Sei sulla pagina 1di 10

Sul prospettivismo1

Tiziana Migliore

Nelle due tradizioni di pensiero della semiotica, tanto per la scuola generativa quanto per la scuola
interpretativa, la nozione di messa in prospettiva di derivazione narratologica, mutuata dal modello
proppiano e dallanalisi del racconto in Grard Genette (1972; 1983), che prende in prestito il termine
dalla tecnica di rappresentazione dello spazio nota come perspectiva artificialis: il quadro intersegatione della piramide visiva essendoci nuovo principio a ragionare delle superficie, dalle quali dicemmo che la piramide usciva2.
Nella semiotica interpretativa, a partire da Peirce, il segno per definizione qualcosa che sta a qualcuno per qualcosa sotto qualche rispetto o capacit (C.P. 2.228)3. Cos, a livello narrativo, la messa in
prospettiva un procedimento dellintentio operis che ci costringe a vedere eventi, personaggi o concetti di un testo da un dato punto di vista, secondo un certo verso e un principio di interpretanza
ben distinti dal libero uso (Eco 1990, p. 277). Come diceva Gilles Deleuze citando Opera aperta
(1962) di Eco, non basta moltiplicare le prospettive per fare del prospettivismo. necessario che ad
ogni prospettiva o punto di vista corrisponda unopera autonoma con un senso sufficiente (Deleuze
1968, trad. it., p. 116).
Nella semiotica generativa la prospettiva
dipende dalla testualizzazione. Fondata sulla struttura polemica del discorso narrativo, la messa in
prospettiva consiste, per lenunciante, nella scelta che egli portato a fare, allinterno
dellorganizzazione sintagmatica, tra i programmi narrativi, tenendo conto delle costrizioni della linearizzazione delle strutture narrative. Per esempio una rapina pu mettere in exergo il programma del ladro o del derubato; nello stesso senso il racconto proppiano privilegia il programma
delleroe a spese di quello del traditore (Greimas e Courts 1979, ed. 2009, voce prospettiva)4.
1

Comunicazione presentata al XLII Congresso AISS Tra natura e storia: naturalismi e costruzioni del reale,
Teramo, 24-26 ottobre 2014, panel LISaV La natura in prospettiva. Lautrice si riserva di approfondire in seguito la ricerca con altri dati bibliografici e unanalisi pi accurata.
2 L.B. Alberti [1435], ed. 1950, pp. 103-104. Meno rilevanti per la disciplina sono stati i rapporti fra la teoria albertiana della prospettiva e le regole delloratoria e della retorica di Cicerone e Quintiliano. Cfr. Spencer 1957.
3 Corsivo nostro. Lidentit fra segno e cosa solo sotto certi rispetti (C.P. 5309, nota 25).
4 In parallelo anche Umberto Eco pensa la prospettiva come selezione e occultamento di propriet: il
Ground non la totalit delle marche che compongono l'intensione di un termine (tale totalit pu essere
idealmente realizzata solo nel processo di interpretazione): nel pre-scindere si fa attenzione a un elemento,
trascurandone un altro. Nel Ground loggetto viene visto sotto un certo rispetto, lattenzione ne isola un carattere. In termini puramente logici, evidente che se predico dellinchiostro la nerezza, non ne predico la liquidit. Cfr. Eco 1997, p. 45.

Il programma scartato rimane presente sulla scena. Infatti, mentre loccultamento ha leffetto di eliminare totalmente dalla manifestazione il programma narrativo del soggetto in favore di quello dellantisoggetto (o inversamente), la prospettiva conserva i due programmi opposti (ibidem).
Gi nel Dizionario la nozione di messa in prospettiva rientra, insieme a focalizzazione, osservatore e informatore, nel vasto ambito di sottocategorie del punto di vista, termine ombrello che designa linsieme delle operazioni compiute dallenunciatore per strutturare e orientare il proprio discorso (Bertrand 2000, trad. it., p. 74)5.
Negli anni tutti questi concetti sono stati sviluppati e sviscerati da un numero di Carte semiotiche su
Punto di vista e osservazione ai contributi di Jacques Fontanille, specialmente Les espaces subjectifs,
agli innumerevoli lavori sul cinema, che accanto al punto di vista hanno marcato il punto di ascolto, in
una visione polisensoriale del problema.
Due questioni rimangono poco dibattute, che aiuterebbero ad articolare meglio i funzionamenti
delluniversale natura/cultura:
I) linterdefinizione fra punto di vista ed enunciazione;
II) (che discende dalla prima): la risalita di livello della categoria di messa in prospettiva dalla
dimensione enunciativa della competenza pragmatica le scelte compiute dallistanza di enunciazione alla dimensione cognitivo-epistemica e propriamente enunciazionale.
In effetti, per Greimas e Courts, fra punto di vista e prospettiva c uno scarto non solo gerarchico il punto di vista sovraordinato rispetto alla prospettiva ma di statuto. Secondo la definizione
del Dizionario, punto di vista e prospettiva sono diversi perch il punto di vista necessita della mediazione di un osservatore, la prospettiva no (Greimas e Courts, op. cit.). Quindi il punto di vista sarebbe di pertinenza della dimensione cognitiva manipolazione e sanzione nel rapporto enunciatore/enunciatario, cornice contrattuale della comunicazione mentre la messa in prospettiva afferirebbe
alla dimensione pragmatica competenza e performanza dei soggetti e degli oggetti inscritti nel testo.
I) Affrontiamo il primo tema, la relazione fra punto di vista ed enunciazione. Fontanille (1999, p. 91)
nota il fossato che separa le grandi categorie proposte dalla narratologia, da un lato, e quelle proposte
dalla linguistica dellenunciazione dallaltro. Si capisce assai difficilmente il passaggio dalle nozioni di
centro di orientazione (Lintvelt), di prospettiva (Genette), di focalizzazione (Bal) o di osservatore
(Greimas, Fontanille) alle categorie classiche dellenunciazione, la deissi e la modalizzazione, ovvero
lapparato formale dellenunciazione (Benveniste). Ma come risolve questo gap Fontanille? Suppone
unattivit percettiva implicata nellorientamento del discorso e determinante per la sua significazione
globale, che diventa rappresentazione dellattivit semiotica stessa. Scegliere un punto di vista instaurare! la significazione, attraverso due attanti posizionali della percezione la fonte e il suo bersaglio due azioni principali la mira e la presa e una regolazione modale basata sulla correlazione
fra intensit (nitidezza della visione) ed estensione (distanza). Distingue quattro strategie possibili di
questa regolazione: inglobante, elettiva, cumulativa e particolarizzante. Sullo sfondo c la teoria
dellatto intenzionale di Husserl e la consapevolezza che la presa delloggetto non pu che essere incompleta, imperfetta. La totalita delloggetto raggruppa le differenti prospettive duna cosa, ma
loggetto non e mai completamente svelato in nessuna di tali prospettive, colto invece attraverso sfaccettature. Domanda: che fine ha fatto Benveniste?
La riconduzione della problematica del punto di vista non al ricco sistema dei pronomi
dellenunciazione, come ci si sarebbe aspettato dalle premesse del discorso di Fontanille, ma a uno
scenario fenomenologico Husserl e in altri casi Merleau-Ponty distrae la semiotica postgreimasiana
dal nocciolo della questione il fossato fra narratologia e linguistica e non consente di valutare la
portata della teoria degli shifter linguistici nelle relazioni interattanziali, fra pi esseri viventi.
5

Denis Bertrand sembra correggere il tiro, dato che la prima accezione del termine teneva conto delle interpretazioni del lettore istruite dal testo. Nel Dizionario lentrata punto di vista riporta infatti: insieme dei procedimenti utilizzati dallenunciatore per far variare la messa a fuoco, cio per diversificare la lettura che
lenunciatario far del racconto preso nel suo insieme o di certe sue parti (ibidem, voce punto di vista). Cfr.
Greimas e Courts 1979, ed. 2009, voce punto di vista.
2

proprio il caso di chiedersi, con Michel Foucault: la fenomenologia ci ha insegnato a vedere, ma


che cosa? (Deleuze 1986). Lapproccio semiotico al punto di vista resta ancorato alla prima fenomenologia e a uno sguardo egocentrico ed etnocentrico.
Dal canto suo la storia dellarte riconosce una commensurabilit fra lapparato formale del dispositivo
prospettico e lapparato formale dellenunciazione. Hubert Damisch parla di geometrie
dellenunciazione che avrebbero il loro doppio nel registro del figurativo (Damisch 1987, trad. it., pp.
457-458). Ma anche nellelaborazione di questa forma simbolica artistica la prospettiva a punto di
fuga centrale lo spazio unificato a e da un corpus generaliter sumptum singolo e antropomorfo,
esclusivamente occidentale. La musica non cambia quando si contrappone a questa perspectiva artificialis, che cerca di formulare un reticolo applicabile alla rappresentazione artistica, una perspectiva
naturalis o communis, che formula matematicamente le leggi della visione naturale antropica, sottomettendo le grandezze visive agli angoli visivi (Panofsky 1927, trad. it., p. 43).
In realt, gi agli inizi degli anni Novanta, il coraggioso Che cos la filosofia (1991) di Deleuze e Guattari auspicava il superamento della preminenza del soma come Nullpunkt di tutte le dimensioni del
mondo (Merleau-Ponty 1964, trad. it., p. 262): lessere della sensazione non la carne, ma il composto di forze non-umane del cosmo, dei divenire non umani delluomo e della casa che li scambia e li
adatta (Deleuze e Guattari 1991, trad. it., p. 189). Alcuni studi antropologici degli ultimi trentanni,
condotti soprattutto in Sud America, compiono per la vera svolta. La quadripartizione di Philippe
Descola (2005), /cosmologia naturalista/, /cosmologia analogica/, /cosmologia animista/, /cosmologia
totemica/6, debitrice delle riflessioni di Eduardo Viveiros De Castro, con alcune radicali differenze lo
vedremo libera dal vincolo esclusivo al naturalismo occidentale, dalla tesi cio che a monte ci sia
sempre e comunque il soggetto umano, come entit originale fissa, punto di vista da Sirio da cui
tutto discende, e mostra la coesistenza, senza contraddizione, di nature multiple. Le caratteristiche attribuite agli esseri che popolano il cosmo dipendono meno da una definizione aprioristica delle loro
essenza che da posizioni relazionali che essi occupano gli uni in rapporto agli altri, in funzione di affezioni e di habitus, per le esigenze del loro metabolismo e del loro regime alimentare. Non c il Soggetto che crea un punto di vista sulloggetto, ma qualunque cosa permane in un punto di vista sar un
soggetto. Il cubo di Necker rovesciato (Viveiros De Castro 2009) versus la piramide visiva della prospettiva classica. Per questa nuova antropologia il prospettivismo non e una rappresentazione
unimmagine del mondo o un punto di vista posizione spaziale dalla quale il Soggetto guarda il
mondo, ma in s lassunzione dello statuto di soggetto.
Ora, a detta di Descola (2005, p. 202), il prospettivismo un corollario etno-epistemologico
dellanimismo. Lanimismo, a differenza del naturalismo occidentale, si fonda sulla continuit delle
interiorit lanima integra e sulla discontinuit delle fisicalit il corpo distingue. Ci potrebbe
far pensare che il postulato del prospettivismo sia valido solo per quelle popolazioni, amazzoniche,
amerinde, propriamente animiste. E che lOccidente non abbia nulla a che spartire con questa mentalit, pu solo praticare una identificazione immaginaria. Tania Stolze Lima, una terza antropologa
che ha condotto studi in Brasile, presso gli Juruna, mette in guardia da tale convinzione. Il prospettivismo non il relativismo, che ammette svariati punti di vista su ununica realt (Lima 1996). Anche lei, come Viveiros e poi Descola, attinge allimpiego del termine in Gilles Deleuze, Le pieghe
dellanima (1988).
Parafrasando Deleuze (1988, trad. it., pp. 28-29), in una concezione non essenzialista del mondo, ma
fenomenica, il soggetto diviene avvenimento: non un punto, ma un luogo, una posizione, un sito, vettore di curvatura. Si passa dallinflessione o dalla curvatura variabile allinclusione negli oggetti. Lo si
6

In sintesi, secondo Descola (2005), il naturalismo presuppone la differenza delle interiorit e la rassomiglianza
delle fisicalit, lanalogismo la differenza delle interiorit e delle fisicalit, lanimismo la rassomiglianza delle interiorit e la differenza delle fisicalit, il totemismo la rassomiglianza delle interiorit e delle fisicalit. Si tratta di
proposte descrittive di due tipi di schemi: i modi di identificazione (capacit di apprendere e ripartire continuit
e discontinuit che sono offerte allesperienza dallosservazione e dalla pratica del nostro ambiente) e i modi di
relazione. Nel naturalismo i termini dominano sulle relazioni; nellanalogismo termini e relazioni sono interdipendenti a livello di sistema generale; nellanimismo le relazioni dominano sui termini; nel totemismo termini e
relazioni sono interdipendenti in seno a ogni classe.
3

chiama punto di vista, il fondamento del prospettivismo. Non esattamente il punto di vista che include, ma quanto rimane nel punto di vista, occupandolo e facendolo divenire tale. sempre
unanima che include quel che coglie dal suo punto di vista, habitus o disposizioni (pieghe) nellanima.
Se si accetta lipotesi deleuziana, e cio che origine della prospettiva, e quindi della posizione di soggetto, sia una concatenazione di affezioni-habitus, comportamentali e biologici, si capisce bene che il
prospettivismo ha una forza di generalizzazione estesa oltre i popoli che praticano lanimismo e
dallindividuo ad altre specie viventi.
Nei casi menzionati da Deleuze, Leibniz e Nietzsche in particolare, non si d mai che cambiano le
visioni, ma la realt rimane la stessa. Per in Leibniz la molteplicit delle prospettive le cose e gli
esseri sono dei punti di vista converge in Dio come unit monadica o geometrale di tutti i punti di
vista (Serres 1968, p. 252). Con Nietzsche, al contrario, il punto di vista aperto su una divergenza che
afferma (Deleuze 1969, trad. it, p. 155): ogni punto di vista unaltra citt, poich le citt sono unite
solo dalla loro distanza e risuonano soltanto per la divergenza delle loro serie, delle loro case e delle
loro strade []. La disgiunzione non separa, ma un mezzo di comunicazione.
Nella lettura di Deleuze, insomma, il prospettivismo una verit della relazionalit, non la relativit
del vero. Viveiros De Castro ha ben interpretato e sfruttato i tratti di immanenza e di relazionalit del
prospettivismo di Deleuze, legandolo alla teoria dellenunciazione. Cosa che Descola non ha fatto.
Lantropologo francese lo si evince dalla mostra curata al Muse du quai Branly, La fabrique des
images (2010) continua a basarsi su una visione naturalista per spiegare le quattro cosmologie (Figg.
1-4). Inoltre limita il prospettivismo alle pratiche dei gruppi animisti e oppone il corpo allanima, che
intende come sostanza immateriale. Ecco che, a differenza del noto saggio del 2005, il catalogo di La
fabrique des images non accenna neanche alla problematica del prospettivismo.

Fig. 1 Matre des demi-figures, Sainte Madeleine (1525 c.), olio su legno, 42 cm x 54 cm,
Parigi, Louvre Da La Fabrique des images
(2010)

Fig. 2 La piaga delle cavallette, miniatura


da Commentario dellApocalisse, XI sec. La
Fabrique des images (2010). Analogismo

Fig. 3 Maschera dello sciamano Ma'Betisek, spirito mezzoumano e mezzo-tigre, Malesia (1976). Da La Fabrique des images (2010). Animismo

Fig. 4 Canguro, pittura


su scorza dalbero, comunit Milingimbi, Australia (1976). Da La

Fabrique

des

images

(2010). Totemismo

Ne consegue una banalizzazione del discorso di Deleuze, per il quale invece anima e corpo erano effetti di prospettive: il corpo sistema di affezioni attive, transitive; lanima una forma riflessiva. Accanto
alla teoria della dividualit proposta da Marylin Strathern (1988) in Melanesia si qualifica la persona
non come unindividualit, ma come una dividualit, cio un essere definito innanzitutto dalla sua
posizione e relazioni almeno duali in una rete Descola (2005, p. 170) cita Benveniste e la teoria dei
pronomi, ma non ne coglie appieno la portata.
Perch sarebbe fruttuosa la connessione fra prospettivismo ed enunciazione? Viveiros De Castro
(1998), attraverso Deleuze e Benveniste, lo dimostra in modo molto sofisticato, elevando lapparato
dellenunciazione a grande modello di pensiero dellumanit. La nozione di essere umano non designa
la specie naturale o un membro della specie umana, ma la persona, lessere animato in senso pronominale che sia uomo, giaguaro o pecari come posizione relazionale del soggetto, marcatore enunciazionale. Perci le caratteristiche considerate umane non appartengono di diritto allumano. Si
producono nel corpo7. Lindividuo percepisce i membri della propria specie come umanita. La specie
dispone di un noi ed entro il gruppo lumanita e una proprieta riflessiva il pecari e uomo per
laltro pecari, il giaguaro e uomo per laltro giaguaro. La condizione comune agli uomini e agli animali non e lanimalita, ma lumanita (Viveiros de Castro 2009, p. 35).
Se lo statuto di umanita ha funzione deittica, la categoria indigena di identit varia al variare della funzione scopica. Precisamente, la differenza fra corpi e quindi di identit percepibile solo da un punto
di vista esterno. Oltre la posizione riflessiva noi della cultura al plurale c il voi, la seconda
persona o laltro preso come altro soggetto di una prospettiva non umana, il sovrannaturale, un morto
o uno spirito. E c la posizione impersonale, il loro, che definisce la relazione con lalterit somatica.
Un ruolo chiave lo gioca la dinamica fra predatori e prede: per un corpo umano un giaguaro e un
predatore e un pecari e una preda; dalla prospettiva del giaguaro, umani e pecari sono entrambi pre7

il motivo per cui Viveiros attenziona il cogito cannibale, secondo un termine di suo conio. Lantropofagia
rituale dei Tupi-Guaran, fra i primi popoli studiati dal brasiliano, non un assorbimento narcisistico di qualit o
di attributi o unoperazione di differenziazione contrastiva io non sono colui che mangio ma al contrario un
tentativo di divenire altro incorporando la posizione che il nemico occupa rispetto a me. Ci che apre la possibilit di uscire da me stesso per comprendermi dallesterno come una singolarit colui che mangio che definisce chi sono. Cfr. Viveiros 1986, pp. 623-700. Viene in mente leterotopia di Michel Foucault, che ha improntato
le ricerche di Franois Jullien.
5

de, dalla prospettiva dei pecari giaguari e umani sono entrambi predatori (Viveiros de Castro 1998,
pp. 470-472).
II) Qui il secondo punto dellintervento cio la possibilit di ascrivere la categoria di messa in prospettiva a una dimensione cognitivo-epistemica si incrocia col primo punto la relazione fra punto
di vista ed enunciazione.
A corpi differenti corrispondono infatti differenti nature associate. Se tutti gli enti possono assumere
una posizione soggettiva ed avere un medesimo modo di vedere, la natura di ci che vedono cambia,
a seconda delle caratteristiche del corpo: ci che per noi sangue, per i giaguari birra; ci che noi
vediamo come una pozza di fango per i tapiri una grande casa cerimoniale.
Ecco che in questa logica natura e cultura non sono pi referenzialit precedenti al senso, ipostatizzate,
ma il risultato, in cavo, della partecipazione ai processi relazionali. La cultura la natura dei soggetti
del gruppo o, meglio, la forma nella quale i soggetti esperiscono e concordano sulla propria natura, la
natura la forma dellaltro in quanto corpo. Ren Thom ha spiegato cos levoluzione della specie, i
mutamenti morfologici nel tempo. Si spinto a pensare la forma della preda sulla base dellartiglio del
becco del predatore. Se questa forma crescesse di dimensione, finirebbe per essere corretta dalla zanna o dallartiglio (Thom 1988, p. 139), memoria impressa come impronta dellaltro. Il corpo un vestito che cambia nel tempo. Le ricerche LISaV sul camouflage rientrano chiaramente in questa cornice.
Non fra gli aborigini, ma in ambito mitteleuropeo, un musicista-pittore ha dipinto la prospettivizzazione, in letteratura8 e nelle arti visive: Alberto Savinio, lettore del filosofo austriaco Otto Weininger
che assegnava unanima anche agli animali. In un saggio dedicato a Savinio, Paolo Fabbri (2007) si
dilunga su un prospettivismo che non sarresta agli esseri viventi, ma riguarda mobili e giocattoli (Fig.
5). In ununica immagine possono giustapporsi sguardi diversi, portati da attori di natura diversa, uomini e cose, per esempio (Fig. 6). Anche le cose hanno diritto di sguardo.

Fig. 5 Alberto Savinio, Le fantme de


lOpra (1929), olio su tela, 65 cm x 54,3 cm,
Collezione privata

Fig. 6 Alberto Savinio, Les collgiens (1929),


olio su lino, 65 cm x 54.0 cm, Collezione privata

Vedi soprattutto A. Savinio, 1995, Hermaphrodito e altri romanzi, A. Tinterri, a cura, Milano, Adelphi; A. Savinio, 1999, Casa la Vita e altri racconti, Milano, Adelphi.
6

Sul motivo della Battaglia di centauri (1931) lottica animista di Savinio spicca per contrasto con lottica
naturalista del fratello Giorgio De Chirico (Figg. 7-8). Savinio rappresenta un armento di animali fantastici per come lo vedrebbe una cosa, un soggetto tecnico.

Fig. 7 Alberto Savinio, Battaglia di centauri


(1930), olio su tela, , 85 cm x 101 cm. Collezione privata

8 Giorgio De Chirico, Battaglia


fra Centauri e Lapiti (1909), olio su tela, 75 cm x
Fig.

112 cm. Roma, Galleria Nazionale dArte Moderna

Ancora, comparativamente: Il fiume (Fig. 9) inquadrato da un punto di vista unitario, mentre in Paesaggio tropicale (Fig. 10) gli sguardi si sdoppiano: nella scena di un paesaggio adulto scorre un fiume-fulmine geometrico e colorato.

Fig. 9 Alberto Savinio, Les collgiens (1950), Tempera


on masonite, 59 cm x 79 cm, Torino, Galleria Civica
dArte Moderna

Fig. 10 Alberto Savinio, Paesaggio tropicale (1931), olio


su tela, Collezione privata

In altri casi si sovrappongono i punti di visione dellanimale e delluomo (Fig. 11), delluomo e della
cosa, sullo sfondo di un paesaggio antropico (Fine di un mondo, Fig. 12) o dellanimale e della cosa
(Fig. 13).

Fig. 11 Alberto Savinio, Nettuno (1931), olio su tela,


Collezione privata

Fig. 12 Alberto Savinio, Fine di un


mondo (1931), olio su tela, Collezione
privata

Fig. 13 Alberto Savinio, Gli Atlantidi (1931), olio su tela, Collezione privata

La messa in prospettiva o prospettivizzazione, letta sul piano cognitivo ed enunciazionale, d accesso


alle vie culturali di configurazione delle nature.

pubblicato in rete il 5 novembre 2014

Bibliografia
AA.VV., 1988, Punto di vista e osservazione. Analisi e tipologia dei discorsi, I. Pezzini e C. Marmo, a cura, Atti
del XIV Convegno AISS, Bologna 1986, Carte semiotiche, 4/5.
AA.VV., 2010, La fabrique des image. Visions du monde et formes de la reprsentations, Muse du quai
Branly, Paris, Somogy ditions dArt.
AA.VV., 2010, Animism, A. Francke, a cura, Berlin-New-York, Sternberg Press.
Alberti, L.B., [1435], Della pittura, L. Mall, a cura, Firenze, Sansoni, 1950.
Bertrand, D., 2000, Prcis de smiotique littraire, Paris, Nathan; trad. it., Basi di semiotica letteraria, Roma, Meltemi, 2002.
Damisch, H., 1987, Lorigine de la perspective, Paris, Flammarion; trad.it., Lorigine della prospettiva, Napoli,
Guida, 1992.
Deleuze, G., 1968, Diffrence et rptition, Paris, PUF; trad. it. Differenza e ripetizione, Bologna, Il Mulino, 1971.
Deleuze, G., 1969, Logique du sens, Paris, Minuit; trad. it. Logica del senso, Milano, Feltrinelli, 1975.
Deleuze, G., 1986, Foucault, Paris, Minuit; trad. it., Foucault, Napoli, Cronopio, 2002.
Deleuze, G., 1988, Le pli. Leibniz et le Baroque, Paris, Minuit; trad. it. La piega. Leibniz e il Barocco, Torino,
Einaudi, 1990.
Deleuze, G. e Guattari F., 1991, Quest-ce que la philosophie?, Paris, Minuit; trad. it., Che cos la filosofia?, Torino, Einaudi, 1996.
Descola, Ph., 2005, Par-del nature et culture, Paris, Gallimard.
Eco, U., 1962, Opera aperta, Milano, Bompiani.
Eco, U., 1990, I limiti dellinterpretazione, Milano, Bompiani.
Eco, U., 1997, Kant e lornitorinco, Milano, Bompiani.
Elkins, J., 1994,The Poetics of Perspective, Ithaca, Cornell University Press.
Fabbri, P., Transcritture di Alberto Savinio: il dicibile e il visibile, Il Verri, 33, gennaio, Parola/Immagine,
pp. 9-24.
Fabbri, P., 2011, Semiotica e camouflage, in AA.VV., Falso e falsi. Prospettive teoriche e proposte di analisi, L.
Scalabroni, a cura, Pisa, ETS, pp. 11-25.
Fontanille, J., 1989, Les espaces subjectifs. Introduction la smiotique de lobservateur, Paris, Hachette.
Fontanille, J., 1999, Smiotique et littrature: essais de mthode, Paris, PUF, cap. Point de vue: perception et
signification.
Genette, G., 1972, Figures III, Paris, Seuil; trad. it. Figure III. Discorso del racconto, Torino, Einaudi, 1976.
Fontanille, J., 1983, Nouveau discours du rcit, Paris, Seuil; trad. it. Nuovo discorso del racconto, Torino, Einaudi, 1987.
Greimas, A.J. e Courts, J., 1979, Dictionnaire raisonn de la thorie du language, Paris, Hachette; trad. it., Semiotica. Dizionario ragionato della teoria del linguaggio, a cura di Paolo Fabbri, Milano, Bruno Mondadori, 2007.
Lima, T.S., 1996, O dois e seu mltiplo: reflexes sobre o perspectivismo em uma cosmologia tupi, Mana:
Estudos de Antropologia Social, vol. 2, n. 2, pp. 21-47.
Marrone, G., 2012, a cura, Semiotica della natura, Milano, Mimesis.
Merleau-Ponty, M., 1964, Le visible et linvisible, Paris, Gallimard; trad. it., Il visibile e linvisibile, Milano, Bompiani, 2007.
Migliore, T., 2008a, Lefficacia del segreto. Strategie del mimetismo tra natura, guerra e arti, in AAVV., Argomentare il visibile. Esercizi di retorica dellimmagine, T. Migliore, a cura, Bologna, Esculapio, pp.
223-231.
Migliore, T., 2008b, Paolo Fabbri legge Ebdmero. Letteratura e pittura nellopera di De Chirico, Roma, Aracne Editrice.
Panofsky, E., 1927, Die Perspektive als symbolische Form, in Vortrge der Bibliothek Warburg, 1924/25, pp.
258330. Leipzig, Teubner; trad. it., La prospettiva come forma simbolica e altri scritti, Milano, Feltrinelli, 1961.
Peirce, C.S., 2003, Opere, M.A. Bonfantini, a cura, con la collaborazione di G. Proni, Milano, Bompiani.
Serres, M., 1968, Le systme de Leibniz et ses modles mathmatiques, Paris, PUF.
Spencer, J., 1957, Ut rhetorica pictura. A study in Quattrocento Theory of Painting, Journal of the Warburg
and Courtauld Institutes, 20, pp. 26-44.
Stengers, I., 2012, Reclaiming Animism, E-flux Journal, vol. 36, July.
Strathern, M., 1988, The Gender of the Gift: Problems with Women and Problems with Society in Melanesia,
Berkeley and Los Angeles, University of California Press.
9

Thom, R., 1988, Esquisse dune Smiophysique, Paris, Interditions.


Thom, R., 2011, Arte e morfologia. Saggi di semiotica, P. Fabbri, a cura, Milano, Mimesis.
Thom, R., 2014, Salienza e pregnanza, Documenti di lavoro del CISS di Urbino, Nuova serie 5, Roma, Aracne.
Viveiros De Castro, E., 1986, Arawet: Os deuses canibais, Rio de Janeiro, Jorge Zahar/ANPOCS.
Viveiros De Castro, E., 1992, From the Enemys Point of View: Humanity and Divinity in an Amazonian Society,
Chicago, University of Chicago Press.
Viveiros De Castro, E., 1998, Cosmological Deixis and Amerindian Perspectivism, The Journal of the Royal
Anthropological Institute, vol. 4, n. 3, Sept., pp. 469-488.
Viveiros De Castro, E., 2009, Mtaphysiques cannibales, Paris, PUF.

10

Potrebbero piacerti anche