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Facoltà Teologica di Sicilia “S.

Giovanni Evangelista”

Corso di Antropologia Culturale


III lezione
Palermo, 04/10/2021

Prof.ssa Anna Staropoli

.
Città di uomini e non città di pietra
«Ogni città è una luce ed una bellezza destinata ad
illuminare(…)Le città hanno una vita propria: hanno un
loro proprio essere misterioso e profondo: hanno un loro
volto: hanno per così dire, una loro anima ed un loro
destino : non sono cumuli occasionali di pietre…»(La Pira,
Ginevra 1954)
Obiettivi del corso di Antropologia
culturale
• Stimolare, attraverso le teorie e le pratiche
dell’antropologia, la conoscenza dell’alterità
culturale;
• Offrire gli strumenti per la lettura della
diversità contemporanea delle culture negli
attuali contesti urbani globalizzati.
• Apprendere attraverso l’approccio etnografico a
entrare in contatto con i diversi codici culturali,
facendone emergere la struttura simbolica e le
attribuzioni di senso.
Il corso è articolato in due parti:
• la prima verte su concetti e teorie fondamentali
della disciplina e sui principali metodi di ricerca,
evidenziandone le prospettive interdisciplinari e
gli sviluppi contemporanei;
• la seconda, monografica, verte su una questione
antropologica di attualità, il tema delle
situazioni di confine e marginalità nello spazio
urbano e che si riflettono nel quotidiano delle
esperienze biografiche. L’approccio a tale tema
avviene sia a livello teorico sia a livello empirico
attraverso una ricerca sul campo.
Metodo di lavoro
• I contenuti sono trattati attraverso lezioni frontali
durante le quali è stimolata la partecipazione attiva
degli studenti.
• Nella seconda parte del corso gli studenti realizzano
una ricerca sul tema del confine culturale attraverso
osservazione partecipante e interviste a testimoni
privilegiati e l’analisi di queste.
• È previsto un esame orale alla fine del semestre con
elaborazione di un dossier composto da: a) una
rilettura critica dei contenuti della disciplina; b) le note
di lettura redatte durante il corso; c) la ricerca sul
campo.
Bibliografia
• U. FABIETTI - R. MALINGHETTI - V. MATERA, Dal tribale
al globale. Introduzione all’antropologia, Milano
2012;
• A. STAID, I dannati della metropoli, etnografie dei
migranti ai confini della legalità, Milano 2014;
Z.BAUMAN, Vite di scarto, Edizioni LaTerza, Roma-Bari,
2007.
• Letture consigliate: J. MORINEAU, Lo spirito della
Mediazione, Franco Angeli, Milano, 2003; A.
APPADURAI, Il futuro come fatto culturale. Saggi sulla
condizione globale, Raffaello Cortina Editore, Milano,
2014.
Alle radici dell’Antropologia
• Dal greco antico anthropos e logos cioè
“discorso , ragionamento sull’uomo”, riflessione
policentrica come viaggio antropologico tra le
molteplici esperienze culturali del genere
umano.
• Un viaggio nell’alterità: di altri uomini e donne
nei loro ambienti di vita, nelle loro relazioni, nei
loro linguaggi e strutture di significato.
• L’antropologia è l’eredità del mondo, svela le
differenze all’interno del villaggio planetario, è il
sapere della differenza.
L’antropologia nasce in Europa nell’Ottocento

“Lo studio dei primitivi ci mette in grado di vedere


meglio noi stessi . Di solito noi non ci rendiamo
conto delle lenti particolari attraverso le quali
vediamo la vita (…) Chi si occupa delle scienze
umane ha bisogno di sapere altrettanto
dell’occhio che vede tanto quanto dell’oggetto
veduto . L’antropologia pone all’uomo un grande
specchio che gli permette di osservarsi nella sua
molteplice varietà.” (Kluckhohn, 1979 pp.20-21).
Effetti di ritorno dello studio degli altri.
L’Antropologia del Novecento si
pone due obiettivi:
• Il primo studiare le altre culture e documentarle
per salvaguardare le differenze culturali dal
rischio di un massiccio processo di
omogenizzazione culturale mondiale.
• Il secondo farsi critica culturale della stessa
società occidentale.
• Spartizione dei compiti fra le scienze sociali del
novecento: antropologia come scienza residuale
che studia i rimasugli della storia, frammenti
sperduti e marginali di umanità.
Antropologia biologica e antropologia culturale
L’antropologia biologica (fisica) del XIX secolo.
Essi classificarono i popoli in razze, basate su
insiemi distinti di attributi biologici. Gerarchia tra
le razze/razzismo (superiorità biologica). Nel XX
secolo antropologi come Boas dimostrarono che
la razza è un’etichetta culturale frutto di
stereotipi razzisti. Nasce l’interesse per
l’antropologia culturale. La cultura è il modo con
cui gli esseri umani si adattano all’ambiente.
Insieme di idee e comportamenti appresi dalla
società. Ascoltare le voci
Crisi del modello continuista
dell’antropologia del Novecento
• Mito destorificante come società prive di storia
• Mutamenti divergenti rispetto alla
colonizzazione occidentale e alla
modernizzazione, punti di rottura.
• Uscire fuori da una concezione unilaterale della
storia- Etnocentrismo e relativismo culturale
• Pluridirezionalità storiche e molteplicità
culturali.
Etnocentrismo
• Con etnocentrismo si intende la tendenza a
giudicare e interpretare le altre culture in base
ai criteri della propria cultura, piuttosto che i
criteri delle altre/incidenti critici.
• Il film Mission, i gesuiti missionari e il popolo
guaranì confine tra Argentina, Brasile e
Paraguay XVII secolo.
Carta Peters contro Mercatore
Relativismo culturale
• Ogni cultura deve essere ricompresa attraverso
i propri valori e credenze e non attraverso
quelli provenienti da altre culture.
• relativismo culturale assoluto (es. olocausto e
nazifascismo)
• Relativismo culturale critico (consiste nel porsi
domande sulla propria e l’altrui cultura).
“Nessuna società è perfetta e di conseguenza
tutte le società possono imparare dalle altre e
migliorare” (Levi Strauss).
Molteplicità delle culture
(Levi Strauss 1984)
“pluralità di direzioni che attraverso le loro
scelte particolari gli uomini e le società
possono imprimere alla storia, dando
luogo in ambiti geografici distinti o in
epoche diverse, a costruzioni sociali e
culturali tra loro differenziate, che
derivano la propria struttura da
determinati sistemi di valori”.
Crisi del modello evoluzionista
• La storia non è un processo di sviluppo univoco e
l’occidente non è una cultura e società “pura”,
baciata dalla luce della civiltà.
• Così come le altre culture non sono selvagge,
barbare, incivili da recuperare alla storia.
• Le società e le culture non sono statiche ma in
continuo movimento (anche se appaiono
statiche attraverso le istituzioni che ne
assorbono il flusso storico contro il
cambiamento/Identità come rimozione della
storia).
Logica meticcia
• Culture ibride: le culture non sono frutti puri ma
sono contaminate l’una con l’altra, sono degli ibridi,
noi invece tendiamo ad etnicizzare gli altri.
• La cultura è costruzione sociale, insieme di processi
mutevoli e conflittuali, instabili e dinamici.
• Differenza tra intelletto etnologico che classifica e
crea categorie rigide e ingabbianti, false e illusorie, e
la ragione antropologica che lo controlla attraverso
una decostruzione e ricostruzione critica degli oggetti
di riflessione.
Cultura
• Brainstorming (in inglese brain significa cervello
e storming tempesta) sulla parola cultura.
• Significato classico di cultura animi (Cicerone)
con alla base la metafora agricola del coltivare
(cultus participio passato di colere coltivare il
terreno perché porti frutto)/la comunità dei colti
che travalica attraverso la filosofia i confini
sociali e temporali collocandosi nella vera
umanità.
Definizione di Antropologia
Culturale come discorso sull’altro
• La cultura è l’insieme di idee e comportamenti
appresi che gli esseri umani acquisiscono e
condividono in quanto membri della società. La
cultura si usa per adattarsi al mondo esterno
nel quale si vive e per trasformarlo.
• L’antropologia culturale analizza differenze e
somiglianze tra culture e il modo in cui esse
cambiano nel corso del tempo
• Ci aiuta a rendere familiare ciò che è estraneo
e estraneo ciò che è familiare.
Definizione di cultura di Sir
Edward Tylor, antropologo
britannico (1871)
• “La cultura o civiltà, intesa nel suo senso
etnografico più ampio è quell’insieme
complesso che include la conoscenza, l’arte ,
la morale,il diritto, il costume e qualsiasi altra
capacità e abitudine acquisita dall’uomo
come membro di una società”.
Nella definizione antropologica di
cultura di Tylor
• La cultura è una caratteristica dell’uomo
sociale in quanto tale, quale che sia il luogo in
cui si trova e il modo in cui si è organizzato .
• La cultura è qui da noi come là presso gli altri.
Da ciò deriva anche l’importanza del viaggio
etnografico verso altre culture con l’effetto di
ritorno, cioè come riflessione critica su di noi.
• La cultura si apprende: differenza tra eredità
biologica ed eredità sociale.
Logica evoluzionista di continuità
• Noi siamo gli altri alla massima potenza e gli
altri sono noi in tono minore, illuminismo
francese nella scansione cronologica
dell’umanità in tre stadi (selvaggio- barbarie-
civiltà)
• Per Tylor esistono schemi e leggi evolutive
universali della civiltà/monocultura.
L’antropologia culturale deve conciliare l’approccio
universalistico, gli uomini sono tutti uguali, con le
differenze innegabili sociali e culturali.
(Mondher Kilani, 1997)
Tre ipotesi:
• Universalismo evoluzionista: le differenze
scompariranno grazie all’evoluzione;
• Universalismo relativista: le diversità culturali
sono patrimonio dell’umanità e vanno tutelate,
sono differenze tra uguali.
• Universalismo gerarchico: rapporti diversi di
potere, alcune società sono più “uguali” di altre.
Globalizzazione
• Moltiplicazione e intensificazione delle interconnessioni
globali per lo scambio di merci, informazioni e persone
a livello globale; è connessa alla diffusione del
capitalismo occidentale ed ha un impatto su tutte le
culture del mondo:
• Scontro di civiltà /Enfatizza il conflitto
• Occidentalizzazione/Macdonaldizzazione
(omologazione e omogenizzazione culturale)
• Ibridazione/combinazione di elementi di provenienza
diversa
• Localizzazione/Enfatizza la trasformazione a livello
locale della cultura globale
La teoria del Funzionalismo -Malinowski (inizio
Novecento), antropologo di origine polacca, padre
dell’antropologia culturale moderna

• Studia gli indigeni delle Isole Trobriand


dell’arcipelago melanesiano.
• Ogni cultura è un sistema chiuso, un complesso
di elementi legati fra loro da relazioni
funzionali. Metafora dell’organismo vivente
dove ogni parte serve alla sopravvivenza
dell’insieme.
Olismo
• la connessione tra il tutto e le sue parti, le
culture sono sistemi integrati che non
possono essere pienamente compresi senza
analizzarne le diverse componenti, tra cui
l’economia, l’organizzazione sociale e
l’ideologia.
Relativismo culturale
• Franz Boas (1858-1952) fondatore
dell’antropologia culturale nordamericana è
l’ispiratore del relativismo culturale.
• La necessità di comprendere le singole culture
a partire dai valori e dalle idee che sono loro
propri e dell’inopportunità di giudicarle in base
a standard vigenti in contesti culturali diversi.
• Particolarismo storico ovvero lo studio
particolare delle singole culture in opposizione
all’idea evoluzionista unilineare della storia.
Culture al plurale
• Micro-culture o culture locali cioè
quell’insieme di specifici schemi di
comportamento o di pensiero appresi e
condivisi che si trovano presso una
determinata area o un particolare gruppo
umano.
• Rischio di erigere barriere culturali/mondi
ghettizzati e autoreferenziali. Collezione di
culture. Mosaico di culture.
Approccio Etnografico (ethnos, popolo e
graphéin, scrivere, descrivere)
• Ricerca sul “campo”dall’antropologia da tavolino
(o da poltrona) dell’ottocento attraverso lo studio
dei resoconti di missionari e viaggiatori
all’antropologia da veranda (stipendiata dai paesi
colonizzatori) attraverso un incontro diretto con
gli indigeni ma decontestualizzato.
• Malinowski e l’osservazione partecipante
vivendo per un lungo periodo all’interno delle
comunità studiate e produzione testuale in modo
olistico tutti gli aspetti della cultura (taccuino).
Etnografia come descrizione scritta della rappresentazione
dell’organizzazione sociale, del simbolismo, delle pratiche
comunicative, economiche ecc. di un gruppo umano
• Prossimità: giungere tanto vicino quanto più è
possibile al significato culturale dell’esperienza
delle persone studiate.
• Lunga durata dei soggiorni di viaggio nel
campo di ricerca ;
• Apprendimento lingua locale/inculturazione;
• Osservazione Partecipante.
Prossimità dell’etnografia

• Giungere tanto vicino quanto più possibile al


significato culturale dell’esperienza delle
persone studiate, collocandosi nel mezzo ,
partecipando, interagendo.
• Per questo prima di essere un testo scritto,
l’etnografia è un’esperienza.
Negazione dell’alterità totale
• L’alterità culturale inizia ai confini della mia società
/Colonizzazione culturale sfociata in etnocentrismo o
relativismo culturale (mosaico di culture giustapposte
nell’Universo come sistemi chiusi).
• Non c’è una cultura completamente altra rispetto a
chi lo osserva “l’altro comincia accanto a me, ai
confini della mia pelle, non a quelli della mia società
(Marc Augè, “Un etnologo nel metrò” 1992).
• alterità lontana (nuove tecnologie e globalizzazione) e
alterità vicina (migrazioni ma non solo pensiamo alle
sub-culture urbane).
Processo culturale di
contaminazione e di ibridazione.
• Il campo non è più un luogo puro dove
incontrare i nativi (quando il ricercatore
spiega le differenze spesso le costruisce, le
produce e le conserva/dimensione esotica),
ma è il luogo “contaminato” dall’interazione
tra la mia cultura ibrida di cui sono portatore
come ricercatore e la cultura ibrida dell’altro
che incontro.
Riflessività
Relazione umana tra un soggetto osservatore e un
soggetto osservato (Writing Culture, Clifford e
Marcus, 1980):
• la dimensione soggettiva, ovvero il retroterra
culturale e soggettivo sia dell’antropologo sia
delle persone studiate;
• la dimensione etica che è alla base tra
l’antropologo e coloro che osserva;
• la dimensione politica e le relazioni di potere che
caratterizzano spesso la reazione sul campo tra
l’antropologo e i soggetti che studia.
Conoscenza contestuale e
intersoggettiva
• Non conoscenza oggettiva e neutrale ma
conoscenza che nasce da un’interazione cioè
da una relazione intersoggettiva tra esseri
umani che trasforma sia chi ricerca che i suoi
informatori.
• La conoscenza è contestuale e situata nel qui
ed ora dell’interazione.
ESPERIENZA DI ASCOLTO
Primo assioma della comunicazione
È impossibile non comunicare

• La comunicazione è insita nella vita. Con questo


principio Paul Waztlawick e i suoi colleghi si riferivano
al fatto che tutti i comportamenti sono una forma di
comunicazione, sia a livello implicito che esplicito.
Persino stare in silenzio trasmette un’informazione o
un messaggio, di conseguenza risulta impossibile non
comunicare. La non-comunicazione non è esiste.
• Anche quando non facciamo niente, a livello verbale ,
trasmettiamo qualcosa: comunicazione non verbale.
La cultura non erige barriere fra gli esseri umani
(Etnocentrismo e relativismo culturale)

• È il luogo dove gli individui vanno incontro ad


un processo particolaristico di culturalizzazione
e uno universalistico di umanizzazione nel
diventare membri di una cultura specifica
diventano anche “esseri umani”.
• Sfera della quotidianeità/prossimità
Centralità delle persone
come soggetti di cultura

• Persone come soggetti storici, complessi,


consapevoli, capaci di scegliere come usare le
risorse culturali, anche in modi inaspettati;
non più tipi culturali etichettabili.
• Universi di Riconoscimento (Marc Augè)
decostruzione antropologica di fine millennio.
Riformulazione culturale
Contesto
la città ci convoca
• Partire dal contesto è riconoscere la diversità e
l’unicità dell’esperienza umana che non è mai
uguale e si costruisce a partire dalle persone
concrete coinvolte e dai loro contesti di vita e dai
loro gruppi sociali di appartenenza, le tante città
invisibili.
Contesto

• SAPER STARE NEI CROCEVIA DELLA STORIA: GIOVANI,


PERIFERIE ESISTENZIALI E SOCIALI, MIGRANTI.

• I vulnerabili sono il terreno di incontro tra sociale e


politico, sono la pietra di inciampo, la pietra scartata
dai costruttori che è diventata testata d’angolo: le
nostre speranze di cambiamento sono legate alle
nostre capacità di ri-orientare l’immaginario politico in
cui siamo immersi per la costruzione di legami sociali
dotati di senso.
da Città Invisibili di Italo Calvino

“L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se


ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che
abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando
insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il
primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e
diventarne parte fino al punto di non vederlo
più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e
apprendimento continui: cercare e saper
riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non
è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.
“Ciò implica includere le periferie.
Chi vive in esse ha un altro punto di vista,
vede aspetti della realtà che non si riconoscono
dai centri di potere dove si prendono le
decisioni più determinanti”.

La pietra scartata dai costruttori è


diventata TESTATA D’ANGOLO.
Lo spazio urbano non è solo sfondo passivo ma
diventa attore centrale della città e
«mette alla prova»…»

• Gli ultimi posti della città essendo posti ultimi,


cioè spazi al limite diventano aperture
significative sulle dinamiche economiche e
socio-politiche che governano tutta la città
• (Ferdinando Fava-Aggiornamenti sociali)
Parole-chiave della pratica generativa, che è un
paradigma non un modello, è un modo di stare al mondo :

•DESIDERARE (desiderio personale e genius loci


creativo);

• METTERE AL MONDO;

•PRENDERSI CURA;

• LASCIARE ANDARE.
(Cambio di paradigma. Uscire dalla crisi pensando il futuro; Mauro
Magatti Il paradigma della generatività sociale, Feltrinelli Editore, Milano,
2017)
Massimo Recalcati (psicoanalista), La forza del desiderio, Sympathetika,
Qiqajon, Magnano 2014.

“Finché c’è desiderio, c’è la vita.


Il desiderio allunga la vita.
Nella misura in cui il desiderio ci attraversa,
dilata l’orizzonte della nostra vita.
E quando qualcuno rinuncia ad ascoltare la
chiamata del proprio desiderio,
lì la vita si ammala.”
La cura non è un fatto privato, che riguarda la sfera intima o
famigliare ma è un modo di stare al mondo. Cura latino cor urat
ossia ciò che scalda il cuore, la cura per ciò a cui vogliamo bene,
prendersi cura della comunità,
della vita in comune.
H.Simberg, L’angelo ferito
(pittore finlandese, 1903)
la vulnerabilità e la cura
KINTSUGI, L'ARTE GIAPPONESE PER
RIPARARE LA CERAMICA
• Kintsugi (letteralmente “riparare con l’oro”) è il
nome di un’antica arte giapponese usata
per riparare oggetti in ceramica.
La tecnica kintsugi consiste nel saldare insieme i
frammenti dell’oggetto usando una mistura di
lacca e oro in polvere o, più raramente, argento.
Rispetto all’oggetto nuovo, infatti, l'oggetto
riparato è più prezioso, sia per la presenza
dell’oro o dell’argento, sia per la sua unicità, una
volta che è passato per le mani sapienti
dell’artista (riparazione/trasformazione).
La mediazione dei conflitti:
approccio umanistico
• Il terreno del conflitto come luogo sacro di
incontri trasformanti. Il primo conflitto è con la
nostra stessa umanità, c’è un prima che sembra
perduto per sempre, un presente, la ferita, che
blocca e congela l’identità della vittima al qui ed
ora della violenza subita, e ad una impensabilità
del futuro. Liberarsi dal dato per scontato
recuperare lo stupore della vita.
• trasgressivo (nominare le emozioni- coraggio),
vulnerabile (umiltà) e disarmato (senza giudizio).
"Commissione per la verità e la riconciliazione", fu
un tribunale straordinario istituito in Sudafrica dopo la
fine del regime dell’apartheid.
• “Mentre uscivo verso il cancello che mi
conduceva alla libertà, capii che se non avessi
lasciato dietro di me amarezza e odio sarei
rimasto sempre in prigione”.
• Antagonista, insignito del premio Nobel per la
pace nel 1993, Mandela fu il primo presidente
sudafricano a essere eletto con suffragio
universale e il primo non bianco a ricoprire tale
carica; attivista per i diritti civili e avvocato, aveva
scontato 27 anni di carcere.
MEDIAZIONE COMUNITARIA DEI CONFLITTI
(U.O. Mediaizione e giustizia riparativa Comune di Palermo-Istituto Don Calabria-Istituto Valdese-
Istituto Arrupe- Associazione Spondè- Parrocchia Sant’Agnese a Danisinni)

Il coraggio di nominare l’inominabile, il conflitto entrare nello


spazio sacro dell’intimità, dei sentimenti e delle emozioni
profonde dare un nome a ciò che si agita dentro di noi.
METTERE INSIEME I PEZZI, I FRAMMENTI DELLE NOSTRE STORIE,
DA STORIE DI TRAGEDIA E DI FERITE POTERLE TRASFORMARE
IN STORIE DI DIGNITA’, CORAGGIO,DESIDERIO
E FELICITA’ PUBBLICA.
•Approccio umanistico (da oggetti a persone); Il conflitto
nasce da un non riconoscimento, dall’essere usati come
oggetti da un potere che sentiamo a-simmetrico rispetto a
noi. Spazio di incontro tra umanità; EMPATIA.
•Nessuno vince e nessuno perde tutti hanno diritto alla
propria verità, equiprossimità del mediatore;
.
Tragedia greca: teoria, krisis, catarsi.
Lo spirito della mediazione,
di Jacqueline Morineau (1998)

L’uomo moderno è solo di fronte al nulla. Il suo dolore si esprime


attraverso il caos , il disordine. La mediazione accoglie questo
disordine , è un tempo ed un luogo dove la sofferenza può
raccontarsi .

La tragedia di Antigone di Sofocle: la tragedia di Creonte e di


Antigone non è di idee ma di esistenze e come tale irrimediabile.
L’assoggettamento al divino non è meccanico , è una dipendenza
che libera. Che non la obbliga ma gli permette di approfondire le
sue esigenze etiche.
CORO: “Molte ha la vita forze tremende; eppure più dell’uomo
nulla è tremendo”.
ANTIGONE: “Io non pensai che tanta forza avessero gli ordini
tuoi da rendere un mortale capace di varcare i sacri limiti delle
leggi non scritte e non mutabili”. (…)“Si, ma la tirannide fra tanti
privilegi ha pur codesto e dire e fare quello che si vuole”
CREONTE: “Uomo non io, non più sarei , lei sì sarebbe un uomo
se tanta audacia non fosse colpita”
• Lo sguardo del mediatore come specchio pulito
senza giudizio rimette in moto le emozioni delle
parti attraverso i “sentiti”.
• “E’uno sguardo che guarda e nel quale ci
guardiamo senza paura, né timore , perché è uno
sguardo che non vede , che non ci giudica né nel
bene, né nel male, che non ci vuole fare del bene
secondo le sue pre-comprensioni (Pannikar, La
confidencia. Analisis de un sentimiento, 2013).
• Volontarietà, Gratuità e Confidenzialità della
mediazione;
Claudia Mazzuccato,
Il libro dell’incontro, 2015
• L’essere persona è il minimo comun denominatore
della sofferenza (inflitta e subita). La storia dell’altro
diventa la tessera mancante della propria storia ,
quella che consente non di accettare ma di capire il
passato. Scrive Claudia Mazzuccato:
• “per comprendere non tanto cosa è successo ma
cosa mi è successo devo ascoltare la sua storia; per
comprendere non solo cosa ho fatto , ma cosa ho
fatto nella mia vita ed assumerne
responsabilmente e biograficamente tutte le
conseguenze , devo ascoltare la sua storia”
Riconoscere
dare un nome/un’identità
• E’un grido di dignità della vita una sola e troppo poca per essere
sprecata.
• E ‘ un atto di giustizia: far parlare i muti e ridare la vista ai ciechi.
• Togliere il velo opaco che ci ricopre, rendendo visibile l’invisibile,
creando un contatto di corpi, di emozioni, di sentimenti, di
umanità alle nostre relazioni: sentire l’intelligenza del cuore.
• Aprire il tabernacolo sacro della nostra umanità. Riconoscersi
nelle fragilità, nel meglio e nel peggio di ciascuno di noi, dare un
nome alle emozioni, alle ferite che bruciano sanguinanti nella
carne viva e desiderano essere attraversate e trasformate per
darsi pace e dare pace.
Nella Guerra fra Poveri vincono solo e sempre i potenti.

La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme (Eichmann in Jerusalem: A Report


on the Banality of Evil) è un saggio del 1964 di Hannah Arendt.
Parole Pietra e Parole Piuma

“Proprio perché le parole creano la realtà, fanno e disfanno, le cose -


è importante avere lucida consapevolezza dei sistemi che ne
determinano il funzionamento, delle ragioni che ne producono il
deterioramento.
Trovare le parole opportune al momento opportuno,
indipendentemente da quanto esse vogliano informare o
comunicare, significa agire. Possiamo, e probabilmente dobbiamo,
ribellarci sempre e in qualsiasi campo. Anche alla manipolazione
delle parole
perché già chiamare le cose con il loro nome è rivoluzionario”.
Biases, “tunnel mentali” nei quali entriamo e che finiscono
per darci una interpretazione della realtà spesso distorta.

• Categorizzazione (stereotipi e delle etichette verbali)


• Creare distanze rispetto a ciò che è prossimo;
• Semplificare ciò che è complesso;
• Trovare il capro espiatorio;
• Una volta che ci siamo fatta un’idea sulle cose, tendiamo
a conservarla a dispetto delle prove contrarie/
autoconvalida/omeostàsi;
• il tema della paura e dell’invasione del diverso, la nota
sindrome “metteteli dappertutto, ma non nel giardino di
casa mia”;
“Non era stupido, era semplicemente senza idee.
Quella lontananza dalla realtà e quella mancanza di idee,
possono essere molto più pericolose di tutti gli
istinti malvagi che forse sono innati nell’uomo.”
“Quel che ora penso veramente è che il male non è mai
‘radicale’, ma soltanto estremo, e che non possegga né
profondità né una dimensione demoniaca. Esso
può invadere e devastare il mondo intero, perché si
espande sulla superficie come un fungo. Esso ‘sfida’ come
ho detto, il pensiero, perché il pensiero
cerca di raggiungere la profondità”.
“Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché
normale, né demoniaco né mostruoso.”
Hanna Arendt, La banalità del male.
Primo Levi, primi versi della
poesia Shemà epigrafe in Se questo è un uomo)
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
considerate se questo è un uomo,
che lavora nel fango,
che non conosce pace,
che lotta per mezzo pane,
che muore per un sì o per un no…
Enciclopedia Treccani
Razzismo

• Concezione fondata sul presupposto che


esistano razze umane biologicamente e
storicamente superiori ad altre razze. È alla
base di una prassi politica volta, con
discriminazioni e persecuzioni, a garantire la
'purezza' e il predominio della 'razza superiore'.
Cambiamento di Prospettiva

L’86% dei rifugiati è accolto dai paesi del cd Terzo Mondo, l’UE ne accoglie
meno del 10%. I paesi più coinvolti sono Turchia, Pakistan, Libano, e
seguono Iràn, Etiopia, Giordania.

I rifugiati sono persone perseguitate non per ciò che hanno fatto
ma per ciò che sono per religione, lingua, appartenenza etnica,
o soltanto per il fatto di trovarsi in un luogo sbagliato,
teatro di operazioni belliche: perseguitati anonimamente.
Esiste anche una persecuzione economica frutto del neo capitalismo , le
ombre scure di cui parla papa Francesco nell’Enciclica Fratelli Tutti!

Nel mondo un terzo della popolazione più povera vive infatti in


paesi fragili, politicamente instabili ed esposti a conflitti, un
numero che sembra destinato a crescere: si stima che questa
percentuale entro il 2030 potrebbe arrivare a coinvolgere i due terzi
della popolazione più povera.
Fonte: Institute for Economics and Peace: http://visionofhumanity.org/app/uploads/2017/02/GPI-2016-
Report_2.pdf
A chi chiede: “Non era meglio rimanere a casa piuttosto che morire in
mare?”, rispondo:
“Non siamo stupidi né pazzi. Siamo disperati e perseguitati. Restare
vuol dire morte certa, partire vuol dire morte probabile. Tu che
sceglieresti o meglio cosa sceglieresti per i tuoi figli?”.

“Cerchiamo salvezza, futuro, cerchiamo di sopravvivere. Non


abbiamo colpa se siamo nati dalla parte sbagliata e soprattutto voi
non avete alcun merito di essere nati dalla parte giusta”.

“Venite a vedere come viviamo, dove abitiamo, camminate per le


nostre strade, ascoltate i nostri politici. Prima dell’ennesima
direttiva, dell’ennesima misura straordinaria, impegnatevi a
conoscerci, a trovare risposte dal luogo da cui si scappa e non in
quello in cui si cerca da arrivare”.

(Testimonianza di Aweiss Ahamed, rifugiato somalo in Italia- Centro Astalli Roma)


Primo cambio di paradigma
(anni ‘70)-GINO MAZZOLI

da PERMESSO/PROIBITO a
POSSIBILE/IMPOSSIBILE
- Libertà obbligatoria
- Ansia prestativa
- Senso di inadeguatezza
- Depressione
- Vita al di sopra delle possibilità
- Vergogna
Secondo cambio di paradigma (2010)- Gino Mazzoli
Immaterialità xVelocità/capitalismo avanzato/globalizzazione
• Nuove tecnologie: rivoluzione inaudita
dell’immaginario e del quotidiano.
•Voglio tutto/Ho paura.
• Rimozione di:
• CORPO: sapere muto
• TEMPO: vittime dello scorrere veloce del tempo.
•Produzione degli scarti umani/consumismo delle umanità.

Gli antichi Greci lo immaginavano dualisticamente esprimendolo con due


termini ben distinti: Chrónos e Kairós. Chrónos è il tempo astratto che
scorre, la durata quantitativa. Kairós invece è qualitativo: giusto, opportuno,
ci costringe a fare i conti con la vita, a essere costruttori, a generare, a
ricominciare, perché questo è il kairos, il tempo in cui vivere, e dove vivere è
amare, è il movimento del tempo che coincide con l’eterno.
Ermes Ronchi, l’INFINITA PAZIENZA DI
RICOMINCIARE, 2016

La velocità produce cecità e la cecità produce


durezza di cuore. La cecità e velocità creano gli
invisibili, i tanti invisibili delle nostre città, quelli a cui
passiamo accanto e neppure vediamo. Lo sguardo
spento produce buio e poi innesca un’operazione
ancor più devastante: rischia di trasformare gli
invisibili in colpevoli, di trasformare le vittime - come
ad esempio i profughi, i migranti, i poveri, con il loro
assedio che non si placa- in colpevoli e causa di
problemi. Così accade se non vedi, non ti fermi, se
non tocchi. Le persone sono declassate a problema
invece di diventare fessure di infinito.
da “L’Obbedienza non è più una virtù”
di don Lorenzo Milani
Inquietudine etica della politica

• “Se voi però avete il diritto di dividere il mondo in italiani


e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso io non ho
patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in
diseredati ed oppressi da un lato, privilegiati e oppressori
dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri gli stranieri”.

• “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio.


Sortirne da soli è avarizia, sortirne tutti insieme è la
politica.
Francesco, Fratelli Tutti. Sulla fraternità e l’amicizia
sociale, lettera enciclica del 3 ottobre 2020.
Le ombre di un mondo chiuso.
Nell’Enciclica “Fratelli tutti”, Papa Francesco riassume in concetti-
chiave le ombre di questo mondo sempre più chiuso, dove si
svuotano di senso e si manipolano le grandi parole come
democrazia, libertà, giustizia e unità. Certe parti dell’umanità
sembrano sacrificabili a vantaggio di una selezione che favorisce
un settore umano degno di vivere senza limiti. In questo mondo
oggetto di scarto non sono solo il cibo o i beni superflui, ma
spesso gli stessi esseri umani a cui viene negato il diritto di
esistere e di pensare. La politica diventa marketing. Stiamo
vivendo una terza guerra mondiale a pezzi, riappaiono conflitti e
paure che trovano espressione nella creazione di muri per evitare
l’incontro.
Cf. B. Bagnato, Il mediterraneo oggi, in: Spes contra
Spem. Atti del IV Convegno nazionale Giorgio La Pira,
Palermo 13-14 ottobre 2017, Edizioni Polistampa, Firenze
2018, p. 125.

• Nella storia mondiale il mar Mediterraneo ha da


sempre giocato un ruolo strategico per la sua
conformazione geografica di mare chiuso, che lo rende
simile ad un lago, un naturale continuum geopolitico e
una cerniera funzionale tra le grandi masse terrestri
che lo delimitano, Europa, Africa e Asia. Il
Mediterraneo plurale, mosaico di tutti i colori, spazio di
Ulisse e del suo viaggio, è l’emblema culturale della
coscienza europea formatasi grazie al contatto con la
cultura islamica.
A. Nastasii, Mediterraneo: Ipotesi di futuri
scenari, in Spes contra Spem op. cit., p. 150.
• “di far diventare il Mediterraneo il nuovo Lago
di Tiberiade dell’universo delle nazioni, dove è
possibile sviluppare la collaborazione fra i vari
paesi, un potenziale simbolo di pace per tutti i
continenti attraverso la riscoperta nella
risorsa di fede dell’unico Dio che unisce la
famiglia di Abramo (Ebrei, Cristiani,
Musulmani)”.
La memoria, scrisse Primo Levi, è come il mare: può restituire
brandelli di rottame a distanza di anni.
Il Mediterraneo, restituendoci pezzi di barcone divenuti ormai sacri, ci ricorderà
sempre che insieme ai tanti corpi senza vita che si trovano nei suoi fondali, c’è
anche il sogno di un’Europa accogliente e solidale sacrificato sull’altare degli
interessi economici e politici.
La strage di Portopalo (strage di Natale del 1996).
• Conta almeno 283 morti provenienti da India, Pakistan e Sri
Lanka, 27 dispersi e circa 30 sopravvissuti. Ma all’inizio i numeri
non sono così precisi e anzi, si parla di “naufragio fantasma”.
Perché quella che stiamo per raccontarvi è “una strana brutta
storia”
• Nell’inchiesta, Bellu racconta che per oltre un mese e mezzo
i pescatori della zona hanno tirato fuori cadaveri dal mare. Fino
a quel momento i media avevano trattato il naufragio
definendolo come “fantasma”: nessuno si era curato dei racconti
dei 107 sopravvissuti. Il 15 giugno del 2001 Bellu trova il relitto e
riesce a farlo fotografare, ma la verità è che era già stato
trovato prima. Per pura casualità un pescatore, Salvatore Lupo,
aveva tirato su dal mare i vestiti, il denaro e i documenti
di Anpalagan Ganeshu, diciassettenne tamil vittima del
naufragio.
Formazione alla cittadinanza cre-
attiva
“La Città Partecipata” Mediazione comunitaria
Formare una leadership diffusa dei conflitti
nel territorio

Un approccio sociale trasgressivo, Siamo tutti migranti


disarmato, vulnerabile: lasciarsi
“Ho imparato che il problema
sorprendere dall’inatteso, degli altri è uguale al mio.
dall’inaspettato, ..Sortirne tutti insieme è la
da ciò che non è ancora. politica” . Don Milani

Quali sono
L’ incontro di storie e di culture diverse: la porta e la
le sfide piazza
attuali ?
Formazione alla leadership
(Dossier di lavoro, Ferdinando Fava, 2013
docente di Antropologia - Università di Padova):

tale modello si riferisce al leader come auctor, ossia colui


che “promuove”, che prende un’iniziativa, che è il primo a
produrre una qualche attività, la quale porta
inevitabilmente l’impronta della singolarità che l’ha
originato; il leader è colui che, riconosciutosi autore,
permette ad altri di diventarlo.
AFRICA SOLIDALE (ASOM)
"È bene conoscere qualcosa dei costumi degli altri popoli, per poter giudicare
dei nostri più saggiamente, e non pensare che tutto ciò che è contrario alle
nostre usanze sia ridicolo e irragionevole, come fanno di solito quelli che non
hanno visto nulla." (René Descartes)
Con le parole di questo Filosofo Francese e con cuore colmo di gratitudine,
A.S.O.M. ringrazia gli ideatori del progetto PRISMA e l'Istituto di formazione
"Pedro Arupe" nella persona di Anna Staropoli , per aver voluto coinvolgere
questa giovane Associazione in questo percorso formativo molto arricchente.
A.S.O.M. ringrazia anche i suoi membri, i quali con grande disponibilità e
prontezza d'animo hanno colto questo percorso non come un "impegno in più",
ma come "opportunità" di approfondimento delle loro conoscenze in vari campi,
dando anche il loro contributo in modo fattivo.
È stato davvero bello vedere i giovani di diverse origini e culture insieme per
pensare, riflettere, ideare e progettare il bene della società.
Grazie ragazzi. A presto!
Ad maiora!!!
Albert
C'è chi insegna La pedagogia sognante recupera la
guidando gli altri come cavalli dimensione del desiderio, lo
passo per passo: reinterpreta e lo fa progetto
forse c'è chi si sente soddisfatto condiviso.
così guidato.

C'è chi insegna lodando


quanto trova di buono e divertendo:
c'è pure chi si sente soddisfatto
essendo incoraggiato.

C'è pure chi educa, senza nascondere


l'assurdo ch'è nel mondo, aperto ad ogni
sviluppo ma cercando
d'essere franco all'altro come a sé,
sognando gli altri come ora non sono:
ciascuno cresce solo se sognato.
(Danilo Dolci « Ciascuno solo se sognato»)
La “Porta di Lampedusa, Porta d'Europa” simbolo e ricordo per tutti
quelli che non ce l’hanno fatta: si apre su un mare dove si stima che negli
ultimi vent'anni siano morte quasi ventimila persone tentando una
difficile attraversata. È in un certo senso un'opera incompiuta,
ma può diventare anche il simbolo di un'Europa
che si apre verso l’Africa,
verso l'accoglienza e una solidarietà nuova.
PORTA

Un simbolo che aiuta a sviluppare tantissime riflessioni. È tempo


di compiere dei passaggi. Sono i tempi nuovi che esigono un
cambiamento culturale.

Abbiamo bisogno di una FACOLTA’ TEOLOGICA di frontiera che sa


stare alla porta, che sa cogliere i segni dei tempi attraverso uno
sguardo e discernimento comunitario: “ cosa” rivelano gli ultimi
posti delle città e le periferie del mondo?
AGORA’

•Mettere insieme pezzi delle città e del mondo che difficilmente


si incontrano, invitando ad uscire dai propri mondi auto-
referenziali, in città cosmopolite:

•offrire una “piazza “, un luogo di verità e di libertà, dove ri-


conoscersi restituendo soggettività, desideri ed originalità;


Note di lettura
Le note di lettura sono uno strumento teso, da un
lato, a rafforzare l’attività critica e, dall’altro, ad
affinare le capacità di collegamento e di sintesi
con altre fonti e/o argomenti del Programma di
studio.
La nota può essere intesa come l’esito di un
approccio critico al testo in cui il riassunto del
contenuto è affiancato dalle riflessioni originali
del lettore (vedi «Guida per la redazione delle
note di lettura)
Questo messaggio lo dedichiamo ai folli.

A tutti coloro che vedono le cose in modo diverso.


Potete citarli. Essere in disaccordo con loro.
Potete glorificarli o denigrarli,
ma l'unica cosa che non potete fare è ignorarli.

Perché riescono a cambiare le cose.


E mentre qualcuno potrebbe definirli folli,
noi ne vediamo il genio.

Perché solo coloro che sono abbastanza folli


da pensare di poter cambiare il mondo,
lo cambiano davvero.

Mahatma Gandhi (Mohandas Karmchand Gandhi)

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