(MODULO A)
I generi letterari (Modulo A)
Pag. XXXIV-LXXXVI
Tradizione\Innovazione: Dal latino traditio (da tradere, ‘consegnare, trasmettere), tradizione indica la trasmissione del
patrimonio culturale, in tutti i suoi vari aspetti, tra le diverse generazioni umane: la parola viene generalmente
impiegata per designare l’insieme delle forme culturali, delle credenze, degli usi e dei modi della vita, ereditati dal
passato e tenuti in vita, in qualche modo, anche nel presente. Essa si riferisce quindi a tutte le sue manifestazioni di
persistenza e continuità del passato, sia nella forma della scrittura che in quella dell’oralità. L’intero svolgimento della
cultura umana, può essere visto come lo svolgimento di un insieme di tradizioni, legato ad un continuo tra tradizione,
cioè una cultura ha ereditato dal passato, e innovazione, tentativo di creare nuove forme e modi di vita e di cultura: e la
stessa storia della letteratura viene concepita come lo sviluppo di una continuità dialettica tra tradizione ed innovazione
(tensione alla rottura dei codici stabiliti); nell’ambito della filologia, per tradizione si intende la concreta trasmissione
di un testo nel tempo, l’insieme di manoscritti, delle stampe, delle testimonianze relative alla sua circolazione, dei
modi della diffusione pubblica.
Estetica: E’ la disciplina che studia le forme artistiche nel quadro del sistema generale della conoscenza, definendone
caratteri e fondamenti da un punto di vista filosofico. Essa nacque nel corso del secolo XVIII, quando si cerca di
spiegare la conoscenza artistica nel suo rapporto con le sensazioni, in relazioni ai concetti di gusto e sensibilità: la
stessa parola estetica fu introdotta dal filosofo tedesco Baumgarten, che la ricavò dal greco aìsthesis (sensazione), ed
intitolò Estetica un suo trattato latino. La filosofia idealistica tedesca attribuì un ruolo fondamentale all’estetica..
.. Come studio del significato della dimensione artistica dello spirito. Tra 800’ e 900’, l’estetica filosofica si è sviluppata
come disciplina autonoma ed ha avuto un ruolo essenziale nella critica, nella riflessione sulla letteratura e nella stessa
elaborazione della poetica. Nel corso del 900’, nel tentativo di definire il carattere peculiare dei fatti artistici, l’estetica si
è servita del più grande contributo delle più varie scienze umane, e tra l’altro ha prestato grande attenzione ai rapporti tra
le diverse arti e alle funzioni del pubblico (in particolare il caso dell’estetica e della ricezione). La disciplina si è più volte
interrogata sul destino della comunicazione artistica nel mondo moderno, nell’estetico diffuso nella vita quotidiana, sul
suo carattere ingannevole ed illusorio.
Imitazione\Mimesi\Diegesi\Rappresentazione\Realismo:
Nella Grecia classica era ampiamente diffusa la definizione della poesia e dell’arte come imitazione della natura, a
partire dalla quale nei secoli si è venuta svolgendo una lunga discussione sulla distanza o sulla vicinanza dall’arte ai
modelli limitati. Secondo la concezione aristotelica, le forme artistiche sono la riproduzione artificiale di una realtà
preesistente; in questo senso la nozione di mimesi assume una portata generale: le forme artistiche vengono ricondotte
tutte alla rappresentazione del mondo reale. Ma si deve riconoscere una differenza tra la mimesi in senso particolare e la
diegesi; mentre la mimesi è intesa come rappresentazione scenica, riprodotta da gesti e voci umani, la diegesi (dal greco,
narrazione) è invece il modo narrativo che riferisce le situazioni e i gesti, le parole dei personaggi di un soggetto narrante,
che appunto li racconta, senza metterli in scena. Le nozioni più generali di arte come imitazione della natura e
rappresentazione della realtà hanno avuto una lunga fortuna nella storia della nostra cultura. Un concetto diverso e
parallelo di imitazione, si è sviluppato nell’orizzonte del classicismo..
.. In seguito all’individuazione di alcune opere considerate come ‘classiche’, sentite come modelli di cultura, lingua, di
stile e umanità: in questo senso, già presso i latini, imitatio è in effetti imitazione dei grandi autori, ricerca ed
elaborazione di regole e norme da seguire. La continuità del concetto greco di mimesi agisce nella tradizione artistica
dell’Occidente nella costante ricerca di un rapporto con la realtà; il termine realismo, entrato in uso intorno alla metà
dell’800’ indica ogni tentativo di rappresentazione artistica di una realtà vera e concreta. Vi si può scorgere una
continua opposizione tra tendenze miranti alla rappresentazione della realtà e tendenze basate invece fuga del reale,
sull’invenzione fantastica. Nel 900’ si sono costruiti programmi realistici rigidi e meccanici, tendenti quasi ad una
riproduzione fotografica della realtà; si sono elaborate teorie che hanno legato il valore artistico dell’arte, al
rispecchiamento oggettivo della realtà. Al giorno d’oggi, il realismo non è un carattere necessario di ogni
comunicazione letteraria ma la letteratura al giorno d’oggi, cerca di mantenere un rapporto saldo con la tradizione
realistica.
Poetica: Al trattato di Aristotele sulla Poetica, risale la fondazione di una disciplina che si occupa dei modi e delle
forme del fare poetico. Ma lo statuto di questa disciplina non è chiaramente definito, in quanto può essere intesa come:
1)elaborazione teorica sulle forme e i caratteri della poesia, 2)come definizione di norme, regole, insegnamenti pratici
per gli scrittori, 3)come programma che ogni scrittore si pone nel costruire le sue opere, 4)come insieme degli elementi
tecnici e stilistici, della sensibilità culturale, delle forme dell’istruzione letteraria con cui ogni scrittore è in rapporto. In
Aristotele, si è avuto un rapporto stretto tra poetica e retorica: la poetica si è rivolta probabilmente rivolta verso la
riflessione sugli organismi letterari visti come un risultato di un ‘fare’, di una capacità costruttiva dell’autore.
Ma per fare ciò, ha avuto bisogno della retorica come disciplina del discorso persuasivo e delle regole
dell’argomentazione. Il nesso tra poetica e retorica è evidente nell’Ars poetica di Orazio. Una definizione più specifica
di poetica, si ha nel 500’, con la riscoperta delle Poetica di Aristotele, ma un netto sganciamento dei due ambiti ha luogo
solo nel corso del 700’, con l’avvicinamento della poetica ad una nuova disciplina, l’estetica. A partire dal
Romanticismo, con la rottura della tradizione letteratura precedente, la poetica è apparsa come l’insieme di riflessioni di
ogni poeta e di ogni artista del suo fare poetico. Nel 900’ si è usato il termine poetica per definire ogni riflessione sulla
poesia e sulla letteratura che non ha obiettivi teorici ma si svolge in funzione del fare poetico. La poetica non si
presenta come una disciplina che miri a definire regole o spiegare il senso generale dell’esperienza letteraria, ma come
la coscienza stessa, che volta per volta accompagna il fare letterario. E’ quindi necessario seguire storicamente i modi in
cui essa ha agito nelle diverse culture e nelle diverse società, creando ogni volta le condizioni specifiche dell’esperienza
letteraria.
Immaginario:
Parole come immagine e immaginazione hanno avuto molteplici usi e significati nella tradizione storica: sono state
riferite sia alla rappresentazione degli oggetti sensibili che all’elaborazione di figure e realtà fantastiche, costruite dalla
mente dell’uomo, anche al di fuori del controllo della coscienza (come ad esempio, le immagini del sogno). Il termine
immaginario viene variamente usato per indicare l’insieme di elementi mentali, desideri, bisogni fisici, speranze, sogni,
fantasie, con cui gli individui e le società interpretano l’esistenza, su un piano che non coincide né col lavoro e l’attività
pratica, né con la conoscenza critica e razionale. Esso agisce nell’intera vita sociale dell’umanità ma si sa che non
hanno una realtà materiale, ma li si guarda come fossero reali.
Mito\Archetipo:
Il termine greco indicava in origine ogni parola che connettesse la conoscenza di una realtà, fatta proprio dalla cultura
collettiva e dalla tradizione orale: si riferì a ogni racconto sugli dei ed eroi, ed infine ad ogni organismo narrativo costruito
su principi diversi da quelli della verifica razionale e logica. Con mito si designa così il sistema di narrazioni e credenze
legate alle più antiche forme rituali; e con mitologia si intende sia l’insieme di queste narrazioni e credenze che la scienza
non studia. Le narrazioni mitologiche si svolgono dalla più originaria attività simbolica; il mito si allontana spesso dal
diretto rapporto con la religione, diventa parte dell’immaginario culturale collettivo. Esso continua d’altra parte a
circolare nelle civiltà più avanzate, anche in ambiti dominanti del calcolo e della logica razionale; ma ne vengono
elaborati anche di nuovi, miranti ad occultare e a mistificare le forme della vita sociale. A partire dalla riflessione di
Giambattista Vico, filosofi e diversi studiosi, hanno individuato lo stretto legame che vi è tra la conoscenza mitica e la
stessa origine del linguaggio e della poesia. Nel mito si riconosce così la prima manifestazione nella storia del linguaggio
poetico le radici della poesia vengono ricondotte alla conoscenza intuitiva e pre-razionale del mito. Nonostante si è
spesso cercato di allontanarsi dalla conoscenza mitica, notiamo come il Romanticismo, ha cercato di ritrovare nel mito
un’esperienza autentica. Talvolta, notiamo come i contenuti mitici siano rappresentati da simboli collettivi al di sopra della
storia, ricavati dal mondo della natura, come l’acqua, la terra, il fuoco; anche nella letteratura, si manifesterebbe la loro
presenza la critica mitica, mira a studiare i testi individuandovi la presenza di forme mitiche, spiegandoli in rapporto ai
caratteri dell’immaginario collettivo.
Narrativa\Racconto:
Il narrare è un dato costante e necessario della comunicazione umana, un modo essenziale di trasmettere agli altri
avvenimenti e conoscenze, di farli partecipare ad una realtà fattuale che si svolge in spazi e in tempi diversi da quelli
dell’esperienza presente. Il narrare si inserisce all’interno di ogni momento relativo della vita quotidiana, in ogni
aspetto della comunicazione: ha una funzione pratica essenziale, come base dello stesso rapporto dell’uomo con gli
altri e col mondo. Ha fini di conoscenza della realtà, di gioco fantastico e inventivo, di insegnamento e di diletto;
avendo forme distinte, da quelle più antiche del mito e della fiaba, sino a quello della cronaca e della narrazione
storica, a quei generi con più specifica finalità artistica. Non c’è un tipo di discorso in cui non accada di narrare
qualcosa: tutti i generi devono fare i conti con la narrativa. Ci sono però generi destinati alla narrazione, sia in versi
che in prosa. Le forme più antiche sono generalmente di tipo breve, ovvero le fiabe, i miti, e quelle in verdi dell’epos;
sino al 500’, predomina la narrazione in versi, ma nella letteratura moderna prende il sopravvento la narrazione in
prosa, con la distinzione più generale tra novella, forma breve per eccellenza, e romanzo, forma di narrazione più
ampia. Il termine novella viene usato soprattutto per la tradizione romanza, che si sviluppa a partire dallo schema
dell’exemplum e che trova il suo modello più autorevole nelle novelle di Boccaccio. Ma la narrativa ‘breve’ ha una
serie di possibilità e variante molto ampia; nell’uso corrente novella e racconto acquistano sfumature diverse. Il
termine racconto, risale alla radice del verbo contare (riferire in un certo ordine), che deriva dal latino computare.
L’analisi del racconto è lo studio delle strutture e delle tecniche della narrativa; è stata ampiamente approfondita nel
900’, prima con le ricerche da parte dei formalisti russi e poi con lo sviluppo degli studi di semiotica
Si è elaborata una scienza della comunicazione narrativa, che alcuni designano col nome di narratologia, mirando ad
individuare le forme e le strutture di base della narrativa. Uno dei tentativi più conosciuti di definire gli schemi della
narrativa e i procedimenti di analisi del racconto, è quello di CESARE SAGRE, che ha distinto i seguenti quattro livelli
di articolazione delle strutture narrative;
1)Modello narrativo, cioè la forma generale in cui un racconto organizza i rapporti; 2)fabula, la serie degli eventi e delle
azioni, distinte in unità minime e disposte in ordine cronologico; 3)intreccio, gli stessi eventi, nell’ordine in cui vengono
presentati nella narrazione; 4)discorso, il concreto manifestarsi del testo narrativo, con tutti i suoi dati linguistici,
formali, contenutistici. Il modello narrativo si basa su alcune strutture generali, che seguendo le categorie elaborate dal
russo Vladimir J. Propp, per lo studio della fiaba, vengono chiamate funzioni, indicanti le forme generali dell’azioni, che
determinano il suo svolgimento. Anche i personaggi, possono essere classificati in base al ruolo che svolgono: la
distinzione più celebre è quella di Algirdas J. Greimas, che individua in ogni forma di racconto sei ruoli determinanti,
definiti col termine di attanti (destinazione, oggetto, destinatario, adiuvante, soggetto, oppositore). Un’altra dimensione
è quella del tempo, distinguendo tempo della storia (quello in cui si suppongono le vicende raccontate), e tempo del
discorso (quella in cui la voce del narratore riferisce gli stessi eventi). Ha un rilievo fondamentale la voce del narratore,
del suo manifestarsi all’interno del racconto (casi più generali: prima o terza persona). Un altro importante carattere è
quello del punto di vista (o prospettiva), cioè ai modi in cui si guardano la realtà e gli eventi rappresentati: la storia può
essere presentata secondo quanto di essa è noto ad un singolo personaggio o a un gruppo di personaggi.
Retorica: elaborata originariamente della Grecia antica, la retorica è l’arte di persuadere attraverso il discorso e nello
stesso tempo la disciplina che studia, definisce, classifica le forme del discorso persuasivo. Essenziale è la distinzione che
vi è tra retorica e logica: quest’ultima costituisce ragionamenti a partire da premesse indiscutibili, che mirano a
raggiungere la verità, attraverso l’uso di rigorosi procedimenti analitici, mentre il procedimento retorico parte da
premesse soltanto probabili, legati alle forme sociali del comportamento, e si basa sull’argomentazione, che può produrre
risultati convincenti, ma non assoluti. La retorica ha avuto diffusione e sviluppo nella cultura antica: si è organizzato
come studio delle tecniche necessario dell’oratore ma poi si è volta a definire le forme e le tecniche di ogni tipo di
discorso. La retorica antica veniva distinta in cinque grandi parti, l’inventio (invenzione, cioè la scelta degli argomenti e
della materia del discorso), la dispositio (disposizione, cioè l’organizzazione e l’articolazione della stessa materia),
l’ecolutio (locuzione, cioè l’aspetto formale), la memoria (cioè la tecnica per tenere a mente il discorso), l’actio (azione,
ovvero l’esecuzione, il modo di recitazione di quell’evento). Gli antichi hanno individuato una vasta serie di figure; ma
tra tutte, ricordiamo la metafora e la metonimia. La prima opera una più forte trasposizione, sostituendo, al posto
dell’oggetto che andrebbe direttamente nominato in un determinato punto del discorso, un diverso oggetto ricavato da
un’altra area di significato e che potrebbe costruire un termine di paragone. La seconda opera invece un rapporto di
sostituzione, meno sconvolgente: mettendo al posto dell’oggetto che andrebbe direttamente nominato un altro legato ad
esso da rapporti di continuità logica o materiale. Dopo il crollo della tradizione classicista, la retorica ha perduto il ruolo
di disciplina formativa; ma dopo esser stata disprezzata dalla tradizione romantica e dall’idealismo, essa resta un punto di
riferimento fondamentale per l’indagine sulle tecniche di comunicazione ed espressione.
La filosofia contemporanea ha mostrato quanto rilevante sia il ruolo dell’arte del discorso persuasivo; l’argomentazione
retorica, riveste in tutte le forme della cultura e della vita sociale e politica. Quanto alla critica e storia della
letteratura, essa presta oggi una notevole attenzione alla retorica, tenendo conto dei differenti usi che della retorica
hanno fatto le culture e gli scrittori del passato. Non si deve trascurare però che nel linguaggio comune, il termine
retorica e l’aggettivo retorico continuano a prevalere una prevalente accezione negativa; fin dall’antichità, del resto, la
funzione persuasiva del discorso retorico comportava la possibilità dell’inganno e della menzogna: chi conosceva le
tecniche retoriche era in condizione di fare uso tutto strumentale della parola, di servirsene per manipolare l’apparenza.
Lo studio della retorica era dunque anche essenziale per analizzare criticamente i linguaggi die messi di comunicazione
di massa e della rete.
Fiaba\Fiabesco:
La fiaba (dal latino volgare favola, racconto) è una forma di racconto breve, di carattere magico e fantastico, in cui si
seguono vicende di essere umani in rapporto con creature dotate di poteri magici (fate, streghe, gnomi, maghi) e con
una natura animata e carica di pericolo e meraviglie. Le fiabe costituiscono la forma più elementare e originaria di
narrazione orale, presso tutte le società umane, la quale vede un eroe, sottoposto ad una serie di prove; il fine, è la
conquista dell’oggetto desiderato o alla reintegrazione della sua posizione. Solo con gli studi sul folclore il patrimonio
orale delle fiabe è stato accolto in forma scritta e variamente studiato. Il fiabesco, è variamente penetrato nella narrativa
scritta; solo in società evolute, la fiaba si è rivolta d un pubblico infantile, mentre il fiabesco ha trovato il suo campo
nella letteratura dell’infanzia.
Simboli\Simbolico\Segno\Analogia\Allegoria:
La parola greca symbolon (gettare con, mettere insieme) indica in origine un rapporto che si instituisce tra due oggetti o
entità separate, quasi fondendoli insieme; ma essa è passata molto presto a definire aspetti essenziali della comunicazione
e del pensiero umano, dando luogo ad eccezioni molto diversificate. Innanzitutto, è necessario partire dalla differenza che
vi è tra segno e simbolo: per segno si intende qualsiasi entità o oggetto usato per indicare un altro oggetto; la produzione
di segni è un dato costruttivo dell’attività umana e trova la sua base primaria nel segno linguistico. Secondo la linguistica
strutturale, esso è un’entità a due facce, in cui un’immagine acustica (il significante) indica un contenuto concettuale (il
significato). Notiamo come il rapporto tra significato e significante sia arbitrario e immotivato, derivato da una
convenzione o da un’accettazione di regole comunicative. Si ha invece un simbolo quando di ha un rapporto più stretto
tra significato e significante, quando l’oggetto che rappresenta un altro oggetto è legato ad esso attraverso rapporti di
somiglianza, che può richiamare valori profondi, non immediatamente manifesti nel linguaggio comune (Agnello,
Cristo). L’uso del simbolo è legato al proposito di attribuire alle cose e alle figure della natura un valore profondo, che va
al di là della loro apparenza, rinviando ad un significato occulto della realtà. Il rapporto tra la figura simbolica ed il suo
significato si costruisce attraverso il principio dell’analogia, che mette a confronto due domini diversi della realtà,
istituisce un legame mentale che di per sé non avrebbero alcuna relazione tra loro. La produzione di simboli è un’attività
fondamentale di ogni società umana e costituisce una delle basi dello sviluppo della conoscenza, che prende le mosse dal
proprio obiettivo di voler trovare rapporti tra le cose, svolgendo un ruolo fondamentale nelle diverse discipline. La
letteratura ha fatto un uso vasto dei simboli, cercando di farsi essa stessa come produttrice di quest’ultimi.
Al procedimento del simbolo e dell’analogia, si può opporre quello dell’allegoria (dal greco, ‘dire’, ‘sostenere altro’).
Anche l’allegoria mette in rapporto entità diverse, significa una cosa attratta verso verso un’altra, raffigurando una realtà
astratta, nascosta sotto immagini particolari; viene definita come una vera e propria figura retorica. Mentre nel simbolo si
da un legame intimo tra ciò che è significato e ciò che lo significa, nell’allegoria i due piani restano separati; il simbolo
richiede un’identificazione immediata, mentre l’allegoria è il risultato di una costruzione razionale, che impone a sua
volta un’interpretazione dello stesso tipo. L’allegoria è modo essenziale di rappresentazione di rappresentazione nella
letteratura medievale ma ha avuto grande vitalità anche in seguito.
Sublime\Eroico\Tragico:
Nella ripartizione antica degli stili, il punto più alto era rappresentato dal grave, stile severo; il termine sublime, spesso
usato la posto di grave, sottolinea un processo di elevazione dello stile, linguaggio, un suo movimento al di sopra di ogni
condizionamento del reale. Venne definito il sublime come strumento di espressione di una dimensione nobile ed elevata,
ma anche di ricerca rivolta oltre i limiti dell’umano, verso valori superiori ed assoluti; un testo essenziale per la
tradizione occidentale, fu il trattato greco Perì hypsous (‘del sublime’) del secolo II d.C. Al sublime si giunge spesso
attraverso un eccesso; il suo ambito essenziale è l’esaltazione degli eroi, di vicende e di azioni dal valore smisurato. In
questo senso è possibile collegarlo all’eroico, rappresentazioni di forme che si convergono a grandi figure eroiche. Ma
più in generale, il sublime può comprende ogni atteggiamento volto alla ricerca di valori ideali, superiori a quelle della
normale esperienza. Per indicare il livello stilistico più elevato si usa talvolta anche il termine tragico, che metteva in
scena..
.. La tragedia. Il tragico costituisce una sfera di esperienza basata su comportamenti estremi e definitivi, in cui l’esistenza
degli eroi si confronta col destino e con le forze estranee all’uomo, in cui il rapporto tra personaggi comporta un esito
distruttivo e rovinoso; il tragico può essere sublime, ma non sempre il sublime comporta un esito tragico.
Basso\Comico\Umorismo\Grottesco:
L’opposizione tra serio e ridicolo fa parte dell’esperienza quotidiana e si collega a due immagini diverse del volto
dell’uomo. In linea di massima si può anche dire che il comico costituisce la tradizione del ridicolo sul piano culturale,
l’insieme di meccanismi che suscitano il riso e esprimono il ridicolo in forme di comunicazione collettiva. Il serio fa
della vita un insieme coerente con sé stesso, qualcosa di composto, generando diversi generi letterari ed artistici (a partire
dalla commedia). Esso ha anche costituito un principio stilistico, legato tradizionalmente alla rappresentazione del
basso; lo stile umile, viene spesso identificato col comico, aggredendo le forme alte e i codici chiusi, mischiando tra loro
diversi generi. All’orizzonte del comico, appartengono esperienze e modi specifici: parodia, satira, facezia, motto di
spirito, nosense, beffa, burla ecc. All’area del comico si collega l’UMORISMO, avendo etimologia latina, designava gli
umori, i fluidi che si pensava regolassero l’anima dell’uomo. Una definizione precisa di umorismo moderno è data
dall’autore Luigi Pirandello, dove l’umorismo nasce dal sentimento del contrario, ovvero dalla riflessione sul dramma
che si nasconde dietro il riso. Caratteristiche particolari sono quelli del grottesco, che è un modo di rappresentazione
bizzarro, che mette a contatto le forme più eterogenee, confrontando stili diversi che possano far coesistere il riso e il
pianto. La parola grottesco deriva dalla suggestione che suscitarono le pitture ornamentali, che furono ritrovate in grotte,
con figure minute.
Ironia\Ironico:
L’ironia si definisce come una figura retorica, che consiste nell’uso o nell’espressione o di un pensiero i cui significati
sono smentiti dal contesto, nascondendo ciò che dice esplicitamente un significato o un’intenzione di segno diverso; il
pensiero greco, e in particolare Socrate, collegò questa figura retorica ad un modo di comportamento, che si ha quando una
persona tende a sminuire sé stessa: l’ironia è colui che si svaluta e si nasconde. L’ironico distingue sempre tra chi è o non è
in grado di riconoscere lo scarto tra ciò che egli dice e ciò che realmente intende esprimere: poiché la comunicazione
ironica sui basa su un senso implicito, essa piò servire anche a nascondere verità ed intenzioni che la società non permette
di esprimere liberamente. L’ironia e l’ironico avranno una presenza fortissima nella letteratura, costituendo elementi
essenziali di varie opere come in quelle di Manzoni, Boccaccio, Ariosto, Svevo.
Elegiaco\Patetico:
Nella ripartizione antica degli stili, lo stile mediocre si identifica spesso col mondo elegiaco, termine ricavato dal genere
dell’elegia, che esprime un atteggiamento di malinconia o dolore, legato all’amore, al ricordo, al rimpianto per cose e
persone perdute, in situazioni molte vicine alla normale esperienza quotidiana. Nel mondo elegiaco è sempre forte la
presenza della soggettività, che si manifesta con elementi lirici, riflessivi, autobiografici. Col termine patetico (dal greco,
passione e sentimento), si usa definire un modo di comportamento e di espressione che suscita compassione; esso cerca il
coinvolgimento e la complicità sentimentale del pubblico. Rispetto al tragico, quelle che caratterizzano il patetico fanno
riferimento a momenti della vita quotidiana, con personaggi di livello sociale basso. La sua influenza è evidente nella
cultura moderna e nei teatri in particolare.
Titolo:
Il titolo, in genere costituito da pochissime parole o addirittura da una sola parola, è un dato essenziale per il
riconoscimento di un testo scritto; nelle letterature più antiche molti testi non recavano alcun tipo di identificazione, e
numerosi erano i casi di opere dotate di titoli diversi; il titolo veniva ricavato dalle prime parole dell’opera o poteva
confondersi con le sue battute iniziali; una netta distinzione tra il titolo ed il corpo del testo, si ebbe solo con la
diffusione della stampa; la forme del titolo moderno si iniziò a sviluppare solo nel 500’. Per i titoli di molte opere
antiche si usano forme create dalla tradizione; e spesso ci si seve di formulazioni fissate e definite da autori moderni.
Alcuni titoli possono d’altra parte essere lunghi o complicati; e per designare, in modo più semplice le rispettive opere,
si possono scegliere forme abbreviate e condensate. Un caso a sé quello costituito dai componimenti poetici di misura
relativamente breve; questo componimento si designano per lo più con il verso dell’incipit, cioè con l’intero primo
verso, ma nel caso dei canzoniere si possono indicare anche con il numero dell’ordine che vi assumono. Già dal 500’
però si hanno casi di componimenti lirici designati con titoli specifici; già dal’800’, come i Canti di Leopardi.
Stile\Stilistica:
La parola latina stilus, che designava in origine l’asticciola appuntita per scrivere sulle tavolette di cera, fu molto spesso
usata anche per indicare il modo stesso di scrivere, la forma in cui si concretizza l’espressione letteraria o artistica.
Nell’antichità classica la nozione di stile ebbe un carattere essenzialmente normativo: ogni stile fu concepito come un
insieme di dati linguistici e retorici, che forniva una norma da seguire nella scrittura. E fu elaborata una classificazione..
..degli stili, legata a quella dei generi letterari, che ebbe una grande fortuna nella tradizione europea (stile elevato,
medio, umile). L’accezione di stile ha una fortissima influenza nel linguaggio corrente comune; si dice che una persona
ha stile in generale o si parla di stile per le forme di comportamento e di espressione trasmesse dai mezzi di
comunicazione di massa. I significati della parola stile comportano in realtà due orientamenti ben distinti; 1)uno che
sottolinea il legame con una norma o comunque con gli schemi comuni a un determinato gruppo sociale; 2)un altro che
sottolinea invece la ricerca dell’originalità individuale, di una distinzione o di una differenziazione dalle norme o delle
consuetudini dominanti. La retorica antica si occupava variamente dello stile, tanto che fino all’800’ è rimasto
abbastanza vago il confine tra l’ambito di competenza della retorica, e quello della stilistica, disciplina che dovrebbe
occuparsi più specificamente delle forme dello stile. Nel 900’, si è affermata un’originale stilistica, rivolta allo studio dei
caratteri espressivi e affettivi del linguaggio, e più particolare in quello della letteratura; è sorta una critica stilistica, con
l’obiettivo di definire il valore delle scelte che gli autori operano all’interno del codice linguistico e delle deviazioni che
essi producono rispetto alla norma linguistica. Ha avuto un notevole sviluppo in questo secolo anche lo studio delle
forme stilistiche collettive, dei modi e degli schemi linguistici e formali che si impongono in momenti in storici e in
ambienti particolari, come lo stilnovo, il Manierimo, il Barocco ecc. Ogni scelta di stile, sia individuale che collettivo,
può essere fatta risalire alle intenzioni degli autori e dei gruppi, alle poetiche. Tra i grandi rappresentati della critica
stilistica del 900’, vanno ricordati Spitzer, Auerbach, Contini.
Metrica:
Il termine metrica designa tutti gli studi relativi allo studio della versificazione. La parola metro (del greco, misura),
indicata la forma in cui si misurano e si organizzano la versificazione e le sue unità (come i vari tipi di verso). La
versificazione ha origine dal bisogno di attribuire regolarità alla parola, di fissarla entro schemi che, a differenza del
linguaggio comune, siano più facili da riconoscere e da ricordare: ma nel suo sviluppo storico, essa assume caratteri
diversi e può comportare significati e intenzioni di grande complessità. Un elemento essenziale della versificazione è il
ritmo, la cadenza che caratterizza i singoli versi. I principi di organizzazione della misura del verso e del suo ritmo
variano nelle diverse tradizioni e lingue; nell’italiano e lingue romanze, perduti i caratteri essenziali della metrica classica,
la misura della versificazione si è definita in base al numero delle sillabe stesse, e il suo ritmo in base alla successione di
accenti, a cui in alcuni casi si aggiungono le pause all’interno del verso (dette cesure). Il termine prosodia, indica per
tradizione lo studio non dei diversi metti ma delle regole e valori su cui si basa il sistema di versificazione; la prosodia si
occupa di tutti i fenomeni della lingua (timbro dei suoni, la loro durata, l’accento).
Varianti\Variantistica:
Quasi nessun testo può presentarsi in una forma stabile, la tradizione manoscritta offre testimonianze spesso molto
discordanti tra loro. Una singola parola o un singolo passo di un testo vengono indicati col termine lezione (in latino
lectio), e numerosi sono i casi in cui la stessa parola o lo stesso passo si presentano lezioni diverse, indicate col termine
varianti. Il lavoro del filologo deve tener conto delle varianti di un testo, per arrivare a scegliere la lezione più sicura. Un
caso particolare è quello delle varianti d’autore, che possono essere testimoniate dalla tradizione manoscritta, dagli stessi
autografi dello scrittore, dalle diverse edizioni da lui direttamente controllate. La variantistica, che studia le diverse
redazioni e varianti d’autore, può fornire indicazioni essenziali sui processi di elaborazione, sulle scelte stilistiche, sulla
più larga interpretazione dei testi, sulle forme della loro ricezione. In molti poeti antichi, le varianti sono collegate a
una interminabile ricerca di perfezione e stilistica; in altri poeti (come nel Foscolo delle Grazie) sono legate invece
all’impossibilità di fissare il testo in una forma chiusa e definitiva; nella poesia moderna le varianti si presentano talvolta
come soluzioni di pari validità, tra le quali l’autore non opera una scelta definitiva.
Epica\Lirica\Dramma:
Nella Grecia Alessandrina si affermò, tra molteplici tentativi di classificazione più minuta, una distinzione di base, sotto
cui potevano essere compresi tutti i generi particolari della poesia, tra epica, lirica, dramma che ha dominato in tutta la
tradizione europea..
..e ha trovato un particolare svolgimento nell’età romantica. Il termine epica (‘parola in versi’), designa la poesia narrativa
trasmessa in forma orale nella Grecia più antica, dedicata alla narrazione delle vicende degli eroi, secondo vari cicli e
tematiche; termine equivalente è quello di epopea (‘fare’), con cui si indica sia il genere letterario più specifico, che
l’insieme delle narrazioni epiche di un popolo: dal più antico epos orale sorsero i due grandi poemi attribuiti ad Omero,
l’Iliade e l’Odissea. L’epica appare come la forma narrativa più ‘oggettiva’: nel canto delle gesta degli eroi la voce del
poeta riassume i valori di un’intera comunità nazionale. All’epica colta appartengono l’epoca latina e il suo massimo
rappresentante, Virgilio e il poema eroico del 500’ e del 600’. La lirica era in origine un tipo di poesia accompagnata dal
suono della lirica e si distingueva da altre forme poetiche, diversamente accompagnate e articolate; ma il termine lirica è
poi passato a definire ogni poesia basata sull’esperienza del soggetto, sulla voce di un io che esprime la propria interiorità,
riflettendo il mondo dietro di sé. La dimensione lirica dà luogo a generi di breve misura, in cui toccano temi e motivi
diversi, senza seguire un filo narrativo ma soltanto uno svolgersi di immagini e sentimenti. Il dramma o genere drammatico
(‘azione’, ‘agire’) costituisce la forma della rappresentazione mimetica. Nella categoria del dramma rientrano in senso più
ampio tutti i testi teatrali in cui l’autore fa parlare e agire direttamente i personaggi, come se fossero davanti agli
ascoltatori: i dialoghi e i monologhi dei personaggi sono introdotti e distinti soltanto delle didascalie, che possono limitarsi
ogni volta per volta all’indicazione dei nomi di colori che parlano. La scrittura del dramma comporta una dimensione
scenica, dove i discorsi e le azioni vengono rappresentati da attori su una scena e che il pubblico vi assista direttamente. Il
genere drammatico ha un ruolo essenziale nella Grecia classica, dove si svolge nei generi più specifici della tragedia e della
commedia, che intrecciano elementi tragici e comici: tra i generi intermedi ricordiamo il dramma satiresco, da cui..
..si svilupperanno più tardi la favola pastorale e la tragicommedia: un singolare genere intermedio sarà, nella tradizione
moderna, quello del melodramma. La tragedia è il campo di realizzazione del tragico: legata alle forme del mito e del
dionisiaco, essa è stata definita in modo organico nella Poetica di Aristotele. Nelle sue forme tradizionali, parte in
principio da una situazione felice a una catastrofe, attraverso lo schema della peripezia, mirando a suscitare negli
spettatori compassione e paura. La commedia è la realizzazione del comico, rivolta alla rappresentazione del mondo
basso, di una realtà sociale inferiore, vedendo il passaggio da una condizione negativa a una positiva. La situazione
negativa riguarda spesso giovani che hanno perduto il loro mondo familiare o i cui desideri sono stati ostacolati dai vecchi
e dalle regole sociali; essa viene superata spesso con il ritrovamento dell’ambito originario e con l’accettazione dei
desideri dei giovani nel contesto della società. Ma la commedia presenta molteplici varianti, legate alla libertà d’azione
del comico, e i suoi schemi si inseriscono spesso in diversi generi letterari, creando svariati rapporti e possibilità.
Elegia\Epigramma\Idillio:
La letteratura della Grecia alessandrina, all’incirca dal secolo III a. C, elaborò generi come l’elegia, l’epigramma, l’idillio,
che hanno dato luogo a mondi ed atteggiamenti che nella letteratura e nella comunicazione hanno un’estensione ed una
presenza notevole. Il termine elegia, ‘canto di dolore accompagnato dal flauto’, fu usato per indicare componimenti in
distici elegiaci (esametro e pentagono), che in origine erano destinati al lamento funebre, ma poi si allargarono a una
materia molto varia, con prevalenza di tematica amorosa. L’epigramma (‘iscrizione’), nasce da iscrizioni funebri o
religiosi; esso è un breve componimento in distici elegiaci, che spazia dai lamenti funebri al ricordo, alla lode di qualche
personaggio, ai temi d’amore gioiosi o dolorosi.
Per stile epigrammatico, si intende ogni ricerca di espressione breve e pungente, capace di concentrare temi e motivi in
diversi in poche frasi coincise e risolutive, che possono essere di estrema serietà di una dileguata leggerezza. L’idillio nasce
come genere destinato alla presentazione di quadretti di vita campestre o pastorale, in cui la descrizione si lega
all’effusione lirica e alla narrazioni di brevi vicende: la stessa parola greca ‘idillio’ non è altro che il diminutivo di eidos
‘immagine, quadro’. Gli idilli di Teocrito, costituirono un ricco repertorio di sentimenti, che furono determinanti per la
cultura europea, anche grazie alle interpretazioni fatte da Virgilio. L’ambientazione pastorale fu così trasformato in
paesaggio ideale, in un oasi di serenità e di pace, di dolce ed equilibrato rapporto tra l’uomo e la natura; i pastori divennero
figura di un’umanità saggia e felice, cosciente di sé stessa e dei propri limiti. A partire dalla raffigurazione del mondo
pastorale, con idillio e con idillico ed idilliaco si riferisce ad un modo di rappresentazione in cui i sentimenti e le passioni
si integrano in una natura benigna e rasserenatrice. Un rilievo importante acquistano le vicende amorose.
Dialogo\Dialogismo\Monologo\Monologismo:
Dal greco diàlogos ‘attraverso discorso’ dal greco, il termine dialogo indica ogni scambio della parola tra persone diverse
nella comune esperienza linguistica: si tratta di un elemento costitutivo del linguaggio, che si dà sempre in atto, che si
realizza nell’incontro tra gli uomini. Nell’epica e nella narrativa, il narratore può inserire nel racconto i dialoghi tra i
personaggi attraverso l’uso del discorso diretto; l’azione del dramma e di ogni testo teatrale si basa proprio sul succedersi
di dialoghi. Si tratta invece di monologo, dal greco mònos ‘solo’, quando si presenta un personaggio a parlare da solo,m
riflettendo sull’azione o esprimendo i propri sentimenti, qualche volta rivolgendosi al pubblico. Il dialogo costituisce anche
un genere letterario specifico..
..che può essere dedicato ai vari problemi di ordine filosofico, scientifico, morale ecc. Il modello classico di questo genere
è costituito dai dialoghi di Platone: in primo luogo occorre distinguere dialoghi diegetici (in cui la voce dell’autore
presenta la situazione del dialogo e introduce volta peer volta i discorsi del personaggi, come nella narrativa) e dialoghi
mimetici (in cui i discorsi dei personaggi sono introdotti dalle didascalie e riprodotti direttamente, come in una scena
teatrale). Ai caratteri del dialogo come esperienza e genere letterario si richiamano le filosofie e teorie contemporanee, per
definire uno scambio ed apertura continui; al dialogo tra le esperienze e tra i testi, si richiama in particolare l’ermeneutica.
Lo studioso russo Bachtin, insistendo sulla categoria del dialogo, ha riconosciuto in molti generi il risultato di un dialogo
tra forme, genere e linguaggi diversi. La tradizione europea, appare agli occhi di Bachtin, dominata dal dialogismo, cioè
dall’intreccio continuo di più voci. Questa tradizione avrebbe un’essenziale manifestazione nel carnevale e troverebbe la
sua forma moderna nel romanzo, genere dialogico che si svolge in un discorso di tipo polifonico. Il dialogismo si oppone
alla tendenza del classicismo a concentrarsi su discorsi chiusi; in opposizione a dialogo e dialogismo, queste forme in cui il
discorso si chiude e si concentra su sé stesso si definiscono coi termini di monologo e monologismo.
Intellettuale\Intellettuali:
La parola entrò in uso come sostantivo nella Francia della seconda metà dell’800’, per designare coloro che si occupano ad
alto livello ed in maniera professionale, alle forme della cultura: in questo senso esso fu usata nel Manifesto degli
intellettuali di Alfred Dreyfus, ingiustamente accusato di tradimento. Si chiamano così gli intellettuali, coloro che
svolgono un lavoro destinato ai bisogni della cultura, del sapere, alla formazione della coscienza, alle manifestazioni
artistiche.
La definizione del ruolo degli intellettuali assumono nelle diverse epoche storiche; sono stati al centro degli studi di
Antonio Gramsci. Il termine intellettuale si utilizza oggi genericamente per indicare coloro che in qualche modo, si
occuparono e dedicarono al lavoro culturale.
Esegesi\Interpretazione\Ermeneutica:
Alla diretta lettura dei testi, alla loro più immediata comprensione, si accompagna già nella cultura greca la convinzione
che talvolta essi contengano significati non immediati manifesti. L’esegesi è l’operazione che guida alla autentica
comprensione di qualsiasi testo, e in particolare di quelli che hanno significati più difficili e riposti, in primo luogo i testi
sacri. Il lavoro dell’esegesi è la base essenziale dell’interpretazione; l’interprete è colui che trae alla luce un senso riposto.
Il rapporto con la tradizione letteraria si pone interamente sotto il segno dell’interpretazione. Dal greco deriva il termine
ermeneutica, con cui si designa la teoria e la pratica dell’interpretazione testuale; nella cultura occidentale hanno un
rilievo particolare l’ermeneutica biblica, rivolta allo studio dei significati profondi dei testi biblici, e l’ermeneutica
giuridica, rivolta all’interpretazione delle leggi e delle tradizioni del diritto. Tutta la realtà umana, è sottoponibile
all’interpretazione; nelle cultura del 900’ hanno avuto tra l’altro un peso essenziale le tecniche interpretative messe a
punto dalla psicoanalisi. Dal seno dell’ermeneutica, si sviluppa l’ermeneutica letteraria, che studia non solo i modi di
interpretazione dei testi, ma il ruolo che l’interpretazione e il dialogo tra i testi hanno avuto nello svolgersi di una
tradizione.
Saggio\Saggistica:
La saggistica comprende tutte le scritture che si rapportano con la realtà presente, ma in modo riflesso, partendo da testi e
usando strumenti critici e teorici; costituisce un settore molto vario nella storia delle letterature moderne , comprendendo
le scritture rivolte alla riflessione teorica, all’elaborazione critica, all’indagine morale, politica, estetica, all’osservazione
delle forme di vita personale e collettiva. Come forma letteraria il saggio raccoglie l’eredità di alcune forme della
letteratura antica, costituite su intrecci di discorsi, considerazioni sulla materia e sugli oggetti più diversi. Si svolgono
verifiche, inchieste problematiche, ampie riflessioni sul senso e sulle contraddizioni dell’esistenza. Il primo grande
modello in proposito, vera inaugurazione della scrittura saggistica, è costituito dagli Essais di Michel De Montaigne,
apparsi nel 1580. Moltissimi saggi vengono scritti continuamente sugli argomenti più vari e minuti, nelle discipline e
negli ambiti più diversi: tende a comunicare con un pubblico ampio, in riflessione critica sui caratteri della cultura e
dell’essere dell’uomo nel mondo.
Concordanze:
Col termine concordanze usato al plurale, si disegnano i repertori delle parole presenti in determinate opere e autori,
elencate in ordine alfabetico, accompagnate dall’indicazione di tutti i passi in cui si trovano e spesso anche da una breve
porzione del contesto. Ci sono concordanze limitate soltanto alle parole che si riferiscono a specifici concetti, e
concordanze complete, che raccolgono tutte le parole impiegate in singole opere o nell’intera produzione di un autore.
L’uso di compilare siffatti si affermò fin dal secolo XIII a proposito della Bibbia, nel testo latino Vulgata; nei secoli
successivi si estese ai maggiori classici antichi.
Le prime concordanze complete furono prodotte alla fine dell’800’, con un repertorio della parole della Commedia di
Dante, elaborato in America da Edward Fay. Nel 900’ si composero varie raccolte di concordanze, ma un cambiamento
radicale nella loro elaborazione si è avuto con la diffusione dell’informatica, che ha reso automatica la sistemazione di
dati. A livello più elementare, le concordanze possono servire a rintracciare luoghi precisi di un testo a partire da una sola
parola o da poche parole; esse costituiscono però la base anche per ricerche molto avanzate sul linguaggio e stile degli
autori.
Archivi digitali:
L’informatica garantisce una vastissima serie di possibilità di memorizzazione, archiviazione, lettura, interrogazione su
ogni tipo di testo, grazie ai diversi software, con supporti che occupano pochissimo spazio o sullo spazio virtuale della
rete; e del resto una delle sue funzioni affermatesi più rapidamente, negli ambiti e per gli usi più diversi, è stata quella
delle banche dati, che hanno agevolato l’immagazzinamento, il controllo e il trattamento dei dati necessari in ogni sorta di
attività. Per quanro riguarda la letteratura, è possibile avere a disposizione, attraverso il computer moltissimi testi, i quali
si diffondono sempre più su CD-ROM, o sui più diversi siti su Internet, in delle vere e proprie biblioteche. La formazione
di questi archivi è cosa in partenza piuttosto complessa, perché ogni dato testuale, l’ordine del testo così come lo troviamo
sulla pagina, deve essere prima codificato, e la codificazione può essere più o meno complessa. Tra coloro che si
occupano dell’uso di informatica nelle discipline umanistiche, è in atto una discussione sui problemi della codifica, per
definire modi di codificazione che permettano di estrarre dai testi, il numero possibile di dati. Il miraggio della critica
informatica con pretese di assoluta scientificità rischia così di far violenza alla vita concreta..
.. Della letteratura, considerando questa quasi un corpo vile da cui estrarre schemi e funzioni del tutto estranei al rapporto
del testo col lettore. L’archivio più ricco per l’intera tradizione letteraria italiana, che si presenta come il più ampio e
agevole, è ancora la LIZ (Letteratura italiana, Zanichelli), CD-ROM curato da Stoppelli, la cui prima edizione risale al 1993
e la quarta al 2001: essa attraversa tutta la tradizione italiana, da Francesco D’Assisi fino a molti autori del primo 900’, e si
avvale di un funzionale sistema di interrogazione, il DBT (Data Base Testuale), messo a genio da Eugenio Picchi. La cosa
più semplice è la ricerca di una parola all’interno dell’ambito prescelto; oltre alle parole, si possono trovare famiglie di
parole, nessi interessanti dal punto di vista linguistico, stilistico, tematico. Tutti questi dati possono essere di grande
interesse, possono permettere sia di giocare con singoli testi o su gruppi di testi: tutte cose per cui il computer fornisce la
basa tecnica, i dati materiali, su cui si occorre organizzare l’interpretazione. Si noti comunque che l’uso degli archivi
digitali, e in genere l’uso degli strumenti informatici, risulta di non trascurabile utilità per la filologia e per le edizione
critiche dei testi, sia per i confronti che rende possibili, sia per l’ipotesi di una meccanizzazione totale, che potrà forse
realizzarsi quando si disporrà di softwares più potenti e di più adeguati modi di codificazione.
Ipertesto:
Attraverso il prefisso iper (‘sopra, oltre misura, troppo’) si è creata, prima di tutto in inglese, questa parola che indica un
testo eccessivo, che contiene al suo interno una ricchissima serie di testi, consultabili attraverso una serie di rimandi e
collegamenti logici, grazie al sistema informatico. Si può avere un percorso di consultazione, dove hanno parole
evidenziate, cliccando sulle quali è possibile raggiungere un altro testo che spiega quella parola o, fornisce dati ad essa
collegati: a partire dai quali si può rinviare a testi e dati ulteriori. L’ipertesto può fornire utili strumenti didattici,
trasformando ..
..sul piano della multimedialità e del rapido collegamento il principio di organizzazione delle glosse e note ai testi, dei
dizionari e delle enciclopedie. Si stanno formulando e realizzando vari progetti di commenti ipertestuali, che da ogni
termine rilevante del testo di base permettono di risalire a tutti i riferimenti. La tecnica dell’ipertesto può d’altre parte
fornire sostegni essenziali per l’elaborazione e la pubblicazione di edizioni critiche, che, attraverso l’informatica, danno
vita ad una filologia informatica o digitale, che però non è riuscita ancora a fare grandi passi. Se la scrittura informatica
comporta già di per sé la possibilità di intervenire continuamente sul testo, l’ipertesto offre continue occasioni di
movimento, di sospensione, di diversione, che sembrano condurre ad una sorta di evaporazione del senso stesso, e
suscitare la possibilità di un movimento infinito, plurale. I teorici dell’ipertesto, in convergenza con le tendenze del
decostruzionismo, danno vita a quelli che essi ritengono una metafisica del soggetto, e un’apertura verso la molteplicità,
la pluralità.
Canone:
La parola greca e latina, indicava sia un’unità di misura, sia un catalogo, sia una lista. Nel latino ecclesiastico essa, già
intorno al secolo IV d.C., fu usata per indicare la lista dei libri inseriti nella Bibbia cristiana, riconosciuti come sacri, poi
passò ad indicare la lista delle opere dei padri della Chiesa; nel corso del Medioevo essa viene ad indicare ulteriori usi,
riferendosi sia al canone della Messa, che a quello delle norme emanate dalle autorità ecclesiastiche; tra le altre
accezioni, ricordiamo anche il canone musicale. Nell’ambito della letteratura tutte le società, nei periodi storici più
diversi, si sono impegnate a fissare liste di autori canonici; l’individuazione dei testi classici, nell’orizzonte del
classicismo, equivale a fissare un canone. Nel momento della definizione dei moderni programmi scolastici, è stata
importante la fissazione di canoni di autori eterni.
..nei quali si riconosce l’identità e la tradizione della nazione. La riflessione sul canone è particolarmente rilevante negli
USA tra 700’ e 800’, al momento della fondazione della nazione, con la necessaria definizione delle radici del Paese nella
cultura europea. In primo piano il femminismo, ha contestato la tradizione di una letteratura dominata dai modelli
maschili, rivendicando la necessità di un’attenzione alla letteratura femminile e al ruolo delle donne nelle società storiche:
ne sono nati i gender studies (‘studi di genere’), riferiti al rapporto di tutte le forme di cultura col genere femminile, al
modo in cui il sesso femminile vive la cultura; a questo si sono aggiunte altre prospettive legate al punto di vista di
particolari identità sessuali, sociali, etniche, religiose ecc. Questo vario orizzonte polemico ha dato origine ai cosidetti
cultural studies (‘studi culturali o di culture’), rivolti a mettere in luce il rilievo di particolari tradizioni e punti di vista
culturali; ne sono sorte polemiche di radicale revisione del canone dei testi da leggere nelle scuole e università, accusati di
rappresentare il punto di vista dell’uomo, occidentale, bianco, colonialista, sessista, di non essere adeguati all’esperienza
di una società multiculturale. La questione del canone letterario si è posta negli USA entro un contrasto tra i difensori ei
grandi autori classici e moderni della tradizione occidentale; si propongono canoni e anticanoni di tipo vario e diverso,
mentre si ridiscute e si ridefinisce la natura dei tradizionali canoni letterali, portando in questione il problema di un
allargamento del canone degli autori fuori dai limiti della tradizione italiana, verso un orizzonte multiculturale, prima di
tutto europeo, e poi mondiale, e verso un canone del 900’, dove si danno ancora punti di vista molto divergenti tra di loro.
In ogni caso si avverte la necessità del canone aperto, che tenga conto del rilievo dei grandi autori della tradizione, che si
confronti con le esigenze e i richiami del presente
Critica\Sociologia dell’arte e della letteratura:
Per critica sociologica si intende generalmente ogni tipo di critica, che concentra il suo interesse sui rapporti tra la
letteratura e la società, cercando di individuare i loro reciproci nessi. La critica sociologica ha come obiettivo principale
quello di fornire interpretazioni di opere e autori: può farlo ricollegando le loro opere al loro contesto, ricostruendo la
catena di rapporti concreti da cui esse nascono, mostrando i suoi condizionamenti che subiscono le strutture sociali. La
sociologia dell’arte e della letteratura, si intende invece il suo interesse soprattutto sulla definizione teorica del rapporto
tra arte e società e sull’analisi dei meccanismi sociali della produzione artistica, del loro funzionamento e delle loro
articolazioni; è attenta a ricostruire la circolazione sociale di opere, che a interpretarne i significati: a rigore essa non è un
metodo critico, ma una disciplina specifica, interna al più ampio orizzonte della sociologia. Il collegamento tra letteratura
e società ha suscitato in vari modi l’attenzione della critica 800’, sia nell’ambito del Romanticismo che in quello del
Positivismo.
Ma i risultati più rilevanti della critica sociologica sono stati raggiunti nel 900’, grazie alle teorie marxiste, partendo dalla
visione del rapporto tra fenomeni culturali e strutture economiche elaborate da Marx e Engels. Nella cultura italiana ha
giocato un ruolo di primo pianto l’elaborazione di Antonio Gramsci, a partire dalla quale si è svolta in un primo momento
una critica attenta all’uso sociale di opere, e in un secondo momento una critica attenta alla storia degli intellettuali,
all’analisi delle forme storiche specifiche della loro coscienza. Diversi personaggi, come Benjamin, Adorno, Sartre, Jauss
hanno contribuito alla critica sociologica. Nella critica sociologica sviluppatasi in Italia a partire dagli anni ‘50, la
prospettiva marxista si è spesso limitata a rilievi di tipo politico-ideologico, a ricostruire dall’esterno l’ideologia degli
autori e di gruppi intellettuali, senza scendere nel concreto delle strutture dei testi, del loro più interno significato sociale.
Strutturalismo:
Basandosi su un’opposizione tra struttura e storia, lo strutturalismo orienta la conoscenza verso l’organizzazione interna
che regola gli equilibri e i rapporti tra gli oggetti, verso il carattere sistematico della realtà culturale, alla ricerca degli
elementi costanti che si condizionano tra loro e che non son o immediatamente manifesti. Tutte le realtà umane vengono
così sottoposte ad analisi che mettono in luce equilibri funzionali, strutture profonde, catene di relazioni, indipendenti dal
loro sviluppo nel tempo. Lo strutturalismo appare come l’espressione di un mondo da cui l’uomo reale tende a sparire,
determinato da relazioni fra forme che sono indipendenti dai propositi dei soggetti individuali e sociali.
Questo orientamento si sviluppa dalla linguistica strutturale, e da un’estensione dei modelli elaborati dal grande linguista
Saussure ai più diversi ambiti di analisi. Il termine venne usato da Roman Jakobson nel 1929; ma il verso punto dipartenza
per lo sviluppo dello strutturalismo al di fuori dello stretto ambito della linguistica fu un libro del 1949 dell’antropologo
Lèvi-Strauss, fondando un’antropologia strutturale, che ha costituito il maggiore punto di riferimento per lo strutturalismo
francese. Lo strutturalismo si avvalse anche di alcuni formalisti russi e sviluppandosi poi nella direzione della semiotica.
Un essenziale rilievo hanno assunto le esperienze dello psicoanalista Lacan, che ha collegato la prospettiva freudiana a
quella saussuriana, sottolineando il rilievo che il linguagguo assume nei processi dell’inconscio. Molti intellettuali e teorici
hanno elaborato queste prospettive variamente collegate allo strutturalismo, con esiti diversi e atteggiamenti ideologici
contrastanti; in questo contesto ha assunto un grande rilievo la letteratura, con la diffusione di una ossessiva attenzione
delle strutture interne dei testi, e con l’elaborazione di varie teorie della scrittura, testualità, della morte dell’autore.
Secondo queste teorie, il testo letterario viene visto come catena di rapporti formali che negherebbero la stessa presenza del
soggetto umano. In generale..
In generale, esso ha contribuito ad allontanare la nostra cultura dagli orizzonti storicisti, e l’ha spinta a prestare attenzione
alle strutture, alle relazioni interne tra gli oggetti.
Critica formalistica:
La critica formalistica studia l’articolarsi e il disporsi delle forme dei testi letterari, dei loro principi linguistici, stilistici,
costruttivi, seguendo le prospettive definite dal lavoro teorico e critico dei formalisti russi: per ciò che riguarda i testi
poetici, si rivolge di preferenza agli aspetti fonetici, ritmici e metrici; per ciò che riguarda i testi narrativi, studia soprattutto
le funzioni narrative e i rispettivi procedimenti formali e tematici. Essa insiste sul carattere formale dei testi, sulla loro
natura di costruzioni artificiali, di congegni costruiti su rapporti funzionali, e preferisce tener lontani gli aspetti storico-
culturali e i riferimenti alle persone degli autori. Il metodo formalistico ha avuto grande fortuna negli anni Sessanta,
soprattutto in Francia e Italia, in seguito alla scoperta del lavoro degli studiosi russi e dell’opera Roman Jakobson. Ma le
suggestioni del formalismo si sono combinate con la critica formalistica e stilistica: e negli anni 70’, molti sostenitori del
formalismo si sono avvicinati ai più generali orientamenti della semiologia.
Semiotica\Semiologia:
Questi due termini, che risalgono dal greco ‘segno’, vengono entrambi usati per indicare una disciplina sorta e sviluppatasi
nel corso del 900’, che studia il vario articolarsi della significazione e della comunicazione, guardando a tutti gli aspetti della
cultura umana dal punto di vista dei sistemi dei segni che li costituiscono. Il termine semiologia ha avuto origine, in
particolare, dalla riflessione filosofica dagli americani Charles Sanders Peice e d Morris, che hanno fatto riferimento..
..alla semiosi, cioè dall’uso dei segni. Il termine semiologia è stato proposto da Saussure e Ferdinand, per definire una
‘scienza che studia la vita dei segni nel quadro della vita sociale’, a partire dai segni della linguistica strutturale. La
semiotica è rivolta allo studio di ogni fenomeno umano, in quanto legato all’uso dei segni, a processi di significazione e
comunicazione. Linguistica strutturale, ha suggerito la possibilità di studiare i rapporti tra sistemi semiotici diversi,
distinguendo una semiotica denotativa (quando l’espressione ha un valore di diretta denotazione del contenuto; si tratta del
linguaggio comune), una semiotica connotativa (quando il piano dell’espressione è costituito dalla lingua: si tratta di
sistemi di comunicazione anche molti complessi, che partono dalla base del linguaggio comune per definire del tipo più
diverso, come la letteratura o singoli codici letterari), e una metasemiotica (quando il piano del contenuto è costituito da
una lingua: si tratta dei sistemi secondi, che trattano di un altro sistema semiotico, come la critica letteraria). Nella loro
visione antropologica della cultura essi hanno prestato attenzione ai modi in cui il sistema culturale si realizza entro
concreti testi e alle diverse relazioni con cui esso definisce e trasmette i giudizi sul mondo. In Italia, lo sviluppo di questa
disciplina è stato assai forte negli anni 60’ e 70’, come una conseguenza del diffondersi dello strutturalismo e dell’esigenza
di studiare i processi di comunicazione nel loro più concreto articolarsi. Semiologo onnipresente, tra i più conosciuti,
ricordiamo Umberto Eco. Relativamente alla letteratura, si sono avuti vari svolgimenti teorici, che hanno portato allo
sviluppo di una vera e propria critica semiologica. La semiotica appare oggi un disciplina particolare, che suggerisce
l’esigenza di un rapporto più stretto tra i metodi e i punti di vista delle diverse scienze umane.
La critica semiologica:
La critica semiologica si è sviluppata attraverso un ampliamento e uno svolgimento degli orizzonti delineati dallo
strutturalismo e dai primi risultati della critica formalistica. Lo studio delle strutture e dei dati formali, hanno condotto
soprattutto negli anni 70’, a prestare attenzione al più generale carattere comunicativo della letteratura, al suo ruolo
funzionale dentro i sistemi culturali. La critica semiologica affronta testi mettendo in evidenza i modi in cui, si orientano
nel processo comunicativo, le scelte che essi operano tra le possibilità date dai sistemi semiotici in cui si articola ogni
cultura, le diverse funzioni e componenti del rapporto linguistico, i diversi codici utilizzati ecc. Seguendo i rami specifici
delle ricerche semiotiche, questa critica presta una particolare attenzione al funzionamento dei generi e forme
comunicative. Una diretta attenzione al valore dei processi semiotici, hanno caratterizzato il Italia il lavoro di gruppo di
studiosi, come Maria Corti e Cesare Segre, che sono giunti alla semiotica partendo dall’esperienza filologica, storica,
linguistica: si è così sviluppata quella che Segre stesso ha chiamato semiotica filologica.
Decostruzionismo:
Con questa parola si designa un orientamento filosofico e critico, che deriva da una critica interna all’ermeneutica e allo
strutturalismo, e che concepisce l’intera tradizione culturale come un immenso corpo di testi, di cui intende decostruire i
significati logico-metafisici. Il compito del filosofo è radicalmente negativo: deve tendere a smantellare la pretesa di
assolutezza, di essenzialità, di trasparenza che la tradizione occidentale, basata sulla razionalità del lògos, ha depositato sui
testi, sul linguaggio e scrittura. La scrittura filosofica coincide così con quella critica e letteraria. Il lettore si trova dunque,
di fronte ad una sospensione, l’avvertimento di una differenza radicale.
Alla base del decostruzionismo, c’è il pensiero filosofico del francese Derrida, la cui filosofia si appoggia su quella di
Heidegger. Si collegano in parte al decostruzionismo tendenze che si concentrano sull’influenza che lega testi e
manifestazioni linguistiche differenti. Nell’ambito della critica letteraria, il decostruzionismo tende a porre in dubbio la
consistenza dei testi, che finiscono per essere usati solo come pretesti per combinazioni e variazioni di ogni tipo. E trova
un sostegno essenziale nelle ideologie allo sviluppo dell’informatica, che prospettano un modello di comunicazione,
proiettato verso la velocità e la virtualità dei nuovi media.
Critica psicoanalitica:
La critica letteraria fa spesso suo di notazioni di tipo psicologico; per il suo legame con la realtà umana, la letteratura non
può fare a meno di chiamare in causa dei processi psicologici. Ma un contributo di primo piano allo studio della letteratura
è venuto soprattutto dalla psicoanalisi, che ha fatto fin dall’origine (come mostrano gli scritti di Freud), un ampio uso dei
testi letterari, ritrovando modi di manifestazione e di sublimazione di contenuti inconsci e cercando di definire il ruolo
della letteratura e dell’arte nella vita psichica. Le prime forme di critica psicoanalitica mirano a ricostruire, attraverso i
testi letterari, le strutture psichiche degli autori, interpretandone simboli, figure, per risalire al loro inconscio e per
ritrovare tracce di ossessioni infantili, motivi legati agli origini rapporti familiari. Molto più utili sono apparse, le
definizioni che lo stesso Freud ha dato dei meccanismi e in alcune tecniche particolari da questo punto di vista, la
psicoanalisi si è posta come una sorta di quadro teorico di riferimento per l’elaborazione dei vari metodi di
interpretazione. Un importante lavoro è quello di Francesco Orlando, unendo la ricerca dei contenuti inconsci alla
individuazione dei caratteri e tecniche in cui l’inconscio stesso si comunica allo scambio sociale.
Critica tematica:
La critica tematica si esercita sui temi e motivi letterari di un’opera, autore, complesso di opere ed autori, un vasto corpus
testuale, un genere letterario di più o meno lunga durata, un’intera tradizione letteraria ecc. Mentre tema indica un
dominio più ampio, motivo definisce un ambito più ristretto. La tematologia letteraria è passata nel corso del 900’ ad
orizzonti più ampi, legando i singoli temi ad un’ampia prospettiva culturale e facendo convergere nello studio gli strumenti
e i metodi critici più diversi, secondo le sollecitazioni date dal tema considerato. Semplificando al massimo, si possono
riconoscere nella critica tematica, due orizzonti principali, quello retorico e psicoanalitico. Il primo indirizzo è quello
seguito dagli studiosi dei tòpoi, dei loci communes, degli stereotipi letterari che costituiscono l’intelaiatura dei temi e
motivi di una tradizione letteraria. Al secondo indirizzo, si possono ricondurre studiosi di diversa estrazione, come Poulet,
che ha studiato i valori simbolici dello spazio e del tempo, o il nostro Francesco Orlando. Si tratta di uno dei territori più
proficuamente percorsi della critica degli ultimi anni: e nella letteratura lo studio dei temi piò dar luogo a percorsi tra i
vari testi di una o più tradizioni.