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`Parlare di letteratura delle donne ora che

● si torna a separare la scrittura da chi la produce


● gli sguardi parziali vengono considerati utili sono a creare ghetti

Il titolo. Duchamp creava le sue opere d’arte sottraendo agli oggetti seriali la loro idea di
riproducibilità meccanica mediante la trasformazione della destinazione d’uso

Un secchio che dovrebbe avere la funzione di trasportare acqua e’ forato -> metafora per
indicare la perdita a cui erano stati condannati i saperi delle donne.
Cancellazione che costringe a ricominciare da capo, come se prima nessuna avesse gettato
le fondamenta (negazione di una discendenza, di origini dunque di un diritto ad esistere).
Come se mancasse una eredità femminile a cui ispirarsi e dalla quale imparare e ripartire
per poter evolversi e andare avanti.

A questo secchio che perde acqua e che deve trasportare quell’acqua da un punto a ad un
punto b, deve essere cambiata la destinazione d’uso-> il secchio diviene quindi annaffiatoio
( alimenta e da vita durante il percorso ai singoli punti che incontra, che innaffia,
rendendo significativo il movimento che fa dal luogo a al luogo b )

In questo modo l’inizio, la fine e lo spazio interposto dei fra i due punti formano un insieme
unico.

Un singolo punto dell'insieme può diventare la posizione da cui guardare alle parzialità che
compongono il tutto (le parzialità restituiscono una loro visione del tutto)

la tradizione coincide con il percorso

Punto di partenza per analizzare la qualità delle opere letterarie prodotte da donne.
Anni 80 - filosofia postmodernista
critica letteraria femminile italiana affiancata da un’attivita di analisi e interpretazione storica
dei materiali che via via vengono scoperti.
● Signore della scrittura Sandra Petrignani (nomi di scrittrici ignoti non solo al pubblico
ma anche ai critici letterari)
Anni 90
Le scrittrice rimangono sconosciute nonostante
● il convegno Donne e scrittura (1988)
● Linguaggiodonna (1991) primo vocabolario di genere di termini per la classificazione
di testi -> l’esperienza di Linguaggiodonna aveva dimostrato che lo scavo negli
archivi e nelle biblioteche svolto da tante ricercatrici attive soprattutto negli Anni 70
non era stato inutile. Cosa viene alla luce? Le donne hanno scritto eccome: non
solo non comparivano nel canone ufficiale, bensì in alcuni casi erano state
completamente cancellate (anche scrittrici best seller).
La ricerca imponeva la necessità di vedere un soggetto, operante, esistente che
era stato occultato dal discorso egemonico.
-> l’esito di questo lavoro. Monografie dedicate a scrittrici più note, riedizioni di
opere dimenticate, ricostruzioni di biografie intellettuali, studi sulla donna che scrive e
sulla figura femminile come oggetto di rappresentazione.

Sono inoltre emerse questioni di periodizzazione, di genere letterario, di ridefinizione


dello statuto stesso della letteratura italiana (l’assenza dal canone ha portato ad
interrogarsi su come il canone stesso funzioni, per evidenziare gli errori e prevenire
futuri).

Dalle culture e dai saperi delle donne e’ nata un’operazione insieme di


conservazione e innovazione: conservare i testi, conservarne i modelli utili,
produrne dei nuovi e tutto dopo aver esaminato testi, metodi, canoni consolidati.
E’ stata svolta un’incessante attivita di smontaggio e rimontaggio della tradizione che
ha dimostrato come quest’ultima abbia dominato, come abbia escluso, cosa abbia
scelto e cosa abbia rifiutato.

l’assenza di scrittura femminile dipende dalle modalità con cui il sistema di selezione
ha conservato e eliminato i dati, distinguendo ciò che a norma dei caratteri prescelti
come validi valeva la pena trasmettere

Siamo proprio sicuri che leggere secondo il canone che conosciamo ci permetta di
conoscere e vedere correttamente la produzione letteraria? Oggi nella ricostruzione
di generi letterari si tende a far posto a scritture che fino a qualche decennio fa
sarebbero state considerate inattendibili-> la scoperta e lo studio delle scritture
femminili hanno sicuramente contribiuto alla caduta di alcuni tabu canonici
Esse hanno portato a:
● ridefinire il rapporto dei soggetti produttori con linguaggio, figurazioni e
tradizione
● rivedere il legame con i generi letterari spingendo ad accettare i generi non
istituzionali e studiando il rapporto reciproco tra di loro.

Importante spinta contestatoria nei confronti della tradizione del Decostruzionismo e


Postmoderno
1. Riguardo al Decostruzionismo la cultura delle donna faceva le seguenti osservazioni:

Leggere ciò che non è ancora stato letto, conoscere ciò che non e’ stato ancora conosciuto
dice qualcosa anche su ciò che al contrario e’ sempre stato letto e conosciuto. Pone la
differenza come criterio guida nel corso della ricerca.

Il pensiero delle donne desidera posizionare il concetto di differenza alla base del linguaggio
e dell’intero sistema semiotico-culturale che da questo linguaggio scaturisce. (un'operatività
critica volta a stabilire nella relazione tra io e altro l’origine del processo in cui qualcosa
assume la funzione di segno (semiosi))

Allo stesso tempo vogliono sottolineare che dell'arbitrarietà e quelle relazioni differenziali che
governano il gioco dei segni giungono alla semiosi e alla scrittura già elaborate, le
differenze sono preventivamente strutturate, secondo significati, categorie,
meccanismi di potere e di dominio interni al sistema culturale di appartenenza, che
nella sua declinazione occidentale e’ essenzialmente maschile patriarcale ed eterosessuale
(in guardia dall universalità interiorizzata del linguaggio, dagli stereotipi linguistici)

Atteggiamento critico contemporaneamente di accettazione e repulsione, di comprensione e


destrutturazione che caratterizza l’ermeneutica femminile più avvertita

2. Osservazioni riguardo il Postmoderno

Discorso costruito a partire dal testo di riferimento del Postmoderno letterario italiano
le Postille a Il nome della rosa di Umberto Eco + riflessione su alcune affermazioni
provocatorie
● motivazioni che hanno spinto Eco a redigere Il nome della rosa
La morte dell’autore
e’ il romanzo a dover generare interpretazioni non l’autore
effetto poetico: capacità che ha un testo di generare sempre letture diverse,
senza consumarsi mai del tutto
L’autore può al massimo raccontare come ha scritto, descrivere le procedure
3 modi tradizionali di raccontare il passato (romance, romanzo di cappa e
spada, romanzo storico)
al romanzo storico spetta il compito di dare senso
Il problema che sembrava aggirato attraverso la consegna al testo stesso
della responsabilità semantica passa ora al tema del genere letterario in
collegamento con la funzione di un’altra figura fondamentale del processo
creativo, quella del pubblico
Scrivere e’ costruire attraverso il testo il proprio modello di lettore
Eco e la nascita di un pubblico diverso, come?-> inserimento del
divertimento come pratica pedagogica
Eco sceglie il romanzo poliziesco che ha al centro la domanda metafisica chi
e’ il colpevole?
per rispondere abbiamo bisogno di una congettura ( logica esplicativa, un
senso)
-> abbiamo pero detto che l’autore non puo offrire un senso, e che i sensi
possono essere molteplici
Come si svincola Eco da cio? Definisce la congettura come una soluzione ,
un’ipotesi che in quanto tale risente dello status della provvisorieta e della
precarieta sempre sul punto di essere sotituita da una congettura piu
convincente
Il lettore capisce dunque che e’ impossibile che ci sia un’unica storia

Intuizione condivisa dalla cultura delle donne ma


non nega la responsabilità del soggetto produttore-> la responsabilità
condivisa tra il soggetto produttore e il soggetto fruitore e’ ciò che rende
possibile l'ambiguità e l'informalità del codice che e’ di per se semioticamente
significante solo grazie ad ipotesi decifratore
La cultura e i saperi delle donne in relazione al Postmodernismo
non possono accettare la morte dell’autore e del soggetto di scrittura perché
loro hanno bisogno dopo tanti anni di mancato riconoscimento di
riappropriarsi di se stesse in quanto soggetto: per loro diventa impossibile
rinunciare ai concetti di firma, identità e voce. La critica femminista reagisce
elaborando il concetto di fluidità del soggetto, innanzi tutto perché
soggetto dotato di genere. (primo e principale elemento strutturante
dell'identità del soggetto)

E’ proprio il genere a rivendicare la necessità di accogliere l’esperienza e il


vissuto nell’essere del soggetto e nel fare del soggetto (ovvero devono
essere presi in considerazione)

E’ poi vero che l’esperienza rimane fuori da Umberto Eco? No


La maschera di Adso duplicato dall’autore in due soggetti differenti il vecchio
narra le vicende che hanno segnato il giovane (si duplica anche la serie di
schermi posti tra la personalità biografica e i personaggi narrati compresa la
voce narrativa)

Quella maschera e’ inesorabilmente influenzata dalle vicende biografiche del


suo creatore Umberto Eco, nasce proprio dagli interessi della personalità
biografica (studio dell'età di mezzo, del problema estetico in san tommaso
d'Aquino, dei movimenti religiosi)

Il caso e’ ciò che plasma il vissuto

Secondo le culture e i saperi delle donne l’estromissione dell’esperienza del


fare umano non può in alcun modo avere luogo. ( anche se lo occultiamo non
possiamo impedire che il vissuto ritorni nel simbolico)

idee mai personali/ personali


Eco stesso dice che ci sono idee che non sono mai personali. Questo perche
depositate nell’immaginario che costituisce l'identità complessiva di una
società (idee comuni che fanno parte dell'identità di una società). Ma proprio
per questo sono idee personali perche giacciono in quella parte dell'identità
singola che ha interiorizzato una cultura, idee che sono poi presenti nei libri
che quella data cultura produce come immagine di se e come mezzo di
trasmissione del proprio sistema di valori
-> Al soggetto unico, neutro, universale si sostituisce così un soggetto
multiplo e differenziato, luogo in cui si incarnano le differenze di genere, e
chi muove agisce e pensa all’interno di un mondo di soggetti a loro volta
multipli e differenziati.
Conseguenza. Un sapere che ha alla base un soggetto e una soggettività
caratterizzati da precarietà e contraddittorietà. (rigore e valore scientifico
rimangono, ma e’ in questo modo permesso un ripensamento più rispettoso
e più fedele delle basi conoscitive stesse)
pag 24 e 25 non l’abbiamo capita

1.3 La scrittura femminile e il canone


impossibilità di ricostruire una storiografia del fare letterario, anzi la letteratura non e’ un
processo unitario, e’ piuttosto l'esito di uno stato conflittuale fra centralità e marginalità, fra
cultura e culture, fra diversità e differenze di linguaggio, di codici, di “osservatori”, di “punti di
vista”(decostruzione dello storicismo tradizionale).
-> Non si può più fare un discorso normativo, ma discorso descrittivo-formalistico o
racconto retorico-letterario, che corrispondono all'assunzione del concetto di canone
Sul canone si e’ concentrato il terzo Millennio e ha ripensato dalle basi le categorie del
sapere occidentale?
Ha la scrittura femminile giovato di questo ripensamento?
La scrittura femminile non e’ riuscita a eliminare completamente tutta una serie di luoghi
comuni ( le donne non hanno scritto e se lo hanno fatto non hanno prodotto scritti di valore,
la funzione della donna e’ quella di destinatario delle opere letterarie oppure ne e’ il tema)
le donne sono oggetto e non soggetto di letteratura (eccezione gli anni recenti in cui e’
impossibile negare la presenza femminile)

La denuncia però non vuol dire ancora prendere le distanze da fatti e misfatti: un conto e’
predicare la necessità di infrangere la neutralità, un altro e’ accettare il valore della
parzialità
Il canone e’ un campo che si muove tra due poli contraddittori: da una parte la pretesa
normativa (chiunque ne fa parte deve ascriversi alla norma, alle regole) e dall’altra una
condizione di provvisorietà data dalla mutevolezza storico-culturale del panorama
letterario, dalla parzialità dei soggetti del discorso critico-teorico e di quello storiografico,
dalla moltiplicazione dei luoghi di produzione del discorso stesso

Alberto Asor Roma. Le letterature europee sono sempre state caratterizzate dall’esistenza di
un centro culturale, l’Italia no. Questo non ha nulla a che fare con l’esistenza di un'identità di
carattere letterario e culturale che e’ sempre esistita (mentre non esisteva un'identità
politico-statale). Questa mancanza di un centro ha portato alla ricerca incessante di
equilibrio tra la varietà realtà locali, regionali, paesane, comunali e il senso di tradizione
unitaria.

Guardano il fenomeno non nella sua interezza ma nei singoli elementi che lo compongono
riusciamo ad attribuire valore all'originalità, all'indipendenza dalle norme dunque alla
liquidità. In questa liquidita pero spesso quello che era stato inizialmente scartato viene
normalizzato, viene dunque assorbito dal canono.

In un solo caso stabilità e movimento sembrano non essere efficaci per garantire l’inclusione
nel canone: in quello della scrittura femminile e di tutte le altre scritture di minoranza
-> per questo la questione non può essere ridotta ad un semplice ampliamento del canone
(aggiungendo qualche nome di donna) ma deve partire dalla decostruzione del modo in
cui il canone si e’ costituito ed e’ diventato stabile
Bisognerebbe ripensare le origini. La stabilita del pregiudizio nei confronti delle scritture
femminili e’ imputabile alla continuita con cui il canono letterario occidentale ha operato
l’esclusione/inclusione di autori/autrici e delle loro opere al suo interno

Riflessioni su Del Sublime (punto di origine del discorso occidentale sul canone)
E’ successo che le parole dell’autore sono divenute norma e regola per i suoi seguaci anche
se l’intenzione dell’autore non era quella di creare una norma) -> La Poetica e’ stata messa
alla base di tutte le teorie dei generi letterari successivi nonostante Aristotele non avesse
l’intenzione di delineare un sistema dei generi
allo stesso modo Le osservazioni contenute in Del Sublime ( I secolo d.C)sono valse come
regole per la costruzione del canone della classicità quando invece il trattato e’ dedicato ad
una sola tipologia di uno degli stili dell’elocutio (lo stile retorico elevato)

Gli esempi di sublime che vengono fatti condividono tutti la facolta di riuscire attraverso una
forma di scrittura precisa ad ammaliare il pubblico , spingendolo a provare passiono e
inducendolo a riflessioni elevate che tendono a divenire permanenti. La componente del
pathos e’ essenziale non solo per il lettore ma anche per l’autore il quale potrà produrre uno
stile sublime soltanto se già possiede un’inclinazione naturale al vigore
-> queste osservazioni hanno determinato alcune conseguenze che sono in grado di
spiegare aspetti della stabilità del canone letterario occidentale.
1. Una contiguita/continuita tra passione, elevatezza, grandezza e stile: il subime e’
valutabile innazi tutto sul piano linguistico, gli esempi forniti realizzano al massimo
grado, il modello linguistico proposto.
2. La finalita pedagogica della trattazione alla quale si unisce un’utilita morale: stile ed
etica si legano indissolubilmente, produttore e fruitore si legano in una dimensione
etica ( la bellezza e la grandezza di un’opera vengono ridotte ad un fatto di stile la cui
fruizione educa e modella l’anima)
3. l’opera e’ stata redatta a posteriori, e altrettanto a posteriori le sue indicazioni sono
state trasformate in canone. Asor Rosa distingue tra classico complesso di norme e
di regole e classico come grande opera:
● prodotto di una lettura a posteriori, che a poco a poco si stratifica e diventa
normativa
● tutto cio che nel momento in cui viene prodotto sommuove, mette in crisi,
distrugge e supera le regole precedentemente costituite
-> Perché dunque ci sia un classico inteso come grande opera, bisogna
che all’inizio ci sia un’operazione di grande disordine, che l’autore, il
poeta rimette dentro un ordine formale, diverso dagli ordini formali che
in precedenza si erano consolidati sulla base di una determinata
tradizione e erano diventati norma. In questa dialettica tra tradizione e
infrazione consiste la parte più significativa della storia letteraria di ogni
tempo.

Se un certo stile, una specifica condizione patologica e una finalità etica formano le
qualità per definire e individuare un classico, basta contravvenire ad uno dei tre fattori
per essere collocati, e restare permanentemente, fuori dal canone: in fondo la liquidità che si
è potuta ridurre nella stabilità non ha mai intaccato in maniera significativa il modello di
classico presupposto dal canone stesso. Storicamente possono essere cambiati il tipo di
lingua scelto, lo stato d'animo prodotto, l'etica che ne è alla base, ma l'incrocio di questi tre
elementi ci sembra sia stato piuttosto duraturo all'interno del sistema:
Sono citata nelle enciclopedie, sono presente nelle antologie. Ma una scrittrice, anche se di
successo, è comunque emarginata. La diranno grande fra le altre scrittrici, ma non la
equipareranno agli scrittori. Anna Banti, S. Patrignani, Le signore della scrittura)

per quante analisi si facciano la scrittura delle donne rimane "emarginata", respinta cioè al
confine
La cancellazione prosegue con la “non comparazione", cioè la “non messa a confronto" della
produzione femminile con il modello (maschile) dominante: la grandezza, quand'anche
riconosciuta, viene ridimensionata con la sua misurazione all'interno di un insieme
considerato minore e marginalizzato. Il canone controlla la correttezza di applicazione delle
norme
alcune soluzioni.
Il problema di una presa di posizione politico-teorica delle donne nei confronti del canone mi
pare del tutto analogo a quello affrontato nell'ambito specifico della ricerca storica
Soffermiamoci sui metodi. Se il canone è una ricostruzione a posteriori, una riduzione a
norma del già dato, ciò vuol dire che esso è una narrazione prodotta da un soggetto, a
partire dal luogo specifico che esso occupa nel sistema storico-culturale.

Il soggetto decide cosa includere ed escludere. La sua azione è una forma di potere; è
il potere: «Il potere è negativo (potestas) in quanto proibisce e limita. È però anche positivo
(potentia) in quanto abilita e dà autorità ". Dunque, la prima azione da fare è assumere
consapevolezza che la "narrazione canonica" è frutto di un posizionamento, cioè del dato di
fatto che il soggetto produttore è il punto finale di un insieme di conseguenze – culturali,
storici, sociali, economici, religiosi, di gender, e così via -, che lo portano ad appartenere ad
una specifica comunità. Il posizionamento non è una posizione che il soggetto fissa e
definisce da sé. È un territorio condiviso e costruito collettivamente, occupato insieme ad
altri. Le "politiche dei posizionamenti" sono rappresentazioni del potere che poggiano su un
critico e genealogico racconto di sé; sono relazionali e dirette dall'esterno

Il canone è un problema di codifica, di traduzione del mondo. Il canone non può essere che
un'espressione del potere di (una) classe (egemone): e’ questa egemonia che costruisce il
sistema di criteri stessi, i quali sono quell’insieme di valori che quella determinata egemonia
tramanda, dando vita ad una tradizione che garantisca la propria autoconservazione nel
corso del tempo. Se esclude e marginalizza forme di produzione e di scrittura è perché
genera una visione del mondo parziale ed escludente, una visione comoda e rassicurante
per il potere di turno.
La soluzione sta, dunque, nella piena accettazione del fatto che il canone è un
racconto, la narrazione di un șistema, di una cultura, di una forma di conoscenza. Una
forma di conoscenza che costruisce figurazioni, cioè il frutto di una visione e di un sapere
situati nei corpi (punto di vista limitato), una visione infinitamente mobile, poiché soltanto da
una prospettiva parziale discende una visione oggettiva. La narrazione, infatti, si può
aggiungere, è sempre imperfetta e parziale, ma mai disordinata. Inoltre se il soggetto di
conoscenza si e si sa parziale è capace di unirsi a un altro soggetto, per vedere insieme,
senza pretendere di essere un altro o tutto l'altro possibile.

( Si tratta di un atto di profonda responsabilità critica che, riassumendo la posizione di Rosi


Braidotti, potrebbe essere definito come l'esito del sapere situato di un soggetto incarnato
non unitario, pluristratificato, dinamico, che ha la capacità di incontro e di interrelazione,
nonché di sconfinamento e che traccia una rappresentazione dei saperi non particolaristici,
ma parziali (parzialità vs totalità) e non caotici, cioè una mappa geopolitica dei cambiamenti
in corso nella realtà attuale o nella realtà oggetto di studio, dando un quadro mobile, non
statico da restituire per quanto possibile. Tiene conto delle figurazioni, di come cioè il
sistema sociale costruisce e manipola i corpi e le identità: il discorso sulle figurazioni rivela
l'ordine e l'immaginario culturale che lo sostiene, dà ragione della complessità, è un
metalinguaggio, cioè una forma collettiva di narrazione politico-personale. Così la
figurazione a cui dà vita a sua volta questo soggetto è una narrazione parimenti mobile e
non statica, in cui il divenire trova piena espressione. )

Braidotti definisce ottica questa politica di posizionamento critico, pratica essenziale per
fondare la conoscenza intorno al linguaggio figurato della visione: «La tendenza del
soggetto a pensare, a rappresentarsi attraverso il linguaggio è una predisposizione
che non è né ragionevole né conscia e che in virtù delle convenzioni sociali inscrive il
soggetto pensa in una rete di discorsività, vale a dire nel linguaggio, e quindi nel
potere»
È in questo modo che appare pienamente la portata complessiva di ogni “azione canonica".
Il ripensamento del canone, di come funziona e di come può essere modificato ha significato
decostruire il discorso egemonico come esercizio del potere. Porre la differenza sessuale
come centro nevralgico di una rete di differenze, dando spazio al vissuto che queste
differenze porta inscritte, ha reso visibile l'invisibile, costruendo una nuova memoria,
permettendo di studiare la tradizione dominante dal nostro punto di vista, costituito, definito,
elaborato e conservato in luoghi importanti e privilegiati di produzione del pensiero e del
sapere delle donne.

Insomma c'è un sapere letterario delle donne che ha resistito e resiste alla stabilità dei
canoni e che, anzi, ha lavorato e lavora perché la liquidità del canone non venga mai meno.
La raccolta della produzione scritta edita e inedita che ne documenta il sapere ha così
investito di effetti devastanti la stabilità di molti canoni. I Women's e Gender Studies hanno
permesso perciò di individuare più precisamente i meccanismi di funzionamento del canone,
il controllo che esso esercita sulla produzione, sulla fruizione e sulla trasmissione del
letterario, auspicando modalità e procedimenti per il futuro più rispettosi delle identità e delle
soggettività che hanno accesso e accederanno alla scrittura. ( rivalutazione di altri modelli e
strumenti come l'oralità, lo sguardo, le relazioni, i corpi, la conoscenza non passa solo
attraverso l’egemonia della parola scritta).

Si tratta di un'operazione politica ma anche pedagogica che pone questioni sul da


farsi, sul riconoscimento e la valorizzazione del già fatto, sul bisogno di fare
tradizione, sul bisogno di costruire nuovi paradigmi. Le culture e i saperi delle donne
hanno teorizzato a questo proposito la figura, dapprima, della buona lettrice e, poi, più
specificamente quella dell’interprete empatica, la cui interpretazione critica del testo è
costruita sulla relazione che si determina nel testo fra chi legge e chi ha prodotto il
testo, relazione che non emargina dall'operazione interpretativa l'esperienza, il
vissuto, la conoscenza extratestuale, e per la quale fonti come letture e diari hanno lo
stesso valore e sono posti allo stesso livello degli indizi testuali stessi:

A questa esperienza, da cui si fa nascere il testo e di conseguenza dipendere parte della


sua natura, si unisce l'esperienza dell'interprete, e cioè di colei che compie l'analisi. Tra testo
e lettrice, o meglio tra autrice riflessa dal testo, che altro non è che la traduzione della sua
identità, e interprete, si stabilisce una sorta di rapporto empatico di autoidentificazione.
L'esperienza che questa lettrice ha del testo è trasformata nella sua interpretazione ".

Il momento scelto per essere analizzato e’ il cambio di secolo, svolta temporale in cui appare
fortissimo l’investimento culturale del singolo e della collettività. Il passaggio tra Ottocento
e Novecento coincide in Italia con la progressiva definizione della nuova identità nazionale,
unitamente alla necessità di ri-declinare ruoli, valori assetti comuni, e così via. Ci si
confronta con due figurazioni fondamentali nella definizione dell identità:
1. spazio di appartenenza;
2. spazio di conflitto.

Și tratta di aspetti intimamente legati alla costruzione dell'io, la costruzione identitaria è


sempre fase originaria di qualsiasi azione nel mondo. Tanto più lo diventa allora - tra
Ottocento e Novecento, appunto – quanto più questa azione primaria deve confrontarsi con
un movimento collettivo di ridefinizione a livello nazionale. Nel passaggio fra Secondo e
Terzo Millennio, si è preferito concentrarsi su di un genere letterario da più parti indicato
come forma propria della contemporaneità: il noir naturalmente femminile.

Misteri del chiostro napoletano

La prima indicazione che abbiamo sul genere e’ l'autobiografia. La dimensione


autobiografica accentuata tramite l’escamotage del doppio d’autrice -> figura di Marta
baronessa d’Estraignes che nel testo all’inizio si fa carico di dare il manoscritto alle stampe
col consenso dell’autrice

E’ colei che traduce dal privato del diario al al pubblico del romanzo, perche torni a
riempire la dimensione individuale e privata della lettura , l’unica che consente
l’educazione del singolo

La ragione per cui lei scrive e’ individuata nel confermare l'inutilità sociale della clausura.
Ma allo stesso tempo addice una motivazione più letteraria: quella di svelare certi misteri,
operando al contempo un’azione di accrescimento della conoscenza e del sapere dei lettori,
in funzione didattica e didascalica.

Firmandosi Enrichetta Caracciolo avviene dunque una fusione tra il soggetto reale e il
soggetto che pratica la narrazione. -> questo definisce alcuni presupposti essenziali:
● per i familiare delle monache nei chiostri la reclusione e’ utile
● le monache vengono sottoposte ad un’azione di immiserimento degli affetti
● ridotte alla più assoluta passività messa in atto attraverso una violenza psicologica
da parte dei confessori (fuori dal chiostro vi e’ perdizione e abisso)

La veridicita del testo e’ resa più plausibile dal fatto che i fatti sono recenti, dunque
contemporaneità di auctor e lector (il pubblico e’ un testis veritatis)

Come restituire in un’opera narrativa il vero e la verita storica?


Soluzione manzoniana: documentare e documentarsi
Uso del patrimonio storico della famiglia Caracciolo
fonti riportate alla lettera come il testo di donna Fulvia Caracciolo
Reverendi (dati, cifre e tabelle)
Gli elementi oggettivi diventano fondo comune e collettivo su cui proiettare le vicende del
singolo

Prima ancora di iniziare a narrare la sua vicenda con i soli valori matematici la Caracciolo
mostra la piaga radicata che la monacazione rappresenta in Italia.

Si tratta di un romanzo storico?

Non solo. E’ romanzo storico perché la storia comune e’ sicuramente patrimonio condiviso,
ma la scrittrice ricorre ad altri tipi letterari.

Il modello del romanzo d’amore e di avventura (declinata come un viaggio).


La famiglia Caracciolo e’ fin dalle prime battute esposta al caso e alla peripezia->
spostamenti a causa del lavoro del padre, l’episodio della momentanea scomparsa di
Errichetta, il terremoto, morte del padre.
L’imprevisto viene invocato anche per raccontare fatti del tutto insignificanti alla narrazione,
che permettono di spiegare la condizione psicologica vissuta dai personaggi. (clima di
compassione).
Al romanzo d’amore sono affidati i passaggi in cui la protagonista fa esperienza del nascere
della passione, il rituale dell’innamoramento e’ quello antico fatto di sguardi e saluti.
Importante il capitolo sulla gelosia di Domenico a cui seguono le prime restrizioni della
liberta, amore sentimento per lei sempre dannoso e pericoloso.
Anche lo stile segue i moduli tipici di queste forme di romanzo-> passaggio dal passato
remoto al presente narrativo nei momenti di maggiore concitazione.

modulo narrativo tradizionale dei cataloghi di exempla


il soggetto spiega al pubblico di cosa ha fatto direttamente esperienza e che riguarda usi e
costumi, fatti e misfatti della vita monastica. Convinzione che l’esperienza e il vissuto
individuale sono importanti ai fini della conoscenza umana

L’indicazione che la narratrice utilizza all’interno della narrazione e’ Memorie (funzione


specifica della mente del soggetto che opera la ricostruzione dei fatti e
contemporaneamente mette in atto la costruzione letteraria)
mostra il costituirsi dell'identità attraverso la rimembranza della propria storia
il corpo viene trascinato e costretto alla vita di clausura, ma la memoria ancora le
appartiene ed e’ li che puo rifugiarsi. Una forma di autoreclusione, errichetta richiude
il se in se.

Si arriva poi ad una fase di un processo inverso ovvero si espone. Una fase privata in
cui inizia a scrivere per bisogno di distrazione , attività che porta lontano il soggetto ,
in un altrove che consente la costituzione della propria storia.
Parla per la prima volta delle sue memorie con il confessore. Il confessore e’ interessato a
sapere di cosa scriva.
● il suo diritto a sapere in quanto confessore non lo rende automaticamente il pubblico
di ciò che viene scritto, perche non e’ considerato da chi produce il messaggio come
il destinatario ultimo.
● dalla conversazione con il confessore viene fuori la chiara intenzione di voler lasciare
un ricordo e quindi si tratta dell’inizio di un percorso di esposizione, di uscita verso
l’esterno-> traformare i ricordi in Memoria scritta e’ il primo passo nell’individuare un
inisieme di lettori e lettrici in grado di ricevere il testimone.

verso la fine la narratrice torna a parlare direttamente al suo pubblico come fatto all’inizio
definisce l’episodio del biglietto nella biancheria come comico, affermando che puo
permettersi il lato comico perche si tratta di Memorie , non di una storia o di un romanzo
storico.
Pensando la scrittura di se come destinata all’esterno non riesce a scegliere un forma
particolare ma opta per un fusione di tanti tipi popolari che il pubblico sicuramente conosce.

I.1.2. corpo
l’io della protagonista si definisce con l’acquisizione di un corpo (= pratica discorsiva
che significa il corpo e lo struttura come oggetto della narrazione)

Per il pubblico il corpo e’ segno del soggetto, ma il soggetto non si percepisce in quanto
corpo, si percepisce in quanto cambiamento interiore e il corpo ne e’ significante esterno.
L’esposizione del corpo la introduce alla collettività: questo lo notiamo soprattutto nel
passaggio tra l’infanzia e l’adolescenza in cui il suo corpo cambia radicalmente e lei diventa
oggetto di sguardi, lo dimostrano le scelte degli abiti, la particolarità dell’acconciatura che
deve adeguarsi alle singole occasioni, il linguaggio non scritto dei gesti. Ma lo dimostra dal
lato opposto l’eliminazione di tutto ciò una volta entrata in convento equiparato ad un
sepolcro: taglia i capelli, elimina i vestiti e indossa la divisa simbolo dell’abbandono del corpo
e della carnalità, impegno che Errichetta rispetta a differenza delle consorelle.

L’uso della scrittura: consorella vs Enrichetta


1. la usano per restare unite alle persone amate in particolare preti e monaci, questa
libertà di cui godono le localizza, le incorpora con il chiostro
2. la usa per liberarsi dal chiostro (comunica necessita, cerca aiuti per uscire dal
convento) -> produzione di una testualità che la svincoli dal legame con il convento e
la reanda al comune spazio della libertà e della storia.
Malattia: codice comunicativo per esprimere la ribellione psichica e fisica (dalla sua infanzia
con la negazione dell’amato fino al rifiuto del cibo durante il periodo di reclusione)

L’interesse per gli esseri della natura e’ l’unica cosa che la sorregge quando sta per crollare,
per impazzire-> il corpo animale e’ l’unico corpo positivo e vitale, mentre quello umano e’
sempre più connotato, nel corso della narrazione, o dal degrado della malattia nei morbi che
colpiscono le monache o dalla dissoluzione estrema della morte

La cronaca di donna Fulvia Caracciolo informa Errichetta di come venivano trattati i resti
delle consorelle defunte: la narrazione ha ancora più peso rispetto a quello che assiste,
perché nella narrazione lei trova la conferma della verita: se e’ accaduto, puo riaccadere.

Errichetta considera il culto delle reliquie una forma di superstizione, non rinunciando
tuttavia a indicarne la responsabilità quando la diffusione del cosiddetto miracolo della
campanella di san benedetto la costringono dentro l'impossibilità di ribellarsi alla
monacazione.

Maternità
La corporeità che connota la vita esterna e’ spesso messa in relazione con la maternità e
con gli aspetti economici.

Esempio della tradizione popolare legata alla devozione alla Madonna-> la ruota con i
neonati. Le madri per prestare il figlio a quello spettacolo vengono pagate, ma spesso il
bambino muore. Alla fine dello spettacolo vi e’ una lotta tra le madri per riconoscere il proprio
figlio -> il corpo dei lattanti e’ trasfigurato perché viene fuso con quello degli altri lattanti,
neanche le madri riescono a riconoscerli. Abbandonando il figlio a quella ruota si
abbandona la maternità , che può però essere riconquistata in quella lotta tra madre per la
riappropriazione del figlio -> restituzione al figlio un'identità mondana, che viene persa
definitivamente in caso di morte.

La ragione di tale condotta “il vile guadagno di pochi ducati” e condannata, rimproverata
dalla voce narrante -> l’abbandono dei figli per ragioni di necessità economica (un triste
aspetto che ritroviamo anche) adombra anche il rapporto della protagonista con la propria
madre.
La figura della madre e’ descritta fin da subito come rigida e severa, Errichetta dedica di
conseguenza tutto il suo affetto al padre. La narrazione del profondo rapporto con il padre e
delle preferenze domestiche della madre consente al lettore di vedere in Errichetta la vittima
di un’inspiegabile ingiustizia, nel contempo accentua la percezione delle conseguenze
che la morte del padre genera nell’intreccio delle vicende.

La mercificazione e la reificazione del corpo e della carne appaiono necessita anche nelle
parole di una madre appartenente alla classe nobile e mediamente agiata
( conversazione tra enrichetta e la madre quando le viene comunicato che andrà in
convento).
Innanzitutto il testo registra le ristrettezze economiche in cui versa la famiglia e vi torna in
conclusione della scena rendendo chiara la necessità dell’abbandono (solo in minima parte
si fa riferimento alla passione per Domenico).
Sottraendosi alla funzione genitoriale, la donna consegna Enrichetta all’unica altra autorità in
grado di assicurare la sopravvivenza materiale. Ma così facendo le impone la rinuncia al
corpo, alla propria identità, ad uno specifico posizionamento nella società.

Le sue azione diverranno nuovamente incisive nel mondo quando il rapporto con la
madre verrà ricostruito e lo strappo ricomposto. Questo passaggio si colloca a metà
dell’intera narrazione e può dividere la narrazione in due sezioni determinate dall'ostilità e
dalla collaborazione della madre (dal ruolo di oppositore a quello di aiutante.)
Mentre la madre di Enrichetta si ravvede, la gerarchia ecclesiastica che ha ricevuto i compiti
del materno continueranno a rappresentare il nemico.

Il cardinal Riario va a supplire il ruolo di oppositore abbandonato dalla madre, egli


incarna tutte le peggiori qualità dell’istituto ecclesiastico: e’ elegante e vanitoso, non e’
competente ne preparato, e si fa confessore di Enrichetta per continuare ad opprimerla.
Enrichetta inizia a scrivere le sue memorie proprio in seguito alle sue oppressioni. Non e’
casuale che Riario le impedisca di vedere la madre morente -> l'impossibilità del contatto
fisico e’ segno della perdita del ruolo della madre nell’intreccio.

Identificazione con l’Italia


Diventano più fitti e significativi i riferimenti al contesto storico, al processo
risorgimentale (di cui viene a conoscenza leggendo i giornali). D’ora in avanti l’io si
identifica con l’italia, le sue disavventure si sono legate alle vicende politiche della penisola,
di cui il proprio destino e‘ metafora

Alimentata dalla narrazione delle vicende fatta dai giornali, Enrichetta inizia a capire come
volgono le cose attraverso i segni corporei dei preti fanatici (opposti alla causa
risorgimentale), un linguaggio che appartiene al mondo esterno e che dunque lei non ha mai
perso.
Proporzione: il monastero sta all’individuo come le barbarie stanno all’italia. La donna e
l’Italia hanno bisogno dello stesso artefice di liberazione e rinnovamento , Pio IX, al quale
Enrichetta si rivolge. Come i patrioti utilizzano la lotta armata per superare gli ostacoli, così
Enrichetta mostra il proprio mezzo di combattimento e offesa: la pubblicità che otterrebbe
attraverso la denuncia della propria condizione sulle pagine dei giornali.

Paragonando il suo percorso a quello dell’Italia, la Caracciolo prende forza.


Se le vicende dell’Italia sono allegoria di quelle di Errichetta, allora anche il destino della
donna può essere visto come allegoria delle sorti collettive.
Enrichetta decide dunque di collaborare attivamente alla causa patriottica nonché di
apprendere piu approfonditamente attraverso lo studio la storia della patria e della sua
cultura. Quando Enrichetta fornisce il primo ritratto della sua identità e del suo
posizionamento capiamo che è dotata di una qualità individuale che la porta per natura a
voler lottare per la libertà della patria (natura passionale, immaginazione mobile, volontà
forte abbastanza da lottare contro le seduzioni del sentimento e contro la corrente delle
abitudini).
Scendere finalmente in campo per la sua causa la porta a pensare che se tutte le donne
pensassero e sentissero come lei l’Italia non avrebbe più dovuto temere le barbarie. Scopre
cosi la possibilita di sorellanza, scopre quanto possa essere fondamentale l’apporto
alla causa da parte delle donne -> Leggendo la Vita delle sante Martiri la protagonista non
può fare a meno di notare la portata del ruolo che le donne hanno ricoperto durante gli albori
della civiltà. Con la stessa dedizione le donne di oggi dovrebbero servire la patria

funzione della letteratura. Invece di scrivere romanzi che mirano alla commozione, che
parlano di affetti bisognerebbe scrivere cose che puntino alla formazione e alla
comunicazione di un sapere condiviso e imitabile, da trasmettere a quante sono state
tradizionalmente escluse dalla conoscenza (contrapposizione tra memorie e romanzi->
verità/finzione, educazione al vero/corruzione della morale)

A conclusione conclusione del suo percorso, Enrichetta riesce a tornare nella sua Napoli. A
tornare pero non puo essere la stessa donna, così come il luogo non e’ lo stesso Regno.
Diversa e’ l'identità che si e’ costituita, diverso e’ il vissuto che si e’ arricchito dell’esperienza
dei fatti e delle letture, diverso dunque il posizionamento-> Enrichetta decide dunque di
abbandonare l’appellativo che fa riferimento al convento per farsi chiamare invece cittadina

Enrichetta si riconosce debitrice dell’esperienza in convento che ha plasmato la donna che


e’ oggi, lei dunque avverte chiaramente la scissione tra il prima e il poi

La protagonista e’ consapevole del valore che la propria ricostruzione memoriale


riveste nel processo di costruzione del se. (lo testimonia la domanda retorica finale)

Una fra tante


15 anni dopo Misteri del chiostro napoletano
Enrichetta caracciolo -> mirava a fornire documentazione e prove a favore di una riforma
che riteneva saggia e giusta. Impegno politico che la accomuna ad Emma, ma al centro
della sua produzione c’e lei stessa. Emma invece da voce a chi non e’.
Emma-> contro la legge Cavour, che autorizzava l’apertura di case chiuse e regolamentava
le forme di prostituzione femminile.

Voce narrante atteggiamento moralista, propensa ad intervenire frequentemente nel corso


della vicenda. Una fra tante e’ la rappresentazione realistica di una situazione
contemporanea all’autrice:
● ha la finalità di denuncia sociale;
● rappresenta la voce dell’impegno politico militante dell’autrice (pioniera del
femminismo italiano);
● la fedeltà al vero e alla sua veritiera rappresentazione diviene strumento e mezzo di
azione sul mondo.

Testo introduttivo. Contiene notazioni programmatiche e di poetica -> il fatto che narra e’
vero, se non fosse vero nessuno avrebbe voluto raccontare un fatto così ripugnante e
vergognoso. L'averlo udito ha provocato in lei indignazione e dolore e quindi l’immediato
bisogno di denunciarlo.

Autrice e protagonista sono unite da questi due sentimenti di ripugnanza e vergogna:


anche Barberina ha queste reazioni quando coglie allusione o ascolta racconti collegati alla
sessualità. Stessa condizione patologica quando entrambe rappresentano coloro che
ascoltano, che recepiscono un determinato messaggio.

Inoltra, il vero si contrappone alla fantasia e pretende il racconto sia in barberina che
all'autrice a maggior ragione quando si tratta di fatti tristi, ributtanti e miserabili <- nei
confronti di queste materie soggetto narrante e narrazione sono garanti del testo, la
protagonista non può esserlo perché troppo ingenua.

Dunque soggetto narrante e protagonista si separano, poiché la narratrice dopo la


vergognosa ripugnanza e’ investita di un compito morale preciso: denunciare attraverso la
creazione letteraria. Si verifica l'instaurazione di un’identica esperienza patologica che a
questo punto abbandona il personaggio e si proietta al di fuori del testo, verso i lettori e le
lettrici, nel tentativo di provocarne una reazione tale da permettere all’opera di accedere
alla dimensione didattica e didascalica.

Il pubblico facendo tesoro della narrazione dovrebbe riuscire a risalire verso quella
indignazione e quel dolore che costituiscono la reazione primaria della donna e dell’autrice e
trasformarli in azione nel mondo.

Otteniamo dunque una nuova poetica del vero dell’era moderna con elementi tradizionali del
fare letterario:
● il ruolo dell auctor quale garante della veridicità del fatto narrato;
● la finalità didattica del fare letterario (che rivale, dunque insegna al lettore);
● la funzione onnisciente della voce autoriale (in grado di penetrare la psicologia del
personaggio).

vero e proprio pamphlet (= di carattere polemico o satirico)


Il soggetto produttore diventa il risultato della relazione intra e extra testuale
la didascalia diviene denuncia capace di cambiare le cose.

parole chiave
Città vs Campagna
isolamento vs solitudine
la folla

La protagonista prova un sentimento personale di terrore di poter essere esposta al male


perché sola, in realtà è più propriamente isolata-> la solitudine e’ una condizione naturale,
mentre l’isolamento e’ caratteristico della vita cittadina perché nasce da un elemento proprio
della città ovvero la folla. Il romanzo parla del tentativo da parte della città di assimilare a sé
un corpo estraneo, di renderlo folla, allontanandolo dal luogo originale.
-Opposizione tradizionale nella letteratura tra città e campagna (la positività sta in questo
caso nella campagna perche ambiente incontaminato e naturale), contrapposizione tra la
campagna in cui la protagonista riceve un’educazione buona e ingenua e la citta che invece
corrompe e guasta

assimilazione all’educanda-> come un’educanda che esce dalle mura del chiostro (era
ignorante, segregata dal resto del mondo, abituata ai silenzi e alla contemplazione delle
montagne)
lento sviluppo intellettuale assimilato al lento crescere delle piante di montagna
Un'identità formata e radicata in un posto ben preciso, spazio protetto da dei confini specifici
e per superarli c’e bisogno di un’esperienza che Barberina non ha.
Berberina e’ una tipica protagonista femminile -> positività nella stanzialità, lo
sradicamento appartiene agli eroi maschi che hanno il potere di cambiare il proprio destino
la metropoli e’ per questi tipi di personaggi maschi.

Per Berberina e’ stato trovato un lavoro in città. Lo sgomento di Barberina deriva dalla
progressiva sensazione di perdita della comunità originaria -> Barberina viene assimilata
all’animale-merce che viene venduto al mercato, (non all’animale libero nel mondo naturale)
ciò che viene venduto, di cui si rivendica la proprietà e il possesso e’ il corpo

Lo sradicamento e il trapianto nel tessuto cittadino comporta da parte di Barberina la


percezione dello status sociale e di conseguenza lo scontento-> processo che ha la sua fase
iniziale distacco all’interno del personaggio che sa che se ne deve andare e le qualità
identitarie vanno in crisi fase intermedia quando si trova nella piccola città (dove vide dei
ricchi e si sentì povera)
L’incontro con lo spazio urbano vanifica le qualità che si pensava di possedere
più lo spazio e’ grande più i desideri diventano bisogni imprescindibili
nella campagna sono tutti uguali con gli stessi bisogni basici, la città invece traccia
differenze superiorità e inferiorità

E’ nel passaggio tra la piccola città alla grande città che Barberina capisce il nuovo e unico
ruolo che potrà svolgere all’interno dello spazio urbano-> segatura/rifiuto lo scarto della
lavorazione, prodotto di una macchina che lavora per mandare avanti la societa, piu
precisamente il lusso che e’ in essa.

Barberina ha perduto l'identità originaria e non ne possiede ancora un’altra differente,


per ottenerne una dovrebbe farsi folla ma e’ proprio questo che lei non riesce a fare.

L’unica cosa che Barberina apprezza di aver ottenuto dall’esperienza cittadina e’ una nuova
visione economica

Nella casa presso cui lavora Barberina si sente soffocata, e’ anche qui all’interno di un
confine ma questo e’ troppo precario per poterla proteggere e infatti viene mandata via
quando si ammala-> a questo punto barberina si trova al punto più basso della societa, 3
caratteri che la discriminano: 1) e’ un’estranea perché proviene dalla campagna 2)
socialmente povera 3) corpo malato
la narratrice individua come causa dell’isolamento di barberina l’egoismo umano che non
accoglie, ma separa e reclude, scarta ciò che non e’ assimilabile, che non si confonde alla
massa.

Parola chiave
topos del puer senex

vero tema del romanzo: prezzo che la societa e’ disposta a pagare pur di raggiungere
il lusso, la felicita e il piacere, prezzo che riduce i corpi in merce, gli esseri umani a
bestie in vendita
Il personaggio percepisce seppur vagamente che e’ dalla consumazione del corpo, dalla sua
vendita e consumo che nasce la felicità della società urbana -> la malattia di barberina
diventa quindi figura dell’apprendimento e dell’adeguamento da parte della donna allo status
quo (piu si deperiva piu era tranquilla)

I libri: (nell’ospedale) nella scrittura delle donne il corpo carnale viene spesso
accompagnato dal corpo dei segni del codice e del linguaggio-> barberina contrappone la
genuina felicità che lei trova nella natura a quella finta nei libri vero della vita vs
chiacchiere della fantasia
Barberina non capisce il senso di fermare le parole scrivendole in un libro, secondo lei le
parole dovevano essere passeggere come i tanti discorsi che si fanno per strada.
● Le parole hanno una realtà corporea cioè un divenire nel tempo la stessa caducità
dell’essere umano che le produce e questo le rende vere. l'eternità al contrario
appartiene alla finzione. I libri fermano le parole, non permettono loro di mutare e
dunque perdono la veridicità.
Inoltre i ricchi si appropriano dei beni interiori (ad esempio Dio) per poterne parlare nei libri,
per poi venderli e quindi arrichirsi con essi.

I poveri che non possono godere dei piaceri del corpo non possono far altro che desiderare
la morte (“E’ un lusso che non e’ fatto per noi l’aver paura di morire). Barberina ancora non
conosce pero il desiderio della morte ed e’ dunque discriminata anche in questo (non e’
ancora abbastanza povera ed e’ ancora troppo giovane per capire. L’impossibilita di
assumere una posizione sociale espone ulteriormente Barberina in tutta la sua nudita
(nudita fisica e nudita morale si collegano).

Barberina avrebbe bisogno di una solidarietà femminile che però non si verifica.
Lei ricerca un appoggio in tutte le figure femminili che incontra, ma purtroppo la realta
tradisce le sue aspettative -> esempio della brutta vecchia i capelli bianchi e la pelle
rugusa le ispirano fiducia e rispetto perche le ricordavano sua nonna, ma nella realta
cittadina trascuratezza del corpo riconducono ad una bassa posizione nella gerarchia
sociale errore di decodificazione la protagonista riconduce cio che vede nello spazio altro a
quanto sa dello spazio che le era proprio. Barberina non conosce la lingua della citta,
che invece e’ molto chiara alla voce narrante e al pubblico
Barberina cade dunque in un costante e reiterato fraintendimento. Mentre le donne cittadine
coprendono al volo la sua ingenuita lei non riesce a cogliere il valore reale di queste. La
narratrice invece rivela la vera natura di questi personaggi femminili attraverso il topos del
puer senex-> esempio descrizione della serva della vecchia mezzana (simbolo
dell’azione devastante e della trasfigurazione a cui conduce la malattia morale)
le esperienze che ha fatto nella società ( il vizio, la sofferenza, il vivere nel male) ne hanno
segnato il corpo giovane. Un soggetto fantastico meta donna meta fanciulla, il viso di bimba
viene corrotto smorfie diaboliche). Grazie a questo personaggio al lettore viene data la
possibilità di vedere quale esito sarebbe destinato ad un soggetto che abbandona che
abbandona il confine per entrare in uno spazio dominato interamente dal corpo e dal
piacere.

Topos del puer senex utilizzato per descrivere le inquiline della casa chiusa. In quello spazio
il corpo la carne e la sua apparenza hanno il dominio. Infatti la cura di cui ora la protagonista
diviene oggetto mira a farne oggetto di piacere per la folla

La costrizione morale e psicologica del personaggio prende forma nella camera in cui
Barberina viene condotta, la camera rossa.
La vestizione a cui Barberina viene costretta e che segue subito dopo, sottolinea il tentativo
di attribuire uno statuto identico a quanti praticano e abitano quello spazio. La protagonista
e’ ormai altra, il cambio d’abito segna l’inizio della modificazione vera e propria del corpo. La
protagonista se ne accorge quando indossato l’abito viene invitata a specchiarsi ->
Barberina non riconosce la donna che vede nello specchio
● Barberina non riuscirà a svestirsi di questa identità neppure quando troverà chi
riuscirà a farla scappare e tornare nelle sue valli.
● percepisce il tradimento dell’appartenenza originaria, la scissione definitiva del
legame con famiglia e patria
● Barberina prova ancora una volta a rifugiarsi nella sua ingenuità ( non vuole
sembrare una poco di buono, e’ una ragazza per bene) ma e’ inutile, perché ormai i
lettori hanno perfettamente capito la sua nuova funzione sociale
● nel momento in cui barberina non si riconosce ricade nell’abbattimento fisico a causa
del disagio psicologico
● la sua immagine oltre che allo specchio viene riflessa alla finestra, ossessività
dell’immagine che non accetta
● si riguarda allo specchio, vede trasformato il corpo ma non il volto, volto e nome sono
la manifestazione dell’io, infatti perde entrambe nel momento in cui diventa prostituta,
volto ciò che permette di riconoscersi
● nel momento che vede il suo volto ha dei sospetti, inizia a capire le cose a metà,
questo e’ quello che viene definito linguaggio del doppio senso (sentiva ma non
capiva), nel momento che sta nella casa sta diventando da soggetto che sente a
oggetto dei discorsi (esperienze di tre ambienti cittadini ospedale bottega e mercato)
● l'iscrizione nel registro delle prostitute e’ l’atto finale del processo di assimilazione
nella società urbana in cui o si compra o si e’ comprati.

Parole chiave
condanna dell’egoismo e del disinteresse nella città moderna
Indifferenza delle donne e delle madri nei confronti dei bisogni delle altre che condividono lo
stesso loro degrado sociale. Le figure femminile che incontra Barberina obiettivo di
mantenere il loro status economico, allontanando chi lo metterebbe a rischio
esempio. Signora Rosa, la portinaia. Quando Barberina viene mandata via la portinaia
gode nel suo egoismo, lei si sente al sicuro e protetta dalla fame. Rosa e’ equiparata ai
signori anche se in relata e’ segatura come Barberina perche anche ai gradini piu bassi c’e
una gerarchia, chi sta meglio e chis ta peggio.
esempio. Beppa, l’ortolana. Non avverte ne aiuta la ragazza a sfuggire alla mezzana
perché? Lei pensa inanzi tutto a proteggere la propria prole per evitare che la sua bambina
diventi come Barberina, lei lavora affinche questo non accade e soprattutto conosce lo
spazio della citta. Barberina si trova in questa condizione perché non ha e non ha avuto una
madre che l’ha salvaguardata e che le ha insegnato il linguaggio della citta. (Beppa
egoisticamente felice che alla sua famiglia questo non possa capitare). Beppa e’ un senal
esplicito da parte dell’autrice, per spiegare come indifferenza e isolamento siano una
protezione fisica e morale.
->
La madre di Barberina. La donna si e’ sottratta alla propria funzione nei confronti della
figlia, ma questo avviene prima di restituire alla figlia un sapere e una conoscenza
sufficienti. Nel momento del distaccamento la madre chiede a Barberina di pensare alla
famiglia e al loro sostentamento quando sarà in citta-> ruolo materno opposto a quello
delle città: le figure di madri cittadine hanno come primo compito di dotare la prole di
sicurezza economica. L’abbandono da parte della madre avrebbe avuto un esito meno
disastroso se questa l’avesse dotata di strumenti di difesa. Questa mancanza e’
determinante per l’esperienza di Barberina in citta perche questa si affidera nel nuovo spazio
a donne che scambia per madri ma che sono tutt’altro.

La voce narrante spiega il motivo per cui la solidarietà fra i bisognosi non si eserciti
indirizzando chi e’ in difficoltà verso le strutture pubbliche che potrebbero essere
d’aiuto.
Il nuovo Regno d’Italia, ha problemi di comunicazione con i propri cittadini, questi vivono
nell’ignoranza e nella disinfornmazione. Emma dialoga con il pubblico.
● I cittadini non sono realmente convinti dell’esistenza di questi istituti
● I cittadini pensano che siano luoghi in cui senza raccomandazione e’ impossibile
entrare.
● vi e’ la necessità di curare di più la mente (istruzione) e non solo il fisico (altrimenti si
sara’ sempre e solo buoni per i lavori fisici)
● non si può lasciare il compito della carità alla chiesa (che ormai e’ concentrata a
salvaguardare se stessa) ma vi e’ bisogno di una carita civile
● unica istituzione che si prende cura di tutti e’ l’ospedale.

Secondo Emma, la qualità peggiore dell’uomo della sua epoca e’ la mancanza di energia.
“ E chi di quegli abusi o dolori ha soltanto compassione senza adoperarsi per aiutare
laddove havvi bisogno di soccorso, e’ forse anche più colpevole degl’indifferenti stessi”
“Se v’ha grand’errore commesso contro la societa intera, non e’ quello di fare del male, ma
l’omettere scientemente di fare il bene” .
Spetta alla morale dei singoli di intervenire laddove difetta un’azione pubblica. Ruolo
importante che sta svolgendo l’autrice, che si pone al di sopra della società e del
soggetto politico. ( capitolo 5 intrusione metanarrativa e capitolo extradiegetico)
Emma onniscente

Il vizio delle grandi città si nutre di gente morta moralmente, e spesso sono donne e
bambine. Topos del teatro, ma in questo caso non e’ il teatro ad essere figura del mondo,
e’ piuttosto quest’ultimo ad aver fatto propria la finzione scenica. Contrapposizione tra giorno
e notte tra cose lecite e illecite, i morti veri sono quelli che permettono ai perbenisti di giorno
di perpetrare qualcosa moralmente condannabile. Le tombe di questi defunti sono i bordelli,
in cui troviamo ragazze e donne che hanno perso l'identità. Quindi e’ il mondo che si sta
trasformando in un teatro (la realta supera la fantasia).
In questa società finta, compito dell’arte e della letteratura e’ di risignificazione, ripristino
del senso proprio, tracciare i confini corretti tra vero e falso, tra fantasmi e corpi reali, fra
significati traslati e letterali. (la scrittura narrativa deve incidere nel reale, denunciare ed
educare). Si sta perdendo in questo periodo il contatto con la realtà, gli intellettuali si
perdono a scrivere opere d’arte astratte, mentre l’artista deve migliorare la societa, ora i
fantasmi sono coloro che si rendono conto dell'inutilità dell’idealismo ma non fanno niente
per cambiarlo. Emma dice di essere la prima di questi nuovi intellettuali, perche da la luce
una storia che deve essere denunciata per cambiare la realtà.

L’unico modo per uscire dalla condizione di prostituta e’ quella di svolgere il lavoro per poi
ricomprarsi la propria liberta. Emma accusa fortemente una legge che consente cio. A
questo punto Barberina capisce qual è il prezzo da pagare per tutto quel lusso, l’unico modo
per ottenerlo e’ vendersi. Un lusso che in realta produce solo dolori e sofferenze.
Dobbiamo dunque abbandonare questo lusso e tornare a vedere la realta delle cose, non
bisogna con l’intelletto rifugiarsi nella fantasia ma pensare a risolvere i mali reali.

L’anima semplice
Matilde Serao (1857-1927)
critica aspramente i movimenti delle donne
attivita giornalistica all’interno della quale esordisce come scrittrice e che portera avanti per
tutta la vita. Con il marito fonda vari quotidiani, ma anche il giorno da sola. Quotidiano->
luogo dove dare sfogo alla propria creatività + mezzo di diffusione e di divulgazione delle
proprie idee.

Preferenza per la matrice comunicativa e la dimensione contenuta dell’articolo, non a caso


per il suo esordio letterario sceglie l’estensione breve del racconto -> le raccolte di novelle le
valsero un larghissimo consenso di pubblico. Al contrario non consenso della critica
strutturalmente incompiuta e stilisticamente ingenua, indecisione tra poetica tardo romantica
e poetica del vero (anni in cui Verga passa a Nedda e Fantasticherie)
Suor Giovanna della Croce fu pubblicato inizialmente a puntate (prima su “Flegrea” poi sul
“Mattino”). Prima edizione in volume si ebbe l’anno successivo nel 1901 presso l’editore
Treves di Torino. La pubblicazione in volume presenta la lettera a Paul Bourget e una
revisione-> La Serao aveva infatti concepito le prime pubblicazioni a puntate come una
prima bozze ora ricerca di espressione piu precisa di forma meno aulica togliere gli eccesivi
francesismi o i regionalismi che stridevano accanto a opzioni sintattiche e lessicali piu alte.
Fino al 2006 la versione l’ultima delle tre versioni di treves e’ quella che gli editori moderni
hanno dato alle stampe. Nel 2006 rizzoli affida cura e introduzione a Rosa Casapullo ->
viene pubblicato il saggio di Henry James dedicato alla scrittrice e restaurato il titolo
completato della prima parte: L’anima semplice

La storia
Promulgazione di una legge, data 17 luglio 1890, dal Regno d'Italia e promossa da
Francesco Crispi che autorizza le autorità locali ad acquisire per pubblica utilità gli spazi di
proprietà dello Stato della Chiesa
Il Suor Orsola Benincasa viene risparmiato in realta-> la scrittrice utilizza gli accadimenti allo
scopo di conferire spessore storico ad una vicenda che in realta fu molto meno drammatica
alcuni riferimenti ai giornali dell’epoca sono precisi altri modificati
motore della narrazione e’ la modificazione degli avvenimenti: le monache vengono
cacciate-> devono ritornare dalle loro famiglie
prende spunto dalla cronaca che viene manipolata
Parola chiave
lo spazio.

Enrichetta Caracciolo: limitazione della finzione mantenendo fedelta storica grazie alle
fonti
Emma: l’invenzione e’ garanzia della verità
Matilde Serao: inventa riservando la tendenza realistica sugli scenari, identificabili dal
lettore (con la comunanza dei luoghi incide sul vissuto del pubblico)
La critica infatti spesso attratta dalla fedeltà con cui vengono rappresentati gli spazi urbani
(Napoli via via sempre più degradata, i quartieri popolari con demolizioni e ricostruzioni)
Il valore attribuito agli spazi riveste un significato simbolico <- dato da una appartenenza e
un movimento al loro interno da parte della protagonista, deprivata del suo luogo d’origine, lo
spostamento segno del decadimento della protagonista, segnato anche dall’abito lacerato
(da questo momento inizia a comparire nella scrittura delle donne un collegamento sempre
più stretto fra l'identità e lo spazio).

Il romanzo inizia con la cacciata delle monache dal monastero subita come una violenza
La loro vera natura e’ quella di creature semplici. La semplicita’ e’ qualita dello status in
cui si trovano e’ parte della loro identità, che lo spazio del monastero preserva
proteggendole dalla complessità del mondo.
Tornare alle proprie famiglie significherebbe fare un impossibile passo indietro nel loro
percorso identitario.
La cella. essenziale negli arredi ma stipata di immagini sacre, e’ concessa una luce che
arde davanti al crocifisso, questa permette comunque di mantenere l'oscurità per
nascondere il corpo mentre ci si spoglia. In alto e’ posta una persiana che vela l’esterno-> il
desiderio di guardare fuori caratterizzava solo il primo periodo passato in convento, ora dopo
tanti anni si era dimenticata del mondo fuori. Quando si prospetta il ritorno al mondo, il
persiero va alla a finestra e’ il confine che separa e congiunge il dentro e il fuori e quel
pensiero conduce alla memoria del passato, della sua storia.

La circolarità dell’esistenza monacale metafora della delimitazione di uno spazio chiuso


viene spezzata. Vengono respinte verso un'identità che più non appartiene loro e alla quale
esse hanno volontariamente rinunciato come testimonia l’abbandono del nome secolare

Il ricordo della sua storia nel mondo rimane comunque in questa fase distante e estraneo,
questo la protegge (‘ ricordava la sua storia ma le sembrava la storia di un’altra’)

Catapultata nel mondo, la citta le appare come un inquietante non luogo (‘qual via avrebbe
preso’). La citta era appartenuta a Luisa Belivalacqua e del suo dramma era stato scenario,
ma sono la chiesa, la cella e il convento ad evere un legame identitario con Suor giovanna
della croce

La questione del nome rappresenta il fallimento della costruzione di una nuova e positiva
soggettivita. Ingresso dei tre funzionari pubblici nel convento. Incomunicabilità e
incomprensione-> Per il prefetto l'identità delle donne che si trova di fronte corrisponde a
quella della vita precedente, mentre per le sepolte vive l’unica vera identità e’ quella che
rivela il nome religioso.
Il percorso verso la costruzione dell'identità non può fare marcia indietro. ( Il romanzo
puo essere letto come analisi di questo percorso)
● cacciata dal monastero, identificazione attraverso il nome secolare
● nel mondo Suor Giovanna della croce viene chiamata zi monaca ( dunque al
contrario viene preferito il vecchio nome religioso)

Stanza a casa della sorella Grazia. Spazio ancora parzialmente protetto, predilezione della
solitudine, il suo posto preferito e’ il balcone che da su un vicolo che non e’ mai frequentato
di giorno. La descrizione precisa dello spazio fa del luogo il simbolo dello status -
soggettivo e identitario- che la protagonista ha raggiunto. La semplicità la caratterizza
tutt’ora, assimilata ad un bambino curioso. Suor giovanna non possiede ne il linguaggio ne il
sapere del mondo quindi associa la compostezza, la solitudine e il silenzio della casa che ha
difronte (in realta un bordello per questo non frequentato di giorno) al monastero
‘Tentava di non vivere nel mondo, ma era nel mondo’. Del mondo rifugge soprattutto ogni
forma di commistione con l’amore, il corpo, il sesso, cioe con cio per il quale tutti nel mondo
si logorano (i due nipoti)

Riesce a tenersi fuori da ogni contaminazione corporale e passionale, ma non può impedire
l’impoverimento di chi non può trovare luogo nel processo produttivo della società’.
Le figure femminili e il rapporto con il denaro. Nipote e sorella pettegole borghesi. Solo
le ragioni economiche legano Suor Giovanna alla sua ritrovata famiglia. Il momento in cui la
monaca viene cacciata da casa della sorella viene fatto coincidere con l’omicidio che si
verifica nella casa di fronte-> messa in evidenza dell’incapacita della protagonista a
comprendere la realta che la circonda.
Come le donne si affacciano dal balcone per chiedere soccorso, la monaca scorge l’interno
della casa e capisce che si tratta di un bordello -> sviene. Conclusione dantesca,
rappresenta l’approvo definitico della protagonista alla consapevolezza di non poter in
nessun modo appartenere, sul piano del vissuto e del sapere, al mondo.

La discesa agli inferi rappresenterebbe la struttura e la natura del romanzo

Suor Giovanna occupa una stanza in casa di una vedova e suo figlio. L’intero stabile ospita
inquilini che faticano a tirare avanti, borderline, sempre a rischio di precipitare nella
condizione inferiore.
Gli abiti della monaca mostrano i segni della mutata condizione, mostrano l’usura e
l’inadeguatezza al mondo-> deve trovare una fonte di reddito, entrare nel mondo del lavoro.
Tuttavia anche questo cedimento sembra impossibile a colei che e’ stata suora. Presso la
sorella assolveva ad una funzione precisa di cura, ora la donna prova ad improvvisarsi
artigiana vendendo merletti.

La necessità porta suor Giovanna vicino o presso soggetti che vivono un rapporto
complesso con l’amore, la moralità e il corpo. (Concetta Guadagno, amante di un uomo
geloso, Maria Laterza donna incinta, giudice scappato da moglie infedele). L’ascesa nello
stabile, fra gli spazi degli, appartamenti, e’ in realtà, una caduta verso una condizione
sempre più degradata.
Suor Giovanna giunge alla condizione di serva presso il giudice. Considera la condizione
servile preferibile alla fusione con il mondo, che richiederebbe l’accettazione del sesso del
corpo e del piacere.
Il movimento approdera al piu basso grado possibile della scala sociale. Perduta la
possibilita di rimanere come serva presso il giudice, lei e’ costretta a lasciare anche la
stanza presso la vedova. E’ come se l’intera collettività abitante il palazzo precipitasse e si
disfacesse: la vedova non puo piu pagare l’affitto perche il figlio perde la borsa di studio,
l’amante viene cacciata dall’appartamento, la donna incinta impazzisce, e il giudice si
suicida. La condizione peggiore investe ancora una volta suor Giovanna la cui pensione vine
ridotta.

Il secolo la conduce all’elemosina-> finisce in una pensione all’interno della quale ella perde
anche l’ultimo segnale della soggettività ch’era stata, il nome religioso, ora e’ ‘la donna’.
Ella approda in un non luogo per eccellenza, spazio che non ha storia, che non stringe
relazioni fra coloro che lo occupano, che non regola identita definite.
Descrizione della degradazione della citta + descrizione dei clienti dell’ostello i ‘come
cadaveri giacevano su quei sozzi e duri letti’
Si ritrova di nuovo in una collettivita con cui condivide lo status come nel monastero,
anonima fra gli anonimi. Anche questo ostello come il monastero viene profanato
dall’autorita pubblica -> nuovamente ella viene costretta a rivelare la propria identita, ma
questa volta la donna comprende che non le e’ piu possibile riallacciare i rapporti con
l’identita precedente che considerava la sua unica anche nel mondo, nega di aver mai avuto
altro nome se non quello di Luisa Bevilaqua. Il legame con la condizione di partenza e’
definitivamente reciso. Da qui in poi la voce narrante non usera piu alcun nome per lei
Perché il banchetto finale del giorno di Pasqua?
L’indigenza appare condizione comune di uomini e di donne che i processi sociali hanno
spinto ai margini della collettività.

Nei passaggi in cui la miseria e la fame si contrappongono a l'ostentazione ipocrita della


misericordia della classe aristocratica, lo stile di Matilde Serao criticato in quanto
retorico e ridondante, raggiunge al contrario la massima capacita espressiva e un alto
livello di pathos
La Serao rappresenta la poverta di esseri umani che vengono aiutati solo occasionalmente,
senza agire per contrastare l’origine del male. Nel farlo dedica una particolare attenzione
alle donne. Suor Giovanna della croce diviene ora figura della condizione femminile che e’
destinata a tutte quelle donne cui non viene offerta la possibilita di integrarsi nella societa
Questo vuole sottolineare la perdita del nome non e’ piu ne suor Giovanna ne Luisa
Bevilacqua e’ solo una donna emblema di ogni decadimento.

La protagonista si e’ trasformata in un’anonima anima semplice, che condivide tale


esperienza con tutti coloro che la societa condanna perche le priva di autonomia, di
istruzione , di sussidi sanitari, di una possibilita di lavoro. Soltanto i legami affettivi
possono donare quel l'elevazione che manca loro nella societa e che lo Stato non
incoraggia. Quando non si ha più nessuno, ciò che resta e’ solo raccontare la propria storia.

confronto con Emma. L’immagine che ricorre e’ quella della folla, solo che Barberina e’
estranea, mentre Luisa Bevilacqua un tempo ne faceva parte. Quando vengono cacciate dal
convento, la folla osserva la scena compassionevole. l’azione nel mondo non e’e rivolta solo
agli intellettuali, ma a tutti che possono agire nel mondo

-La lettera a Paul Bourget


I legami dell’autrice con la Francia erano da tempo continuativi e profondi, come testimonia
proprio l’inserimento nell’edizione in volume dell’opera della lettera a Paul Bourget.
Viene annunciata da subito la qualità del personaggio -> essere un'anima
semplice,caratteristica dell’anima semplice e’ del patimento incapacità di ricordare più di uno
dei due nomi che ha portato alla volta (doloroso). -> un'impossibilità a tollerare il ricordo, che
si accompagna alla mancanza di vissuto, di esperienza del corpo e dell’animo e che le
impediscono di accedere alla dimensione più vera di eroina del romanzo.
Durante il tempo della narrazione avrebbe dovuto rappresentare un percorso di
formazione, ma non riesce a divenire tale, perché piuttosto che spingerla avanti, verso un
miglioramento, la riportano indietro, verso una condizione tipicamente infantile.
Della Incapacità di rinnovarsi, di fondersi nel secolo dal quale si e’ allontanata, divengono
simbolo gli abiti.

L’ostinazione a permanere nell’identita originale, quella claustrale, impedisce alla sua vita di
divenire un modello. Ella progressivamente si trasforma in un senex puer (involuzione)
contraddicendo alla logica dell’esistenza umana. Lo dimostra fin dalle prime pagine il fatto
che la scielta religiosa sia un ripiego che la porta ad avere una fede modesta.
Perche dovrebbe dunque il pubblico interessarsi a questa figura? L’ammirazione
scaturisce dalla pieta, dalla carita che provoca ammirazione, per la figura di Suor Giovanna
della Croce e che riconoscera nella protagonista la sorella minore delle nobili sventurate
protagoniste delle storie di cui Bourget e’ autore.
Il personaggi femminili sono tutti accomunati dal dolore, dalla principessa alla sconosciuta
operaia. Essenziale e’ cio che che il dolore mostra a nudo cioe l’ostacolo sociale.

Autrice e personaggio condividono la maturita e l’eta avanzata. ‘Nella maturita dei miei
anni le verita intorno a me, si fanno piu limpide e piu luminose: io veggo meglio la mia strada
io conosco meglio il mio compito’.
Autrice e personaggio non condividono l’involuzione. Serao e’ un puer senex e puo
soltanto progredire nella ricerca di identita e di destino.
Compito della scrittice. Una produzione che trova probabilmente al realismo iniziale, ma
nel nome di una scrittura che dia voce alla differenze. A tutte le differenze. Storie che hanno
il diritto di essere raccontate.

Sunto finale
In un contesto che si trasforma storicamente ed economicamente , l’innovazione
fondamentale risiede nel riuso dei linguaggi e pratiche discorsive che rendano
proprie una scrittura genericamente connotata, per assegnarle una nuova forza di
incisione nel mondo , perché nuovi sono i soggetti che la producono. Nel contempo la
pretesa di riconoscimento d’esistenza di tali soggetti: voci di donne che tentano la
propria opposizione alla cancellazione abitando a modo loro lo spazio negato dalla
scrittura e quello politico della nascente società.

pratiche tradizionali: topos del puer senex, del contrasto citta campagna, tipologie come
l’exemplum e l’agiografia , generi come il romanzo d’avventura, quello sentimentale e
sociale. Figurazioni significative: spazio urbano e della folla

La Guerra
Immagine ricorrente nella letteratura abbastanza spesso da essere riconosciuto come
uno degli elementi di un’esperienza letteraria nel suo complesso (archetipo): il racconto del
conflitto. Come guardano le donne a tutto ciò? Come riutilizzano questo topos tradizionale?

Nell’arco cronologico di cui ci stiamo occupando, la lotta specialmente armata e in forma di


guerra diviene innanzitutto dato biografico dei soggetti, scrittrici e scrittori ( In Italia
compimento del risorgimento, guerra di Libia e d’Africa, 2 guerre mondiali)
Evento maggiormente incisivo Prima guerra mondiale.

Grazia Deledda. Mai un riferimento alla guerra, silenzio. Nel 1912 pubblica il romanzo
Canne al vento (scrittrice sarda che si e’ traferita a Roma, e da questo punto di vista
privilegiato scrive della sua terra)
Un solo racconto parla di Guerra Il ritorno del figlio donna che accoglie in casa un bambino
abbandonato trovato dal marito sulla strada di ritorno un bambino che le somiglia molto e
che alla fine verra considerato mandato da Dio a sostituire il vero figlio caduto in guerra
guerra in relazione al ruolo del materno.
Il tema della guerra compare nell’epistolario con Mario Moretti
Il conflitto bellico appare in tutta la sua forza distruttiva, ma il potere di cancellazione che
trascina con se sembra un mezzo di rinascita, viene a sovvertire una realtà senza vitalità e
individualistica, incapace di allargare i propri orizzonti, i giusti che sorgeranno da questo
giudizio universale avranno il compito di donare alla vita un significato diverso
( loro due non si considerano, non si sentono scrittori di guerra
commento alla raccolta di Moretti La bandiera alla finestra
La guerra come descritta da Moretti di scorcio con mezzi semplici fa apparire semplice la
guerra. Tutta la nostra vita e’ guerra e quella che stiamo combattendo e’ forse
l’esteriorizzazione della guerra che abbiamo dentro di noi tutti (di desideri, di bene, di male,
di aspirazioni)

Di lei si e’ detto che ha vissuto la guerra in silenzio, con accettazione perché concentrata
solo sull’uomo, sull'umanità sul suo modo d’essere. Il suo atteggiamento di distacco e’
coerente con la sua poetica. Lo scenario dei suoi racconti e’ la Sardegna violenta primitiva
selvaggia e barbarica, in cui il conflitto e’ tra individuo e individuo o all'interno dell’individuo
stesso, scrivere del conflitto bellico significherebbe solo esteriorizzare uno scontro che e’ gia
parte indissolubile dell’uomo.
Il mondo non riesce a vedere quanto il conflitto sia la sola e unica realtà della condizione
umana, una condizione che la memoria collettiva dimentica. L’intera opera di Grazia
Deledda racconta una guerra inseparabile dal destino dell’uomo.

Le donne e la prima guerra mondiale.


presenza biografica dell’accadimento storico nelle vite delle autrici
3 generazioni
1. Nasce intorno alla metà dell'800, ha sui 70 anni all’entrata nel
conflitto.Fortemente impegnate nel sociale attive soprattutto come giornaliste,
interessate politicamente al nascente movimento emancipazionista. Lavoro di critica
alla società italiana del tempo e individuazione di ruoli più consoni alla donna. In
campo giornalistico captano ogni forma di cambiamento e spesso ne sono all’origine
facendosi portavoce di un disagio femminile coperto dal silenzio. Generazione che
vivrà dopo il primo conflitto la crisi emancipazionista (il femminismo e’ in una fase di
stallo). Emilia Ferretti Viola e Matilde Serao.
2. Nasce intorno agli anni 60/70 dell’800, ha sui 50/40 all’entrata nel conflitto.
Sopravvivono oltre il conflitto e talvolta vivono e superano la Seconda Guerra
Mondiale. Significativo perché si stabilisce un legame memoriale ed esperienziale fra
i due eventi. Assume funzioni più precise e decise nelle professioni e nella nascente
industria culturale: molte scrittrici e giornaliste fondano tra le due guerra riviste a tutto
campo e iniziano a svolgere la funzione di corrispondenti dal fronte. Aumenta
l’accesso alla cultura per le donne e aumenta il numero di scrittrici. Finita la guerra
devono sperimentare un tentativo da parte degli uomini di ridimensionamento degli
spazi e dei ruoli che l’evento bellico e la loro assenza avevano permesso loro di
occupare. Per il mondo maschile dovevano tornare presto tra le mura domestiche.
Ragionamento su cosa significhi il conflitto bellico per la donna. Anna Franchi, Ada
Negri, Grazia Deledda, Sibilla Aleramo.
3. Nasce a fine dell’800, ha poco piu di 20 anni anni allo scoppio della Prima
guerra mondiale. Naturalmente per loro il valore esperienziale di un vissuto segnato
dalla guerra e’ ancora piu forte. Questa generazione stabilisce quindi un forte
legame memoriale ed esperienziale fra i due conflitti mondiali, il tema della guerra
salda in un unico movimento la storia dell'intera famiglia - quella dei nonni, dei
genitori e la propria - con la Storia italiana. Il conflitto diviene un focus privilegiato per
ridefinire il senso della Storia, nonché il valore, i ruoli, gli scopi e le finalità che la
scrittura letteraria - e quella femminile, in particolare - riveste nel processo di
significazione del sé e del mondo. Questa generazione modernizza e cambia
profondamente il linguaggio letterario e giornalistico, perché sia rispondente al
cambiamento generazionale. Queste donne sono costrette a fronteggiare il tentativo
di ridimensionamento degli spazi e dei ruoli che gli eventi bellici avevano loro
concesso di occupare. Anna Banti Fausta Cialente. Tra le più giovani Maria
Bellonci, fondatrice del Premio Strega, Lalla Romana, Alba de Céspedes.

posizione di interventismo o di neutralismo.


Anna Banti. Inevitabile accettazione dell’evento + le donne si adattarono ad esso
operativamente. Urto tra opinioni differenti (la folla femminile fu meno compatta di quanto si
possa pensare) -> il dibattio tra neutralisti e interventisti divide profondamente anche le
donne, soprattutto dei ceti piu elevati. Anche dopo l’inizio della guerra posizioni differenti.
Neutraliste contro interventiste, le donne del ceto borghese sentono addirittura piu degli
uomini il richiamo della patria “

L’emancipazione ha risentito e sofferto la mancanza di uno stato in grado di recepire


modernamente, le istanze che le donne avanzavano in termini di ripensamenti dei modelli
che venivano loro offerti finendo per calzare i panni di quelli piu tradizionali (unico modello
per le donne italiane quello della donna madre)

Il dibattito sulla grande Guerra e la folla femminile: un’operazione di adattamento, non


univoca, ma variegata che ricorre alla figura accogliente, assistenziale e consolatoria
della madre del soldato.

Ada Negri e 1 e 2 generazione. Speranza che la guerra apra la strada alla rivoluzione
sociale, che sia la vittoria di un’esercito proletario, dolore e sangue per la maturazione
morale delle masse.
Ada Negri e’ una di quelle donne che che negli anni del conflitto potenziano la loro presenza
sui periodici.
Con Orazioni scritte per la scomparsi di tre personaggi per lei importanti, opera una
profonda revisione del mito della guerra rivoluzionaria (cambia idea)

La Prima guerra mondiale rappresenta un vero e proprio spartiacque nel percorso della
scrittura femminile tra due generazioni
● prima generazione. vive drammaticamnte la crisi del moviemento, segnando
profondamente la produzione letteraria di tematiche sociali
● seconda generazione. Critica e redifinizione dei ruoli, affidando alla scrittura il
compito di redelineare lo statuto del testo letterario e dell’auctor, funzioni piu decise
nella crescente industria culturare
-> ingresso delle donne nel’attivita intellettuale
giornalismo: registrato ogni forma di cambiamento e spesso ne sono state
all’origine, facendosi portavoci di un disagio femminile ancora coperto dal silenzi.
(anche corrispondenti dal fronte).

+ La Prima guerra mondiale fa si che genri letterari consolidati da tempi e da tempo


consentiti alla scrittura delle donne siano invasi da tematiche guerresche (letteratura per
l’infanzia). La retorica guerresca identifica poi i combattenti con gli eroi epici. Stessa sorte
tocca alla poesia.

La resa letteraria della Prima Guerra mondiale porta le autrici ad operare una
modernizzazione e un profondo cambiamento anche del linguaggio. Si riflette sulla
questione della lingua, vi e’ l'esigenza primaria di farsi comprendere, la lingua che
appartiene loro e’ una lingua quotidiana e scorrevole sulla linea della modernizzazione e
dell’unificazione linguistiche italiane (in quanto donne non hanno ricevuto la cultura
umanistica tradizionale).

Come sara anche dopo la Seconda guerra mondiale, autrici e lettrici si sentiranno legate da
una comune e sperienza e da un vissuto che pretende di essere tradotto in narrazione.

-La figurazione guerresca


Matilde Serao, durante la guerra e’ impossibile scrivere, lasciare fuori i suoi rumoni per
ascoltare la nostra voce interiore

Sibilla Aleramo, le scrittrici devono fare silenzio durante la guerra, questo e’ il loro compito,
l’assenza di parole vane. Così le donne si mostrano forti quando invece ci si aspetta da loro
di essere fragili. Questo pensava durant la guerra di Libia, la Prima guerra mondiale e’ un
evento inaspettato e per questo scrive.
Anche le donne affrontano la guerra da casa, nella vita ferma e nella passione della
lontananza. La guerra e’ intravista nei gesti patriottici (al lavoro, ai comizi, al telegrafo) della
popolazione che resta a casa. E’ uno sguardo diverso, obliquo rispetto a quello di altre
scrittrici. La guerra emerge tanto più lacerante tanto piu e’ un elemento straniante nell’antica
vita delle popolazioni italiane.
Al termine della guerra il rischio era quello dell’incapacita di esprimersi, ricacciate o
riassorbite nei ruoli silenziosi e nei taciti doveri, nella fattispecie materni. Fortunatamente
non e’ stato proprio cosi, perche con la guerra ci si e’ resi conto dell’importanza delle donne
nella societa
Il ruolo del materno e’ al centro del dibattito politico di quegli anni.
Annie Vivanti. Vae victis! Romanzo sulle atrocita della guerra e la violenza sulle donne
belghe durante l’occupazione tedesca. Storia di due cognate che restano incinte dopo la
violenza. Una sposata e madre decide di abortire, l’altra di partorire e di accettare il suo
ruolo di materno. L’orrore della guerrra e’ spostato sul corpo della donna, una spazio
simbolico attraversato e posseduto dai vincitori come accade per i territori calpestati.
Parlano di guerra anche se fa da sfondo storico. La guerra si intreccia con i temi e le
questioni che gia prima riguardavano la scrittura delle donne e il loro processo di
significazione del modno e la definizione di se. Lettura della guerra nell’incidenza sulla vita
quitidiana della donna, come elemento nuovo che entra nell’ordine costituito e lo sovverte
almeno in parte.

Il tema della prima guerra mondiale ha rappresentato un sorta di prova decisiva, al cui
contatto la materia narrativa rivela meglio e in maniera piu evidente progetti, visioni, finalita
della scrittura femminile

Mettere a confronto Ada Negri ( gen. 2) con Elena Canino e Fausta Cialente (gen. 3).
Le donne hanno un ruolo che le viene affidato dalla societa che e’ quello di madri. (questo e’
cio che accomuna le due autrici)

Ada Negri, raccolta Finestre Alte, due novelle “La superstite” e “Tuo figlio sta bene”

Fausta Cialente Natalia


Storia di un’adolescente e della suo percorso di crescita che passa per l’amore per Silva, per
il matrimonio con Malaspina fino all’accettazione consapevole del suo ruolo di moglie.
Interessante la relazione con il futuro marito: partito per il fronte, durante il primo conflitto
mondiale, egli trova nella donna una giovane madrina di guerra che intrattiene con lui
una fitta corrispondenza, Natalia nelle lettere mostra un falso crescendo di trasporto
sentimentale che inganna Malaspina. Tornato dalla guerra questo desidera incontrarla di
persona ma il rapporto con Malaspina era per lei possibile solo nella finzione delle lettere
non nella vita reale. (legame stretto e vitale con la finzione). Alla realta contrassegnata dalla
violenza e dal conflitto, Natalia contrappone un’illusione di un futuro normale in cui lei può
adempire al compito che la società si aspetta da lei, l'eterosessualità puo pero rimanere
vincolata al racconto e alla finzione narrativa, perche la realta delle cose e’ che lei e’
omosessuale. Si e’ costruita uno scenario in cui la fantasia e la finzionalità delineano uno
spazio migliore che subentra al reale atroce e violento

Come si inserisce la Prima guerra mondiale nei romanzi della Cialente?


La Cailente era stata chiamta ad eleminare l’episodio di lesbismo e a usare la parola ritirata
invece di disfatta per descrivere Caporetto. Possiamo capire meglio la posizione di Cialente
dal romanzo Le quattro sorelle Wieselberger (autobiografia). Il primo conflitto mondiale
appare fin dalle prime battute in tutta la sua stoltezza e tragicità
Natalia e Le quattro sorelle hanno in comune Caporetto

Per analizzare la letteratura che caratterizza il passaggio tra Secondo e Terzo millennio si è
scelto di concentrarsi sul noir considerato in molti versi il genere per eccellenza della
contemporaneità
Eros e Thanatos
L’analisi si sposta dall’esterno all’interno delle relazioni. Ad esserne colpita e’ una visione
dell’amore sempre più fortemente collegata alla morte, al deperimento, alla consunzione,
visione entro cui l’uno o l’altro, o entrambi i partner, desiderano e provocano l’annientamento
della coppia stessa oppure di quanti entrano nel suo raggio d’azione. La morte talvolta e’
l’unico sbocco possibile all’amore contrastato oppure è eternatrice della purezza del
sentimento, i due elementi di questa coppia ossimorica, amore e morte, formano un tema
antico (Romanzo gotico)

L’amore realistico e’ quello impotente, che non riesce a difendere e a proteggere l’amato/a
dal male che lo/la circonda, anzi e’ proprio dall’intimo della coppia che spesso scaturisce
l’orrore e colpisce indistintamente mogli, padri, madri, figli, usando ogni mezzo per ferire
(Antonio di “Un giorno perfetto”)
L’amante reifica l’amato e diventa il primo e principale dei nemici perché annienta anima e
corpo. L’amato e’ destinato al non sapere.
Al tempo del noir dunque l’amore appare come qualcosa di impossibile se non accettando la
violenza e il conflitto che inevitabilmente comporta. Nei migliori casi e’ il tradimento pronto
però a degenerare in vendetta e in rabbia. E così il conflitto diviene movente di reati e delitti,
causando in un modo o nell’altro il suo stesso esaurirsi. Questo genere di amore, sesso e
possesso nella sua natura prevalente e’ destinato inevitabilmente a finire male. Questo
amore ha una data di scadenza, e’ deperibile come tutto ciò che genera la società
contemporanea, non produce storia. La morte non rende eterno il sentimento ma e’
l’inevitabile traguardo di cio che e’ corporeo.
Amore e’ disgrazia da evitare per la protagonista di Quo vadis, baby? mentre il protagonista
di Sacramenti non evita il coinvolgimento emotivo

Qual è la natura dell’amore nel presente, ai tempi del noir dal punto di vista di uno sguardo
femminile?
Quo vadis, baby?, Grazia Verasani. Giorgia Catini, investigatrice sulla quarantina, figlia di
un padre anch'egli investigatore che le ha mollato l’agenzia investigativa, con un’infanzia e
un’adolescenza funesta per il suicidio di madre e sorella, si innamora dell’ultimo sospetto
fidanzato della sorella.
In un oggi dominato dall’ansia della comunicazione, dalle soap operas, dalla pubblicità e
dalla pornografia, anche l'amore rischia di diventare una pubblicità senza fine che deriva
dalla presenza sempre più incombente nelle nostre vite e nella nostra letteratura della
televisione. Secondo le scrittrici noir un tipi d’amore reale, più legato all’esperienza e al
vissuto quotidiani, nascosto negli interni famigliari o consumato negli esterni più indifferenti
resta fuori, e’ condannato all'incomunicabilità. La pretesa di uomini e donne di conoscersi
perfettamente si dimostra una millanteria.

Un giorno perfetto, Melania Mazzucco. E’ il giorno in cui l’apice dell’amore e’ riuscire a


terrorizzare chi si ama legandolo indissolubilmente a se attraverso l’atroce vincolo della
paura

Sacramenti, Alda Teodorani. Il protagonista ha sempre avuto storie d’amore perché le


sono capitate e non vedeva il motivo per cui non dovesse coinvolgersi. Era in relazioni
amorose per noia e per bisogno fisiologico. Questo cambia quando incontra una donna che
era stata stuprata a 17 anni per la quale l’amore e’ sempre stato carne putrefatta. Lo stupro
le aveva piantato il seme della vita in se (un bambino), quindi lei al vero amore chiede la
morte e lui la uccide. Solo l’annientamento del corpo concede all’amore di svincolarsi dalla
carne, dal desiderio. Anche se e’ stato lei a chiederglielo questo non gli da alcuna gioia.
L’amore continuerà nel macabro culto e nella cura del corpo defunto. Egli si chiede se l’ha
uccisa per liberarsi dalla follia di lei.

Corpi, spazi, linguaggi


Considerare più classicamente l’amore proprio come una malattia, una pazzia sottile che si
insinua nelle vene. Questa malattia moderna intacca la capacità di controllo su di sé, sugli
altri, sul mondo; da corpo al conflitto che l’essere umano e’ costretto a ingaggiare con
l’esistenza di cui l’altro diventa una parte per il tutto( sineddoche). L’amore dunque si evita.
Perché è proprio l’amore abnorme, deviato, mostruoso che maggiormente attira l’interesse
delle scrittrici noir, quell’amore si potrebbe dire , che abbiamo imparato a conoscere dalle
colonne di cronaca dei nostri quotidiani nazionali e locali con sempre maggiore frequenza
Un esempio e’ il registro che ne offre Simona Vinci in In tutti i sensi come l’amore, tredici
racconti che attraversano con una lucidità inquietante un’ampia gamma di deviazioni
amorose. A farne le spese e’ innanzitutto l’amore materno
Agosto Nero Il sentimento che la madre nutre per sua figlia autistica e’ singolare: spesso fa
pensieri sul come sbarazzarsi di lei, immagina che le capiti qualcosa, che cada da una
scalinata o che le onde del mare la prendano con sé, così che possa liberarsi del peso della
bambina. Ma quando questi pensieri scompaiono, lasciano il posto ad un sentimento più
nitido di amore: questo amore contrasta la rabbia e il dolore che ha provato in passato a
causa della bambina, si dimentica quindi del parto, della gravidanza o di quando la figlia
rientra a casa con le scarpe sporche (un amore che deve dunque combattere questi due
elementi). La madre non vorrebbe lo status quo alterato per questo prova questi sentimenti.
Lo notiamo anche quando sulla spiaggia, madre e figlia vengono turbate dalla vista di una
coppia non più giovane. Però, l’immagine della donna che aiuta il suo compagno nella
malattia cambia il rapporto tra madre e figlia: a quella visione la bambina sembra prendere
consapevolezza della mortalità, si libera quindi delle conchiglie collezionate in passato e per
la prima volta guarda la mamma con serenità. L’amore prende dunque un’altra direzione

La raccolta di Simona Vinci indaga le strane direzioni che prende l’amore: l’amore per le
cose che ti disgustano, per l’orribile, il deforme, il malato
Il cortile La protagonista si innamora del passante proprio perché in lui non c'è
assolutamente niente che le piaccia, ne detesta l’odore, l’alito, le macchie di nicotina sulle
dita
Da solo Il protagonista e’ un ospedalizzato che e’ in preda da quattro mesi di un virus in
continua mutazione. Dal letto di ospedale riesce attraverso la scrittura di lettere a
conquistare una vicina di casa di cui e’ da tempo segretamente infatuato. Il suo corpo e’
divenuto un oggetto estraneo sul quale non ha più controllo, dunque il suo amore come il
linguaggio delle lettere e’ corporeo, materico, fatto di ossa e di sangue e di violenza. Dice
delle parole che sono un corteggiamento violento perché entrano dentro la carne di chi
legge.
L’amore del noir non e’ per niente spirituale: e’ deformazione corporea (in Fotografie), e’
attrazione per i corpi morti che rasenta la necrofilia (in Carne), e’ abbuffarsi di cibo per poi
vomitarlo ( bulimica di La donna della scogliera), l'incapacità di contatto con il corpo vivo e
la preferenza per gli oggetti nella speranza di trasformarsi in essi, provando piacere all’idea
del proprio corpo che si squaglia per effetto di acido (in Cose), la pulsione a scambiare tra il
dentro e il fuori la pelle del proprio corpo de La ragazza Angelo. Poi c'è il gusto per il gioco
erotico estremo che non si dà pace finché non trovi qualcuno con cui condividere le proprie
macabre passioni e consumare il delitto d’una vittima innocente, calpestando il sangue
fuoriuscito dal suo corpo ormai esanime (Due); oppure, ancora, l'attrazione pedofila per una
bambina di cinque anni che si finisce per rapire nonostante si abbia l'intenzione di renderla,
proprio come un giocattolo preso in prestito, per dimostrare che si è in grado di fare qualsiasi
cosa si voglia (Fuga con bambina); e, infine, il desiderio di tacitare il pianto d'una figlia di
quattro anni gettandola fuori dal finestrino di un aereo per «vederla volare via risucchiata
dall'aria, un puntino sempre più piccolo e lontano» cercando di cancellare e zittire anche il
ricordo della violenza paterna, di cui la bambina è simbolo e memoria, ancorché involontaria
(In viaggio con le scarpe rosse

È dunque il corpo quello che si vorrebbe annientare, negli altri e in sé: quel corpo che
ci spinge all'amore, che non ne può fare a meno, che ci vincola alla carne e distrugge
nell’attrazione e nel desiderio sessuale la razionalità, il controllo e l'autocontrollo. Ed
è quel corpo a dominare la rappresentazione e la narrazione: un corpo violato, penetrato,
ucciso; pieno di ferite, di aperture; di valichi; colto nei suoi fluidi, negli umori, negli inquietanti
liquidi che produce. È con il corpo che si è in conflitto: al corpo si fa guerra. All'anatomia del
sentimento si sostituisce così un’anatomia corporea, quasi chirurgica, che attraversa la
carne marmorizzata dichiarando adatta o inadatta, esponendola nella sua debolezza e nei
suoi difetti. Quest'ansia notomistica, distruttiva, mortale, gode nella contemplazione delle
deformazioni, nel tentativo di devastare la carne, di cancellarne o, almeno, di tacitarne i
desideri e le pretese. E gli estremi a cui si può giungere sono davvero infernali: si può
arrivare ad una sorta di mutilazione genitale femminile autoimposta per chiudere dentro di
bisogno (Notturno).

Attraverso la centralità data al corpo il noir femminile distrugge “il sogno d’amore”,
vera e’ solo la contraddizione fra la fantasia ciò da quel tipo di amore dei romanzi rosa con
un uomo perfetto e la realtà. La fantasia infatti crea dei modelli che non possono esistere
nella realtà
E’ come se la scrittura femminile -guardando alla costruzione tradizionale dei sentimenti, e
dell’amore, innanzitutto, ne svelasse la retorica ne denunciasse l’operazione di
mistificazione della realtà, dando voce ad un'esigenza di verità che e’ in particolare pretesa
di disegnare un profilo inquietante e sinistro espressione di potere e di controllo di cui
soprattutto le donne hanno fatto e fanno le spese.
Il tradizionale sentimentalismo si scontra quindi con la degradazione dell’amore
Sentimento amoroso: incidente di percorso, optional di cui si può fare a meno, ridotto, alla
sola componente fisico sessuale, ha solo un valore d’uso e se viene usato male comporta
l’annientamento di sé e dell’altro. Questo genere di amore si consuma nei non-luoghi,
rappresentati non solo dalla citta e dal suo degrado, ma anche dalla natura che e’ luogo di
stupri, suicidi e omicidi, urbs e naura finiscono dunque per confondersi. (cortile la città non
luogo che cambia veloce, vivono il periferia in cui nessuno ha relazione, il mare visto come
scenario di morte, fuga con bambina casa abbandonata). Per questo genere di amore che si
consuma in questi non luoghi le parole tradizionali quelle sciocche e insulse dei romanzi
rosa o quelle romantiche dei romanzi sentimentali sono inutili
Lettera col silenzio. Due voci l’una femminile, l’altra maschile, si intrecciano per aiutare il
ricordo della passione, ma facendolo proclamano contemporaneamente il bisogno del
silenzio. Parole, frasi e sintassi non sono più in grado di riportare le parole dell’amore quindi
ci si esprime attraverso il linguaggio del noir fatto di buio, ombra sangue e morte anche
quando di noir non si tratta.
L’amore non è più caratterizzato dalla vitale esplosione di gioia.
Il corpo e’ un oggetto quasi estraneo, (infatti mi colpisce la lucidità e la
spersonalizzazione con cui agiscono i personaggi, sembrano totalmente scollegati dal
contesto in cui vivono, e finisci per comprenderli perché se stai al gioco accetti le regole del
mondo che hanno dentro la loro testa, vedi il loro punto di vista, tutto con nonchalance).
Effetto ironico involontario: le scrittrici di noir guardano all’amore, distruggendo il
sentimentalismo, prosaicizzazione, riducendolo a sesso e violenza o rendendolo del tutto
inconsistente
solitudini di corpi alla presa con pulsioni, innocenti carnefici dello stesso destino
Sunto
L’amore nel noir delle donne ha a che fare con la morte, in parte perché e’ espressione di un
male di vivere che, anche linguisticamente, non può che esaurirsi nella morte. L’amore
completamente desentimentalizzato. L’amore e’ un elemento di contesto a cui tutti fanno
riferimento, un sapere condiviso che si matura e si comunica in luoghi e spazi specifici, e’ un
sistema retorico fatto di campi semantici (corpo, sesso, fluidi, violenza, morte).
L’amore e’ anche parte dello statuto del personaggio, che l’amore cerca o ha trovato.
I personaggi hanno a che fare con la scrittura e con la narrazione (come molte delle figure di
In tutti i sensi come l’amore). Nesso tra amore, morte e scrittura. Nesso che collega anche
autrice e lettrice/lettore. La scrittura modifica gli uni e le altre, come l’amore, ma la scrittura
proprio come i corpi di cui narra gli amori e le morti, e’ destinata a perire, dissolvendosi una
volta raggiunta la data di scadenza.

Vittime di genere
Le donne rappresentate nelle narrazioni come vittime predestinate dei conflitti, delle guerre,
delle conquiste
Sindrome di Otello-> Francesca da Rimini, emblema di un destino di sottomissione alla
cultura patriarcale e di controllo da parte di essa della libera sessualità femminile. Violenza
sulle donne che sfuggono al controllo maschile
Costante e continuo aumento dei femminicidi in italia, la scrittura delle donne ha
immediatamente registrato i dati: riflessione su un conflitto di potere, su ambienti e interni
casalinghi (violenze familiari)
Ferite a Morte, Serena Dandini 36 storie brevi di donne, l’autrice immagina un paradiso
popolato da queste donne uccise e viene data loro la possibilità di raccontare la propria
versione dei fatti.
Ferite a morte e’ un registro di nonluoghi, non solo il paradiso in cui il corpo delle donne
ormai privo di fisicità e quindi delle ferite si rigenere nella scrittura, ma anche il qua giù
abbandonato che si popola di spazi degradati e simbolici (luoghi dove sono state
ammazzate e/o abbandonate le vittime). Le città quando vengono chiamate in causa sono
spazi deformati.
La donna viene reificata ridotta a mero oggetto di possesso e il cui destino di vita o di morte
e’ nelle mani di chi ne fruisce (“ero diventata una cosa sua e una cosa non può morire
perché una cosa e’ inanimata”)
La reificazione e’ dunque l’estremo processo di trasmutazione della fisicità femminile, il suo
annientamento simbolico cui corrisponde sul piano reale un corpo che viene colpito.
Grazie alla narrazione si trasformano da corpi, nuovamente in donne vere con sentimenti e
risentimenti, ma anche se e’ possibile con l’ironia, l'ingenuità e la forza. Ironia salva la
narrazione dalla commiserazione, dalla semplice condanna, dalla superficialità e dall’inerzia.
La denuncia raggiunge l’efficacia maggiore proprio nella sua dimensione noir e attraverso
il distacco ironico.
Oggi la scrittura femminile racconta in modo diverso il femminicidio con uno sguardo più
consapevole e strutturato, che molto spesso fa propri i saperi e le culture delle donne

La famiglia al tempo del femminicidio


“Alla fine c’e sempre la famiglia, ma la famiglia e’ per noi il luogo piu pericoloso”. Donne
vittime dello stereotipo positivo della famiglia: la famiglia non e’ certo la culla dell’amore,
ne e’ piuttosto spesso, il monumento funebre, e l’uomo femminicida e’ l’estremo prodotto di
tale cultura, di tale stereotipo (Un giorno perfetto).
Alle signore piace il nero, Grazia Verasani. Connubio tra scrittura femminile e nuovo
poliziesco. Antologia, 14 racconti noir. Nel racconto Teresa viene data voce al terrore delle
donne fortuitamente sopravvissute alla violenza omicida del proprio partner. La narrazione si
gioca su due rapporti fondamentali quello morte/sopravvivenza e quello corpo/memoria
se il corpo e’ sopravvissuto e’ la mente a soccombere agli eventi. Il corpo conserva il ricordo
della violenza subito, per questo alla vista dell’aguzzino, emergono quelle sensazioni
corporee. Le reazioni istintive della donna sono di natura fisica. La carne che sopravvive e’
quella che coltiva e preserva il ricordo perché la mente annientata nella sua funzione
principe non si perda nell’oblio. Il corpo non se ne fa una ragione. Nella carne risiede il
vissuto, si coltiva la memoria dell’esperienza più importante della vendetta alla quale la
donna rinuncia. Il racconto vive nella stasi del corpo, la donna e’ seduta sulla panchina. La
narrazione si chiude proprio quando si torna al movimento, quando il corpo rientra nel
mondo, nella sua violenza, nei suoi pericoli.

Adottare la prospettiva del femminicida.


La notte alle mie spalle, Giampaolo Simi
Chi commette un femminicidio non cancella solo l'identità della donna che gli e’ stata a
fianco: cancella anche la propria. Non può esserci dopo alcuna altra storia se non il racconto
delle vicende che hanno partorito quel mostro
Il conflitto giunge così nel noir a decostruite non solo il topos tradizionale di amore e
morte, ma anche quello più rassicurante e consolatorio di famiglia ideale

Abitare lo spazio
All’interno del discorso femminile e’ possibile evidenziare una sensibilità contestuale che
nel corso degli anni si e’ venuta interrogando sul valore assunto dallo spazio, dalla sua
rappresentazione e dai luoghi come vincolo identitario di appartenenza. Geolocalizzazione
o georeferenziazione per indicare la prassi con cui si collegano fra di loro posizioni
geografiche con reti di dati culturali. E’ avvenuto un vero e proprio ripensamento della
spazialità che quando coinvolge le scienze umane, diviene rinnovata attenzione per la
dimensione spaziale, attenzione cui negli ultimi anni si e’ dato il nome di spatial turn.

Fredric Jameson, teorico del postmoderno. La fine della modernità consiste non solo in una
forte variazione del senso della storia, ma anche in una profonda risemantizzazione del
significato dello spazio, dopo anni in cui il tempo era la prospettiva principale.
Negli studi letterari emerge una sensibilità per la visione del testo artistico come prodotto del
rapporto fra spazio e tempo, attenzione per il valore rivestiti dallo spazio e dalla sua
rappresentazione all’interno dei testi letterari

Categoria si cronotopo= quel che succede dipende da dove succede: l’evento racchiude
non soltanto il tempo del suo svolgimento, ma presuppone anche le specifiche qualità del
luogo in cui si verifica, qualità che formano tutt’uno con l’evento stesso.

Condizione narrativa che comporta che per accadimenti simili si predilige un


ambientazione conforme -> specifici topoi spaziali, tracciare dei cataloghi degli spazi
narrativi. Si e’ cercato di capire in quale modo i luoghi siano causa di azione e di riflessione
e come essi mutino nel tempo, senza dimenticare che i luoghi sono importanti come
specchio del mondo interiore

Marc Augé definisce i nonluoghi.


● NON identitari
● NON relazionali
● NON storici
Zone di passaggio dove si vive un eterno presente, in cui ogni essere umano e’ sempre un
viaggiatore o un passeggero, senza identità definita.
La predilezione narrativa per questi non luoghi e’ certamente parallela al desiderio di
raccontare un universo in disgregazione, in cui la condizione umana e’ vista come
soggettivamente incerta.

Tema caro al dibattito nazionale e internazionale: le modalità con cui un testo produce nel
lettore l’effetto di realtà dello spazio, la sua leggibilità

1. Roland Barthes. In un'opera letteraria tale effetto si ottiene mediante l’introduzione di


dettagli inutili nell’economia del senso della storia;
2. prodotto della creazione di reti coese di elementi;
3. “effetto di profondità”, la leggibilità dello spazio e’ assicurata dalla coerenza delle
varie profondità degli elementi dello spazio rispetto al soggetto osservatore->
interrogarsi sul punto di vista, sull’insieme di saperi di cui e’ portatore, sugli
immaginari culturali da cui muove, sull'identità, sulla declinazione di gender; ricerca
di un vissuto nel pubblico similare e condiviso.
La narrazione di una storia si da nel momento in cui si realizza una mutazione non solo degli
agenti veri e propri e del loro status all’interno della storia veicolata dal discorso, ma anche
di identità che possono essere coinvolte a titolo differente, sia pure esterni al testo ( la
comunanza emotiva con il pubblico). Dirigere i propri contenuti verso fruitori collocati allo
stesso livello d’esperienza e di vissuto.

Importante la prospettiva con cui i Gender e Cultural Studies hanno guardato alle societa
complesse, ai soggetti che abitano in esse gli spazi disponibili e alle modalità con cui le
percezioni relative ai luoghi contribuiscono alla delineazione delle differenti identità.

Il noir può essere preso ad esempio di tutto ciò.

Viene ripresa la tradizione del crime novel come critica alla società, del giallo come virus nel
corpo sano della letteratura, autorizzato a parlar male della società in cui si sviluppa.
Secondo il collettivo Wu Ming tra Postmoderno e New Italian Epic, c'è il noir che riprende dal
post moderno la componente del giallo. Disamina del disastro sociale e culturale
contemporaneo.

caratteristiche del noir contemporaneo (Elisabetta Mondello)


● la crudeltà e l'efferatezza delle descrizioni
● l’ambientazione nelle metropoli di un’Italia vista come luogo di conflitti sociali, di
solitudini inquietanti
● spietatezza e nella ferocia di personaggi deliranti, assassini per gioco o per pura
gratuita

UNO= “oggetti narrativi non-identificati” libri che sono indifferentemente narrativa, saggistica
e altro: prosa poetica che e’ giornalismo che e’ memoriale che e’ romanzo” (un miscuglio)

Il noir ha in comune con la New Italian Epic il cosiddetto sguardo obliquo, l’azzardo del punto
di vista. Si tratta dell’adozione non solo di un posizionamento solitamente insolito, ma
soprattutto di una visione dai margini, che stravolge il senso normale e normato
dell’azione, perché si colloca all’interno di chi la fa. Qualcuno che si trova catapultato in
una situazione da incubo o destabilizzante, fare del protagonista un criminale piuttosto che
l’investigatore

etica.
● Elimina la gratificante allegoria superficiale del finale ristabilimento della giustizia e
della punizione della colpa;
● denuncia l’esistente come incontrollabile da parte del soggetto;
● lascia aperto l’esito, annullando la consolazione dell'happy ending;
● perché sospende la logica e il senso comuni

comunanze di alcuni elementi dichiarati specifici della New Italian Epic con la scrittura
femminile:
● l’attraversamento dei generi e la loro commistione con materiali di provenienza
eterogenea,
● l’assunzione di posizionamenti eccentrici come luoghi da cui dare voce ad altri
saperi,
● l’etica responsabile di cui parla la Spivak

Il noir contemporaneo prodotto dalla scrittura delle donne appare utile per riflettere su
● una forma peculiare del riuso, quella relativa alla categoria spaziale e alle modalità
con cui essa si relaziona da una parte alla voce narrante e alle ipotesi testuali e
dall’altra al vissuto del pubblico verso cui protende il messaggio

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