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1. Premessa
Presente sin dalle origini, il tema del simbolo resta centrale nella
psicoanalisi contemporanea: aldil degli orientamenti, la simbolizzazione un
elemento decisivo nella pratica clinica, di fronte ai rischi di arroccamento
narcisistico, autistico, del soggetto.
Nella storia della psicoanalisi il problema del simbolo diventa presto lo
spartiacque tra diverse concezioni del soggetto umano e della pratica analitica.
Nel simbolo e in generale nel simbolismo si coagula lincontro tra individuo e
gruppo umano, tra singolare e universale.
Quando Jung, con un netto cambiamento di paradigma rispetto alla vocazione
scientista di Freud, introduce una lettura speculativa, neognostica, per
rispondere alla complessit del problema, Freud (1916-1917) e i suoi allievi,
Abraham (1914), Ferenczi (1913, 1914), Jones (1916), cercano in contesti diversi
dalla psicoanalisi la spiegazione del simbolismo, dalla biologia alla storia della
cultura e delle religioni.
Lacan a sua volta riprende il problema del simbolo, che in fondo resta
irrisolto in Freud, come chiave di volta della teoria psicoanalitica: la psicoanalisi
una pratica della parola sul corpo pulsionale, del simbolico sul reale. Ci che
operativo della dimensione del simbolo appartiene al simbolico, il simbolico il
registro allinterno del quale si ordina e si svolge una psicoanalisi. Solo in questo
senso Lacan accoglie la proposta neokantiana di Jung di leggere il soggetto a
partire dalluniversale, senza concessioni metafisiche. 2 Lacan guarda sin
Il presente articolo costituisce la prima sezione di un lavoro pi vasto, utilizzato nel 2007 per
una tesi di DEA a Parigi VIII e che costituisce lossatura di un testo di prossima pubblicazione
sul tema del simbolismo in psicoanalisi.
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In una lettura che si richiama alla linea Kant - Cassirer il problema del simbolo affrontato a
partire dal segno. Il simbolo non il segno. Mentre il segno ritenuto avere un significato
definito, il simbolo nella sua funzione di rinvio trascende il piano delle correlazioni razionali e
rimanda a qualcosa di incognito. una strada che laicizza il simbolo di Jung (Trevi, 1987). Per
Kant i simboli sono utilizzati solo quando non possibile cogliere loggetto direttamente,
impossibile oggettivare un certo contenuto (Avtonomova, 1991). Certi contenuti, i concetti della
ragione, idee la cui realt oggettiva non empirica, hanno bisogno del simbolo per essere
significati (Kant, 1790; 1798). Lidea di Dio, la moralit, la libert, la cosa in s, possono essere
solo simbolizzate, a differenza dei concetti empirici e dei concetti dellintelletto. solo grazie ai
simboli che luomo pu accedere al noumeno. Il simbolo segna il limite tra ci che conoscibile
e ci che soltanto pensabile, tra il sapere scientifico, universale e necessario, e ci che pur
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Freud incontra il tema del simbolo e del simbolismo sin dagli esordi della
sua pratica, nei sintomi, nei sogni, negli atti mancati. Nei primi anni fa un uso
ingenuo del simbolismo, come strumento descrittivo di certi fenomeni clinici
(Freud,1890-1899). NellInterpretazione dei sogni lidea del simbolo come
segno, come sostituto, operativa nellesperienza psicoanalitica: il simbolo
tiene insieme due elementi, uno presente e laltro latente, da cogliere.
Linterpretazione del sogno la sostituzione del contenuto manifesto con quello
latente, di cui il manifesto portatore. Freud respinge linterpretazione
simbolica tradizionale del sogno, come messaggero di un significato riposto, da
sottoporre a un interprete; propone piuttosto il metodo cifrato, locale, non
globale. Salvo che la cifra dellinterpretazione la trova nelle libere associazioni
del sognatore stesso. In tal modo viene salvaguardata la particolarit del
soggetto, i cui simboli hanno soprattutto un valore individuale. Quella sedia,
quel libro, hanno per un determinato soggetto un valore radicalmente
idiosincratico, ricavabile solo dalla sua storia. Non c interprete che tenga, se
non prende conto delle parole del sognatore.
Peraltro, gi nei primissimi anni del nuovo secolo, grazie anche alle
ricerche di Stekel, Silberer e Jung, Freud si trova spinto a studiare i rapporti tra
il nuovo materiale psicoanalitico e i risultati di altre discipline: mitologia, storia
delle religioni, folklore ecc. Si accumulano le prove di una sorta di fondo
comune dellumanit, attraverso la comparazione di culture distanti, mai
entrate in contatto, che hanno produzioni mitiche e religiose simili e si
avvalgono degli stessi simboli. Mano a mano entra sempre pi al centro dei suoi
interessi il tema dellorigine e della trasmissione dei simboli.
Vengono a precisarsi due tematiche: la prima quella del rapporto tra il
pensiero simbolico, visto come pensiero primitivo, primario, arcaico, e il
pensiero cosiddetto razionale, tipico della coscienza delluomo civilizzato e che
trova la sua massima espressione nella scienza.
La seconda riguarda il problema della diffusione e della trasmissione del
pensiero simbolico, mitico e religioso.
4. I simboli nellesperienza psicoanalitica
mile Durkheim
Per la sociologia francese, a partire da mile Durkheim, la presenza del
simbolismo essenziale e costitutiva della vita sociale. Il progetto di Durkheim
quello di integrare le scienze sociali nelle scienze naturali: i fatti sociali sono le
cose di cui si deve occupare la sociologia scientifica. Luomo, come essere
naturale, un fatto sociale. Sociale vuol dire in grado di comunicare e di seguire
determinate regole: contro il rischio dellanomia, della mancanza di norme che
permettano il funzionamento della comunit, il simbolismo fornisce le regole
valide per tutti gli individui.
Durkheim coglie la centralit del simbolismo nelle regole sociali, ma anche
nelle credenze e nelle rappresentazioni collettive, nella religione e nelle varie
forme di comunicazione. Il gruppo sociale dotato di una potenza simbolica che
si esercita nella propriet dei beni come nei fenomeni del sacro e della fede
religiosa, nei quali il simbolismo delle rappresentazioni collettive trova una
figurazione (Zafiroupolos, 2001).
Marcel Mauss
Allinizio del secolo ventesimo Marcel Mauss, nipote di Durkheim, studia
la magia come sistema simbolico: prima del Corso di linguistica generale di
Saussure, Mauss (Mauss, 1902) ha unimpostazione strutturalista: la magia,
come il linguaggio, funziona in modo oppositivo, a partire da elementi
significanti diacritici, oppositivi (Aflalo, 2004).
Mauss va oltre Durkheim: non solo il simbolico essenziale al sociale, ma
la realt sociale in s intrinsecamente simbolica; i simboli sono fatti sociali,
non hanno una funzione meramente rappresentativa (1902). Il simbolismo per
Mauss non un modo per spiegare a posteriori i fenomeni, ma li organizza. Il
simbolismo costituisce il sistema di funzionamento dello spirito umano, ne
organizza lindividualit e la collettivit, come accade col linguaggio. Cos il
simbolismo, da una parte un prodotto della natura ma nello stesso tempo
permette alluomo di innalzarsi al di sopra della natura. Ogni individuo
interiorizza il simbolismo, ogni gruppo umano col simbolismo pu avere
coscienza di se stesso.
I simboli sono un insieme strutturato, in senso algebrico: spesso hanno un
referente ma innanzitutto parlano tra loro, rinviano gli uni agli altri, fanno
sistema. Il simbolo ordina la realt umana: nel mito, nella magia come nella
cultura in generale, i simboli non si limitano a rappresentare una realt data, ma
in qualche modo attraverso la loro relazione la organizzano.
Lapporto di Mauss a Lacan non si limita alla prospettiva strutturalista dei
simboli. Per Mauss il sociologico precede lo psicologico, come per Lacan LAltro
precede e determina il soggetto. Lo psicologico per Mauss solo una traduzione,
sul piano dello psichismo individuale, di una struttura propriamente
sociologica, a cui subordinato. La vita sociale un mondo di rapporti
simbolici. Il processo di scambio, centrale nelle comunit umane regolato
dalla funzione simbolica. Un fatto sociale totale costituisce la realt degli
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principio del piacere aveva mostrato il nesso tra presenza e assenza, tra la
parola e la morte. Il simbolo puro, simbolo zero nel senso di Lvi-Strauss
(1950), rappresentazione dellassenza e combinatoria presenza/assenza. Nel
Fort/Da del bambino freudiano la matrice della coppia fonematica che genera
la lingua.
Cos linconscio freudiano colto con Mauss e soprattutto con LviStrauss, allinterno dei quadri nominali dellalleanza e della parentela, nelle
leggi della parola.
Lesperienza analitica mette lanalista di fronte allazione della parola e al
potere del simbolo. Nellazione della parola si manifesta lesigenza cruciale per il
soggetto di farsi riconoscere nellambito delle sue relazioni intersoggettive e
questo fondamentale desiderio di riconoscimento declina la relazione analitica.
Il simbolo cos patto interumano, espressione sociale dellesigenza di
riconoscimento.
Lesigenza di riconoscimento implica che l'atto di parola non tanto un
atto di comunicazione quanto di fondazione; nella lettura di Kojve della
dialettica hegeliana della Fenomenologia dello spirito, il soggetto per esistere
deve essere riconosciuto dallaltro.
Lanalista deve esserne consapevole nel suo atto: linterpretazione pu
avvenire solo allinterno del sistema simbolico proprio al soggetto, deve
riconoscerlo come soggetto e restituirgli quella libert che gli permetter di
anteporre alla soddisfazione pulsionale, propria dellimmaginario, un
soddisfacimento simbolico.
Lopposizione tra parola vuota e parola piena un approccio effettivo al
simbolo: la parola piena ha valore di simbolo, il vero atto di parola, un atto
simbolico in grado di trasformare entrambi i soggetti implicati. Anche se Lacan
abbandoner questa distinzione, sul piano fenomenologico questa resta
euristica, nel mostrare lazione trasformativa del simbolo nel rapporto
intersoggettivo e la funzione della risposta nel riconoscimento.
Il soggetto, a sua insaputa, orientato da un fondamentale desiderio di
riconoscimento, che prevale su tutti i desideri. Il desiderio di riconoscimento
rimosso e quindi deve prima essere stato assunto dal soggetto come parola, farsi
simbolo, allinterno di una storia che costituita dalla parola rivolta allaltro.
Lordine allinterno del quale si situano i concetti della psicoanalisi un campo
di linguaggio e in questo testo Lacan lo battezza come lordine simbolico.
In polemica con le teorie della presa di coscienza, con Jaspers e le sue relazioni
di comprensione Lacan sostiene la ricchezza dellanalisi freudiana. Non si tratta
di presa di coscienza ma di passaggio alla parola che bisogna sia intesa da
qualcuno l dove non poteva nemmeno essere letta da nessuno: messaggio la cui
cifra perduta o il destinatario morto.
Lacan sottolinea limportanza della lettera del messaggio che manifesta il
carattere equivoco della parola: la funzione della parola di celare quanto di
scoprire. Nel testo si deve cogliere ci che la parola dice e ci che non dice, e a
questo testo sono legati i sintomi nello stesso modo in cui un rebus legato alla
frase che nasconde e insieme apre alla decifrazione.
Il metodo della psicoanalisi un metodo dialettico: larticolazione
dellantropologia tra individuo e cultura, tra soggetto e societ nella psicoanalisi
si presenta come coniugazione tra il particolare con luniversale, dove
luniversale la struttura simbolica. I concetti della psicoanalisi sono dialettici:
un concetto dialettico il soggetto, e cos la parola e il linguaggio.
Lacan si sofferma sul simbolo nella scienza: da una parte il metodo
simbolico della scienza fisica seziona il reale e cancella il soggetto. Nello stesso
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Nota Bibliografica
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35.
Mauss M., 1902, Saggio di una teoria generale della magia, in Teoria generale della
magia ed altri saggi, Einaudi, Torino, 1965.
36. Miller J. -A., 1986, Schede di lettura lacaniane, in Il mito individuale del nevrotico, cit.
37. Miller J.- A., 1996a, I sei paradigmi del godimento, in I paradigmi del godimento, cit.
38. Miller J.- A., 2001, Le dernier einsegnement de Lacan, in La Cause freudienne n. 51,
Seuil, Paris, 2002.
39. de Saussure F., Corso di linguistica generale, Laterza, Roma-Bari, 1970.
40. Trevi M., 1987, Per uno junghismo critico, Bompiani, Milano.
41. Zafiropoulos M., 2001, Lacan et les sciences sociales, PUF, Paris.
42. Zafiropoulos M., 2003, Lacan et Lvi-Strauss, 1951-1957, PUF, Paris.
43. Zenoni A., 1991, Il corpo dellessere parlante, Bruno Mondadori, Milano, 1999.
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