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La Letteratura Comparata nasce agli inizi dell’800 come disciplina che

metteva a confronto due autori o due opere che erano state a stretto
contatto (Boccaccio con Chaucer)//riprendi in seguito pagina 14.

Nelle Letterature Comparate si analizzano i concetti di ramificazione e


rizoma, in cui nel 1o caso si fa riferimento a un genere, a una cultura di
riferimento o a una forma letteraria, da cui scaturiscono diverse
manifestazioni, diversi prodotti con caratteristiche diverse ma con una base
comune, poiché dalla radice si passa al tronco, per poi sfociare nella
varietà del fogliame, tanto diverso ma uguale se lo si considera nel suo
macrocosmo, appartenente allo stesso albero.
Il concetto di rizoma

Epos e romanzo sono generi con delle proprie caratteristiche sviluppatesi


in contesti e in tempi diversi, che assumono un’ottica e un sapore diverso.
L’epos, per influsso delle numerose opere di autori latini e greci, si
costruisce secondo una fissità delle caratteristiche, in cui vi è come
protagonista un eroe con specifiche qualità fisiche e morali pronto a
compiere una ambiziosa missione.
Il romanzo scardina, è frammentario e non occupa un ruolo preciso, ma
interroga i segni del tempo e appare dinamico nel suo microcosmo (gli
strumenti usati per costruirlo, come codici, topoi e figure retoriche).
Non a caso esistono vari generi di romanzo, che cambiano il tipo di
strumenti e il numero in base a come dovrà essere costruito.
Il genere è la sezione dove specifiche caratteristiche si incardinano, il
verso di prosecuzione della trama, la descrizione di scenari, contesti più o
meno storici e dettagli che definiscono un modello unico.
La forma è dettata da un uso più intrinseco, degli strumenti adoperati e si
può spaziare dalla prosa alla poesia, all’uso di monologhi, soliloqui fino al
focus e all’ottica di chi o cosa si intende presentare.

Il medium è il mezzo attraverso cui passa un messaggio e non è una forma


espressiva ma può esserlo.
Es. Fotografia, cinema, pittura ecc.
Gli studi mediali sorgono nella prima metà del 900 e con un approccio
sociologico, stabiliscono che il mezzo modifica il messaggio.
Ad oggi si dice che il mezzo è messaggio.
Nell'antichità si parlava di arte come sistema, in cui ogni manifestazione
artistica svolgeva il suo ruolo specifico.
Ebbene, anche oggi si può parlare di sistema dei media, che va pensata con
un certo grado di mobilità, in cui i media comunicano fra loro e non sono
rigidi e isolati.
Fra i media e le arti esistono rapporti di complementarietà e di influsso
reciproco.
Fra i media può esserci influenza (reciproca), rapporto di
complementarietà poiché un media può svolgere un lavoro meglio ti un
altro o può fare più cose.
I media sono interdipendenti poiché comunicano fra loro e influenzano il
loro modus operandi
Nel 2000 Boiter e Grusin pubblicano un libro chiamato "Remediation" in
cui spiegano il concetto di rimediazione e dicono che i nuovi media spesso
funzionano rimediando i vecchi.
Ad esempio la televisione ha rimediato il cinema e ad oggi si collega
Internet come medium attraverso lo streaming, quindi un medium artistico
veicolato da un medium non artistico.
*Intermediale: che si esprime attraverso diversi mezzi e canali di
comunicazione.
*Transmediale: prodotto o contenuto capace di viaggiare tra più
piattaforme distributive e di incarnarsi su media differenti secondo le
regole della convergenza.

Quando si parla di media si fa riferimento al mezzo tecnologico attraverso


cui è trasmesso un contenuto.
Il concetto di intertestualità è stato sviluppato negli anni 60
dall’intellettuale franco-bulgara Julia Kristeva, che afferma che il testo è
un mosaico di citazioni

Un esempio di intertestualità è il “The Weste Land” di Eliot in cui fa una


pastiche (testo fatto da pezzi di altri testi) di pezzi di testi di altre opere,
quindi quest’opera ha un altissimo grado di citazionalità data dalla corposa
presenza di riferimenti.
Umberto Eco in una intervista ha detto che l’intertestualità può essere
prodotta anche in maniera inconscia o se non è stato letto un libro, proprio
perchà la nostra produzione o lettura presuppone un bagaglio di
conoscenze della propria cultura e tradizione letteraria.
Federico Bertoni e Chiara Lombardi asseriscono all’intertestualità come
recente in quanto definizione, poiché come fenomeno è antico tanto quanto
la testualità e la letteratura.
Un testo nasce in un preciso contesto letterario e l’autore che scrive ha un
proprio bagaglio letterario da cui attingere più o meno inconsciamente.
Chiara Lombardi parla di intertestualità diffusa attraverso la metafora del
tessuto: il testo è considerato come un intreccio di fili.
Risemantizzazione: interpretare un testo (con differenza di tempo e
cultura) dandogli nuovi significati.
Le Letterature Comparate si occupano di 4 aspetti principali:
1)Tema
2)Motivi
3)Miti
4)Topoi
Il tema è un argomento del testo già sviluppato e organizzato, è la materia
stessa del testo.
Secondo Bertoni, il tema si posiziona tra l’organizzazione testuale e il
mondo reale (extratesto).
La tematologia studia lo sviluppo in senso storico e diacronico dei tempi,
come variano e come vengono intesi e sviluppati nelle diverse epoche.
Esempi di temi comuni nelle opere letterarie sono la marginalizzazione in
Rosso Malpelo e Oliver Twist, la follia nel Don Chisciotte e nell’Orlando
Furioso, l’annichilamento nel Kinkaku-ji e in Dissipatio H.G.
Emilia di Rocco spiega come fra gli studiosi ci sia incertezza circa la
distinzione tra tema e motivo, in cui il motivo può essere inteso come
quello musicale: si pensi a Wagner, al suo leitmotiv (motivo conduttore) in
cui crea brani e melodie che toccano determinate corde dell’anima,
producendo un motivo musicale che risveglia una specifica sensazione.
Oggi nei film si inseriscono colonne sonore atte a enfatizzare ciò che si
cerca di spiegare visivamente, proprio come Wagner faceva coi suoi motivi
e coi suoi personaggi.
Nella Letteratura il motivo è ricorrente nel testo ma meno evidente, non
rappresenta il tema principale ma crea una serie di intrecci armonici per
cui quel motivo acquista corpo e volume nelle pagine di un libro.

Il motivo si distingue dal tema poiché è molto più ricorrente, è un’unità


minima e può figurare in genere un personaggio, una parola o un aspetto
particolare.
Molti sono gli studiosi che affermano che il motivo sia una parte del tema,
un’idea generale che si esprime attraverso queste raffigurazioni.
In “The Wasteland” l’acqua è un motivo.
Inoltre, il motivo è ricostruito e identificato a posteriori.
Il motivo può anche essere un elemento ricorrente nella tradizione
folkloristica o letteraria, come le 3 classiche prove da superare nelle fiabe
per ottenere l’amore della donna amata.
Il topos è il locus comunis, ossia lo spazio mentale dove l’oratore
recepisce le idee e gli argomenti da trattare; se nella retorica antica indica
la sede degli argomenti, nel Medioevo verrà a designare l’argomento
stesso.
Il topos è una configurazione strutturata e relativamente stabile di motivi.
Può essere una formula retorica ( falsa modestia, invocazione della natura),
una personificazione (la Dea Natura, le Muse), una figura stereotipata, una
metafora, un complesso d’immagini paesaggistiche ( il locus amoenus)
ecc.
È quindi una costante tematica che può specificarsi in un singolo testo, ma
è comunque parte di una tradizione.
Il termine mito deriva dal greco mythos (parola, racconto), che rappresenta
le gesta di esseri importanti, semidivini o divini e servono a spiegare i
dubbi umani: peculiare è il fatto che si sia dapprima diffuso oralmente ed è
contiguo nella tradizione popolare.
I miti possono essere:
1)Teogonici, origine degli dei
2)Cosmologici, creazione e ordinamento del mondo
3)Antropogonici o antropologici, origine dell’umanità
4)Escatologici, che riguardano il futuro del mondo o dell’oltretomba
5)Eziologici, che cercano di spiegare le cause e l’origine di aspetti e fatti
della realtà
6)Soteriologici, sull’attività di un eroe civilizzatore
Ulisse ne è un grande esempio e noi lo conosciamo sia tramite la
tradizione omerica, sia tramite rivisitazioni succedutesi nel corso del
tempo: Dante presenta Ulisse come chi affamato di conoscenza o l’Ulisse
di Joyce, che addirittura diventa il rovesciamento di quello omerico,
nonché un Ulisse che si lascia sconfiggere.

L’estetica è una disciplina nata in ambito filosofico nel 700: nasce con lo
scopo di creare una metodologia razionale che possa spiegare e affrontare
l’arte e il concetto stesso di bellezza.
Verrà poi fondendosi con la letteratura, garantendo un’analisi estetica
all’impostazione del libro, alle espressioni utilizzate, al tipo e alla
ricorrenza di figure retoriche o onomatopeiche (pensa a D’Annunzio) e ai
temi trattati.
È anche vero che trattare in maniera razionale il bello è impossibile: il
bello è tanto enigmatico quanto sfuggente, per cui ci si inizia ad
approcciare con una diversa chiave di lettura.
L’uomo è un intreccio armonioso di razionale e irrazionale ed è questo il
punto d’incontro dell’estetica.
Prescinde dallo spazio, dal tempo e da fattori socio-culturali: è in questo
senso che si può parlare di comparatistica in estetica.
Dal Rinascimento in poi emerge una nuova componente, in maniera
graduale, l’originalità.
Esso è sinonimo di unicità, dove si comprende che ognuno ha uno stile
ritrattistico e contenutistico unico e intende lasciare un segno di quella
unicità.
Essere non originali equivale a plagiare l’arte classica, divenendo dei
semplici artigiani, non quindi artisti che calcano la propria firma sull’opera
d’arte.
Al concetto di originalità si lega anche quello di creatività, che marca in
maniera più evidente il fatto che il prodotto presentato incarna l’essenza
estetica di un preciso artista e lo accogliamo in senso positivo, come se del
monotono si fosse fatta una rivoluzione rendendolo policromo, colorato,
variopinto e quindi sfaccettato.
Al concetto di originalità può legarsi anche la rottura delle forme e dei
generi: si pensi al Calligrammes di Apollinaire, che scrive una sorta di
poesia rappresentandola graficamente come una Torre Eiffel.
I generi sono categorie che raccolgono per sommi capi delle specifiche
caratteristiche, ciò nonostante il contenuto può spaziare fra più generi o
reinventarsi, arricchendosi di nuovi elementi estranei al genere.
Quando di un testo o di quella che dovrebbe essere una poesia non c’è
immediata riconoscibilità, ci si trova dinanzi a un prodotto non ingabbiato
in categorie, ma mobile e libero di orientarsi secondo i gusti dell’autore.
Molto spesso per capire a che genere appartiene un testo ci si serve del
paratesto: tutto ciò che accompagna il testo in senso stretto e che gli sta
vicino (dal greco para che vuol dire “intorno a”, “vicino a”).
In un romanzo l’indice dei capitoli è parte di quello che viene chiamato il
paratesto, ma può anche essere la copertina.
Nonostante il paratesto sia una delle modalità che ci sono per individuare il
genere di cui un testo fa parte, essa non è né la più complessa né la più
interessante.
Per “grado di coesione” ci si riferisce alla capacità di un concetto di
attrarre per similitudine i testi.
Il genere è più generico e quindi ha più forza di coesione della forma.
Per forme si intendono due tipi di cose:
1)Stile
2)Elementi testuali, anche minimi come la scelta di usare l’imperfetto da
parte di Flaubert o l’uso della punteggiatura
3)Modelli generali in cui un’opera si colloca, come la prosa o il romanzo
Riguardo i generi, ci sono esempi storici che ne testimoniano l’importanza
e una discussione viva circa la loro natura e importanza: si pensi al Genji
Ippon Kyō dell’abate Chōgen, il quale stila una classifica dei generi in
senso decrescente e al 1o posto spiccano i sutra Buddhisti.
Un concetto molto importanti negli studi inter artes è quello dell’ekphrasis,
tradizionalmente intesa in Letteratura come la descrizione di un oggetto o
di un’opera d’arte.
Una definizione più recente afferma che sia una rappresentazione verbale
di una rappresentazione visiva.
Fusillo rinnega che l’ekphrasis ponga in stallo la narrazione, bensì serve a
far sì che possa continuare orientando diversamente il proprio focus.
L’ekphrasis può avere una funzione metaletteraria e metanarrativa.
La funzione metaletteraria permette al testo di riflettere su se stesso.

Importante negli studi moderni sono gli studi su tecniche, forme e sistemi
di segni delle varie rappresentazioni artistiche e quelle che maggiormente
hanno dialogato fra loro da un punto di vista storico sono le arti visive e
verbali.
È bene comprendere anche quale forma artistica rappresenta al meglio un
determinato elemento e quale ha strumenti che un’altra non possiede.
Ci sono poi prodotti ibridi, che possono essere codici o medium anche, e
un esempio lampante è il fumetto, composta da raffigurazioni
iconografiche e da dialoghi, ma anche il cinema e il teatro si compongono
di rappresentazioni artistiche a più livelli.
Ricorda “Il piccolo principe”.

Il comparatista italiano Michele Cometa distingue l’ekphrasis mimetica da


quella nozionale.
Quella mimetica presenta la descrizione di un oggetto, di un quadro che
realmente esiste, mentre quella nozionale è la resa descrittiva di un oggetto
fittizio.
Un buon esempio è “Il ritratto di Dorian Gray”.

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