Sei sulla pagina 1di 83

Archeologia del discorso antropologico.

Tra colonialismo e anticolonialismo


Contesto antropologico della
formazione del discorso antropologico
La Filosofia di M. Foucault
Alle origini dell’antropologia
come scienza
• Dall’inizio del ‘900, l’antropologia farà dell’etnografia lo
strumento stesso della sua legittimazione come
“disciplina scientifica”. Proporrà l’etnografia come
“metodo scientifico” (oggettivo) di ricerca sugli altri non-
europei. Punto fondamentale nella costituzione
dell’antropologia come scienza.

• Bronislaw Malinowski (1884-1942). “Gli argonauti del


Pacifico Occidentale” (1922). Scuola funzionalista
(Britannica). Etnografia come “osservazione
partecipante”.

Etnografia come metodo


Bronislaw Malinowski
La disciplina è un principio di controllo della produzione del discorso. Essa gli
fissa dei limiti col gioco d’una identità che la forma di una permanente
riattualizzazione delle regole. Si ha l’abitudine di vedere nella fecondità d’un
autore, nella molteplicità dei commenti, nello sviluppo di una disciplina,
altrettante infinite risorse per la creazione di discorsi. Forse; ciò non toglie che
esse restino pur sempre principi di costrizione; ed è possibile che non si possano
rendere conto del loro ruolo positivo e moltiplicatore, se non si prendere in
considerazione la loro funzione restrittiva e costrittiva (p. 18- 19)

La genealogia come analisi si rivolge alla serie della formulazione effettiva del
discorso: essa cerca di coglierlo nel suo potere d’affermazione; e con ciò intendo
non un potere che si opporrebbe a quello di negare, ma il potere di costituire
ambiti d’oggetti, a proposito dei quali si potranno affermare o negare
proposizioni vere o false. Chiamiamo positività questi ambiti di oggetti (p. 36).

L’ordine del discorso,


Michel Foucault (1971)
• Opere e vite. L’antropologo come autore (1984)

“L’abilità degli etnografi nell’indurci a prendere sul serio ciò


che dicono ha meno a che fare con il suo aspetto fattuale o
con la sua presentazione elegante che con la loro capacità di
convincerci del fatto che essi, gli etnografi, sono penetrati
davvero (o sono stati penetrati, se si preferisce) un’altra forma
di vita, e che davvero sono stati “là”. E qui nella persuasione
che questo miracolo dietro le quinte è avvenuto, è il luogo in
cui la scrittura entra in gioco” (p.12)

Clifford Geertz (1926-2006)


Guaman Poma de Ayala –
Esecuzione di Tupac Amaru,
1615.
• Scrivere le culture. Poetiche e politica
dell’etnografia (1986)

“La scrittura e la lettura dell’etnografia sono condizionate da


forze che in essenza sfuggono al controllo di un autore specifico
o di un’unica comunità interpretativa. Tutte queste circostanze –
linguistiche, retoriche, storiche e di potere – devono oggi essere
affrontate direttamente nel processo della scrittura: non si
possono ignorare. Ma un tale impegno solleva spinosi problemi:
come valutare la verità dei resoconti culturali? Chi detiene
l’autorità di separare la scienza dell’arte?” (.p54)

James Clifford
“Chiamare finzioni le etnografie rischia di irritare gli
empiristi, ma il termine è usato dalla teoria testuale odierna
senza più alcuna connotazione di falsità, o di qualcosa di
semplicemente opposto alla verità. Indica la parzialità delle
verità culturali e storiche, i modi in cui esse sono
sistematiche ed esclusive.(..). Quanti si occupano di scienze
sociali in chiave interpretativa sono giunti da poco a
considerare le buone etnografie come “finzioni veritiere”,
ma generalmente lo hanno fatto indebolendo l’ossimoro e
riducendolo alla banale affermazione che tutte le verità
sono costruite” (p. 33).

James Clifford
• Risposte. Per un’antropologia riflessiva (1992)

“Si tratta di una violenza che viene esercitata proprio nella


misura in cui non la si riconosce come violenza; è il fatto di
accettare quell’insieme di presupposti fondamentali,
preriflessivi, che gli agenti sociali fanno entrare in gioco
per il semplice fatto di prendere il mondo come ovvio, e di
trovarlo naturale così com’è perché vi applicano strutture
cognitive derivate dalle strutture di quello stesso mondo. (..)
Di tutte le forme di persuasione occulta, la più implacabile
è quella esercitata semplicemente dall’ordine delle cose”
(p.129)”

Pierre Bourdieu (1930-2002)


“La competenza linguistica non è una semplice capacità tecnica… Questo
significa che non tutte le formulazioni linguistiche sono ugualmente accettabili
e che non tutti i locutori sono uguali. (…). L’accesso al linguaggio legittimo è
del tutto ineguale e la competenza teoricamente universale, che i linguisti
distribuiscono con tanta libertà a tutti, è in realtà monopolio di pochi” (p.111).

“Anche il più semplice scambio linguistico mette in gioco una rete complessa e
ramificata di rapporti di forza storici tra il locutore, dotato di un’autorità sociale
specifica, e il suo interlocutore o pubblico, che riconosce la sua autorità a
diversi livelli come pure tra i diversi gruppi cui appartengono” (p.109)

Pierre Bourdieu
“Nello scambio linguistico, entrano anche coordinate di
vario tipo, come il sesso, il livello di istruzione, l’origine di
classe, la residenza. Tutte queste variabili intervengono in
ogni momento della determinazione della struttura
oggettiva dell’azione comunicativa, e la forma che assume
lo scambio linguistico dipenderà da quella struttura, che
rimane inconscia e funziona all’insaputa dei locutori. Se un
francese parla con un algerino, o un nero americano parla
con un wasp, non sono due persone che si parlano, ma,
attraverso di loro, parla tutta la storia coloniale o tutta la
storia di sudditanza economica politica o culturale dei neri
negli Stati Uniti (o delle donne, dei lavoratori, delle
minoranze) (p.109).

Pierre Bourdieu
• L’etnografia come “metodo scientifico” resterà legata per
molti anni all’idea del viaggio e alla descrizione-
rappresentazione “oggettiva” di un “ethnos”(società
primitive o non occidentali).

• Per diverso tempo, la distanza spaziale e culturale, tra


l’etnografo-antropologo e il gruppo oggetto del suo
resoconto, resterà garanzia di “scientificità”.

Etnografia e colonialismo
 Società delle Americhe era un modello vivente del primo
stadio dell’evoluzione umana; al principio, tutto il mondo
era come l’America;

 Obiettivo: confutare gli atei; tutti i popoli riconoscono


una forma di essere superiore che venerano in una forma
o nell’altra; mostra la necessità della religione;

 Per controbattere questo fatto bisogna mostrare che non


esiste società tanto barbara da essere priva di religione e
di regole di vita civile;

Lafitau
Modernis
mo

Pablo Picasso
Les Demoiselles d’Avignon (1907)
Modernismo - Le Corbusier,
architettura modernista
Primitivismo e modernismo
Moderni
smo
nero

Harlem Renaissance,
afromodernismo
Modernismo nero
(Harlem Renaissance, Afromodernism)
Raymond Williams, “strutture del sentire”:

“..abbiamo scelto sentire allo scopo di sottolineare una distinzione da


concetti più formali quali concezione del mondo o ideologia. Non si
tratta solo del fatto che è necessario superare opinioni sistematiche e
avanzate in modo formale, ma del fatto che abbiamo davanti a noi
significati e valori nel momento stesso in cui vengono vissuti e sentiti
attivamente, e il rapporto fra questi e le opinioni sistematiche sono in
pratica variabile e vanno dall’assenso formale con dissenso privato,
all’interazione più ricca di sfumature fra opinioni selezionate e
interpretate ed esperienze vissute e giustificate”
Marxismo e letteratura, 1977, p. 174.

Definizione alternativa di
cultura
… il modernismo che emerse prima della Prima Guerra
mondiale era una reazione alle nuove condizioni di
produzione (la macchina, la fabbrica, l’urbanizzazione), di
circolazione (le nuove reti di trasporto e di comunicazione) e
di consumo (la nascita dei mercati di massa, la pubblicità, la
moda di massa) più che un’anticipazione dei cambiamenti. La
forma che tale reazione assunse era destinata ad avere grande
importanza. Non soltanto essa offrì dei modi di assorbire,
codificare e analizzare questi rapidi cambiamenti, ma suggerì
pure delle linee di azione per modificarli o assorbirli” .

La crisi della modernità (1990), p. 38.

Il modernismo secondo
David Harvey
…l’intero mondo della rappresentazione e della conoscenza quindi si
trasformò in modo radicale in quel periodo. Ma come e perché questo
avvenne? Questa la domanda chiave. La mia tesi è che la simultaneità
derivava da un radicale mutamento nell’esperienza dello spazio e del
tempo nel capitalismo occidentale (compressione spazio-temporale,
colonialismo).
La crisi della modernità 1990, p. 44.

Il modernismo, miscela di futurismo e nichilismo, di rivoluzione e


conservazione, di naturalismo e di simbolismo, di romanticismo e di
classicismo era la celebrazione di un’era tecnologica e la sua condanna;
l’eccitata accettazione dell’idea che i vecchi regimi culturali erano morti
e la profonda disperazione per la paura che fosse così..
Bradbury e McFarlane 1976, cit. in La crisi della modernità, p. 39.

Modernismo come crisi della


rappresentazione secondo Harvey
Vorrei avanzare l’ipotesi che che molte delle principali caratteristiche della
cultura modernista che tendiamo a far derivare da dinamiche esclusivamente
interne alla società e alla cultura occidentale, rappresentino anche una risposta
alle pressioni esercitate sulla cultura da parte dell’Impero.

Cultura e imperialismo, p. 215.

What happens if we imagine anthropology as a form of art or cinema? By


suggesting that we ‘see’ anthropology as a project of the visual imaginary,
rather than read it as a kind of literature, I believe that we can discover
contrasting ways fo seeing and knowing within the early modern
anthropological project

Anna Grimshaw, The Ethnographer’s Eye, 2001, p. 9.

Modernismo secondo Edward Said


Cultura e imperialismo (1993)
Quali sono le radici che s’afferrano, quali i rami che crescono
Da queste macerie di pietra? Figlio dell’uomo, Tu non puoi
dire, né immaginare, perché conosci soltanto Un cumulo
d’immagini infrante, dove batte il sole, E l’albero morto non dà
riparo, nessun conforto lo stridere del grillo, L’arida pietra
nessun suono d’acque. C’è solo ombra sotto questa roccia
rossa,(Venite all’ombra di questa roccia rossa), E io vi
mostrerò qualcosa di diverso Dall’ombra vostra che al mattino
vi segue a lunghi passi, o dall’ombra Vostra che a sera incontro
a voi si leva; In una manciata di polvere vi mostrerò la paura

La terra desolata, T.S. Eliot (1922)


The Waste Land
Vorrei essere vissuto al tempo dei ‘veri’ viaggi, quando
offrivano in tutto il suo splendore, uno spettacolo non
ancora infangato, contaminato, maledetto; vorrei io stesso
non aver oltrepassato questo limite. Quando dunque si
sarebbe dovuto vedere l’India? In che epoca lo studio dei
selvaggi brasiliani avrebbe dato più soddisfazione,
facendoli conoscere nella forma più autentica. (p.41)

Tristi Tropici
Claude Lévi-Strauss (1955)
Questi primitivi sono i nemici di una società che recita a se stessa la
commedia di nobilitarli nel momento in cui riesce a sopprimerli,
mentre quando erano davvero avversari, provava per essi paura e
disgusto. Povera selvaggina presa al laccio della civiltà meccanica,
indigeni della foresta amazzonica, tenere e impotenti vittime, posso
rassegnarmi a capire il destino che vi distrugge, ma non lasciarmi
ingannare da questa magia più meschina della vostra, che brandisce
davanti a un pubblico avido gli album di foto a colori al posto delle
vostre maschere ormai distrutte. Credono forse così di potersi
appropriare il vostro fascino? Non soddisfatti ancora e neanche
coscienti di distruggervi, devono febbrilmente saziare delle vostre
ombre il cannibalismo nostalgico di una storia dalla quale siete già
sopraffatti (p. 40).

Tristi tropici
Quale civlità ha avuto più della nostra rispetto per il discorso? Dove lo
si è meglio onorato? Dove lo si è ,pare, più radicalmente liberato dalle
sue costrizioni e più universalizzato? Mi sembra che questo
venerazione del discorso, dietro questa apparente logofilia, si celi una
sorta di timore. E’ come se gli interdetti, degli sbarramenti, delle soglie,
dei limiti, fossero stati disposti in modo da padroneggiare, almeno in
parte, la la proliferazione del discorso, in modo da alleggerire la sua
ricchezza e da organizzare il suo disordine secondo figure che evitano
quel che vi è di più incontrollabile… C’è nella nostra società una
profonda logofobia, una sorta di sordo timore contro questi eventi,
contro questa massa di cose dette, contro il sorgere di tutti questi
enunciati, contro tutto ciò che può essere, in questo, di violento, di
discontinuo, di battagliero e di disordinato, contro questo brusio
incessante e confuso del discorso (p. 26).

L’ordine del discorso


La formazione regolare del discorso può integrare, in certe condizioni e
fino a un certo punto, le procedure di controllo (e quel che accade
quando una disciplina assume forma e statuto scientifico); e
inversamente le figure del controllo possono prendere corpo all’interno
di una formazione discorsiva (cosi la critica letteraria come discorso
costitutivo dell’autore)… (p.34).

Vi sono numerose strategie di controllo e di delimitazione del discorso.


Procedure interne, poiché sono i discorsi stessi che esercitano i loro
proprio controllo; procedure che fungono piuttosto da principi di
classificazione, d’ordinamento, di distribuzione, come se si trattasse
questa volta di padroneggiare un’altra dimensione del discorso: quella
dell’evento e del caso (p.11).

La polizia discorsiva
I dannati della terra (1961)

“L’Europa è letteralmente una creazione del


terzo mondo”.

“Allontaniamoci da questa Europa, che non la


smette di parlare dell’uomo mentre lo massacra
ovunque lo incontra”

“Modernity was forged in the violence of


slavery and colonialism; it required the
invention of the Negro, the Savage, the Oriental
—the necessary first step in the West’s invention
of itself as a coherent, superior, universal
culture” (Robin Kelley, “Confounding Myths”).

Frantz Fanon
La tradizione degli oppressi ci insegna che lo
“stato d’emergenza” in cui viviamo è la regola.
Dobbiamo giungere a un concetto di storia che
corrisponda a questo fatto Avremo allora di
fronte, come nostro compito, la creazione di un
vero stato di emergenza; e ciò migliorerà la
nostra posizione nella lotta contro il fascismo.
La sua fortuna, non da ultimo, in ciò che i suoi
avversari lo combattono in nome del progresso
come di una legge storica. Lo stupore perché le
cose che viviamo sono ancora possibili nel XX
secolo è tutt’altro che filosofico. Non è
all’inizio di nessuna conoscenza, se non di
quella che l’idea di storia da cui proviene non
sta più in piedi (AN, p. 79).

Walter Benjamin (1892-1940)


C’è un quadro di Paul Klee che si intitola
Angelus Novus (1920). Vi si trova un angelo che
sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui
fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca
aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve
avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato.
Dove ci appare una catena di eventi, egli vede
solo una catastrofe, che accumula senza tregua
rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli
vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e
ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal
paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è
così forte che egli non può più chiuderle. Questa
tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a
cui volge le spalle, mentre il cumulo di rovine
sale davanti a lui in cielo. Ciò che chiamiamo
progresso, è questa tempesta (AN, p. 80)

Walter Benjamin (1892-1940)


“Chiunque ha riportato fino ad oggi la vittoria,
partecipa al corteo trionfale in cui i dominatori di
oggi passano sopra quelli che oggi giacciono a terra.
La preda, come si è sempre usato, è trascinata nel
trionfo. Essa è designata con l’espressione
“patrimonio culturale”. Esso dovrà avere, nel
materialista storico, un osservatore distaccato.
Poiché tutto il patrimonio culturale che egli
abbraccia con lo sguardo ha immancabilmente
un’origine a cui non può pensare senza orrore. Esso
deve la propria esistenza non solo alla fatica dei
grandi geni che lo hanno creato, ma anche alla
schiavitù senza nome dei loro contemporanei. Non è
mai documento di cultura senza essere, nello stesso
tempo, documento di barbarie. (…) Il materialista
storico considera come suo compito passare a
contropelo la storia” (AN, p. 78)

Walter Benjamin/Edvard Munch (1863-1944)


• Autonarrazione umanistica della disciplina incentrata sulla scoperta
dell’altro come contributo a una migliore conoscenza dell’uomo è solo la
metà della storia;
• Scienza di potere finalizzata al dominio dell’altro e alla produzione di un
certo tipo di società in Europa: contribuire anche alla civilizzazione
dell’Europa, alla produzione del soggetto moderno, del cittadino moderno
(siamo alla fine dell’800), funzionale al potere nascente (la società
capitalistica disciplinare);
• Momento preparato dall’avvio di una “politica di colonizzazione
sistematica”, generata da una penetrazione più profonda delle colonie da
parte dei poteri occidentali (corsa alle colonie, 1884) (Lyndqvist)

Istituzionalizzazione
dell’antropologia
• .Unico fra gli evoluzionisti ad aver svolto
“ricerche di campo”: studi sugli irochesi (Sud del
Canada e Nordest degli Stati Uniti);

• . Opere: The League of the Iroquois (1951);


Sistems of Consanguinity and Affinity of the
Human Family (1870); Ancient Society (1877);

• . Interessato al rapporto tra cultura materiale e


strutture sociali, al modo in cui lo sviluppo
tecnologico determina il progresso o il
susseguirsi degli stadi storici della vita sociale;

• . Obiettivo: capire come nasce e si evolve la


società e le sue diverse forme di organizzzazione
sociale e politica; studio dei sistema di parentela
irochesi;

Lewis Henry Morgan (Stati Uniti, 1818-1881)


• . Prime di forme di società: caratterizzate dalla promiscuità originaria e dal
matriarcato, dal possesso comune di terra e donne. Poi vi sarà il lento sviluppo della
proprietà privata e l’ascesa del principio di discendenza maschile (patriarcale).

• . Sarà lo sviluppo progressivo della proprietà privata a rendere possibile la vera


famiglia nella sua accezione moderna. La proprietà privata viene concepita come
l’essenza della civiltà;

• . E’ il clan la forma di organizzazione sociale originaria, mentre la famiglia (nucleo


organizzato attorno al principio di consanguineità) è uno sviluppo successivo;

• . Mette l’accento sulle tecniche di sussistenza come perno fondamentale non solo
degli stadi storici attraverso cui doveva passare ogni società (selvaggio, barbaro,
civile, ma anche del tipo di istituzione (dell’organizzazione sociale, del sistema di
parentela, di famiglia e proprietà) che lo caratterizzava;

Schema di Morgan
• . Raccolta di dati mediante questionari diffusi in Asia e Oceania dalla
Smithsonian Institution. Morgan distingue due tipi di sistemi di parentela tra
loro radicalmente distinti.

• . Sistema descrittivo: Tende a distinguere i consanguinei in linea diretta da


quelli in linea collaterale (quello nostro);

• Sistema classificatorio: assimila dal punto di vista terminologico individui


consanguinei appartenenti a linee collaterali a quelli appartenenti alla linea
diretta. Irochesi, indigeni del Nordamerica: chiamavano il fratello del padre
(padre) e la sorella della madre (madre). Coerentemente a ciò, i figli die due
fratelli si rivolgevano l’uno all’altro chiamandosi “fratello” e non “cugino”

Prima teoria relativamente coerente dei sistemi di


parentela
•Opera principale: Ancient Law (1861). Interessato alla
questione dell’India, questione centrale in GB dopo il 1850;

•Parallelo tra la Germania antica (colonizzata e modernizzata


dai romani) e l’India contemporanea (che doveva essere
modernizzata dai britannici).

•Critica dell’idea del buon selvaggio di Rousseau. La società


primitiva era l’opposto di quella moderna, ma non per la sua
libertà ed eguaglianza, bensì perché l’individuo non contava
nulla, essendo queste governate da un patriarcato despotico.
Le unità sociali delle società primitive erano le famiglie e i
clan, mentre nelle società moderne l’unità era l’individuo.

•Movimento progressivo dall’autorità patriarcale e la famiglia


verso l’individuo, che si sostituirà alla famiglia. L’individuo
sarà l’unità su cui crescerà la legge moderna. Le società si
muovono dallo “status” al “contratto”. Nell’infanzia
dell’umanità non vi era né legge né legislatore, gli uomini
erano sottoposti agli arbitri del dispotismo patriarcale.

Henry Maine (1822-1888)


. Opera principale: Il ramo d’oro (1890-1915)

. Influenzato da Tylor e da Primitive Culture (1870).

. Il ramo d’oro: E’ un’imponente raccolta di fenomeni


etnografici: miti, culti funerari, pratiche rituali, ecc.
appartenenti a diverse società e che coprono un
segmento importante della storia: dalle società
primitive fino a Roma e Grecia classica, fino al
cristianesimo e al folklore europeo.

. Nucleo del testo: racconto di una pratica rituale della


roma antica: il rito del rex nemorensis. Credenza
arcaica rimasti viva fino ai tempi della Roma
imperiale (sopravvivenza nel linguaggio di Tylor).

. Grande influenza su Malinowski.

James George Frazer (1854-1941)


Fabio Dei, “La discesa agli inferi”: Frazer è interessato a scoprire forme
culturali antiche e profonde (sopravvivenze arcaiche) sotto la superficie
del pensiero razionale. Si tratta di credenze che finiscono per determinare
i comportamenti umani;

Effetto di una “struttura del sentire” profonda dell’epoca: il rischio di una


degenerazione culturale, di un’involuzione barbara. Tylor: studio delle
sopravvivenze deve servire a estirparle dalla vita moderna (riformista);

Modernismo de Il ramo d’oro: idea che l’intero genere umano sia


attraversato dalla follia (Conrad). La civiltà deve quindi addomesticare gli
istinti più oscuri dell’essere umano.

Il ramo d’oro come sintomo della crisi della civiltà


occidentale di fin de siècle
• Primitivi: erano visti come i bambini dell’umanità. Approccio intellettualistico alla
magia: scienza sbagliata, il cui scopo era controllare il mondo. Si concentrava sulla
credenza e non sulla pratica rituale (come avverrà dopo: riti creano coesione sociale); i
primitivi credevano in cose che non avevano sostegno empirico o razionale;

• Teoria dell’evoluzione umana divisa in stadi: magia, religione, scienza. Ricordano i tre
stadi di Comte (metafisico, teologico e positivo) e quelli di Tylor (selvaggio, barbaro,
civile);

• Religione veniva vista come una specie di involuzione rispetto alla magia, poiché
credeva più nell’arbitrio di un dio onnipotente (mentre la magia era caratterizzata dal
metodo razionale e scientifico);

• Il ramo d’oro: libro anti-religioso e anti-cristiano, il suo vero nemico sono le


superstizioni, un fenomeno alimentato dallo stadio religioso dell’umanità; un sistema
che deve essere sconfitto da quello della scienza,

Limiti di Frazer e dell’antropologia


evoluzionista
• Antropologia moderna prende forma a partire da un distanziamento consapevole da Il ramo
d’oro; per i funzionalisti, sarà il simbolo del passato pre-scientifico dell’antropologia:
tipico esempio dell’antropologia da tavolino, evoluzionista e metodologicamente
approssimativa, di una visione vittoriana e coloniale delle società primitive,
eccessivamente letterario e quindi poco scientifico;

• Tuttavia, Frazer fu attento alla raccolta dei dati. Scrisse anche un suo Notes and Queries,
ovvero un questionario su come ottenere dati e informazioni dai gruppi. Frazer, come gli
evoluzionisti, pensava che i dati etnografici erano degli items che sono belli e pronti sul
campo e chiunque può raccogliere: come si fa con le ossa, gli erbari, i coralli, reperti
minerari, ecc.

• Notes and queries on Anthropology (1875-1884): questionario pubblicato da Tylor e altri


antropologi destinato a restare per decenni la guida standard per la raccolta di dati sul
campo. Nel 1884 venne risistemato dallo stesso Tylor. Si trattava di un manuale istruttivo
per viaggiatori, missionari e personale coloniale di diverso tipo su come ottenere i dati per
lo studio scientifico dell’antropologia a casa.

I limiti di Frazer e dell’antropologia


evoluzionista
Survey etnografiche

Raccolta sistematica di dati a distanza, mediante l’impiego di corrispondenti;


dati di tipo fisico, antropologico, etnologico, archeologico, folklorico, di una
regione particolare, ecc. Tylor: nel 1884 lanciò la formazione di una
commissione per lo sviluppo di una survey riguardanti le tribu Nord-
Occidentali del Canada (a cui partecipò Boas);

Ethnographic survey of the UK: lanciata nel 1892.

Imperial Gazzeter of India: gigantesca raccolta di dati relativi alle popolazioni


di diverse regioni dell’India (fine ‘800);

La ricerca di campo prima del


funzionalismo
Contribuì a creare un importante mutamento nelle modalità della ricerca
etnografica, anche di stampo naturalista più che antropologica;
Alfred Haddon (zoologo); William Rivers (psicologo); Charles Seligman (medico)

Spedizione allo stretto di Torres (1888-


1889)
Lo stretto di Torres
Spirito tipicamente darwinista: studio della fauna, della struttura e della formazione
delle barriere di corallo; solo in un secondo momento (Haddon) vi sarà l’interesse per
i nativi di queste zone;

Spedizione destinata a diventare un simbolo delle imprese etnografiche; segnerà


l’avvio di un’importante riflessione sul metodo etnografico (Haddon);

Primo abbozzo del metodo etnografico: Haddon, necessità dell’addestramento degli


antropologi alla ricerca di campo, in favore di un metodo e di una figura più
professionale; Coniò l’espressione “studio intensivo di aree limitate” per riassumere il
suo metodo (province biologiche della zoologia); insistenza sull’etnografia come
metodo qualitativo, distinto dalla Survey (quantitativo);

Verso il 1914 si può dire che il field-work era già l’anima stessa dell’antropologia

Spedizione allo stretto di Torres


• Era l’antropologo più importante fino alla sua morte nel 1922; Fece ricerca tra i Toda
dell’India meridionale e influenzò Malinowski e Radcliffe-Brown con le premesse di
quello che chiamò il “metodo concreto”;

• Metodo concreto: crisi del paradigma evoluzionista; crescita dell’interesse per


le strutture della vita quotidiana delle società primitive, mentre l’interesse per
la vita religiosa e per il sistema rituale resta, ma non è più l’unico interesse;

• Metodo concreto: Raccolta di fatti “concreti” e “oggettivi”; raccolta


etnografica doveva essere fatta da una persona e non da un gruppo; Etnografo
doveva lavorare da solo (oggetto di studio non era divisibile); Studio
intensivo presupponeva un soggiorno di un anno o più nelle comunità
studiate; andava studiato ogni aspetto della vita del gruppo (400-500 membri),
a partire da un’interazione quotidiana e prolungata con i nativi; imparare la
lingua dei nativi, e vivere non più ai margini (realtà coloniali precedenti), ma
al centro delle comunità studiate;

Il metodo concreto di William H. Rivers


• Fece studi di Psicologia in Germania con Wilhelm Wundt;
• Parte per le isole Mailu nel 1914. Tobriand 1915;
• Critica l’idea di W. Rivers sul fatto che la ricerca di campo riguarda la
raccolta di “fatti grezzi”, “oggettivi”;
• Ricerca di campo: consiste nell’interpretazione dei fatti; mettere
ordine a una realtà altrimenti caotica e incomprensibile;
• Osservazione partecipante come metodo: occorre penetrare nel sistema
di vita dei nativi, cogliere il loro punto di vista sul mondo (“Sarò il
Conrad dell’antropologia”);
• Cogliere lo spirito che caratterizza una forma di vita, andare nel
profondo e non restare in superficie (come fanno i non professionisti);
• Attenzione al significato: per capirlo occorre vivere la cultura studiata;

Principi dell’antropologia malinowskiana


Osservazione partecipante
E’ un vasto apparato materiale e spirituale con cui l’uomo
può venire a capo dei problemi specifici e concreti che deve
affrontare nella vita di ogni giorni; la cultura è un apparato
strumentale, un insieme di risposte (totalità integrale) da
parte della società alle necessità imposte dall’adattamento
all’ambiente esterno. Esempio: magia, è una risposta
emotiva a una situazione di incertezza. Le pratiche rituali
della magia: tendono a sopperire l’incapacità dell’uomo di
controllare gli elementi della propria esperienza operativa;
(teoria psicobiologica della cultura); la cultura primitiva è
una sorta di tessuto protettivo, organismo collettivo, che
protegge i nativi;

Definizione di cultura di Malinowski


• Ossimoro dell’espressione: osservare e partecipare, altrimenti
si diviene uno dei nativi e non c’è più scienza; entografo deve
restare dentro e fuori: osservazione interrompe
l’immedesimazione; il soggetto distaccato osserva, quello
coinvolto partecipa: due anime in un corpo solo;

• L’antropologo è l’unico capace di scoprire la chiave maestra


della cultura indigena: i nativi non ne sanno nulla;

• Si plasma sul bisogno di una distanza gerarchica – soggettiva,


culturale – tra etnografo e nativo (colonialità del metodo);

Presupposti del metodo dell’osservazione


partecipante
• Critica di Johannes Fabian: rottura della coevità tra etnografo e nativo;
biforcazione del loro tempo storico è costitutiva del modo in cui è stata
trasmessa l’esperienza etnografica (Il tempo e gli altri, 1983), quando in realtà la
ricerca è il prodotto di una collaborazione e della simultaneità tra antropologo e
nativo;

• Rottura della coevità si riflette nella scrittura delle monografie funzionaliste;


terza persona, tempo presente, effetto di realismo; Malinowski e la magia
dell’etnografo: convincere i suoi lettori dell’efficacia del metodo etnografico;
modernismo di Malinowski: la chiave sta nella scrittura del testo, nel come lo si
scrive;

• Scrittura verrà sempre più problematizzata dall’antropologia post-moderna


(Geertz, Clifford) e più in generale post-coloniale;

Critica al metodo di Malinowski


• Soggiorno di un anno; imparare la lingua locale;
• Necessità di isolamento/spaesamento sociale e culturale (lontano
dagli altri bianchi);
• Etnografia: non è mera descrizione, ma deve introdurre legge e
ordine nella cultura nativa; deve trovare il codice tribale, ignoto ai
nativi; enfasi più sulle pratiche dei nativi, che non le credenze
(come facevano invece gli evoluzionisti)
• Forma di vita nativa: va concepita come un tutto integrato e
coerente, chiaramente delimitabile; totalità complessa di Tylor torna
sotto altre vesti; la cultura trobriandese non è la somma delle sue
parti;
• Monografia etnografica: deve afferrare la totalità della cultura
indigena;
Le regole del metodo etnografico
• Funzione: ogni elemento del sistema compie una funzione nel
mantenimento della totalità (Radcliffe Brown, più che
Malinowski);
• Istituzioni: hanno una funzione speciale nel mantenimento del
tutto;
• Antropologia: scienza naturale della società. La società viene
concepita a partire dalla metafora del corpo: come un
organismo; deve identificare i meccanismi che regolano la
società e la mantengono in vita; deve formulare le leggi del
funzionamento dei sistemi sociali: metodo comparativo e
induttivo;

Funzionalismo: concetti
A. R. Radcliffe-Brown (1881-1955)
• Struttura: è la trama dei rapporti sociali esistenti tra gli individui.
Concetto che ha come referente una realtà empirica, osservabile;
• Sistema sociale: “struttura organica” che dipende, per la
continuazione della propria vita, dai fenomeni che garantiscono
l’insieme dei processi vitali; è regolato da leggi omeostatiche,
che vanno identificate; i sistemi tendono all’equilibrio;
• Totemismo: critica la visione di Durkheim. Non accettava l’idea
che i simboli vegetali o animali come segni totemici fossero
successivi ad altri tipi di segno; il segno era integratore del
gruppo, come per Durkheim; Pratiche rituali verso il totem:
dipendevano da una generale attitudine rituale degli uomini nei
confronti delle specie animali e vegetali e non dalla loro natura
sacra (come credeva Durkheim);

Il funzionalismo secondo Radcliffe-Brown


• Concetto di cultura: olistico, astorico, astratto, reificato, omogeneo, senza
gerarchie interne. Limite romantico ed essenzialista di questa concezione di
cultura; la struttura prevale sull’agire ed era dotata da una coerenza interna di
cui occorreva cogliere l’essenza; concepite come date, non come un prodotto
dell’uomo;

• Non vede il rapporto tra le culture come elemento centrale nelle loro
formazioni; la cultura è contatto, risposta; non considerava il fatto che le culture
esprimono disuguaglianze, rapporti di potere e di dominio; la cultura ha a che
vedere con il modo di vivere le classi sociali, i generi, la razzializzazione;

• Non vedeva il modo in cui il colonialismo, il sistema capitalistico globale,


aveva determinato quelle culture; le vedeva come pure e fuori dalla storia,
isolate;

Limiti dell’antropologia classica o


funzionalista
• Cercare di parlare di “altre culture” dal loro punto di
vista, al di fuori della razionalità capitalistica
occidentale, cercando di cogliere altre forme di
razionalità umane;

• Cercava di valorizzare le culture altre, altre forme di


razionalità; e così di relativizzare la cultura moderna
occidentale: una fra gli altri, un punto di vista fra gli
altri;

Meriti dell’antropologia classica


L’antropologia francese
Marcel Griaule (1898-1956)
Michel Leiris (1901-1990)
Maurice Delafosse (1870-1926):
etnografo e amministratore coloniale
coloniale. Studioso delle lingue
africane. Ebbe problemi con
l’amministrazione coloniale francese.
Ricerche soprattutto in Algeria, Costa
d’Avorio e Ghana; storia culturale
dell’Africa, ricostruzione del passato
delle culture africane; ricerca di
un’Africa intatta, non contaminata;
contrario all’evoluzionismo; uno dei
fondatori dell’africanismo francese,
produzione di un discorso “orientalista”
sulle culture africane; uno degli
inventori dell’Africa;

Principali antropologi francese


• Padre fondatore dell’etnologia
francese
• Tutti i maggiori antropologi francesi
dell’epoca si sono formati con lui;
• Prof. Ecole des hautes études, molte
energie nell’insegnamento e
formazione;
• Fondatore del Musèe del’Homme
(1937), come parte dell’Esposizione
Universale;
• Museo: ideale di Mauss, e
dell’etnologia francese come scienza
dell’uomo;
• Esposizione di tutte le culture del
mondo;

Marcel Mauss (1872-1950)


• Etnologia: scienza/studio dell’etnos, intesa come scoperta delle
verità alla base della cultura umana, sotto la diversità culturale
(riduzionismo sociologico); spiegazione universalista dell’agire
umano (non ha un concetto importante di cultura)
• Opere: Essai sur la nature et la fonction su sacrifice (1898);
Teoria generale della magia (1902); Su alcune forme primitive
di classificazione (1902, con Durkheim); Saggio sul dono
(1924); Sulle tecniche del corpo (1934); Introduction a
d’ethnographie (1967, postumo)
• Prospettiva di Mauss: interesse per le pratiche rituali e il
sistema di credenze di tutte le società primitive e arcaiche;
• Etnografia: deve sovvertire le reatà di superficie. Il suo compito
era scoprire le palliede “lune morte” del firmamento della
ragione;

L’Etnologia di Mauss
Fatto sociale totale: pratiche capaci di condensare in sé tutte le
diverse sfere della vita sociale (economica, politica, religiosa, sociale,
ecc.). Pratica che consente di cogliere il gruppo nella sua totaità.
Categoria prodotta a partire dagli studi sul dono (kula, potlatch, ecc.):
critica dei principi dell’economia classica occidentale: prima forma di
contratto economico non è stato il baratto, bensì il dono;

Scambio-dono nelle società primitive: si struttura a partire da tre


obblighi: dare, ricevere, ricambiare. Il principio è la reciprocità;
destinatario del dono ha l’obbligo di ricevere e di ricambiarlo; lo
scopo è creare legame sociale tra i gruppi; scambio dei doni viene a
configurarsi come un principio dello stesso gruppo sociale;

Concetti di Mauss
Marcel Griaule: ricerca tra i Dogon (Mali) e in Etiopia. Les Flambeurs
d’Homme (1934); Dio d’acqua (1948); Méthod de L’ethnographie
(1957); influenzato da Mauss, come tutti gli altri francesi tra gli anni 20’
e 30’.

Teoria di Griaule: le religioni tradizionali, così come le abilità tecniche


delle razze nere, promanano da un unico sistema di pensiero, un sistema
in grado di provvedere un’interpretazione dell’universo, nonché una
filosofia che consente alle tribù di seguire il proprio cammino e
all’individuo una vita equilibrata (Le problem de la culture noire); si
tratta di una sorta di “sostrato metafisico” che informa tutte le pratiche e
credenze delle società nere; tutto sembra riconducibile a un’essenza
africana: astorica e atemporale;

Principali antropologi francesi


• Ricerca sul campo: concepita come un sistema documentario (collezione,
osservazione, interrogazione) e come un complesso iniziatico (processi dialogici
di educazione ed esegesi). Griaule presentava i due approcci come
complementari. Coinvolgimento progressivo nei modi di pensiero e di credenza
delle culture studiate;

• Raccolta di oggetti: estirpati dal loro contesto muoiono, ma per Griaule possono
essere restituiti alla vita da una documentazione di appoggio (descrizioni, foto,
schizzi);

• Osservazione e partecipazione: verità, spirito di una cultura, poteva essere


raggiunto solo attraverso un lungo processo di iniziazione a quella cultura (che
altro non era che la documentazione); osservare non bastava, bisognava
appropriarsi, conoscere in fondo le tradizioni e verità culturali “latenti”; etnografia
riflessiva;

Griaule e il metodo etnografico


Opere: L’Afrique Fantome (1934); L’age d’Homme (1939); Cinq études de
ethnologie (1969); La possessione e i suoi aspetti teatrali (1958 ); Francis Bacon
(1987);

Ricerca: principalmente in Etiopia, rituali di possessione;

Clifford: Afrique fantome, non è un libro sulle culture africane; oscilla tra il
resoconto etnografico dell’Africa e ciò che avrebbe voluto dire sui sentimenti ed
esperienze durante il viaggio della missione; trasmettere impressioni senza narrare,
senza romanzare, senza padroneggiare razionalmente ciò che descrive; più che
resoconto, registrazione dell’esperienza di chi osserva (modernismo di Leiris); mette
in evidenza la costruzione del sé; Leiris: preferirei essere io posseduto, piuttosto che
studiare i posseduti. Contrario alla conoscenza astratta;
L’etnografo davanti al colonialismo (1951): prima denuncia del colonialismo
dall’interno dell’antropologia;

Michel Leiris
Missione Dakar-Djibouti
(1931-1933): segna la data di
nascita della ricerca di
campo etnografica in
Francia. Diretta da Marcel
Griaule. Partecipa Michel
Leiris. Spedizione a cui
prendono parte etnografi,
musicologi, naturalisti,
linguisti, fotografi,
documentaristi;

Antropologia francese
Obiettivo: raccolta di oggetti di ogni tipo; valorizzazione delle culture africane
primitive attraverso lo studio delle loro credenze, pratiche e concezioni;

Consente di vedere in che modo è avvenuta la costruzione della disciplina in Francia;


attrazione per l’esotismo, per l’arte africana, per le culture “nere”; influenzata dalle
correnti letterarie dell’epoca: modernismo, surrealismo, ecc. Cultura francese:
particolarmente sensibile all’Africa nera, all’arte nera, tra il 1920 e il 1930 (Revue
Nègre, Josephine Baker, jazz, ecc.); Clifford: etnografia francese si è sviluppata in
prossimità con il surrealismo; critica della cultura occidentale, impronta relativista;
cultura diviene qualcosa di collezionabile: sentita come relativa, prodotta;
nasceranno da li a poco: L’Institut d’Ethnologie (1925, Mauss, Lévi-Bruhl, Rivet);

Colonialità della rappresentazione delle culture africane, ma diversa da quella


dell’antropologia britannica;

Missione Dakar-Djibouti
Surrealismo ed etnografia: comincia a farsi conoscere prima del manifesto di Andre
Breton; Breton e compagni sono contrari al colonialismo: negli anni 20 si schierano a
favore degli insorti in Marocco contro il colonialismo francese;

Movimento della negritudine: Césaire, Senghor, Damas. Condensa la passione che


c’è a Parigi (modernismo) in questo periodo per le culture nere e africane;
negritudine: rivalutazione del passato e del presente delle culture nere africane; sono
civiltà (Frobenius); Rivista L’Etudiant Noir (1934). Parigi: capitale
dell’anticolonialismo.

Influenza di Sartre, Le temps moderns, Presence africaine, Orfeo Nero (1947).

Critica di Andrè Gide al colonialismo in Diario del Congo (1927); Artaud: scrittua è
solo ciarpame;

Cultura francese e anticolonialismo


Ludwig Feuerbach (1804-1872)

Karl Marx (1818-1883)


Antonio Gramsci (1891-1937)
Louis Althusser (1918-1990)
Lucien Goldmann (1913-1970)
• “Lei ha dato con i suoi scritti una base filosofica al
socialismo e i comunisti hanno valutato queste opere in
tal senso fin dalla sua pubblicazione. L’unità dell’uomo,
imperniata sulla differenza tra gli uomini, il concetto di
genere umano riportato dal cielo dall’astrazione alla
realtà terrestre, che cos’è se non il concetto di società”?

Lettera di Marx a Feuerbach nel 1844


• Il suo interesse per la religione e la filosofia è di tipo
sociale e politico (materialismo);
• Il suo obiettivo è individuare, tramite un’analisi
scientifica (credenza nella scienza), il legame tra
speculazione (pensiero, idee) e attività pratica (esperienza
materiale dell’uomo). (Scepsi: critica alla separazione tra
teoria e pratica);
• Il suo punto di arrivo è scoprire l’umano nel
soprannaturale; il sensibile nell’intelligibile, il sociale
nell’elemento scientifico;

Metodo della filosofia di Feuerbach


• E’ un metodo antropologico: tentativo di rivelare la natura
dell’uomo in (e attraverso) tutto ciò che l’uomo realizza
(anche l’antropologia si auto-narra secondo questo obiettivo,
dire cosa è l’uomo a partire da ogni sua espressione culturale
particolare; ma il metodo di Feuerbach presenta gli limiti
stessi dell’antropologia, non esiste una natura dell’uomo, e
non esiste uno “spirito antropologico”); verificare le radici
psicologiche da cui deriva tutta la cultura umana;

Metodo “antropologico” (umanesimo)


di Feuerbach
• Il rituale, l’immaginazione e la fede delle religioni storiche
rappresentano una gratificazione nella fantasia di ciò che non può
essere assicurato nella realtà. Il rituale è un’espressione sublimata
dei bisogni e delle paure animali dell’uomo (Malinowski);

• Religioni tradizionali nascono dall’inconscia deificazione che


l’uomo fa di se stesso;

• Segreto della religione è l’uomo, i suoi oggetti di culto e


devozione sono espressioni feticistiche dell’emozione umana;

• Tutti i predicati e attributi di Dio o della natura divina sono


identici ai predicati della natura umana;

Psicologia feuerbachiana della religione


• La religione non è radicata nelle idee, ma nelle emozioni.
Per questo, serve a poco esporre in modo razionale le sue
incoerenze: la ragione non dissolve la religione;
• La religione è un fatto assoluto, con contenuti mutevoli
(atteggiamento radicato nei bisogni della natura dell’uomo);
• Occorre interrogare la genesi della religione: perché certe
raffigurazioni e credenze sorgono in una certa cultura e non
in un’altra?; che ruolo hanno nella vita di coloro che
credono in esse?;

La religione come prodotto


delle emozioni umane
• La religione presenta lo stesso problema del sogno: la religione
è il sogno dello spirito umano; nel sogno siamo sulla terra, solo
che vediamo le cose con lo splendore entusiasmante
dell’immaginazione e dell’arbitrio;

• Sottoporre i vari misteri della religione cristiana a un’analisi


stringente per mostrare come i rapporti umani vengono
idealizzati, purificati da quegli elementi giudicati indegni o
glorificati in splendide astrazioni (amore divino, espressione
più alta dell’emozione umana, Dio ama, muore e dà la vita per
gli altri);

Religione e idealizzazione
dell’uomo
• E’ una gratificazione della vita emozionale dell’uomo, conseguita
mediante un’immaginazione congeniale che sorge dai desideri
umani; questi desideri incarnano soprattutto bisogni;
all’impoverimento del mondo reale, corrisponde l’arricchimento
della divinità. Solo l’uomo povero ha un Dio ricco (religione come
inversione della condizione materiale, ideologia in Marx);

• Alla base della religione, vi è anche la repressione


psicologica: rinuncia alla sensibilità terrena, rende sensibile
Dio; negare l’amore sessuale a sé, produce in cambio
un’immagine di amore nella Vergine Maria ;

Religione come inversione della


propria condizione terrena
• Segreto della teologia è l’antropologia: spirito assoluto non
è nient’altro che lo spirito umano finito;

• Alla base del sentimento religioso, vi è un’esperienza


feticistica della natura umana: fatto religioso par excellence
è alienazione dell’uomo da sé, ovvero l’elevazione di un
prodotto dell’attività emotiva e intellettuale dell’uomo a
una norma oggettiva che pretende una validità a priori e
scissa dall’uomo stesso (così Marx concepirà, per esempio,
lo Stato e le merci prodotte dal sistema capitalistico);

Religione come scissione (oggettiva)


dal soggetto che l’ha prodotta
L’innovazione fondamentale introdotta da Marx nella scienza politica e storica in
confronto del Machiavelli è la dimostrazione che non esiste una ‘natura umana’ fissa
e immutabile e che pertanto la scienza politica deve essere concepita nel suo
contenuto concreto [...] come un organismo storicamente in sviluppo” (Q, 430-431);

“l’uomo diviene, si muta continuamente col mutarsi dei rapporti sociali, e perché
nega l’‘uomo in generale” (Q, 885). La ‘natura’ dell’uomo è l’insieme dei rapporti
sociali che determina una coscienza storicamente definita; questa coscienza solo può
indicare ciò che è ‘naturale o ‘contro natura’ (Q, 885);

Gramsci e le Tesi su Feuerbach di Marx


• Il problema di cos’è l’uomo è dunque sempre il così detto problema della ‘natura
umana’, o anche quello del così detto ‘uomo in generale, cioè la ricerca di creare una
scienza dell’uomo (una filosofia) che parte da un concetto inizialmente ‘unitario’, da
un’astrazione in cui si possa contenere tutto l’‘umano’. Ma l’‘umano’ è un punto di
partenza o un punto di arrivo, come concetto e fatto unitario? o non è piuttosto, questa
ricerca, un residuo ‘teologico’ e ‘metafisico’ in quanto posto come punto di partenza?

• La filosofia non può essere ridotta ad una naturalistica ‘antropologia’, cioè l’unità del
genere umano non è data dalla natura ‘biologica’ dell’uomo; le differenze dell’uomo
che contano nella storia non sono quelle biologiche (razze, conformazione del cranio,
colore della pelle ecc.; e a ciò si riduce poi l’affermazione ‘l’uomo è ciò che mangia’ –
mangia grano in Europa, riso in Asia ecc. – che si ridurrebbe poi all’altra affermazione:
‘l’uomo è il paese dove abita’, poiché la gran parte degli alimenti, in generale, è legata
alla terra abitata) e neppure l’‘unità biologica’ ha mai contato granché nella storia. (Q,
884-885)

Uomo e natura secondo Gramsci


• le Tesi su Feuerbach, che non sono altro che qualche
frase, marcano il bordo anteriore estremo di una coupure
(rottura), il punto in cui nella vecchia coscienza e nel
vecchio linguaggio, dunque con formule e con concetti
necessariamente disequilibrati e equivoci, si apre già un
varco (perce) la nuova coscienza filosofica (Althusser
1962, 25).
• Questo varco è una nuova filosofia o un modo di pensare
non più incentrato sul concetto di uomo, di coscienza, sul
primato della coscienza e del pensiero come motori della
produzione sociale;
Althusser e le Tesi su
Feuerbach
• Vi è un solo punto in cui gli aforismi di Feuerbach non mi
convincono: il fatto che egli si orienta troppo sulla natura
e troppo poco sulla politica. Oggi questa è la sola alleanza
che potrebbe permettere alla filosofia contemporanea di
divenire realtà” (Cit. in Goldmann, p. 138).
• Marx critica a Feuerbach ciò che critica ai neo-hegeliani
(e alla filosofia tradizionale) in generale: il confondere la
critica ideologica con la realtà e il sostituire tale critica
alla lotta contro quella realtà.

Lettera di Marx a Ruge


(1844)

Potrebbero piacerti anche