici tra i
rappresentanti più in vista della cultura napoletana dell’epoca. Tra questi Bartolomeo Capasso, che lo chiamava
‘o viento, per questo suo inesauribile attivismo, ma anche uocchie felice, per la sua capacità naturale di
riconoscere a colpo sicuro l’importanza di un libro o di un manoscritto. Qualità, questa, che gli fece trovare
lavoro presso la libreria antiquaria Margheri, dove per la prima volta venne a contatto col mondo del commercio
librario. Ma anche se Napoli aveva una tradizione antiquaria consolidata, la città gli sembrò stretta e decise di
andare a lavorare per Olschki a Firenze. Nel 1904 però lasciò Olschki per aprire una libreria propria, prima in via
Vecchietti, poi in Piazza Strozzi. La libreria chiuse nel 1924, dopo venti anni esatti. Nei cataloghi pubblicati in

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quegli anni il rigore bibliografico del de Marinis è evidente. L’esattezza delle schede è assoluta e fu tra i primi a
ricopiare, al bisogno, anche le abbreviazioni e i caratteri particolari presenti nei frontespizi.
Cessata l’attività de Marinis continuò a seguire le vicende del commercio librario, ma si concentrò soprattutto
sulla passione per lo studio e la storia del libro antico, in particolare si interessò alla ricostruzione della Biblioteca
Aragonese e alla storia della legatura italiana. A lui si deve l’eccezionale mostra sulla legatura artisitica italiana
del 1922 a Fiernze -quando ancora si sapeva praticamente nulla su questo argomento e perfino grandi
collezionisti erano soliti togliere le legature antiche per sostituirle con legature fatte da artigiani di fiducia-, e fu
pure in gran parte suo merito il ritorno in Italia della Bibbia di Borso d’Este. Fece conoscere in tutto il mondo la
bellezza del libro italiano, raggiungendo l’apoteosi con la mostra di Parigi del 1926.
Libero dagli impegni della libreria gli fu possibile frequentare le biblioteche di tutta Europa, anche quelle di più
difficile accesso, per realizzare il suo sogno più grande: la ricostruzione (solo ideale, si intende) della Biblioteca
Aragonese di Napoli. Fondata da Alfonso il Magnanimo dopo il suo ingresso trionfale a Napoli, nel 1443, si era
arricchita di migliaia di capolavori di calligrafi e miniaturisti dell’epoca. Era frequentata dal Bracciolini, dal Filelfo,
dal Poliziano. Dopo l’invasione di Carlo VIII (1494) fu smembrata e lo stesso Carlo VIII spedì in Francia migliaia
di incunaboli e codici provenienti da quella collezione. Un buon numero si trovano attualmente nella Biblioteca
Nazionale di Parigi.
De Marinis riuscì a ricomporne il contenuto, raccogliendo un quantitativo enorme di materiale che poi fece
pubblicare in sei volumi magnifici stampati da Mardersteig (e da chi altri?), poi da Olschki. La pubblicazione durò
dal 1945-47 al 1969. De Marinis fece appena in tempo a vedere compiuti gli ultimi due volumi, ai quali aveva
lavorato per dieci anni con la consueta tenacia. Si spense infatti all’età di 92 anni proprio nel 1969.
Moltissimi sono gli aneddoti che lo riguardano.
Quando era ancora poco più che un ragazzino, a Napoli, si mise a frugare sul carretto di un cenciaiolo, e ne uscì
in un attimo con una lettera autografa di Pietro Giannone. Fu in quell’occasione che Capasso lo
soprannominò uocchie felice. Ma 30 anni dopo allo stesso modo lo definì Benedetto Croce, quando andò con lui a
vedere un fondo di libri e in pochi istanti il de Marinis si prese gli unici 3 che valeva la pena comprare nel mucchio.
Anche un bibliofilo esperto come Croce dovette ammettere la sconfitta.
Molti ricordano i rituali che era solito praticare quando mostrava le perle della collezione che conservava nella
sua splendida villa all’inizio della collina di Fiesole, a Montalto al Salviatino (proprio quella villa che aveva messo
a disposizione dell’amico Giovanni Gentile, che fu ucciso dinanzi al cancello). Rituali che prevedevano anche
l’uso di una specie di forbice in argento per sfogliare i volumi più preziosi, in modo da non toccarli con le dita.
Ma l’episodio che forse più fa comprendere le qualità umane di de Marinis, a prescindere dai rituali, dalle manie,
dalle fissazioni, dalle conoscenze illustri che frequentavano la sua casa, è il ricordo del suo incontro con un
giovane libraio antiquario triestino, raccontato dal libraio stesso. Quel giovane lì, a dire il vero, era poeta per
vocazione, libraio per necessità. I libri gli facevano mettere insieme il pranzo con la cena, le poesie no. Ma era più
bravo come poeta che come libraio. Di edizioni antiche ne sapeva molto poco. Incontrò de Marinis a Firenze
sperando gli vendesse qualcosa a buon prezzo da poter rivendere a Trieste con un minimo di guadagno. Il
budget, come si dice oggi, era ridotto, non è che gli affari prosperasssero, giusto quel che serviva a tirare avanti.
De Marinis cominciò a offrire un po’ di libri e il giovane comprava quelli che costavano poco e rifiutava i più
costosi, giustificando il rifiuto con la fatidica frase: mi sembra troppo caro. Ad un certo punto avvenne che dopo
avermi fatto vedere un prezioso incuinabolo, e dettomi che costava 2000 lire, ed avendolo io rifiutato, mi disse
che il volume valeva 20.000 lire.. e che mi aveva indicato quel prezzo perchè gli era venuto il sospetto che di libri
antichi io non m’intendessi affatto. Me lo disse con molta signorilità e molto buon garbo. Ed io confessai che era
proprio così.… ”Allora” mi disse ”lasci fare a me; si fidi di me. Se non riuscirà a vendere i libri acquistati da me,
sono pronto a riprenderli; se vuole glielo metto anche per iscritto”…. In un mese avevo rivenduto tutti quei libri,
facendoci anche un buon guadagno. … Immediatamente ritornai a Firenze… Ma oltre un certo importo non potevo
arrivare. Gli dissi anche questo; egli mi offerse allora di darmi in commissione tutto quello che volevo; egli
evrebbe fatto il suo prezzo ed io potevo aumentare -mi disse- almeno del doppio. La sua fiducia mi commosse…
De Marinis prima , Armanni poi, furono per molto tempo i principali fornitori della mia piccola libreria.Tuitti e due
erano Napoletani, e tutti e due molto signori, come lo sono, quando lo sono, i Napoletani.
Il giovane e insperto libraio triestino era, ovviamente, Umberto Saba.

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by Roberto Campagna

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