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metteva a confronto due autori o due opere che erano state a stretto
contatto (Boccaccio con Chaucer)//riprendi in seguito pagina 14.
L’estetica è una disciplina nata in ambito filosofico nel 700: nasce con lo
scopo di creare una metodologia razionale che possa spiegare e affrontare
l’arte e il concetto stesso di bellezza.
Verrà poi fondendosi con la letteratura, garantendo un’analisi estetica
all’impostazione del libro, alle espressioni utilizzate, al tipo e alla
ricorrenza di figure retoriche o onomatopeiche (pensa a D’Annunzio) e ai
temi trattati.
È anche vero che trattare in maniera razionale il bello è impossibile: il
bello è tanto enigmatico quanto sfuggente, per cui ci si inizia ad
approcciare con una diversa chiave di lettura.
L’uomo è un intreccio armonioso di razionale e irrazionale ed è questo il
punto d’incontro dell’estetica.
Prescinde dallo spazio, dal tempo e da fattori socio-culturali: è in questo
senso che si può parlare di comparatistica in estetica.
Dal Rinascimento in poi emerge una nuova componente, in maniera
graduale, l’originalità.
Esso è sinonimo di unicità, dove si comprende che ognuno ha uno stile
ritrattistico e contenutistico unico e intende lasciare un segno di quella
unicità.
Essere non originali equivale a plagiare l’arte classica, divenendo dei
semplici artigiani, non quindi artisti che calcano la propria firma sull’opera
d’arte.
Al concetto di originalità si lega anche quello di creatività, che marca in
maniera più evidente il fatto che il prodotto presentato incarna l’essenza
estetica di un preciso artista e lo accogliamo in senso positivo, come se del
monotono si fosse fatta una rivoluzione rendendolo policromo, colorato,
variopinto e quindi sfaccettato.
Al concetto di originalità può legarsi anche la rottura delle forme e dei
generi: si pensi al Calligrammes di Apollinaire, che scrive una sorta di
poesia rappresentandola graficamente come una Torre Eiffel.
I generi sono categorie che raccolgono per sommi capi delle specifiche
caratteristiche, ciò nonostante il contenuto può spaziare fra più generi o
reinventarsi, arricchendosi di nuovi elementi estranei al genere.
Quando di un testo o di quella che dovrebbe essere una poesia non c’è
immediata riconoscibilità, ci si trova dinanzi a un prodotto non ingabbiato
in categorie, ma mobile e libero di orientarsi secondo i gusti dell’autore.
Molto spesso per capire a che genere appartiene un testo ci si serve del
paratesto: tutto ciò che accompagna il testo in senso stretto e che gli sta
vicino (dal greco para che vuol dire “intorno a”, “vicino a”).
In un romanzo l’indice dei capitoli è parte di quello che viene chiamato il
paratesto, ma può anche essere la copertina.
Nonostante il paratesto sia una delle modalità che ci sono per individuare il
genere di cui un testo fa parte, essa non è né la più complessa né la più
interessante.
Per “grado di coesione” ci si riferisce alla capacità di un concetto di
attrarre per similitudine i testi.
Il genere è più generico e quindi ha più forza di coesione della forma.
Per forme si intendono due tipi di cose:
1)Stile
2)Elementi testuali, anche minimi come la scelta di usare l’imperfetto da
parte di Flaubert o l’uso della punteggiatura
3)Modelli generali in cui un’opera si colloca, come la prosa o il romanzo
Riguardo i generi, ci sono esempi storici che ne testimoniano l’importanza
e una discussione viva circa la loro natura e importanza: si pensi al Genji
Ippon Kyō dell’abate Chōgen, il quale stila una classifica dei generi in
senso decrescente e al 1o posto spiccano i sutra Buddhisti.
Un concetto molto importanti negli studi inter artes è quello dell’ekphrasis,
tradizionalmente intesa in Letteratura come la descrizione di un oggetto o
di un’opera d’arte.
Una definizione più recente afferma che sia una rappresentazione verbale
di una rappresentazione visiva.
Fusillo rinnega che l’ekphrasis ponga in stallo la narrazione, bensì serve a
far sì che possa continuare orientando diversamente il proprio focus.
L’ekphrasis può avere una funzione metaletteraria e metanarrativa.
La funzione metaletteraria permette al testo di riflettere su se stesso.
Importante negli studi moderni sono gli studi su tecniche, forme e sistemi
di segni delle varie rappresentazioni artistiche e quelle che maggiormente
hanno dialogato fra loro da un punto di vista storico sono le arti visive e
verbali.
È bene comprendere anche quale forma artistica rappresenta al meglio un
determinato elemento e quale ha strumenti che un’altra non possiede.
Ci sono poi prodotti ibridi, che possono essere codici o medium anche, e
un esempio lampante è il fumetto, composta da raffigurazioni
iconografiche e da dialoghi, ma anche il cinema e il teatro si compongono
di rappresentazioni artistiche a più livelli.
Ricorda “Il piccolo principe”.