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CULTURA EGEMONICA E CULTURE SUBALTERNE ALBERTO CIRESE

CAPITOLO Q
Q1: Il concetto di cultura. Letnocentrismo e lesclusivismo culturale. La pluralit e la
relativit delle culture. Cultura osservante e cultura osservata
Il termine cultura indica il complesso delle attivit e dei prodotti intellettuali e manuali delluomo
in societ. Il concetto ci cultura viene formulato per la prima volta da Tylor nel 1871 in Primitive
Culture. Il concetto etno-antropologico di cultura il risultato del superamento di un atteggiamento
mentale che viene definito etnocentrismo; questo atteggiamento consiste nel credere che la propria
cultura sia la migliore e viene, cos, usata come metro di misura e valutazione delle forme, dei
contenuti e dei valori delle culture altre. Di conseguenza vengono giudicati positivamente tutti i fatti
che rientrano nei propri quadri mentali e negativamente tutte quelli che rispondono ad altre
concezioni e visioni del mondo. Una forma particolare di etnocentrismo lesclusivismo culturale,
in questo caso, gli strati subalterni vengono rigettati fuori dalla cultura dominante perch non hanno
la stessa visione del mondo. Questi atteggiamenti, essendo dotati di pregiudizio, precludono la
conoscenza di altre culture. Lo studio dei gruppi sociali, pu essere affrontato solo se si accetta
lidea che nel mondo ci sono una pluralit di culture. In questo caso, latteggiamento di rifiuto
delletnocentrismo e di accettazione della pluralit delle culture va spesso sotto il nome generale di
relativismo culturale.
Q2: I dislivelli interni di cultura, gli studi demologici e la rappresentativit socio-culturale dei
fatti folklorici
Possiamo definire dislivelli le distanze culturali che ci separano dalla nostra. Ci sono i dislivelli
esterni alla nostra societ quando ci riferiamo alle societ etnologiche o primitive e dislivelli interni
quando ci riferiamo ai comportamenti e alle concezioni degli strati subalterni e periferici della
nostra stessa societ. I dislivelli interni di cultura si sono formati a causa delle difficolt materiali
delle comunicazioni che provocano forti isolamenti delle zone periferiche rispetto a quelle centrali
capaci di pi decise ed espansive innovazioni, a causa della discriminazione culturale dei ceti
egemonici nei confronti dei gruppi, che vengono esclusi dalla produzione e dal godimento di questi
beni di cultura, e a causa della resistenza dei ceti periferici e subalterni alle imposizioni civilizzatrici
dei ceti egemonici che volevano convincere le classi pi povere a credere alla loro stessa religione e
alle loro stesse idee. Gli studi demologici si occupano della diversit culturale che si accompagna o
corrisponde alla diversit sociale: tra tutti i comportamenti e le concezioni culturali essi isolano e
studiano quelli che hanno uno specifico legame di solidariet con il popolo.
Q3: Popolarit e popolo. Popolare e popolareggiante. Circolazione sociale dei fatti culturali,
ascesa e discesa, folklorizzazione
La popolarit di un fatto culturale la relazione storica di differenza rispetto ad altri fatti culturali
compresenti allinterno dello stesso organismo sociale. La popolarit si definisce per differenze,
assumendo, cos, un carattere relazione e contrapposto che pu essere verticale quando tutta la
nazione senza distinzione di classi e categorie sociali, viene contrapposta a ci che alla nazione
estraneo e orizzontale quando abbiamo la presenza di quei modi di concepire il popolo che
distinguono categorie diverse allinterno di una stessa societ. Tra la zona dei fatti popolari e quella
dei fatti culti possiamo riconoscerne unaltra che ci viene data dalla poesia popolareggiante, ovvero
composizioni fatte per il popolo senza che in esse intervenga lelaborazione popolare che invece si
ritrovano nella poesia popolare. Lo strato popolare e quello culto sono legati tra loro da una fitta
rete di scambi, prestiti e condizionamenti. Questa affermazione segnaler che i fatti culturali oltre
alla trasmissione nel tempo e alla diffusione subiscono anche uno spostamento nella dimensione
sociale i cui spostamenti sono detti circolazione culturale e circolazione sociale dei tatti culturali
che pu avvenire tra ceti di livello gerarchico equivalente. Molto importanti sono anche gli
spostamenti che avvengono fra strati sociali di livello gerarchico diverso, che hanno un prestigio
sociale e culturale: ceti dominanti da un lato e ceti dominanti dallaltro. Si parla di processo di
ascesa quando si ha la situazione inversa. I fenomeni di circolazione culturale possono essere
espressi in termini di acculturazione. Altre correnti di pensiero ammisero una tesi inversa, ma ci

che pi interessa agli studi demologici lo studio della rappresentativit socio-culturale di certe
formazioni e il loro modo di vivere nel mondo subalterno. Per folklorizzazione intendiamo quel
complesso di innovazioni con cui, a livello popolare, si interviene su un culto adattandolo alle
proprie esigenze. , insomma, un processo popolarmente connotativo cos come popolarmente
connotati sono i suoi prodotti.
Q4: Prospettive generali delle indagini demologiche: orientamento storico e orientamento
sociologico; storicismo e naturalismo; taglio diacronico e taglio sincronico; punto di vista
pancronico; livello simbolico o segnico e livello materiale o effettuale
Ma, in che modo vanno studiati i fatti popolarmente connotati? I fatti che costituiscono loggetto
delle indagini demologiche presentano due facce: quella di avere unorigine remota, quindi
temporale e quella di essere vivi nelluso presente, quindi cronologica. Essi possono assumere
il 1) valore di traccia o prodotto di vicende culturali di un tempo gi trascorso, in questo caso
verranno studiati come documenti del passato, 2) il valore di componenti di un modo di essere che
ancora in atto in un dato momento del tempo e, in questo caso, vengono studiati esclusivamente
come documenti di una condizione culturale attuale e 3) quello di tentar di superare la separazione
tra i due aspetti, in questo caso, occorrer trovare un punto di vista unitario che riesca a collegare i
due aspetti in quanto esaminandone uno si esamina anche laltro.
Nel secondo ventennio del nostro sec. Gennep e Marinus contrappongono al folklore storico il
folklore sociologico. Questa opposizione si rispecchia nella contrapposizione tra ricostruzione del
passato e conoscenza del presente. La contrapposizione tra storia e sociologia assume una rilevanza
teorica nel funzionalismo inglese e praghese. Nel funzionalismo inglese lopposizione tra etnologia
e antropologia sociale viene ad assumere il valore assegnato alla distinzione tra analisi storica e
analisi teorica, ovvero tra ricerche idiografiche, che ha lo scopo di stabilire come accettabili alcune
proposizioni particolari e tra ricerca nomotetica, che ha lo scopo di enunciare proposizioni generali
e vengono identificate come scienze al contrario delle ricerche idiografiche. Abbiamo anche
lopposizione tra indagini diacroniche e sincroniche formulate dal linguista Saussure, secondo cui,
gli oggetti della ricerca linguistica si collocano su due assi chiamati: asse della simultaneit e asse
delle successioni. Lasse della simultaneit, che orizzontale, riguarda il rapporto tra cose
coesistenti nello stesso momento nel tempo mente lasse verticale, che quello delle successioni,
riguarda le vicende subite attraverso il tempo da ciascuno degli elementi che si trovano sullasse.
Possiamo definire sincronica la relazione temporale tra le cose viste sullasse della simultaneit e
diacronica, quelle viste sullasse delle successioni. Diremo, quindi, sincronico ogni studio che
considera i fenomeni nella loro compresenza e diacronico ogni studio che considera i fenomeni
nel loro passaggio attraverso il tempo.
Q5: Sguardo cronologico ai principali indirizzi di studio
Ci che caratterizza gli interessi antiquati che si collocano anche gli usi popolari. Dal canto suo,
nel popolarismo romantico lorigine dei fatti demologici si pone nellepoca aurorale della vita
delle nazioni. Il filone antiquario e quello del popolarismo romantico hanno interessi diacronici, nel
senso che si occupano di antecedenti cronologici e entrambi impiegano la tecnica della
comparazione. Nella met dell800 Muller elabora una teoria chiamata mitologia comparata che
concepisce le fiabe come resti di unantichissima mitologia aria o indo-germanica dove linteresse
fondamentale continua ad essere quello diacronico. Ben presto, per, la mitologia comparata si
trova di fronte ad un prestigioso avversario teorico, ovvero, levoluzionismo. I massimi
rappresentanti dellevoluzionismo, nato nellultimo trentennio dell800, erano Tylor, Frazer e
Morgan. Il punto fondamentale di questa corrente lidea che le societ si sviluppano lungo una
successione di fasi identiche e obbligatorie per tutte. Viene quindi portata avanti la tesi di sviluppo
unilineare delle culture. Levoluzionismo della scuola antropologica formula la teoria della
sopravvivenza secondo la quale i fatti folcloristici sono i resti di precedenti stadi culturali, resti che
persistono anche in stadi culturali successivi. Alla fine dell800 alle teorie dellevoluzionismo si
oppongono gli indirizzi diffusionistici. Gli orientamenti diffusionistici hanno in comune il rifiuto
della teoria degli stadi evolutivi obbligatori, inoltre, mentre levoluzionismo si basava sulla teoria
poligenetica, il diffusionismo appoggiava la teoria della monogenesi e cio, della nascita di ogni

fatto culturale in luoghi e tempi determinati e del suo successivo diffondersi in altri luoghi a partire
dal suo punto di origine. Entrambi i pensieri hanno in comune, per, la prospettiva diacronica,
ovvero per entrambi la successione nel tempo e la spiegazione dei fenomeni viene a coincidere con
lidentificazione di questa vicenda temporale. Nel periodo che sta tra le due guerre mondiali si
assiste allo sviluppo di indirizzi di tipo funzionalistico che si contrappongono sia allevoluzionismo
sia ai diffusionismi. Il punto che accomuna questi nuovi indirizzi labbandono della
considerazione diacronica per accettare quella sincronica: le societ vengono concepite come
sistemi collegati tra loro. Questi sistemi possono essere concepiti in due modi diversi:
1. biologicamente in cui si ritiene che la societ sia assimilabile ad un organismo
2. simbolicamente, in questo caso si ritiene che il sistema sociale non sia spiegabile in base ad
analogie biologiche ma come una rete di rapporti di scambi costituita dal linguaggio e, pi in
generale, da ogni forma di comunicazione per mezzo di simboli o segni.
Nel funzionalismo inglese, sviluppatosi negli anni 1920-1940, la ricerca diacronica si separa dalla
ricerca sincronica portando alla distinzione di due discipline: letnologia che ha come compito
lindagine diacronica e quindi lo studio della storie delle popolazioni primitive e delle loro
produzioni culturali e lantropologia sociale che, invece, ha come compito lindagine sui sistemi
sociali, per cui la comprensione degli antecedenti cronologici del tutto irrilevante. Il
funzionalismo folklorico praghese si manifesta attorno al 1930 e tanto Van Gennep quanto il
neofolklorismo di Marinus privilegiano una prospettiva sincronica ovvero si occupano
principalmente del significato e del valore che i fatti folklorici hanno nella vita popolare di oggi.
Dopo la seconda guerra mondiale e poi pi precisamente a partire dalla met degli anni 50 si
sviluppa lo strutturalismo. Gli indirizzi di questo tipo si distinguono dal funzionalismo inglese e
annessi e si avvicinano al funzionalismo folklorico praghese perch concepiscono i sistemi sociali
come sistemi segnici o simbolici al di fuori di ogni analogia con gli organismi biologici.
Q6: Le denominazioni: folklore, tradizioni popolari, demologia, etnografia o etnologia
europee, demopsicologia
Il termine folklore (o folclore) viene usato per la prima volta in Inghilterra nel 1846 per designare il
complesso di quelle che in precedenza si chiamavano popular antiquities. Questo temine venne
presto assumendo la denominazione di fatti culturali appartenenti agli stadi evolutivi pi remoti e
pi specialmente dei fatti detti spirituali, veicolati dalle tradizioni orali, in contrapposizione a
quelli appartenenti alla cosiddetta cultura materiale. Nasce, cos, lesigenza di distinguere la
tradizioni orali e materiali dei popoli europei da quelle dei popoli non europei e lo stesso vale per le
tradizioni dette materiali; la distinzione viene fatta di solito con riferimenti geografici e perci si
parla di folklore europeo e di etnografia europea per designare i fatti popolari del nostro continente.
Folklore diviene quindi lequivalente di tradizioni popolari che, a sua volta, lespressione con cui
si designa il complesso dei fatti culturali che appaiono popolarmente connotati e cio propri dei
volghi o degli strati subalterni dei popoli civili senza pi distinguere tra fatti materiali e fatti
spirituali ed oralmente veicolati. In Italia la denominazione ufficiale dellinsegnamento
universitario quella di Storia delle tradizioni popolari.
Q7: Indicazioni interdisciplinari
Le indagini demologiche presentano una somiglianza con alcune discipline quali la sociologia e
scienze sociali. La sociologia pu avere un significato pi ristretto ed uno pi ampio. In senso
ristretto vale come denominazione delle ricerche empiriche relative a certi aspetti delle societ
industrializzate e della loro organizzazione politico-economica. In senso pi ampio si parla di
ricerche generali che mirano ad una conoscenza completa. I rapporti tra sociologia e demologia, nel
primo caso, sono caratterizzati dallo scambio di informazioni e di termini di confronto mente, nel
secondo caso, i rapporti sono pi generali. Abitualmente la psicologia vene distinta dalla sociologia
per il suo prevalente o esclusivo riferirsi a fenomeni di carattere individuale. Le indagini
demologiche sono interessate a quei rami della psicologia che si occupano delle variazioni
psicologiche correlative alle variazioni socio-culturali. Tentativi di spiegazione dei fatti folklorici in
termini psicologici si sono avuti dal quadro evoluzionistico in poi. Per etnologia si intende lo studio
delle societ primitive e laspetto pi propriamente descrittivo di questi studi viene detto

etnografia. Affianco alletnologia abbiamo lantropologia sociale che, pur occupandosi degli stessi
popoli cui si dedica letnologia, li considera con altri scopi e altri metodi. Secondo questa
distinzione possiamo dire che letnologia studia i popoli e gli eventi, mentre, lantropologia sociale
studia le istituzioni e i sistemi. Pi recente invece quella disciplina che viene denominata
antropologia culturale; ovviamente stata fatta una distinzione tra lantropologia sociale e
antropologia culturale di cui la prima si occupa del sociale mentre la seconda della cultura intesa
come il valore di designazione dei contenuti e di forme della comunicazione simbolica. Per
antropologia applicata, che si sviluppata negli USA nel 1920-1940, si intende lapplicazione
pratica delle teorie e dei ritrovati etno-antropologici nellamministrazione e nel governo coloniale,
nelle aree di sottosviluppo e nelle situazioni di cambiamento culturale. Numerosi sono stati i
contatti tra gli studi etnologici e le indagini sulla preistoria alle quali si d il nome di paleontologia.
Abbiamo, inoltre, lantropogeografia, questa disciplina ha per oggetto le religioni dei popoli
primitivi. Nasce grazie a Vidal De La Brache che la concepiva come un insieme di attivit grazie
alle quali un gruppo umano ricava da un ambiente fisico i mezzi della sua sopravvivenza. I rapporti
con la linguistica sono stati essenziali nel pi ampio campo delletnologia e dellantropologia dove
nato il problema dei rapporti tra lingua e cultura. Gli studi linguistici sono di tipo diacronico e
sincronico. I gerghi sono molto importanti perch fanno parte sia della linguistica che delle indagini
demologiche. Tra i settori speciali della linguistica troviamo la semantica che la scienza del
significato generale e la semiologia che lo studio dei fatti socio-culturali.
Q8: La dinamica culturale e i suoi processi
Ogni formazione culturale nasce in qualche luogo e momento ma soprattutto per opera di qualcuno,
dura pi o meno a lungo nel tempo e si propaga da un luogo allaltro e dalluno allaltro strato
sociale, infine, cessa di esistere nelluso e di agire negli individui e nei gruppi. Questa vicenda viene
chiamata dinamica culturale, vengono poi chiamati processi i momenti o movimenti che la
costituiscono. I diversi processi della dinamica si basano su quattro momenti o movimenti:
1. la nascita: linizio di una trasmissione del tempo a partire da un certo luogo e da un certo strato
sociale. Ci si chiesti se la nascita dei fatti demologici si debba ai singoli individui o alla
collettivit. Non sempre chiaro se, parlando di nascita, ci si voglia riferire agli antecedenti
extra-folklorici culti o semi-culti, sui quali si poi esercitata lopera di folklorizzazione o se
invece ci si riferisce alla nascita nel folklore e, cio, al momento ed al processo in cui o per cui un
fatto compare come popolarmente connotato, con o senza antecedenti extra-folklorici.
2. la trasmissione nel tempo: una volta nate, le concezioni, i comportamenti gli istituti e i prodotti
culturali possono avere varia durata nel tempo, anche se alcuni hanno vita molto breve poich
cadono fuori gli usi e fuori dalle abitudini di un gruppo e, questo, il caso delle mode. Se la
trasmissione del tempo avviene allinterno di uno o pi gruppi omogenei, il processo attraverso il
quale i fatti culturali si tramandano o passano da una generazione allaltra viene detto tradizione
mentre, loperazione con la quale gli individui delle nuove generazioni vengono integrati nella
cultura del gruppo viene chiamata inculturazione. Se, invece, la trasmissione nel tempo avviene
tra gruppi diversi si ha il fenomeno dello spostamento nella dimensione sociale e si parla di
acculturazione. Alla trasmissione nel tempo, specialmente se spontanea e orale, si accompagnano
spesso modificazioni pi o meno profonde della materia trasmessa.
3. la propagazione nello spazio: lattenzione per la propagazione nello spazio nasce quando alla
teoria monogenetica dei diffusionisti si contrapposta la teoria poligenetica degli evoluzionisti.
Per poligenesi si intende la nascita plurima e indipendente dello stesso elemento culturale in
luoghi e tempi diversi mentre, con monogenesi, si intende significare che i gruppi di elementi
culturali identici hanno un unico luogo e centro di origine. Questa propagazione investe anche i
gruppi culturalmente diversi.
4. lo spostamento nella dimensione sociale: lo spostamento assume unimpostazione centrale negli
studi demologici che si applicano ai rapporti e agli incontri-scontri di diversi livelli di cultura.
I termini tradizione e innovazione vengono usati per indicare i processi e i prodotti ma, questo
duplice valore dei termini conduce in confusione. La tradizione non altro che la trasmissione nel
tempo di certe forme, di certi contenuti, di certe tecniche, di certi valori ed un processo che non si
verifica solo a livello popolare o solo in certi particolari campi di attivit. Il processo della

trasmissione sicuramente molto complesso ma, nella sua generalit, presenta essenzialmente due
facce: da un lato c la pressione che il gruppo esercita sulle nuove leve, tanto a livello di puro e
semplice condizionamento inconsapevole quanto a livello di procedimenti educativi consapevoli e,
dallaltro lato, ci sono i diversi tipi di relazione che le nuove generazioni hanno nei confronti della
pressione condizionatrice e dellazione educativa. In materia di innovazione possiamo distinguere
tra innovazione e invenzione, la prima una trasformazione parziale di dati preesistenti e, la
seconda, lintroduzione di elementi completamente nuovi. Strettamente legato con le nozioni di
tradizione, innovazione e varianti il concetto di elaborazione popolare utilizzato per lo pi nella
poesia popolare. Alla base di questo processo ci sono due fatti: il carattere orale della trasmissione
dei testi e latteggiamento di libera appropriazione. In campo demologico il problema della
individualit o della collettivit si posto in relazione ai fenomeni di tradizione e innovazione
rinnovandolo con dei concetti linguistici formulati da Saussure ovvero langue e parole. Per
Saussure la langue linsieme delle convenzioni e delle regole linguistiche che permettono ai
membri di un dato gruppo di comunicare. Questo insieme di regole un fatto sociale in quanto
comune a tutti gli individui appartenenti ad una stessa comunit linguistica. La langue anche un
codice interindividuale senza il quale non potremmo codificare i nostri messaggi e non potremmo
decodificare i messaggi altrui. La parole invece un atto individuale con il quale il soggetto
parlante utilizza il codice della langue per esprimere il proprio pensiero. Naturalmente non esiste
langue senza parole come non esiste parole senza langue. Con il termine inculturazione si indica il
fascio di processi attraverso i quali i nuovi nati di un gruppo socio-culturale vengono integrati nella
cultura del gruppo stesso. Con il termine acculturazione, invece si intendono i processi di scambio
che si verificano per il contatto tra culture diverse tra loro. Possiamo distinguere lacculturazione in:
meccanica dove i prodotti culturali di un ceto sociale passano ad altri ceti di livello gerarchico
uguale o diversi per la sola spinta del prestigio rispettivo dei ceti stessi o di ceti loro particolari
modi e prodotti di cultura e intenzionale e coatta nel caso di imposizioni civilizzatrici dei ceti
egemoni su quelli subalterni. Si parla invece di sincretismi quando in un qualsiasi elemento
culturale coesistono componenti culturali che inizialmente erano tra loro contrastanti o
inconciliabili.
Q9: Qualche informazione ulteriore
Si parla di datazione assoluta quando siamo in grado di determinare la data di un evento o di un
gruppo di eventi, mentre, si parla di cronologia relativa quando si stabilisce la relazione di
anteriorit, contemporaneit o posteriorit tra due eventi, nessuno dei queli databile secondo una
scala del tempo. Tra la datazione assoluta e la cronologia relativa abbiamo le determinazioni
temporali che si limitano ad indicare il termine iniziale o finale, dopo o prima del quale si colloca il
momento i cui si verificato un evento. Nelluso pi generale e corrente il termine segno viene
impiegato per dire che qualcosa sta al posto di qualche altra cosa e la rappresenta; nelluso della
linguistica saussuriana e post-saussuriana, invece, si parla di segno e spesso anche di simbolo, ogni
volta che ci sia un significante legato ad un significato. Quando si parla di codici, invece, si soliti
parlare anche di messaggi. Il codice, dunque, il complesso delle regole per emettere messaggi
corretti, tant che codificare il termine usato per indicare le operazioni con cui si trasforma
unidea in un segno e cio la si manifesta emettendo esattamente quella serie di significati fonici e/o
grafici che, in base al codice, veicolano quellidea come loro significato. Si parla anche di
decodificazione per indicare le operazioni che consentono di capire e interpretare un messaggio e,
cio, trasformare i segni in idee associando ad ogni significante i significati o idee che gli
corrispondono secondo le regole del codice.
CAPITOLO A
A1: Interessi antiquari e popolarismo romantico nel primo Risorgimento
In Italia la nascita degli studi demologici si lega agli interessi al di fuori e al popolarismo romantico.
Per interessi antiquari si vuole indicare genericamente latteggiamento che assunsero Aubrey,
Bourne, Brand e Carmeli che vollero ricercare i resti dellantichit conservati nella tradizione
popolare. Questi autori si preoccupano di considerare gli errori popolari come documenti,
testimonianze e resti del passato, essi passano dalla polemica allerudizione e dalla condanna alla

constatazione. Nellatteggiamento antiquario i fenomeni vengono osservati e non giudicati. Alla


rottura dellesclusitivismo culturale ha portato un deciso contributo a quello che viene chiamato
popolarismo romantico. Il popolarismo romantico indica la scoperta e lesaltazione della poesia
popolare vista come la sola e vera poesia. Il limite del popolarismo sta nel fatto che concep un
popolo-nazione ma non giunse mai a concepire un popolo-classi sociale come lo svolgimento
storico veniva imponendo. Il filone antiquato e quello popolaristico non furono in contrasto ma,
anzi, latteggiamento antiquato viene a confluire con i forti interessi storici che si accompagnarono
al romanticismo. Lindirizzo antiquario pose la propria attenzione su usi, costui e abiti ma non diede
importanza ai canti popolari di cui se ne occup, per, il popolarismo romantico. I primi canti
popolari si hanno in Inghilterra nel 1711, in Germania grazie a Herder negli ultimi anni del 700
mentre in Italia si hanno nel 1830 grazie a Niccol Tommaseo, che pubblic la sua opera di maggior
successo, i suoi 4 volumi de Canti popolari toscani. Nello stesso anno nascono i primi interessi
italiani per la musica popolare.
A2: Il predominio della poesia popolare negli anni dellunificazione
Il trentennio che segu il fallimento della guerra dindipendenza del 1848, vide la nascita del Regno
dItalia (1861) e la conquista di Roma (1870). Rimane, ancora, lattenzione al popolarismo
risorgimentale e alla poesia popolare. C chi segue le orme di Tommaseo, chi, invece, rinvigorisce
le istanze pi valide della fase romantica e chi affronta i canti popolari con criteri storico-filologici
pi rigorosi e moderni. Inoltre, la poesia popolare viene vista in termini di rapporti sociali. I
cantimatori idillici di Tommaseo sono molteplici, basti pensare a Giuseppe Tigri che pubblica una
raccolta di canti popolari toscani, tenendo presente la purezza etica dei canti popolari, a Marcaaldi
che nel 1855 pubblica i canti popolari inediti umbri, liguri, piceni, piemontesi, latini che pur avendo
unimpronta tommaseiana questa si distingue dalle altre perch assume carattere sociale. Leonardo
Vigo scrisse i canti popolari siciliani in cui mescola io regionalismo siciliano e la ripetizione
addirittura letterale di Tommaseo. Ci sono anche coloro che, distaccandosi da Tommaseo, si
occupano di canti e proverbi, tra questi abbiamo Carlo Tenca che scrive canti popolari toscani; in
questi canti egli si oppone a Tigri, in quanto sottolinea la durezza della vita popolare. Egli esamina
le qualit poetiche dei canti toscani e dice che il canto popolare amoroso un bagliore di fantasia, e
solo quando il dolore affiena la fantasia, allora si hanno versi dolcissimi. Vincenzo Padula analizza
la condizione quotidiana dei braccianti e dei pastori, analizzando da vicino i problemi relativi al
mezzogiorno. Dalla produzione idilliaca si distacca la storia della poesia popolare italiana ideata da
Rubieri nel 1857 che studia la poesia popolare sotto tre aspetti: ritmico, psicologico, morale; questi
aspetti sono legati tra loro. Rubieri rimane legato alle concezioni romantiche che affrontano il
problema della poesia popolare per intero e anticipa due concetti della poesia popolare vista come
elaborazione, ossia una collettivit opera sui testi, ripetendoli e trasmettendoli, e come convenzione,
ossia usa una determinata formula per un sentimento. Negli stessi anni di Rubieri venne alla luce la
poesia popolare italiana dAncona che abbandona gli intendimenti psicologici estetici del
romanticismo, dando sempre importanza ai stornelli strambotti che hanno come patria dorigine la
Sicilia e, come forma dorigine, il tretastico. In Sicilia, infatti, ci sono documenti che attestano molti
componimenti lirici tradizionali, questa la tesi della monogesi siciliana che ha sollevato obiezioni
perch i contenuti di questi stornelli, potevano essere nati anche in altre regioni. Nigra, invece, si
occupa di fare una distinzione tra lItalia superiore e lItalia inferiore, la prima canta canzoni a
carattere narrativo, la seconda pu vantarsi del predominio della poesia lirico amoroso che ha due
forme: lo stornello e lo strambotto. Egli spiega queste differenza in base alla teoria del sostrato
etnico che deriva da Carlo Cattaneo ma che venne applicata da Graziadu Pisol. In questa teoria, si
dice che per ricostruire la storia dei canti ci si deve applicare non allo studio dei sentimenti e delle
passioni ma allo studio della loro espressione. Affianco al predominio della poesia popolare c
spazio anche per gli usi e costumi a cui vengono dati il nome di ricerche etnologiche. Di grande
importanza anche la musica popolare tanto che molti studiosi si pongono anche il problema della
trascrizione della musica popolare.

A3: Fiabe e costumanze dellultimo 800 alla Prima Guerra Mondiale


Con le opere di Ruberi, DAncone e Nigra, pu considerarsi finita la grande stagione ottocentesca
degli studi italiani. Lepoca che sta per giungere caratterizzata, invece, da usi e costumanze da un
lato e fiabe dallaltro. Nel 1856 Grimm aveva formulato la tesi che le narrazioni favolistiche della
tradizione orale non fossero altro che frammenti decaduti di unantichissima mitologia. Questo era
il nucleo della mitologia comparata di Max Muller. A questa teoria indoeuropea della fiaba si
accosta anche Mannhardt che colloca lorigine dei miti nel culto dei boschi e di campi e ricerca i
resti di quegli antichi culti nei cerimoniali agrari del mondo contadino europeo del suo tempo. Su
Mannhardt aveva influito, per, quello che era il nuovo indirizzo antropologico inglese di Tylor che
nel 1871 scrisse Primitive culture. Questo indirizzo poggia su tre pilastri: levoluzionismo, la
poligenesi e il comparativismo: sosteneva infatti che anche le societ o culture fossero passate e
dovessero passare attraverso una successione fissa e unilaterale di studi di sviluppo, ritiene inoltre
che le forme culturali simili fossero nate per convergenza. Le fiabe apparivano come le
sopravvivenze dei miti che i popoli europei avevano prodotto anchessi, al pari di altri, nella loro
infanzia animistica. Ed questa la tesi antropologica sullorigine delle fiabe formulata da Andrei
Lang. Nel 1859 Theodor Benfey formul la teoria che viene detta orientalista o indianista, la quale
sostiene che i racconti della tradizione europea non sono n frammento n sopravvivenza di una
qualsiasi mitologia naturistica o animistica ma sono semplicemente il risultato della diffusione del
nostro mondo di racconti nati come tali in epoca storica e in una terra ben determinata. Nella met
del 900 due studiosi occupano un posto di rilievo negli studi etnomusicologici, questi studiosi sono
Fara e Favara. Il lavoro pi importante di Favara fu corpus di musiche popolari siciliane pubblicato
nel 1957 (dopo la sua morte). Egli apparso come un iniziatore e come un sicuro punto di
riferimento tecnico metodologico. Favara quindi un rilevatore sistematico di dati documentari.
Fara, invece, scrisse molto tra le due guerre mondiali e i suoi scritti, al contrario di Favara, sono
ritenuti vecchi e costituiscono un impaccio anzich uno stimolo. Fara, ha voluto tentare una
sistemazione dei concetti e dei problemi della musica popolare; laspetto chiaramente positivo del
tentativo di Fara sta nel fatto di aver introdotto anche nel campo musicologico quella distinzione tra
prodotti popolari e popolareggianti che gi da tempo era stata operata in campo della letteratura. Si
veniva cos riconoscendo che anche nella musica esiste di fatto una pluralit di strati o livelli
culturali. Ma la distinzione di livelli delineata da Fara, pur se giusta in grandi linee, appare
decisamente insoddisfacente per il tipo di concetti cui sappoggia.
A4: Crocianesimo e filologia tra le due guerre (e oltre)
Nel periodo che si trova tra le due guerre, nascono nuovi orientamenti che sono in contrasto con le
concezioni evoluzionistiche. La scuola storico-culturale, che ha i suoi esponenti maggiori in
Graebner e nel padre Schmidt, oppone alla tesi poligenetica degli evoluzionisti la tesi
monogenetica. Il compito delletnologia diventa quella di individuare i punti di origine di singoli
fenomeni, stabilirne le vie di propagazione nello spazio determinandone larea di diffusione
giungendo, cos, a ricostruire la successione storica delle diverse culture. La scuola finnica neg che
le fiabe fossero la sopravvivenza di antichi stadi evolutivi comuni a tutta lumanit e quindi fossero
prodotti indipendenti di ciascun popolo, ma sostenne, invece, la tesi della loro diffusione da uno o
pi punti dorigine e la loro nascita da singoli autori. Figura di spicco sicuramente quella di
Benedetto Croce il quale crede che la sola vera scienza la storia individuante e cio quella che
coglie i fenomeni nella loro individuale irripetibilit, mentre, le ricerche generalizzanti e
comparative possono essere al massimo pseudo-scienze. Come evidente, la posizione crociata
comporta la condanna di tutti gli orientamenti folklorici nati nell800 ma questa condanna si
fatta esplicita e diretta nel campo della favolistica e in quello della poesia popolare. Per Croce la
questione dellorigine delle fiabe da trasformare nella storia di ciascuna fiaba e, sostanzialmente,
la sua posizione analoga anche in materia di poesia popolare. La poesia non sopporta
aggettivazioni, afferma Croce: o c o non c. Perci risulta falsa la contrapposizione romantica tra
poesia popolare e quella darte. Per Croce la distinzione tra poesia popolare e poesia darte solo
una differenza di quantit e, pi precisamente, di tono psicologico: la prima semplice ed
elementare mentre la seconda complessa e muove vaste masse di sentimenti e di pensieri. La
conclusione evidente che la poesia di tono popolare non ha niente a che vedere con il cosiddetto

popolo in quanto essa pu nascere anche dautori culti ogni volta che un poeta si trovi nello stato
psicologico della semplicit e della elementarit. Per Croce, quindi, ogni studio storico-filologico,
morfologico e socio-culturale di canti popolari o fiabe diventa irrilevante.
Vista schematicamente, la vicenda degli studi etnomusicologici tra le due guerre sembra svolgersi
tra due estremi: da un lato c un evidente e pesante ritardo teorico rispetto agli avanzamenti ormai
verificatisi in altri settori demologici e pi specialmente in quello degli studi di poesia popolare,
allestremo opposto, per, c il fatto che nel campo etnomusicologico si viene avviando e
preparano una scolta in metodo che pi tardi investir tutte intere le indagini demologiche italiane
ovvero la ricerca sul campo. Vediamo cos coesistere due orientamento culturali di et e valore ben
diversi. Mentre gli studi letterari vengono concependo la popolarit dei testi come un fatto
storico, gli studi di musica folklorica la concepiscono come un dato astorico. Parallelamente, mentre
gli studi di poesia popolare si impegnano in una consapevole presa di contatto con lidealismo
crociano, gli studi etnomusicologici tra le due guerra appaiono come chiusi in se stessi.
A5: Indagini tradizionali e contatti con la realt sociale nellultimo 25ennio
La prosecuzione delle indagini classiche si trova a essere affiancata e scossa dallinsorgere di
tematiche e prospettive radicalmente nuove, che si legano con pi diretta immediatezza ai problemi
socio-culturali entro cui la demologia italiana si trova ad operare. Ma i due settori, quello classico
e quello nuovo, non restano reciprocamente isolati ed anzi si collegano in una serie di incontri o
scontri che si complicano ulteriormente da un lato per lintroduzione di nuove prospettive tecniche e
teoriche di ricerca e dallaltro per rinnovare accensioni socio-culturali.
La tesi di fondo di Toschi che tutte le forme drammatiche, popolari e culte, profane e sacre,
traggono origine dalle grandi feste annuali e stagionali di rinnovamento e di propiziazione. Ne
deriva che lopera tutta impegnata in una vasta impresa di ricerca delle affinit e dei nessi tra le
forme propriamente teatrali e degli elementi di azione drammatica presenti nelle cerimonie e nei riti
tradizionali. Assai pi tumultuoso il quadro delle nuove tematiche che letteralmente esplodono nel
primissimo dopoguerra e che poi si vengono consolidando o disperdendo lungo gli anni successivi.
Il momento teorico determinante rappresentato dalla pubblicazione, nel 1950, delle Osservazioni
sul folclore che Antonio Gramsci aveva scritto 20 anni prima del carcere. In quelle osservazioni il
folklore viene configurato nella sua generalit come una concezione del mondo che propria di
certi strati della societ e che si contrappone alle concezioni del mondo ufficiali e, cio, delle
classi egemoniche. Ma la seconda met degli anni 50 vede soprattutto l sviluppo dellattivit di
Ernesto De Martino nella ricerca concreta sul campo e nella elaborazione concettuale dei risultati,
oltre che nel dibattito teorico e di metodo. De Martino affronta tre temi specifici dindagine: la
lamentazione funeraria, le concezioni e le pratiche magiche e il fenomeno del tarantolismo. In
questo quadro concettuale il punto metodologico essenziale resta quello dellindividuazione:
compito della vera scienza sarebbe quello di riconoscere lirriducibile peculiarit dei fenomeni in
quanto irripetibili. Anche per De Martino ogni generalizzazione, ogni ricerca di sistemi e di
invarianti cadrebbe necessariamente nellerrore positivistico del naturalismo: le invarianza
sarebbero irrilevanti o illusorie.
CAPITOLO B
B1: Tecniche dindagine e concezioni generali
Nella ricerca demologia si possono distinguere due fasi o momenti essenziali: quello della raccolta
o collezione dei dati e quello del loro trattamento. Con il termine collezione intendiamo indicare
linsieme delle procedure mediante le quali si reperiscono, si reagiscono, e insomma si riuniscono i
dati documentari su cui svolgere le operazioni successive, mentre, con il termine trattamento
indichiamo il complesso delle operazioni di elaborazione cui vengono sottoposti i dati raccolti.
Tanto la collezione quanto il trattamento ammettono ciascuno unulteriore distinzione:
1) la collezione in base alle fonti che possono distinguersi in:
- rilevamento che ricava i dati osservando direttamente i fatti cos come si manifestano
nelleffettiva realt socio-culturale e
- lo spoglio che reperisce i dati in archivi, biblioteche, musei e simili

2) le operazioni di trattamento in base agli scopi che si intendono raggiungere. Si distinguono in


due categorie:
- le procedure di documentazione che si limitano a presentare i dati in quanto tali, solo
orinandoli secondo criteri pi o meno affinati di raggruppamenti per categorie, di
localizzazione geografica, di successione cronologica, etc.
- le procedure di analisi, invece, sottopongono i dati a scomposizioni e ricomposizioni operate
secondo certe speciali tecniche euristiche e secondo certe prospettive concettuali che
consentono di ricavare informazioni che vanno al di l della pura e semplice constatazione
dell'esistenza di questo o quel fatto in questo ho quel luogo.
Ovviamente, tutto complesso delle operazioni si lega alla cultura di ciascun studioso. In sostanza,
anche il momento pi elementare e apparentemente neutro della pura e semplice collezione di dati
sempre condizionato, guidato, determinato dalle concezioni generali di cui il raccoglitore
portatore e dalle finalit specifiche che in funzione di quelle concezioni egli, di volta in volta,
assegna ai propri lavori. E in verit, dato che non possibile raccogliere tutto, anche il pi rozzo e
spontaneo collettore di dati costretto a compiere un'operazione di scelta: registra certi fatti o
fenomeni che giudica rilevanti e ne tralascia certi altri che considera irrilevanti. Ogni raccoglitore
dunque opera in base ad un qualche criterio pi o meno affinato e rigoroso, ma comunque sempre
presente. Il criterio che agisce viene ovviamente a dipendere dalla cultura di ciascuno.
Isolare le fasi tecniche dalle finalit della ricerca e considerare queste finalit avulse dalle
concezione pi generali in cui si inquadrano e su cui reagiscono, costituisce unastrazione, ma le
attrazioni sono indispensabili in ogni ricerca seria. Quali che siano i legami tra fasi, finalit e
concezioni pi generali, resta pur sempre il fatto che il momento della collezione non il momento
del trattamento e che la finalit documentaria ben diversa da quella analitica e, insomma, che
ognuna ha le sue esigenze tecnico-concettuali differenziate. Considerare globalmente tutto, senza
differenziazioni e articolazioni, significa confondere e non unificare; per unificare bisogna
distinguere e per distinguere bisogna isolare. Se dunque l'isolamento astratto delle fasi e delle
finalit non una condizione sufficiente per condurre un buon lavoro, esso per una condizione
necessaria.
B2: La collezione dei dati: spoglio e rilevamento
La differenza fondamentale tra i rilevamenti o e lo spoglio sta nel fatto che il primo produce
documenti a partire dalla realt e il secondo, invece, rintraccia documenti gi prodotti. Il
rilevamento stabilisce un contatto immediato con la realt, le persone e fenomeni folklorici, mentre
lo spoglio, stabilisce un contatto mediato dal documento gi in precedenza prodotto. Il rilevamento
si svolge in vivo e in loco o anche, come si dice, sul campo e lo spoglio, invece, si svolge a tavolino
o in studio. Si intende allora facilmente che mentre lo spoglio procedura di collezione comune
anche alle discipline di tipo pi tradizionale il rilevamento costituisce una caratteristica specifica
delle discipline di tipo etno-antropologico o sociologico. Il rilevamento e lo spoglio possono essere
impiegati sia separatamente sia congiuntamente; naturalmente la scelta tra le diverse possibilit
dipende dal tipo di ricerca che si intraprende.
Il rilevamento o inchiesta consiste nella presa di conoscenza dei fattori o fenomeni effettuata in vivo
e in loco. Linchiesta richiede sempre una chiara determinazione preliminare delloggetto su cui si
vuole indagare. In modo molto schematico si pu dire che loggetto pu essere costituito:
da uno o pi gruppi umani di cui si ricercano, al limite, tutte le manifestazioni demologiche
da uno o pi fatti demologici di cui si indagano morfologia, diffusione e quantaltro in uno o pi
gruppi e su aree geografiche pi o meno estete
Le coordinate di riferimento essenziali in ogni inchiesta e quindi lo spazio geografico, il gruppo
umano, lo strato sociale e il fenomeno indagato possono intersecarsi in modi molto vari ed il loro
incrociarsi dipende dagli obiettivi che il ricercatore si propone e, dunque, sar valido solo nella
misura in cui quegli obiettivi sono validi ed il taglio prescelto adeguato a raggiungerli. Regola
fondamentale dellinchiesta , ovviamente, quella della massima fedelt documentaria. Linchiesta
deve poter fornire documenti non solo fedeli ma anche precisi fin nei particolari. Il raggiungimento
di questo scopo naturalmente pi facile per le inchieste indirizzate verso aree, gruppi o fenomeni
non troppo ampi. I fatti da documentare vanno considerati sotto alcuni aspetti:

morfologia: ogni fatto va descritto analiticamente e registrato con estrema cura dei particolari
et: per ogni fatto vanno ricercate notizie che servono a stabilire la maggiore o minore antichit
localizzazione
vitalit: occorre sempre precisare se il fatto di cui ci si occupa impegna gruppi pi o meno vasti
ambito sociale: occorre accertare se luso, il comportamento, la credenza e altro appartengono a
tutti gli strati sociali o soltanto ad alcuni e a quali
valutazione: ovvero il significato che si attribuisce al fatto o quale spiegazione se ne d
E qui opportuno osservare che mentre i dati relativi alla morfologia, alla localizzazione, alla vitalit
e allambito sociale sono, per cos dire, oggettivi e cio sono osservabili direttamente nelle cose, i
dati relativi allet dei fenomeni e soprattutto quelli relativi alle valutazioni sono da considerare
documenti di natura pi complessa e problematica: le risposte o le informazioni fornite dagli
informatori, infatti, non ci dicono quale sia veramente l'et o la motivazione del fenomeno ci
dicono, invece, qual l'et, la motivazione, il valore che essi attribuiscono al fenomeno.
I questionari sono elenchi di domande alle quali si cerca una risposta: in essi dunque si tracciano le
linee portanti dell'inchiesta perch la lista delle domande non altro che l'articolazione analitica
delle questioni relative ai fenomeni su cui si intende indagare. I questionari giovano solo nella
misura in cui sono adeguatamente calibrati rispetto agli obiettivi che si vogliono raggiungere; perci
occorre studiare in modo molto preciso l'articolazione dei questionari in rapporto al problema reale
che ci si pone. In ogni caso, indispensabile tener presente che il questionario uno strumento
necessario ma non sufficiente per una buona riuscita dell'inchiesta. Esso pone domande preordinate
su argomenti specifici e circoscritti: in ci sta la sua utilit ma in ci sta anche il suo limite, gicch
esso pu precludere la via ad informazioni che la sua organizzazione non sollecita. opportuno,
quindi, non ridurre ma il colloquio alla pura e semplice serie delle domande incluse nel
questionario, lasciando invece sempre un margine ampio alla libert del discorso.
B3: Il trattamento dei dati: documentazione e analisi
Quando non si tratta di oggetti materiali o di testi linguistici il principale modo di esporre i dati
documentari quello della descrizione verbale: le cerimonie, le usanze e le credenze vengono
esposte con parole che ne indicano e ne illustrano in modo pi o meno analitico le forme, le
modalit, le circostanze e la localizzazione. Alla descrizione verbale possono accompagnarsi altri
modi di esposizione dei dati: quella per immagini, quella cartografica e quella tabellare.
L'espressione per mezzo di immagini fotografiche o grafiche spesso di essenziale importanza:
tuttavia difficile che l'esposizione per mezzo di immagini possa fare a meno di ogni indicazione
verbale, non fosse altro che nella misura di una didascalia.
Pi frequente l'esposizione cartografica: invece di elencare verbalmente le localit in cui un
fenomeno appare attestato, si disegna una carta geografica della zona che interessa e si dicano
con segni convenzionali i punti o le zone in cui fenomeno o stato presente, eventualmente
usando simboli o tratteggi diversi per segnalare variazioni morfologiche da un punto all'altro. Se
poi si uniscono in un qualche modo graficamente evidente tutti i punti della carta in cui risulta
attestato lo stesso fenomeno, si ottengono zone geografiche che costituiscono l'aria di diffusione
del fenomeno in esame.
Un ulteriore modo espositivo quello tabellare che, nella sua forma pi semplice, consiste in una
tabella elementare dove nella prima colonna di sinistra e nella prima riga in alto si indicano i
fenomeni o gli aspetti che interessano e, nel punto dincrocio tra colonne e righe si segnano le
indicazioni documentarie relative a ciascuna coppia di fenomeni o aspetti.
L'esposizione dei documenti collezionati deve necessariamente avvenire secondo un qualche ordine
che sar diverso a seconda del tipo di dati e delle finalit che si perseguono. Ad ogni modo si
possono distinguere due modalit: i raggruppamenti e le repertorializzazioni.
I raggruppamenti consistono sostanzialmente in una distribuzione della materia secondo gruppi
corrispondenti a certe catalogazioni distinguendo, cos, catalogazioni generali e catalogazioni
specifiche. Il punto di maggiore debolezza dei raggruppamenti sta nel fatto che i dati vengono
riuniti in base a criteri diversi.

Le repertorializzazioni si distinguono dai raggruppamenti per il fatto che non mirano tanto a
catalogare la materia quanto invece ad agevolare al massimo il reperimento di ogni singola
notizia o informazione. Naturalmente la costruzione di repertori molto pi difficile e onerosa
dei semplici raggruppamenti. La repertorializzazione richiede un qualche intervento sui
documenti ed per questo motivo che si trova a mezza strada tra lordinamento per
raggruppamenti e le elaborazioni a carattere analitico. Le operazioni repertoriali risultano pi
facili quando si tratta di testi poetici, qui infatti possibile disporre di unit ben configurate e si
pu quindi procedere a varie elencazioni alfabetiche.
Le principali tecniche di analisi finora impiegati negli studi demologici italiani sono quelle che
poggiano sulla comparazione e che mirano a ricavare indicazioni cronologiche dei dati della
distribuzione geografica dei fatti documentari. La comparazione il confronto tra fenomeni di
tempi o luoghi diversi. Per assumere il valore di sperimentazione indiretta le comparazioni devono
essere condotte in base a ipotesi da verificare. Abbiamo vari tipi di comparazione:
Istituzionale: gli elementi in causa sono oggetti, comportamenti o istituti presi in se stessi;
Funzionale: gli elementi in causa sono i posti che oggetti, comportamenti e istituzioni occupano
nel quadro complessivo della vita di un gruppo;
Prossima: gli elementi confrontanti presentano un forte grado di affinit o somiglianza e sono
collocati in contesti storici e socio-culturali notevolmente prossimi e simili;
A distanza: gli elementi confrontanti sono notevolmente diversi sia in s sia per i contesti in cui
sono inseriti.
Come evidente, Le comparazioni prossime cercano le differenze tra elementi simili, mentre le
comparazioni a distanza cercano le somiglianze tra elementi diversi. Unaltra distinzione stata
proposta da Hultkrantz che distingueva la comparazione storica dalla comparazione tipologica: la
prima viene impiegata per lo studio della distribuzione dei tratti o elementi di cultura e per la
ricostruzione della storia culturale, mentre, la seconda, opera con il confronto, la classificazione e la
generalizzazione e mira a stabilire leggi generali e regolarit. La distinzione tra comparazione
storica e comparazione tipologica corrisponde alla differenza di concezioni e scopi che separa i
diffusionismi dai funzionalismi e, pi in genere, gli indirizzi che si dicono "storici" da quelli
"sociologici". Il pericolo della comparazione non sta, come credono gli indirizzi idealistici,
nellastrazione o nellimpoverimento della realt ma sta invece nellignorare che si sta astraendo e,
soprattutto, nellignorare quale tipo d astrazione si stia di volta in volta compiendo.
Le tecniche storico-grafiche si sono configurate nel periodo tra le guerre, in opposizione agli
indirizzi evoluzionisti ed in connessione con la geografia linguistica. Esse impiegano la
comparazione soltanto entro zone storico-geografiche ben definite e mirano a ricavare indicazioni
cotonologiche dalla distribuzione geografica delle attestazioni. Una volta fissata la zona storicogeografica entro la quale si vuole agire, per trasformare le localizzazioni in cronologie si passa dalle
esposizioni verbali a quelle cartografiche ed allidentificazione delle aree di diffusione, a ci segue
il confronto tra le posizioni relative dei singoli fenomeni e delle diverse aree di diffusione. Cos
dalla pura e semplice documentazione si passa allanalisi, e dalla esposizione cartografica alla
geografia folklorica, che consiste in un complesso di norme e di procedimenti che dalla
distribuzione relativa nello spazio traggono indicazioni sulla successione nel tempo, e cio ricavano
un certo ordinamento cronologico da un certo ordinamento spaziale. Ci che si ottiene, per, non
una datazione assoluta ma una cronologia relativa.
Compito della scuola finnica (promossa da J. Krohn, A. Arne, K. Krohn) quello di ricostruire le
lezioni originali dei testi di tradizione orale o mista. Nella fase iniziale dellindagine:
1. si ricercano e si riuniscono tutte le diverse versioni o "varianti" del testo che interessa;
2. le varianti cos raccolte vengono ordinate sia cronologicamente sia geograficamente;
3. si procede quindi al confronto (o comparazione) tra le varianti cos ordinate, rilevando identit e
differenze e ponendole in rapporto con la loro distribuzione geografica e con la loro cronologia.
Gli studiosi della scuola finnica hanno formulato due regole o principi: 1) un canto viene ripetuto
dal popolo di una stessa regione quasi sempre nella medesima forma e 2) le forme tra le varianti di
un canto vanno mutando gradualmente, via via, nella sua emigrazione da un luogo allaltro. Ogni
gruppo omogeneo di varianti ha una sua area, e cio determina una regione folklorica.

La formulazione rigorosa di norme per ricavare indicazioni di cronologia relativa in base ai dati
della distribuzione geografica dei fenomeni avvenuta sul terreno della linguistica ad opera di
Matteo Bartoli. Questultimo si pone essenzialmente una domanda e cio: se ci troviamo di fronte a
due fasi linguistiche ritenute un tempo conviventi in una stessa area e poi sopravvissute in zone
diverse dellarea stessa, quali delle due la fase pi antica e quale costituisce linnovazione? Si
cerca dunque di stabilire la cronologia relativa, ossia il rapporto cronologico tra due fasi o
fenomeni. Gli indizi disponibili per risolvere la questione sono essenzialmente due secondo Bartoli:
il rapporto cronologico fra i documenti in cui quelle fasi sono estratte e il rapporto geografico tra le
aree dove quelle fasi si trovano. Nel primo caso non occorrono norme speciali: la fase attestata nel
documento pi antico di solito la pi antica. Il secondo caso, invece, loggetto delle quattro
norme areali di Bartoli:
1. norma dellarea meno esposta alle comunicazioni
2. norma delle aree laterali
3. norma dellarea maggiore
4. norma dellarea seriore
Le quattro norme costituiscono un complesso gerarchizzato, in quanto, ciascuna si interseca con le
atre e pu modificarla. Le prime tre norme sono rigorosamente areali o spaziali, la quarta invece
introduce un criterio cronologico: essa, infatti non poggia sulla collocazione o sullampiezza delle
aree ma sulla loro rispettiva anteriorit o seriosit nel tempo.
Mentre le concezioni diacroniche del diffusionismo superavano definitivamente levoluzionismo e
mettevano a punto le tecniche storico-geografiche di trattamento dei dati documentari, negli anni
della scuola finnica, della geografia folklorica e delle norme areali, si venivano manifestando
concezioni fortemente diverse: quelle della linguistica di Saussure, quelle dellantropologia sociale
e del funzionalismo britannici, quelle di Van Gennep e Marinus. Tra questi indirizzi c una
sostanziale convergenza: la spiegazione dei fenomeni non viene pi ricercata nella vicenda spaziotemporale, e cio negli antecedenti diacronici, ma nelle relazioni che i fenomeni stessi hanno tra
loro e con il complesso della situazione in cui sono inseriti.
Il sistema il complesso degli elementi compresenti e delle relazioni che li collegano. Alla nozione
di sistema si accompagna spesso quella di struttura che talvolta si fonde o si confonde con la prima.
La distinzione in genere operata dal corrente uso linguistico, il quale ammette che si dica che un
"sistema ha una struttura" ma non ammette che si dica che "una struttura ha un sistema". Per
Radcliffe-Brown una struttura una sistemazione ordinata di parti o di componenti. Fanno parte
della struttura sociale tutti i rapporti sociali che esistono tra una persona ed unaltra ed anche la
differenziazione tra gli individui o tra le classi, in base al loro ruolo sociale. Lvi-Strauss
rimprovera a Radcliffe-Brown uneccessiva aderenza alla realt direttamente osservabile, sia
lanalogia tra societ ed organismi biologici. Il concetto di struttura sociale non si riferisce alla
realt empirica, ma ai modelli costruiti in base ad essa. Il modello, dunque, viene costruito a partire
dai dati empirici ma non si identifica con la materia impiegata e ha una struttura che rivela la
struttura delloggetto su cui stato costruito. Ai concetti di sistema e di struttura si lega quasi
sempre quello di funzione. Esistono due significati di funzione:
1. nel primo gruppo si considerano le finalit implicite o esplicite, manifeste o latenti, degli
elementi e della loro attivit e si considera il contributo che ciascuna parte di un organismo d al
processo vitale complessivo dellorganismo stesso
2. nel secondo gruppo, invece, si assume che gli elementi di un sistema siano conoscibili soltanto se
considerati gli uni in funzione degli altri.
Ricapitolando, le nozioni di sistema, struttura, modello, funzione si contrappongono alle concezioni
che guardano ai fatti socio-culturali come elementi quasi atomistici che si raggruppano in aggregati
pi o meno casuali. Queste nozioni, inoltre, oppongono allo studio diacronico di ogni singolo
elemento, lo studio sincronico delle loro relazioni.
La scuola finnica studia le fiabe in base al loro raggruppamento in tipi (ogni narrazione capace di
mantenere una sua esistenza indipendente nella tradizione) e motivi (elementi minimi ritenuti non
riducibili ossia dettagli con cui vengono composte le narrazioni compiute - matrigna crudele, bacio
che richiama alla vita). Propp si oppone fortemente a questi criteri in quanto ha come suo concetto

principale quello di funzione narrativa: sono le grandezze che restano costanti pur nel variare delle
azioni, dei personaggi, dei motivi e del loro mutevole combinarsi in tempi diversi. Due atti identici
possono avere significato diverso e due atti diversi possono avere significato identico. Ma come si
determiner il significato degli atti? La risposta di Propp che le funzioni e cio i significati o
valori degli atti compiuti dai personaggi sono determinabili in base al posto che occupano e al ruolo
che svolgono nello sviluppo dellintera vicenda narrativa. Propp giunto ad isolare 31 funzioni che
contraddistingue con simboli e denominazioni convenzionali. Le 31 funzioni si susseguono
sostanzialmente nel medesimo ordine, per cui, lo schema generale di tutte le fiabe risulta essere
identico: il loro andamento generalissimo pu rappresentarsi come un itinerario che da un
turbamento dellequilibrio iniziale porta ad un nuovo e pi alto equilibrio finale. In tal modo, come
alla nozione di motivo si sostituisce quella di funzione, alla nozione di tipo si sostituisce quella di
movimento.

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