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Introduzione storica
‘aggregato’ è più tecnica come visione: aggregazione di esseri umani che casualmente
vivono insieme: slum, accampamento nomade, che magari è una famiglia poligama,
villaggio.
‘comunità’ è un aggregato che si è dato delle regole, ha delle reti interne e dei limiti.
‘situazioni’ sono i contesti: nella stessa comunità di notte vigono regole diverse rispetto a
quelle che vigono di giorno. Non si considerano solo soggetto, individuo, comunità o
aggregato, ma anche luogo e tempo.
L’antropologia parte dal basso e sale verso l’alto e incontra a un certo punto la sociologia
che parte dall’alto e va verso il basso. Sono due discipline complementari.
Antropologia non è sinonimo di etnologia/etnografia o folklore… Queste sono materie,
come l’antropologia, antropologiche, ma ci sono delle differenze. Nel caso di etnografia
(etc), il focus non è più sulla singola persona ma l’intero popolo.
Folklore: l’insieme delle tradizioni popolari e delle loro manifestazioni, in quanto oggetto di
studio o anche di semplice interesse. > def. italiana, condivisa circa da tutta l’Europa e
l’America del nord. MA l’Europa del nord fa coincidere il folklore con l’antropologia
culturale. La nostra definizione è meglio perché indica nello specifico l’insieme delle
tradizioni popolari e delle loro manifestazioni. Manifestazioni simboliche di un simbolo che
non ci parla più, ad esempio la pizzica e la taranta vengono prese come balli e non
vengono più fatte ad esempio in caso di* epilessia. L’antropologia culturale si occupa di
quei valori quando hanno ancora valenza di simbolo, il folklore viene dopo, quando il
simbolo smette di avere pregnanza. Quello che sta capitando oggi con la religione
cattolica. Il cristianesimo sta diventando folklore: il 98% delle persone che vanno alle
processioni ci vanno solo perché c’è la processione, non perché ci credono. C’è anche chi
prende le processioni in una maniera diversa > inchino. Gli Americani tendono a
confondere queste materie, aderendo a delle teorie ancor prima di venire in contatto con il
confronto. Per questo ci concentriamo sulla scuola britannica e francese.
- Antropologia fisica: “ramo delle scienze biologiche che studia l’umanità dal punto di
vista naturalistico, cioè in quanto costituente un particolare gruppo zoologico, sulla scorta
di caratteri morfologici e fisiologici”. a partire da metà ‘800 Blumenback > misurazione del
cranio; Broca > antropometria > studi sui cadaveri dei criminali: chi ha la fronte spaziosa è
più propenso a commettere omicidi; basi per teorie razziali; teorie evoluzionistiche post
darwiniane, applicazioni moderne in archeologia, criminologia ecc). i primi studi
riguardavano la misurazione del cranio ( basi per teorie razziali), e si trasformano poi in
antropologia, ovvero la misurazione di tutte le parti del corpo. Questi studi erano
inizialmente finalizzati alla determinazione di dati, ma portarono poi alla nascita
dell’antropologia criminale (teoria che prende il posto del vero riscontro)
Di fatto non appartiene agli umanisti ma ai medici.
- Antropologia sociale: etichetta con cui, nella tradizione di studi BRITANNICA, viene
definita la branca dell’antropologia che studia il comportamento degli esseri umani nei
gruppi sociali. È quella più laica, al contrario di quella culturale che si basa molto sui
simboli e sulla religione. Nasce negli USA. Prioritario è lo studio di strutture sociali. Primi
esponenti Edward Barnett Tylor, James George Frazer, Bronislaw MALINOWSKI. * un
esempio può essere la famiglia (parentela), la tribù, le figure religiose, le caste, gli attori
che rientrano nelle dinamiche del mercato, i partiti politici, la scuola. Possono essere
strutture sociali anche le bande criminali (vedi mafia), perché anche in esse vengono
sottoscritti dei patti sociali.
Antropologia dello sviluppo: può avere 2 eccezioni, ovvero da un lato lo sviluppo del
bambino (i sistemi educativi) e dall’altra la cooperazione allo sviluppo.
LA NASCITA DELL’ANTROPOLOGIA
L’antropologia nasce dall’incontro con l’altro, anche in maniera inconsapevole, come una
curiosità nei confronti di una particolare attitudine dell’altro. Questa curiosità nasce
dall’incontro con l’altro che avviene attraverso il viaggio, il commercio e quindi
l’incontro di costumi.
* il viaggio > ogni paesaggio è modificato dalla gente che ci vive. Prima di te qualcuno è
già stato in un determinato ambiente. Nel paesaggio c’è sempre lo sfondo di una mano
umana che in quel paesaggio ha operato. Scoperta di luoghi, di abitudini, cucina, abiti
diversi ecc…
Terzani > antropologo delle masse, ma rimane un viaggiatore perché descrive in maniera
poetica quello che vede. Finché tu descrivi una manifestazione c’è una superficie, senza
indagine dei collegamenti profondi tra le cose.
* il commercio, Vie commerciali > via della seta > Marco Polo; grandi vie carovaniere
dell’Africa —> è commercio, ma anche un viaggio, una scoperta, uno scambio, andare
oltre ciò che si conosce.
* la politica > comincia a entrare in campo la dimensione sociale: non è più una questione
di me e te, te e me, ma vengono in contatto i gruppi > dinamiche relazionali che stanno
alla base della coesione di un gruppo. I moti spontanei iniziano a essere diretti dai
regnanti (vedi Cristoforo che è stato mandato dalla Isabella di Castiglia)
* la moda > altro tipo di contatto a distanza. Primi del ‘900: grande esposizione mondiale,
dove vennero portati anche oggetti che erano sconosciuti ai più > enorme ondata di
esotismo. Si riflette nel vestiario ma anche solo nelle suppellettili. > rappresenta la
curiosità umana e la voglia di condividere le esperienze e i viaggi. Voglia di dare un
segno all’alterità. Da questo tipo di volontà di portare a casa qualcosa di quello che si è
visto fuori nascono queste correnti culturali / mode passeggere… devo far vedere che
sono con quelli che vanno alla ricerca, vado avanti insieme al mondo, non posso
rimanere senza aver fatto quello che gli altri hanno fatto.
I primi dati storici certi sulla nascita dell’antropologia si fanno risalire a Erodoto di
Alicarnasso (Grecia, V sec. a.C.: Historiai > descriveva quello che vedevano nei viaggi,
nelle feste. Erodoto era al seguito di spedizioni militari e commerciali generalmente, ma la
sua curiosità era fondamentale per l’approfondimento di altri ambiti della realtà. Con lui
nasce il bisogno di classificare e descrivere dall’alto le abitudini degli altri popoli.
Poi a Roma, a Strabone (II secolo d.C.), a Polibio (II secolo a.C.) ma anche a Giulio
Cesare nel De Bello Gallico (I secolo a.C.) e Tacito nel suo Germania (I secolo). Dopo
questi primordi, altri accenni di antropologia si ebbero nel Medioevo a seguito
dell’espansione dell’Islam ( si trattava di spedizioni di missionari che cominciavano a
dare descrizioni della cosiddetta Africa Nera).
Medioevo: in Europa siamo praticamente nel nulla, a parte l’esperienza di Marco Polo.
Periodo buio, tutto è fermo. Non si muovono più i greci o i romani, ma gli arabi (fioriscono
le scienze arabe, la medicina…)
Dal M.O., a seguito dell’espansione dell’Islam: Ibn Khaldun e Ibn Battuta (XIV sec)
Dall’Europa: Marco Polo
Dal ‘500 allo scorso secolo:
1552 a Siviglia Bartolomè de las Casas, Brevisima relaciòn de la destrucciòn de las Indias
> descrizione dei territori.
Non ci si ferma alla cronaca, al semplice riportare la storia, ma comincia anche la
riflessione antropologica > grandi missioni di esplorazione e l’interesse anche di filosofi
come Rousseau per i “popoli selvaggi”. Bisogno di verificare la teoria dell’homo homini
lupus ecc
Ma anche con Marco Polo con il suo milione. Dal ‘500 allo scorso secolo ci si può
ricordare di Bartolomeo di Las Casas “Brevisima Relacion de la destrucion de las Indias”,
affiancato dalle grandi missioni di esplorazione e l’interesse anche di filosofi come
Rousseau per i “popoli selvaggi”, dal lavoro di diplomatici, etc.
L’antropologia nasce con 2 figure, che hanno fatto l’antropologia senza scomodarsi dalla
loro poltrona. Taylor e Frazer. Taylor avvia la teoria evoluzionistica, mentre Frazer con i
suoi studi ha dato avvio all’antropologia religiosa. Antropologia dalla poltrona di casa,
però.
Per loro tanto più ci si discostava dal modello occidentale dell’epoca in qualche modo si
tornava indietro nel tempo nella scala evoluzionistica. Si sono basati sulle cronache
greche e romane, sui diari dei viaggiatori ecc per produrre i loro testi. Tutti dati di seconda
mano e incompatibili perché raccolti con metodi e finalità diverse. Loro si limitavano a fare
una comparazione tra le varie testimonianze e mettere in ordine una serie di step per
catalogare i vari stadi in cui vivono le popolazioni. Tylor dà la definizione di culture
primitive, che è stata usata fino a 20 anni fa. Interessato alla descrizione delle abitudini.
Frazer col suo Ramo d’oro apre la strada per gli studi comparativi sulla religione >
precursore degli studi religiosi e dell’antropologia culturale (quindi del simbolico, dei miti e
delle leggende). Cerca di classificare tutti i miti in questa raccolta.
Vari focus di attenzione: evoluzionismo culturale per stadi > Primitive culture, Tylor, 1871 |
continuum tra magia-religione-scienza > The Golden Bough. A Study in Magic and
Religion, Frazer, 1890.
Periodo americano, l’antropologia del diritto. Anche con gli americani si è avuto
inizialmente un buon periodo con Henry Lewis Morgan, avvocato delle nazioni che ha
difeso gli indiani Seneca contro gli speculatori bianchi per nessun motivo particolare se
non per solidarietà umana (“Lega degli Irochesi”, 1851). Precursore dei diritti umani, è
stato il primo non indiano a battersi per i diritti degli indiani d’America. Costui ha anche
prodotto una delle opere più importanti sulla parentela, di cui studia le regole e le strutture
(Sistemi di consanguineità e affinità della famiglia umana, 1871). Nelle sue opere descrive
nei minimi dettagli le dinamiche delle varie popolazioni. Cosa succede se un marito muore,
quando la ragazza viene data in sposa ecc.
Romanzi di viaggio intorno al ‘700 (I viaggi di Gulliver, Il giro del mondo in 80 giorni, ecc)
Nascita vera e propria della disciplina: 1871: per la prima volta si parla di antropologia .
Torniamo in Europa: Andando avanti nel tempo, esattamente alla fine dell’800, l’analisi
diviene più scientifica con l’introduzione di geografi nel dibattito, di cui un esempio è
Frobenius (geografo) fece una delle prime esplorazioni ben fatte in Africa sub-
sahariana. Le sue osservazioni sono in primis di carattere geografico, ma parlando di
luoghi e territori descrive anche i popoli. Leo Frobenius si toglie le pantofole e inizia a
girare per l’Africa, è un esploratore vero e proprio. Etnografo, scrive Die Geheimbünde
Afrikas, 1894. Dice: forse non esiste un unico centro sviluppatissimo e tutto il resto è
niente, forse ci sono una serie di punti nevralgici che si sono sviluppati indipendentemente
e in parallelo. (diffusionismo > l’Europa non è l’unico centro di diffusione. Inizia a dubitare
dell’idea di evoluzione continua.) Istituisce l’Archivio africano a Berlino nel 1938. Da
evoluzionismo a diffusionismo.
DIFFUSIONISMO: Si creano culture simili perché vi sono spazi simili). Altro esponente è
Franz Boas, anticipatore dell’universalismo americano; è il padre del relativismo culturale;
egli si allontanò dall’evoluzionismo del secolo (più semplice era la civiltà di una
popolazione, più in basso veniva collocata nell’evoluzione). La sua intuizione si
concretizzava in un relativismo culturale ogni cultura è appropriata alla nicchia in cui si
nasce, si comincia a considerare tutti gli uomini alla pari.
Nel frattempo in America nasce la vera sula di antropologia culturale di Franz Boas.
Sposta il piano dal materiale al simbolico. Da qui iniziano a nascere gli studi sulla mente,
ci si inizia a scontrare con il cognitivismo. The mind of primitive man, 1911.
Alla metà del secolo scorso si è avuta una svolta metodologica. Grazie a Malinowski si è
stabilito il metodo di comportamento dell’antropologo. Egli definisce l’osservazione
partecipante, ovvero la condivisione della vita del popolo preso in considerazione o
l’immersione nella comunità da studiare, la condizione necessaria per essere antropologo.
Questa idea gli venne in un certo senso, sotto costrizione poiché esiliato sulle isole
Trobriand. Lui era infatti polacco, di origine sospettatamente ebrea e quindi decide, finita la
sua esplorazione, di restare nel Pacifico invece che tornare in Europa dove stava
scoppiando la 2GM. In questo lasso di tempo si muove in quest’area e studia le
popolazioni. Scrive Argonauts of the Western Pacific, 1922.
(ERODOTO VS MALINOWSKI
Sono entrambi diari di viaggio, ma il secondo fa una riflessione più profonda. Bisogna cercare di
entrare in ciò che si incontra, non limitarsi a fare una descrizione superficiale. Terzani farebbe una
descrizione simile a quella di Erodoto. Bisogna cercare di vedere la realtà con la prospettiva di
quella cultura. Viaggiatore curioso VS antropologo. Il viaggiatore curiosa, l’antropologo cerca di
capire. Malinowski cerca di promuovere un’osservazione che possa essere scientifica, libera da
pregiudizi. In realtà è impossibile per ciascuno di noi. Non esiste uomo sulla terra che non sia
condizionato dalla cultura in cui nasce. Il tentativo che deve fare un etnografo è evitare di viziare
l’osservazione con il proprio essere. Più dettagli tu dai, più chi ti legge avrà modo di farsi un’idea
propria. Questione di onestà intellettuale. Maggior numero di riferimenti possibili, non dire le cose
stanno così punto.)
ANTROPOLOGIA SOCIALE
Dove e come si fa antropologia
Bisogna sempre fare dentro e fuori dalla propria cultura, a casa propria è difficile perché
molte cose ci sembrano normali e le diamo per scontate. Quindi più lontano è un popolo,
più semplice è fare antropologia. > vantaggio di non dare nulla per scontato. Poi a
seconda di quello che osserviamo rifletteremo anche su noi stessi. Rischio forte di finire
nell’esotismo aka di rimanere sulla superficie > collezione di immagini > folklore (ciò che
rimane di una credenza profonda che è andata perduta). C’è il pericolo per l’antropologo di
rendere folklore ciò che folklore non è: descrivendo semplicemente ad esempio ciò che si
vede durante un rito (maschera, presenti, gesti…), ma senza curarsi di quello che ci sta
sotto a livello di credenze e di esperienza di gruppo. C’è anche il rischio di non
comprendere i presupposti del non-detto. Ad esempio quando la Micheli era dai Culango
andava a casa degli anziani e non riusciva a farsi raccontare nulla, nonostante lei
versasse l’acqua per terra e poi bevesse anche l’acqua che le davano. Solo che dopo 5
minuti l’anziano se ne andava dicendo che se ne doveva andare. L’interprete della Micheli
le spiega che gli anziani se la prendevano perché lei stava seduta con le gambe
accavallate > offesa agli interlocutori. Lei aspettava che le raccontassero, si sedeva
comodamente e faceva da bianco di merda padrone che aspetta la storiella. Oppure ogni
mattina lei usciva con la felpina e tutti ridevano perché le chiedevano come aveva dormito
e lei rispondeva che la notte faceva un po’ fresco e loro capivano che era una proposta
sconcia perché le mancava calore umano. Una donna non deve dire mai che ha avuto
freddo. Oppure Crevatin è stato condannato a morte e ha rischiato di perdere la testa.
Voleva fare il figo e non aveva l’interprete perché era già tre anni che era lì. Sulla strada
c’è una frasca e loro invece di fare marcia indietro spostano la frasca e vanno avanti. Si
trovano all’ingresso del villaggio che è appena uscita la maschera del villaggio (maschile
per fortuna). MA per il villaggio loro erano stranieri che non avevano rispettato il divieto di
entrata > condanna a morte. Poi dopo varie trattative è stata convertita in un po’ di casse
di birra e un bue. Molti dicono io non ci credo, me ne frego. Ma ti devi adeguare perché sei
a casa d’altri. Vantaggio di cercarsi una posizione che sia fuori sistema. Loro sanno che
sei ignorante e puoi fare cose imbarazzanti. Quindi ti perdonano più facilmente. > visione
anche più esterna di quello che stai vivendo. Il mito dell’antropologo distaccato però è
un’utopia. Malinowski è stato bravo perché ha provato a riflettere su questa cosa.
Metodologia: tra scienza e sensibilità
Bisogna avere degli strumenti coerenti e concreti.
Elementi da non dimenticare:
- siamo ospiti in casa d’altri
- la lingua dell’interazione
- comunicazione non verbale > prossemica: distanza tra me e l’interlocutore, gambe
incrociate, guardare negli occhi > affidarsi a un interlocutore privilegiato (tipo l’interprete
della Micheli) per evitare queste incomprensioni
- il contesto insegna > analisi del contesto a tutto tondo.
La teoria di Malinowski ha portato all’obbligo per tutti gli studenti di antropologia britannici
di andare nella cultura di studio per due anni anche per imparare la lingua.
Rischio dell’etnocentrismo:
- incontrare l’umanità faccia a faccia (Clifford Geertz > antropologo contemporaneo) >
mettiti sullo stesso piano del tuo interlocutore, indipendentemente da titoli, istruzione,
gerarchie, sesso… Essere umano a essere umano.
- immersione con i 5 sensi > ci si trova molto lontano da casa: tutto il corpo è coinvolto
nell’esperienza dell’alterità (anche solo la cucina: siamo abituati al sapore dell’olio
d’oliva, della pizza e del ragù, là invece c’è odore di arachidi, di bancarella del
pesce/carne sotto il sole todo el dìa… anche il sapore della carne è diverso perché le
bestie là hanno vissuto e hanno camminato)
- emico VS etico > esperienza fatta quanto più possibile dal di dentro (emico:
esperienziale dal di dentro). Etico invece è il contrario, esperienza che viene fatta
dall’esterno. L’esperienza etica non funziona. > partecipativo VS distaccato
Quando ti pare di aver capito tutto invece non hai capito niente.
Aneddoto: in Olanda ospitano degli africani per il loro PhD. Gennaio-febbraio. Amico
Marcus dal Kenya e povero aveva sempre freddo. Fine febbraio arriva in uni con le
maniche corte e tutto congelato > aveva visto il sole per la prima volta e credeva che
prima ci fosse freddo perché non c’era il sole.
Le principali persone coinvolte:
- l’antropologo
- l’ospite: comunità ricevente
- l’informatore / interlocutore / mediatore
Accesissimo dibattito tra gli antropologi sulla definizione della funzione di questa persona:
informatore sembra che abbia a che fare con la mala, sembra una spia. Se lo chiamo
informatore i nomi metto su una posizione più elevata, tipo la polizia. Interlocutore pone
già questa figura su un livello di parità. Il mediatore è allo stesso tempo un informatore
perché ti dice come comportarti e un interlocutore perché facilita la comprensione dell’altro
e di chi ti ospita. Anche mediatore lascia un po’a desiderare. I mediatori dovrebbero
essere sì interpreti, ma anche antropologi. Era troppo facile pensa che l’afghano arrivato
per primo e dopo aver imparato la lingua potesse essere il mediatore migliore per gli altri
afghani. Innanzitutto potrebbe essere dalla loro parte e poi magari si porta dietro gli
stereotipi sugli afghani delle altre regioni. Sarebbe come mettere Salvini in America a fare
da mediatore a un napoletano.
Il padrone di casa, gate keeper > gli antropologi vivono immersi nella cultura di
accoglienza e chi li ospita è chiamato gate keeper. Scelgo di posizionarmi a seconda di
quello che voglio studiare.
Gli strumenti per la raccolta di dati:
- i tuoi 5 sensi (atteggiamento emico)
- il campo e l’osservazione partecipante > campo: spazio fisico dove si svolge la tua
esperienza e presenza dell’elemento che devo studiare (campo di interesse: es:
intenzione della 1 e 2 generazione di immigrati nelle valli della bergamasca);
osservazione partecipante: io sono un elemento del sistema che entra nel sistema e lo
condiziona, ma non mi limito a osservare, ma partecipo pure. Osservo una tecnica e
provo a partecipare al processo di formazione di quella cosa. Anche se non ci riuscirò.
Oggi si parla di osservazione partecipante coperta: osservare un campo da intruso,
faccio la spia facendo finta di non essere una spia. Tipo poliziotto sotto copertura.
Soprattutto gli americani lo fanno. Facendo questo però non rispetti il diritto
alla verità delle altre persone coinvolte, perché gli altri non sanno a che gioco stai
giocando > roba molto delicata. Lo puoi fare solo a casa tua, tipo quelli che
studiano l’antropologia all’interno delle fabbriche > studi di genere: cd lavorative della
donna.
- le storie di vita > dati che raccogli e che vengono fuori in maniera spontanea dai tuoi
interlocutori. Eventi degli ultimi 50 anni visti attraverso gli occhi di chi li ha vissuti.
- le interviste semi-strutturate > sulla base di quello che ho capito dall’osservazione, dalle
storie e dal diario, mi faccio un’idea che devo verificare. Mi do uno schema e scelgo i
temi da trattare con i miei interlocutori.
- i questionari strutturati > secondo la Micheli non andrebbero fatti perché sembra
sociologia. Il sociologo distribuisce i questionari e poi fa i grafici e le percentuali. Il lavoro
dell’antropologo dovrebbe precedere quello del sociologo. I questionari andrebbero
scritti insieme. Ci sono questionari sotto forma di disegno per raccogliere vocabolario.
Però anche la cosa dei disegnini appartiene alla nostra cultura. Per chi non è abituato
alla carta e alla bidimensionalità e alle diverse proporzioni non è immediato. Quindi
magari mi conviene prendere gli oggetti reali invece di dargli i disegni.
- il diario di campo > ai tempi di Malinowski era l’unico modo. Ora c’è la tecnologia:
posso fare una documentazione fotografica, superficiale di quello che avviene.
L’antropologo si mette a riflettere solo nel momento in cui si mette a scrivere. Quando
registro, registro solo le parole. Invece quando mi metto a scrivere posso dire le mie
impressioni, quello che ho colto.
E la tecnologia?
- registrare sì o no
- registrare come
- il problema dei diritti d’autore
- problema della privacy
- il consenso informato > tutto si basa su una questione di fiducia.
Uno deve essere il più trasparente possibile: registri solo quello che hai concordato. NB:
registrare non vuol dire poter pubblicare. Se riprendo una cerimonia per non dimenticarmi
niente non la posso automaticamente mettere sul web. Qualsiasi cosa venga pubblicata
deve essere consentita da parte di tutte le persone coinvolte in quella registrazione.
L’io nel suo mondo (l’antropologia classica dà per scontato che tutti sappiano come è fatto un
essere umano quindi non affronta questo tema in modo esaustivo) – cosa ci rende esseri umani?
cosa caratterizza il nostro nascere e crescere in una determinata societò? cosa ci rende refrattari
al cambiamento?
- cultura si pensa che sia qualcosa di statico che non cambia e che si limita a un
determinato territorio; in realtà è il modo di fare, le tradizioni, gli usi e i costumi, il modo di
cucinare; ci possono essere contaminazioni con i popoli vicini + le culture non sono immobili (le
culture possono subire modificazioni esterne o interne) (es. progresso scientifico e tecnologico,
modificazione dell’ambiente, cambiamento demografico modificano la cultura); la cultura
non è data ma tramandata, non è stabile, è costituita da una pluralità di elementi che possono
entrare e uscire nel corso del tempo (senso di evoluzione); definizione antropologica di cultura:
binomio nature-culture (bipartizione interna-esterna che sta alla base dell’essere umano e delle
sue manifestazioni) parte invariabile e parte sociale – {già la natura in sé però ha 2 facce: il
patrimonio genetico che è comune a tutti gli esseri umani (tutti siamo anatomicamente uguali)
e l’educazione che riceviamo (modifica a livello cognitivo) + l’altra parte della natura è quella
che sta fuori di noi (oggettivo ma che cambia in base al contesto)}; la cultura è assimilabile
all’apparato di fondo (dato culturale universale) ma si modifica di contesto in contesto
(relativismo – la manifestazione di questi valori sono molteplici e differenti); ogni tipo di cultura
dialoga strettamente nel tipo di natura nel quale si installa e si inserisce; la cultura è fatta da
quelle abilità, nozioni e forme di comportamento che le persone hanno acquisito in quanto
membri di una determinata società (società = agglomerato umano che si dà delle regole – può
essere costituita da un numero variabile di elementi); Geertz: la cultura è un tutto integrato, un
puzzle i cui pezzi sono tutti a disposizione, un sistema di significati largamente condiviso
(“largamente” dà spazio al cambiamento) + per essere parte di una cultura il soggetto singolo
non deve aderire necessariamente in tutto e per tutto ai modelli di quella cultura e
ciononostante ne fa parte (es. il fatto di non essere credenti praticanti non toglie che comunque
si fa parte di una cultura radicata in quella religione); un essere umano è costituito da genetica
universale e variabile (= nature) + cultura universale e variabile (= culture) schema Erikson
- stati interiori emozioni; influiscono sul modo di vedere il mondo; ci sono comunità la cui
storia e il cui contesto (ecologico, culturale, demografico, strutturale della società…) insegnano
a provare determinate emozioni in determinati contesti
- lingua nessuna lingua è esattamente uguale a un’altra (non si può fare tutto ciò che si può
fare con una lingua con un’altra lingua); le lingue non sono equivalenti ma sono equipollenti (=
tutte le lingue del mondo raggiungono gli scopi che si sono prefissati e riescono nello scopo di
comunicare per entro la propria cultura – tutte sono efficaci allo stesso modo a patto che siano
prese dentro il loro mondo); lingua naturale = lingua che non ha abitudine alla scolarità
(alfabetizzazione quasi pari a 0); in una lingua naturale c’è un vocabolario completo composto
da mediamente 250.000 parole ma una persona altamente scolarizzata arriva ad usarne solo
2.000 e una persona di bassa scolarizzazione ne usa circa 800; la lingua si sviluppa tanto più
vasti sono i campi di utilizzo e di lavoro (le parole nascono per un bisogno nomenclativo la
parola crea cose nuove o segue le cose nuove create?); questo cambia in base al fatto che la
società abbia una tradizione scritta di almeno 2.000 anni o no (presenza di accademie) la
società delega parte del suo sapere a ciò che sta nei libri (che deriva da un’esperienza passata
corretta dai posteri – meccanismo di correzione di ciò che c’era prima in termini di sapienza e
di sapere (tanto più che con il passare del tempo le conoscenze si specializzano e di
segmentano); nelle società in cui non c’è scrittura e non c’è scuola non c’è la delega del
sapere la lingua è limitata tanto quanto il sapere; il mondo circostante viene segmentato da
noi in base alla nostra cultura (es. spettro dei colori che sono percepiti in modo diverso – Berlin
E Kay: massimo 11 etichette di colori, si percepisce il colore in base al contesto in cui si trova e
alla propria cultura Berlin e Kay pensavano che un numero maggiore di etichette
corrispondeva a una lingua + evoluta); noi occidentali fin dal Rinascimento (Darwin), siamo
stati abituati a classificare qualsiasi cosa mentre le lingue naturali sono abituate a classificare e
nominare solo le cose che servono (categorizzare = discriminare?); Lacan (padre di una scuola
di psicanalisi degli 1970s) il tuo nome ti precede (tuo padre e tua madre hanno scelto il
nome all’interno di una rosa di una rosa di nomi della loro cultura la tua strada è tracciata) –
ti inserisce all’interno di una storia e di una cultura pregressa che devi riconoscere per inserirti
▪ identità non esiste se non in contrapposizione a un’altra identità (relazione con l’altro:
prevede attori e una agency = un qualcosa da comunicare); tanto più la tua distanza dall’altro è
maggiore tanto più si tende a definirsi come appartenenti a un gruppo sempre più vasto
(Comasca, italiana, europea…) e viceversa; nonostante l’identità possa avere dei tratti
universali è sempre di natura relativa; ruolo e status (modificano gli elementi relativi
dell’identità) – diritti e doveri ascribed (= innegabili) e achieved (= acquisiti mediante un
cambiamento di ruolo o status; il cambiamento può essere interno al gruppo o esterno);
Goffman l’identità del singolo vinee giocata dal singolo stesso (maschere – stile Pirandello):
ognuno di noi sul proprio palcoscenico riconosce il proprio ruolo e quello degli altri e può
passare attivamente da un ruolo all’altro (attori, ruoli, performance, frontstage e backstage);
ruolo e potere Weber: il potere è un aspetto ovvio della relazione sociale ossia l’abilità di
una persona di far fare agli altri ciò che lui ritiene buono (non coercizione ma skill); Marx: il
potere inteso anche in senso coercitivo è un elemento fondante della formazione della società
L’IO E IL GRUPPO
[…] > CHIEDI INIZIO LEZIONE 5 APRILE
Stati interiori:
Esistono emozioni fondamentali e universali: interesse, gioia, sorpresa, tristezza, rabbia, disgusto,
disprezzo, paura, vergogna/timidezza e senso di colpa (Izard & Buechler 1980:168)
Se l’input esterno viene percepito da tutti noi allo stesso modo vuol dire che uno nasce in una
cultura che gli insegna a decodificare lo stimolo in un determinato modo.
Diverse culture segmentano il dominio delle emozioni in modo diverso; da qui l’idea dei “Cultural
Scripts” (Cf Wierzbicka: X misses Y = Y is not with X; X thinks of Y; X wants to be with Y; X thinks
that being with Y would cause him to feel good).
Non posso provare nostalgia se l’oggetto della mia nostalgia è con me. L’intreccio culturale che sta
dietro la nostalgia dipende dalla società in cui mi trovo. In alcune culture la nostalgia è legata solo
alla morte di uno dei due, altrimenti è desiderio. La nostalgia in questo caso è qualcosa di
irreversibile, perché la persona è morta.
Emozioni:
“Se si ammette che l’emozione è un evento biopsicologico e che ogni emozione è universale e
legata chiaramente ad un’espressione facciale (...) il processo della comprensione delle emozioni
al di là di confini culturali diventa semplicemente una questione di lettura della mimica facciale (...)
se, invece, l’emozione è vista come intrecciata in modo complesso con i sistemi culturali di
significato e e con l’interazione sociale, e se l’emozione è usata per parlare di ciò che è
culturalmente definito e sperimentato come “intensamente significativo”, allora il problema diventa
la traduzione di due modi culturali di vedere ed agire il mondo, di ciò che è vero, buono e adatto”
(Lutz 1988:8)
Le emozioni non sono facilmente decodificabili > non basta comprendere la cultura in cui uno è
dentro > mimica facciale fino a un certo punto.
Se l’emozione è usata per parlare di ciò che per quella cultura è intensamente significativo >
all’interno delle due società, olistica e individualista, significativo ha un significato diverso: in una
vedi quello che provi tu stesso e l’altro di fronte a te come le uniche cose importanti, nell’altra
importa solo quello che il gruppo prova. L’emozione centrata sul singolo non si cura di quello che
la società pensa. Nella società del gruppo uno non fa veramente quello che vuole, semplicemente
si limita a dire ‘non posso’ e vive la cosa di nascosto. [Questo va al di là della mimica facciale >
importa anche quello che provo io]. Ideali sociali di oggi: ribaltati rispetto a una volta. Oggi l’ideale
è vivere in maniera appagante l’amore all’interno della coppia, chiusene della famiglia e dei figli se
divorzio. Una volta l’ideale sociale era la famiglia unita nonostante tutto.
“Se le emozioni sono concepite analiticamente come l’indice delle relazioni sociali esse non
possono non riflettersi nelle definizioni culturali dei modi ideali di stare con gli
altri...” (Ibidem p. 10)
Le unnatural emotions sono quelle spontanee che devo vivere da sola, non le devo far
vedere all’esterno. A seconda della società solo determinate persone possono esprimere
le emozioni spontanee in pubblico. Gli uomini 50 anni fa non potevano essere gentili /
teneri / spingere il passeggino / portare le borse della spesa / piangere davanti a qualcuno.
Magari in casa il nonno era più tenero della nonna ma lo poteva far vedere solo a casa.
C.A. Lutz “Unnatural Emotions”, 1988, Isole Caroline, Pacifico.
Emozioni decodificate in questa società delle Isole Caroline
- Fago (compassione, tristezza, amore) > amore che deve essere vissuto all’interno del
modello ideale di famiglia > compassione nel senso di cum-patior, tristezza è il timore di
perdere quella persona (atteggiamento mai completamente contento e soddisfatto),
amore è condivisione all’interno della famiglia. Alle ragazze nei riti di passaggio viene
insegnato il fago: questo è quello che dovrai provare.
- Song (rabbia giustificata, ammonimento, nessuna vendetta) > la rabbia che viene da un
vero torto subito, non da un dispetto (qualcuno violenta mia figlia o fa del male a mio
fratello). Questa song a un certo punto viene ritualizzata: per la società sono giustificato
e l’altro viene punito. Ammonimento della società. Prima del giudizio vero e proprio la
persona ammonita può venire a chiederti perdono. Mettendo la mia rabbia nelle mani
della società, faccio in modo di liberarmi di questo sentimento negativo e, attraverso il
giudizio della società, evito di trasformarlo in vendetta.
- Ker (sorpresa piacevole)
- Rus (sorpresa spiacevole) > queste due emozioni una volta espresse indicano ai più
piccoli che cosa è giusto e che cosa è sbagliato. Se l’adulto dimostra per vuol dire che è
una bella cosa, se dimostra ras, ok, non è grave ma non va neanche tanto bene…
ANIMALE
Cane
Barboncino
Mastino
Napoletano, napoletano gigante
La tassonomia è stat utilizzata per memorizzare queste cose, soprattutto il regno animale.
Metodo di stoccaggio naturale delle informazioni. Questo metodo è più facile applicarlo
agli esseri viventi che non agli oggetti. Perché la cultura fa il suo.
Tassonomia degli utensili da cucina.
UTENSILI DA CUCINA
STOVIGLIE PENTOLE
Piatti Posate Bicchieri
I livelli istintivi sono pochi. Sono esattamente quelli che troviamo applicati dalle società
naturali anche per gli animali e le piante. La nostra scuola ci ha abituato ad arrivare al
settimo livello tassonomico, ma questa categorizzazione è viziata dall’applicazione di un
unico e invariabile principio. Altrove, nella tassonomia degli utensili che non abbiamo
studiato a scuola, non abbiamo un principio unico su cui basarci: metto il boccale della
birra nei bicchieri perché è di vetro o nelle tazze perché ha il manico? Il principio è la
funzione o il materiale? Il cucchiaio di legno è una posata o no? Ha la forma del cucchiaio
ma non lo uso per mangiare. La tassonomia naturale si ferma prima, e i criteri che
regolano le t. naturali sono variabili, perché dipendono dai criteri che decido di adottare.
Una tassonomia diversa non vuol dire assenza di tassonomie: un modo diverso di usare
uno strumento cognitivo non significa assenza di quello strumento. Magari nelle società
naturali dividono gli animali a seconda di: lo mangio / mi mangia. Quindi magari la vacca
finiva nella stessa categoria del grillo, se io mangio i grilli. Invece una volta dicevano
“Guarda questi qua che non sanno neanche distinguere i mammiferi”.
- Sillogismo: Vigozki aveva fatto i giochini del sillogismo nella Russia rurale. La Russia è
abitata da orsi, e man mano che mi sposto a sud diventano da bianchi a marroni. Nella
tal cittadina che è a nord di che colore sono gli orsi? Bianchi. In questa città a sud?
Marroni. La risposta delle persone che vivevano nella Russia rurale non corrispondeva
al sillogismo. Rispondevano “Non lo so”, perché non erano mai stati in quel posto.
Risposta imbarazzata: solo i bambini rispondono spontaneamente. Nelle società naturali
quello che tu dici corrisponde al vero. Verità legata al contesto, se non la posso
verificare non posso rispondere. Non ho mai visto gli orsi che ci sono là. Ogni persona
nasce e vive in un qui ed ora che condiziona la sua percezione del mondo. Le società
abituate alla scuola sono abituate alla delega del sapere: diamo per scontato che i prof
dicono il vero. Questo porta alla specializzazione dei saperi: ogni prof è riconosciuto
come delegato del sapere di una determinata disciplina. Nel mondo naturale la delega
del sapere esiste (anziano saggio che mi può parlare, magari per metafore, ma mi può
trasmettere dei contenuti), ma è sapere legato a un’esperienza concreta, non a ciò che
ha letto. Quando una società inizia a diventare sedentaria e ad avere un surplus, è lì
che nascono i poeti, i musicisti e quelli che fanno solo il pastore / il fabbro che prepara
gli strumenti per gli altri > specializzazione delle mansioni. Poi arriva la scuola e il
sapere diventa teorico. Parola chiave: relazione. Le categorie non saranno mai astratte
ma relazionali. Non mi soffermerò mai a descrivere astrattamente come è fatto un
uccello, mi baso sulla mia relazione con l’uccello: lo mangio o non lo mangio?
Esiste il caso?
- ciò che accade è sempre un segno
- c’è un agente per ogni cosa
- in un mondo ‘pieno’ il caso non esiste
Ogni azione ha una reazione che può anche essere imprevedibile. La reazione delle unità
che so che esistono ma che non vedo può essere imprevedibile. Comunque tutto ha
origine in una volontà, sia essa mia, di un altro, di una divinità… Nelle varie lingue naturali
non esiste l’espressione linguistica “per caso”. Per questo le società naturali sono dedite
alla divinazione, perché ogni cosa che mi succede ha bisogno di una lettura mistica. In
questo senso gli indovini / gli esperti dei vari sistemi di divinazione andranno a cercare la
causa di tutto quello che ti succede tra le altre persone che abitano questo cosmo. > non
esiste il concetto di fortuna o sfortuna, esiste la punizione e il premio.
De Martino sulla Lucania degli anni ’60: “ Il senso storico delle tecniche protettive della magia sta
nei valori che tali tecniche ridischiudono innestandosi nei momenti critici di un determinato regime
di esistenza e si manifesta quindi soltanto se consideriamo quelle tecniche come momento di una
dinamica culturale percepibile per entro una civiltà singola, una società particolare, un’epoca
definita”.
DX —> persona nella sua evoluzione: circuiti a cui appartiene nei diversi stadi. Al centro
della società si pone la famiglia nucleare (genitori + figli); il secondo cerchio è il villaggio /
paesello di nascita; regione / county; nazione…
SX —> inclusione della persona nella società, rapporti interpersonali. Primo atto della
socializzazione: riconoscere la propria identità, se stessi come individuo (in un ruolo e in
un genere), riconoscersi come parte di un gruppo. 2: ruolo che una persona svolge
all’interno del suo gruppo. 3: circuito di scambi (=trade union), molto banali: possono
andare dal baratto (gommina profumata per temperino)… 4: partito politico: la rete di
scambi non va più tra persona e persona ma tra due gruppi (America > cheerleaders vs
studione brufolose).
La nostra società va in basso a sx. > l’ego può fare quello che vuole. L’ego femmina può
diventare astronauta, l’ego maschio può fare il ballerino classico. La ns società ha come
idea la massima libertà di espressione (a livello ideale), poi è chiaro che ci sono dei
condizionamenti sociali, tipo le ragazze devono essere magre ecc.
La società naturale, che si basa sulla comunità, va in alto a dx. > se hai dei comportamenti
antisociali puoi essere considerato stregone. Se non fai quello che dice la società vieni
bannato dal villaggio.
Negli altri settori ci sono infinite variabili.
Fulani / Fulbe / Peul: Popolazione che attraversa il Sahara, dal Chad al Senegal verso i
laghi.
Sono nomadi, pastori, poligami e patrilineari.
Lo spazio è legato e determinato dai ruoli determinati dal sesso (maschi e femmine); dal
grado di effettiva socializzazione dei membri (età).
Arco di arbusti VIVI. Sotto c’è lo spazio per gli animali e il recinto è costituito da steccati di
legna secca.
2 quadrati: capanne delle mogli: una capanna a testa. Nella capanna ci vive la moglie coi
suoi figli fino al momento dell’età pubere.
Ovale: capanna della old woman: mamma del marito. Ci sarà sempre la old woman’s
shelter? No, perché lei va dal figlio maschio più grande. (x quello è tratteggiata).
Horse: spazio riservato all’interno della casa degli umani > è un animale nobile: non tutti lo
hanno, solo i nobili o quelli molto ricchi.
Per avere una moglie in più l’uomo deve dimostrare di poterla mantenere: 21 vacche a
moglie. Avere tante mogli non è questione di innamoramento / enorme desiderio, nella
maggioranza dei casi uno diventa marito di nuove mogli quando è già anziano > servono
per dimostrare che la sua casata è potente e le sposa in proporzione al numero di vacche.
Stellina: Hearth > focolare. Laddove ci sia una convivenza pacifica è unico per tutte le
mogli.
Nello spazio animale, che è delimitato da una corda tirata (all’ext ci sono delle strutture
fisse). Il fuoco qui è alimentato tutta la notte dai figli maschi che ancora non sono andati
via di casa.
Fuori dall’ambiente familiare ci sono le case dove dormono i figli maschi che stanno
aspettando di avere abbastanza vacche per sposare una donna. Sono esclusi
dall’ambiente sociale. Essere lì per loro significa dimostrare di saper negoziare la propria
vita con gli esseri sovrannaturali. Sono nomadi, quindi ogni volta che si spostano devono
saper negoziare con le presenze di quel luogo la loro presenza lì. Il loro compito è
proteggere il bestiame dalle aggressioni esterne (pantere ecc / esseri umani che vengono
a razziare perché magari hanno perso le vacche). Finché non dimostrano di esserne
capaci non avranno moglie.
Se il marito muore le mogli generano figli coi fratelli del marito ma quei figli sono
considerati del marito morto.
Hamar —> Anche all’interno della casa femminile ci sono degli spazi in cui qualcuno ci
può stare e qualcuno no.
Muro di fondo: focolare e cucina > spazio dedicato ai bimbi piccoli. Spazio più protetto. [Se
un bambino muore prima del rito del nome, aka 40 giorni dopo la sua nascita, viene
seppellito dove è stata seppellita la sua placenta, cioè sotto al focolare, quindi sotto a dove
dormono gli altri. Se muore dopo che gli è stato dato il nome viene seppellito insieme ai
suoi antenati nello spazio antisociale.]
Dx: spazio rialzato di terra battuta: letto del maschio padrone di casa > siede per primo
vicino all’entrata. Se ci sono altri ospiti maschi siederanno a fianco a lui alla sua dx verso il
centro della capanna. I bambini maschi possono andare dal padre. Le femmine saranno
rispedite alla sx della capanna, dove non c’è il rialzo. La donna è seduta per terra. Anche
la posizione di potere è sottolineata dalla conformazione della capanna.
I Peul:
- Pastori nomadi dell’Africa Occidentale
- Usualmente musulmani, hanno fino a 4 mogli
- Non vivono in villaggio
- La centralità della relazione marito-moglie (> genera la prole)
- Chi vive nell’household?
- Come si sostenta l’household?
- L’household è stabile?
Se l’household rimanesse chiuso in se stesso, perirebbe. Però scatta il meccanismo di solidarietà
con i fratelli del marito / la parentela in linea di sangue da parte paterna. Nel caso in cui il lignaggio
per via paterna sia troppo debole, si fa appello a quello delle mogli. Quindi ogni uomo cercherà di
sposare donne ricche con molte vacche. Comunque in generale gli household si allargano e si
restringono in base ai bisogni.
Mediamente un maschio in queste condizione muore intorno ai 40 anni, cioè quando la sua ultima
moglie ha partorito o deve partorirgli l’ultimo figlio. Le mogli vengono redistribuite dai fratelli se i figli
non si possono sposare. Le madri i cui figli sono abbastanza grandi possono decidere di rimanere
nella old woman’s house col primo figlio maschio.
Un household vive per max una ventina d’anni. Si sposta ogni sei mesi circa.
Triangolino: maschio
Cerchio: femmina
= : sono sposati
/ : morto
Rastrelliere: discendenza
La discendenza
- Patrilineare (le figlie godranno dei beni paterni fintantoché rimarranno nella casa
paterna. Quando si sposano a loro dovrà provvedere il marito) > è la più frequente
- Matrilineare > molto comune in Africa e nel sud est asiatico e nella foresta Amazzonica
(passa tutto attraverso i fratelli della madre. I miei figli erediteranno i beni di mio fratello,
i figli di mio fratello erediteranno i beni del fratello di sua moglie. Se io sono una donna e
ho solo sorelle, i miei figli erediteranno dal fratello di mia madre, quindi sempre dallo zio
materno, ma di grado superiore)
- Doppia (alcuni beni trasmessi dal padre, altri dalla madre > di solito divisi tra beni mobili
e immobili) > di solito questo tipo di d. non solo è doppia, ma anche parallela, non si
intersecano M—>M; F—>F. A volte si distingue tra beni materiali e spirituali (tipo: la
nonna era una grandissima guaritrice > la figlia la deve seguire, non può il figlio.
Viceversa per gli stregoni). Si passa puramente attraverso il genere.
- Cognatica / bilaterale (ogni bene può passare sui due assi)
- Parallela (da padre a figlio e da madre a figlia) > Si passa puramente attraverso il
genere.
- Incrociata o alterna (da madre a figlio e da padre a figlia) > rarissimo, non se ne
conosce un esempio vivente.
Problema quando i diversi tipi di discendenza si incrociano perché si sposano due individui
che appartengono a due sistemi che hanno diverse discendenze.
Noi viviamo in un sistema legislativo in cui i parenti di primo grado, se esistono, hanno il
diritto di ereditare tutto del defunto. Se non ci sono parenti di primo grado, si passa a quelli
di secondo.
Terminologia descrittiva (indica i diversi gradi di parentela; le varie etichette implicano diritti e
doveri reciproci) —> non solo indica consanguineità e affinità. Ci sono i fratelli, i cugini (cons. e aff.
> noi in italiano usiamo la stessa etichetta per entrambi. Ma in alcune lingue hanno etichette
diverse, anche per indicare lo zio fratello di mamma ma anche lo zio marito della sorella di
mamma). Si moltiplicano i termini al di là della relazione di consanguineità e affinità, ci sono
etichette specifiche a seconda del grado.
Parte 2: il matrimonio
“They are our enemies, we marry them” _ proverbio Nuer
—> laddove c’è la creazione di un legame di affinità che scaturirà in consanguineità, scatta il
meccanismo di protezione e solidarietà.
Elementi basilari
- Il matrimonio come alleanza socio-politica per mettere fine alle uccisioni reciproche dopo una
faida
- Endogamia (ci si sposa all’interno del proprio gruppo etno-linguistico > tipica di un gruppo che si
sente già abbastanza forte e non sente il bisogno di cercare legami all’esterno. “Tanto più ci si
sente forti, tanto più ci si arrocca nella propria Padana, tanto più si generano mostri. Ciao
Salviny.”. Caste indiane: vogliono conservare la purezza.) ed Esogamia (cercare alleanze al di
fuori > tipico dei clan nomadi che devono far fronte a qualche problema. Spesso le lingue con le
quali ci si sposa sono diverse dalla lingua di partenza. Ci sono tribù matrilineari (tipo i Baulé) che
preferiscono prendere uomini che non parlano la loro lingua così i due coniugi non possono
parlare tra loro in modo da non creare un asse solidale tra loro due tale da far rompere a
entrambi il legame principale che entrambi devono mantenere col clan.)
- Natolocalità (vivo laddove sono nato, a volte sinonimo di virilocalità e a volte di
uxorilocalità), Virilocalità (acquisto una moglie all’esterno e lei viene a vivere nel mio
villaggio), Uxorilocalità (Baulé: il marito si trasferisce dalla moglie e lavorerà per i suoi
fratelli). Ci sono coppie che si insediano in un luogo che non è il villaggio di origine di
nessuno, semplicemente si sposano e se ne vanno.
- La dote e il prezzo della sposa > sono due cose diverse: la dote è quella che
conosciamo noi, quello che porta la donna con sé al momento del matrimonio. Non
necessariamente il concetto di dote è limitato alle società patrilineari, c’è anche in quelle
doppie, nella nostra. Il prezzo della sposa è quello che il marito deve pagare per
compare la moglie e i diritti riproduttivi su quella donna. Nelle società matrilineari il
prezzo della sposa si realizza in anni di lavoro per la famiglia di quella donna. Devo
lavorare per loro per anni per avere accesso al letto di quella donna. Compro la donna e
faccio di lei quello che voglio. Hamar e Dassanech sono due gruppi in cui si pratica il
pagamento del prezzo della donna. Presso gli Hamar è una tantum e c’è una tariffa
stabilita a priori (28 capre, 2 mucche, a meno che non si tratti di una famiglia esemplare
+ 1 vaso di miele) e poi la donna è acquistata a vita. Dassanech viceversa: pagano una
quota irrisoria: il banchetto di nozze + 1 capra. Il pagamento vero dipende da quali figli
questa donna farà. Ad ogni figlio nuovo la famiglia di origine riceverà 3 capre, 1 mucca,
1 vaso di miele ecc. Pagamento a rate a seconda del numero di figli. Se la donna non fa
neanche un figlio, ha la libertà di tornare dalla sua famiglia di origine.
- Poliginia e Poliandria - concubinato > La poliandria è praticata pochissimo, la si trova in
alcune società matrilineari. La poligamia è diffusissima. Per quanto riguarda il numero di
comunità, è quella più diffusa. La monogamia è meno praticata. Più sono ricco, più
mogli posso avere. Avere più partner è legato alla ricchezza (anche nella poliandria).
Può sfociare nel concubinato. La differenza è che la discendenza generata con un*
concubin* non ha riconosciuta l’eredità. Per avere un* concubin* bisogna dimostrare di
poterl* mantenere. Il Corano permette un massimo di 4 mogli ufficiali, le altre sono
concubine. In alcune società naturali ci sono uomini molto ricchi che arrivano fino a 100
concubine. Acquistarne una è simbolo di ricchezza e potere, spesso sono le famiglie a
donare i figli / le figlie alle famiglie più importanti per creare un’alleanza politica.
- Sororato e Levirato - il “sati” indiano > Il sororato si ha nelle società matrilineari, di solito
quando praticano anche poliandria. Il evirato al contrario si ha nelle società patrilineari.
In società patri- o matrilineari il vedovo o la vedova passano a essere di proprietà del
fratello del marito / della sorella della moglie. I figli poi generati saranno considerati figli
del partner defunto, gli sarà così garantita una discendenza maggiore e quindi un
maggior numero di persone che per lui praticano i riti di venerazione degli antenati. Il
Sati indiano (società patrilineare) > le vedove indiane vengono bruciate. È un bene del
marito, quindi sulla pira, insieme ai suoi beni a cui era + legato, veniva messa anche la
moglie (di solito la prima) > così lo accompagnano nel suo viaggio verso la
reincarnazione.
IL CASO KULANGO
Sono una società matrilineare. Sono circondati da popolazioni patrilineari con cui devono
convivere, anche mediante rapporti matrimoniali. Anni fa praticavano endogamia perché
erano gli unici sedentari > no problema. MA la desertificazione del Sahara porta i gruppi
patrilineari seminomadi a decidere di sedentarizzarsi > passaggio da pastorizia ad
agricoltura. Cominciano ad avere rapporti politici con i Kulango, tra cui i matrimoni. È un
problema se si mischia un sistema matrilineare con uno patrilineare: si creano anche delle
faide. In altri casi le parti si ???? su un modo di trasmissione dei beni bilineare. La
terminologia della parentela riflette tutto ciò. Era una terminologia descrittiva (non solo
consanguinei e affini, ma anche i livelli di distanza tra un parente e l’altro). Chiamavano
fratelli e sorelle i cugini di primo grado. Cambia il termine per i cugini di secondo grado.
L’unica figura della generazione superiore con un nome diverso (tutti gli zii sono chiamati
madre e padre) è BABA (o BABA DESÈ: padre di cui ho vergogna), figura dell’asse
paterno. È strano perché in una società matrilineare le figure marcate dovrebbero essere
nell’asse materno. (NIASÈ: figlio e NIAŪ: fratello della madre. > i due che si passano
l’eredità). Baba desse invece è il fratello del padre > testimonianza della fusione tra Matri-
e patrilinearità. Quando c’è un’unione di questo tipo, uno dei figli maschi passerà al padre
e porterà avanti il suo lignaggio. Il secondo figlio maschio è affidato alle cure del fratello
del padre, che diventerà il suo padre sociale. Questa unione genera figli per due gruppi.
L’unico che non è il padre sociale di nessuno è il padre biologico (?).
NIASÈ: lett. colui che lava > il figlio lava i piedi al fratello della madre, quando questi viene
in visita, per indicare questa relazione privilegiata. | NIAŪ: colui che è lavato.
I Kulango consigliano alle loro donne che vogliono andare con uomini del patrilineaggio di
non sposarsi, così che i figli restino nel matrilineaggio. > convivono e basta, non si creano
problemi con il passaggio dell’eredità.
TURNBULL E I LIFE-STAGES
Come si diventa parte di una società? Alla nascita una persona non è persona sociale, lo
diventa nella crescita quando può essere membro produttivo della società. Si prevede ??
un avanzamento di età, delle aspettative della società nei suoi confronti. Una persona
antisociale lo è se la società non ha aspettative nei suoi confronti perché non può darle un
apporto positivo. (o magari non lo è mai diventato per problemi fisici / psicologici o rifiuta le
regole della società.)
Tutte le società riconoscono più o meno varie tappe evolutive:
1) Infanzia (childhood) —> il soggetto è in una condizione di completa dipendenza, deve
solo capire come si vive. La società non si aspetta nulla da lui (in molte società
addirittura non si riconosce la differenza tra maschio e femmina per i bambini). Nel
nostro mondo questo periodo di sta allungando, soprattutto riguardo alla comprensione
del genere.
2) Adolescenza (adolescence ) —> corrisponde quasi sempre allo sviluppo sessuale e ad
un primo addomesticamento a come si vive nella società. Maschi e femmine
cominciano a essere separati.
3) Giovinezza (youth) —> non è universale. Noi ce l’abbiamo (società tecnologicamente
più avanzate che riconoscono un periodo importante all’educazione dei figli). Abbiamo
passato il passaggio biologico verso l’età adulta ma non abbiamo ancora impegni dal
punto di vista sociale. Si studia e l’addestramento a diventare parte attiva della società
diventa più incisivo: impariamo a fare un mestiere (nelle società che riconoscono la
divisione dei mestieri)
4) Età adulta (adulthood) —> massima espressione sociale dell’individuo. Si ha un lavoro,
una famiglia, si partecipa alle istituzioni politiche della società
5) Età anziana (old age) —> ultimo passaggio. Finché si è lucidi si può influenzare la
società con le proprie idee, si può essere attivi in politica anche se si è in pensione.
Nelle società naturali è il rappresentante della biblioteca, tramanda il sapere, è il bene
più prezioso.
6) Rincoglionimento —> è segnato linguisticamente nelle società naturali. Il vecchio non è
più lucido e diventa un peso. In alcuni casi è segnato da un rito, viene venerato come
ponte tra qui e l’aldilà, in altri casi si pensa che il suo spirito l’abbia abbandonato per far
posto a uno spirito malevolo, quindi viene abbandonato a morire solo.
TERATOLOGIA: parte dell’antropologia che si occupa dei riti legati alla morte > sempre di
più nel nostro mondo che di fatto nega lo spazio di solito legato alla chiesa (funerali). Le
persone sono più coerenti: se uno non crede non si fa il funerale in chiesa e già da prima
pensa a come celebrare il funerale. Sempre + agenzie funebri creano cerimonie studiate
in base alle credenze del defunto, una spiritualità diversa, una specie di festicciole quasi…
Forme di sostentamento
- Cacciatori-raccoglitori: tecnologia semplice, distinzione del lavoro basata su genere ed età,
insediamenti familiari, organizzazione politica egalitaria (immediate return VS delayed return) (>
raccolgono e cacciano solo quello che gli serve in quella giornata VS tecnologia appena appena
più sviluppata che permette di conservare per un breve periodo ciò che viene raccolto, tipo pezzi
di elefante ricoperti di miele e poi affumicati > possono durare anche uno o due anni). Non c’è
ancora la necessità di lavorare il metallo o la possibilità in base alle conoscenze acquisite.
- Orticoltori: come elementi tecnologici semplici strumenti per coltivare (digging sticks >
bastoncini appuntiti con cui fanno i buchi per mettere i semi), divisione del lavoro basata su
genere ed età, alimentazione a base di tuberi e mais/dry rice, diritti alla terra basati sul lignaggio,
poco surplus. C’è lo sviluppo di un minimo di tecnologia che gli permette di coltivare: NB:
orticoltura ≠ agricoltura: presso gli orticoltori non si distingue la terra coltivata dal resto; si tratta
sempre di produzioni agricole veloci (no mais o frumento che ci mettono un anno) perché
quando le risorse non bastano più si possono spostare. —> Kulango
- Agricoltori: diversi dagli orticoltori per l’uso dell’aratro e animali da tiro. Insediamenti più grandi
con sufficiente surplus per garantire maggiore suddivisione del lavoro (sacerdoti, fabbri, capi,
guerrieri...). Strutture politiche gerarchiche e basate principalmente sulla parentela. I campi si
distinguono dall’ambiente circostante e hanno degli attrezzi più sviluppati (vomere o aratro). La
struttura sociale diventa più complicata perché oltre ai legami di parentela possono trovarsi a
convivere anche persone appartenenti a due clan > serve anche un’organizzazione politica.
All’interno di una comunità agricola costituita da un villaggio centrale circondato da più villaggi
satelliti, nascono delle specializzazioni > si crea una casta di artigiani che si chiude e toglie la
possibilità di sposarsi con degli altri per mantenere il sapere > all’interno di una società esogena
esistono anche delle caste endogame.
- Pastori: storicamente successivi alla rivoluzione agricola.(Rivoluzione agricola: 5.000 a.C. in
Africa.) Simbiosi basata su scambio di beni con agricoltori. Divisione del lavoro semplice, basata
su età e genere, insediamenti piccoli per la necessità di spostamento e flessibilità. Tecnologia
flessibile. Principale risorsa economica è il bestiame, solitamente appartenente al singolo
individuo. Una società pastorale non ha abbastanza nutrienti per garantirsi la sussistenza: deve
scambiare carne e latte per prodotti come cereali e verdure che loro non possono coltivare
perché si muovono. Non è vero che le società agricole si sono evolute in società pastorali.
- Società rurali (peasants): economia agricola. Oggi la maggior parte della popolazione
mondiale sta in questo gruppo, parzialmente o totalmente integrata nell’economia mondiale. La
terra è un bene acquistabile e cedibile, un paesant spesso paga tasse per poter coltivare
(feudalesimo). Produzione di molto surplus che entra nell’economia di mercato. Massima
espressione della società agricola che diventa ancora + strutturata e inizia ad andare al di là del
clan.
- Società industriali: specializzazione della conoscenza e complessa divisione del lavoro,
basato su contratto individuale, istituzioni economiche, politiche e religiose separate. Stato
centralizzato, sistemi giuridici e di controllo sociale, logica di mercato, nessuno (o quasi)
produce il proprio cibo che è acquistato sul mercato. Gli storici hanno generato una serie di
interpretazioni sull’esperienza coloniale: andare a cercare i granai dove i granai ancora ci sono.
Forme di distribuzione:
Tre principi principali alla base della circolazione dei beni:
1) reciprocità: tipica delle gift economies delle società egalitarie > economie che non conoscono la
moneta ma si basano sul riconoscimento reciproco.
2) redistribuzione: tipica di società con un governo centrale, rafforza e legittima l’autorità > fil
centro che si preoccupa di redistribuire il surplus all’interno della società, anche in base ai lavori
dei vari componenti (tipico delle società rurali)
3) mercato: basato su un contratto tra gli attori coinvolti, forma impersonale di scambio > hai i
soldi, compri, non li hai, non compri. Le società che sono ancora basate sul baratto di fatto sono
società di mercato.
Politica e Parentela nelle società di Villaggio in Africa Occidentale (i Nuer - Evans-Pritchard, 1940)
I Nuer sono patrilineari, allevatori nomadi di vacche, che vivono in comunità di piccole dimensioni
simili ai Peul
Le vacche rappresentano il bene personale che conferisce maggior prestigio e sono centrali anche
nei miti e nel simbolismo del gruppo
Lo scambio di vacche genera rapporti di reciprocità e dipendenza con membri anche fuori dal
gruppo familiare ristretto
[…]
Andiamo in India
Caratteristiche ascritte (qualcosa che ottengo con la nascita: sono una donna) e acquisite
(ottenute con lo sforzo personale: ho una laurea).
Induismo e Varna, un sistema chiuso?
1. Brahmini (sacerdoti - turbante bianco)
2. Kshatriyas (re e guerrieri - turbante rosso)
3. Vaisia (agricoltori, artigiani, commercianti - turbante giallo)
4. Shudras (servitori - turbante nero)
5. Intoccabili (nel senso che fai talmente schifo che non ti si può toccare) > senza turbante, sono
più bassi di tutte le altre caste: possono lavorare per gli altri ma no matrimonio
L’India è uno stato federale, ma si chiama India dal tempo della colonizzazione. Fin dai tempi
antichi il sistema delle caste indiane (Varna) ha convissuto con altri sistemi.
Prime 4: più del 50% della popolazione.
Fuori e parallelamente alle Varna
I Musulmani (130.000.000) hanno caste proprie, solitamente basse; altri gruppi indigeni paragonati
agli intoccabili
Le migliaia di Jāti, gruppi endogami con occupazioni tradizionali, con una relativa autonomia
culturale, rituale e giuridica > tutto ciò che rimane di invisibile del sostrato religioso (induismo prima
dei veda)
Altre caste marcate, tipo i Lohar, fabbri che hanno diversi Jāti in tutta l’India
Copiato il sistema di caste ma reinterpretato in chiave musulmana. Rientrano nel gruppo degli
intoccabili, ma tra gli intoccabili sono a sé stanti.
Stratificazione non solo di etnie diverse ma anche di periodi storici diversi che restano
Il Jajmani
Sistema di suddivisione del lavoro nei villaggi tradizionali, basato sugli Jāti, cioè le caste di coloro
che svolgono una determinata professione, che convivono all’interno dello stesso villaggio
Implica regole di reciprocità e scambio tra gruppi diversi e crea network di sostegno e assistenza
Il superamento delle caste
1. l’introduzione di nuove professioni complica e confonde la classificazione
6. i dipendenti salariati sono assunti per le loro conoscenze e non sulla base delle Varna
7. Nel settore pubblico vi sono quote riservate agli appartenenti alle diverse realtà
8. L’urbanizzazione rende impossibile il riconoscimento delle persone in base alla casta intesa
come Jati. Se mi trasferisco in città magari non continuo a lavorare il metallo.
Tutto ciò che è umano è in continua evoluzione, accelera o decelera in relazione alle possibilità di
entrare in contatto con altri gruppi.
NOTE AGGIUNTIVE
- Antropologia pubblica o antropologia applicata: branca estremamente moderna che si
occupa di mettere nel concreto una persona ad agire da ponte culturale. Si tenta di portare sulla
terra quello che fino a una generazione fa rimaneva nell’etere. L’antropologia odierna è concreta.
L’antropologo tenta di fare da ponte tra tutti gli aspetti delle varie società. Serve un facilitatore di
rapporti, un mediatore dei discorsi e delle visioni. Importante perché non ci sia una parte che crede
di essere superiore all’altra.
- Disambiguazione > In base all’aspetto della lingua su cui si focalizza si chiama antropologia
linguistica o linguistica antropologica. La prima si occupa di etichette, cerca di capire a visione
del mondo tramite l’uso delle parole. La seconda non è quello di cui ci occuperemo, e parte dalla
struttura morfosintattica della lingua per arrivare a letture del mondo dal punto di vista
antropologico.