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Tema:

Il tema è un argomento del testo già sviluppato e


organizzato, è la materia stessa del testo. Secondo Bertoni,
il tema si posiziona tra l’organizzazione testuale e il mondo
reale (extratesto).
Esempi di temi comuni nelle opere letterarie sono la
marginalizzazione in Rosso Malpelo e Oliver Twist, la
follia nel Don Chisciotte e nell’Orlando Furioso,
l’annichilamento nel Kinkaku-ji e in Dissipatio H.G.
Emilia di Rocco spiega come fra gli studiosi ci sia
incertezza circa la distinzione tra tema e motivo, in cui il
motivo può essere inteso come quello musicale: si pensi a
Wagner, al suo leitmotiv (motivo conduttore) in cui crea
brani e melodie che toccano determinate corde dell’anima,
producendo un motivo musicale che risveglia una specifica
sensazione. Oggi nei film si inseriscono colonne sonore atte
a enfatizzare ciò che si cerca di spiegare visivamente,
proprio come Wagner faceva coi suoi motivi e coi suoi
personaggi.
Il tema può essere analizzato da due prospettive diverse: il
tema della singola opera e l’evoluzione di un tema
ricorrente in una data cultura a livello temporale.
Tomasevskij riconosce un tema generale, costituito da temi
minori i quali sono a loro volta costituiti da motivi disposti
secondo un ordine particolare che può seguire un criterio
causale-temporale(dando vita alle storie),oppure possono
essere simultanei(come avviene nelle lettere o nelle liriche).
Il tema costituisce anche la tradizione e l’immaginario
comune. I temi più frequenti riguardano le emozioni
umane, ma anche la morte, la vita, il tempo, il viaggio.
Si deve a Domenichelli la definizione di dinamicità del
tema, poiché da un lato l’esistenza di un tema in un’opera
letteraria inserisce tale opera nel corpus della tradizione, ma
dall’altro lato l’opera influenza la tradizione producendo
degli effetti di mutevolezza in essa.

Motivo:

Thompson nell’opera “La Fiaba nella Tradizione Popolare”,


afferma che un motivo è un elemento che ricorre e persiste
nella tradizione.
La maggior parte dei motivi si dividono in 3 classi:
1)Personaggi di un racconto come divinità, animali strani,
streghe, orchi, fate o persone come i bambini (che sono
quelli favoriti) o la crudele matrigna.
2)Elementi che si trovano nello sfondo dell’azione come
oggetti magici, costumi e credenze strane.
3)Si trovano la maggioranza dei motivi, nonché i singoli
episodi.
Wagner si avvale del Leitmotiv (motivo conduttore) che
richiama ricordi uditivi specifici associati a determinati
personaggi o stati d’animo, di cui ognuno possiede un certo
motivo musicale che si ripete ogni qual volta si presenta.
Thomas Mann riprende il leitmotiv nelle sue opere
letterarie, anticipando costrutti di certe caratteristiche o
avvenimenti attraverso l’uso di motivi.
Nella Letteratura il motivo è ricorrente nel testo ma meno
evidente, non rappresenta il tema principale ma crea una
serie di intrecci armonici per cui quel motivo acquista corpo
e volume nelle pagine di un libro.
Il motivo si distingue dal tema poiché è molto più
ricorrente, è un’unità minima e può figurare in genere un
personaggio, una parola o un aspetto particolare. Molti sono
gli studiosi che affermano che il motivo sia una parte del
tema, un’idea generale che si esprime attraverso queste
raffigurazioni. In “The Wasteland” l’acqua è un motivo.
Inoltre, il motivo è ricostruito e identificato a posteriori.
Il motivo può anche essere un elemento ricorrente nella
tradizione folkloristica o letteraria, come le 3 classiche
prove da superare nelle fiabe per ottenere l’amore della
donna amata.

Topos:

Il topos è il locus comunis, ossia lo spazio mentale dove


l’oratore recepisce le idee e gli argomenti da trattare; se
nella retorica antica indica la sede degli argomenti, nel
Medioevo verrà a designare l’argomento stesso. Il topos è
una configurazione strutturata e relativamente stabile di
motivi. Può essere una formula retorica ( falsa modestia,
invocazione della natura), una personificazione (la Dea
Natura, le Muse), una figura stereotipata, una metafora, un
complesso d’immagini paesaggistiche ( il locus amoenus)
ecc. È quindi una costante tematica che può specificarsi in
un singolo testo, ma è comunque parte di una tradizione.
Secondo Curtius, il topos permette la sopravvivenza della
memoria in maniera costante dall’antichità alla modernità.
Un esempio di topos ricorrente è quello dell’isola,
dall’Odissea di Omero in cui Ulisse peregrina nelle varie
isola fino a giungere nella sua “isola patria” alle isole in
Robinson Crusoe e nei Viaggi di Gulliver di Jonathan Swift.
Curtius spiega la differenza tra topos e archetipo
avvalendosi di Jung per il secondo, in cui un topos può
apparire indipendentemente dalla cultura di appartenenza e
dal periodo di tempo.
È un’immagine stratificatasi nell’inconscio collettivo.

Mito:
Il termine mito deriva dal greco mythos (parola, racconto),
che rappresenta le gesta di esseri importanti, semidivini o
divini e servono a spiegare i dubbi umani: peculiare è il
fatto che si sia dapprima diffuso oralmente ed è contiguo
nella tradizione popolare.
I miti possono essere:
1)Teogonici, origine degli dei
2)Cosmologici, creazione e ordinamento del mondo
3)Antropogonici o antropologici, origine dell’umanità
4)Escatologici, che riguardano il futuro del mondo o
dell’oltretomba
5)Eziologici, che cercano di spiegare le cause e l’origine di
aspetti e fatti della realtà
6)Soteriologici, sull’attività di un eroe civilizzatore Ulisse
ne è un grande esempio e noi lo conosciamo sia tramite la
tradizione omerica, sia tramite rivisitazioni succedutesi nel
corso del tempo: Dante presenta Ulisse come chi affamato
di conoscenza o l’Ulisse di Joyce, che addirittura diventa il
rovesciamento di quello omerico, nonché un Ulisse che si
lascia sconfiggere
Il mito è da intendersi come costrutto archetipico, modello
di rappresentazione della realtà e dell’uomo a partire dal
fondamento religioso, sacro o culturale delle origini. Esso si
presenta come duttile e fisso, a riprova di una attestazione
simbolica di una civiltà, della sua infanzia e delle unicità
delle credenze di quel popolo.
Platone afferma che il mito, unito al logos, permette agli
uomini di conoscere la struttura delle idee, comprendere la
storia dell’uomo e politica.
In epoca moderna e contemporanea il mito perde il suo
valore sacrale, l’enfasi della tragedia sull’esito e sulle sue
gesta, ma mantiene inalterate le sue condizioni e la sua
quintessenza archetipica.

Estetica:

L’estetica è una disciplina nata in ambito filosofico nel 700:


nasce con lo scopo di creare una metodologia razionale che
possa spiegare e affrontare l’arte e il concetto stesso di
bellezza. Verrà poi fondendosi con la letteratura, garantendo
un’analisi estetica all’impostazione del libro, alle
espressioni utilizzate, al tipo e alla ricorrenza di figure
retoriche o onomatopeiche (pensa a D’Annunzio) e ai temi
trattati

Media:

Il medium è il mezzo attraverso cui passa un messaggio e


non è una forma espressiva ma può esserlo. Es. Fotografia,
cinema, pittura ecc.
Gli studi mediali sorgono nella prima metà del 900 e con un
approccio sociologico, stabiliscono che il mezzo modifica il
messaggio.
Ad oggi si dice che il mezzo è messaggio.
Nell'antichità si parlava di arte come sistema, in cui ogni
manifestazione artistica svolgeva il suo ruolo specifico.
Ebbene, anche oggi si può parlare di sistema dei media, che
va pensata con un certo grado di mobilità, in cui i media
comunicano fra loro e non sono rigidi e isolati.
Fra i media e le arti esistono rapporti di complementarietà e
di influsso reciproco.
Fra i media può esserci influenza (reciproca), rapporto di
complementarietà poiché un media può svolgere un lavoro
meglio ti un altro o può fare più cose.
I media sono interdipendenti poiché comunicano fra loro e
influenzano il loro modus operandi.
Nel 2000 Boiter e Grusin pubblicano un libro chiamato
"Remediation" in cui spiegano il concetto di rimediazione e
dicono che i nuovi media spesso funzionano rimediando i
vecchi.
Ad esempio la televisione ha rimediato il cinema e ad oggi
si collega Internet come medium attraverso lo streaming,
quindi un medium artistico veicolato da un medium non
artistico.
A partire dagli anni 90 del 900, con l’espressione
“intermedialità” si indicano le interazioni fra i vari
linguaggi mediali.
L’intermedialità non ha una definizione precisa,
semplicemente evidenzia quanto sfumati siano i confini tra
i vari media.
Harry Pross ha sostenuto la necessità di sviluppare un
approccio più sistematico ai media, suddividendoli in 3
gruppi in base al loro grado di “saturazione” tecnologica:
1)Media primari, quali la voce umana, il linguaggio del
corpo ecc. in cui non si adoperano tecnologie
2)Media secondari, quali gli strumenti musicali, in cui la
tecnologia è atta alla sola produzione del suono, non alla
sua ricezione
3)Media terziari, quali la radio, il cinema e la televisione, in
cui la tecnologia è fondamentale per produzione e ricezione
Verrà aggiunta successivamente una 4a categoria, quella dei
media quaternari, nonché le native tecnologie digitali.

Intertestualità:

Il concetto di intertestualità è stato sviluppato negli anni 60


dall’intellettuale franco-bulgara Julia Kristeva, che afferma
che il testo è un mosaico di citazioni.
Un esempio di intertestualità è il “The Weste Land” di Eliot
in cui fa una pastiche (testo fatto da pezzi di altri testi) di
pezzi di testi di altre opere, quindi quest’opera ha un
altissimo grado di citazionalità data dalla corposa presenza
di riferimenti. Umberto Eco in una intervista ha detto che
l’intertestualità può essere prodotta anche in maniera
inconscia o se non è stato letto un libro, proprio perchà la
nostra produzione o lettura presuppone un bagaglio di
conoscenze della propria cultura e tradizione letteraria.
Federico Bertoni e Chiara Lombardi asseriscono
all’intertestualità come recente in quanto definizione,
poiché come fenomeno è antico tanto quanto la testualità e
la letteratura.
Chiara Lombardi parla di intertestualità diffusa attraverso la
metafora del tessuto: il testo è considerato come un
intreccio di fili.
La comparatista Julia Kristeva evidenzia come il dialogo
intertestuale non debba solo comunicare la ricostruzione
storico-filologica e il significato, ma anche una
significazione (ciò che è ambiguo, implicito o carpibile solo
dopo la composizione di un testo, che emerge con l’atto
della lettura). Inoltre, una lettura attenta permetti di cogliere
più significati capaci di comunicare qualcosa
indipendentemente dal momento temporale. L’obbiettivo è
di comparare e studiare le corrispondenze tra linguaggi,
stili, immagini immersi in una data società costituita da
precisi canoni estetici.
Graham Allen si riferisce alla intertestualità con
l'espressione di "embodiment of otherness", incorporazione
dell'alterità. Allen, rifacendosi a Bachtin, dice che
l'intertestualità, grazie alla sua capacità di incorporare
l'altro, evita che esso diventi monologico.

Estetica:

Gli studi sull’estetica nel tempo hanno proceduto verso una


comparazione dei vari tipi di arte, ma formalmente ciò ha
subito una battuta d’arresto nel 1766 con il Laocoonte di
Lessing.
Egli non pose di certo in contrapposizione i vari tipi di
produzione artistica, ma ovviò a una separazione delle varie
forme d’arte.
La poesia si separa così dalla pittura , in cui se la prima è
arte del tempo che si occupa di azioni, la seconda è arte
della simultaneità costrutto di forme e colori.
Se in un primo momento l’opera di Lessing divenne un
punto di riferimento, finirà con l’accumulare sempre più
critiche fino a decadere.
È nel’800 che inizia a mutare questo punto di vista: in
epoca romantica la relazione fra le arti viene definita col
termine “contaminazione”.
Il termine va interpretato e va tenuto conto che i romantici
delle relazioni fra generi e arti fecero una vera e propria
categoria estetica.
L’800 non ha però cancellato quelle differenziazioni,
ripresentatesi nel 900 soprattutto in Italia dove non fu
favorito lo sviluppo di un’estetica comparata fra le arti.

Negli studi inter artes si è dovuto abbandonare la visione


letterariocentrica in favore di una comunicazione più fluida
ed equa di tutte le arti.
Oggi si guarda ai processi di ibridazione e contaminazione,
in cui linguaggi e forme si ibridano e le arti comunicano e
si arricchiscono.
Iconotesti=fumetti
Iconismi=poesia visiva, rapporto di tipo simbiotico.
Il passaggio da un’arte all’altra si chiama
transcodificazione, in cui si converte il codice artistico e lo
si adatta alla forma di quel tipo di forma d’arte.
Un rapporto particolare si è instaurato fra cinema e
Letteratura.
In particolar modo col romanzo, il cinema ha in comune lo
stesso procedimento narrativo la condivisione dei codici ha
favorito l’accrescere di adattamenti cinematografici di
storie e opere letterarie.
Gli strumenti in comune sono ad esempio il flashback, la
prolessi oltre che la collocazione spaziale e temporale di
personaggi e oggetti.
La questione dell’adattamento cinematografico ha anche
suscitato una serie di dibattiti se sia giusto o meno
discernere l’opera adattata dall’originale, se considerarli in
una prospettiva di originale e copia e se l’opera trasposta
vada considerata come indipendente con le sue peculiarità
uniche.
Alla teoria degli adattamenti ha ampiamente contribuito
Linda Hutcheon.
Il passaggio fra due linguaggi artistici diversi si chiama
transcodificazione, che pone l’attenzione sul passaggio di
codice e sulla traduzione tra i linguaggi.

Forma:

Per forme si intendono due tipi di cose:


1)Stile
2)Elementi testuali, anche minimi come la scelta di usare
l’imperfetto da parte di Flaubert o l’uso della punteggiatura
3)Modelli generali in cui un’opera si colloca, come la prosa
o il romanzo.
Riguardo i generi, ci sono esempi storici che ne
testimoniano l’importanza e una discussione viva circa la
loro natura e importanza: si pensi al Genji Ippon Kyō
dell’abate Chōgen, il quale stila una classifica dei generi in
senso decrescente e al 1o posto spiccano i sutra Buddhisti.

Ekphrasis:

Un concetto molto importanti negli studi inter artes è quello


dell’ekphrasis, tradizionalmente intesa in Letteratura come
la descrizione di un oggetto o di un’opera d’arte.
Una definizione più recente afferma che sia una
rappresentazione verbale di una rappresentazione visiva.
Fusillo rinnega che l’ekphrasis ponga in stallo la
narrazione, bensì serve a far sì che possa continuare
orientando diversamente il proprio focus.
L’ekphrasis può avere una funzione metaletteraria e
metanarrativa. La funzione metaletteraria permette al testo
di riflettere su se stesso.
Il comparatista italiano Michele Cometa distingue
l’ekphrasis mimetica da quella nozionale. Quella mimetica
presenta la descrizione di un oggetto, di un quadro che
realmente esiste, mentre quella nozionale è la resa
descrittiva di un oggetto fittizio. Un buon esempio è “Il
ritratto di Dorian Gray”.
Goethe fu uno dei padri fondatori sulle riflessioni che
collegano Oriente e Occidente e lo fece in “Note al suo
divano occidentale orientale” e nelle “Conversazioni” con
l’amico e segretario Eckermann.
Si crea un rapporto di confronto non solo a livello letterario,
ma anche in termini politici, economici e culturali.
Weltliteratur significa “letteratura-mondo”.
Nella letteratura-mondo ci sono le opere-mondo, termine
tratto da un libro di Franco Moretti.
Goethe si pone una serie di domande a senso unico,
secondo una impostazione eurocentrica.
Goethe avrà un dialogo, attraverso il ghazal, col poeta arabo
Hafez, vissuto 400 anni prima ma riscoperto nel’800 e lo
chiama “gemello”.
Il processo di traduzione non implica solo il passaggio da
un codice linguistico a un altro ed eventuale traslitterazione,
ma anche la scelta delle strategie applicate.
Edward Said individua 3 figure di orientalisti occidentali:
1)Filologo, che si occupa della cultura orientale dal punto
di vista scientifico
2)Saggista o filosofo che incorpora il sapere
3)Poeta Schopenhauer accoglie benevolmente la riscoperta
del Buddhismo, propinandola al posto dell’ormai decadente
cristianesimo.

Intermediale: che si esprime attraverso diversi mezzi e


canali di comunicazione.
Può essere un libro trasposto cinematograficamente, in cui
uno stesso contenuto viaggia su più canali di
comunicazione.
Transmedialità:

Per transmediazione (o crossmediazione), secondo Henry


Jenkins, intendiamo:
“[…] un processo in cui gli elementi
costitutivi di una narrazione vengono dispersi
sistematicamente attraverso molteplici canali
di trasporto allo scopo di creare
un’esperienza d’intrattenimento unificata e
coordinata.”

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