1. La prospettiva antropologica
Che cos’è l’antropologia?
Gli antropologi vogliono conoscere il maggior numero possibile di modi di vita diversi e, si tratti di
studiare membri della loro società, gente di un altro continente o tracce lasciate dai popoli vissuti
centinaia di migliaia di anni fa, si espongono talvolta a pratiche che li lasciano sbigottiti.
L’Antropologia è lo studio della natura, della società e del passato dell’uomo e mira a
descrivere nel senso più ampio possibile cosa significhi essere uomini.
Esistono varie prospettive elaborate dagli antropologi:
1.OLISTICA descrive il tentativo dell‟antropologia di integrare tutte le conoscenze sugli esseri
umani e le loro attività a livello più alto e comprensivo.
2. COMPARATIVA richiede la considerazione delle somiglianze e delle differenze esistenti tra il
maggior numero possibile di società umane prima di formulare generalizzazioni su natura, società e
passato dell‟uomo.
3. EVOLUZIONISMO impone agli antropologi di collocare le osservazioni su natura, società e
passato dell‟uomo.
Uno dei contributi più importanti dell‟antropologia allo studio dell‟evoluzione umana è stato quello
di sottolineare la differenza tra evoluzione biologica (riguardante attributi e comportamenti
trasmessi geneticamente) e evoluzione culturale (riguardante credenze e comportamenti non
trasmessi geneticamente , bensì mediante l‟insegnamento e l‟apprendimento.)
Il concetto di cultura
Una conseguenza dell‟evoluzione è la Cultura: ovvero l‟ insieme di idee e comportamenti appresi
che gli esseri umani acquisiscono in quanto membri di una società . Gli uomini si servono della
cultura per adattarsi al mondo nel quale vivono e trasformarlo.
La cultura ci rende unici fra le creature viventi. Per sopravvivere dipendiamo dall‟apprendimento
più di qualunque altra specie, perché non abbiamo istinti che ci proteggono automaticamente,
invece impariamo da altri membri della società quel che è necessario sapere per la sopravvivenza.
Gli antropologi sono in grado di dimostrare che i membri di un gruppo sociale si comportano in un
certo modo non perché programmati geneticamente per farlo ma perché così avevano visto
comportarsi gli altri.
Secondo gli Antropologi gli uomini sono organismi BIO-CULTURALI: la nostra costituzione
biologica governata dai geni e comprendente il cervello, sistema nervoso e anatomia, ci rende
capaci di creare e usare la cultura.
La biologia umana rende possibile la cultura, la cultura rende possibile la sopravvivenza biologica
dell‟uomo.
Gli antropologi distinguono talvolta fra Cultura (con la C maiuscola) e culture (al plurale con la c
minuscola).
Il termine Cultura viene usato per descrivere un attributo della specie umana nel suo insieme: la
capacità di creare e imitare comportamenti e idee che favoriscono la sopravvivenza della specie in
mancanza di programmazione, genetica altamente specifica. Per contro, con culture si designano le
tradizioni particolari di idee e comportamenti appresi propri di gruppi specifici.
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Essa si suddivide in :
Bioantropologiastudiano i modelli di variazione biologica all‟interno della specie umana
nel suo insieme;
Primatologiastudio dei primati non umani;
Paleoantropologiastudio dei fossili e delle ossa.
Il SIMBOLO è qualcosa che sta per qualcos‟altro (es. le lettere dell‟alfabeto simboleggiano i suoni
della lingua parlata ma fra essi e le lettere non c‟è alcun rapporto diretto).
POTTS afferma che esiste un ponte evolutivo fra i regni del comportamento animale e umano; la
cultura quindi è continuità; è una struttura i cui vari pezzi sono aggiunti nel tempo grazie
all‟esperienza. A fondamento della cultura ci sarebbero 5 elementi:
1- trasmissione: imitazione di comportamenti per osservazione e istruzione;
2- memoria: non c‟è tradizione se non c‟è ricordo;
3- innovazione: capacità di inventare nuovi comportamenti;
4- capacità di selezione: scegliere quali innovazioni mantenere e quali abbandonare;
5- reiterazione: capacità di riprodurre o seguire comportamenti e informazioni appresi;
Nonostante questo è da sottolineare che i una specie possono comunque comparire comportamenti
non presenti in specie precedenti. Questo è il caso dell‟uomo: codificazione simbolica complessa
capacità di comunicare di eventi presenti, passati e futuri e sull‟invisibile.
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Spiegazioni dualistiche
La credenza che la natura umana, o la realtà nel suo insieme, si componga di due elementi o
sostanze radicalmente differenti si chiama dualismo.
Le spiegazioni dualistiche affermano che la natura umana consta di due parti: mente e materia o
anima e corpo. Il principio dualistico è profondamente radicato nel pensiero occidentale e da lungo
tempo si dibatte sull‟importanza di ciascuna metà sulla nostra vita. Forse il primo tentativo di
risolvere tale disputa risale a Platone che suddivideva la realtà in due parti:
1. mente: più elevata e sottile, appartiene alla sfera delle forme ideali;
2. materia: inferiore, grossolana e corruttibile, appartiene alla sfera terrena.
La natura umana è dualista perché ogni persona si compone di un corpo materiale terreno e di uno
spirito (forma ideale). Secondo Platone il dramma dell‟esistenza umana consiste nella lotta
interiore tra il corpo, trascinato per natura verso le forme terrene e la mente o anima ,tesa per natura
verso forme ideali.
La teologia Cristiana incorporava la concezione secondo cui gli uomini sono formati da un Anima
(che va alla ricerca di Dio) e un corpo fisico (tentato dal mondo materiale). Questa concezione è
chiamata Dualismo conflittuale. Queste teorie (Cristiana e Platone) sostengono che la vera natura
umana è spirituale ed il corpo è un impedimento allo sviluppo della mente. Tale concezione è detta
Idealismo. Se si accetta questa tesi, è però possibile proporre anche la tesi opposta e cioè che la
vera natura umana è terrena, materiale e lo spirito è soltanto un ostacolo allo sviluppo dell‟uomo.
Tale posizione è detta Materialismo. Gli idealisti e i materialisti sono Riduzionisti ovvero
scompongono fenomeni complessi in forze più semplici e casuali. Il riduzionismo è sinonimo di
Determinismo, quindi si dicono Teorie deterministiche. Il materialismo occidentale ha avuto
successo durante l‟illuminismo grazie anche alla rivoluzione industriale. Le concezioni
materialistiche hanno sostituito quelle idealistiche fra le persone colte. L‟800 è stato il secolo del
pensiero evoluzionistico, basta pensare a DARWIN e alla selezione naturale una concezione
materialistica: la selezione naturale è un processo materiale nel corso del quale organismi viventi
sono messi alla prova dall‟ambiente materiale nel quale vivono e se superano tale prova
sopravvivono e trasmettono quei caratteri necessari alle specie successive. Il processo non richiede
quindi né Dio né la mente; il mondo materiale, lasciato ai suoi meccanismi migliora
automaticamente. Prima di Darwin si era occupato della sopravvivenza del più adatto SPENCER.
Egli credeva che la competizione fosse la forza trainante dell‟evoluzione e se lasciata fare, avrebbe
inevitabilmente prodotto un mondo migliore. Queste concezioni hanno contribuito alla prospettiva
del DETERMINIUSMO BIOLOGICO il quale afferma che la complessa vita sociale dell‟uomo
non è che il sottoprodotto delle più semplici azioni di molti singoli esseri umani, i quali si limitano
a seguire il dettato di geni e ormoni. Un altro tipo di riduzionismo è il DETERMINISMO
AMBIENTALE che situano le forze materiali importanti che regolano la nostra vita al di fuori del
corpo e quindi nell‟ambiente circostante.
Spiegazioni olistiche
Esse postulano che la mente e il corpo si compenetrino e si definiscano a vicenda senza confini netti
e distinti. Secondo tale prospettiva l‟insieme (cioè un essere umano, una società, una tradizione
culturale) è superiore alla somma delle singole parti; gli esseri umani, ad esempio sono ciò che sono
perché il reciproco modellamento dei geni e della cultura ha prodotto qualcosa di nuovo che non si
può ridurre alle singole componenti che sono servite per produrlo.
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Gli esseri umani vivendo in gruppo diventano qualcosa di diverso ,sono così influenzati dalle
esperienze di gruppo da risultare differenti da come sarebbero stati se fossero vissuti isolati. Le
varie parti sono soggette rapporti dialettici: riguardano una rete di causa ed effetto entro la quale le
varie cause e effetti si influenzano a vicenda; quindi biologia e cultura sono complementari; le
proprietà delle parti si condeterminano. La concezione umana può essere vista da una concezione
solistica e dialettica: gli esseri umani sono sistemi aperti e anche il mondo esterno è modificabile da
parte degli oggetti che lo popolano; in sintesi gli esseri umani sono creature nel cui processo di
apprendimento entrano in eguale misura, condeterminandosi, corpo, cervello, azione e pensiero.
Aspetto primario del mondo, che plasmiamo e dal quale siamo plasmati, è la cultura.
Differenze culturali
Di frequente gli stessi oggetti o avvenimenti possiedono un significato differente in culture
differenti.
L‟esperienza umana è intrinsecamente ambigua. Per scogliere l‟ambiguità, l‟esperienza và
interpretata. Gli esseri umani si volgono alle proprie tradizioni culturali in cerca di un
interpretazione che abbia senso o coerenza.
L’Etnocentrismo
L‟Etnocentrismo è l‟opinione secondo la quale il proprio modo di vita è corretto e naturale, anzi il
solo modo di essere veramente uomini. E‟ una forma di riduzionismo in quanto riduce l‟altro modo
di vita a una versione deformata del proprio.
Ma se non disposti a cambiare la mancata conversione rischia di degenerare in dualismo aggressivo:
la civiltà contro l‟inciviltà culminando infine nel genocidio (tentativo deliberato di sterminare un
intero popolo per ragioni di razza, etnia, religione e tratti culturali).
E‟ possibile evitare il pregiudizio etnocentrico attraverso il rapporto interculturale.
Il rapporto interculturale
I rapporti interculturali sono possibili. Come tutti i rapporti umani influenzano ciascuna delle parti
in causa, che cambiano conoscendosi. L‟apprendimento interculturale è nel contempo enormemente
promettente e immensamente minaccioso.
Il relativismo culturale
Implica la comprensione di un'altra cultura alle sue condizioni in modo abbastanza simpatetico da
farla apparire come un progetto di vita coerente e significativo. L‟obiettivo principale è
comprendere. Un esempio è rappresentato dal tentativo di sterminare gli ebrei (Olocausto).
Bisogna comprendere la cultura della storia tedesca ma anche quella Americana, Europea.
L‟olocausto non è stato un aberrazione temporanea di folli che riuscirono ad impadronirsi del
potere; era piuttosto connesso a certi modelli culturali e a processi storici con radici profonde nella
società tedesca ed europea. Bisogna indagare ad esempio, sulle radici storiche dell‟antisemitismo e
del Nazionalismo in Germania. Inoltre il successo del programma nazista non si spiega solo grazie
alla cultura tedesca,. E‟ improbabile infatti che sarebbero morti tanti Ebrei senza l‟assistenza palese
e occulta prestata alla Germania dall‟Europa. La comprensione Relativistica rende l‟Olocausto
intelligibile e perfino coerente; anche se, naturalmente non giustifica tali orrori; anche perché, è
bene ricordarlo, il ruolo attivo è stato giocato dai membri nazisti. Accettare la tesi che tutta la colpa
è della cultura significa accettare il determinismo culturale che implica 3 assunti:
1. le culture sono sistemi chiusi;
2. le culture non sono contraddittorie e diversificate;
3. gli uomini sono sistemi chiusi e totalmente plasmabili dalla cultura.
Ovviamente tutti e tre gli assunti sono falsi!
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Il Relativismo culturale quindi rende più complesso il ragionamento morale, ma non ci impone di
abbandonare ogni valore appreso dalla società. Ciò che esso scoraggia la facile soluzione di
rifiutarsi di considerare le alternative.
Cultura storia e agente umano
La condizione umana è radicata nel tempo e plasmata dalla storia. Anche la cultura è storica,
essendo elaborata e trasmessa da una generazione alla successiva. La storia quindi è un aspetto
fondamentale della vicenda umana.
L‟approccio olistico afferma che la cultura è parte dell‟eredità biologica e l‟eredità biologica ha
prodotto una specie vivente che si serve della cultura per superare le limitazioni biologiche.; sono
nati organismi (uomini) capaci di studiare se stessi e la propria evoluzione bioculturale. L‟uomo, in
tale prospettiva è agency; ha un ruolo attivo; esso non può sfuggire al contesto storico e culturale
entro il quale agisce ma comunque esercita un qualche tipo di controllo sulla propria vita.
3. La ricerca etnografica
Un incontro di tradizioni culturali
La ricerca etnografica si basa sull‟incontro di diverse tradizioni culturali;
Attraverso la RICERCA SUL CAMPO l‟antropologo passa un lungo periodo di tempo a contatto
con la gente alla cui lingua o modo di vita è interessato e mediante l’OSSERVAZIONE
PARTECIPANTE raccoglie informazioni, cercando di vivere il più possibile con i portatori della
cultura studiata e partecipando alla loro vita.
L’esperienza di campo
Per maggior parte degli antropologi culturali la ricerca sul campo etnografica è l‟esperienza che
caratterizza la disciplina. Le condizioni di vita sul campo dipendono dalla natura della società e dal
tipo di ricerca intrapresa. L‟osservazione partecipante impone di vivere a più stretto contatto
possibile con la gente del luogo. Le condizioni di vita sul campo comunque offrono di per sé
intuizioni importanti riguardo la cultura studiata. Il disorientamento fisico e mentale e lo stress
sono prevedibili ovunque (clima, insetti, animali diversi…) inoltre ci sono le diversità culturali.
All‟inizio, dati i motivi, non è difficile che ci si senta sopraffatti ma con il tempo gli antropologi
scoprono che ci si comincia ad abituare.
L’approccio positivistico
Il metodo naturale delle scienze fisiche, viene spesso chiamato scienza positivistica.
Oggi il positivismo è un particolare modo di guardare al mondo e di studiarlo scientificamente.
I positivisti sono materialisti in quanto sostengono che il mondo si conosce attraverso i cinque
sensi. In secondo luogo separano i fatti dai valori: i fatti riguardano la realtà fisica e materiale (ciò
che è) e i valori sono ciò che dovrebbe essere. Lo scopo del programma positivistico è stata la
produzione di conoscenza oggettiva cioè conoscenza, vera e reale per tutti, sempre e ovunque.
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Applicazione dei metodi positivistici alla realtà
Per il positivista lo scenario tipico di ricerca è il fisico in laboratorio, prototipo che crea ostacoli a
chi studia la vita umana con l‟osservazione partecipante in ambito naturale.
Per cui gli antropologi cercano di riprodurre le condizioni di laboratorio con la verifica delle ipotesi
in ambiti culturali differenti; si considera il campo una sorta di “laboratorio vivente”.
Ogni ambito di ricerca doveva corrispondere a una situazione sperimentale, secondo il metodo detto
della comparazione controllata, che MEAD applicò ai suoi studi negli anni ‟30 su quattro diverse
società con l‟intento di scoprire gamma e cause dei ruoli di genere.
I positivisti ritengono il comportamento umano non diverso da quello di rocce e molecole che non
hanno né pensieri né sentimenti. Gli antropologi sono incolpabili di freddezza quando nelle loro
descrizioni trattano gli uomini come se fossero privi di pensieri; tale accusa crea inquietudine
perchè l‟oggetto di studio (uomini) appartiene alla stessa specie degli scienziati; quindi non possono
negare la coscienza e la vita interiore propria.
Per raccogliere dati su una cultura gli a sono obbligati a una grandissima intimità con le fonti: gli
informatori. Gli informatori sono persone di una particolare cultura che lavorano con gli antropologi
fornendo loro conoscenze nel proprio modo di vita (chiamati anche insegnanti o amici). Di
conseguenza i dati non sono oggettivi ma intersoggettivi ovvero sono il prodotto di lunghi dialoghi
tra ricercatore informatore.
La ricerca sul campo è un dialogo che si concentra sulla gamma di significati intersoggettivi che gli
informatori condividono (sistemi simbolici pubblici condivisi da una cultura) e che i ricercatori
arriveranno a capire partecipando ad attività e conversazioni.
Riflessività
RIFLESSIVITA’: aspetto della ricerca sul campo definita ESPERIENZA RIFLESSIVA. È il
riflettere sulla propria esperienza.
I significati intersoggettivi sui quali fanno affidamento gli informatori sono pubblici, non privati, e
benché per loro siano scontati, possono non esserlo per l‟estraneo.
Per renderli espliciti antropologo e informatore insieme, devono analizzarli con sguardo critico.
Devono pensare al modo nel quale i membri della cultura pensano normalmente alla loro vita.
Questo pensare al come si pensa va sotto il nome di riflessività; quindi la ricerca sul campo è un
esperienza riflessiva. I ricercatori oggi non si limitano più ad osservare e a partecipare, ma hanno
invece il dovere scientifico di rendere noto il metodo di raccolta dati.
Comunque è bene sottolineare che nessuna interpretazione dell‟esperienza umana è definitiva; è la
mutua riflessività al cuore della conoscenza antropologica.
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L‟interpretazione è riuscire a comprendere il sé culturale passando attraverso l‟altro culturale (sé
culturalmente mediato e storicamente situato). La comprensione antropologica è quindi costruita
intersoggettivamente. La continua discussione e relazione fra l‟antropologo e l‟informatore
permette loro di individuare aree di intersezione far diversi modi di interpretare lo stesso
comportamento (dialettica della ricerca sul campo).
Il processo dialettico
Al principio ricercatore e l‟informatore non hanno in comune alcuna esperienza che permetta loro di
capirsi, ma se sono motivati ad intendersi e disposti a lavorare insieme, fanno qualche passo verso
la comprensione e quindi verso il riconoscimento.
L‟antropologo deve intraprendere il processo dialettico di interpretazione e traduzione:
l‟antropologo fa una domanda ad esempio sulla parentela, usando l‟equivalente più vicino alla
lingua degli informatori. Questi fanno del loro meglio per interpretare la domanda dell‟antropologo
in modo da darle senso e formulano la risposta. L‟informatore risponde in termini comprensibili
(per quanto possibile) all‟antropologo. E‟ poi compito dell‟antropologo interpretare la risposta e
decidere se comunica le informazioni richieste.
Traduzione
La ricerca antropologica sul campo è traduzione. Nella traduzione sia l‟informatore che
l‟antropologo sono soggetti attivi. Col passare del tempo ognuno impara a conoscere l‟altro:
l‟antropologo impara a far domande che hanno un senso e l‟informatore diventa abile nel
rispondere. La dialettica della ricerca sul campo: consiste nello scambio riflessivo tra antropologo e
informatore.
Il significato deve essere sempre negoziato, perché non esiste né una serie ultima di significati né
un‟interpretazione definitiva che non sia rinegoziabile in un momento futuro. Quindi il successo
della ricerca, dipende solo in parte dalla personalità del ricercatore.
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NITA KUMAR; antropologa di New Delhi decise di fare una ricerca in una regione dell‟India ben
diverse da quella dove lei era cresciuta. Prima di riuscire a entrare in contatto con le persone del
luogo fallirono ben 4 tentativi.
es.Rabinow: Ibrahim (informatore marocchino) dopo aver stretto una salda amicizia con
Rabinow acconsentì ad accompagnarlo a visitare un'altra città e si era offerto di fargli da guida
sistemandosi da alcuni parenti. Una volta arrivati Ibrahim pretese che Rabinow gli pagasse l‟albergo
in quanto tali parenti non esistevano, li aveva inventati e lui non aveva soldi. Al rifiuto di Rabinow
Ibrahim si pagò da solo l‟albergo. Rabinow rimase ferito dall‟esperienza. L‟esperienza mostra
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quello che Rabinow chiama lo “Shock dell’alterità”, che la ricerca sul campo istituzionalizza.
Dovendo prevedere lo shock culturale gli antropologi di solito non trovano piacevole il tono della
ricerca. L‟umore prevalente infatti sembra essere l‟angoscia di un essere isolato senza nulla di
familiare a cui poter fare affidamento.
Per considerare gli informatori pienamente esseri umani, gli antropologi devono stare attenti a non
offenderli; ciò diventa un impresa piuttosto ardua in quanto non sempre si conoscono i
comportamenti offensivi. Per i primi tempi la regola è “l‟informatore ha sempre ragione” anche se,
così facendo l‟antropologo disumanizza sé stesso e gli informatori.
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come un commento rispetto alle varie possibilità umane. Lo sviluppo della conoscenza
antropologica dovrebbe arricchire la saggezza umana. La registrazione etnografica dovrebbe e deve
essere infinita: gli esseri umani sono sistemi aperti , la storia umana va avanti e i problemi e le
possibili soluzioni cambiano. Non esiste una sola versione della vita umana. L‟antropologo quindi,
è condannato prima o poi ad un fallimento. L‟atteggiamento scientifico occidentale non ammette
che ci siano cose incomprensibili; ma il pessimismo non sembra comunque giustificato perché forse
non conosceremo mai tutto ma provare ci insegnerà comunque qualcosa. Inoltre quando il contatto
con l‟altro si prolunga e lo sforzo di comunicare è ripagato dalla comprensione intersoggettiva si
impara sempre.
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L’espansione in africa e nelle americhe
In Africa occidentale i portoghesi prima, e gli olandesi, gli inglesi e i francesi poi, rimasero relegati
in stazioni commerciali fondate sulle coste o sulle isole per più di 400anni procurandosi le merci
tramite le popolazioni indigene costiere. Le società dell‟Africa quindi erano molto flessibili da
adattarsi alla presenza europea e abbastanza fori da tenere a bada gli stranieri. La presenza europea
riplasmò quelle società costiere stimolando lo sviluppo di forme sociali gerarchiche dove prima non
c‟erano. Il rapporto fra Europa e Africa occidentale cambiò soltanto nella metà del XIX secolo. La
situazione in Africa meridionale era diversa. I coloni, alla seconda metà del XVII secolo erano già
penetrati all‟interno e il loro arrivo provocò l‟assoggettamento e la distruzione dei popoli indigeni,
sia per la guerra che per le malattie. In Africa occidentale accadeva il contrario: spesso gli Europei
morivano a causa di morbo tropicali come la malaria ai quali le popolazioni costiere erano più
resistenti. In America le civiltà complesse del Messico e del Perù erano già state vinte ad appena
30anni dalla comparsa di Colombo. Le popolazioni indigene subirono quindi un ulteriore
sconvolgimento dopo l‟instaurarsi dell‟amministrazione coloniale spagnola. Le popolazioni
indigene furono costrette a lavorare nelle piantagioni nelle miniere che contribuirono a spezzare le
forme tradizionali di organizzazione sociale.
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Verso una classificazione delle forme di società
Molte società del pianeta hanno subito radicali cambiamenti in seguito alla loro scoperta da parte
degli Europei. Sebbene la vita nel mondo extra occidentale sia oggi senza dubbio informata a
modelli culturali, quei modelli non rappresentano modi di vita eterni, immutabili. Inoltre elle
pratiche delle società sopravvissute si scorgono tracce di modelli culturali anteriori al contatto.
Molti gruppi si sono creati nuove identità e escogitato nuove forme sociali, in alcuni casi attingendo
a tradizioni antichissime rielaborate per soddisfare le necessità sorte dalle nuove esperienze. In altri
casi sono modi di vivere inventati molto tempo fa ma ancora validi. Bisogna tener presente che la
società umana serba una varietà di forme. Gli antropologi sono riusciti a documentarla grazie ai
resoconti degli anziani e mediante la ricerca sul campo. Capire le molteplici forme delle società
umane attraverso lo spazio e il tempo è il compito che gli antropologi affrontano da sempre. Un
modo consiste nell‟ideare una tipologia basata su certi criteri per identificare le società più diverse
l‟una dall‟altra e poi nel classificare le società conosciute in base al gradi di somiglianza con i tipi
esemplari.
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Nel libro “ Ancient Society” (1877) l‟autore riassume l‟orientamento fondamentale dell‟ECU :
l‟umanità ha cominciato la sua “carriera” partendo dal grado più basso della scala e progredendo
poi dallo stato selvaggio fino alla civiltà attraverso lenti accumuli di conoscenza sperimentale.
Morgan descriveva la carriera evolutiva come una serie di periodi etici o condizioni connesse l‟una
con l‟altra in una sequenza di progresso tanto naturale quanto necessaria. Sentì inoltre il bisogno di
distinguere ancora fra lo stato selvaggio e le barbarie. I criteri utilizzati fanno riferimento alle varie
tecniche di sussistenza ossia i modi di procurarsi cibo. Dove non era possibile utilizzare questo
criterio l‟autore ne usava altri come l‟uso della ceramica, l‟invenzione della scrittura.
Pur non trovando alcun tratto culturale coerente atto ad indicare il progresso da uno stadio all‟altro
Morgan continuava a dire che la classificazione delle forme di società umane per stadi evolutivi
fosse un impresa valida. Dal suo punto di vista infatti lo schema unilineare chiariva così bene la
variazione culturale che eccezioni ed incongruenze erano dovute necessariamente all‟insufficienza
di dati.
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La distinzione fondamentale è tra sistemi politici centralizzati e quelli non centralizzati ed è affine
a quella fra società statuali e non statuali.
- non centralizzati non hanno alcuna istituzione specifica deputata a prendere pubbliche
decisioni; infatti i gruppi all‟interno dei sistemi ugualitari godono di relativa autonomia e di
pari status ed inoltre non rispondono ad una autorità superiore. I sistemi politici egualitari si
dividono poi in :
a) Banda piccolo raggruppamento sociale in cui i membri non coltivano né le terra
né allevano bestiame, ma vivono di prodotti selvatici; (Ted Lewellen distingue 3 tipi
di banda tra i quali c‟è la banda familiare e identifica 5 tipi di tribù).
b) Tribù forma di organizzazione sociale + ampia della banda; i membri praticano
l‟agricoltura e/o l‟allevamento.
Le relazioni sociali sono egualitarie benché possa esserci un capo che parla a nome del
pubblico e ne organizza le attività.
Teoria struttural-funzionalistica
Le teorie degli antropologi sociali britannici riguardano sempre più il funzionamento quotidiano di
particolari forme sociali per la riproduzione di forme tradizionali. L‟assunto centrale della teorie
struttural-funzionalista si deve a Radcliffe-Brown la cui attività teorica più intensa si riscontra
durante gli anni 30-40. Gli antropologi si cominciarono domandare il perché le cose rimanessero
uguali piuttosto di chiedersi perché cambiassero, inoltre cominciarono a pensare sul perché alcune
strutture sociali durassero nel tempo mentre altre scompaiono rapidamente. Questo nuovo modo di
operare ha prodotto una serie di classificazioni non evoluzionistiche delle forme sociali che però,
dato il numero esorbitante, alcuni antropologi hanno cominciato a mettere in dubbio l‟utilità
dell‟impresa.
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La realtà del dopo guerra
Quando le ex colonie divennero indipendenti i loro cittadini respinsero la visione occidentale, che i
aveva sottomessi e “bollati come selvaggi e barbari, per dimostrare che anch‟essi erano capaci di
una forma di governo e di formare una vita altrettanto civile. Ciò significò per l‟occidente un‟offerta
di nuove esperienze dell‟altro che facevano apparire la proposta dell‟ECU ancora meno plausibile e
più distorta.
Inoltre la decolonizzazione permetteva agli antropologi di volgere l‟attenzione direttamente al
colonialismo, in quanto forma di dominazione politica che privava i gruppi sociali indigeni della
autonomia e li ristrutturava con forza, collocandoli in una posizione subordinata all‟interno di una
società più vasta. Contemporaneamente antropologi di origine non occidentale iniziarono ad unire
le loro voci con quelli occidentali e a criticare questi stereotipi culturali istituzionalizzati dell‟ECU e
dello struttural-funzionalismo.
Linguaggio e cultura
Il linguaggio umano è un fenomeno bioculturale. Il cervello e l‟anatomia della bocca e della gola lo
rendono biologicamente possibile; ma ogni linguaggio umano è certamente un prodotto culturale, è
condiviso da un gruppo di parlanti, trasmessa storicamente con l‟insegnamento e l‟apprendimento
Parlare dell’esperienza
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La lingua, come la cultura, è il prodotto degli sforzi umani per venire a patto con l‟esperienza. Ogni
lingua naturale è adatta a soddisfare i bisogni dei parlanti che tendono a sviluppare un vocabolario
più ampio per gli aspetti considerati più importanti. Nonostante le diversità lessicali e grammaticali
tutte le lingue naturali studiate dai linguisti si dimostrano ugualmente complesse. Non esiste una
lingua primitiva. Tradizionalmente la lingua si associa con un gruppo concreto di persone
(Comunità linguistica); poiché ogni lingua contempla modi di parlare, i membri di una comunità
linguistica non hanno tutti la stessa conoscenza della lingua: individui diversi infatti usano
diversamente le risorse linguistiche. Esistono diversi modi di comunicare l‟esperienza e non c‟è
alcun criterio assoluto per preferire uno all‟altro; le differenze fra le lingue comunque non sono
assolute.
Linguaggio e contesto
Oggi i linguisti studiano le interazioni verbali dei bambini nel contesto sociale e culturale, attirando
l‟attenzione su ciò che i bambini sanno fare benissimo e non come accadeva qualche anno fa
durante i quali gli studi si concentravano sugli errori commessi dai bambini nello sforzo di acquisire
la competenza comunicativa (Chomsky). Sembra che essi sin dalla più tenera età comunichino
molto fluentemente producendo frasi corrette e appropriate al contesto. La competenza
comunicativa (CC) è un espressione coniata dall‟antropologo e linguista DELL HYMES. Egli ha
contestato la visione di Chomsky secondo la quale la CC consta solo nella capacità di fornire
giudizi di grammaticità. Secondo Hymes, quando l‟adulto parla non si limita a seguire le regole
grammaticali ma è anche in grado di scegliere temi appropriati alla sua posizione sociale , quella
della persona alla quale si rivolge e al contesto sociale di riferimento. (esempio: uso dei pronomi
personali). Questo problema per gli anglofoni non esiste in quanto danno a tutti del “tu”, ma se
hanno cercato, ad esempio di imparare il francese hanno dovuto imparare le regole dell‟uso dei
diversi pronomi personali: singolari, plurali e contesti d‟uso.
L’ipotesi di Sapir-Whorf
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Sapir e Whorf hanno notato che lingue diverse spesso descrivono la stessa situazione in modi
grammaticali diversi, conclusero che la lingua ha il potere di plasmare la visione del mondo. Questa
affermazione va sotto il nome di IPOTESI di SAPIR-WHORF o come principio di relatività
linguistica.
La cosiddetta versione forte di quest‟ipotesi nota come determinismo linguistico ha ridotto i
modelli di pensiero e cultura ai modelli grammaticali della lingua: se la grammatica di una lingua
classifica i sostantivi in maschili e femminili i parlanti sono costretti a concepire maschi e femmine
come esseri radicalmente differenti. Altri ricercatori propongono una versione che smorza la forza
modellatrice della lingua al punto di renderla insignificante. Né Sapir né Whorf erano a favore del
determinismo linguistico (secondo cui pensiero e parola non sono imprigionati in un unico insieme
di forme grammaticali).
Fonologia: i suoni
Lo studio dei suoni linguistici si chiama fonologia; i suoni linguistici hanno la particolarità di essere
prodotti da una serie di organi (fonatori)che appartengono solo alla specie umana. I suoni
effettivamente emessi dalla bocca sono detti foni; li percepiamo all‟interno di un particolare ambito
di variazioni come allofoni funzionalmente equivalenti dello stesso fonema, il suono tipico della
lingua. Nessuna lingua usa tutti i suoni che gli organi fonatori sono in grado di produrre; sebbene
tutte le lingue si basino su pochi fonemi, non esistono 2 lingue che facciano uso dello stesso
insieme. Inoltre spesso ci sono differenze fonologiche anche tra parlanti della stessa lingua con
produzione di “accenti”; essi di solito non ostacolano la comprensione ma l‟articolazione distintiva
rivela origini etniche , regionali e socioeconomiche del parlante.
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che oltre ad una struttura superficiale (visibile) della frase esiste anche una più profonda,che non si
vede; il parlante, in questo caso avverte che due frasi sono collegate perchè hanno la stessa struttura
profonda.
Semantica: il significato
I linguisti hanno a lungo evitato la semantica, per la grande complessità del termine significato.
Essa ha preso il via dalla tesi di Chomsky secondo la quale le grammatiche devono rappresentare la
totalità delle conoscenze linguistiche , e quindi anche il significato contenuto nella testa del
parlante. Ha concentrato l‟attenzione sui legami esistenti fra parole all‟interno della lingua
esplorando rapporti come la sinonimia(significatovecchio e anziano), omofonia (stesso suono,
diverso significatoParte, sostantivo e Parte: verbo), antonimia (significato oppostoalto e basso);
ha inoltre definito le parole in base alla denotazione (ciò che indicano nel mondo reale). Per alcune
parole la denotazione non è così semplice, sia perché non tutte le parole corrispondono ad un
oggetto nel mondo reale, sia perché anche se rappresentano un oggetto reale, esistono le metafore (
forma di linguaggio figurato o non letterale che viola le regole formali della denotazione collegando
espressioni tratte da campi semantici irrelati) che non semplificano il compito di capire il corretto
significato. Tutto ciò ci fa capire che gran parte del significato referenziale di una lingua non può
essere accuratamente compreso se tralasciamo il contesto dell‟uso linguistico
Etnopragmatica
A. Duranti considera l‟Etnopragmatica lo studio dell‟uso linguistico che basandosi sull‟etnografia
illustra i modi nei quali la comunicazione e l‟interazione sociale si costituiscono a vicenda. Essa i
concentra sulla pratica, l‟attività umana nella quale si trovano riunite insieme di regole
grammaticali, valori culturali e azioni fisiche. Tale prospettiva individua l‟origine del significato
nell‟attività sociale quotidiana anziché nella grammatica per cui considera i fonemi e i morfemi
come risorse linguistiche e non come regole rigide. La comunicazione quindi è possibile anche
quando le persone che interagiscono parlano lingue diverse; ciò che serve è condividere il senso di
“ciò che sta succedendo”e la capacità di negoziare “chi farà cosa”. Tale mutuo coinvolgimento
modella le pratiche comunicative della lingua parlata ma anche valori e saperi che non si
esprimono a parole. Poiché la maggioranza delle persone si impegna in diverse attività pratiche con
sottogruppi, ognuno padroneggia varie pratiche comunicative e abiti linguistici comunicativi (generi
del discorso).
Bakhtin ha introdotto il concetto di eteroglossia, cioè la condizione normale della conoscenza
linguistica in qualsiasi società con divisioni interne e descrive la coesistenza di molte forme e
norme linguistiche . L‟approccio pratico all‟uso linguistico dimostra come la grammatica, azioni e
valori siano inestricabilmente collegati.
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Una delle circostanze dove l‟influsso del contesto appare più ovvio è quando i parlanti ritagliano le
parole su misura per l‟auditorioA. Duranti ha scoperto un “senso del pubblico” fra gli oratori di
professione che dibattono le cause davanti ai nobili, riuniti nel periodico consiglio di villaggio a
Samoa.
Ineguaglianza linguistica
I pidgin e i creoli sono molto più complessi di quanto si possa pensare, ma dove coesistono con la
lingua del gruppo dominante sono in genere, considerate incomplete, inferiori. Il giudizio deriva
dalla situazione che porta alla formazione della maggioranza dei pidgin: la dominazione coloniale
Europea. In ambito coloniale la lingua dei colonizzatori è ritenuta superiore al pidgin a al creolo,
bollati come varianti inferiori. La situazione si aggrava quando anche l‟istruzione avviene con la
lingua dei dominatori che quindi chi parla i pidgin non riuscirà facilmente a padroneggiare, restando
escluso. L’adozione di un'unica varietà linguistica come termine di paragone per tutte le altre
lingue si può definire etnocentrismo linguistico.
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Quando in classe (contesto euro-americano) li interrogavano su temi per loro di nessun interesse
parlavano poco, ma non a causa della deprivazione linguistica; per i bambini afroamericane la
classe era parte della più vasta cultura razzista al di là delle mura scolastiche; aspetto che gli
psicologi avevano trascurato. Labov e colleghi fecero una ricerca nelle case e nelle strade del
ghetto dimostrando che l‟inglese afroamericano è una variante dell‟inglese con regole in parte
diverse dalla lingua standard: la maggioranza dei parlanti appartenenti alla classe media non
applicherebbe determinate regole mentre le applicherebbe la maggior parte degli afroamericane. Ma
nessuna delle due lingue è per questo incompleta. Di fatto differenze simili distinguono gli abiti
linguistici di molti sottogruppi sociali in una società. In sintesi la ricerca di Labov mostra che non
solo i bambini afroamericane non erano deprivati linguisticamente ma che essi erano partecipi di
una ricca cultura linguistica.
Lingua e verità
Thomas Kuhn (filosofo della scienza)sostiene che i cambiamenti nel modo di collegare termini
scientifici e natura non sono riconducibili a logica e grammatica. Essi avvengono grazie
all‟esperienza e al contesto. E non c‟è una lingua neutra nella quale tradurre e in seguito giudicare
risposte giuste o sbagliate le teorie opposte. Inoltre se la visione della realtà è frutto della dialettica
far l‟esperienza e la lingua l‟ambiguità non sarà mai eliminata dai sistemi simbolici inventati
dall‟uomo. La coscienza riflessiva rende gli uomini consci di ambiguità e alterative. Né tantomeno
si può pensare che l‟esperienza del dubbio sia solo occidentale. Per quanto si possa approfondire il
linguaggio non si riuscirà m,ai a definirne tutti i significati e a circoscriverne le regole. Il
linguaggio è un sistema aperto e finché dura la storia umana si creeranno forme nuove e si
inventeranno di continuo nuovi usi.
6. Processi cognitivi
I segnali che riceviamo dal mondo esterno, siano essi parole, composizioni di luci e ombre che
colpiscono la retina, odori, sapori o forme che avvertiamo al tatto, ammettono di solito più
interpretazioni.
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L’universo cognitivo come sistema aperto
L‟universo cognitivo è un sistema aperto. I processi cognitivi si svolgono nel contesto delle attività
culturali di routine e che richiamano l‟attenzione su certi aspetti del mondo e né ignorano altri. Ciò
che pensiamo dipende in gran parte da ciò che abbiamo imparato a prendere in considerazione in
passato, perciò è probabile che gruppi diversi all‟interno di una stessa società sviluppino punti di
vista differenti. Quando apprendiamo ricorriamo a categorie preesistentifenomeno di
dislocazione. Tutti i senso giocano degli scherzi e basta qualche trucco per farci percepire ciò che
non esisteprevaricazione. Entrambe sono caratteristiche del simbolismo.
Nei processi cognitivi si distinguono spesso 3 aspetti:
1. percettivo; 2.intellettuale; 3. emotivo.
La Percezione
Si definisce l’insieme dei processi attraverso i quali le persone si organizzano ed esperiscono
informazioni di origine sensoriale. A volte alcune percezioni si rivelano erronee sia per ragioni
fisiche sia perché le osservazioni i non sono disinteressate.
Illusione
Lo studio delle illusioni ottiche rivela la natura della percezione visiva reale. La conoscenza del
contesto permette di distinguere l‟irreale dall‟illusorio. Una possibile spiegazione delle illusioni
ottiche è che siano il risultato di normali processi cognitivi erroneamente selezionati e applicati a
una certa serie di segnali visivi. Le illusioni ottiche sono frutto di procedimenti malposti: processi
cognitivi perfettamente normali che, per qualche ragione, sono stati scelti e applicati,
impropriamente a una particolare serie di segali visivi.
Gregory (1983) distingue 4 tipi di illusioni ottiche:
1) Distorsioneciò che si vede può apparire “più grande”, “più piccolo”, “più lungo”, “più
corto” es. “illusione di Ponzo”:
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3) Paradossoimmagine che appare contraddittoria, es. Relativity di Escher.
Le percezioni sono plasmate dall‟esperienza abituale. Tutti nel mondo ogni tanto ci troviamo di
fronte a qualche illusione ottica. A differenza dei disegni impiegati nei test psicologici le fonti
spesso sono astratte. Teoricamente secondo Gregory formuliamo ipotesi su quanto i segnali
visivi assai probabilmente rappresentano nel mondo reale che conosciamo.
Stile cognitivo
L‟espressione stile cognitivo indica un modello ricorrente di attività percettive e intellettive. Gli
antropologi di orientamento psicologico hanno comparato gli stili cognitivi in un continuum che va
dal globale all‟articolato.
coloro che usano lo stile globale propendono per una visione solistica del mondo e
sono detti ambito-dipendenti;
coloro che usano uno stile articolato tendono a frantumare il modo in piccoli pezzi e
sono detti ambito-indipendenti.
Indagini dettagliate dimostrano che lo stile cognitivo varia spesso da compito a compito e da
contesto a contesto.
J.Lave si propose, attraverso una ricerca di verificare l‟ipotesi diffusa secondo cui lo stile cognitivo
non cambia con il variare del contesto; intendevano scoprire se la gente comune faccia uso delle
stesse abilità matematiche al supermercato a scuola e in cucina. I soggetti sono stati sottoposti ad
una prova di matematica per determinare in quale misura riuscissero a risolvere certi problemi in
un contesto scolastico. I soggetti sono stati osservati alle prese con la matematica mentre facevano
la spesa, alla fine i ricercatori, hanno presentato loro coppie di prodotti alimentari con la richiesta
di calcolare gli acquisti più convenienti. E‟ emerso che solo il 59% ha ottenuto le risposte esatte
nella prova di matematica; ma le risposte esatte sono diventate il 98% al supermercato e il 93%
nella valutazione dell‟acquisto più conveniente. Le strategie usate “al supermercato” erano diverse
da quelle usate nel contesto scolastico per la risoluzione di compiti matematici; erano infatti
strategie di tipo informale:
ispezione: constatazione di maggior quantità a minor prezzo;
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della differenza: consiste nel decidere se una differenza quantitativa marginale
potesse giustificare la differenza di prezzo.
Le persone che usano tali strategie sono più vicine all‟estremo globale: ambito-dipendente.
Lo studio delle illusioni ottiche dimostra che c‟è un abisso fra quanto vediamo e quanto sappiamo
fra percezione e cognizione. Poiché il nostro rapporto con il mondo è dialettico tra esse non c‟è un
confine netto anzi spesso le percezioni ci spingono modificare le nostre concezioni.
In sintesi si può quindi affermare che il processo cognitivo è un nesso di relazioni fra la mente
all‟opera e mondo in cui essa opera.
La concezione
Un modo per illustrare il legame fra percezione e concezione è quello del confronto fra criteri di
classificazione di fenomeni adottati da diverse società. Greenfield ha condotto una ricerca in
Senegal usando una serie di immagini su schede e chiedendo ai soggetti di scegliere le due figure
più simili di ciascuna serie e poi spiegarne il motivo. I test è stato somministrato a 3 gruppi diversi:
a) Di cultura tradizionale che non erano mai stati a scuola, di età fra i 6 anni e la maturità;
b) Abitanti del centro rurale del primo gruppo ma scolari;
c) Scolari della capitale senegalese.
La prestazione degli scolari (sia del centro rurale che di città) è uguale a quella dei bambini
americani, ossia quanto più lungo era stato il periodo di scolarizzazione tanto maggiore era la
propensione a classificare gli oggetti per forma e funzione anziché per colore. I bambini con più
anni di istruzione tendevano a spiegare le loro scelte in base a categorie concettuali . I bambini mai
andati a scuola indipendentemente dall‟età prediligevano il colore come elemento distintivo.
La differenza era imputabile all‟esperienza dell‟istruzione occidentale che inculcava in persone con
facoltà percettive normali gli abiti europei di analisi percettiva. Il probabile influsso dell‟istruzione
occidentale sui metodi di classificazione è emerso anche dalla ricerca di Sharp & Cole in Messico. I
ricercatori hanno sottoposto il test a 4 gruppi di bambini e giovano adulti di una zona rurale (scolari
di I, III e VI classe e adolescenti con al massimo 3 anni di scuola) . Essi hanno scoperto che non
tutti erano in grado di ordinare tutte le schede secondo una regola unica, tuttavia i più grandi
riuscivano meglio dei piccoli; gli adolescenti si collocavano ad un livello intermedio fra scolari di I
e III. Douglas Price-Williams nella sua ricerca con popolo della Nigeria ha deciso di usare figure di
animali e 10 tipi di piante noti ai bambini (sospettando che la precedente ricerca fosse viziata dalla
richiesta di figure troppo inconsuete per i bambini africani). I bambini più piccoli erano in grado di
classificare tutti gli oggetti in 3 o 4 modi diversi; mentre i più grandi in 5 o 6 modi;
indipendentemente dall‟istruzione . Gli autori osservarono che sebbene ei bambini raggruppassero
gli animali per prima cosa in base ad attributi concreti (dimensioni, habitat) raggruppavano le piante
in base all‟attributo astratto della loro commestibilità. Questi studi hanno evidenziato che membri
competenti di tutte le società utilizzano una varietà di stili cognitivi.
Ragione e ragionamento
Gli psicologi cognitivi ha adottato la famosa definizione del pensare data ad Bruner “andare oltre le
informazioni ricevute”. Ciò comporta una dialettica comune tra alcune informazioni già disponibili
e processi cognitivi della persona che si trova a manipolare quelle informazioni. Vi sono stati vari
tentativi di misurare i livelli di pensiero razionale presso le popolazioni extraoccidentali, con
risultati eterogenei. Un sistema usato di frequente è il test di conservazione di Piaget per misurare lo
sviluppo cognitivo del bambino. I bambini che possiedono il concetto di conservazione sono in
grado di riconoscere che la quantità di una data sostanza rimane costante anche se travasata in un
recipiente di forma diversa. Per Piaget il raggiungimento di tale capacità è un importante passo
avanti verso il pensiero razionale maturo.
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Test di conservazione sono stati svolti in varie società, sempre però con risultati ambigui.
Cultura e logica
Un‟altra serie di test cognitivi riguarda le capacità di ragionamento verbale. Si presentano 3
affermazioni sotto forma di sillogismi. Le due preposizioni sono dette premesse, la terza è la
conclusione. Perché un sillogismo sia corretto, la conclusione deve seguire le premesse. Il
ragionamento sillogistico è un importante requisito del pensiero razionale. I ricercatori hanno
proposto di utilizzare i sillogismi per studiare le facoltà razionali dei popoli extra occidentali.
Il problema logico era normalmente inserito un racconto. Ispirato alla tradizione al quale seguivano
una serie di domande a catena per capire se sapessero trarre la giusta conclusione dalle premesse
date. Dai risultati emerse che i soggetti non capivano che la lettura si svolgeva in una situazione di
prova nella quale considerazioni di contesto e significato non erano pertinenti. Sembra che essi
avevano difficoltà a separare il problema logico sia dai cenni introduttivi che dalle conoscenze
empiriche. La risposta del soggetto non era dovuta ad una irrazionalità quanto ad una mancata
accettazione del compito logico. In una ricerca successiva scoprirono che questi ragazzi delle
scuole superiori rispondevano correttamente a questi problemi in 90% dei casi. Ciò indica una forte
correlazione fra istruzione di tipo occidentale e disponibilità ad accettare compiti analitici avulsi dal
contesto in situazioni di prova.
In sintesi si può affermare che è molto difficile capire come i processi cognitivi elementari operino
entro schemi culturali condivisi, producendo differenti sistemi cognitivi funzionali noti come “stili
di ragionamento”. Sembrerebbe che la logica formale sia diversa tanto dagli stili occidentali di
ragionamento informale quanto da quelli extraoccidentali : la logica formale impone di trarre
conclusioni in assenza di contesto , senza l‟ausilio di schemi culturali, in quanto fonte di ambiguità.
Il pensiero occidentale informale e quello extraoccidentale affondano le proprie radici negli schemi
culturali e quindi dipendono contesto.
Le emozioni
Gli antropologi hanno scoperto che diverse culture usano linguaggi diversi per parlare di emozioni e
che non tutte possiedono un termine equivalente.
Nelle tradizioni dualiste occidentale la ragione e il pensiero sono associati alla mente; le emozioni
con il corpo. Le emozioni si possono intendere come prodotto della dialettica fra eccitazione fisica e
interpretazione cognitiva.
Mandler sostiene che la prima (eccitazione fisica) può scatenare un esperienza emotiva attirando la
nostra attenzione così da indurci a cercarne la fonte. All‟opposto una certa interpretazione
dell‟esperienza può scatenare l‟eccitazione fisica che si intensificherà o indebolirà a seconda di
come interpretiamo quanto accade intorno a noi. L‟autore considera le emozioni sistemi funzionali;
ciascuna emozione collega i processi elementari che coinvolgono i meccanismi dell‟eccitazione
fisica con altri processi elementari.
Forse l‟eccitazione fisica ci “mette in guardia” da qualcosa di nuovo e inatteso nell‟ambiente in
questo senso le emozioni deriverebbero da una storia evolutiva “intelligente”. Quando qualcosa
interrompe la normalità sperimentiamo uno stato di eccitazione fisica che può smorzarsi o sfociare
in un‟esperienza emotiva a seconda del significato attribuito. I significati scaturiscono dalle
interpretazioni culturali e da schemi esperenziali ricorrenti.
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importanti differenze derivanti dalla natura degli schemi riconosciuti convenzionalmente da tale
cultura.
Le emozioni in Oceania
Lutz fece ricerca fra gli Ifaluk delle isole Caroline nel Pacifico. Tale popolo non ha una distinzione
netta fra pensiero ed emozioni; intendono gli avvenimenti in chiave affettiva e cognitiva. Dire che
provano “song” (giusta ira) ad esempio non è solo la descrizione di uno stato fisico interiore ma
anche un commento sull‟inosservanza di altri al comportamento sociale appropriato. Gli I. si
aspettano che scoprendo di aver suscitato “song” in qualcuno, la persona provi naturalmente
“metagu” (Paura); cioè il comportamento sociale inappropriato interrompe le normali attese sociali,
producendo una reazione emotiva. Si ritiene che lo stato mentale di qualsiasi individuo maturo
abbia in sostanza radici sociali. Di conseguenza protestare la propria giusta ira è il primo passo nel
processo di negoziazione del significato inerente alle azioni altrui in rapporto a sé stessi. Se la
protesta arriva da persone potenti o di status + elevato di solito è pubblicamente accettata e ci
aspetta che la parte responsabile provi ”metagu” . Se invece essa proviene da persone di pari
importanza allora ci sarà una maggior negoziazione riguardo al diritto di usare il concetto di “song”
in quella particolare circostanza.
Per divenire umani occorrono entrambi i processi. Il bambino in fondo , impara simultaneamente ad
agire, sentire e pensare partecipando alle attività caratteristiche del gruppo. Impiegheremo quindi un
processo chiamato socializzazione/interculturazione che produce un sé socialmente e culturalmente
costruito in grado di svolgere i compiti richiesti dalla società.
Per Mead e Vygotskij la vita umana è sociale fin dal principio e l‟identità individuale si acquista
solo nel contesto sociale. Vygotskij afferma che la dimensione sociale della coscienza è primaria sia
cronologicamente che oggettivamente, mentre la dimensione individuale è derivata e secondaria.
Come Vygotskij, anche Mead credeva che la socializzazione e l‟interculturazione completino ed
esaltino la natura umana. Il segreto dell‟umanizzazione sta nella padronanza di simboli, che inizia
quando il bambino padroneggia i simboli linguistici, cioè quando comincia a parlare. Con il
concetto simbolico il bambino acquisisce la capacità di distinguere gli oggetti e impara a vedersi
come oggetto/soggetto. Per Mead tale acquisizione si compie attraverso il gioco di ruolo.
Crescendo, il bambino passa allo stadio del gioco: è oramai così esperto nell‟assumere il ruolo altrui
da entrare in interazioni complesse con gli altri perché è in grado di tenere a mente sia il proprio che
il ruolo altrui, impara a distinguere l‟altro generalizzato (o società in generale). Diviene ora
importante la distinzione di V. fra processi cognitivi elementari e sistemi cognitivi funzionale. La
distinzione è utile per l‟antropologia perché consente di descrivere le somiglianze e le differenze
che si osservano comparando il modo di pensare e sentire di diverse culture. Interessante è anche la
nozione Vygotskiana di zona di sviluppo prossimale che è la distanza fra “l’effettivo,livello di
sviluppo determinato dalla soluzione autonoma di problemi” e il livello di “sviluppo potenziale”.
Questo concetto consente agli antropologi di collegare e confrontare lo sviluppo cognitivo con la
società, la cultura e la storia, infatti l‟estensione della zona prossimale dipende da fattori sociali,
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culturali e storici che variano da società a società con conseguenti e prevedibili riflessi sullo
sviluppo cognitivo.
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del gioco. E‟ possibile che la necessità di giocare per rimediare a danni subiti durante lo sviluppo o
per esercitare capacità si presenti di rado ma quando le circostanze lo permettono gli animali
potrebbero abbandonarsi al gioco anche solo perché è piacevole.
Pensare al gioco
Don Handelman offre una teoria del carattere di apertura sostenendo che il gioco è una forma di
organizzazione delle attività nella quale fini e mezzi sono alterati. Cambiare il rapporto fra mezzi e
fini può sortire conseguenze impressionanti. Dato che nel gioco mezzi e fini vengono alterati i
giocatori godono di grande libertà. L‟attività ludica cancella per esempio i confini di ruolo; lo
scherzo offre un buon esempio di come il gioco funzioni nel contesto culturale. L‟antropologo
A.Miracle, discutendo del comportamento scherzoso in popolazioni della Bolivia osservò che di
solito essi non ridono in presenza di estranei; riso e scherzo sono ammessi solo in presenza di amici
e parenti. Gran parte degli scherzi osservato da M. si svolgeva sulle corriere e gli autocarri affollati
che giravano per le campagne. In circostanze quotidiane se qualcuno fissa un soggetto di tale
popolazione egli può dare in escandescenza , in quanto di solito essi evitano sguardi insistenti e
rispettano la riservatezza altrui anche attraverso il mantenimento ella distanza. Ma su corriere e
autocarri la situazione è diversa. La mutata condizione del contesto conferisce agli scherzi fra
sconosciuti un nuovo significato, trasformando per gioco, gli estranei in amici, così da trasformare
una situazione sgradevole in una più tollerante. Il passaggio dal serio allo scherzoso è anche
concepibile come il passaggio da una realtà ad un'altra. Secondo Bateson questo passaggio richiede
il livello di metacomunicazione (comunicazione sulla comunicazione). Nel gioco ci sono 2 tipi di
metacomunicazione:
Inquadramentodelimitazione cognitiva contrassegna certi comportamenti come gioco o
vita normale. I cani ad esempio segnalano con un espressione giocosa ad altri cani che sono
in vena di scherzi. Se sono d‟accordo mostrano i denti e attaccano ma invece di azzannarsi si
mordicchiano; hanno acconsentito ad entrare in un mondo immaginario; quindi per il gioco
non vale una regola basilare della logica occidentale; si tratta in pratica la stessa cosa in
modi diversi;
Riflessivitàmeditare sulle dimensioni sociali e culturali del mondo. Insinuando che
esistono modi diversi per intendere la vita normale viene da commentare sulla natura di
questa normalità.
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Lo sport
Lo sport è un tipo di gioco che comporta esercizio fisico ed è disciplinato da regole. Componente
della cultura si conforma a un modello rituale, agonistico e comprende in misura variabile, gioco,
lavoro e svago. Il gioco è solo una componente dello sport; offre anche una sorte di identificazione
sociale fra tifosi che accedono ad un mondo di fantasia dove possono identificarsi per gioco con i
loro eroi, inveire contro gli avversari, soffrire gioire. L‟elemento ludico, dunque, inquadra l‟attività
sportiva. Come per ogni forma di gioco nello sport il rapporto fra mezzi e fini è sbilanciato; la
contesa sportiva è fine a sé stessa: atleti e squadre esistono solo per competere! A differenza dei
rivali nel mondo reale che hanno scopi politici, economici e sociali contrastanti, i concorrenti
devono essere protetti, non persuasi ed eliminati.
L’arte
Nelle società occidentali l‟arte abbraccia scultura, disegno, teatro, racconto orale. Quando gli
antropologi parlano di arte nelle società non occidentali si concentrano per prima cosa su attività e
prodotti che somigliano all‟arte in Occidente. Le attività differiscono dal gioco in quanto sono
circoscritte da regole che prescrivono di osservare con attenzione le forme degli oggetti prodotti
dagli artisti e forniscono criteri di valutazione.
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comunicazione vivace comprende l‟opera, l‟artista e il pubblico. ; in sintesi essa (arte) comprende il
processo per mezzo del quale si realizza il prodotto.
Trasformazione-rappresentazione
Per capire la definizione di trasformazione – rappresentazione bisogna ricordare che i simboli
rappresentano qualcos‟altro. Essendo arbitrari si possono separare dall‟oggetto o possono servire
per esprimere un significato del tutto diverso. Poiché trasformazione e rappresentazione dipendono
l‟una dall‟altra l‟autore sostiene che vadano accoppiate. E‟ un modo diverso di parlare di metafore.
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donna tacciata di scarso autocontrollo è passibile di riprovazione. L‟esperienza della danza per la
donna dipende dalla sua posizione nei rapporti di genere.
Un teleromanzo in Egitto
In molti paesi del mondo i teleromanzi sono considerati strumenti utili per istruire certi settori della
nazione nei moderni principi di cittadinanza. Ma ciò che il pubblico trae non è sempre il messaggio
inteso dagli autori. L‟antropologa Abu-Lughod ha studiato un teleromanzo egiziano trasmesso
durante il Ramadan per 5 anni di seguito e incentrato sulle sorti di un gruppo di personaggi di un
antico quartiere del Cairo. L‟azione principale ruotava intorno alla rivalità ai maneggi finanziari e
alle vicende sentimentali di due ricchi uomini con il tentativo di collegare le vicende dei due alla
situazione politica reale egiziana e di esaltare l‟unità nazionale.
La ricerca riguardava due gruppi:
Donne del Cairo lavoratrici e povere.
Abitanti del villaggio dell‟Alto Egitto.
Le prime alla domanda di cosa le attirasse del programma citarono due personaggi femminili in
quanto entrambe sfidavano il sistema morale che teneva a bada le donne.
La tv in Egitto ha avuto effetti sociali misurabili; ha accresciuto il numero di esperienze comuni alle
diverse generazioni e ai sessi dato che giovani e adulti, maschi e femmine la guardano insieme.
Comunque i messaggi del teleromanzo sono valutati secondo le esperienze di vita dei telespettatori
e sono spesso neutralizzati o contraddetti dalla dura realtà nella quale si trovano le donne egiziane.
Il mito
Il gioco si trova al centro della creatività umana ma la società tende a delimitarlo con regole
culturali. Le regole destinate a limitarne l‟espressione artistica sono frutto dello stesso processo. La
violazione delle regole suscita spesso la condanna del potere. Poiché se la gente fosse libera di
immaginare, di realizzare, alternative alla versione locale di realtà potrebbe essere la fine per la
regolarità e prevedibilità della vita sociale le società trovano il modo di persuadere i membri che
quella adottata è l‟unica realtà possibile. Lo strumento più vulnerabile per questo fine è il mito:
verità in apparenza ovvie, frutto di un raffinata arte verbale (si trasmettono verbalmente). Di solito i
narratori sono i detentori di autorità: anziani, leader politici, religiosi. Il contenuto riguarda il
passato e il futuro. Essi sono socialmente importanti perchè se presi alla lettera insegnano da dove si
viene, dove si va e come si dovrebbe vivere. Le società variano quanto al grado di speculazione
permesso ai miti chiave. I miti e le credenze affini ritenuti ovvi sono a volte codificati in maniera
esplicita. Quando la codificazione è rigida e la trasgressione è punita con rigidità si ha l‟ortodossia.
I miti possono influenzare la condotta: giustificano gli atti compiuti, spiegano quelli in corso. Per
essere persuasivi però devono offrire spiegazioni plausibili dell‟esperienza dell‟uomo, quindi il loro
potere deriva dalla capacità di conferire significato alla vita degli uomini.
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Il mito come strumento concettuale
A partire dalla metà degli anni 50 l‟antropologo francese Levi-Strauss ha rivoluzionato il modo di
concepire il mito. Secondo l‟autore il mito possiede strutture significative degne di essere studiare
indipendentemente dalle sue funzioni. I miti sono strumenti per risolvere contraddizioni logiche
altrimenti insanabili. Essi sono formati da unità costitutive ordinate in modo da produrre coerenza
narrativa o strutturale. Questa duplice organizzazione rappresenta ed esprime aspetti della vita
sociale ritenuti in antitesi: maschi-femmina, vita e morte. Il mito opera per collegare le coppie
oppositive nel tentativo di risolvere le contraddizioni, ma l‟impresa è impossibile. Il mito quindi
trasforma qualcosa di insolubile in qualcosa di accessibile grazie alla narrazione. Quindi essi non
parlano solo del mondo che è ma di come potrebbe essere, anche se di solito le alternative sono
impossibili quindi il gioco è comunque tenuto sotto controllo. C‟è un acceso dibattito su questo
tema; ma tutti sono d‟accordo nel ritenere le strutture mitiche sono significative perchè manifestano
la capacità dell‟uomo di giocare con varie possibilità affrontando le contraddizioni fondamentali
dell‟esperienza umana.
Il Rito
Le società tendono a plasmare azione e pensiero x indirizzare tutele facoltà umane nella direzione
approvata; quindi arte mito, rito si trovano speso associati.
I riti di passaggio
Al principio del XX sec. l‟antropologo belga Van Gennep nota che certi riti hanno strutture simili in
tutto il mondo: sono i riti di passaggio; cioè quelli associati al procedere(passare)di un a persona da
una posizione all‟altra della struttura sociale. Tutti questi riti seguono delle fasi:
- Separazionesi tratta di allontanarsi dalla vecchia condizione; in questo periodo il
soggetto si è lasciato alle spalle i simboli e le pratiche dello status precedente
- Transizioneil soggetto ha abbandonato la vecchia condizione ma non è ancora entrato
nella nuova; è un periodo dominato dall‟ambiguità, dalla mancanza di ruolo e senso di
pericolo;
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- Riaggregazioneè il momento in cui l‟individui viene reintrodotto nella società nella
nuova posizione.
L‟opera di Turner ha dato un importante contributo ai riti di passaggio. Egli si è concentrato sul
periodo di transizione; Van Gennep lo chiama liminale (dal latino: soglia) in quanto il soggetto è
su una soglia; non è ne dentro né fuori. La liminalità è di solito associata alla morte, allo stare in
utero, alle tenebre; le persone in liminale tendono a sviluppare un certo cameratismo chiamato
Communitas. Tutte le società hanno bisogno di un certo communitas ma esso deve essere breve in
quanto minaccia consolo la struttura ma anche la sopravvivenza della società stessa.
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Metafora, Metonimia e Simbolo
La Metafora afferma l‟esistenza di un legame significativo fra due espressioni tratte da campi
semantici diversi. Optiamo per il linguaggio metaforico quando quello letterale è inadeguato a
esprimere il significato che intendiamo. La usiamo quando qualche cosa che vogliamo spiegare è
difficile da fissare con un linguaggio letterale, e perciò scegliamo un‟immagine figurata dai tratti
più familiari. Le visioni del mondo mirano alla comprensione più vasta del funzionamento del
mondo. Nel costruirle si tende a esaminare quel che si sa già, alla ricerca di indizi che aiutino a
rendere intelligibili gli aspetti sconcertanti. La prima parte, il soggetto metaforico, rappresenta la
sfera esperenziale che necessita di chiarimento, mentre la seconda, il predicato metaforico, indica
una sfera esperenziale nota aiutandoci ad afferrare la questione. Per comprendere la metafora
dobbiamo enumerare tutti gli attributi immaginabili. Questi attributi si dicono implicazioni
metaforiche in quanto indicano cosa consegue o è implicato(es. Il Signoresogg. metaforico-è il
mio pastorepredicato metaforico. Io sono una sua pecoraImplicazione metaforica). Le metafore
dirigono l‟attenzione a certi aspetti dell‟esperienza e ne sminuiscono o ignorano altri, stabilendo
dunque prospettive referenziali diverse. Così facendo formulano ipotesi distinte e hanno il potere di
creare immagini differenti della realtà. Per non essere sopraffatti dall‟ambiguità che la
proliferazione di immagini del reale genera, eleviamo il più delle volte una prospettiva referenziale
a realtà assoluta, assunta a rappresentare la verità letterale. I modelli di esperienza ricorrenti, o
schemi della realtà assoluta formano campi di esperienza significativa così stabilmente delimitati da
sembrarci naturali.
La Metonimia è la relazione che collega le parti di un campo semantico. Nella metafora “il Signore
è mio pastore”, il legame tra il predicato metaforico pastore e le implicazioni è un rapporto
metonimico. La parola pastore può stare per uno qualunque degli attributi connessi con il campo
semantico definito dalla pastorizio, al tempo stesso, qualsiasi attributo può implicare il termine
pastore. Come i campi semantici, anche gli elementi significativi in rapporto metonimico all‟interno
di un campo semantico sono definiti dalla cultura. In qualunque società si considerano associazioni
naturali o vere i campi semantici definiti da rapporti metonimici e, al contrario, ipotetici o falsi i
collegamenti semantici istituiti dalla metafora. In alcuni contesti una metafora efficace apparirà più
rivelatrice di qualsiasi descrizione naturale, e se illumina anche altre aree dell‟esperienza
concluderemo che amplia la comprensione e incorporeremo la nozione acquisita nella sfera della
verità, trasformando la metafora in metonimia. I rapporti metonimici scoperti entro un particolare
campo semantico ci aiuteranno a dar senso a esperienze che appaiono caotiche e assurde.
Quando grazie alla creazione di metafore efficaci si accresce o la comprensione di sé e del mondo, è
utile fissare parametri atti a facilitare l‟organizzazione di questa conoscenza. I Simboli servono a
rammentare le intuizioni importanti e i nessi che le collegano. Un simbolo è qualcosa che sta per
qualcos‟altro. I simboli segnalano la presenza e l‟importanza di date sfere di esperienza e sono casi
speciali di metonimia. Quelli che Sherry Ortner chiama simboli riassuntivi rappresentano un intero
campo semantico e ci sollecitano a considerare i vari elementi che contiene. I simboli elaboranti di
Ortner invece rappresentano un solo elemento di un campo e ci invitano a porlo nel più ampio
contesto semantico.
I simboli riassuntivi compendiano, esprimono, rappresentano per le persone con grande intensità
emotiva ciò che il sistema significa per loro. La bandiera a stelle e strisce incarna per molti lo stile
di vita americano. Come mette in rilievo Ortner, la bandiera attira l‟attenzione su tutte queste cose
insieme, non incoraggia a riflettere, poniamo, sull‟effetto che esercitano su chi Americano non è.
Ma il potere simbolico della bandiera è un‟arma a doppio taglio. I simboli elaboranti sono
essenzialmente analitici, permettono di classificare ed etichettare sentimenti e idee complessi e
indifferenziati traslandoli in linguaggi e azioni comprensibili e comunicabili, forniscono categorie
per pensare l‟ordine del mondo. Si prendano i Dinka pastori dell‟Africa orientale che secondo
Lienhardt, traggono dal bestiame la maggior parte delle categorie con le quali concepiscono e
affrontano l‟esperienza: per esempio la percezione dei colori, della luce e dell‟ombra rimandano ai
colori del bestiame. Arrivano persino ad assimilare la conformazione della società a quella del toro.
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Una visione del mondo in funzione
Credenze zande nella stregoneria
Gli zande credono che la stregoneria sia una sostanza che si trova nel corpo degli stregoni sotto lo
sterno. Si sviluppa di pari passo con l‟organismo del quale fa parte, pertanto più lo stregone è
vecchio più potente è la sua stregoneria. Questa si pensi sia ereditaria. La stregoneria agisce quando
la sua anima asporta l‟anima di un certo organo dal corpo della vittima, normalmente di notte,
causando una malattia che consuma lentamente: l‟insorgenza di una simile infermità è il segno che
si è stati stregati.
La stregoneria è il concetto che plasma la loro esperienza della sventura. La morte è sempre dovuta
a stregoneria e si deve vendicare con la magia. Le si attribuiscono di solito anche le altre disgrazie,
a meno che la vittima non abbia violato un tabù, trasgredito qualche principio morale o sia
comunque ritenuta responsabile dei propri problemi.
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comune) ha fallito. Alla ricerca di metafore chiave, perciò, essi privilegiano le aree dell‟esperienza
quotidiana. Le metafore chiave che hanno fatto da base alla visione del mondo nelle varie culture
comprendono metafore sociali, organiche e tecnologiche.
Metafore sociali
Nelle società dove le relazioni sociali sono fonte di grande ordine, regolarità e prevedibilità è spesso
l‟ordine sociale a fornire il modello del mondo. Tra gli azande, si incontra una siffatta metafora
sociale. Le visioni sociale che osservatori occidentali hanno chiamato religioni si basano su una
metafora sociale. Poiché le società sono tra loro diverse, ognuna dà origine a una religione
peculiare. Le metafore sociali non sono retaggio di popoli extraoccidentali. Il biologo Lewontin
sottolineano che la biologia cellulare ha impiegato una metafora sociale sin dai primordi,
paragonando le cellule a una fabbrica che assembla prodotti biochimici necessari per sostenere
l‟economia del corpo.
Metafore organiche
Applica l’immagine del corpo a strutture e istituzioni sociali. Il corpo di un organismo vivente
si compone di diversi apparati ciascuno adibito a un compito specializzato. Quando tutti
funzionano armoniosamente si dice che l’organismo è sano. Se paragoniamo la società a un
organismo vivente, cerchiamo i sottosistemi nei quali si può suddividere, identifichiamo i compiti
spettanti a ciascuno e definiamo la società sana quando tutti operano in armonia. Questa metafora è
all‟origine della teoria sociologica detta struttural-funzionalismo. In alternativa possiamo usarla per
analizzare il corso di una società o di una civiltà sotto forma di nascita, giovinezza, maturità,
vecchiaia e morte. La personificazione è un‟altra metafora organica. La Douglas si diffonde sull‟uso
di metafore organiche per costruire visioni del mondo e discutendo di quella ebraica antica mette in
rilievo che il corpo era inteso come metafora della società. Di conseguenza i pericoli che
minacciavano la società minacciavano il corpo e sul corpo si eseguivano i riti prescritti per
allontanarli. Forse, è un esempio di quella che Lakoff e Johnson chiamano metafora bidirezionale:
gli antichi Ebrei possono aver impiegato la conoscenza del corpo e dei suoi processi per illuminare
la società e i suoi processi, e viceversa.
Metafore tecnologiche
Utilizza gli oggetti fabbricati dall‟uomo come predicati metaforici. Le metafore della macchina
hanno proliferato. A partire dal Rinascimento le macchine hanno trasformato il mondo stimolando
l‟immaginazione. I corpi sono insiemi indissolubili che perdono le proprie caratteristiche essenziali
quando sono fatti a pezzi. Per capire una macchina, al contrario, la si può smontare e rimontare.
Ogni parte svolge una funzione distinta e analizzabile, e l‟insieme opera secondo principi regolari
illustrati dall‟interazione delle singole parti. Quando diciamo di essere solo ingranaggi di una
macchina e parliamo di status e ruoli come di parti intercambiabili,stiamo impiegando
metafore tecnologiche.
Nel mondo occidentale l‟orologio è divenuto il prototipo del meccanismo ingegnoso. Altri prodotti
si sono prestati alla metafora e la tecnologia sembra la fonte delle cosiddetta metafora della
conduttura. Lakoff e Johnson ne discutono l‟applicazione al linguaggio:
-le idee sono oggetti; -le espressioni linguistiche sono contenitori; -la comunicazione consiste
nell‟invio. Questi tre enunciati metaforici creano l‟immagine di una condotta o canale di
comunicazione, lungo il quale viaggiano, avanti e indietro, contenitori-messaggi pieni di oggetti-
significati. La metafora della conduttura sottintende che le parole siano contenitori di significati,
cosicché comprendere si riduce a una questione di scarico disimballaggio del significato. L‟errore
di comunicazione risulta dalla scelta della parola-contenitore sbagliata e dall‟erronea operazione di
svuotamento del contenitore arrivato a destinazione.
Gli psicologi hanno adottato la metafora del computer. A colpire lo psicologo Gregory è la
distinzione fra hardware e software, fra macchine e programmi. La sua metafora verte sui sofisticati
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computer multiuso dei quali è impossibile prevedere i compiti specifici conoscendo solo il progetto
dell‟hardware, dato che dipendono dai programmi che vi saranno installati. Potremmo paragonare il
cervello all‟hardware e la cultura al software. Alterazioni casuali risultanti in innovazioni
dell‟hardware e dei processori (mutazioni) permettono lo sviluppo di altre applicazioni. A un certo
punto, la capacità del processore di accedere alla memoria si esaurisce e per gestire la crescente
richiesta di memoria da parte dell‟utente occorre creare un file su una unità esterna, floppy o disco
rigido. L‟equivalente culturale sarebbe la tradizione orale e forme successive di notazione
simbolica, come la scrittura.
La religione
Molte culture postulano che l‟universo sia retto dagli stessi principi della società e tendono a
personificare le forze cosmiche e ad affrontarle come si fa con i potenti sulla terra. Queste società
possiedono ciò che noi occidentali chiamiamo religione.
Per Wallace l‟attività religiosa implica uno o più dei caratteri seguenti:
1. Preghiera → un modo consuetudinario di rivolgersi alle forze cosmiche personificate, di
solito parlando a voce alta e in una postura convenzionale.
2. Musica → fa parte spesso della cerimonia religiosa sotto forma di canto,danza, cantilena,
suono e recitazione che dia efficacia all‟invocazione dei poteri cosmici.
3. Prove Fisiche → 1)droghe, 2)deprivazione sensoriale, 3)mortificazione della carne
attraverso il dolore, l‟insonnia e la fatica, 4)privazione di cibo, acqua e aria. Estasi, euforia,
dissociazione e allucinazioni sembrano lo scopo dello sforzo religioso.
4. Esortazioni → certuni intrattengono rapporti più stretti di altri con i poteri invisibili e li
usano nell‟interesse spirituale altrui: comandano, ammoniscono, consolano, interpretano.
5. Recitazione del codice → il codice comprende informazioni sulla natura delle forze
cosmiche e sull‟universo nel complesso, i miti religiosi e il codice morale del sistema
religioso.
6. Simulazione →il rito a volte contempla l‟imitazione di cose connesse con la sfera cosmica.
7. Mana → è un potere sovraumano impersonale che si crede a volte trasmissibile da un
oggetto che lo contiene ad un altro.
8. Tabù → oggetti e persone che non si possono toccare.
9. Banchetti → capita spesso che si mangi o si beva.
10. Sacrificio → il dono di qualcosa di prezioso alle forze invisibili o ai loro agenti è tratto
presente in molti sistemi religiosi.
11. Congregazione → il comportamento religioso è sempre in parte sociale. I seguaci si
riuniscono in processioni, raduni o concili.
12. Ispirazione → in genere le tradizioni religiose attribuiscono i fenomeni della trance o
esperienze drammatiche all‟intervento delle forze cosmiche nella vita umana. La credenza in
esseri soprannaturali offre una risposta pronta e universalmente impiegata.
13. Simbolismo → alcuni simboli possono rappresentare direttamente la divinità.
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Organizzazione religiosa
Le forze dell‟universo sono personali cosicché chi intende influenzarle deve trattarle come farebbe
con dei potenti mortali. La comunicazione è forse il cardine delle interazioni tra esseri umani.
Perché l‟appello sia efficace, i fedeli devono comunicare nella maniera più eloquente possibile, di
solito mediante riti religiosi. La comunicazione con gli dèi è esaltata dalla musica e da altri prodotti
e oggetti estetici che mettono in rilievo i simboli religiosi chiave. I fedeli che invochino
misericordia offriranno sacrifici a riprova della serietà delle intenzioni. Le prove fisiche li pongono
nello stato di coscienza adatto per accostare le potenze cosmiche. In virtù dello status o delle facoltà
di cui godono gli specialisti religiosi possono esortare i credenti,in nome degli esseri cosmici, e
recitare essi stessi il codice. Per propiziare una risposta favorevole, la congregazione assumerà una
postura che indichi sottomissione, toccherà certi oggetti e si asterrà dal toccarne altri mentre compie
gli atti graditi agli dèi. La risposta delle potenze cosmiche sarà magari salutata con banchetti
comunitari che celebrino l‟accoglimento delle preghiere. Oppure riconosciuta allorché fedeli o
specialisti esperiscano la possessione accertata mediante divinazione desunta da eventi successivi.
Gli antropologi hanno identificato due ampie categorie di specialisti religiosi:
Lo Sciamano che non è un operatore religioso di professione, si attribuisce la capacità di
entrare in contatto diretto con le potenze invisibili per conto di singoli o di gruppi e spesso
anche di recarsi nel mondo ove dimorano per comunicare con loro. Sovente intercede in
favore della propria gente presso quelle entità e ne riceve messaggi.
Il Sacerdote è invece esperto nella conduzione di riti religiosi, svolti in beneficio del
gruppo, ma non è necessariamente in contatto diretto con le forze cosmiche. È spesso in
primo luogo un intermediario.
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tuttavia, in ogni società chi è avvezzo a riflettere forse si accorgerà con dolore che il passato non è
più guida affidabile per il futuro e la visione del mondo tradizionale entrerà in crisi.
Il potere di agire
Gli uomini si adoperano per riplasmare l‟ambiente a modo loro, ma poiché ogni ambiente presenta
sempre più di un opzione per la sussistenza, devono scegliere su quali aspetti del mondo materiale
fare assegnamento. La scelta è altrettanto importante nell‟ambito dell‟organizzazione sociale.
Facoltà di scelta significa facoltà di trasformare una data situazione, ossia implica potere, che
i senso lato si può intendere come capacità di trasformazione. Quando la scelta tocca l’intero
gruppo sociale, parliamo di potere sociale.
Wolf ne descrive tre forme diverse:
1. il potere interpersonaleconcerne la facoltà individuale e di imporre il proprio volere a un
altro;
2. il potere organizzativomette in rilievo in qual modo gli individui o unità sociali limitino
le azioni altrui in ambiti particolari;
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3. il potere strutturaleorganizza gli ambiti sociali stessi e controlla la ripartizione del
lavoro sociale.
Dominio ed egemonia
La visione del mondo che giustifica gli assetti sociali è detta ideologia. Gramsci sosteneva come il
dominio sia costoso e instabile sicché ai governatori conviene persuadere i dominanti ad accettare
il loro regime come legittimo, sia offrendo loro qualche autentico vantaggio materiale, sia
servendosi della scuola di altre istituzioni culturali per disseminare un‟ideologia che lo giustifichi.
L‟egemonia non è mai assoluta ed è sempre passibile di attacchi se i gruppi subalterni mantengono
o sviluppano pratiche culturali alternative o antiegemoniche, ma funziona quando la visione dei
gruppi dominanti e quella dei subalterni trovano un equilibrio. L‟egemonia storna gli eventuali
attacchi contro il potere. Serve a giustificare un‟azione sociale di norma esecrabile se a compierla
sono certi individui.
Il contrasto fra dominio ed egemonia dimostra che potere non equivale solo a forza fisica.
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Per alcune società prive di Stato dell‟America Settentrionale e Meridionale il potere è un‟entità che
esiste nell‟universo indipendentemente dagli uomini: in questo caso l‟uomo riuscirà ad attingere
potere a patto che non se ne scopra il modo; queste società vedono l‟universo come un equilibrio
delle forze distinte. All‟individuo è permesso manipolare le forze naturali a proprio beneficio
purché non sovverta l‟equilibrio universale. Per questo tali società escludono l‟uso di mezzi
coercitivi. Qui la violenza è vista come la rottura dell‟equilibrio. Gli uomini sono visti come entità
indipendenti che non si devono costringere ma supplicare. L‟uomo è libero perché può rifiutarsi di
conformarsi ai desideri di qualcun altro, ovvero esercita il potere di resistenza. Considerano
fondamentale l‟unanimità e utilizzano la persuasione, non la costrizione.
Il potere dell’immaginazione
Facoltà essenziale di tutti gli uomini è il potere di investire il mondo di significato attraverso
l’immaginazione. Alverson sostiene che la fede nel proprio potere di investire il mondo di
significato e nell‟adeguatezza della propria conoscenza per ragionare influire sull‟esperienza
personale sono tratti essenziali di ogni identità personale. Solo quando l‟identità personale è
irrimediabilmente annientata dalla deprivazione estrema, quella essenziale facoltà umana si spegne.
Il potere dell‟immaginazione è anche potere di resistere agli influssi esterni, materiali e retorici.
Questa capacità costituisce il nucleo dell‟identità personale dell‟uomo che Alverson definisce come
e convinzioni autentiche della persona riguardo a chi e che cosa è, capaci di resistere ai
cambiamenti delle forze esterne che ne dettano le varie azioni sociali.
Il potere di persuasione
Ogni sistema egemonico rischia che i dominanti creino nuovi e plausibili resoconti dell‟esperienza
di dominio che Scott definisce “trascrizioni occulte”. Quando la coercizione non funziona più, quel
che resta è la lotta tra resoconti alternativi dell‟esperienza. A determinare quale diverrà egemonico
sarà il potere di persuasione.
Contrattare la realtà
Nella vita politica occorre conquistare cuori e menti quanto assoggettare corpi. Rosen in una ricerca
a Sefrou (città marocchina) concluse che la vita politica e sociale era incomprensibile a meno di
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accettare che per gli informatori, negoziare era la regola o “contrattazione della realtà”. La realtà
oggetto di contrattazione non è un insieme di verità impersonali e immutabili sul mondo. Perché
siano persuasivi i resoconti debbono essere coerenti. Un esempio pratico è il rapporto di potere
degli uomini sulle donne. Gli uomini le considerano meno intelligenti e meno padrone di sé, più
egoiste e si aspettano obbedienza. Le donne non accolgono in ogni circostanza questo rapporto,
avendo elaborato una spiegazione alternativa. Le donne sono d‟accordo sulla posizione maschile in
termini generali, ne contestano tuttavia la pertinenza in una specifica situazione. Gli uomini
potranno anche ottenere l‟acquiescenza femminile ai loro desideri, ma i moventi delle donne non
avranno niente a che fare con le ragioni degli uomini.
Scott in una ricerca etnografica in un villaggio di coltivatori di riso “Sedaka” in Malaysia ha
riscontrato che: nonostante i contadini sono in fondo alla gerarchia sociale e sono soggetti a
repressioni abituali, questi non si sarebbero mai rivoltati agli oppressori, e non perché accettassero
lo stato di inferiorità, ma perché la difesa aperta sarebbe stata difficile dato il conflitto tra gli
obblighi di fedeltà. In oltre sapevano che la repressione sarebbe stata temeraria. La soluzione era
una forma quotidiana di resistenza contadina, comprendenti neghittosità, furtarelli, assenteismo,
finta ignoranza. Questi sono tentativi indiretti di far contare un resoconto alternativo della
situazione sociale. Ciascuna delle due parti costruisce una visione diversa del mondo: i poveri
respingevano la versione che i ricchi davano di sé e dei propri atti e inoltre fornendo un resoconto
alternativo, rendevano più arduo per chi era al potere ignorarli. La sola arma che avevano era
minare, con le parole e con i fatti , il prestigio e la reputazione dei ricchi. I ricchi invece accusavano
i poveri di cattiva fede, li consideravano inetti e pigri. Un‟accurata campagna di diffamazione
avrebbe potuto modificare la situazione. Ma i simboli chiave che ispirano i rapporti di classe a
Sedaka –generosità, avarizia, arroganza, umiltà, aiuto, assistenza, ricchezza e povertà– non
costituiscono un insieme di regole e principi dati che gli attori si limitano a seguire. Sono invece la
materia prima normativa creata, mantenuta, cambiata e soprattutto manipolata dall‟attività
quotidiana dell‟uomo. Rosen definisce l‟intelligenza, l‟autocontrollo e la generosità, valori
fondamentali in Marocco, concetti essenzialmente negoziabili.
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burocrazia statale. Le pattuglie sono composte solo da uomini e le ronde sono nate per portare pace
e ordine in un ambiente violento. Starn conclude che le rode hanno dato ai contadini la visione di
una modernità alternativa e rinnovato presso di loro un forte senso di identità indipendente.
Strategie di sussistenza
Sussistenza è il termine impiegato per indicare il soddisfacimento dei bisogni materiali più
elementari: cibo,indumenti e riparo. I metodi diversi escogitati nelle varie società per
appagare questi bisogni materiali si chiamano strategie di sussistenza: ci sono i raccoglitori di
cibo che eseguono strategie in base all’ambiente in cui vivono e i produttori di cibo che invece
abitano in ambienti con abbondanti fonti alimentari costruendo insediamenti permanenti.
Questi ultimi possono praticare la pastorizia e l‟agricoltura. Tra i coltivatori ci sono quelli che usano
la forza muscolare e quelli che usano qualche semplice attrezzo, questi usano un agricoltura
estensiva ossia sfruttano il terreno incolto dopo averlo bruciato, fino a quando è fertile, per poi
cambiarla con altre terre bruciate. Altri agricoltori usano aratri, animali e opere di irrigazione
praticando l‟agricoltura intensiva che consente di sfruttare più terra e produrre di più. In fine ci sono
coloro che usano l‟agricoltura industriale meccanizzata: stabilimenti agro-industriali e allevamenti
in batteria trasformano la produzione di cibo in una vera e propria industria su larga scala fondata
sulla tecnologia.
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Come disciplina l‟economia è nata agli albori dell‟industria capitalistica in Europa occidentale.
Adam Smith ha gettato le basi della teoria economica neoclassica. I costumi originati dai rapporti
economici capitalistici sembravano liberi proprio perché spezzavano via tutte le restrizioni
tradizionali ma il capitalismo spazzava via anche le tutele tradizionali. La distribuzione era il
risultato delle contrattazioni fra compratori e venditori sul mercato. Nel mercato ideale di Smith
tutti hanno qualcosa da vendere e tutti da acquistare. Poiché ci sono molti compratori e venditori e
non vigono restrizioni i prezzi fluttuano in base ai livelli della domanda dell‟offerta. La
distribuzione dipende dalle preferenze degli individui. Se c‟è forte domanda di un certo articolo i
prezzi salgono. La crescente concorrenza fra produttori fa scendere i prezzi. L’economia
neoclassica si basa sull’assunto che i meccanismi del mercato sono le forze principali che
determinano sia livelli di produzione che quelli di consumo nella società.
Formalisti:
Dopo la Seconda guerra mondiale taluni antropologi hanno adottato la teoria economica
neoclassica. I formalisti, come sono stati ribattezzati, ammettevano che nella maggior parte di
quelle società non esisteva nulla che ricordasse il libero mercato. Essi cercavano di scoprire
attività e istituzione che potessero rappresentare l’equivalente metaforico del mercato
capitalistico, per esempio il matrimonio. Per i formalisti è la legge della domanda e dell‟offerta a
determinare il numero dei capi di bestiame pagati dalla famiglia dello sposo, cosicché il prezzo
della sposa dovrebbe essere più alto per le spose più ambite. Se ci fosse poco bestiame in rapporto
alle donne da marito, se ne chiederebbe meno di quanto accadrebbe se scarseggiassero le giovani
donne e abbondasse il bestiame. Ai formalisti sfuggiva l‟etnocentrismo della loro impresa.
Consideravano la teoria economica formale come scientifica, e pertanto immune da
preconcetti culturali che ne compromettessero la validità universale.
Sostantivisti:
Mettevano in rilievo che il mercato capitalistico è invenzione culturale relativamente recente nella
storia umana, al pari della teoria economica neoclassica intesa a spiegare il mercato stesso e i suoi
effetti. Per questi le transazioni matrimoniali comprendenti il prezzo della sposa avessero una certa
rassomiglianza con altri tipi di scambio, ma bollavano come cattiva scienza, oltre che come
obbrobrio morale, la riduzione delle une agli altri. Gli scambi sono solo una varietà dello scambio.
Le società capitalistiche occidentali distribuiscono i beni materiali in modo coerente con i propri
valori, le istituzioni e gli assunti di base sulla condizione umana. Lo stesso fanno le società non
capitalistiche, che hanno escogitato altre forme di scambio. Dal punto di vista sostantivistico,
l‟analisi dovrebbe concentrarsi sui vari modelli di attività economica, plasmati dalla cultura. Avulsi
dal contesto culturale, i modelli di scambio risultano incomprensibili e inspiegabili e perciò è la tesi
dei sostantivasti, quantunque la teoria neoclassica sia forse in grado di spiegare il funzionamento
dell‟economia nelle società capitalistiche, non si attaglia all‟analisi delle altre economie.
L’ influsso di Karl Polanyi ♦ i sostantivarti come Marshall i sono rifatti alle sue opere per
individuare tre modalità di scambio:
1. la reciprocitàcaratteristiche delle società egualitarie. Sahlins ha identificato la
reciprocità generalizzata (le parti non si aspettano contropartita immediata e di valore
preciso essendo inteso che alla fine gli scambi si bilanceranno, scambi tra genitori e figli);
la reciprocità equilibrata (le parti si aspettano un contraccambio di eguale valore,come
quando due fratelli si fanno regali a Natale); la reciprocità negativa (una parte tenta di
ottenere qualcosa in cambio di niente senza incorrere in sanzioni).
2. la redistribuzionerichiede una forma di organizzazione sociale centralizzata. Chi occupa
la posizione centrale riceve beni e servizi da tutti i membri del gruppo e ha la responsabilità
di ridistribuirli sì da provvedere a ciascuno (es. fisco).
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3. il mercatoè la modalità più recente inventato nella società capitalistica, secondo Polanyi.
Il capitalismo implica scambi di beni calcolato secondo un intermediario generalizzato degli
scambi e una misura di valore e obbediente al meccanismo di domanda- offerta- prezzo.
L‟unicità del capitalismo consiste nel genere di rapporti stabilitisi fra questi tre istituti nelle società
europee al principio dell‟epoca moderna. Secondo Polanyi all‟interno di una società spesso
coesistono differenti modalità di scambio.
Lavoro
E‟ l‟attività che mette i gruppi sociali in rapporto con il mondo materiale; il lavoro dell‟uomo è
perciò sempre lavoro sociale. Gli uomini che devono cooperare con energie per trasformare le
sostanze naturali in oggetti fruibili. Marx metteva l‟accento sul lavoro fisico dell‟uomo nel mondo
materiale, ma riconosceva anche l‟importanza del lavoro mentale e cognitivo.
Modi di produzione
E‟ secondo Wolf, un insieme specifico e storicamente occorrente di rapporti sociali attraverso il
quale si dispiega il lavoro necessario per strappare energia alla natura mediante strumenti, capacità,
organizzazione e conoscenze. Questi sono mezzi di produzione di Marx, mentre i rapporti sociali si
chiamano rapporti di produzione. Tre sono stati i modi di produzione importanti nella storia
dell‟uomo: (1) il modo ordinato dalla parentela, ne quale il lavoro sociale si dispiega sulla base
dei rapporti di parentela; (2) il modo basato sul tributo, ne quale si concede al produttore,
coltivatore o pastore che sia, l‟accesso ai mezzi politici o militari il pagamento di un tributo; (3)il
modo capitalistico, che rappresenta i tre caratteri principali cioè la proprietà dei mezzi di
produzione è detenuta dai capitalisti e negata ai lavoratori, che sono costretti a vendere forza lavoro
per sopravvivere e il plusvalore creato dai lavoratori è fatto proprio o reinvestito dai capitalisti per
incrementare la produzione e generare ulteriore plusvalore.
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su persistenza e cambiamento culturale. Al teoria della produzione riconduce la propensione
individuale al consumo di certi beni agli interessi e alle opportunità delle classi di appartenenza. in
quest‟ ottica i poveri acquistano merci a basso prezzo perché lo scarso reddito li condanna ad
accontentarsi dei beni che si possono permettere, per quanto scadenti. Infine la teoria della
produzione si concentra sulle persone quanto sui beni che producono, se non di più.
Considera gli esseri umani agenti sociali impegnati nella costruzione e ricostruzione della
società su tutti i livelli a ogni generazione. Se le tradizioni perdurano è solo perché gli uomini
si affannano a riprodurle giorno dopo giorno.
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esorta gli antropologi a interessarsi da vicino al consumo perché sono esattamente le scelte in
materia dei consumi a rivelare cosa significhi essere uomini.
Sahlins ha coniato l‟espressione “l’originaria società opulenta” in riferimento agli Ju/ hoansi e ad
altri raccoglitori. In un articolo pubblicato nel 1972 attaccava l‟assunto radicato in Occidente che
vuole la vita dei raccoglitori sotto la perenne minaccia della penuria e della morte per fame.
Opulenza, sosteneva, è avere più del necessario per soddisfare i bisogni. Due sono i modi di creare
opulenza: uno, produrre molto, è la via intrapresa dalla società capitalistica occidentale, il secondo,
chiedere poco, l‟opzione fatta propria dai raccoglitori. Le loro esigenze sono poche, ma appagate
doviziosamente dalla natura. Inoltre, la naturale avidità non scompare, ma la società on la
istituzionalizza né premia l‟avido. Ne consegue che i raccoglitori non sono da considerarsi poveri,
quantunque il loro standard di vita materiale sia basso rispetto a quelli occidentali. La povertà non è
condizione assoluta né rapporto fra mezzi e fini: è rapporto fra persone.
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lignaggi legati da alleanze matrimoniali, rafforza il ruolo cardine delle donne e del matrilignaggio e
proclama a ogni funerale i rapporti sociali che compongono il tessuto della società. Il sistema
potrebbe crollare qualora agli ignami si sostituisse il denaro.
Condivisione istituzionalizzata
La società capitalistica ha emanato leggi e creato istituzioni sociali che premiano l‟accumulazione
di ricchezze. Le pratiche economiche di alcune società non capitalistiche perseguono l‟obiettivo
opposto, mirando a diffondere i beni esistenti in tutta la comunità. Questo modello si chiama
condivisione istituzionalizzata. Esempio in America del Nord fra i Cree che erano cacciatori di
bisonti, organizzati in bande, ciascuna con un leader che forniva ai seguaci le armi per la caccia,
ruolo conquistato grazie a doti di generosità. Oggi non sono più cacciatori di bisonti ma praticano
ancora la condivisione di beni di consumo come cibo, indumenti, birra e sigarette. Questo dovrebbe
impedire l‟accumulo e assicurare a tutta la banda la ripartizione e il godimento dei beni di consumo.
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legittima il dominio gerarchico sulla natura, le donne e gli altri uomini e come corollario, svaluta le
forme di interazione meno dispotiche fra l‟umanità e il resto della natura.
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una nicchia simbolica e una via di sviluppo sociale alla vita adulta nettamente diversa dal progetto
di vita culturale esposto dal modello basato sulla dualità maschio/femmina.
Modelli di discendenza
La discendenza definisce le categorie sociali dando riconoscimento ai rapporti di filiazione, essa
contempla trasmissione del diritto di appartenenza in virtù del rapporto di filiazione ed
incorporazione nel gruppo. Due sono i criteri per istituire modelli di discendenza:
la discendenza bilaterale comprende le persone imparentate per il tramite sia del
padre che della madre essa è formata da due gruppi uno è composto da persone che
sono imparentate tra loro con vincoli che per parte di padre o di madre risalgono ad
un antenato comune; l‟altro detto parentado bilaterale è formato dai parenti di una
persona o di un gruppo di fratelli.
la discendenza unilineare si trovano i tutto il mondo e si basano sul principio che
certi rapporti di filiazione siano più importanti di altri: si fa parte del gruppo perché
uno dei genitori ne fa parte. Nelle società patrilineari uomini e donne appartengono a
un patrilignaggio formato da legami padre figlio, in quelle matrilineari a un
matrilignaggio fondato su rapporti madre-figlio.
Il parentado bilaterale
Il parentado bilaterale è il più diffuso in Europa e in America del nord, esso si forma intorno ad un
certo individuo (Ego) e comprende tutte le persone che gli sono legate grazie ad un congiunto
dell‟uno e/o l‟altro sesso. Il parentado bilaterale si riunisce per i battesimi, le cresime, i matrimoni e
il funerale di Ego. Naturalmente ciascun componente del parentado bilaterale di Ego ha, a sua volta,
il proprio parentado.
Lignaggi
I membri del lignaggio credono di poter indicare con precisione i rapporti di filiazione che li
uniscono.
L’appartenenza al lignaggio
Il tratto principale del lignaggio è l‟organizzazione di tipo corporato, ossia il lignaggio ha
personalità giuridica propria. Il lignaggio è corporato anche nel senso che è titolare di proprietà, di
solito terra ed è pertanto un‟istituzione presente solo in quelle società dove i diritti fondiari sono
cruciali e devono essere sottoposti a verifiche nel corso del tempo. I lignaggi sono anche le
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principali formazioni politiche della società. Il lignaggio si perpetua e ha esistenza indipendente. La
maggioranza ha una profondità temporale di circa 5generazioni: nonni, genitori, Ego, figli e nipoti.
Un clan si compone in genere di lignaggi che i membri della società ritengono connessi da vincoli
risalenti al tempo mitico. A volte il capostipite del clan è un animale vissuto all‟inizio dei tempi. Il
punto importante è che i membri del lignaggio sono in grado di indicare con precisione tutti i
legami da una generazione alla precedente fino all‟antenato comune, al contrario dei membri del
clan.
Patrilignaggi
Nucleo prototipico qui è la coppia padre figlio. Le donne lasciano il patrilignaggio quando si
sposano. Gli uomini si ritengono superiori alle donne e queste concordano. L‟ironia della sorte
vuole però che il lignaggio dipenda dalle donne esterne: le donne abbandonano il proprio lignaggio
per andare a riprodurre la generazione successiva di un altro.
Un esempio è quello dei Nuer del Sudan e dell‟Etiopia. Pritchard rilevava che i Nuer erano
suddivisi in almeno 20 clan e definiva clan il gruppo più vasto di persone che tracciano la
discendenza in linea paterna da un antenato comune, tra di loro il matrimonio è proibito e le
relazioni sessuali sono considerate incestuose. Lo stadio più elementare di segmentazione è
costituito dal lignaggio minimo che ha una profondità temporale compresa fra le tre e le cinque
generazioni.
Matrilignaggi
Nei matrilignaggi la discendenza si traccia attraverso le donne, il nucleo prototipico è fratello
sorella, quindi il matrilignaggio è un gruppo di fratelli e sorelle imparentati per via femminile.
L‟uomo più importante per i figli non è il padre ma il fratello della madre. Il matrilignaggio non
equivale a matriarcato quindi sono i fratelli ad avere un controllo effettivo. Un popolo matrilineare
è quello dei Navajo indiani d‟America, dove al centro c‟è un donna anziana con i figli e il marito
che normalmente è il capo della comunità. Anche la società patrilineare presenta un paradosso detto
enigma matrilineare che è la contraddizione far norma residenziale e norma ereditiera. Fra i Bemba
dello Zambia, ad esempio; l‟uomo è un estraneo in casa della moglie e la sua eredità non può
lasciarla al figlio, ma al figlio della sorella.
Terminologia di parentela
Per designare le persone che si riconoscono come parenti, gli antropologi identificano sei modelli.
Le terminologie di parentela indicano sia i confini esterni sia le partizioni interne dei gruppi, e
delineano la struttura di diritti e doveri spettanti ai diversi membri della società.
Criteri di distinzione
Generazionei termini di parentela distinguo i consanguinei secondo la generazione a cui
appartengono ( per noi cugino è qualcuno che appartiene alla stessa generazione di Ego);
Sessoi parenti sono differenziati a seconda del sesso (in spagnolo primo indica il cugino,
prima la cugina);
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Affinitàdistinzione fatta sulla base dei rapporti istituiti dal matrimonio (nelle società
matrilineari la sorella della madre è una parente in linea diretta, la sorella del padre è
un‟affine);
Col lateralitàdistinzione tra parenti in linea diretta e quelli di lato ( madre-zia)
Biforcazionesi usa quando si indicano con termini di parentela diversi il lato paterno e
quello materno della famiglia;
Età relativaparenti della stessa categoria si possono separare a seconda che siano
maggiori o minori;
Sesso del parente che fa da tramiteriguarda la collateralità e distingue i cugini in
paralleli e incrociati, sono paralleli di Ego i figli del fratello del padre e della sorella della
madre; sono incrociati i figli del fratello della madre e della sorella del padre, in questo caso
il sesso di Ego e dei cugini non conta, conta solo il sesso del parente in comune.
I modelli bilaterali
Il modello Hawaiano usa i primi due criteri: generazione e sesso. Il gruppo si divide
orizzontalmente per generazioni e ci sono solo due termini di parentela uno per i maschi e l‟altro
per le femmine.
Il modello eschimese riflette la simmetria dei parentadi bilaterali, in esso si distingue la famiglia
nucleare dai parenti collaterali, oltre alle zie e zii e loro figli e prozie e prozii, non si tiene conto
della generazione e tutti i parenti sono cugini.
Modello unilineare
Il modello Irochese è chiamato anche fusione biforcata perché fonde terminologicamente i fratelli
del padre con lui e le sorelle della madre con lei; il sesso è importante perché i fratelli dei genitori
sono raggruppati insieme ai genitori se sono dello stesso sesso, distinti se di sesso opposto.
Il modello Crow, che è un sistema patrilineare, dà rilevante importanza al sesso del parente che
funge da tramite; i fratelli del padre e le sorelle della madre sono raggruppati con il padre e la
madre, i loro figli, cugini di Ego, appartengono alla stessa categoria dei fratelli di Ego.
Il modello sudanese ha un termine per ciascun parente.
Adozione
Gli status ascritti sono le posizioni assegnate alla nascita, gli status acquisiti sono quelli che si
raggiungono nel corso della vita (status di studente); tutte le società ,però, incorporano nei gruppi di
parentela anche estranei mediante l‟adozione.
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L’adozione sugli altopiani dell’Ecuador
L‟antropologa Mary Weismantel nel 1995 con una ricerca a Zumbagua in Ecuador, ha scoperto che
in quella comunità i vincoli di parentela riconosciuti sono del tutto diversi da quelli euro-americani ,
a Zumagua la famiglia consiste di coloro che mangiano insieme, in armonia, con la credenza che a
furia di nutrirsi dello stesso cibo si finisce per avere “la stessa carne”, forgiando un vincolo di
parentela che esula dalla nascita.
La parentela estesa
La negoziazione dei legami di parentela fra gli Ju/’hoansi
Richard Lee ha svolto una ricerca sulla parentela fra gli Ju/‟hoansi, dove Ego con tutti quelli della
sua generazione, (tranne i fratelli di sesso opposto), e con quelli dei nonni e dei nipoti ha un
atteggiamento rilassato,mentre con quelli dei genitori, dei fratelli di sesso opposto e dei figli, è
riservato, e deferente. Questo popolo ha pochissimi nomi propri e quindi sopperisce con i
soprannomi, ma poiché tutti quelli che hanno lo stesso nome sono parenti e poiché si chiama moglie
qualsiasi donna che si chiama come la moglie , marito ogni uomo che si chiama come il marito ecc.
e ancora, poiché non si può sposare uno/a che si chiama come il padre/madre, fratello/sorella o
come un parente che si evita per risolvere il problema hanno inventato il principio del “wi” secondo
cui , quando il rapporto è suscettibile di più descrizioni, è il più anziano a scegliere quale termine
usare (un uomo ha lo stesso nome del marito morto della zia di sua moglie, sarà la zia a decidere
quindi se chiamarlo nipote o marito).
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sono le strategie seguite: il figlio della coppia sposa una donna esterna, la figlia della coppia sposa
un esterno(adozione dello sposo), sia l‟uomo che la donna sono esterni(adozione di una coppia) .
Parentela e Pratica
In un‟opera dedicata agli Iteso del Kenia, l‟antropologo Karp nota che in questo popolo i
consanguinei e gli affini hanno diritti e doveri reciproci assai diversi, infatti i primi si scontrano
spesso fra loro ma in caso di liti e conflitti devono aiutarsi l‟un l‟altro, i secondi invece tra di loro
sono gentili e premurosi ma in tempo di crisi sono inaffidabili.
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Matrilocale : la coppia va a vivere insieme o vicino alla famiglia d‟origine della donna
(società che praticano l‟orticoltura).
Avuncolocale: la coppia va a vivere insieme o vicino al fratello della madre
dell‟uomo(società matrilineari).
Altri modelli meno consueti sono :
Amilocale: la coppia va a vivere prima con la famiglia di un coniuge poi con l‟altra.
Duolocale: la coppia ha un lignaggio così importante che marito e moglie continuano a
vivere ciascuno con la propria famiglia (come gli Astanti del Ghana).
Monogamia e poligamia
Il numero dei coniugi consentiti varia di cultura in cultura, abbiamo la monogamia quando si può
sposare solo una persona, poligamia quando si può sposare diverse persone e si divide in
poliginia(pluralità di mogli) e in poliandria(pluralità di mariti).
Monogamia
La monogamia è l‟unico modello matrimoniale nella maggior parte delle società industriali. Prima
del XX secolo, generalmente ci si sposava solo una volta, a meno che il coniuge non morisse; oggi
abbiamo una monogamia seriale nel senso che ci si può sposare con diverse persone, ma solo con
uno per volta.
Poliginia
Il numero di mogli ammesse in poliginia varia da società a società. L‟Islam permette fino a 4 mogli
ma solo se si è in grado di mantenerle tutte sia economicamente che affettivamente. Altre società
non pongono limiti ma in realtà i limiti ci sono ugualmente perché avere più mogli con relativi figli
ha un costo non indifferente e inoltre per uno che ha tante mogli ce n‟è un altro senza.
Poliandria
La poliandria è rara e dove esiste la donna sposa un gruppo di fratelli o di uomini imparentati che
poi vivranno tutti insieme.
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con i precedenti,ella vive con un marito per volta ma può ritornare da uno precedente e
averne dei figli legittimi. In questo sistema gli uomini sono poliginie e le donne sono
poliandriche.
La famiglia nucleare
Secondo l‟antropologia la famiglia nucleare è formata da due generazioni: genitori e figli non
sposati. Ogni membro ha un serie di rapporti con ogni altro membro: marito e moglie, genitori e
figli, fratelli.
La famiglia poliginica
Nella famiglia poliginica ogni moglie è in rapporto con le altre mogli in quanto individui e in
quanto gruppo e tutte interagiscono sia singolarmente che collettivamente con il marito.
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tre generazioni che vivono insieme (genitori, figli sposati e nipoti);
La famiglia congiunta è formata da fratelli e sorelle sposate.
Il divorzio a Guider
Tra i Mussulmani di Guider il divorzio è prerogativa degli uomini che secondo la regola che è
stabilita dal Corano devono solo comparire davanti a due testimoni e pronunciare per tre volte “ io
divorzio da te”, dopo di ché è libero e la moglie deve andarsene di casa e dei figli può portarsi via
solo i neonati per riconsegnarli al padre quando compiranno sei o otto anni. La donna per sfuggire
ad un matrimonio sfortunato può esprimere il desiderio di divorziare ma se il marito rifiuta o se lei
non ha il coraggio di affrontarlo l‟unica arma che le rimane è quella di cominciare a trascurare le
faccende di casa, bruciare la cena e disertare il letto coniugale.
Famiglie d’elezione
Molti di noi sono convinti che i vincoli famigliari dipendono dal sangue e che il sangue non è
acqua, ma uno studio della Weston 1991 mette in crisi tali convinzioni. Se infatti il sangue non è
acqua, il sapere che un figlio è gay non dovrebbe spezzare i vincoli famigliari, invece spesso i
genitori ripudiano il figlio. Negli anni ottanta un gruppo di gay e lesbiche statunitense sono giunti a
due conclusioni:
i legami di sangue non garantiscono una solidarietà diffusa e duratura;
i nuovi legami che si instaurano sono sinceri e duraturi e creano famiglie d‟elezione.
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Le regole matrimoniali sono soggetti a negoziazioni infatti anche nelle società dove ci sono regole
ferree e le donne sono pedine di giochi di potere e di prestigio maschili, se esse si oppongono con
foga e tenacia, i genitori talvolta rinunciano. Talora il contrasto tra regole formali ed effettiva
esecuzione dei riti matrimoniali è rivelatore come dimostra quello che succede tra gli Iteso, dove
mentre gli uomini vivono la cerimonia matrimoniale in modo solenne e serio perché sanno che per
perpetuare il patrilignaggio sono costretti a sposare donne estranee, queste dal canto loro ridono e
si divertono perché sanno che gli uomini Iteso dipendono da loro per perpetuare il patrilignaggio.
Pratiche sessuali
L‟attività sessuale nel mondo è assai varia, tra i Tikopia in Oceania i giovani hanno molte
esperienze prima del matrimonio. Tra gli Ju/‟hoansi l‟attività sessuale inizia molto presto e le
restrizioni sociali e sessuali del matrimonio spesso sono un vero trauma. In molte società si esige la
verginità delle donne fino al matrimonio. I Dani della Nuova Guinea, si caratterizzano per lo scarso
interesse per il sesso, basti pensare che dopo la nascita di un figlio, i genitori si astengono dal fare
sesso per 5 anni.
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Lo status o ruolo, era la posizione di ciascuno all‟interno del gruppo nelle società antiche e quelle
fondate sulla parentela erano proprio il prototipo di questo tipo di società retta dallo status, la
caratteristica fondamentale era l‟impossibilità di scegliersi lo status e di modificare i diritti e doveri
connessi. Oggi,invece, la società è organizzata in base al contratto che si differenzia dallo status per
4 motivi:
1. almeno in teoria i rapporti nascono dal libero accordo.
2. i diritti e doveri sono stipulati consensualmente dai contraenti.
3. la serie dei ruoli possibili è illimitata.
4. le parti sono libere di sciogliere la relazione.
Oltre la parentela
Amicizia
L‟amicizia è un affetto scevro di pregiudizio e interesse personale, in altre parole, un sentimento
affettuoso e disinteressato.
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Sodalizi
I sodalizi sono raggruppamenti speciali che si organizzano sull‟età, sul sesso, sul ruolo economico
ecc.; essi hanno varie funzioni: militari, mediche, religiose e ricreative. Alcuni sodalizi operano in
segreto altre in pubblico; l‟affiliazione ad essi avviene per via ereditaria, acquisto, successo, merito
ecc. I sodalizi ,naturalmente, creano solidarietà diffusa e duratura.
Classi di età
Le classi di età sono composte da uomini nati in un certo arco di tempo(per esempio 5 anni), le
donne non sono ammesse. Hanno due assunti fondamentali: padri e figli si succedono con regolarità
e la successione deve seguire unità temporali fisse.
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livelli; secondo Marx i legami fra capitalisti e proletari sono esclusivamente economici, le due
classi devono cooperare per produrre beni .
Società di caste
La parola casta deriva dal portoghese significa “pura” e fu applicata dagli esploratori al sistema
stratificato presente in India nel XV secolo, ogni gruppo della società doveva serbarsi casto e non
mescolarsi con altri gruppi.
La casta in India
Un esempio della divisione in caste in India la troviamo a Gapalpur dove gli abitanti sono divisi in
jati (casta) che si distinguono tanto per il regime alimentare quanto per i mestieri, secondo la
credenza indù ci sono cibi e mestieri puri e incontaminati e altri no, quindi le jeti sono ordinate
lungo una scala che va dalla più pura alla più iniqua, in cima ci sono i Brahamani vegetariani e
così puri da potersi accostare agli dei, al rango più inferiore ci sono i cestai , i lavoratori di cuoio
che mangiano carne impura e sono quindi essi stessi contaminati.
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PARTE V – Dal locale al globale
14. Il sistema mondiale
Capitalismo, colonialismo e “modernità”
Nel capitalismo il sistema economico è dominato dal meccanismo prezzo-domanda-offerta
(mercato) e dallo stile di vita che si diffonde per effetto e al servizio di questo mercato; secondo il
capitalismo tutto è merce e ogni cosa ha il suo prezzo. Anche gli uomini ,ridotti a forza lavoro dal
mercato capitalistico, diventano oggetti e il loro lavoro diviene merce né più né meno dei fagioli o
del cotone.
Il colonialismo è un sistema sociale nel quale la conquista politica di una società da parte di
un‟altra, sfocia nel dominio culturale con un cambiamento sociale forzato (Baidelman); nella prima
fase il colonialismo della Spagna, Portogallo e Olanda era basato sul capitalismo mercantile; nella
seconda quella della Francia e Inghilterra, era basato sul capitalismo industriale.
Il periodo storico degli Stati nazionali europei e degli imperi coloniali si chiama “età moderna” e
,senza dubbio, la vita nelle città europee ha rappresentato il prototipo di questa modernità,ma nel
contesto coloniale ciò ha significato soltanto adottare le pratiche e la visione del mondo occidentale
cancellando quelle che erano proprie di questi popoli; infatti la penetrazione coloniale riplasmò i
territori conquistati in conformità con le esigenze dell‟impresa capitalistica, vennero distrutte intere
comunità indigene , creandone delle nuove secondo i criteri dei dominatori.
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Donne e colonizzazione
Gli amministratori coloniali erano convinti che l‟ opera dell‟impero avrebbe beneficiato i dominati;
gli oppositori del colonialismo negano che un popolo soggiogato e sfruttato possa trarne dei
benefici. Comunque, i dati etnografici dimostrano che la conquista coloniale non ebbe gli stessi
effetti su tutti i gruppi, fra i quali quello delle donne; infatti mentre le donne Trebiandesi non
subirono perdita di status sotto il regime colonialista, quelle della società Baule furono meno
fortunate. L‟equilibrio del potere fra donne e uomini era assai egualitario , gli uomini avevano la
responsabilità dell‟igname, le donne quella della stoffa e giacché sia la stoffa che l‟igname erano
indispensabili per la sussistenza di tutti , questo consolidava il matrimonio e i sessi cooperavano
nella loro produzione. Quando i francesi costruirono una fabbrica tessile incoraggiarono gli uomini
a coltivare atri tipi di cotone, così le donne non ebbero più a disposizione l‟igname da filare e
gradualmente videro affievolire la cooperazione con gli uomini fino a dovere dipendere da loro.
La teoria neomarxiana
Essa si ispira al pensiero di Marx, ma è stata interpretata da due francesi Althusser e Balibar
Che riesaminato il concetto di modo di produzione concludono che nelle aree coloniali i modi di
produzione capitalistici e non, hanno stabilito una forma di coesistenza, poiché il modo di
produzione capitalistico introdotto dalla potenza coloniale si è intrecciato con i modi di produzione
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indigeni, modificandoli, ma non trasformandoli totalmente, da qui la nascita di modi di produzione
che si articolano in formazioni sociali. Dopo il crollo del consumismo molte società per evitare
tanto la soluzione capitalista quanto quella marxiana tradizionale hanno creato i nuovi movimenti
sociali che, secondo l‟antropologo Escobar, sono frutto della riflessione consapevole di persone che
emarginate dagli schemi di sviluppo imposti dall‟esterno, costruiscono forme alternative di vita
basate su propri fini e valori.
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Missionari di tutte le confessioni accompagnarono l‟espansione occidentale nelle Americhe, in
Africa e in Asia; quelli cattolici con una buona cultura e senza l‟impaccio della famiglia spesso
trascorrevano tutta la vita nella stessa aerea e quindi riuscivano a farsi accettare molto di più di
quelli protestanti che si muovevano con la famiglia e la preoccupazione di proteggerla a volte li
allontanava dagli indigeni. I missionari incoraggiavano lo studio della Bibbia ma ciò si rivelò
un‟arma a doppio taglio, infatti i convertiti videro nella storia di Dio che salva il suo popolo
dall‟oppressione, la loro storia e incominciarono ad identificarsi con gli oppressi e a vedere Dio
dalla loro parte e ,invece, i missionari come oppressori.
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Nell‟estate del 1981 vi furono una serie di casi di avvelenamento da piombo tra bambini messicani
residenti negli States, uno studio antropologico commissionato dallo U.S.Public Health Service,
appurò che per curare indigestioni e stipsi venivano usati rimedi a base di piombo. L‟antropologo
interessati, Trotter, fu quindi incaricato di un progetto di educazione sanitaria, che sfociò in una
campagna sui pericoli dei medicinali incriminati, trasmessa dalla radio in lingua spagnola, e con
speciali televisivi e opuscoli informativi. In questo episodio uno dei risultati fu anche l‟accresciuta
consapevolezza dell‟utilità dell‟antropologia per risolvere problemi di assistenza sanitaria.
Consapevolezza e incertezza
Studiare antropologia culturale mette a contatto con altri mondi, fa comprendere l‟arbitrarietà della
propria visione del mondo grazie al confronto con soluzioni diverse e inoltre a noi occidentali,
responsabili del colonialismo e delle sue conseguenze, ci rende dolorosamente consapevoli dei
misfatti che nel mondo moderno si possono imputare alla tradizione occidentale. Conoscere le
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varietà culturali fa sorgere inevitabilmente il dubbio sulle “nostre” verità fondamentali, dubbio che,
sì, suscita angoscia ma è anche liberatorio.
Libertà e costrizione
Studiare antropologia serve perché la sopravvivenza della specie e l‟autosufficienza degli individui
dipendono dalla possibilità di scelta, dalla percezione e praticabilità di alternative nelle diverse
circostanze della vita. Se la vita è un campo minato, più numerosi sono i sentieri che siamo in grado
di vedere e immaginare per attraversarlo, più saranno le possibilità di farcela o almeno di provarci.
Gli antropologi non credono che gli altri mondi siano tutti buoni, nobili e belli, sanno benissimo che
ambiguità e ambivalenza sono caratteristiche proprie di tutta l‟umanità. Niente garantisce che le
culture siano compassionevoli e non crudeli o che ci sia accordo sull‟uno o l‟altro giudizio, niente
garantisce nemmeno la sopravvivenza dell‟umanità; ma essi credono che quei mondi siano umani e
abbiano dato ai loro abitanti la capacità di dare senso alle esperienze e significato all‟esistenza e
quindi abbiano diritto alla libertà di decidere per la loro vita. E‟ libertà pericolosa e temibile,
difficile da gestire, ma esiste e alla dialettica tra libertà e costrizione è affidato il nostro futuro. Sta a
noi crearlo.
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