La genealogia come analisi si rivolge alla serie della formulazione effettiva del
discorso: essa cerca di coglierlo nel suo potere d’affermazione; e con ciò intendo
non un potere che si opporrebbe a quello di negare, ma il potere di costituire
ambiti d’oggetti, a proposito dei quali si potranno affermare o negare
proposizioni vere o false. Chiamiamo positività questi ambiti di oggetti (p. 36).
James Clifford
“Chiamare finzioni le etnografie rischia di irritare gli
empiristi, ma il termine è usato dalla teoria testuale odierna
senza più alcuna connotazione di falsità, o di qualcosa di
semplicemente opposto alla verità. Indica la parzialità delle
verità culturali e storiche, i modi in cui esse sono
sistematiche ed esclusive.(..). Quanti si occupano di scienze
sociali in chiave interpretativa sono giunti da poco a
considerare le buone etnografie come “finzioni veritiere”,
ma generalmente lo hanno fatto indebolendo l’ossimoro e
riducendolo alla banale affermazione che tutte le verità
sono costruite” (p. 33).
James Clifford
• Risposte. Per un’antropologia riflessiva (1992)
“Anche il più semplice scambio linguistico mette in gioco una rete complessa e
ramificata di rapporti di forza storici tra il locutore, dotato di un’autorità sociale
specifica, e il suo interlocutore o pubblico, che riconosce la sua autorità a
diversi livelli come pure tra i diversi gruppi cui appartengono” (p.109)
Pierre Bourdieu
“Nello scambio linguistico, entrano anche coordinate di
vario tipo, come il sesso, il livello di istruzione, l’origine di
classe, la residenza. Tutte queste variabili intervengono in
ogni momento della determinazione della struttura
oggettiva dell’azione comunicativa, e la forma che assume
lo scambio linguistico dipenderà da quella struttura, che
rimane inconscia e funziona all’insaputa dei locutori. Se un
francese parla con un algerino, o un nero americano parla
con un wasp, non sono due persone che si parlano, ma,
attraverso di loro, parla tutta la storia coloniale o tutta la
storia di sudditanza economica politica o culturale dei neri
negli Stati Uniti (o delle donne, dei lavoratori, delle
minoranze) (p.109).
Pierre Bourdieu
• L’etnografia come “metodo scientifico” resterà legata per
molti anni all’idea del viaggio e alla descrizione-
rappresentazione “oggettiva” di un “ethnos”(società
primitive o non occidentali).
Etnografia e colonialismo
Società delle Americhe era un modello vivente del primo
stadio dell’evoluzione umana; al principio, tutto il mondo
era come l’America;
Lafitau
Modernis
mo
Pablo Picasso
Les Demoiselles d’Avignon (1907)
Modernismo - Le Corbusier,
architettura modernista
Primitivismo e modernismo
Moderni
smo
nero
Harlem Renaissance,
afromodernismo
Modernismo nero
(Harlem Renaissance, Afromodernism)
Raymond Williams, “strutture del sentire”:
Definizione alternativa di
cultura
… il modernismo che emerse prima della Prima Guerra
mondiale era una reazione alle nuove condizioni di
produzione (la macchina, la fabbrica, l’urbanizzazione), di
circolazione (le nuove reti di trasporto e di comunicazione) e
di consumo (la nascita dei mercati di massa, la pubblicità, la
moda di massa) più che un’anticipazione dei cambiamenti. La
forma che tale reazione assunse era destinata ad avere grande
importanza. Non soltanto essa offrì dei modi di assorbire,
codificare e analizzare questi rapidi cambiamenti, ma suggerì
pure delle linee di azione per modificarli o assorbirli” .
Il modernismo secondo
David Harvey
…l’intero mondo della rappresentazione e della conoscenza quindi si
trasformò in modo radicale in quel periodo. Ma come e perché questo
avvenne? Questa la domanda chiave. La mia tesi è che la simultaneità
derivava da un radicale mutamento nell’esperienza dello spazio e del
tempo nel capitalismo occidentale (compressione spazio-temporale,
colonialismo).
La crisi della modernità 1990, p. 44.
Tristi Tropici
Claude Lévi-Strauss (1955)
Questi primitivi sono i nemici di una società che recita a se stessa la
commedia di nobilitarli nel momento in cui riesce a sopprimerli,
mentre quando erano davvero avversari, provava per essi paura e
disgusto. Povera selvaggina presa al laccio della civiltà meccanica,
indigeni della foresta amazzonica, tenere e impotenti vittime, posso
rassegnarmi a capire il destino che vi distrugge, ma non lasciarmi
ingannare da questa magia più meschina della vostra, che brandisce
davanti a un pubblico avido gli album di foto a colori al posto delle
vostre maschere ormai distrutte. Credono forse così di potersi
appropriare il vostro fascino? Non soddisfatti ancora e neanche
coscienti di distruggervi, devono febbrilmente saziare delle vostre
ombre il cannibalismo nostalgico di una storia dalla quale siete già
sopraffatti (p. 40).
Tristi tropici
Quale civlità ha avuto più della nostra rispetto per il discorso? Dove lo
si è meglio onorato? Dove lo si è ,pare, più radicalmente liberato dalle
sue costrizioni e più universalizzato? Mi sembra che questo
venerazione del discorso, dietro questa apparente logofilia, si celi una
sorta di timore. E’ come se gli interdetti, degli sbarramenti, delle soglie,
dei limiti, fossero stati disposti in modo da padroneggiare, almeno in
parte, la la proliferazione del discorso, in modo da alleggerire la sua
ricchezza e da organizzare il suo disordine secondo figure che evitano
quel che vi è di più incontrollabile… C’è nella nostra società una
profonda logofobia, una sorta di sordo timore contro questi eventi,
contro questa massa di cose dette, contro il sorgere di tutti questi
enunciati, contro tutto ciò che può essere, in questo, di violento, di
discontinuo, di battagliero e di disordinato, contro questo brusio
incessante e confuso del discorso (p. 26).
La polizia discorsiva
I dannati della terra (1961)
Frantz Fanon
La tradizione degli oppressi ci insegna che lo
“stato d’emergenza” in cui viviamo è la regola.
Dobbiamo giungere a un concetto di storia che
corrisponda a questo fatto Avremo allora di
fronte, come nostro compito, la creazione di un
vero stato di emergenza; e ciò migliorerà la
nostra posizione nella lotta contro il fascismo.
La sua fortuna, non da ultimo, in ciò che i suoi
avversari lo combattono in nome del progresso
come di una legge storica. Lo stupore perché le
cose che viviamo sono ancora possibili nel XX
secolo è tutt’altro che filosofico. Non è
all’inizio di nessuna conoscenza, se non di
quella che l’idea di storia da cui proviene non
sta più in piedi (AN, p. 79).
Istituzionalizzazione
dell’antropologia
• .Unico fra gli evoluzionisti ad aver svolto
“ricerche di campo”: studi sugli irochesi (Sud del
Canada e Nordest degli Stati Uniti);
• . Mette l’accento sulle tecniche di sussistenza come perno fondamentale non solo
degli stadi storici attraverso cui doveva passare ogni società (selvaggio, barbaro,
civile, ma anche del tipo di istituzione (dell’organizzazione sociale, del sistema di
parentela, di famiglia e proprietà) che lo caratterizzava;
Schema di Morgan
• . Raccolta di dati mediante questionari diffusi in Asia e Oceania dalla
Smithsonian Institution. Morgan distingue due tipi di sistemi di parentela tra
loro radicalmente distinti.
• Teoria dell’evoluzione umana divisa in stadi: magia, religione, scienza. Ricordano i tre
stadi di Comte (metafisico, teologico e positivo) e quelli di Tylor (selvaggio, barbaro,
civile);
• Religione veniva vista come una specie di involuzione rispetto alla magia, poiché
credeva più nell’arbitrio di un dio onnipotente (mentre la magia era caratterizzata dal
metodo razionale e scientifico);
• Tuttavia, Frazer fu attento alla raccolta dei dati. Scrisse anche un suo Notes and Queries,
ovvero un questionario su come ottenere dati e informazioni dai gruppi. Frazer, come gli
evoluzionisti, pensava che i dati etnografici erano degli items che sono belli e pronti sul
campo e chiunque può raccogliere: come si fa con le ossa, gli erbari, i coralli, reperti
minerari, ecc.
Verso il 1914 si può dire che il field-work era già l’anima stessa dell’antropologia
Funzionalismo: concetti
A. R. Radcliffe-Brown (1881-1955)
• Struttura: è la trama dei rapporti sociali esistenti tra gli individui.
Concetto che ha come referente una realtà empirica, osservabile;
• Sistema sociale: “struttura organica” che dipende, per la
continuazione della propria vita, dai fenomeni che garantiscono
l’insieme dei processi vitali; è regolato da leggi omeostatiche,
che vanno identificate; i sistemi tendono all’equilibrio;
• Totemismo: critica la visione di Durkheim. Non accettava l’idea
che i simboli vegetali o animali come segni totemici fossero
successivi ad altri tipi di segno; il segno era integratore del
gruppo, come per Durkheim; Pratiche rituali verso il totem:
dipendevano da una generale attitudine rituale degli uomini nei
confronti delle specie animali e vegetali e non dalla loro natura
sacra (come credeva Durkheim);
• Non vede il rapporto tra le culture come elemento centrale nelle loro
formazioni; la cultura è contatto, risposta; non considerava il fatto che le culture
esprimono disuguaglianze, rapporti di potere e di dominio; la cultura ha a che
vedere con il modo di vivere le classi sociali, i generi, la razzializzazione;
L’Etnologia di Mauss
Fatto sociale totale: pratiche capaci di condensare in sé tutte le
diverse sfere della vita sociale (economica, politica, religiosa, sociale,
ecc.). Pratica che consente di cogliere il gruppo nella sua totaità.
Categoria prodotta a partire dagli studi sul dono (kula, potlatch, ecc.):
critica dei principi dell’economia classica occidentale: prima forma di
contratto economico non è stato il baratto, bensì il dono;
Concetti di Mauss
Marcel Griaule: ricerca tra i Dogon (Mali) e in Etiopia. Les Flambeurs
d’Homme (1934); Dio d’acqua (1948); Méthod de L’ethnographie
(1957); influenzato da Mauss, come tutti gli altri francesi tra gli anni 20’
e 30’.
• Raccolta di oggetti: estirpati dal loro contesto muoiono, ma per Griaule possono
essere restituiti alla vita da una documentazione di appoggio (descrizioni, foto,
schizzi);
Clifford: Afrique fantome, non è un libro sulle culture africane; oscilla tra il
resoconto etnografico dell’Africa e ciò che avrebbe voluto dire sui sentimenti ed
esperienze durante il viaggio della missione; trasmettere impressioni senza narrare,
senza romanzare, senza padroneggiare razionalmente ciò che descrive; più che
resoconto, registrazione dell’esperienza di chi osserva (modernismo di Leiris); mette
in evidenza la costruzione del sé; Leiris: preferirei essere io posseduto, piuttosto che
studiare i posseduti. Contrario alla conoscenza astratta;
L’etnografo davanti al colonialismo (1951): prima denuncia del colonialismo
dall’interno dell’antropologia;
Michel Leiris
Missione Dakar-Djibouti
(1931-1933): segna la data di
nascita della ricerca di
campo etnografica in
Francia. Diretta da Marcel
Griaule. Partecipa Michel
Leiris. Spedizione a cui
prendono parte etnografi,
musicologi, naturalisti,
linguisti, fotografi,
documentaristi;
Antropologia francese
Obiettivo: raccolta di oggetti di ogni tipo; valorizzazione delle culture africane
primitive attraverso lo studio delle loro credenze, pratiche e concezioni;
Missione Dakar-Djibouti
Surrealismo ed etnografia: comincia a farsi conoscere prima del manifesto di Andre
Breton; Breton e compagni sono contrari al colonialismo: negli anni 20 si schierano a
favore degli insorti in Marocco contro il colonialismo francese;
Critica di Andrè Gide al colonialismo in Diario del Congo (1927); Artaud: scrittua è
solo ciarpame;
Religione e idealizzazione
dell’uomo
• E’ una gratificazione della vita emozionale dell’uomo, conseguita
mediante un’immaginazione congeniale che sorge dai desideri
umani; questi desideri incarnano soprattutto bisogni;
all’impoverimento del mondo reale, corrisponde l’arricchimento
della divinità. Solo l’uomo povero ha un Dio ricco (religione come
inversione della condizione materiale, ideologia in Marx);
“l’uomo diviene, si muta continuamente col mutarsi dei rapporti sociali, e perché
nega l’‘uomo in generale” (Q, 885). La ‘natura’ dell’uomo è l’insieme dei rapporti
sociali che determina una coscienza storicamente definita; questa coscienza solo può
indicare ciò che è ‘naturale o ‘contro natura’ (Q, 885);
• La filosofia non può essere ridotta ad una naturalistica ‘antropologia’, cioè l’unità del
genere umano non è data dalla natura ‘biologica’ dell’uomo; le differenze dell’uomo
che contano nella storia non sono quelle biologiche (razze, conformazione del cranio,
colore della pelle ecc.; e a ciò si riduce poi l’affermazione ‘l’uomo è ciò che mangia’ –
mangia grano in Europa, riso in Asia ecc. – che si ridurrebbe poi all’altra affermazione:
‘l’uomo è il paese dove abita’, poiché la gran parte degli alimenti, in generale, è legata
alla terra abitata) e neppure l’‘unità biologica’ ha mai contato granché nella storia. (Q,
884-885)