Premessa Discorso antropologico: quasi sempre mosso in controtendenza rispetto ai discorsi “dominanti” impegnandosi nella denuncia e nel superamento di ogni elemento etnocentrico. - Constatando l’esistenza di una pluralità di orizzonti di senso dove tutte le differenze hanno eguale dignità e mobilitano la domanda di conoscenza Antropologia oggi: non intende più raccontare società o culture come società chiuse ma propone di studiare la pluralità dei mondi contemporanei analizzando sia gli ambiti di co-esistenza, sia le interazioni e il modo in cui le logiche sociali organizzano le differenze all’interno dello spazio tempo. - Non più l’alterità è costituita come proiezione speculare ed invertita del Noi, spinta ad oltrepassare (s)consolanti abitudini intellettuali, per evitare facili scorciatoie tra familiarità e qualunquismo L’antropologia e le sue identità. Lessico iniziale Antropologo: visto come certificatore di identità (viste come radicali, originarie e irriducibili), estranee alla storia come quelle società dette “primitive” o quelle tradizioni “ancestrali” Antropologia: (dal greco) antropos-logos = discorso sull’uomo (1° limite: universalizzazione del maschile) - Base del discorso antropologico: conoscenza del fenomeno umano nella sua totalità ricordando: o De Montaigne: “ogni uomo porta in se la forma intera dell’umana condizione” o Geertz: “gli uomini sono soprattutto differenti” Diverse prospettive di studio: Ricerca di leggi universali - Analisi delle singole diversità Antropologia sociale britannica: interesse sugli aspetti dell’esperienza sociale - Vista da alcuni come microsociologia Antropologia culturale statunitense: attenzione ai linguaggi, codici rappresentazioni - Influenzata da: linguistica, filosofia e psicologia Altre differenze: derivanti da “dislivelli interni di cultura” ossia differenti espressioni culturali popolari nelle singole realtà nazionali Identità: categoria centrale del discorso antropologico - Riferimento al quotidiano: autoriferimento, in questa ottica non ci si rende conto che limitiamo il nostro sguardo ad un solo aspetto, lasciando fuori il contesto e il significato di relazione che ne costituisce l’atto istitutivo - Signorelli: l’identità è interpretabile come un’autopercezione di sé che emerge in relazione all’altro/con l’altro Differenza fondamentale fra: - Identità come dimensione individuale: articolata nella sfera psicologica - Identità collettive e sociali: con i loro codici linguistici e culturali Identità che si costruisce a partire dalla persona, si apre alla dimensione sociale e si manifesta attraverso codici della cultura Nel lessico antropologico: concetto di crisi e perdita di identità gestito dalla cultura L’individuo è esposto a pluralità di stimoli e riferimenti inediti. Al contrario: come affermava Levi Strauss: richiamo all’identità andrebbe letto come un sintomo, un’esigenza di stabilità; visione che vede molti studiosi della globalizzazione concordi (es. Baumann) Remotti denuncia più volte questo spietato schema “Noi vs. Altri” e il persistente successo dell’identitarismo come orizzonte ideologico del presente Quando l’identità diviene a-storicizzata diviene principio di violenza fino ad arrivare a quelle “identità assassine” protagoniste dei recenti “conflitti per l’identità” degli anni ‘90 Una genealogia dello sguardo antropologico: il problema dell’alterità Emerge dello sguardo antropologico: età delle scoperte Fino al XVI secolo, terra popolata in maniera discontinua, gruppi umani vivevano destini separati ignorando la reciproca esistenza, nel 1492, scoperta del continente americano, si inaugura il processo d’integrazione delle diversità. Un solo sistema mondo fondato sulla supremazia europea e la progressiva “planetarizzazione” della sua cultura di riferimento, occorre mettere in discussione il concetto stesso di “scoperta”, DeMatteis dice che l’oggetto paradossale della scoperta non è la realtà materiale, ma la sua classificazione dentro quadri di riferimento stabili (politica e potere), gli osservatori cominciano a descrivere e, dove possibile, classificare la differenza” o 3 continenti divisi da fiumi e mari, con Gerusalemme posta al centro (immagine che proiettava simbologia ebraica della terra sulla sfera della geografia ellenistica) Per Greci e Romani l’orizzonte finiva ad Ovest, dove Ercole innalzò le sue 2 colonne, immagine delle “colonne d’Ercole” diffusa nel mondo antico, era il limite estremo della civilizzazione ellenica. A protezione dello spazio conosciuto Mediterraneo dal mondo esterno sconosciuto e quindi pericoloso Conoscere umanità diverse pose la questione della comprensione dell’alterità - Cannibale: tra le figure dominanti dell’immagine europea del nuovo mondo - Dopo i contatti con gli Altri, insostenibile l’idea dell’esistenza reale di creature mostruose, ma ancora diffusi molti stereotipi che proponevano visione negativa e una “mostruosità dei costumi” delle altre società o Antropofagia, cioè il cannibalismo, è uno dei topos nella storia dei contatti interculturali Si parla di “stupore della diversità” nell’incontro con le diversità culturali. Greenblatt: “il viaggio di Colombo inaugurò un secolo di intenso stupore” Incontro con lo sconosciuto implica un rischio e determina stupore come dimensione della sospensione di giudizio Incontro con la diversità mette in discussione l’identità europea e non ha prodotto un’apertura alle ragioni dell’altro, non è divenuta nuova comunicazione tra uomini con linguaggi differenti. - Al contrario, durante le colonizzazioni la “denominazione” è divenuta atto centrale della presa di possesso La meraviglia è una dinamica di assimilazione: inclusione dell’alterità nella nostra visione de mondo. - Meraviglia strumentale colombiana: prima manifestazione della mistificazione dell’esotismo, tensione positiva verso l’altro e il diverso, illusoria e dannosa perché proietta nuovamente una nostra immagine, ciò che vogliamo vedere L’atto della presa di possesso inaugura una serie di trattati con cui progressiva alienazione della sovranità, predominio occidentale attraverso l’annullamento dell’Altro e sua progressiva estraneazione. (Storia della morte del capitano Cook) 14.2.1779 un’isola delle Hawaii muore per colpo a tradimento di matrice indigena. - Era il più grande esploratore del Pacifico, il suo corpo fu poi sacrificato alla divinità, muore come un dio hawaiano mentre per gli occidentali incarna lo spirito della “penetrazione pacifica” del mercato - Visione di Cook delle popolazioni indigene: “quegli isolani non potevano indovinare quali fossero le nostre reali intenzioni…” Quindi: il confronto/scontro con le diversità è elemento di fondo di una vicenda storica che, partendo dall’Alto Medioevo, ha accumunato umanità differenti determinando il sorgere di nuove realtà sociali e identità culturali dei mondi creoli Problema dell’Altro, in verità da vedere come un problema del Noi, della nostra capacità di confrontarci con l’irriducibile pluralità delle esperienze umane. De Montaigne: maggior interprete della cultura europea in quel passaggio. Nel suo stile “a proiezione autobiografica” sintetizzava bene le domande del confronto con l’alterità (es: trovo che non ci sia nulla di barbaro in quel che fanno questi popoli se non che ognuno chiama barbarie quanto non rientra nelle proprie abitudini…..) - Ciò evidenzia aspetto fondamentale: configurazione ideologica che presupponeva la superiorità della civilizzazione europea, impegnata nel compito di riscatto e redenzione delle altre umanità, eurocentrismo senza limiti, che ha segnato l’espressione più alta dell’etnocentrismo o Il proprio gruppo è al centro dell’universo rispetto a cui tutti gli altri vengono giudicati per differenza Teorico dell’etnocentrismo: Sumner - Rappresentata come una dinamica universale che si manifesta nella formazione dei gruppi sociale in cui il gruppo esterno viene investito di una funzione definitoria (per negazione) rispetto al gruppo interno Secondo Leach: etnocentrismo diffuso in tutte le società umane, ma non sarebbe innato è solamente estensione di egocentrismo alla base della coscienza umana.Legame di consanguineità principio ordinatore del Noi Anche per Lanternari: etnocentrismo collocabile tra egocentrismo e antropocentrismo, fondamento nella dimensione psicologica e cognitiva - Motivo per cui un totale riscatto dai nostri automatismi conoscitivi, intellettuali ecc.. (quindi liberazione assoluta dall’etnocentrismo) è pura utopia, etnocentrismo come elemento latente, obbligati ad un costante autocontrollo. Argomento classico è l’etnocentrismo linguistico: es. lingue Bantu (ba=noi ntu= uomini) cioè, noi, gli uomini e questa definizione implica definizione differenziale dell’Altro. - Logica implicita di definire il proprio statuto umano attraverso il nome e l’esclusione dell’Altro Esiste una dimensione linguistico-cognitiva (distinzioni a livello classificatorio) per organizzare e catalogare le differenze Etichette etniche: non sempre traducibili in svalutazioni reali, ma rispecchiano sicuramente una differenziazione classificatoria - Rinominare: primo atto del colonizzatore, per assimilare l’Altro al proprio universo linguistico e culturale o Vera “europeizzazione” del mondo, con graduale processo di “glottofagia”(assimilazione linguistica) “Pregio dell’Occidente” elevare l’etnocentrismo a dettame ideologico, missione civilizzatrice fino a verità pseudo- scientifica nelle dottrine razziste. Etnocentrismo critico(de Martino) : attraverso il quale l’etnologo occidentale assume la storia della proprio cultura come unità di misura delle storie culturali aliene, ma al tempo stesso prende coscienza della prigione storica del proprio sistema di misura e si apre al compito di riforma delle stesse categorie di osservazione di cui dispone a inizio ricerca” Anche per il superamento del Noi/Altro, soluzione: non nell’abbandono del propri mondi culturali, ma nello sviluppo della disponibilità di riconoscerne il carattere limitato e storico per estendere l’orizzonte conoscitivo Lanternari: “ solo un etnocentrismo critico impegna il soggetto ad una presa di coscienza etico-politica operativa e non più solamente logico-conoscitiva e culturale” - Così l’etnocentrismo diviene un “pluralismo critico partecipativo” ciò implica: o Affrontare le contraddizioni del relativismo assoluto o Rifiuto di quella visione dell’etnocentrismo come elemento inevitabile delle relazioni interumane Più corretto approfondire l’analisi della produzione delle distinzioni e dei razzismi come fenomeni socioculturali specifici e storicamente definiti Occorre superare atteggiamenti giustificatori e forme di complicità che si celano dietro il senso comune che, semplificando e banalizzando gli etnocentrismi, e con essi i comportamenti di esclusione o razzismo, tende ad offrirne un’immagine tanto falsa quanto di inquietante normalità Cultura e relativismo culturale: aperture e limiti Passaggio centrale del percorso di costruzione del discorso antropologico: - Definizione della nozione di cultura - Definizione Principio di relativismo culturale Vari tentativi hanno esteso il concetto, ciò è segnale di successo del discorso antropologico, ma anche manifestazione della dinamica dell’attualità - Hannerz: “la cultura è ovunque” - Termine cultura: latino colere (lavorare i campi) cultus (coltivazione) metafora “coltivazione dello spirito” - Colto ha sempre avuto definizione di distinzione sociale, prerogativa quasi esclusiva del clero Concetto di cultura in senso antropologico porta ad una svolta nella storia culturale dell’Occidente 1871 Tylor: “la cultura, o civiltà intesa nel suo ampio senso etnografico, è quell’insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo quale membro di una società” - Ciò porta ad un nuovo discorso antropologico - Considerazione di cultura come di complessità e “forma di vita” che appartiene a tutte le specifiche esperienze umane o Sviluppo e fortuna con Boas negli U$A anni ’30, da vita all’Antropologia culturale in un clima influenzato dal riferimento alla “razza” Alternativa alle classificazioni razziste - Ciò permise l’abbandono progressivo di teorizzazioni di stampo razzista - Cultura al plurale abbraccia anche "quel saper fare” (es. artigianalità, screditata a lungo dall’aristocrazia) - Ci libera dall’etnocentrismo della cultura come possesso esclusivo dell’Occidente Concetto di relativismo culturale: superamento di presupposte valutazioni di differenze da una base pregiudiziale - Premessa metodologia fondamentale per approcciare alle diversità - Passaggio fondamentale nella seconda metà del ‘900, periodo di nuova visione planetaria dei problemi sociopolitici (proto-globalista) Esordio dell’Impero irresistibile: dolce dominio del mercato e della civiltà dei consumi, planetarizzazione del modello U$A Tuttavia, rielaborazione del concetto ha profondi limiti: - Estremizzazione considerata riduzionista e determinista - Hannerz: “sembra considerare gli esseri umani in quanto prodotti e non in quanto produttori di cultura” Oggi, in seguito alla globalizzazione: “in quanto animale culturale, ognuno di noi, in qualche modo, ha accesso a una parte di essa sempre maggiore” - Differenze culturali in questo quadro divengono argomento centrale delle c.d. “politiche dell’identità” Differenza culturale è oggi pratica di legittimazione per i nuovi protagonisti del multiculturalismo o di de- legittimazione per nuove esclusioni di un razzismo che, “senza la razza”, strumentalizza proprio le differenze culturali e per questo definito: razzismo differenzialista - O a favore o contro qualche attore “culturalmente definito”, cultura oggetto di rivendicazione (positivo o negativo), più che elemento di conoscenza - Politicizzazione della cultura che coinvolge soggetti e protagonisti delle minoranze e delle lotte per il riconoscimento dei diritti collettivi - Definitivamente superata idea di cultura su contenuto originario stabile Proposta: partendo dalla riflessione antropologica, scienze e politiche sociali abbandonino definitivamente il terreno dell’essenzialismo culturale, per qualificare l’esperienza culturale attraverso le sue dimensioni relazionali, sociali e politiche Proposta di Boni: se ogni cultura in senso antropologico è determinata attraverso un processo di selezione di possibilità interpretative della realtà, questa costituisce un prodotto che vive un processo di standardizzazione e genera modelli di conformità. Così l’esperienza della cultura si realizza in una dimensione politica che tuttavia viene analizzata come elemento interno alla cultura stessa(luogo di produzione di sociopotere) Eppur si muove.. Acculturazione, transculturazione ed altri dinamismi Base del lavoro di Boas: grande impegno antirazzista e paziente lavoro di revisione dei dati portati a dimostrazione delle tesi razziste, dimostrando l’inconsistenza di esse Allievi della Columbia University: danno vita a nuovo settore di studi sulle cultura afro-americane e ai processi di scambio definiti “di acculturazione” 1941 Herskovits smentisce molti luoghi comuni sugli afroamericani - Formò una generazione di ricercatori del tema “antropologia afroamericana” - Convivenza nell’american style of lifa avrebbe integrato positivamente le preesistenti tradizioni di origine in un unico ed idefinito concetto di identità nazionale Terimine acculturazione: di Powell, 1880 definiva processi di trasformazione nei modi di vita vissuti dagli immigrati nel contatto con la società statunitense - Visione positiva delle dinamiche di contatto - Non traducendosi in de-culturazione rimaneva però unilaterale 1935 formato un comitato per studiare il termine, pubblica “Il Memorandum”: - “acculturazione comprende quei fenomeni che si verificano quando gruppi di persone di culture diverse entrano in contatto diretto e continuo, con modificazioni conseguenti nei modelli culturali originari di uno o di entrambi i gruppi” - Propone sintesi sui “risultati dell’acculturazione” o Accettazione: processo concluso con assunzione della parte maggiore di un’altra cultura e con perdita della massima parte del patrimonio culturale precedente (acquiescienza di entrambi i gruppi) o Adattamento: tratti originari e stranieri si combinano e producono un complesso culturale operante senza intralci (mosaico storico) o Reazione: a causa dell’oppressione sorgono movimenti contrari all’acculturazione; questi conservano la loro potenza psicologica: Come compensazione di inferiorità imposta o percepita Per mezzo del prestigio che può procurare agli aderenti ad un tal movimento il ritorno a condizioni antecedenti l’acculturazione - Memorandum rimasto inattuato, pura enunciazione Acculturazione appare ispirato al modello del diffusionismo: - Paradigma forte delle scienze sociali U$A, soprattutto scuola sociologica di Chicago che proponeva lettura diffusionista delle dinamiche dei contatti e degli scambi tra culture Mercier: teorizzazione U$A dell’acculturazione prigioniera dei suoi limiti costitutivi, ha impedito a questa di rappresentare adeguatamente la complessità delle dinamiche del cambiamento socioculturale Definizione di acculturazione presenta evidenti limiti: nel riferimento a modello prevalente Euroamericano e a modernizzazione intesa in termini di occidentalizzazione - Troppa genericità del concetto che propone interpretazione limitata di una relazione estremamente complessa - Visione irreale della vita delle società, semplificatoria delle dinamiche sociali Impostazione multiculturalista che presenta ancora oggi una retorica osservabile nelle politiche dell’immigrazione: effetto controproducente - Rafforzando la differenza culturale la rende ancor più oggettiva - Legittimando le diversità alla stregua di “dato di natura” si ottiene l’effetto di “culturalizzare” quelle relazioni Contributo importante al superamento delle teorie dell’acculturazione grazie allo spostamento del campo di investigazione: quello cubano e dell’America Meridionale Ortiz: protagonisti del riconoscimento valore eredità africana nelle Americhe, elabora critica del concetto di acculturazione Malinowski: (fondatore antropologia britannica) 1934 viaggio in Africa - Osserva che: incontro tra le società africane tradizionali e colonialismo europeo hanno prodotto una “terza cultura”, non riconducibile alle precedenti o Punto di vista alternativo I 2 si incontrano all’Avana nel ’29, Malinowsi scrive l’introduzione all’opera più importante di Ortiz, nel quale inserisce una critica al concetto di acculturazione: - “valore etnocentrico con significato morale. L’incolto deve ricevere i benefici della nostra cultura, è lui che deve cambiare per convertirsi in uno di noi” < --- etnocentrico vero!! - Ortiz: “crediamo che il vocabolo transculturazione esprima meglio le differenti fasi del processo transitivo da una cultura all’altra. Questo implica necessariamente la perdita di una cultura precedente e la creazione di nuovi fenomeni culturali detti neoculturazione” - Transculturazione per molti anni sottovalutata Antropologia sociale britannica rifiuterà l’acculturazione, propone approccio più dinamista Stessa direzione Bastide (francese): i contatti fra culture vanno riferiti alla complessità del gioco delle strutture sociali - Vede questi fenomeni (acculturativi) come “fatto sociale totale” perché investono la realtà socioculturale a tutti i livelli. Non si può parlare di acculturazioni parziali - Come per gli altri due, questi fenomeni non vanno mai in senso unico, ma sempre reciprocità - Elabora i concetti di (descrittori di reciprocità di condizionamenti che tiene conto dei dislivelli di potere): o Interpenetrazione o Intreccio - Distingue l’azione di 2 principi complementari: casualità interna ed esterna che in una continua interazione determinano i processi di cambiamento. o Spinta esterna provoca sul piano interno reazioni di aggiustamento attraverso cui i sistemi sociali cercano di recuperare una rappresentazione coerente Superamento del dibattito sul concetto di cultura trova nel concetto di acculturazione risposta contraddittoria perché ha una visione univoca - In risposta sono stati elaborati concetti di: transculturazione, Interpenetrazione e intreccio o Diversa visione dinamista della cultura che riconosce al mutamento un aspetto strutturale della dinamica sociale L’etnia come categoria storica della dominazione Come cultura, anche concetti “etnia, etnico”, presenti nel linguaggio quotidiano dei mass media - Statuto di oggettività - Diffusione anche in settori di: arredamento, musica, tatuaggi ecc.. sinonimo di primitivo, esotico o comunque “Altro” o Ciò fa comprendere la complessità di questa terminologia Percorso generativo ripercorso con Amselle e Fabietti: ethnos (greco classico) indica i graci fuori dall’appartenenza alla città-stato. Ethnos contrario di polis - Trasmesso al cristianesimo si riferiva ai non cristiani, pagani. Significato inferiorizzante - Diverrà motivo promotore delle conquiste coloniali, mandati di civiltà e conversione Etnia conserverà quindi connotazione difettiva, - Corpo distinto che vive in una dimensione pre-politica e che si tradurrà nell’epoca coloniale nell’assenza di riconoscimento delle sovranità delle popolazioni locali indigene Etnico “moderno” fine de ‘700 in Germania - 1° menzione, Von Schlozer 1772 “ethnograpisch” o Definisce un metodo che propone lo studio della storia dei popoli come individualità coerenti e distinte Etnico sarà adottato a contesti diversi, con significazioni a primo sguardo contraddittorie - In Europa: ethnos e volk per descrivere identità culturali in senso essenzialista o In prospettiva del riconoscimento di autonome sovranità - Nel dominio coloniale: entrava nel lessico amministrativo e scientifico come categoria descrittiva delle società indigene in senso pre-politico, per evidenziare le “mancanze” Nella dimensione nazionale: esprimeva intimità culturale Nel contesto coloniale: estraneità radicale Seconda metà del XIX colonia spazio dove appropriarsi dei beni necessari alla metropoli, prolungamento dei suoi interessi. Basi per una società globalmente alienata - Contesto africano: definizione di “sapere etnologico” emerge progressivamente da pluralità di compagnie commerciali e società scientifiche o Tutti coinvolti nella spartizione coloniale Quindi: se la razza è stato fondamento dei mondi coloniali, l’etnia consente di studiare, nominare e registrare le realtà sociali indigene attraverso categorie e morfologie ben definite e relativamente stabili Prodotto: costruzione di un ambito di saperi fondato sull’etnismo scientifico - Considerava le società indigene come strutturalmente definite e prive di istituzioni politiche elaborate - Etnografi isolavano singoli aspetti ed evidenziavano quelli caratterizzanti i gruppi indagati o È stato fondamento della dominazione europea sul resto del pianeta - Manipolazione coloniale del continente realizzata come processo di invenzione delle etnie Eredità: l’immagine distorta della complessità e articolazione delle società locali - Valutazione che ha aiutato a innescare quei conflitti sociali che in molte realtà africane si sono tradotti in instabilità politica ricorrente - Situazioni di crisi ancora oggi rappresentate conseguenza di ataviche fedeltà etniche, presupponendo l’etnia come dato originario ed immutabile, che riemerge ogni tanto per inceppare i meccanismi dello sviluppo La decolonizzazione e l’etnicità Anni ’50: la “rivoluzione delle aspettative” della decolonizzazione mette in crisi questo dispositivo Passaggio di consegne alle nuove elites politiche protagoniste delle indipendenze realizzato in ottica di fedeltà, alleanze e conflitti della società coloniale con alterazione dei rapporti fra popolazioni, spazi, proprietà e risorse - La contraddizione coloniale investì la nuova generazione di antropologi africanisti che (da dentro istituzioni coloniali) svilupparono dialogo con i leader anticoloniali Antropologi c.d. del “Social Change”: per spiegare le trasformazioni scelsero di studiare le conseguenze della dominazione europea e formulano nuovi concetti: - Situazione sociale (Gluckman) - Situazione coloniale (Balandier) - Concetti che reinscrivevano le società indigene nell’esperienza coloniale nel “suo insieme e come sistema” Concetto stesso di mutamento posto ora al centro dell’interpretazione della vita sociale Approccio che tende a studiare le interdipendenze della nuova socialità legata alla modernità africana Abbandonata visione del gruppo etnico come insieme autoreferente culturalmente omogeneo, gli attribuivano una valenza relativa e situazionale - Slittamento dallo studio dell’etnia a quello dell’etnicità o Rivoltamento completo del punto di vista - Ciò segna il riconoscimento del carattere dinamico delle identità e del primato della “self-ascription (auto- attribuzione) etnica” “Seppure le etnie non esistono oggettivamente, esse possono essere progressivamente introiettate, fino ad esistere soggettivamente nella coscienza degli attori sociali, restituendo loro identificazioni collettive” L’etnicizzazione del sociale: tra mobilitazioni postcoloniali e strategia per l’integrazione Conferma dell’importanza del fattore etnico nella politica: risveglio anni ’90 dei nazionalismi e le nuove guerre Persistenza di logiche della (s)ragione etnologica anche nel vecchio Continente, in relazione ai fenomeni migratori e alle c.d. problematiche delle società multiculturali dove l’etnico si sovrappone al concetto di minoranza - Molte realtà sostituito concetto di etnia con “razza” - Nuova etnicizzazione: espressione di singolarità collettive, detentrici di caratteri unici in attesa di riconoscimento, trasferita sul piano dei diritti umani - Discorsi e caratterizzazioni del passato (etno-razziali) sono divenuti principi di affermazione identitaria, che oramai rientrano nelle contraddizioni del politicamente corretto o Domanda di adeguare lo spazio pubblico a soggettività nuove che assumono logica e strategia di minoranze o Questo accomuna il pensiero multiculturalista e postcoloniale di sinistra ai rivoluzionari conservazionisti di destra - Etnicizzazione del sociale: è quindi modello che vede affermazione trasversale, convergenza tra tecnologia e sicurezza, ingegneria sociale dell’accoglienza e discorso su presunta integrazione o Riferimento “per un nuovo blocco storico, quello formato dai neo-reazionari e i post-coloniali” Italia: rapporto con l’immigrazione viziato dalle retoriche pubbliche, nella finta dialettica tra accoglienza e criminalizzazione, nel falso dibattito sull’integrazione - In questi che sono in realtà discorsi sull’assimilabilità degli Altri e sulla superiorità del Noi, si fa riferimento agli stranieri come comunità o etnie “Sviluppando associazionismo formale e provvedimenti istituzionali in grado di integrare o fornire alternative al capitale sociale messo a disposizione dai network, si potrebbero migliorare sensibilmente i processi di inclusione degli immigrati” Scelta: lottare contro meccanismi di esclusione universalista, per tutti, o costruire rappresentanza particolarista con forme inedite di colonialismo domestico - Trasferire cioè nell’immigrazione le logiche coloniali dell’indirect rule Schema fondato sulla subalternità del migrante, un “colonizzato interno” con assegnazione identitaria forzata - Così l’etnia, anche se rimpatriata nelle società multiculturali, ritorna ad essere elemento di dominazione La globalizzazione tra pubblicità al futuro e nuovo (dis)ordine mondiale Qui si interroga la contemporaneità (globalizzazione/mondializzazione), consapevoli del rischio di generalizzazione. Prospettiva che rifiuta tanto l’idea esotico-primitivista della disciplina quanto le visioni della fine della diversità culturale Concetti (globalizzazione/mondializzazione) nati a inizio anni ’90: definizione dei nuovi assetti internazionali a seguito della fine della logica dei blocchi. Globalization: viene da ambienti economico-finanziari internazionali Mondialisation: francofono Globalizzazione: - Rapporto con la temporalità ed enfasi sulla novità assoluta - Presentata come la pubblicità del futuro - Vera e propria risemantizzazione del presente, una discontinuità, un prima e un dopo - Né prima né ultima periodizzazione storica a forte contenuto interpretativo. o Differenza con le altre: emersa contemporaneamente ai cambiamenti che voleva descrivere - Successo deriva dal fatto che è stata insieme coscienza e descrizione di un processo di cambiamento multidimensionale Schematizzazione del suo successo attraverso “3i”: 1. Internazionalizzazione: illimitata di scambi, mercati e comunicazioni che ha preso forma di 2. Interconnessione: sincronica che ha determinato 3. Interdipendenze: inedite Si è venuta determinando una “compressione spazio-temporale”, oltre a nuova configurazione del rapporto fra spazi e poteri Esiste ora “un luogo in cui si potrebbe collocare tutto ciò che è intercontinentale, internazionale, interculturale ecc.. che attualmente vagabonda come apolide tra i discorsi accreditati dagli storici” Distinzione fondamentale fra: - Globalità: lo stato presente de mondo, tecnologicamente interconnesso - Globalizzazione: processo attivo di interconnessione in continuo avanzamento - Globalismo: interpretazione e costruzione di una ideo-logica delle trasformazioni in atto, ossia il vero terreno di confronto nel dibattito pubblico intorno a cui si ridefinisce anche lo spazio politico contemporaneo Globalizzazione: non si sta realizzando con uno sviluppo lineare, con riduzione del mondo ad un unico modello, ma 20 anni di percorso ci consegna l’immagine di un mondo globalmente interconnesso in cui però storie e società locali non cessano davvero di esercitare un ruolo 1° cambiamento nei modelli produttivi: superamento organizzazione fordista del lavoro, ossia una precisa gerarchia verticale sostituita con una struttura produttiva orizzontale “a rete” con dimensioni transnazionali - Cambiamento connesso al dimensionamento dei mercati, all’innovazione tecnologica e a prevalenza del lavoro immateriale (c.d. economia della conoscenza) 2° cambiamento nella flessibizzazione del sistema produttivo: da circolazione dei capitali ad aspetti legati a precarizzazione de lavoro - A crescita di incertezza concorre l’ampliamento e la trasformazione delle identità lavorative (lavoro indipendente” e “lavoro autonomo di terza generazione”, lavoratore diviene erogatore di prestazioni temporalmente circoscritte e autonomamente contrattualizzate Wagner: “mentre la mondializzazione economica diversifica e rinforza i legami tra le differenti frazioni delle classi dominanti, i suoi effetti sui gruppi popolari sono l’inverso. La mobilità del capitale tende a dividere i salariati e a metterli in concorrenza gli uni con gli altri” - Operaio cinese o indiano contro quello nord europeo o est europeo. - Tutti sottoposti alla stessa logica unitaria: adeguamento delle risorse umane alle fluttuazioni o un mercato che segue logiche non sempre trasparenti ma certo autonome Elemento di fondo: creazione di un mercato finanziario su scala globale Globalizzazione caratterizzata subito da un abnorme sviluppo del flusso finanziario internazionale Il disagio del soggetto è senza limiti Altro elemento ideologico presente nei discorsi sulla mondializzazione è la scelta di descriverlo come soggetto senza limiti - “tutto il mondo è intorno a te” - Vera e propria corsa all’individualizzazione, trasformazione dell’identità umana da qualcosa di “dato” a un “compito” Ridefinizione dello spazio sociale partendo dalla soggettività: - Da una parte legata alla dissoluzione delle identità sociali statiche - Dall’altra legata alla possibilità di sperimentare nuove forme diverse di esperienze che l’individuo incorpora “abbiamo raggiunto una libertà di auto-affermazione individuale e di auto-espressione virtualmente illimitata che non ha precedenti. Vita individualizzata che ha angosce non meno dolorose di quelle di una vita vissuta all’ombra di una tendenza totalitaria. - Nuovo spazio identitario: anche quello dell’insicurezza “ci sta posto oggi o forse domani per una etnologia della solitudine” - Prospettiva del soggetto individualizzato non è prospettiva né facile né felice Si ha percezione di un’inautenticità di base, ad almeno 2 livelli: 1. Punto di vista del soggetto: ambivalenza tra il desiderio di trovare adeguata espressione del proprio sé e consapevolezza che ogni identità è costruita arbitrariamente, quindi mai autentica 2. Individualizzazione globale come fine della società: “tutto il mondo intorno a te” illusoria convinzione del superamento del sociale come condizionamento materiale e limite, rispetto all’ideologia dei beni illimitati di un mercato che cerca la diversificazione” Fine delle identità sociali consolidate e liberazione da condizionamenti socioculturali: determinano conflittualità manifestate attraverso soggettività e strumenti inediti Generalizzazione: (soggettivismo senza limiti) è un imperativo alla rinuncia per tutti i progetti di conoscenza che aspirano a comprendere la concreta esistenza dei mondi sociali Hannerz: “le persone gestiscono i significati dal punto in cui sono nella struttura sociale. Egli non è un semplice contenitore passivo per ogni tipo di significato disponibile, da quando egli incomincia a formarsi una concezione di se e del mondo, si trova attivamente coinvolto nell’affrontare praticamente, intellettualmente ed emozionalmente la sua particolare situazione” Alcuni scenari macroantropologici globali Punto di partenza dell’antropologia della globalizzazione: riconoscimento che la contemporaneità non è riconducibile a modelli semplicistici. Assunzione che traduce diversa visione della realtà: - Le culture complesse de nostro tempo sono determinate dal cambiamento nel microtempo e nel macrotempo: cambiamenti reversibili e irreversibili. Ci sta distribuzione differenziata non solo dei significati, ma anche dei tipi di processi culturali Logiche sociali e dinamiche culturali della mondializzazione dispiegate attraverso diverse articolazioni spazio- temporali con differenti modalità di interazione e mediazione, per ridisegnare gruppi, singoli e i loro reciproci rapporti (fuori e dentro i tradizionali ambiti nazionali) Occorre reinventare un dizionario antropologico, orientato all’analisi delle interconnessioni e delle interdipendenze Emerso il progetto di un’antropologia multi-situata: si dedica allo studio di connessioni e di ramificazioni - Sembra la prospettiva di ricerca più feconda e creativa degli ultimi anni La pervasività dei media, le migrazioni di massa o la produzione globale dei linguaggi e delle tecnologie costituiscono fattori che determinano esperienze inedite dell’identità e della cultura Antropologo U$A Appadurai: analizza il disancoramento della produzione di valori, simboli e identità dal legame con i territori e configura 5 scenari detti “landscape” (panorami): - Etnorami - Mediorami - Tecnorami - Finanziorami - Ideorami “Questi panorami sono quindi i mattoni di quelli che vorrei chiamare mondi immaginati, cioè i mondi molteplici che sono costituiti dalle immaginazioni storicamente localizzate di persone e gruppi diffusi sul pianeta” - Non vanno visti come un quadro statico e lineare, anzi! L’agency individuale, ossia il protagonismo dei soggetti nel/del flusso, si confronta con il fatto che la relazione tra i singoli scenari “è profondamente disgiunta e imprevedibile perché ognuno di questi panorami è soggetto alle sue costrizioni e ai suoi stimoli” - I vari panorami interagiscono fra loro, ma non come schema prefissato quanto più come circostanze locali - L’antropologia del contemporaneo ha quindi bisogno di concetti che consentano di analizzare queste dimensioni o Questo l’obiettivo di Appadurai: mettere a disposizione un vocabolario tecnico ragionevolmente economico. Partenza per un’analisi del globale ancora tutta da fare Hannerz orientato a costruzione di macroantropologia della cultura: elaborazione di un complesso di categorie multidimensionali - Dimensione fondamentale è quella: dei flussi di significato Per ricostruire un quadro generale del flusso culturale attuale vengono individuati 4 framework: 1. Forma di vita: descrive il processo culturale in scala ridotta, legando il cambiamento alle attività quotidiane di produzione e riproduzione a. Entra in gioco la dimensione creativa che investe anche l’individuo come protagonista di scelte 2. Mercato: circolazione delle merci, vengono trasferiti beni e servizi e anche significati 3. Stato: forma organizzativa di controllo delle attività all’interno di un territorio, potere concentrato e pubblicamente riconosciuto 4. Movimenti: vicini alle forme di vita, perché poco centralizzati e strutturati, basati su fattori culturali Schematizzazione che rappresenta i referenti di base che interagendo determinano il processo culturale contemporaneo. “queste cornici non agiscono separatamente una dall’altra, ma è attraverso la loro interazione che danno forma sia a quelle che definiamo arbitrariamente culture particolari sia alla complicata entità complessiva che è l’ecumene globale” Hannerz ha formulato il termine “ecumente globale”: esprime l’idea di interconnessione culturale e della definitiva unificazione-domesticazione del pianeta Antropologi constatano che l’appropriazione dei prodotti culturali cambia a seconda dei contesti e può contribuire a rafforzare le singolarità e le identità Metafora del ’98: prisma locale - Rappresenta: a dispetto del pericolo più volte denunciato dell’omogeneizzazione del mondo, “a seconda della situazione storica, della struttura sociale e della cultura della società interessata, le influenze estranee vengono accolte, interpretate e fatte proprie in maniera estremamente diversa” - Il prisma (quello vero) lascia passare certi flussi luminosi e ne abbandona altri, così società e realtà locali applicherebbero un meccanismo di scomposizione e filtro dei flussi globali di informazioni, merci e risorse, facendone proprie alcune e ignorandone altre - Una porosità osmotica dove qualcosa passa e qualcosa no, a seconda della funzionalità dei nuovi oggetti per la società rilevante È vero infatti che i modelli economici sono ormai quasi uguali ovunque, ma è altrettanto vero che vi è un’infinità di applicazioni e reinvenzioni autonome Emerge il concetto di glocalizzazione: per sottolineare come tratto caratterizzante dei processi contemporanei un nuovo e specifico rapporto tra locale e globale - Rivolta il punto di vista - Locale non più inteso in termini inediti, non più polo oppositivo di resistenza alle spinte esterne e ai flussi globali, ma come sede principale di processi di trasformazione Globalizzazione che non si traduce né nella diluizione delle diverse culture né nello scontro tra segmenti culturali sparsi che sarebbero rimasti intatti nel corso della storia. Esso accoglie produzione differenziata di culture Sviluppata anche da Amselle, con riferimento alla metafora della connessione - Con questa prende le distanze da un approccio che consiste nel vedere nel nostro mondo globalizzato il prodotto di una mescolanza di culture viste a loro volta come universi chiusi e si riesce a mettere al centro della riflessione l’idea di “triangolazione”, ossia ricorso a un terzo elemento per fondare la propria identità - Globalizzazione come manifestazione ultima del vasto processo di Occidentalizzazione del mondo che starebbe riducendo i 2/3 del pianeta a rapporti di dipendenza dai nuovi attori transnazionali Leggere la migrazione tra doppia essenza e transnazionalità Migrazione: elemento ricorrente della storia umana Diaspore della modernità: spostamento di migliaia di uomini e donne, rappresentano fenomeni inediti per dimensioni e portata (transnazionalismo) Sempre più l’identità si scompone e ricostruisce nella mobilità, insieme alla storia degli individui Vereni: individua tripartizione teorica dello spazio identitario tra migranti, diasporici e indigeni Migrazione: quell’esperienza al tempo intima, sociale e transnazionale che riassume in sé molteplici e contradditorie dimensioni della globalizzazione Sayad: migrazione come “fatto sociale totale”: che interroga insieme le condizioni di partenza, i percorsi di vita dei migranti, le responsabilità e le scelte della società d’arrivo - Solo valutando tutti questi elementi insieme è possibile avere un’esperienza migratoria - Tratto unificante nella c.d. “doppia essenza”: quella del paese in cui l’emigrato è nato e quella del paese in cui si trova a vivere (dove spesso è escluso) - Realtà del migrante come esperienza di un’esistenza “fuori-luogo” in cui il soggetto vive una vera e propria “caduta sociale”, costretto a ricominciare da zero Da considerare altri elementi, legati a circostanze più attuali: - Possibilita di “essere qui e li”: attraverso tecnologie mantenere legame tra contesto di partenza e arrivo - Ruolo essenziale: le comunicazioni che restituiscono in qualche modo intimità alla distanza o Call center: luoghi e attività centrali del c.d. ethnic business dell’immigrazione Analisi costruzione dello spazio europeo, studi di Sassen dimostrano che le migrazioni sono un processo strutturato e selettivo, che combinano una moderata tendenza alla stabilizzazione e poi una spinta nel lungo termine a tornare nel paese di origine Relazione tra globalizzazione e migrazione: se migrazione è alla base di dislivelli di condizione materiali e sociali, allora al crescere del movimento economico avrebbe dovuto corrispondere una diminuzione dei movimenti migratori, invece oggi l’una manifesta l’altra, una è lo strumento essenziale dell’altra. Migrazione che diventa quindi una delle risposte popolari alla dominazione del capitale finanziario, in cui la libera circolazione non sia solamente appannaggio delle elite Migrazione: possibilità di essere parte di un primo mondo globale, anche a costo di farsi triturare dal consumo del lavoro Quindi: migrazione come fatto sociale totale cambia il mondo e le persone, ed in questa dinamica dobbiamo imparare a fare i conti per costruire un diverso scenario di inserimento sociale e una prospettiva di cittadinanza per tutti, tutte e ciascuno La creolizzazione delle identità Definire un’identità meticcia è il punto di arrivo del criticismo antropologico nel superamento di schemi cognitivi e classificatori fondati sul dogma della stabilità e della permanenza di universi sociali e delle differenze Sincretimso originario: formulato da Amselle, ossia disvelare una mistificazione ideologica centrale nel discorso dell’Occidente sulla Altro e sul Noi Creolizzazione: processi di reciproca contaminazione e scambio, nuova dimensione dell’identità culturale che ne deriva, la “mobilità” - Concetto emerso con intellettuali delle Antille francesi, secondo cui: la creolitè sarebbe la “coscienza non totalitaria di una diversità preservata” o “nuova identità mosaico” - Nuova dimensione di creatività culturale e convivenza, legata all’incontro delle differenze Conseguenze colonizzazione continente americano: nascità di una società strutturalmente nuova, incontro e fusione di gruppi umani differenti - Popolazioni autoctone: subiscono contraccolpo impatto con coloni europei. - Coloni: trasportavano la pretesa della propria superiorità culturale - Popolazioni africane: in un secondo momento sostituzione dei nativi con popolazioni scihavizzate Mintz: “nella schiavitù del Nuovo Mondo si può leggere il più imponente fenomeno di acculturazione di massa della storia umana. - Radici nell’incontro mercantile e schiavismo, finalità mettere a rendita i vasti appezzamenti di terra “rese disponibili” dalla conquista - Elemento centrale: squilibrio fra quantità di risorse potenziali e scarsità di manodopera locale Schiavismo di massa: nuovo modello dettato dall’internazionalizzazione degli interessi, delle produzioni e degli scambi. Innovazione rispetto a prima - Maggior parte impiegata nello sfruttamento intensivo di risorse agricole su larga scala - Schiavo come pura forza animale, fattore economico di base per formazione del capitale - Economia schiavistica: aspetto che maggiormente ha concorso allo sviluppo dell’economia europea Conseguenza: progressivo strutturamento del razzialismo, o razzismo, ideologia legittimante l’organizzazione gerarchica della società della colonizzazione Società nate dal metissage: costruite in base a gerarchizzazione in base al colore, la pigmentocracy Razza: linea di demarcazione sociale che entra nella quotidianità - Ascesa sociale: progressivo schiarirsi della pelle, che annullava la condizione di inferiorità marcata indelebilmente sul corpo - Originariamente 15 tipologie di “meticci”, stratificato in 4 secoli di ineguaglianze e ancora operativo ai giorni nostri Ma i neri non sono l’alterità etnica e non hanno quindi avuto come le culture indigene alcun riconoscimento postumo fondato su di un pluralismo culturale di principio e continuanno ancora troppo spesso ad essere percepiti come elemento di pericolosità sociale Per Bastide, come per Ortiz: fenomeni acculturativi non si producono “a senso unico”, ma coinvolgono sempre diverse forme di reciprocità, interlocutori di cui bisogna considerare le specificità storiche e sociali. Vengono quindi elaborati i concetti di “interpenetrazione” e “intreccio” per descrivere le reciprocità di condizionamenti che non possono occultare le realtà dei dislivelli di potere(lo abbiamo già detto sopra!!) - Occorre distinguere l’azione di 2 principi complementari, una casualità interna ed una esterna che in un’interazione continua determinano i processi di cambiamento. o Ciò definisce processi di cambiamento in termini di “plasticità” e creatività sociale dato che ogni spinta provoca una serie di reazioni di aggiustamento Concetti che provengono dagli studi sulle presenze africane nelle americhe e hanno avuto grande fortuna in ambito letterario - A questi si è affiancato il termine creolizzazione: attualmente impiegato per definire in senso lato l’incontro e lo scambio tra cultura differenti. Deriva da riflessione critica su terminologie come: o Meticcio: composto da più parti o Ibrido: bastardo o Mulatto: incrocio Sincretismo: con il superamento del razzismo scientifico e abbandonato ricorso a linguaggi che si riferiscono a dinamiche di incontro e scambio, si usa questo termine. - Significato: combinazione di elementi di differente origine - Impiegato per descrivere sistemi religiosi fondati su reinterpretazione autonoma di elementi derivanti dal contatto fra culture differenti o Questi “nuovi culti” utilizzano simbologie e rituali provenienti in parte da tradizione cristiana e in parte da culti indigeni - Termine che però risente di un implicito atteggiamento svalutativo, sincretismi come qualcosa di bizzarro e inquitante Dibattito antropologico ha proposto un completo superamento: - La ricerca dovrebbe prestare più attenzione alle resistenze e alle “rigidità culturali”, meccanismo attraverso il quale un gruppo umano rifiuta la dimensione spontanea dello scambio - Rivoltamento completo in cui si riconosce la centralitò dele logiche meticce e si individua una sorta di “sincretismo originario” in cui si rinvia all’infinito la questione dei primitivismi - L’interesse si sposta sull’analisi del rifiuto e dell’invenzione delle “identità chiuse” concentrandosi sull’artificialità dei limiti e dei confini come prodotti storici specifici Da ciò deriva il termine “creolo”: dal latino creare, significato di nascere - All’inizio definiva i nati nel Nuovo Mondo da genitori provenienti dall’Europa - Successivamente definiva i nella colonia discendenti di famiglie di “puro sangue europeo” - In Brasile indica solo gli afroamericani Dall’incontro fra codici differenti nasce una nuova lingua, parlata prima che scritta - Milioni di persone vivono la realtà della colonia e rielaborano gli elementi culturali di diversa provenienza Per Hannerz, la creolizzazione: “è il contenuto culturale fondamentale della società complessa - Global ecumene: caratterizzato dalla transnazionalità, ossia presenza di processi sociali e culturali che superano i limiti dello spazio-nazione, proponendo reinvenzioni e reinterpretazioni locali di elementi provenienti dall’esterno Attenzione alle dinamiche di incontro e scambio fra culture impone il definitivo superamento dei quadri teorici della letteratura antropologica tradizionale che restituiva un’immagine statica delle diversità, universi chiusi ed autonomi - Nuova visione delle società e delle culture attraverso la nozione di: flusso culturale o Flusso di significati e sequenze di comportamenti o Flusso culturale diviene parola chiave dell’orizzonte antropologico contemporaneo Così si può proporre una definizione della creolizzazione come un processo che oggi si generalizza alle nuove dimensioni dell’ecumene globale che, passando attraverso strategie e pratiche di adattamento e resistenza, costruisce percorsi di senso propri, attraverso i quali una diversa lettura dei quadri culturali imposti permette di recuperare una sfera autonoma di azione sociale e di produzione dei valori, per dare origine a scenari alternativi di modernità.