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Lars Gustafsson (scrittore Svedese nato nel 1936 e morto nel 2016) scrittore

molto famoso in tutto il mondo, molto tradotto anche perché ha vissuto e


insegnato per parecchi anni in America. Produzione molto ampia (sia prosa che
poesia.)
La sua formazione è più orientata alle questioni filosofiche e la ricerca
filosofica si intravede nella sua produzione letteraria e saggistica.
Studia filosofia e letteratura a Uppsala e prende il dottorato in filosofia con una
tesi dal titolo già esplicativo: linguaggio e verità (nelle sue opere ricerca proprio
il rapporto tra le 2 cose).
La sua carriera abbraccia diversi generi letterari:

1) debutta con la prosa tipica degli anni 50: modernismo. I suoi romanzi
mostrano già alcune caratteristiche che caratterizzeranno tutta la sua produzione
futura. Sono perlopiù romanzi che rivitalizzano la forma del romanzo filosofico:
usano un plot quasi inconsistente per affrontare questioni filosofiche, esplorare
diverse alternative senza offrire soluzioni, è presente anche una lieve critica
sociale.

2) anni 70: anche in Svezia la letteratura si fa fortemente politicizzata (come


abbiamo visto in Norvegia con Solstad)→ maggiore critica sociale
caratterizzata da posizioni liberali. Serie di 5 romanzi chiamata “Sprickorna i
muren” (le crepe nel muro/muraglia) contro la società burocratizzata svedese e
il conformismo degli intellettuali socialdemocratici. Molto critico dell’elevata
pressione fiscale che è presente in Svezia.

Per quanto riguarda la fase poetica si va ad inserire in una corrente che domina
la scena Svedese degli anni 50: la “nyenkelhet” (la nuova semplicità) in cui
l’attenzione è concentrata su piccoli elementi della vita quotidiana e che rifiuta
l’artificio del linguaggio poetico elevato, simbolista, complicato e ricercato.
Usa invece una lingua chiara, semplice ,vicina al parlato e vicina ad esperienze
semplici della vita. Una lingua che vuole destabilizzare e detronizzare
l’impostazione elitaria della poesia. Rifiuta anche lui il ruolo romantico del
poeta che trae l’ispirazione dal profondo delle verità universali.
Gustafsson dice: “ la poesia non è magia, è un artificio linguistico con cui si
esplorano alcune problematiche della vita umana”. Quindi c’è un atteggiamento
antiromantico che prosegue per tutta la sua produzione.

Tra il 1983 e il 2006 va a vivere negli Usa, in Texas lavorando come professore
di studi germanici e di filosofia nell’università di Austin. Per Gustafsson
l’America viene vissuta come una terra pragmatica, di opportunità in cui
disfarsi dal cupo clima della cultura Svedese. Successivamente questo mito
dell’America comincia ad incrinarsi.
Tradizione del romanzo filosofico: esplorazione di possibili soluzioni a una
serie di problemi (Gustafsson tratta 3 diversi “problemi filosofici”→ identità
dell’individuo, rapporto con il mondo, morale). I personaggi di Gustafsson sono
interpretabili come “ipotesi” di quesiti filosofici e di possibili soluzioni.
Un’altra caratteristica di Gustafsson è la sua volontà di fare ricorso a diverse
modalità narrative (romanzi filosofici del ‘700, sua riproposizione novecentesca
di stampo Francese <<legami con la tradizione esistenzialista Francese>>, in
chiave più postmoderna usa una miriade di riferimenti intertestuali: autofiction,
uso di spy fiction, detective fiction e fantascienza.)
Una delle caratteristiche delle ultime opere di Gustafsson c’è un passaggio da
una posizione di pessimismo linguistico ad una di ottimismo. I suoi primi
romanzi mostrano una interpretazione del linguaggio come strumento per
descrivere e conoscere il mondo pessimista (non serve, non basta.) i suoi
personaggi vengono visti come prigionieri di una prigione/barriera creata dalla
lingua che li isola dalla realtà.
Nella fase più sociale degli anni 70 subisce un’evoluzione e la prigione non
diventa tanto il linguaggio ma l’ideologia dominante che non ci permette di
vedere e definire delle alternative rispetto all’unica versione della realtà che è
quella costruita ideologicamente. Nella fase successiva (anni 80-90) c’è una
sorta di “depoliticizzazione” della letteratura e si ritorna a riflettere sul
linguaggio come strumento in generale.
Secondo Gustafsson noi viviamo all’interno di una realtà totalmente creata dalla
lingua e quindi in un mondo finzionale, l’unico che possiamo conoscere e
degno di essere esplorato (quindi l’ottimismo linguistico non ha a che fare con
una fiducia nelle potenzialità descrittive e rivelatorie del linguaggio ma
esclusivamente con un’assenza del senso di imprigionamento delle “realtà
precedenti”).

La trilogia Texana (romanzi scritti e ambientati in Texas):


Il primo è “Historie med Hunden” (storia con cane, del 1993)s cui segue
“Windy berättar” (Windy racconta, del 1999) e si conclude con il Decano del
2003. A questi 3 romanzi viene talvolta associato un quarto romanzo del 1996
(Tjänarinnan che significa “la cameriera/servitrice) anch’esso di ambientazione
texana ma che non viene considerato parte integrante del “quadro” delineato
dagli altri 3 romanzi. In questi 3 romanzi non esiste un finale che raccolga i vari
fili narrativi e li pone ad un nodo finale. Sono anche caratterizzati dalla
polifonia (voci narranti affidate a diversi personaggi e che quindi offrono
diversi punti di vista sugli eventi.)
In una pagina del Decano c’è l’esplicitazione di come Gustafsson giochi con il
romanzo giallo:

Il Decano fa una riflessione non tanto sulla


struttura narrativa dei gialli tanto quanto sul
loro portato ideologico, nel mondo tardo
novecentesco che ha il ricordo della
seconda guerra mondiale (Hitler e Stalin
come grandi esempi di presenza del male
nel mondo, riflessioni anche sulla guerra
del Vietnam), la logica del giallo classico
non funziona (non è possibile trovare una
soluzione unica e ragionevole per il male).
Quella restituzione di ordine e governabilità
del mondo che il giallo comporta qui viene
negata.
Già in passato Gustafsson dedica attenzione
alla nascita del romanzo Noir degli anni 70
e nel 2002 pubblica un articolo: “Den
gåtfulla litteraturen” ( la letteratura del mistero) in cui fa una microstoria del
genere giallo esplicitando alcune sue valutazioni di stampo estetico.
C’è un rifiuto dell’utilizzo del romanzo giallo come mezzo per indagare la
società, un rifiuto della dimensione sociale del romanzo giallo che invece è
dominante nella tradizione del giallo Nordico.
Gustafsson fa esempio di 2 gialli che gli piacciono: quelli di Trenter (scrittore
Svedese di gialli per puro intrattenimento) e Borges (non è uno scrittore di gialli
ma è uno di quelli che ha giocato con il genere giallo e che ha dato il via a
quella tradizione di giallo metafisico.)
Gustafsson in un modo indiretto si riallaccia alla formula di Borges che utilizza
il plot narrativo del giallo per dire qualcos’altro (nei racconti similgialli di
Borges c’è una riflessione di stampo filosofico che prescinde dalla risoluzione
del mistero.)
In questo tipo di gialli il detective giunge alla soluzione (o alla possibile
soluzione) non attraverso la deduzione (come nei gialli classici) ma attraverso
l’abduzione (una forma di ragionamento logico in cui si perviene ad un minor
livello di certezza di conclusione del ragionamento. Di stampo probabilistico, in
parole povere: un calcolo delle probabilità che riducono il margine di errore).

Questo elemento ci riporta al tema del problema della conoscenza. Questi testi
(in particolare storia con cane e il decano) sono ricostruiti in maniera
probabilistica (c’è la presenza di un redattore che sceglie i testi da presentare e
l’ordine in cui metterli, per esempio nel decano c’è la bibliotecaria che trova dei
“manoscritti” in disordine e li riordina per dar vita al testo nella sua interezza,
cosa importante: la bibliotecaria ci dice esplicitamente di aver ipotizzato
l’ordine in cui queste pagine ritrovate vengono presentate al lettore).
Quindi siamo già di fronte ad un testo che ha probabilmente quella forma ma
che non la ha certamente. Quindi è possibile ipotizzare un ordine diverso del
materiale testuale→ rende il testo più difficile da capire e interpretare.

L’insieme di assiomi scientifici e filosofici che influenzano il pensiero


novecentesco (Principio di indeterminazione di Heisenberg): Non esiste una
forma di conoscenza del tutto oggettiva ma qualunque interazione tra il soggetto
che vuole conoscere e l’oggetto da conoscere causa delle interferenze, anche
solo attraverso l’atto di osservare l’osservatore altera, manipola, condiziona il
fatto osservato.
Il redattore cambia, altera il testo ricostruito.

Spenser (professore di filosofia specializzato in illuminismo francese): getta le


basi dell’epoca moderna con enfasi sulla ragione, la razionalità e
sull’affidabilità dell’intelletto umano. Rifiuta invece le teorie filosofiche tardo
moderne o postmoderne che mettono in crisi le basi certe della prima filosofia
illuminista. Studioso di Condillac (filosofo illuminista Francese) autore di un
trattato sulle sensazioni in cui sosteneva che il fondamento della conoscenza
umana fossero proprio i sensi. Un contatto col mondo esterno attraverso gli
organi di senso permette all’uomo di riflettere, comprendere il mondo esterno.
Le facoltà mentali vengono fatte derivare da un unico tipo di percezione
sensoriale che diventa il motore di tutti i meccanismi conoscitivi e percettivi.
Nel plot del Decano questo meccanismo è presente anche se è in modo opposto
(il personaggio ci viene presentato come una coscienza razionale e complessa,
dotato di molte facoltà e che nel corso del romanzo perde la capacità di
dominare e conoscere in maniera univoca il mondo, il suo io si frantuma a poco
a poco fino ad annientarsi). Il totale annullamento del personaggio avviene in
un deserto senza punti di riferimento nè di vita→ il simbolo di un mondo che
non è più leggibile né distinguibile.
Il momento chiave del passaggio da un coscienza piena al desiderio di morte di
Spencer (il protagonista del Decano) avviene all’incontro col Decano (che viene
rappresentato come un personaggio uscito dalle idee di Nietzsche e come lui è il
filosofo del dubbio. Serve ad instillare una serie di dubbi nella coscienza di
Spencer) questo incontro è una sorta di scintilla che porta Spencer a dubitare del
suo empirismo.
Il Decano si fa portatore anche di altre modalità per conoscere il mondo, in
questo e nei romanzi precedenti (della trilogia texana) ci sono riferimenti alle
pratiche sciamaniche, ci vengono citati personaggi che fanno uso di droghe con
l’intento di compiere viaggi sensoriali in un’altra dimensione.
Potremmo anche leggere il romanzo come una sorta di viaggio sciamanico di
Spencer che abbandona l’empirismo e si fa guidare dal decano (che a tratti
assume il ruolo del “santone”) ma senza giungere ad una conoscenza
ulteriore→ viaggio iniziatico al contrario: da una conoscenza razionalistica al
nulla.

Il problema della conoscenza è legato anche all’esistenza. In questi romanzi vi è


la sensazione che proprio come il testo è ricostruito sulla base di ipotesi, anche
l’idea e l’interpretazione di mondo dei personaggi sia basata su ipotesi.
All’interno di Windy racconta e del Decano, all’interno del piano testuale
vengono fatti coesistere diversi mondi.
Il mondo che Spencer racconta e che inizialmente crede di riuscire a conoscere
viene presentato come una delle tante possibili versioni della realtà.
Ci sono anche tantissimi riferimenti alla fantascienza (il fatto che una storia
fantascientifica sia ambientata spesso nel futuro o in un altro pianeta
sottointende che il mondo narrativo funzioni con delle regole diverse rispetto a
quelle condivise nel mondo che tutti conosciamo).

Un tale Winnicot ( un personaggio che viene nominato spesso ma che non


compare mai nei romanzi di questa trilogia. Altri personaggi ne parlano anche
diffusamente, è uno scrittore di fantascienza di cui si discutono romanzi ed
idee). La figura di questo scrittore serve a tematizzare il ruolo della fantascienza
come ipotesi di un mondo diverso dal nostro. Gli viene associata una setta che
ha dei riti di conoscenza particolari ( a un certo punto riceve una sorta di
conferma dell’esistenza di dio che agli altri personaggi viene negata, pur
sempre non comparendo mai all’interno dei romanzi).

Un altro elemento che crea confusione è il tema del doppio che viene portata
quasi all’eccesso (Spencer e il decano stesso sono 2 poli opposti, la certezza
illuministica e il dubbio. La morale di Spencer e l’amoralità del Decano. A volte
il decano viene rappresentato come un tentatore per Spencer con la promessa di
offrirgli una conoscenza superiore che sarebbe altrimenti impossibile da
raggiungere con i limitati mezzi umani. Spencer a volte non capisce se quello
che fa è frutto dei suoi desideri o se in un certo senso è manipolato dalla volontà
del Decano che a volte sembra abbia doti sovrannaturali, sappia cose
impossibili da sapere e che sia in luoghi impossibili da raggiungere). Questa
coppia principale che anima il romanzo viene poi ampliata e complicata da altre
coppie di personaggi (il cugino di Spencer, Derek che è il classico americano
pragmatico che mira soltanto alla realizzazione personale, al successo di stampo
economico. Mentre Spencer è vittima di una sfortuna economica allucinante,
quasi di stampo ereditaria, visto che deriva dal padre. Che ne fa inevitabilmente
un fallito). Lo stesso Decano ha un doppio, un tizio che indaga nel passato del
decano, risalendo a quando era in Vietnam per indagare ad un presunto crimine
di guerra.

Il tema del doppio→ frantumazione dell’identità: se non so chi sono, è difficile


dire se sono. (quando Spencer raggiunge il crollo totale delle sue certezze, si
sfalda anche la sua indentità e cessa di esistere).
Gustafsson mette in scena anche la precarietà di questo mondo narrattivo con
l’utilizzo (molto ricorrente) dell’intertestualità (il mondo narrativo è costruito
da frammenti di altri testi). In linea con l’idea dello scrittore: il mondo e la
realtà è solo effetto del linguaggio e quindi la realtà letteraria è soltanto l’effetto
di altri testi letterari. Ci sono tantissimi riferimenti: in “storia con cane”
abbiamo la descrizione della città texana in cui si svolge la storia che per viene
continuamente inondata da fiumi che straripano e piogge torrenziali
(riportandoci cosi in un’atmosfera biblica da diluvio universale).
Nel Decano abbiamo tanti riferimenti al Faust che ci aiutano a capire con
Spencer ma che in un certo senso rende il racconto irreale, diventando una
riscrittura di un personaggio letterario. ( paradossalmente uno degli studenti del
Decano vuole riscrivere una versione parodica del Faust ambientato nella
contemporaneità, che è proprio la descrizione del romanzo che stiamo
leggendo.)
C’è una porzione del Decano ambientata nel passato del Decano stesso (quando
era in Vietnam) in cui sembra di leggere una riscrittura di “cuore di tenebra”
attraverso Apocalypse Now (anch’esso riscrittura di cuore di tenebra)→ una
serie di riferimenti di testi diversi che sono riscritture di altri testi. Mina la
credibilità del mondo narrativo come una descrizione di eventi reali.

Altro problema presente nella trilogia è il problema morale (sia storia con cane
che il decano) per la loro forma letteraria mimano il genere testuale della
confessione (un personaggio attraverso alcuni scritti confessa un qualcosa di
“amorale” che ha commesso).
La modalità della confessione nasce dal bisogno morale di cercare una
punizione per il male che si è fatto che ristabilisca l’ordine e il confine tra il
bene i il male.

In questi romanzi Dio è visto come un principio che garantisce la possibilità di


vivere bene o male. I personaggi si arrovellano sulla questione dell’esistenza o
meno i dio e sulla sua natura (se esiste perché permette il male, forse Dio è
cattivo?)→ un tema che troviamo già in Dostoevskij.
Se viviamo in un mondo talmente ambiguo da non renderci possibile giudicare
le nostre azioni in base ad un principio morale, le nostre azioni perdono di
senso.

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