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LETTERATURA ITALIANA - MODULO 1 - FRANCESCA D’ALESSANDRO

PROVA INTERMEDIA (2 NOVEMBRE)

Il bene culturale è tale perché è oggetto di riconoscimento collettivo e di condivisione, attraverso


simboli e memorie, vive in una elaborazione progettuale.
La cultura si dà nella distanza temporale, nella forma di ricontestualizzazione e riconsiderazione.
La letteratura è spazio di relazione forti e legami tenaci tra individui di epoche e luoghi diversi;
si fonda sulla condivisione di un patrimonio di simboli e memorie, sulla forza comunicativa, sulla
commemorazione,e finalizzata alla affermazione di una identità collettiva.
La letteratura nasce e si sviluppa dalla tradizione, ovvero dal rapporto continuo con il passato, teso
al futuro e in modo progettuale.
Spetta ai lettori delle opere letterarie il compito di ricontestualizzazione e riconsiderare i contenuti
attraverso un dialogo costante con i testi.
Il monumento è un ammonimento, un monito, che attraverso il coinvolgimento emozionale
favorisce il mantenimento della identità collettiva:
è un segno di difesa, un punto fisso rispetto a quanto muta nello scorrere del tempo, grazie al
rapporto continuo con l’esperienza passata ella comunità:resistere nel tempo, tenendo vivi valori
collettivi.
La letteratura è il luogo di incontro che contano (Dante,Petrarca); è il paradigma dei valori della
civiltà:

Dante sperimenta l’edificazione del monumento che è il primo grande edificio su cui si fonda la
letteratura italiana e su questi arriveranno i poeti successivi, in seguito arriverà l’edificazione del
monumento di Petrarca.
L’autore sente il bisogno di esprimere ma anche di mettere in comune con chi fruire la sua opera,
verità e valori che ha raggiunto ed elaborato con sforzi umani, tutti ciò che comprende l’esistenza
umana si intreccia e confluisce nell’esigenza di condividere con l’altro.
L’idea di scrivere un opera letteraria nasce dalla consapevolezza di non bastare a se stesso da
solo, l’opera letteraria e l’opera d’arte nasce da un grande gesto di umiltà, l’autore sa come uomo
di aver bisogno dell’altro che diventi fratello e che possa condividere quelle sofferenze e parziali
illuminazioni e tentativi di darsi risposte che stanno nella vita quotidiana di ciascuno, che il poeta fa
diventare carne e sangue.
La poesia ha uno stretto contatto con la comunicazione, tanto più gli altri si saranno rispecchiati in
me, tanto la mia esistenza ha avuto senso, non è il primeggiare della voce del singolo ma la
letteratura è voce collettiva, bene culturale ma diventa anche capace di creare monumenti e creare
beni culturali.
Nella definizione di bene culturale abbiamo come primo aspetto il riconoscimento collettivo e di
condivisione dove agiscono simboli e memorie, come Dante che si rifaceva a simboli e memorie
del mondo classico, l’opera non rievoca ciò che è stato commemorandolo ma lasciando immobile,
l’opera letteraria cerca di radunare ciò che ha ad una dimensione progettuale e costituire un futuro
migliore, modificare la realtà in meglio.
La cultura e il riconoscimento dei beni culturali si da nella distanza temporale, noi dobbiamo aver
coscienza per poter essere uomini del domani e occuparci della conservazione dei beni culturali,
questa distanza temporale si poggia su due pilastri fondamentali ovvero ricontestualizzazione e
riconsiderazione, per rendere operativa efficace e valida un opera letteraria nel nostro tessuto
culturale, ciascuno di noi e chiamato a reinterpretare con la propria persona e ricontestualizzarla
nel presente, riconoscere nell’opera una vitalità inesauribile ed essere riconosciuta dal lettore
come contemporanea anche a 500 anni dopo.
Sotto questa apparenza che ci sembra allontanare dall’opera ci sono valori che rimangono come
costante nel tempo.
La commedia di Dante è scritta come una lingua lontana e difficile appartenente all’inizio del 300,
una lingua ai suoi albori, un italiano che non è riconosciuto come adatto ai testi letterari, quando la
commedia nasce la lingua italiana è una sorta di riunione di dialetti o patchwork.
Dante in questo universo è fiorentino, verra esiliato da Firenze e quando scrive si rifà ad un
fiorentino ed è sentito come una degenerazione del latino, e scriverà in seguito in latino il ‘’DE
VULGARI ELOQUENTIA ‘’, Dante con questo fiorentino spiega in questa opera le ragioni per cui il
volgare può essere lingua della cultura e spiega alcune caratteristiche che il volgare deve avere,
una lingua che rende illustre chi la parla, una lingua che si possa parlare nelle corti e in tribunale,
una lingua comprensibile che scommette, quella di Dante è un operazione di diffusione, quando
Dante scrisse l’opera il suo intento è che fosse un opera per tutti.
Chiaramente la lingua è cambiata e la lingua italiana è rimasta coincidente con la lingua letteraria
fino alla seconda guerra mondiale e con i media si è allontanata ed evoluta dalla lingua scritta che
si è tramandata nei secoli.
Dante nella Divina Commedia elabora molte delle parole che tutt’oggi sono utilizzate nell’italiano
moderno, la mente di un uomo del medioevo che ha voluto sperimentare non solo la possibilità di
scrivere un opera che fosse ricordata nei secoli ma egli sperimento la scrittura di un poema che
avesse come argomento temi della cristianità e non tematiche pagane.
C’è un modo per leggere Dante come voce, ricontestualizzare e riconsiderare la commedia nel
nostro tempo.
All’inizio del 900 e anche negli anni successivi del 50, Eliott ci dice che Dante non parla di un
Inferno in quanto luogo o luogo metafisico, ma parla dell’inferno come condizione interiore
dell’uomo, condizione che corrisponde allo squallore delle periferie, il dolore dell’emarginazione, la
violenza, il grido senza risposta di chi soffre, lo sferragliare delle metropolita e e tram in una
situazione angosciosa e la condizione infernale interiore è una condizione di vuoto, uomo che non
trova certezze e noi calati in una condizione di negazione delle risposte e della chiarezza, noi
viandanti nel disordine e dell’angoscia e noi davanti all’impossibilita di vedere della luce, noi
percorriamo le strade come anime dell’inferno, dannati.
Ciò che non è poetico e l’orrido viene accolto dentro la letteratura, l’inferno è tutto questo, tinte
oscure, disarmonie, bestemmie, la commedia scende fino in basso non solo per il volgare( lingua
di tutti), ma anche le rime chiocce, dimensione della bestemmia e della disarmonia, Dante è un
uomo tra gli uomini che sperimenta la dimensione della sofferenza e della paura e la commedia
parte da un sentimento di paura.
Dante inizia a scrivere quando viene esiliato, la sua fazione politica ha la peggio, perde le sue
ricchezze, non ha la sua famiglia, perde il senso di quello che ha fatto fino a quel momento ovvero
aveva unito la dimensione poetica e culturale alla dimensione politica poiché era molto attivo.
Con il ‘’Convivio’’ provato a cercare una dimensione filosofica, aveva cercato il senso del proprio
vivere nella scrittura e nella professione intellettuale, sbattuto fuori da Firenze gli crolla tutto
addosso, ed inizia a credere che ciò in cui ho creduto può ancora resistere ed avere un senso e
quindi si rimette in discussione totalmente.
Dante con la paura di chi si trova con davanti la pagina bianca, si mette in gioco e comincia da
capo, comincia con l’inventare e deve fare tutto, non ha strumenti contenutistici ecc…
Vuole parlare di un argomento filosofico pero in forma poetica e il rischio è quello di creare un
polpettone noiosissimo dove mette i precetti di San Tommaso e d’Agostino.
Egli usa le immagini, i suoni attraverso la scrittura come endecasillabi, ecc..
Dante usa immagini, colori, sensazioni uditive e visive, egli non parla di anime dell’aldilà che niente
hanno a che vedere con la loro dimensione terrena originaria ma parla di entità e anime nelle quali
non solo non è rinnegata la dimensione terrena ma in queste anime potenzia e porta al culmine la
dimensione terrena di ciascuno di loro.
Si parla di condivisionendel patrimonio e fa da tradizione

LEZIONE 2-22/09/2021
I testi letterari sono come degli organismi viventi che nascono, si nutrono e si riproducono creando
altri testi, quello che fa della letteratura un bene culturale è la capacita di accrescersi per via di
domande, interrogativi, che vengono posti al lettore.
Dobbiamo essere spinti dall’esigenza di capire perché quel testo esiste, per capire cosa il lettore
aveva nella mente e quale era il suo intento, una scrittura che determini delle risonanze emotive ed
interiori, una scrittura che nasce da una modalità narrativa gratuita, il poeta non ci guadagna nulla,
ma sono soggetti che hanno qualcosa da dire,vi è il bisogni di entrare in connessione con gli altri, il
bisogno si estende ad un numero infinito di potenziali lettori.
La letteratura insiste su una tradizione che è modificabile, in quanto ogni opera oltre a portarsi
dietro il bagaglio della tradizione ed essere frutto del poeta, ogni opera d’arte e opera letteraria
modifica la tradizione aggiungendo un di più, c’è una co-autoralita del lettore con l’autore, egli
collabora perché porta il bagaglio di se, del proprio io, essere carichi di una serie di pensieri,
interrogativi irrisolti, ipotesi, dubbi, una serie di interrogativi, che ognuno si porta dietro.
Tutte queste domande e questi dubbi, entrano in relazione con il testo e ciascun lettore stimola il
testo con i propri interrogativi, il lettore circa risposta dalla lettura, agire dei lettori come se fossero
interlocutori.
In questo interloquire entra in gioco la vita del testo, perché ogni lettore aggiunge un taglio, il testo
gia nell’accostamento della lettura, si dilata nei significati rispetto al singolo, ma se il singolo
annota una lettura del testo e la tramanda, il testo si dilata in modo duraturo anche per chi verra
dopo.
I testi hanno una sorta di garanzia di persistenza e di sussistenza, una garanzia di possibilità di
resistere nel tempo, i lettori inverano la dimensione concettuale del testo.
Generalmente è più facile che un testo piaccia subito, come ad esempio nel 700, testi che nel
tempo avevano una grande risonanza ma poi andarono a sfumare perché le generazioni
successive non si identificavano in essa.
I critici fanno da tramite tra l’autore e i suoi contemporanei, ma saranno i lettori sempre e
comunque, a sedimentare il valore di un testo e a decretarne la vita e la morte, i lettori sono
chiamati a decidere della salvezza o meno di un bene culturale.
Dante ha costruito un edificio attorno alla commedia, questo edificio deve essere ricevuto dalle
generazioni successive, per avvertire un interlocutore presente e vivo che può rispondere ai dubbi
in un tempo nuovo,Dante viene raccolto come modello dai poeti e viene riletto secondo chiavi
interpretative di un tempo diverso e questo ci dice che la letteratura ha un rapporto continuo col
passato ma è tesa al futuro con una tensione di carattere progettuale, questo ci fa anche dire che
la fruizione dell’opera letteraria si ha con un dialogo continuo con i testi.
Dante smarrisce la strada perché intende dire che ha perso il senso del suo cammino, in esilio
lontano dalla famiglia e con il patrimonio confiscato, in quella condizione mette in discussione tutte
quelle certezze morali, poetiche che l’avevano illuso, tutti questi aspetti gli crollano davanti perché
lo aspetta l’attraversamento dell’inferno, prima egli sperimenta l’inferno terreno poiché viene
mandato in esilio, da solo.
Tutto quello in cui aveva creduto frana, era in un età matura nella quale sembra difficile
ricominciare e l’umiliazione sembra inaccettabile, e li che subentra l’idea di narrare la propria storia
in modo che diventi storia universale, io ho fatto un esperienza umana difficile, ho toccato il fondo
e sto cercando come un pesce che boccheggia di risalire e voglio dare testimonianza agli altri di
quella che è stata la mia esperienza e di quella che potrebbe essere la strada della salvezza, esso
si mette come protagonista del poema, ma il Dante personaggio non è il Dante poeta, il Dante
personaggio rappresenta il Dante pellegrino, esule, smarrito e precitato nel vuoto, e chiamato a
percorrere una strada difficile che lo porti alla salvezza.
Dante costruisce una gradualità di percorso, è un elemento funzionale alla crescita poetica del
testo,questo va dall’abisso dell’inferno, poi il purgatorio che corrisponde all’ammanco dell’inferno,
fino poi alla gradualità dei cieli del paradiso e l’empireo, la gradualità indica un percorso che tende
ad una direzione che tende ad una meta, e Dante dice ad ogni uomo : ‘’Guarda che tu hai la
possibilità non di rinnegare l’inferno, ma di percorrere l’inferno per poi costruire qualcosa e di poter
dare un senso complessivo alla tua vita’’.
Dante diventa l’uomo universale in cui molti uomini si riconoscono, ma qui gia dalle prime battute
della commedia, subentra il discorso della letteratura, la paura e la situazione esistenziale pessima
unita al vuoto e vuole provare un impresa letteraria e morale e questa impresa che ha davanti è
tutta da costruire e non ha il mezzo linguistico gia pronto e la nostalgia è l’affettuoso attaccamento
alle origini.
Per Dante i modelli sono i classici e c’è una nostalgia che in quel tempo, in quella lingua si era
potuto organizzare, costruirlo per mettere un punto fermo nello scorrere del tempo che sembra che
si porti via tutto vanificando gli sforzi.
La figura che subentra a sollevare Dante dalla sua progressiva discesa all’annientamento, Virgilio
è il poeta che nacque del tempo degli idei falsi e bugiardi, quel Virgilio che scrisse l’ Eneide e le
Bucoliche, Virgilio è colui che salva Dante e perché Dante va oltre la distanza culturale e
temporale andando a conoscere Virgilio nell’opera.
Questo poeta cristiano conosce questo poeta pagano, vi è la dimensione di Virgilio che
accompagna fino alla vetta ed è l’interlocutore privilegiato, allora Dante poteva scegliere un
apostolo, San Paolo.
Dante prima ancora di scrivere un poema cristiano, egli è un poeta è vuole scrivere un poema
rivoluzionario, questo Dante capisce che l’unico modo per esprimere è essere autentico, se delle
opere sono delle finzioni, sono finzioni solo se sono delle rappresentazione e i valori che stanno
alla base della rappresentazione, sono i valori in cui crede il poeta.
Dante ha capito che tutte le volte che legava Virgilio, intravedeva una luce e cresceva
personalmente e aveva un balzo in cuore, provava un emozione.
Dante sperimentava il sublime del lettore, vale a dire quella forma di trascendenza raggiungibile
con i mezzi terreni e con i soli mezzi umani, l’arte e poesia produce trascendenza, egli aveva
intravisto una luce nei roghi nella quale si imbatteva.
La lettura dell’Eneide costituiva l’incontro di salvezza, non comincia la commedia ritraendosi
seduto nel proprio studio ma comincia la commedia in maniera smarrita ed egli vuole trasmettere
dei concetti e delle immagini, il lettore è chiamato a rivivere le emozioni che ha vissuto il poeta, il
poeta crea una scena affinché il lettore abbiamo le stesse emozioni, paura, smarrimento, ecc…
Dante vuole condividere con Virgilio questo percorso, Dante definisce Virgilio come maestro della
parola e poeta e Dante riconosce a Virgilio la saggezza e l’essere guida.
Dante definisce Virgilio come poeta dei poeti, luce degli altri poeti,Dante offre a Virgilio l’amore
emotivo sentimentale e lo studio che l’anno spinto a cercare il suo volume, corpus dell’opera.
In età medievale non era scontata la ricerca proto-filosofica, molte volte venivano a galla contenuti
e opere dove non veniva specificato l’autore, quando Petrarca cerco di riunire le opere di Tito Livio
si troverà opere senza titolo o nome dell’autore.
Il fatto che Dante dica a Virgilio, ho cercato il tuo volume ossia la suppellettile intellettuale, il
manoscritto, il codice delle opere attribuibili a te che sono di tua mano, è già un gesto di amore e
studio.
Dante concepisce la lettura come incontro, come dialogo, un incontro nel quale Virgilio si accosta a
lui, lui gli pone delle domande, Virgilio risponde, L’Eneide diventa bene culturale poiché genera la
commedia, Eneide è un monumento che genera e crea monumenti.
Per Dante, Virgilio è il suo maestro, il suo punto di riferimento, il viaggio dantesco è un viaggio
spirituale, poetico, teologico, ecc…
Egli tratta da Virgilio lo stile tragico, tutto ciò che di tragico sta nella commedia, Dante lo trascrive
facendo riferimento alla lettura dell’Eneide.
Quello che ci viene subito da riconoscere dalla commedia come fondamento di un età nuova, è il
fatto che tutti i personaggi che vengono fatti vivere su questo grande scena teatrale, visiva e
visionaria infatti sono molte le illustrazioni della divina commedia, in questo palco si muovono
personaggi terreni, non dobbiamo farci ingannare che la commedia parla di ombre o entità vane e
sottili, indistinguibili con tutto un colore non definito, una corporeità mancante, ma Dante realizza
un mondo anzi il mondo e parla dell’intero mondo rifacendosi alle percezioni umane.
Dante anche nel paradiso per rendere idea di eventi mistici, dante usa il realismo analogico,
ovvero usa delle immagini concrete per far capire che cosa vede, parla di pulviscoli illuminati dalla
luce in una stanza buia, egli osserva i fenomeni e parla di personaggi in carne ed ossa e non sono
sbiaditi dell’essere defunti ma dall’essere defunti sono ben definiti.
Ad esempio nel canto 5, che tratta delle vicende di Paolo e Francesca dove la donna è terrena e
viene messo il risconto psicologico della donna, poiché perse la vita per amore, la donna che ha su
di se la percezione della violenza vissuta, che continua ad esserci poiché è trascinata dalla bufera
dove condivide il dolore con il suo amato.
Anche il conte Ugolino che chiuso nella torre della fame, divorerà i figli.
Anche Ulisse che mostra la fragilità ma anche il coraggio e la smisurata curiosità dell’uomo che
non si arresta dalla possibilità di conoscere sempre di più.
Non sono figure standardizzate dal modello cristiano, Dante fa un operazione ben diversa, un
operazione poetica, egli sperimenta nel suo essere vivo e si confronta con le anime.
Anche l’incontro con Cacciaguida, suo avo dove ricostruisce la storia personale.
L’incontro con Stazio che fa comprendere altri dati in più sul significato della poesia per Dante.
Oggi ci basta sottolineare e capire come il parlare di Virgilio sia l’origine di un percorso
straordinario che percorre Dante, quello di intravedere una luce.
Thomas Stearns Eliot scrive su Dante dei saggi di portata epocale e li scrive in un periodo dove in
Italia c’era una posizione riduttiva dell’opera di Dante che era quella di Benedetto Croce, egli
interpreto la poesia non in quanto poeta o scrittore o fruitore di poesia, ma da filosofo.
Egli applico il suo pensiero e la sua visione idealista che era sistematica, creare uno schema dove
collocare l’arte, arte distinta dall’etica, dall’economia, e l’arte viene ridotta in un fatto sentimentale.
Un autore che scrive un opera fa un cammino di approssimazione del valore massimo a cui aspira,
scrive, cancella, ricorregge.
L’autore sperimenta un cammino di autocoscienza, controllo critico della poesia su se stessa,
ridurre tutto ad un induzione istantanea era riduttivo, non era sensato da parte di croce che l’opera
d’arte fosse scissa da tutti i legami della tradizione, al passato e alla lettura degli autori.
Non ha senso ridurre l’interpretazione di un opera d’arte al solo afflato lirico e discutere la sfera
della poesia, e si voleva isolare zone poetiche da zone che non lo erano.
Per Croce non era concepibile la struttura e che ci fosse un ordine delle pene o all’ordine delle
beatitudini e delle virtù, tutto questo per lui è impoetico.
Croce dice questo perché avverte quell’architettura della commedia, che è un architettura fondata
su suddivisioni teoriche del tempo di Dante ma forse avrebbe dovuto cogliere quello che Eliot da
poeta ha colto benissimo, cioè il fatto che quelle raffigurazioni e quell’inferno non andasse letto
come la riproduzione in versi di quello che Tommaso d’Aquino dicono delle pene connesse dai
peccati capitali, ma il tentativo di far sperimentare al lettore quell’inferno interiore che egli aveva
dentro di se.
La struttura diventa nella commedia non un freno alla poesia o un ostacolo alla poesia ma un
modo per potenziare la poesia, perché se facciamo l’ipotesi che il dialogo di Pier de la Vigna dove
c’era il girone dei suicidi, in questa situazione surreale dove le piante emanano gemiti mentre i cani
rabbiosi inseguendo la preda le spaccano, piante le quali erano state fatte corrisponde un suicida.
Dante degrada i suicidi perché queste persone hanno rinunciato al proprio corpo e hanno
rinunciato alla vita che è un dono potentissimo, ciò che Dante dice potenzia la poetica stessa.
Il linguaggio in questo passo diventa curiale e lo stile si innalza a livello di figure retoriche,
quest’anima suicida si sente calunniata e tradita dalla corte e deciderà di suicidarsi.
Dante nel suo poema si genera una struttura essenziale alla esperienza poetica delle parti.
Il poeta può trattare oggetti filosofici non come materia di discussi ma come materia di visione, egli
riesce a trasformare gli oggetti filosofici come una vera e propria visione.
Dante passa per la via della emotività nel canto 13, egli di fronte a Virgilio mette in evidenza la
funzione poetica ovvero razionalità e amore.
Dante ha creato una grande scena e ha fatto passare con maestria straordinaria, tutto l’orrore che
il suicidio implica e comporta sia per chi lo compie, e per chi rimane.
Ha trasformato una materia di discussione in materia di visione, io vi faccio provare e sperimentare
con i vostri sensi quanto i suicidio possa essere orrendo.
Eliot aggiunge che Dante tratta la filosofia non come teoria ma come cosa percepita, ha meditato
circa il valore della filosofia, egli non soggiace a quella che era la dottrina ma ha una visione libera,
una visione che ha come unico obbiettivo, quello di mettere a fuoco la libertà, libertà di raggiungere
la verità come tutti i grandi artisti, perché l’arte è libertà.
Egli usa in linguaggio icastico, icastica totale e sintetica che riguarda suoni, odori e percezione
tattile.
Gli autori riescono a trasmettere i pensieri come cosa percepita e non è un caso che Eliot quando
per la prima volta si accosto a Dante, lo abbia fatto innamorandosi dei suoni meravigliosi che la
lettura in una lingua quasi sconosciuta suscitavano, sinfonia e musicalità straordinaria.
Per questa regolarità efficacia, Eliot studiò l’Italiano per capire la Commedia, e questo mette in
luce la cultura italiana e il patrimonio culturale italiano.
Dante aveva letto un significato profondo nelle esperienze che aveva vissuto.
Eliot dice che quando noi sentiamo leggere la Commedia, proviamo un emozione che non sempre
si accompagna alla leggibilità del testo, ma che comunque ci fa constatare che Dante attraverso
quei suoni e quelle immagini, quei colori, ci ha fornito un emozione poetica.
LEZIONE 27/09/2021
Abbiamo osservato quanto per Eliot sia importante la modernità e l’opera di Dante, Dante non
pretende una fede condivisa o una parte dei lettori che fossero cristiani ma pretende la capacita di
lasciarsi toccare dalla vibrazione emotiva che la poesia dantesca comportava.
Una vibrazione emotiva legata alla componente visiva , immagini, tattili, sonore, a tutta quella
dimensione di regolarità, rime, accenti, sillabe, terzine, che comportavano la dimensione sinfonica
della scrittura di Dante, notare che Kandishiy sottolineava che l’arte tanto più ha una dimensione
interiore e va a pescare nella sfera psicologica, emozionale dell’artista, tanto più ha una
dimensione musicale e questo era anche considerato per pittura e poesia.
La poesia dantesca ha un enorme sinfonia musicale, poesia che si appoggia fortemente sulla
dimensione musicale, per Eliot,Dante riesce a far diventare l’impoetico in poetico, tutto ciò che
poetico non era considerato e riesce a dire e trasmettere il suo pensiero e anche indicibile
attraverso la concretezza materica delle immagini, ha questa visione e ci fa agio la lettura di Erika
Hauerbach ha una storia diversa ma è molto simile alle storie sue, la storia di Hauerbach era
tedesco di origine ebraica che costretto durante l’arrivo del nazismo a rifugiarsi, da primo si
distanzia a Istanbul, vede l’Europa dall’esterno e sempre di più matura in questa sua esperienza il
fascino dell’universale volendo infrangere le barriere linguistiche, egli era vicino a quella che era
stata l’Asia minore, vicino al luogo al quale aveva preso origine la civiltà latina, Auerbach vicino a
quelle rovine ripercorre la nascita di quella civiltà che prima di quel momento ha l’impressione di
crollare.
In quello di stare nei pressi dell’origine della civiltà, chiedesse il cerchio in una catastrofe cosmica,il
tentativo di ritornare a valorizzare la civiltà perduta, trovare in essa delle costanti e degli archetipi
che possano essere elemento di unione.
Auerbach vuole abbattere le barriere linguistiche e vuole fare dell’arte e del pensiero un bene
culturale per salvare una civiltà fortemente minacciata che rischia l’estinzione, e quindi è come se
sentisse nel proprio profondo di essere cittadino del mondo e soprattutto vedesse l’Europa come
uno spazio culturale, e notare che Eliot aveva riconosciuto in Dante il prima poeta europeo, quei
valori che Eliot aveva rintracciato in Dante.
Un apertura di orizzonti che fa di Dante un poeta europeo, Auerbach non solo riconoscere in Dante
questo aspetto ma egli fare un discorso critico teso su due polarità, mimesis e figura, titoli di due
ampi saggi formativi.
Con Mimesis, Auerbach va a indagare la costate realistica dell’arte nelle diverse epoche e indaga
l’atteggiamento della realtà che di volta in volta la società intrattiene, la sua domanda è quante
volte e in quale occasioni,l’attenzione alla realtà e alla concretezza e alla corporeità si rivela,
appare, si manifesta dentro le opere d’arte della civiltà occidentale, egli parte dal presupposto che
non si possa dare poesia senza una vera rappresentazione della realtà.
COSTANTE REALISTICA-atteggiamento verso la realtà che la civiltà letteraria di volta in volta
intrattiene, il traliccio importante della mimesis o costante realistica è un traliccio accumulante in
tutta la città europea e abbatte le barriere delle singole nazioni, i poeti sono accumunati da questo
filone, è una critica semantica, l’apparire della attenzione verso la realtà e Dante in questo era un
vero campione, poiché riusciva a fare della visione qualcosa di percepito.
L’altro fuoco di queste eclissi è la figura, laddove figura significa applicare alla lettura della
letteratura medievale una chiave interpretativa e chiave esegetica che proviene da tartiulliano e
Agostino che in età tardo antico volevano leggere le sacre scritture, la lettura figurale che
presuppone tra due eventi storici si crea un legame, il primo si ricollega al secondo mentre il
secondo si ricollega al primo.
PRIMO PREFIGURA IL SECONDO MENTRE IL SECONDO AL PRIMO
Questi personaggi della divina commedia, sono talmente ricchi che la vita viene rafforzata dal fatto
che il loro destino ultraterreno è perfettamente consequenziale al carattere specifico di ogni
personaggio sulla terra.
Pier de la Vigna era personaggio elevato d’animo, leale, estremamente consapevole della propria
eccellenza morale, giunge al suo suicidio al seguito che i suoi valori che lo rendono caro agli occhi
del sovrano costano invidia presso la corte, la sua levatura d’animo gli impedisce di rispondere alle
calugne con altre calugne.
La condizione di suicida non è scissa dalla condizione terrena vissuta con determinati caratteri, il
destino ultraterreno di Pier de la vigna è una conseguenza inevitabile che potenzia ciò che la sua
vita terrena era stata ,se noi non avessimo collocato il dialogo di Pier de la Vigna in quel contesto
cosi basso e degradato, noi non avremmo potuto comprendere quale epilogo tragico avesse
segnato la vita di Pier de la Vigna.
Auerbach dice che la Mimesis di Dante di far vedere la realtà cosi come è nella sua fisicità, stando
aderente alla realtà è questa attitudine si configura con la prefigurazione di ciò che accade
nell’aldilà e nel loro destino, compimento estremo di ciò che la vita terrena aveva comportato.
Questo comporta una evidente mobilitazione della vita terrena, della carnalità, qui è ora a cui ogni
personaggio è appartenuto o continua a appartenere, la commedia è costellata di dialoghi dove c’è
incontro con persone vere ma si parla di cose banalmente terrene collegare a cose alte, a volte a
polemiche municipali, cittadine ,quasi di quartiere.
Auerbach osserva come l’eta moderna si dia quando c’è una forte incarnazione della vita terrena,
genera da una parte la caduta dei registri linguistici, infatti nelle opere letterarie possono irrompere
tutti i registri stilistici possibili.
Tutto ciò che è umano entra nella dimensione terrena.
I monumenti della letteratura sono costellati da eventi storici, a fatti realmente accaduti che
sfumano nel mito ma molte volte corrispondono a eventi storicamente verificati, gli eventi storici
diventano occasione di poesia, il cristianesimo non fa altro che da una parte sottolineare e mettere
l’accento sulla dignità della vita terrena perché contempla l’incarnazione del divino, viene
annunciato qualcosa che fino a quel momento sembrava impensabile come il divino, l’eterno.
ETERNO CHE ENTRA NEL CONTINGENTE, MENTRE IL DIVINO NASCE, CRESCE ,E MUORE
DIVENENDO PERSONA FISICA.
Il cristianesimo ha avuto il pregio di nobilitare la dimensione terrena, tutto ciò che è venuto dopo,
gli eccessi che portarono a dire che il cristianesimo portava cose negative, è una lettura deviante e
deformata, questo lo riconoscono anche scrittori straordinari storici.
Il messaggio evangelico di per se è un messaggio che rivaluta la dimensione terrena, l’immortalità
dell’animo dai filosofi greci era accettata, il mondo greco aveva una dimensione riduttiva della
visione corporea, con il cristianesimo c’è uno scatto totale, il tempio è il corpo.
Auerbach riscontra che nella visione dantesca e nella letteratura la corporeità diverrà
importantissima.
La suddivisone topografica, aveva considerato come una visione poco poetica ma anzi impoetica,
una struttura ce secondo croce era un pesantemente, degrado della poesia.
Questo Auerbach lo riscatta, se il carattere terreno di ogni personaggio viene potenziato dal suo
destino ultra.terreno, non è rilevante.
Dal punto di vista del risultato poetico descrivendo gli incontri con i personaggi della commedia, è
un potenziamento e occasione di poesia perché dice Auerbach non sarebbe stata la stessa cosa
descrivere un incontro in un diverso contesto.
Auerbach si contrappone alle versioni contrarie , la struttura della divina commedia, ne garantisce
il valore poetico, l’articolazione dell’opera coincide con il movimento interno dell’opera.
La visione stilista e il modo di essere dell’autore vanno a coincidere ed interpretasi con la visione
spirituale.
Il sistema fisico è quello fenomenico, il sistema reale è l’ordine dei personaggi che appaiono in
base alle virtù, il sistema
Il discorso è vivo e non solo ideologico,contesto nel quale si vedono questi uomini che hanno
stretto contatto con le conseguenze di una vita non condotta.
LA POESIA DI DANTE COMUNICA PRIMA DI FARSI CAPIRE
All’interno della commedia avviene un fenomeno, scatta qualcosa per cui il fenomeno fisico non è
distinto dall’idea, e cosi qui il fenomeno e cosa tangibile, ciò che avviene con la realtà è un tutt'uno
con l’idea, un concetto o pensiero.
Auerbach è in grado di superare la teologia dottrinale, la poesia può spingersi oltre perché usa altri
mezzi, altre capacita intellettive, la supera e si spinge oltre.
SOLO LA POESIA ESPRIME I CONCETTI FINO IN FONDO
POESIA E TEOLOGIA USANO RAGIONE.
POESIA NON È IMITAZIONE DELLA NATURA, MA ADDIRITTURA RIESCE A TRARRE LA SUA
FORMA E CON FORMA INTENDIAMO IL SUO SUONO, CAPACITÀ PERCETTIVE,
COINVOLGIMENTO EMOTIVO E LE MODELLA SULLA VERITA INVELATA.
Per Auerbach l’allegoria diventa il corrispettivo concreto e il concretizzarsi del pensiero poetico e
diviene un arricchimento delle possibilità espressive.
Insomma Auerbach si accorge che Dante tira l’allegoria dentro la realtà e la connette con la storia,
non si tratta di vedere delle immagini slacciate ma delle immagini che coincidono con la
dimensione storica.
In questa vicenda di San Francesco nel Paradiso, del santo che si spoglia dei propri averi e
rimane nudo a testimoniare la sua scelta di povertà e rinnega qualunque forma di gerarchia e di
potere, continua a percorrere le strade da povero, li riassorbe dentro una versione teorica.
In questo canto come non mai Dante fa coincidere l’abiezione con la santità, questa donna rifiutata
da tutti.
L’ALLEGORIA-FRANCESCO FIGURA CRISTI O FIGURA CRISTI->MODELLA LA SUA VITA
SECONDO QUELLA DI CRISTO.
San Francesco vive nel degrado, mette in crisi tutti quelli che avevano accumulato ricchezze, mira
alla base con una vis proporzionale, con una vis selvaggia e violente.
MIMESIS-ATTENZIONE ALLA REALTÀ->REALISMO.
SCOPO DI AUERBACH E DI NON FAR PERDERE GLI ARCHETIPI DELLA SOCIETÀ CON LO
SCOPO DI RICOSTRUIRLA PRIMA POSSIBILE.
E come se dante che vuole porsi come personaggio universale, avesse l’aspirazione a trasformare
in effettivamente provato in prima persona ovvero l’esistente.
Dante fa si che la poesia diventi una forma di sapienza che si offre alla fantasia come figura o
prefigurazione di compimento di ogni realtà, Auerbach capisce che Dante ha dato un valore
veritativo imprescindibile, il nocciolo fondamentale di questo discorso va a confluire nel dea che è
una
Dante attribuisce alla poesia un valore veritativo imprescindibile, che supera il valore della dottrina,
un poeta pagano con un poema pagano ha portato un altro poeta pagano a convertiresti al
cristianesimo e ad aderire al pensiero cristiano.

LEZIONE 30/09/2021
Dante diventa figura di riferimento per il realismo analogico per descrivere situazioni trascendenti
in termini realistici.
La commedia non è più come voleva croce che appesantisce ma piuttosto diventa poesia;ogni
personaggio incontrato potenzia le proprie caratteristiche terrene; la poesia riesce a spingersi oltre
alla teologia e alla filosofia proprio perché è in grado di andare oltre la ragione quindi l’arte non è
più rilevazione.
Questo afferma la dimensione della poesia che già Dante aveva teorizzato; l’intera esperienza
stilnovista è internazionalizzata.
Dante fa riferimento a Enea e San Paolo per le esperienze mistiche(coesistenza altra io
personaggio e io storico); nel 1965 è l’anno della celebrazione dantesca.
Il testo è ricco di icasticità, immagini fulminee, che appaiono nel testo, Dante fa un bagno
nell’oralità che traspare da quella componente di tradizione cioè di trasmissione del testo e anche
nelle cosiddette varianti ed errori e nelle discrepanze, la commedia mantiene una carica linguistica
cosi immediata e memorabile, tutto sommato dice Contini, la lingua della commedia rimane
compatta anche di fronte alle deformazioni, Contini individua una causa, la Commedia risulta cosi
memorabile perché si è nutrita dei classici, ecco che siamo al nodo fondamentale e fondativo della
poetica dantesca.
Eliot ha considerato Dante poeta universale e poeta europeo, poiché egli attinge ai classici e
l’insegnamento dei classici è tutto nell’autorevolezza del loro dettato, nella sua citabili e
memorabili, dante accinge ad esprimersi secondo la tradizione, risulta memorabile perché il lettore
riconosce qualcosa di gia noto dentro quella scrittura.
Un modo di esprimere l’esperienza propria che ha fatto Dante noi raccogliamo e ci accorgiamo che
quell’esperienza ridice la nostra esperienza che è inedita, nuova e irripetibile pero capace di
riconoscersi.
La commedia finisce con l’essere un classico che si nutre di classici, un monumento culturale,
Dante riesce ad essere impropriamente un poeta, un classico.
Abbiamo espressioni sia nell’ambito comico realistico sia nell’ambito epico profetico, Dante ha
cercato di restaurare un rapporto ben preciso con quelli che lo hanno preceduto e ha avuto
l’esigenza di collocarsi all’interno di quel discorso e di creare alla propria opera, egli colloca il
proprio monumento tra i monumenti e da farlo diventare tramite di una memoria collettiva.
Dante si trova ad una svolta fondamentale , si trova di fronte al bivio, egli fa fruttare il suo progetto
e di edificare un monumento indelebile è primo poema in lingua volgare, poema cristiano che però
si pone in una condizione di continuità, poema che raduna stili diversi, cosa che non aveva
precedenti poiché i poemi classici erano in latino.
Il Virgilio che Dante incontra è il Virgilio poeta, c’è una lettura introspettiva storica limitata nella
tradizione medievale, nacque nel tempo degli dei falsi e bugiardi, la nascita di Virgilio appartenente
ad una famiglia di Mantovani, sono elementi che Dante pone per farci vedere il Virgilio che lui
incontra è il Virgilio poeta pagano è Dante senza nessun timore.
Dante arriva in questo spazio dove sono riuniti come nella scuola dove i grandi del pensiero e della
poesia dialogano fra loro, Dante e Virgilio arrivano e uno dei primi passi e più vicini in questo oltre
regno è il limbo.
Oralità quotidiana,Ovidio autore delle metamorfosi e di quella raccolta di narrazioni e di storie che
riepilogano i principali miti dell’antichità, tante suggestione, immagini e informazioni che
provengono dal bagaglio, Lucano autore anch’egli della latinità più tarda.
Dante racconta sotto forma di incontro di una spazialità di una dimensione vivibile, abitabile, di una
condizione del limbo, il luogo dello struggimento, fino ad esso abbiamo avuto esempio con incontri
di poeti passati oltre tempo ma Dante non dimentica di enumerare tra tutte le figure che
costituiscono la sponda e il traliccio portante della sua opera, egli tratta anche dei viventi che con
geniale idea compaiono in carne e ossa nella narrazione all’interno della commedia ma in
particolare quel padre adottivo che è stato Brunetto Latini gia morto al momento della commedia
che secondo Dante è stato colui che gli ha insegnato il valore della letteratura come monumento
da tramandare.

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