Nmero 3. Juny de 2009 Pgines 19-38. ISSN: 2013-0864 http://www.con-textos.net 2009, sobre larticle, Manfredi Bortoluzzi 2009, sobre ledici, Departament dAntropologia Cultural i Histria dAmrica i frica de la Universitat de Barcelona Aquest text i la seva edici estan subjectes a una llicncia Creative Commons Reconeixement-No Comercial-Sense Obres Derivades 2.5 Espanya. Podeu consultar una cpia de la llicncia a: http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/es/legalcode.ca article Il testo analizza le relazioni tra antro- pologia e letteratura a partire da una distinzione tra Antropologia letteraria e Antropologia della letteratura, propo- nendo successivamente un modello teorico per lo studio della narrativa da una prospettiva antropologica. La struttura del desiderio mimetico elaborata da Ren Girard serve da fondamento per determinare la struttu- ra comune soggiacente alla letteratura e allantropologia che, secondo il punto di vista qui proposto, si fonda su una ricerca di alterit generata dallincom- pletezza biologica delluomo e dalla sua indeterminatezza ontologica. Inne, il concetto della Wanderung romantica, in opposizione al modello del viaggio, viene presentato come metafora per dimostrare lintima relazione tra le due discipline e la loro essenza comune. La struttura del desiderio Note su antropologia e letteratura Manfredi BORTOLUZZI Universit degli Studi di Siena Centro Studi Americanistici Circolo Amerindiano manfredibortoluzzi@gmail.com [ANTROPOLOGIA, LETTERATURA, DESIDERIO, ALTERIT, WANDERUNG] Dove stiamo dunque andando? Sempre verso casa. Novalis, Enrico di Ofterdingen 1. ANTROPOLOGIA LETTERARIA E ANTROPOLOGIA DELLA LETTERATURA 1
Quando si parla di antropologia letteraria sintende un lone di stu- di piuttosto eterogeneo e complesso. Come disciplina pu essere con- siderata parte degli studi culturali, ma chiaro che il sostantivo ne fa una branca dellantropologia e che laggettivazione la rende in qualche modo autonoma legittimando un oggetto di ricerca. Si pu parlare anche di antropologia della letteratura, ma i due termini non sono 1 Il saggio riassume alcuni punti trattati allinterno di una tesi di dottorato in Metodologie della ricerca etnoantropologica dal titolo Poiesi e antropo-poiesi. Per una teoria antropologica della letteratura, discussa allUniversit degli Studi di Siena nel giugno del 2005. Manfredi BORTOLUZZI (con)textos (2009) 3:19-38, ISSN: 2013-0864 de larticle, Manfredi Bortoluzzi de ledici, Dept. dAntropologia Cultural i Histria dAmrica i frica de la Universitat de Barcelona 20 article equivalenti. In questo caso il complemento di speci- cazione indica una disciplina che, con i suoi metodi e i suoi strumenti abituali, si occupa di uno specico oggetto, mentre laggettivazione letteraria tende a porre laccento pi che sulloggetto sul metodo 2 . Mentre lantropologia della letteratura indica una di- sciplina precisa con un oggetto preciso, lantropolo- gia letteraria si riferisce ad un insieme pi complesso di oggetti indagati attraverso un metodo comune di origine ibrida, che coniuga cio gli strumenti dellan- tropologia a quelli della letteratura. Potremmo quindi concludere che lantropologia letteraria comprende al suo interno lantropologia della letteratura ma che questa non coincide mai con la prima. Oggi dunque sotto letichetta di antropologia letteraria troviamo riunite ricerche tra loro molto diverse e che in mol- ti casi dovrebbero pi legittimamente essere denite come antropologia della letteratura. Quando la lette- ratura solo un oggetto di ricerca, una fonte di dati per lantropologo si pu parlare di antropologia della letteratura, mentre quando la materia della lettera- tura diventa il centro degli interessi dellantropologo possiamo parlare di antropologia letteraria. 2. ANTROPOLOGIA LETTERARIA 2.1. Cronologia I rapporti tra lantropologia e la letteratura sono mol- teplici e complessi, fatti di reciproci interessi, prestiti, scambi e inuenze. Se inizialmente la letteratura stata oggetto dinteresse da parte di antropologi ed etnologi, soprattutto per quanto riguarda il folclore e la tradizione orale, si vericato poi un curioso spostamento che ha portato gli etnogra e i loro testi 2 Ho mutuato questa distinzione tra antropologia letteraria e antropologia della letteratura da quella sviluppata da Compagnon (2000: 17-19) tra teoria letteraria e teoria della letteratura. a diventare loggetto di certa critica antropologica, o meta-antropologia, che fa uso dei metodi elaborati nellambito della critica letteraria per analizzare la retorica insita nelle opere di carattere etnograco. Questa svolta testuale in antropologia ha modicato radicalmente il modo di concepire la scrittura etno- graca e il rapporto tra etnogra e informatori du- rante la ricerca sul campo. Il 1967 lanno della svolta, con la pubblica- zione dei diari di Malinowski ad opera della moglie, che diedero uno scossone al mito delleroe fondatore della moderna ricerca sul campo. Da quel momen- to in poi non fu pi possibile pensare alla scrittura come ad un semplice strumento di rappresentazione dellalterit, ma piuttosto come alla sostanza stessa di ci che non poteva pi essere considerato come descritto e rappresentato, ma come creato durante il processo stesso della stesura del testo. Ci che era realmente accaduto alle isole Trobriand, nel periodo del suo soggiorno durante la prima guerra mondia- le, non corrispondeva, sotto molti aspetti, a quanto riportato da Malinowski nel suo libro Argonauti del Pacico occidentale; quella gura di perfetto etnografo che avrebbe fatto da capostipite a tutta una genera- zione di antropologi era solo una maschera letteraria, una nzione che nascondeva le debolezze e le idio- sincrasie di un uomo a contatto con lAltro (Clifford, 2000; Geertz, 1990; Malinowski, 1999). Fino a quel momento la pubblicazione dei diari degli etnogra era avvenuta separatamente rispetto al testo scientico, in forma di romanzo etnograco o addirittura sotto pseudonimo. solo a partire dagli anni Settanta che lincontro che avviene durante la ricerca sul campo tra due soggettivit entra di diritto a far parte del testo etnograco. Letnografo non pi solo colui che osserva partecipando, e che in for- za di questa posizione contraddittoria ma autorevole si sente autorizzato a parlare per gli altri riferendo- ne oggettivamente, ma si trova anchegli a far par- te di una transazione umana allinterno della quale ci che si mette in gioco la conoscenza di s non La struttura del desiderio (con)textos (2009) 3:19-38, ISSN: 2013-0864 de larticle, Manfredi Bortoluzzi de ledici, Dept. dAntropologia Cultural i Histria dAmrica i frica de la Universitat de Barcelona 21 (con)textos (2009) 3:19-38, ISSN: 2013-0864 de larticle, Manfredi Bortoluzzi de ledici, Dept. dAntropologia Cultural i Histria dAmrica i frica de la Universitat de Barcelona meno di quella dellAltro. Questo processo di slitta- mento dallosservazione partecipante, che costituiva la struttura portante delletnograa classica post- malinowskiana, verso quella che Barbara Tedlock (1991) ha denito losservazione della partecipazio- ne andato intensicandosi in modo cos evidente che negli anni Ottanta lantropologia passata dallo studio dellethnos a quello della graphia, dallo studio e dalla rappresentazione dei popoli allo studio della rappresentazione stessa (Tedlock, 1991: 79). Inizia cos la produzione di etnograe sperimentali di tipo narrativo, dialogico e polifonico tese a far entrare nel testo la voce dei nativi e linterazione umana che si stabilisce sul campo tra etnografo e informatori. Nel 1973, in un articolo che diventer il mani- festo della corrente interpretativa, Clifford Geertz stabilisce esplicitamente la natura del rapporto tra antropologia e letteratura affermando che il lavoro delletnografo consiste proprio nella scrittura e che il risultato di questo lavoro una nzione, una co- struzione interpretativa. Questa considerazione sul testo etnograco, come un genere di scrittura, avvia le successive riessioni sulla natura articiale delle rappresentazioni delle culture fornite dagli etnogra al ritorno dal loro lavoro sul campo (Geertz, 1987). Il 1984 un altro anno importante per lo svi- luppo dellantropologia letteraria perch vede lo svolgimento del Seminario di Santa Fe, dal quale due anni pi tardi vedr la luce lopera fondamentale dellantropologia postmoderna dindirizzo testuali- sta, nonostante le inevitabili posizioni discordanti dei partecipanti: Writing Culture. Oggetto di quella serie dincontri interdisciplinari, ai quali parteciparono oltre ad otto antropologi uno storico ed un critico letterario, era la scrittura antropologica vista attraver- so lo studio e lanalisi degli aspetti retorici e narra- tologici che intervengono nella costruzione del testo etnograco e delle sue caratteristiche di nzione - nel senso etimologico del termine - e tutto ci senza mai confondere la scienza delluomo con una forma dar- te letteraria ma proponendo alternative possibili di scrittura etnograca (Clifford e Marcus, 2001) 3 . 2.2. Fenomenologia Se questi rapporti intercorsi tra antropologia e let- teratura hanno avuto motivazioni epistemologiche non si tratta solo di un prestito esteriore - in que- sto caso della critica letteraria allantropologia -, ma di un aspetto particolare di un fenomeno molto pi complesso e profondo, che ha dato vita a molteplici forme di relazione tra due campi del sapere che in fondo sono due forme di un unico discorso sulluo- mo (Dei, 19901993: 59). Una radice comune ravvisabile gi nei racconti di viaggio, prima che preoccupazioni di ordine scientico dessero origine a due diversi modi di raccontare lalterit. Come ha rilevato Fabio Dei (19901993: 60-63), la letteratura stata una risorsa per lantropologia, nel senso che le ha fornito gli strumenti per analizzare criticamente letnograa come genere letterario e per una riorga- nizzazione delle sue tecniche compositive, ma stata anche una fonte importante per gli studi antropo- logici soprattutto per quanto concerne il folclore e gli studi sulle tradizioni popolari, come per esempio gli studi di Cirese sui proverbi siciliani nei Malavoglia di Verga (1976). Luso dei testi narrativi, e segnatamen- te dei romanzi, come documenti sociali e culturali diventato una vera e propria sottodisciplina, deni- ta antropologia letteraria, nelle analisi di Fernando Poyatos, mentre c stato chi, come Tony Hillerman (1989), ha utilizzato la sua conoscenza etnograca di gruppi indigeni, come i Navajo, per costruire roman- zi polizieschi di ambientazione etnologica. Unaltra sottodisciplina dellantropologia, letnopoetica, si occupa invece delle produzioni poetiche e letterarie native, sostenendo che nel linguaggio umano sareb- be presente una sorta di funzione poetica universale che impedirebbe qualsiasi tentativo di traduzione, obbligando cos lantropologo a utilizzare a sua volta 3 Sullantropologia postmoderna si veda Reynoso (1991). Manfredi BORTOLUZZI (con)textos (2009) 3:19-38, ISSN: 2013-0864 de larticle, Manfredi Bortoluzzi de ledici, Dept. dAntropologia Cultural i Histria dAmrica i frica de la Universitat de Barcelona 22 article questa funzione poetica del linguaggio nella compren- sione culturale e facendo dellantropologia quella che stata denita unantropologia poetica 4 . Il rapporto che lantropologia ha stabilito con la letteratura non per limitato al suo utilizzo come fonte o come risorsa, ma va ben oltre no a confon- dersi con essa, in territori di conne che lasciano in- travedere, forse in maniera anche pi profonda, qua- le sia la sostanza che nutre allo stesso modo queste due diverse prospettive sulluomo. Lantropologia fantastica 5 un esempio di come la scienza delluomo entri al servizio dellinvenzione letteraria fornendo gli schemi teorici e i modelli gene- rali per costruire mondi possibili, societ inesistenti, costumi e usanze improbabili. Forse uno degli esempi pi classici di questo genere letterario il racconto di Jorge Luis Borges El informe de Brodie, dove si riporta la relazione di un viaggio compiuto da un missiona- rio scozzese tra una strana e remota popolazione, gli Yahoos. J. R. Tolkien invece, dopo un romanzo di pi di mille pagine - Il signore degli anelli - riuscito a for- nire in appendice notizie etnograche, linguistiche e genealogiche sulle genti che popolano quella geogra- a immaginaria, ma minuziosamente descritta, nella quale si muovono i suoi personaggi. Altri casi simili che si possono citare sono i romanzi di fantascienza di Ursula K. Le Guin, I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift, no alla Macondo di Garca Mrquez, passan- do per i bestiari medievali e i racconti di viaggio degli esploratori del XVI secolo. In realt potremmo dire che tutte le architetture letterarie in fondo ci presen- tano delle forme di antropologia fantastica, infatti per quanto ricalchino la realt se ne differenziano radical- mente proprio perch non esistono. In effetti, come espresso dal concetto di elemento aadido, elaborato dallo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa (1991: 99) nelle sue riessioni teoriche sulla letteratura, la 4 Per una panoramica sui rapporti tra antropologia e letteratura si veda Dei (1990-1993). 5 Su questo tema si vedano Dei e Clemente (1993) e Imbriani (1995, 1997). realt raccontata in un opera letteraria non mai quella vera ma solo quella sognata e desiderata. Ogni creazione narrativa una modicazione della realt, una maniera di riscriverla a proprio piacere rendendola pi comprensibile e pi adatta alle neces- sit di chi scrive e di chi legge 6 . Quindi lhomo ctus, che popola i mondi narrativi, non mai uno specchio fedele di quellhomo sapiens a cui fa riferimento nella realt, ma piuttosto un elemento di contrasto che lo completa facendogli da contrappunto. La realt nella quale viviamo non solo ci che o che stato ma anche ci che non stato e che forse non sar mai, ma che nelle menti degli attori sociali continua ad agire come il fantasma di una vita possibile, alternativa a quella reale. A questo proposito Appadurai (2001) ha segna- lato la necessit di prendere in considerazione lim- maginario e i suoi prodotti - tra cui la letteratura e le diverse narrazioni veicolate dai panorami media- tici - allinterno di unetnograa cosmopolita, una rappresentazione cio in grado di descrivere la com- plessa realt dei panorami etnici, caratterizzati dalla deterritorializzazione, allinterno dei contemporanei ussi globali. Un altro interessante campo di studi che vede lintrecciarsi di letteratura e antropologia quello stu- diato da Alberto Sobrero (Sobrero, 1997; Sobrero e Testa, 2000) e che ha come oggetto lantropologo ro- manziere. Jos Maria Arguedas, Amitav Gosh, Kurt Vonnegut, Darcy Ribeiro, Miguel Barnet, Giulio Angioni, Jaime de Angulo sono solo alcuni nomi di antropologi che o sono passati alla letteratura o han- no coltivato parallelamente allantropologia la scrit- tura romanzesca. Secondo Sobrero e Testa (2000: 172) tre sono le cause che possono aver spinto alcuni antropologi verso la letteratura: a) il fatto che anche 6 Questo non signica che i mondi narrativi e gli eventi in essi descritti debbano essere sempre un miglioramento morale o estetico della realt, ma semplicemente una modicazione di essa in relazione a quelli che lo stesso Vargas Llosa (1983: 180, 1997: 36) ha denito i propri demoni, le proprie necessit interiori. La struttura del desiderio (con)textos (2009) 3:19-38, ISSN: 2013-0864 de larticle, Manfredi Bortoluzzi de ledici, Dept. dAntropologia Cultural i Histria dAmrica i frica de la Universitat de Barcelona 23 lantropologia sia fatta di narrazioni e pi in partico- lare di narrazioni di narrazioni, narrazioni di realt a loro volta gi narrate; b) il presentarsi, dopo la deco- lonizzazione, di situazioni in cui si accorcia la distan- za etnograca, quando lantropologo parte di una determinata cultura che oltre ad essere la sua cultura dorigine anche loggetto dei suoi studi; c) la neces- sit privata, nei casi in cui linquietudine personale che spinge lantropologo alla ricerca cos forte da mettere in causa la sua identit e da inserirlo al centro della sua stessa ricerca. Si danno anche casi di roman- zieri che utilizzano gli strumenti dellantropologia per scrivere le loro opere come V. S. Naipaul e Maryse Cond. Se nel caso dello scrittore di Trinidad, ma di origine indiana, lunica forma di fare antropologia, di comprendere quellidentit perduta nel mistero delleredit, la scrittura romanzesca, frammentaria ed asistematica, che sola pu rendere ragione dellas- surda complessit dellesistenza, per la scrittrice di origini africane invece proprio lantropologia, con i suoi strumenti concettuali, lunica forma di scrivere compiutamente su di un mondo pieno di contrasti e contraddizioni (Sobrero, 1997: 8). Ma gli antropologi non sono solo scrittori, di etnograe o di romanzi, ma anche lettori, spesso ac- caniti, di letteratura narrativa. Questo sicuramente un altro rapporto interessante, ma praticamente igno- rato, tra la scienza delluomo e le opere letterarie. I romanzi che gli antropologi si portano con loro sul campo sono spesso un modo di astrarsi dalla vita in comune con gli indigeni, di uscire da quelle situazio- ni spesso stressanti nelle quali si trovano coinvolti per lunghi mesi. Come nel caso di Malinowski alle Trobriand - a giudicare dai suoi diari privati - i ro- manzi, per quanto mediocri possano essere, permet- tono alletnografo di sognare un altrove che gli con- cede di sfuggire a quellaltrove dove si recato per le sue ricerche. La lettura sul campo sembra costituire la possibilit di una fuga momentanea, una mise en abyme dellaltrove, o anche, forse, un ritorno a casa, in quella cultura lasciata alle spalle e continuamente presente dalla quale letnografo proviene e alla qua- le dovr poi ritornare. In fondo ogni lettura come un rituale inverso, un ritorno nella zona liminale, in quella terra di nessuno dove domina la possibilit pura (Turner, 1992: 127), nella quale chiunque chiunque, prima di ogni determinazione particolare, di ogni scelta e di ogni rinuncia. Letteratura e antropologia si sono incontrate an- che nel settore dellantropologia medica dindirizzo interpretativo. La dimensione narrativa della malat- tia al centro di questa corrente di studi non solo dal punto di vista del paziente, che attraverso il racconto della propria biograa cerca di dare un senso al pro- prio dolore, ma anche dal punto di vista del medico che deve costruire in un vero e proprio intreccio (the- rapeutic emplotment), il discorso della speranza (Cozzi e Nigris, 1996: 183), un racconto che al suo interno vedr lo svolgersi di particolari eventi (il sorgere dei primi sintomi della malattia, la diagnosi del medico, le terapie, il decorso clinico, le ospedalizzazioni ecc.), lentrata in scena di personaggi (parenti, amici, per- sone care ma anche medici, infermieri e personale tecnico), no allatteso nale che dovrebbe coincidere con la riacquisizione dello stato di salute da parte del malato. La relazione tra medico e paziente diviene il centro del discorso medico, non un elemento ac- cessorio utile solo a dare conforto al malato, ma un aspetto fondamentale della terapia che deve poter organizzare una situazione umana in modo da do- tarla di senso e predisporla psicologicamente al mi- glioramento delle condizioni cliniche (Cozzi e Nigris, 1996: 182-184). Bisogner accennare inne a tre critici che han- no in modo diverso intrecciato le loro ricerche con tematiche di interesse antropologico: Northrop Frye, Michail Bachtin e Ren Girard. Lapproccio di Northrop Frye, denito critica archetipica, si fonda sullelaborazione di una tasso- nomia della letteratura attraverso lindividuazione delle sue forme elementari, di quelle strutture formali che non mutano con il passare del tempo mentre ci Manfredi BORTOLUZZI (con)textos (2009) 3:19-38, ISSN: 2013-0864 de larticle, Manfredi Bortoluzzi de ledici, Dept. dAntropologia Cultural i Histria dAmrica i frica de la Universitat de Barcelona 24 article che si modica sono invece i contenuti delle singole opere. Frye chiama queste forme mitiche, sulla scorta della psicanalisi junghiana, archetipi, schemi narra- tivi che passando da unopera allaltra danno vita alla tradizione letteraria, solo orizzonte di senso allinter- no del quale pu essere compreso ogni singolo testo. Nella sua opera fondamentale, Anatomia della critica, il critico canadese giunge cos a sviluppare una teo- ria dei generi letterari fondata sul ciclo delle stagioni secondo la quale alla primavera corrisponderebbe la commedia, allestate il romance, allautunno la tragedia e allinverno la satira (Frye, 1969). Tuttavia, nono- stante le suggestioni antropologiche che i concetti di mito, simbolo o archetipo possono generare, il me- todo di Frye esplicitamente interno alla letteratura, intesa come discorso autoreferenziale e tautologico, e dunque mantiene aperta quella frattura tra testo e mondo che escludendo lessere umano impedisce, di fatto, unantropologia della letteratura propria- mente detta. Un discorso diverso quello che riguarda il teo- rico russo Michail Bachtin che ha elaborato la sua te- oria letteraria a partire dalla losoa, dalla linguistica e dalle scienze umane, ma che di ritorno ha profonda- mente inuenzato la riessione teorica dellantropo- logia postmoderna attraverso i concetti di polifonia e dialogismo. Partendo dallaspetto materiale della letteratura, la lingua, Bachtin prende in considerazio- ne lenunciato, come lespressione comunicativa con- creta di un essere umano inserito nel suo contesto sociale, e ne mette in evidenza il carattere dialogico e intertestuale. Il dialogo diventa il centro di unantro- pologia che deriva dalla teoria della letteratura e che sostiene la natura sociale e profondamente dialogica dellessere umano. Da qui Bachtin pu offrire alle scienze umane una vera e propria epistemologia che rende evidente la differenza tra queste e le scienze naturali, proprio perch se le prime si occupano di soggetti che sottoposti ad uninterrogazione rispon- dono e che in forza di ci stabiliscono una relazione dialogica, le scienze della natura invece si fondano sul monologismo dellosservatore che non pu ottenere risposte da un oggetto muto. Bachtin per si spinge oltre, attraverso lo studio della parola nel romanzo giunge a teorizzare una vera e propria eterologia, un discorso sullalterit e sulla differenza esempli- cato a partire dalle differenze linguistiche presenti nelle opere romanzesche, in particolare in quelle di Dostoevskij. Il romanzo diviene lespressione pi compiuta, come genere in divenire che comprende tutti gli altri generi senza identicarsi con nessuno di essi, della differenza sociale, uno strumento rivo- luzionario contro le pretese monologiche del potere centrale. Questa stessa tendenza al capovolgimento, allambivalenza, la si ritrova, secondo il critico rus- so, nei riti del carnevale, lespressione pi pura della cultura popolare che racchiude lessenza eterogenea dellessere umano. Inne linsieme dellopera bachti- niana approda ad unantropologia losoca generale che vede come tema centrale lAltro, che attraverso il dialogo fornisce gli elementi necessari ed impre- scindibili al completamento di se stessi. Tuttavia lin- contro con lAltro, che avviene nel dialogo e che fa scaturire il senso, non porta mai ad unidenticazione completa dei due soggetti partecipanti alla transazio- ne umana, nel tentativo di attuare una comprensio- ne reciproca, ma rimane sempre contraddistinto da unessotopia, da un rimanere se stessi mantenendo la distanza nella penetrazione dellAltro (Bachtin, 1979; Todorov, 1990). Chi forse pi di ogni altro ha sviluppato un ap- proccio antropologico alla letteratura stato Ren Girard (2002), che ha elaborato la sua teoria del de- siderio mimetico partendo dallanalisi di un gruppo di testi letterari. La struttura del desiderio triangolare ha costituito in seguito il nucleo di una pi ampia teoria antropologica che ha come tema centrale la ben nota teoria del sacricio. Anche in questo caso, tuttavia, la direzione percorsa andata dalla lettera- tura allantropologia e inoltre, come riconosciuto dal- lo stesso Girard, il modello del desiderio triangolare non sarebbe applicabile a tutte le opere letterarie ma La struttura del desiderio (con)textos (2009) 3:19-38, ISSN: 2013-0864 de larticle, Manfredi Bortoluzzi de ledici, Dept. dAntropologia Cultural i Histria dAmrica i frica de la Universitat de Barcelona 25 solo a un piccolo gruppo di testi. Ciononostante, la teoria del desiderio mimetico rappresenta la prospet- tiva euristicamente pi interessante per unantropo- logia della letteratura e verr ripresa qui di seguito come spunto per ulteriori riessioni sul rapporto tra la scienza delluomo e la narrativa. 3. ANTROPOLOGIA DELLA LETTERATURA Fin qui si parlato delluso delle competenze critico- letterarie nel campo delle scienze umane, ma pi dif- cile stabilire quali sono stati gli apporti dellantropo- logia alla teoria e alla critica letteraria per cercare di comprendere qual la natura della letteratura, quale ruolo svolge allinterno delle istituzioni culturali, qua- li corde profonde riesce a muovere nellanimo umano e perch. Lassenza di questo approccio nel panorama degli studi letterari va forse ricercata nellimportanza attribuita dai critici al testo e ai metodi elaborati dal- la linguistica, dalla semiotica e dallo strutturalismo nellanalisi delle opere letterarie. Nonostante la pre- senza per tutto il Novecento delle correnti dimpo- stazione psicanalitica e sociologica, che cercavano di spostare il baricentro degli studi critici dal prodotto al produttore e al consumatore e quindi ai soggetti reali che creano e fruiscono i testi, lo strapotere della lin- guistica strutturale ha condannato lessere umano al di fuori del fenomeno letterario emarginandolo come un elemento esterno ad esso e quasi accessorio. Una teoria antropologica della letteratura - come quella qui proposta - deve invece recuperare il ruolo dellessere umano, nello studio e nella comprensione di quel fenomeno culturale che listituzione lettera- ria. Se la letteratura fatta di testi non c dubbio che questi siano il prodotto delluomo per luomo, con- cepiti con nalit ben precise, anche se difcilmente determinabili. Per comprendere la letteratura al di l delle mere valutazioni estetiche e delle ricostruzioni storiche, come una necessit culturale che apparen- temente non corrisponde ad un qualche bisogno umano primario, fondamentale considerarla nei suoi aspetti materiali, nelle sue pratiche di scrittura come di lettura che chiamano in causa sentimenti, emozioni, desideri che non corrispondono ad un par- ticolare tema presente in un determinato testo piut- tosto che in un altro, ma ad una struttura dellessere che per affermarsi come tale ed essere riconosciuta, per ottenere diritto di esistenza nel mondo sotto le modalit prescelte, ha bisogno di costituirsi in una forma narrativa. Compito di una teoria antropologica della let- teratura allora quello di occuparsi proprio degli elementi reali che intervengono nella comunicazio- ne letteraria, dellemittente umano e del destinata- rio umano, produttore e fruitore del testo narrativo, come parti di una relazione umana e non solo sociale, di una interazione indiretta e mediata da un terzo, il testo, che fa da tramite oltre qualsiasi barriera socia- le, culturale o temporale. I tre elementi fondamentali oggetto di una antropologia della letteratura saranno pertanto lautore reale, il lettore reale e il referente immaginario espresso dal testo. La comunicazione letteraria 7 viene generalmen- te schematizzata dai semiologi (Chatman, 2003: 158) come segue: Autore reale [Autore implicito (Narratore) (Narratario) Lettore implicito] Lettore reale Dove le parentesi quadro indica il testo e le pa- rentesi al suo interno gli elementi opzionali che non intervengono necessariamente in ogni opera lette- raria. Abbiamo quindi tre elementi reali: un autore, che corrisponde allo scrittore, un testo ed un lettore reale, che corrisponde a colui che materialmente leg- ge lopera. I quattro elementi interni al testo hanno invece realt puramente ttizia: lautore implicito limmagine creata dal lettore reale, durante la lettura, di chi ha organizzato il testo; il narratore colui che 7 Su questo argomento si veda anche Segre (1984). Manfredi BORTOLUZZI (con)textos (2009) 3:19-38, ISSN: 2013-0864 de larticle, Manfredi Bortoluzzi de ledici, Dept. dAntropologia Cultural i Histria dAmrica i frica de la Universitat de Barcelona 26 article enuncia il racconto; il narratario colui che lo riceve; il lettore implicito corrisponde invece al pubblico ideale concepito dallo scrittore. Lo schema precedente pu quindi essere risolto, da un punto di vista antropolo- gico, alla forma di un triangolo: Figura 1 Questo schema indica una relazione triadica ne- lla quale un autore scrive un testo per un lettore. Le varie correnti della teoria della letteratu- ra che si sono sviluppate lungo tutto il XX secolo hanno originato le loro idee prendendo partito per uno di questi tre elementi. La psicanalisi, la lologia e la storia della letteratura ponendo laccento sulla gura dellautore, il formalismo, lo strutturalismo i New Critics sul testo, mentre la sociologia e la teo- ria della ricezione si sono concentrate sulla gura del lettore 8 . Il sistema non mai completo, la triade si risolve sempre in diadi, limpero del testo nonostante il tramonto dello strutturalismo persevera e luomo reale, estromesso, continua ad essere solo una fun- zione allinterno di una nzione. Lautore, come vo- leva Barthes (1988), sembra davvero morto e con lui 8 Ovviamente il panorama molto pi vasto e complesso e le suddivisioni molto pi uttuanti, basti pensare alla critica stilistica che se interviene sul testo spesso lo fa per ricostruire la psicologia dellautore, ma qui una classicazione schematica sufciente a far risaltare la posizione che unantropologia della letteratura potrebbe assumere allinterno di questo orizzonte di studi. il lettore, risucchiati come in una stampa di Escher allinterno della loro stessa nzione. Per restituire alluomo il suo ruolo e alla let- teratura il suo senso pi pregnante bisogna ristabi- lire le relazioni interrotte della triade, ricostruire i lati spezzati del triangolo, ma per farlo necessario capovolgerlo. Figura 2 In questa situazione non pi il testo ad esse- re al centro di una relazione tra il suo creatore e il suo fruitore, ma lautore a far da mediatore tra il lettore e lopera. Questa relazione triangolare non pi comunicativa ma erotica, non riassume pi una semiotica letteraria attraverso gli elementi che la cos- tituiscono, ma ci che essa rappresenta: un desiderio. Riprendendo la struttura del desiderio triangolare elaborata da Ren Girard (2002), in questo schema al lettore corrisponde il soggetto che desidera, lauto- re fa la funzione del mediatore e il testo rappresenta loggetto desiderato. Il lettore desidera il testo e lo pu fare solo trami- te lautore; lo scrittore che glielo fornisce. Lautore si congura come un secondo Dio che dona ad una creatura sfortunata un secondo Eden, un mondo mi- gliore nel quale rifugiarsi, una realt pi comprensi- bile perch ordinata da una trama con un inizio ed una ne. In una prospettiva antropologica, che ten- ga conto degli attori sociali che intervengono nella La struttura del desiderio (con)textos (2009) 3:19-38, ISSN: 2013-0864 de larticle, Manfredi Bortoluzzi de ledici, Dept. dAntropologia Cultural i Histria dAmrica i frica de la Universitat de Barcelona 27 comunicazione letteraria, la letteratura si presenta come un sistema fondato su un desiderio triangola- re nel quale qualcuno desidera essere altro attraver- so qualcun altro. La narrativa sembra essere allora lespressione di un desiderio di alterit, una sorta di sua realizzazione immaginaria, un articio creato ad hoc per superare i limiti dellidentit. Ma perch? Quali sono le condizioni antropologiche che spingo- no luomo ad una compensazione immaginaria della sua esistenza? La risposta a questa domanda si pu rintraccia- re nel concetto dincompletezza biologica dellessere umano espresso da Arnold Gehlen (1990). Secondo questa prospettiva luomo un essere morfologi- camente carente che necessita dellintervento della cultura per poter vivere. Luomo tuttavia non solo un produttore di cultura ma anche un suo prodotto, come testimoniato dai reperti fossili (Geertz, 1987: 108-118), che genera un particolare tipo di umanit caratterizzata da precise connotazioni culturali pro- dotte dalla selezione di altri elementi che rimangono sullo sfondo come possibilit scartate e che costitui- scono ci che comunemente si denisce come altro da s, come alterit.. Il senso di unumanit incerta, e determinata da scelte che nel loro compiersi scartano soluzioni possi- bili e alternative valide (Remotti, 1996), ingenera un sentimento inconscio dincompletezza che si manife- sta in una serie di desideri, sogni e speranze che costi- tuiscono altrettanti sintomi di quella che si potrebbe denire come la sindrome dellaltrove. La letteratu- ra sembra rispondere a questa particolare condizione dellesistenza umana attraverso le sue realizzazioni immaginarie, recuperando tutto ci che stato scar- tato durante i processi di costruzione dellumanit 9 . Se per la teoria letteraria, e in particolare per le sue varianti strutturaliste e narratologiche, fon- damentale determinare che cosa sia la letteratura, trovare quellelemento comune a tutte le narrazioni, 9 Ho trattato questo tema pi diffusamente in un precedente lavoro (Bortoluzzi, 2005). quellarch da cui tutte scaturiscono (Marchese, 1990: 5), possiamo affermare che questo principio primo non va ricercato deduttivamente in un modello ipote- tico al quale ricondurre tutte le varianti dei racconti, in una grammatica o in una langue come proponeva Roland Barthes (2002: 8-9), ma piuttosto in quel de- siderio di essere Altro, di essere altrove mentre si qui e se stessi, generato dalla necessit di completare la propria incompletezza. Oggetto di unantropologia della letteratura, allora, non sono le origini del rac- conto e nemmeno una struttura originaria, archetipi- ca, che darebbe origine a tutti i possibili racconti, ma piuttosto quella stessa necessit, desiderio o tensione che spinge alla narrazione: il desiderio dellAltro. 4. DALLETNOGRAFIA DELLA LETTERATURA A UNANTROPOLOGIA DEL POSSIBILE La letteratura narrativa fa uso di quello stesso stru- mento - il linguaggio - che permette alluomo di comu- nicare con i suoi simili e di agire nel mondo evitando un intervento diretto su di esso 10 . La facolt narrativa non solo propria di ogni individuo, ma fonda- mentale nella strutturazione del proprio rapporto con il mondo e correlativamente del proprio s. Le narrazioni svolgono un ruolo determinante nella vita degli individui e delle comunit e pertanto non possono essere considerate idealisticamente un prodotto dellintelletto per il piacere dellintelletto e relegate poi al campo dellestetica, ma devono invece essere viste come un aspetto fondamentale dellesi- stenza, e cio di quel rapporto che un corpo stabilisce con un mondo attraverso lazione su di esso con il ne di trasformare gli oneri imposti dalla sua costitu- zione sica carente in chances per la sua vita (Gehlen, 1990: 90). 10 Sul linguaggio come esonero dalle pressioni della realt immediata si veda Gehlen (1990). Manfredi BORTOLUZZI (con)textos (2009) 3:19-38, ISSN: 2013-0864 de larticle, Manfredi Bortoluzzi de ledici, Dept. dAntropologia Cultural i Histria dAmrica i frica de la Universitat de Barcelona 28 article In questo senso lestetica non pi solo una branca specialistica del sapere, ma una via maestra, percorribile dallantropologia, nella comprensione dellessere umano attraverso lo studio di quelle mani- festazioni artistiche che sono espressione di necessit profonde del suo essere, dettate dalle sue particolari condizioni di esistenza. Il fatto che lopera letteraria possa costituire una fonte di dati per lantropologia, un documento etno- graco, fuori di dubbio dato che costituendo essa stessa lespressione di una cultura, lopera letteraria incorpora forme di vita e rappresentazioni tipica- mente culturali - tanto realistiche quanto fantasti- che - che hanno per destinatari coloro che di quella cultura fanno parte e che possono essere da loro intese(Fabietti, Malighetti e Matera, 2000: 198). Il problema sorge quando si considera che que- sto tipo dinformazioni non procede da un rapporto diretto con dei soggetti, come vuole il metodo etno- graco, ma costituisce solo una fonte indiretta, non concepita allo scopo di produrre dati e soprattutto che in gran parte risultato della fantasia, opera di nzione e, relativamente alla realt dei fatti studiati, una menzogna. In realt tutto dipende dal tipo di dati che si vuole ottenere o che ci si aspetta da questo tipo di fonti. Se invece di guardare al testo letterario come ad un riesso della realt che lo ha generato, ad una rappresentazione mimetica del mondo che lo scritto- re ha messo in scena, o piuttosto ad uninterpretazio- ne di quello stesso mondo attraverso la mediazione linguistica ed estetica dellautore, lo consideriamo per ci che realmente e rappresenta e cio una n- zione, non una ricostruzione ma una vera e propria ricreazione della realt, allora saremo anche in grado di cogliere lutilit e limportanza delle informazioni che pu fornire allantropologo che si occupa di let- teratura, cio a quel tipo di studioso che si occupa delluomo attraverso la considerazione delle sue ope- re narrative. La letteratura non uno specchio fedele della realt, di unepoca o di unesistenza, ma proprio la rappresentazione di ci che non stato vissuto, espe- rito, ma solo sognato, fantasticato con il proposito di sfuggire, ricreandola, ad una realt n troppo re- ale, concreta, pesante e vissuta come limite (Vargas Llosa, 1996: 14). Se la letteratura pu fornire dei dati alle scienze umane lo pu fare come testimonianza di vite non vissute, sognate e desiderate ma mai posse- dute, di tutta quella parte della vita che non mai sta- ta presente ma che ha determinato dallimmaginario la vita reale, di quellassenza che rende ragione della nostra presenza. In questa assenza eternamente presente, in que- sta mancanza costituzionalmente umana, si annida il meccanismo del desiderio, quella volont di anda- re oltre, di essere altro da ci che si , di completa- re il proprio essere che accomuna lantropologo al romanziere. Se la letteratura, come prodotto di una cultura, pu a buon diritto costituire una fonte importante per gli studi antropologici, se le soluzioni stilistiche e retoriche elaborate dagli scrittori hanno fornito e continuano a fornire modelli di costruzione testuale per le etnograe, se la critica e la teoria letteraria han- no contribuito a rivedere certi paradigmi dominanti no a qualche tempo fa nelle scienze umane, bisogne- r riconoscere che il rapporto tra antropologia e let- teratura ancora pi stretto e profondo. Entrambe si occupano di un medesimo oggetto: lAltro. Tuttavia se per lantropologia si tratta di unalterit sociale, geograca, culturale e quindi determinata e reale, per quanto riguarda la letteratura questalterit assolu- ta in quanto indeterminata e priva di determinazioni concrete, soltanto possibile. Lopposizione io/Altro che al centro degli inte- ressi degli antropologi assume la forma di unoppo- sizione realt/nzione in seno alla letteratura, ma in fondo chiaro che si sta parlando della stessa cosa. QuellAltro di cui si occupa lio antropologico, e pro- prio la letteratura attraverso le sue soluzioni tecniche e le sue forme retoriche ce lha insegnato, una n- zione, una costruzione narrativa. Daltra parte quella La struttura del desiderio (con)textos (2009) 3:19-38, ISSN: 2013-0864 de larticle, Manfredi Bortoluzzi de ledici, Dept. dAntropologia Cultural i Histria dAmrica i frica de la Universitat de Barcelona 29 nzione che gli scrittori elaborano per opporla al loro io reale, assume nettamente i contorni di unalterit. LAltro il centro di questi due diversi modi di comprensione delluomo proprio perch questuomo un essere carente, incompleto, che anela alla com- pletezza come i mitici uomini primordiali del raccon- to platonico che, spezzati in due da Zeus per la loro tracotanza, senza posa ricercano la loro met. Letteratura e antropologia condividono oltre a questo particolare oggetto anche un medesimo pro- getto. Questo progetto comune potremmo forse de- nirlo erotico, una tensione verso il superamento della propria frammentariet (Bataille, 1997: 16-17) mossa dal desiderio del completamento della propria umanit. Ci che la letteratura implicitamente propone quella che si potrebbe denire come unantropolo- gia negativa, unetnograa dellassenza, una rappre- sentazione di ci che non reale ma solo pensabi- le, immaginabile, possibile e pertanto desiderabile. Unantropologia che si occupi di ci che le nostre decisioni culturali hanno lasciato fuori, di ci che nelle pi varie costruzioni culturali, sociali ed indi- viduali non stato costruito e che di conseguenza viene soltanto nto, ricostruito nei propri sogni ad occhi aperti. In questottica la letteratura non una semplice fonte, un corpus di testi che vanno letti e analizzati per trovarvi il dato folclorico, la descrizione sociolo- gica, la motivazione psicologica, lelemento indigeno o lo specchio delle interazioni e dei mutamenti cultu- rali, ma va intesa piuttosto come una vera e propria istituzione culturale che risponde ad un bisogno fon- damentale. Cos la letteratura non solo fonte per la scienza delluomo e nemmeno solo risorsa per de- scrivere e interpretare meglio lalterit culturale, non n il testo n la retorica che lo fa essere, ma quel fenomeno particolarissimo che trova la sua naturale ubicazione allinterno della relazione che luomo in- trattiene con il mondo, che lio stabilisce con lAltro. La svolta letteraria in antropologia ha portato grandi frutti che non sono ancora stati rac- colti. Linusso della decostruzione 11 ha spinto a decostruire la retorica insita nei testi etnograci, le relazioni di potere che sinstaurano sul campo o lau- torit dellantropologo, mentre i tentativi di una pars construens sono stati caratterizzati da proposte pi o meno irrealizzabili di testi polifonici e dialogici, etno- grae sperimentali che hanno cercato di restituire la relazione di campo e quel particolare oggetto ibrido e transculturale che ne il frutto. In sostanza si cercato di scavare nella logica e nella struttura del linguaggio per trovare altri artici retorici, pi adatti a restituire la dinamica ed il processo della relazione comunicativa. In realt il problema precede la pro- duzione del testo e si presenta gi nella transazione gnoseologica che sinstaura tra il soggetto e il mondo. La narrazione non solo un modo di comunicare qualcosa ma anche di esperire e ordinare la realt (Bruner, 2002). Il mondo percepito non quello re- ale e cos quello raccontato, ma una nzione una costruzione di oggetti possibili (Borutti, 2005: 94). La nzione non appartiene solo alla dimensione del testo ma n dalle origini consustanziale al linguag- gio. Quando raccontiamo qualcosa lo selezioniamo con un inizio e una ne, lo presentiamo attraverso un punto di vista e lo strutturiamo in modo coerente cos da produrre un senso, inoltre - come fa notare Vargas Llosa (1996: 9) - el hecho real [...] es uno, en tanto que los signos que podran describirlo son innumerables. La lezione che ci offre la letteratura non che tutti i testi, anche quelli scientici, sono a modo loro letterari ma che la realt stessa a regger- si su quello che potremmo denire un paradigma narrativo. Per comprendere luomo non possiamo limi- tarci alle sue sole produzioni, alle sole soluzioni re- almente applicate, ma dobbiamo considerare anche tutte quelle possibilit che sono state lasciate fuori, ci che luomo e ci che avrebbe potuto essere, 11 Sul decostruzionismo e la sua inuenza sulle scienze umane si vedano Culler (1988), Ferraris (1986), Reynoso (1991). Manfredi BORTOLUZZI (con)textos (2009) 3:19-38, ISSN: 2013-0864 de larticle, Manfredi Bortoluzzi de ledici, Dept. dAntropologia Cultural i Histria dAmrica i frica de la Universitat de Barcelona 30 article ci che diventato e che avrebbe potuto diventare. Lintervento della tecnica come condizione necessaria alla vita dellessere umano si accompagna al disvela- mento delle possibilit che la natura cela alluomo (Heidegger, 1991). Se lessenza delluomo tecnica, poich questa lunica condizione che permette la sua esistenza di essere carente, allo stesso tempo po- etica perch techne e poiesi sono due modi dello svela- mento veritativo, dellaltheia, del rendere manifesto ci che si nasconde, perch, come insegna Diotima a Socrate (Platone, Simposio: 205 c), poetico tutto ci che fa procedere qualcosa dallassenza alla presenza. La nzione, dunque, non solo ci che si oppone alla realt ma soprattutto ci che la completa, che la rende vivibile, pienamente umana. Questa funzione di completamento immagina- rio della realt e dellidentit sociale e individuale espressa dalla narrativa, come produzione di mondi possibili, trova nella scrittura lo strumento rituale (Cardona, 1991: 154) che permette di gestire il co- smo, inteso come un mondo pienamente dotato di senso. In questa prospettiva non solo il romanzo ma anche la scrittura antropologica pu diventare una forma di ri-scrittura della realt, di quella conosciuta attraverso quella sconosciuta, di quella compiuta at- traverso quella possibile. 5. METAFORE DEL DESIDERIO 5. 1. Antropologi, antropofagi e scrittori La stretta relazione che intercorre tra antropologia e letteratura si manifesta anche attraverso una serie di concetti e metafore che sono stati utilizzati per carat- terizzare questi due discorsi sulluomo e i loro rispet- tivi locutori: lantropologo e lo scrittore. Lesistenza stessa dellantropologia dimostra quanto poco luomo sappia di s e quanto importan- te sia la necessit di conoscere qualcosa di pi intor- no al suo essere e al suo agire (Remotti, 2001: 3). Ci che spinge luomo verso lAltro un desiderio di completezza che si origina dalla percezione della propria carenza biologica e conseguentemente cultu- rale. Questo desiderio dellalterit (Remotti, 1993: 43), espresso dalla ricerca antropologica per far fron- te alla nostra indeterminatezza ontologica, richiama quel desiderio dellantica unit [che] ha per nome Eros (Platone, Simposio: 191d-193a). Eros, nel mito greco, glio di Poros (lingegno) e di Pena (la povert), quindi alla base di ogni eros (di ogni ricerca) vi il senso di una mancanza. Ma nel caso delleros antropologico (ricerca dellaltro), la pena da cui esso nasce particolarmente rilevan- te: infatti pena, mancanza di umanit. Se questa connessione genealogica dal lato materno ha senso ed autentica, la ricerca antropologica prima ancora di produrre un sapere dellaltro, denuncia una pro- fonda, inquietante carenza del noi. Il noi che av- via la ricerca antropologica si dimostra per ci stesso, carente, bisognoso (Remotti, 1993: 43). Ma questa povert che contraddistingue Eros al contempo mitigata dalla natura paterna presente nel demone, la capacit di cacciare, utilizzare le risorse dellastuzia, ma soprattutto di ricercare la sapienza per contrastare la sua naturale indigenza di origine mater- na. La ricerca antropologica nella sua ansia di supera- re questa indigenza, nel suo anelito al sapere, risolve se stessa in unoperazione cannibalica e da antropo- logia si fa antropofagia (Remotti, 1993: 51-52). Tuttavia questo processo conoscitivo non fa scomparire lAltro assimilandolo al Noi, ma semmai, attraverso lAltro, modica il Noi. Completarci attra- verso una maggiore comprensione di ci che siamo, mediante un aumento di consapevolezza e di cono- scenza, implica passare attraverso lAltro, compiere quel giro pi lungo (Kluckhohn in Remotti, 1997: 13) che ci fa uscire da noi stessi e dai nostri costumi per ritornarci con la consapevolezza dellesistenza an- che di quelli degli altri. Lantropofagia per anche una caratteristica della scrittura letteraria, un costume di quegli scrittori La struttura del desiderio (con)textos (2009) 3:19-38, ISSN: 2013-0864 de larticle, Manfredi Bortoluzzi de ledici, Dept. dAntropologia Cultural i Histria dAmrica i frica de la Universitat de Barcelona 31 che in funzione della loro arte utilizzano gli eventi e le persone della vita come una fonte per le loro opere. Secondo Vargas Llosa (2001: 50) lo scrittore un avvoltoio (buitre) degli altri e di se stesso, una sorta di cannibale (1990: 103) che si nutre della vita umana con il ne di scrivere, un mostro che divora se stesso come il catoblepa di Flaubert (Vargas Llosa, 1997: 27- 28). Laspetto antropofagico della letteratura fonda- mentale per comprendere come lautore si nutra de- gli altri per ricreare se stesso, le sue identit ttizie e i mondi alternativi che fanno loro da cornice. Se per il caso dellantropologia pu sembrare che la ricerca e lassimilazione dellAltro siano operazioni di appro- priazione quasi indebita dellalterit con il solo scopo di migliorare la conoscenza di s, allo stesso modo si potrebbe dire che lo scrittore, egoisticamente, sfrutta la sua vita sociale vivendo parassitariamente ci che per gli altri la vera vita. Tuttavia se sappiamo che lantropologia ha uno scopo diverso, e cio quello di essere un incontro di saperi intorno allessere umano, per quanto riguar- da la letteratura evidente la sua funzione sociale, laspetto della condivisione del prodotto letterario con il resto dei membri della societ. Lantisocialit dello scrittore dipende dal suo modo di porsi nei confronti degli eventi dellesistenza, che sono sempre fonti possibili di creazione artistica, in quella partico- lare posizione di osservatore che, intento a scrutare gli altri e il mondo, rimane escluso dalla partecipazio- ne alla vita, almeno nella maniera in cui viene con- cepita dagli altri soggetti. La realt dello scrittore un grande, immenso laboratorio allinterno del quale pu sperimentare, come farebbe un chimico, la for- mula per dare origine a nuove forme di vita, o piutto- sto si potrebbe dire come un antropologo immagina- rio intento a creare, per poterle meglio comprendere, nuove forme di umanit. Pare dunque che sia lo scrittore sia lantropologo fondino le loro rispettive attivit su di un metodo di ricerca che non altro che quella famosa osservazio- ne partecipante che costituisce lelemento centrale e caratterizzante di ogni ricerca etnograca. Il problema epistemologico sollevato dallossimoro ha trovato un suo parziale superamento, nelle scienze sociali, attra- verso una classicazione dei livelli di partecipazione del ricercatore allinterno dellosservazione. Tuttavia, la contraddizione insita in questo approccio non solo di tipo metodologico ma esistenziale, e cio il fatto che per osservare gli eventi della vita, ci che accade alle persone e il modo nel quale queste fanno esperienza, necessario mantenere un certo distacco, limitare il proprio coinvolgimento, giudicare le pro- prie emozioni, come farebbe uno psicanalista con i pensieri di un paziente. Ogni esperienza per lo scrit- tore deve essere vissuta no in fondo, ma in modo da poterla poi utilizzare letterariamente. Questa quel- la mostruosit del creatore di cui parlava Flaubert (Vargas Llosa, 1990: 104), condannato a una condi- zione di un uomo che vive la vita senza parteciparvi, che vive il suo presente pensando gi al futuro della sua creazione, che assume la vita come compito per la scrittura, il reale in funzione dellimmaginario. Lantropologia per denizione il discorso sulluomo, ma come si visto anche la letteratura ha al centro delle sue trame gli esseri umani, tanto che non si danno narrazioni senza personaggi (Marchese, 1990: 185). Ci che fanno gli antropologi scrivere (Geertz, 1987: 58) e questo precisamente ci che fanno anche gli scrittori, ma prima sia gli uni che gli altri devono raccogliere il materiale che servir loro alla stesura del testo osservando il mondo circostante senza smettere per di partecipare a quella stessa vita che vogliono descrivere. Romanzieri e antropologi scrivono, si occupano delluomo, usano losserva- zione partecipante ma soprattutto sono mossi da un medesimo desiderio di alterit. 5. 2. Il viaggio antropologico e la Wanderung romantica In ogni ricerca presente lidea di un cammino, di una via da percorrere, di un passaggio attraverso qualcosa Manfredi BORTOLUZZI (con)textos (2009) 3:19-38, ISSN: 2013-0864 de larticle, Manfredi Bortoluzzi de ledici, Dept. dAntropologia Cultural i Histria dAmrica i frica de la Universitat de Barcelona 32 article (questi alcuni signicati delletimo poros) (Remotti, 1993: 44), di un viaggio verso lignoto con il preciso intento di renderlo conoscibile. Ci che spinge alla partenza il desiderio dellaltrove, di conoscere ci che sta oltre il mare o le montagne per conquistarlo e inserirlo nelle nostre mappe cognitive, ma anche un desiderio di andare e attraversare il mondo per rico- noscere il proprio volto in quello dellAltro. Questo proprio ci che accade a certi personaggi della let- teratura romantica come il Giacinto di Novalis che abbandona lamata Fiorellin di Rosa per inseguire la verit e che, dopo un lungo periplo, giunto nalmen- te al cospetto di Iside, ne ritrover il volto proprio sotto le sembianze della dea (Novalis, 1988). Il viaggio antropologico implica un attraversa- mento trasversale (Remotti, 1997) tra le culture, tra esperienze e mondi diversi. Nonostante ogni viaggio etnograco abbia un ne sempre parte di un pi ampio percorso antropologico allinterno del quale luomo ricerca se stesso. In questo senso anche il viaggio degli antropologi una Wanderung: Per co- lui che vuole arrivare, che mira alle cose ultime, le terre che egli attraversa non esistono, conta solo la meta: egli viaggia per arrivare, non per viaggiare. Il viaggio muore cos durante il viaggio, nelle tappe che lo avvicinano alla meta, e questa appare unesorcizza- zione del movimento come lisola lo del mare. Nella Wanderung romantica iniziano invece a tacere le sirene del ritorno e della meta; quelli che per il viaggiatore sono meri interluoghi, luoghi di transito, tappe, sta- zioni, sono per il Wanderer tutto, mentre unombra luttuosa grava per lui su tutto ci che compiuto. questo interregno - senza per che il Regno venga -, questa terra di nessuno prima delle cose ultime - senza per che queste intervengano -, che costituisce lo spa- zio della Wanderung. in questo spazio intermedio, in cui sono crollati templi e oracoli, che il Wanderer trova la sua patria, la vita (Collini, 1993: 7-8). chiaro che se per lantropologo ha senso il ne del viaggio, laltra cultura da studiare e il ritorno in patria come momento della teoria, tuttavia il suo cammino, nel suo signicato ultimo, non mai termi- nato, un attraversamento continuo, un peregrina- re tra costumi e culture per riuscire a comprendersi. Nellavventura antropologica, come nella Wanderung romantica, manca la dimensione del nostos in senso escatologico, non c meta e non c ritorno perch la meta un oltre irraggiungibile e ogni ritorno una nuova partenza per ulteriori attraversamenti. Dalla crisi della struttura del ritorno [...] nasce la Wanderung come rottura della struttura triadica del viaggio settecentesco formata da partenza/transito/ arrivo-ritorno (Collini, 1993: 8), ma con essa viene meno anche ogni pretesa di senso, di quella circola- rit tra linizio e la ne che contraddistingue ogni co- noscenza romanzesca, ogni anagnorisis, ogni viaggio. La Wanderung coincide con lo spazio innito del mare, non-luogo come lo denisce Collini (1993), puro at- traversamento, spazio senza scopo, senza meta, senza direzione perch ogni direzione ogni meta e ogni sco- po sono altrettanto possibili. La Wanderung romantica, il peregrinare del viandante, si oppone alla struttura del viaggio, che prevede sempre o larrivo in qualche luogo o il ri- torno a casa, e sembra presentare maggiori afnit con il lavoro antropologico e con la letteratura. Se certamente vero che da ogni viaggio etnograco c sempre un ritorno a casa, un reinserimento nella pro- pria cultura e se altrettanto vero che ogni romanzo inizia e si chiude, nel senso almeno che nisce perch non ci sono pi pagine da leggere, anche vero che in termini generali sia il viaggio antropologico che il viaggio letterario non niscono mai, ma ripartono sempre alla ricerca dellAltro, di quelloltre dove pos- siamo nalmente sperare di completare noi stessi. Nella dissoluzione di questa struttura triadi- ca possiamo individuare lessenza comune alla let- teratura e allantropologia che assume i contorni dellutopia. Se sostituiamo i vertici del triangolo let- terario con i concetti propri dellantropologia possia- mo schematizzare la struttura della ricerca sulluomo come segue: La struttura del desiderio (con)textos (2009) 3:19-38, ISSN: 2013-0864 de larticle, Manfredi Bortoluzzi de ledici, Dept. dAntropologia Cultural i Histria dAmrica i frica de la Universitat de Barcelona 33 Figura 3 Dove al lettore si sostituisce lantropologo come soggetto desiderante, allautore - mediatore tra il soggetto e loggetto - le differenti culture come mani- festazioni concrete, raggiungibili, esperibili e rappre- sentabili dellalterit, che a sua volta rimane come termine ad quem, come sogno utopico sullo sfondo di una ricerca interminabile che genera ogni ulteriore ricerca possibile. Questa struttura triadica in realt, a differenza di quella del viaggio, solo potenziale perch lultimo lato del triangolo non percorribi- le, corrisponde a rappresentazioni mitiche di luoghi e popoli oltre il mondo conosciuto, unantropologia immaginaria che coincide con i mondi possibili de- lla letteratura. Il vertice rappresentato dalle culture si prolunga generando uninnit di ulteriori triangoli, di ulteriori attraversamenti, scritture e tappe di quella che, al meno ontologicamente, continuer ad essere una Wanderung senza ritorno. Non c nessuna nostalgia del ritorno perch non c nessun ritorno, almeno non nelle medesi- me condizioni della partenza. Quando si giunge in un luogo sconosciuto esso diventa immediatamen- te parte di una realt concreta, una realt altra ma pur sempre unoggettivazione degli inniti possibili rappresentati dalla dimensione liminale del viag- gio 12 , inteso come spazio intermedio dove tutto pu 12 Sul viaggio antropologico si veda Puccini (2001). accadere, dove ogni strada diventa percorribile e ogni scelta rimane aperta. La Wanderung ha a che fare con linnito mentre il viaggio contraddistinto dal limite e ogni arrivo una tappa che segna la ne del cammino che ha portato n l. Il viaggio dominato dalla struttura psicologica dellschaton, dallidea del- la ne. Ma in termini mondani non c redenzione, non c nessun ne ma solo la ne, quella morte che implosione di ogni senso (Galimberti, 1999: 75). Una volta compiuto il deicidio 13 -e ogni scrittura in fondo ne costituisce una sua rappresentazione- la trascendenza non sar pi verticale ma puramente orizzontale, un oltre solo geograco, storico, umano che non rimanda pi a nulla di divino, un girovagare senza speranza e senza meta. Ritornare non signica mai chiudere il cerchio, impadronirsi di un senso, ma solo una tappa per ri- ordinare le idee, per sistemare i frammenti raccolti in qualche labile e temporanea teoria prima di ripartire a cercarne altri che rimettano tutto di nuovo in discus- sione. Il luogo a cui si ritorna diventato sconosciuto perch siamo in possesso di nuovi elementi che non ci permettono pi di vederlo allo stesso modo. Casa altrove, quellignoto verso cui ritornare quando sia- mo assenti, ma anche loltre verso cui ci dirigiamo per sentirci davvero a casa, come luogo abitabile per- ch compiutamente provvisto di signicato. Un tale luogo tuttavia non dato ma va sempre costruito, solo un progetto e anche il passato, i luoghi familiari del ritorno agognato, non sono pi familiari una vol- ta lasciati perch sono intrisi della nostra assenza, di incontri, parole e gesti dei quali non possiamo testi- moniare, dai quali siamo esclusi e che tracciano storie delle quali non facciamo pi parte. Lassenza tuttavia la condizione della possibi- lit, la solitudine, il naufragio nel mare delle storie. Il trovarsi in mezzo tra due mondi senza abbando- nare il proprio ma senza abbracciare il nuovo tipi- ca dellantropologo sul campo, un essere affetto da 13 Sulla letteratura come deicidio si veda Vargas Llosa (1983: 190). Manfredi BORTOLUZZI (con)textos (2009) 3:19-38, ISSN: 2013-0864 de larticle, Manfredi Bortoluzzi de ledici, Dept. dAntropologia Cultural i Histria dAmrica i frica de la Universitat de Barcelona 34 article disancoramento cronico, psicologicamente muti- lato (Lvi-Strauss, 1996: 53) e proprio per questo moderno prototipo delluomo platonico alla ricerca del suo completamento. Il discorso sulluomo il di- scorso della sua incompletezza. Lassenza laltrove che spinge alla partenza, il progetto che inizia con la percezione della mancan- za e tende al suo superamento e al raggiungimento della completezza. Lassenza tutto ci che non , tutto quello che non siamo e che proprio in virt del suo non essere ancora ci determina come desiderio. Allora il viaggio, quando tale, ha laspetto di una parentesi, di una sospensione della vita ordinaria (Jedlowski, 2000: 92), una condizione liminale tra un punto di partenza e uno di arrivo durante la qua- le viene abbandonata la realt conosciuta e vissuta per affrontarne una alternativa. Nel viaggio, se da un lato si afferma la propria identit al contatto con quella degli altri si tende anche a rimetterla in discus- sione, a perderla per ritrovarne unaltra. Un viaggio come sosteneva Benjamin (1995: 248) fonte di storie, ma anche in grado di ridisegna- re una storia, quella del viaggiatore. Sostare altrove svela le condizioni della propria alterit, la possibilit di essere altro da s, di trasgurarsi nel racconto che sempre una reinvenzione della propria esistenza, un ricostruire gli eventi in una trama che assume un sen- so ogni volta diverso in relazione al proprio procede- re verso se stessi. In quei non-luoghi che sono i treni o gli aerei, capita di scambiare dei racconti con altre persone, di parlare di s raggiungendo una certa in- timit che non riusciremmo a instaurare con persone che sappiamo di poter rivedere (Jedlowski, 2000: 89), proprio perch ci sentiamo spogliati del nostro ruolo abituale, sgravati da quellimmagine che gli altri, che ci conoscono, hanno di noi. Ma pu capitare anche il contrario, di cominciare a giocare con la propria identit ngendo di essere ci che non si . 5. 3. Laltrove e la ne Il desiderio dellAltro, che spinge lantropologo a stu- diare le differenze culturali, le possibilit realizzate da altri uomini, e che muove lo scrittore a costrui- re mondi alternativi, per denizione inappagabile. Lidentit incompleta e soggetta allincontro con lAltro, la conoscenza antropologica un sapere aper- to mai denitivo, mentre i mondi creati dagli scrittori non riescono a rivaleggiare con la creazione divina. Ogni opera necessariamente incompleta, unaspira- zione verso una totalit utopica che nellimpossibilit di realizzarsi genera frustrazione e senso di fallimen- to (Vargas Llosa in Cano Gaviria, 1972: 96-97). Cos anche il romanzo, che doveva essere la via verso la redenzione della condizione umana dopo la morte di Dio (Vargas Llosa, 1983: 190), non fa che riprodur- re come in una mise en abyme il fallimento delluomo, il suo scacco di fronte al suo senso dincompletezza. Anche i personaggi dei romanzi gioiscono, soffrono, vivono e muoiono e nonostante offrano alluomo rea- le alternative di vita e maggiore consapevolezza circa se stesso, nonostante lascino intravedere la dimensio- ne del senso, ne ripropongono il tragico destino come accade ai personaggi-lettori - come Emma Bovary - che attraverso i libri cercano di sfuggire alle loro real- t ttizie nendo tragicamente anche la loro vita. Harry invece, lo scrittore morente delle Nevi del Kilimangiaro di Hemingway, morir prima di aver re- alizzato i suoi sogni, preferisce sprecare il suo talento piuttosto che rischiare di fallire, invece di agire specu- la ma luomo un essere che agisce che conduce la sua vita (Gehlen, 1990: 55) e nellinazione questes- sere non pu che morire: Ora non avrebbe mai pi scritto le cose che aveva rimandato a quando avesse avuto lesperienza sufciente per scriverle bene. Ecco, cos non avrebbe nemmeno corso il rischio di fallire nel tentativo. Forse non saresti mai stato capace di scriverle, ed era per questo che le rimandavi e non ti decidevi mai a cominciare. Be, ormai non lavrebbe pi saputo (Hemingway, 1993: 58). La struttura del desiderio (con)textos (2009) 3:19-38, ISSN: 2013-0864 de larticle, Manfredi Bortoluzzi de ledici, Dept. dAntropologia Cultural i Histria dAmrica i frica de la Universitat de Barcelona 35 Harry aveva distrutto il suo talento evitando di usarlo, tradendo se stesso e le cose in cui crede- va, bevendo tanto da smussare lacutezza delle sue percezioni, lo aveva distrutto con la sua pigrizia, con lindolenza e con lo snobismo, con lorgoglio e col pregiudizio, con le buone e con le cattive. Ma cosera? Un catalogo di vecchi libri? Cosera il suo talento in ogni caso? Era talento, certo, ma invece di sfruttarlo Harry vi aveva speculato su. Non era mai quello che aveva fatto, ma sempre quello che poteva fare (Hemingway, 1993: 64). In questo caso non il destino a decidere ma luomo che riuta di scegliere, lo scrittore che rinun- cia alle vite possibili che potrebbe dargli la letteratu- ra. Harry distrugge il suo talento, la sua capacit di inventare storie; teme di fallire poich sa che ogni scelta, sia pure quella di essere scrittore, di essere chi pu vivere almeno immaginariamente tutte le vite che vuole, rappresenta uno scacco, limpossibilit di muoversi in qualunque altra direzione reale. La vita sembra essere un congegno complesso per cui allaprirsi di una porta si chiudono tutte le altre e c chi preferisce contemplarle tutte senza aprirne nessu- na aspettando la morte. Hemingway non attese la ne ma la scelse nel momento che ritenne pi opportuno quando co- minci, come lImperatore Adriano ormai malato di Marguerite Yourcenar, a rendersi conto di essere giunto a quellet in cui la vita , per ogni uomo, una scontta accettata e che molte zone della sua vita erano diventate simili alle sale spoglie dun pa- lazzo troppo vasto, che un proprietario decaduto ri- nuncia ad occupare per intero (Yourcenar, 1988: 7). Le possibilit si riducono e con esse lincertezza sul proprio futuro e sulla propria sorte, il desiderio si fa intollerabile e la ne desiderabile. La ne si congura come lultimo ed unico altrove possibile, il desiderio non spento ma la luce dei suoi molti oggetti non pi visibile, loscurit totale e il desiderio non tro- vando altri oggetti, attratto, vi si perde. Questa pulsione di morte che tende al ripristi- no della condizione inorganica (Brooks, 1995: 56), di quellunit che precede la lacerazione organica (Freud, 1977) contraddistingue anche il desiderio narrativo [che] in fondo desiderio della ne (Brooks, 1995: 57). La vita, come la trama romanzesca, non privata di senso da quellassenza onnipresente che la morte perch questa soltanto le dona signicato chiudendola e dandole senso compiuto con la ne, infatti una narrazione interminabile sarebbe per noi frustrante, anche se ci rendiamo conto che ogni con- clusione articiale(Brooks, 1995: 25). E tuttavia il desiderio lopposto della morte come dice Blanche Dubois, in Un tram che si chiama de- siderio di Tennessee Williams. Ma questo desiderio il sesso, la poesia, lalcol e i sogni di gentiluomini ine- sistenti e di una vita passata e ormai irrecuperabile, un tram che porta ai Campi Elisi ma solo attraverso un altro tram che si chiama Cimitero e alla ne ci che rimarr non sar che il paradiso articiale della follia dove avviene la denitiva trasgurazione della realt nel desiderio: la gentilezza di uno sconosciuto, di un uomo in grado di riconoscere nalmente la po- esia propria di ogni singola esistenza umana. Il desiderio che anima luomo come tensione al superamento della frammentariet, al completamen- to di una natura mancante possiede la stessa strut- tura dellutopia, di un luogo irraggiungibile, di una temporalit irrealizzabile, di un paradiso terreno che assume i contorni di una societ giusta ed egualitaria - come nel sogno di una Flora Tristn - o di unarte selvaggia che anela a ritrovare ledenica unit indif- ferenziata tra uomo e natura - come nellesotismo di un Paul Gauguin - di un paradiso che si trova sempre altrove: Es aqu el Paraso? No, en la otra esquina, seor, pregunte all Vargas Llosa, El Paraso en la otra esquina Manfredi BORTOLUZZI (con)textos (2009) 3:19-38, ISSN: 2013-0864 de larticle, Manfredi Bortoluzzi de ledici, Dept. dAntropologia Cultural i Histria dAmrica i frica de la Universitat de Barcelona 36 article BIBLIOGRAFIA APPADURAI, A. (2001) [1996] Modernit in polvere. Roma: Meltemi. BACHTIN, M. (1979) [1975] Estetica e romanzo. Torino: Einaudi. BARTHES, R. 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Finalment, el concepte de la Wanderung romntica, en oposici al model del viatge, s presentat com una metfora per demostrar lntima relaci entre les dues disciplines i la seva essncia comuna. [ANTROPOLOGiA, LITERATURA, DESIG, ALTERITAT, WANDERUNG] RESUMEN El texto analiza las relaciones entre antropologa y litera- tura a partir de una distincin entre Antropologa literaria y Antropologa de la literatura, proponiendo sucesivamente un modelo terico para el estudio de la narrativa desde una perspectiva antropolgica. La estructura del deseo mimtico elaborada por Ren Girard sirve de fundamento para deter- minar la estructura comn subyacente a la literatura y a la antropologa que, segn el enfoque aqu propuesto, radica en una bsqueda de alteridad generada por la incompletitud biolgica del hombre y por su indeterminacin ontolgica. Finalmente, el concepto de la Wanderung romntica, en oposicin al modelo del viaje, sirve como metfora para demostrar la ntima relacin entre ambas disciplinas y su esencia comn. [ANTROPOLOGA, LITERATURA, DESEO, ALTERIDAD, WANDERUNG] ABSTRACT The text analyzes the relationships between anthropology and literature. It begins by presenting a distinction between Literary Anthropology and Anthropology of Literature and it continues proposing a theoretical pattern for the study of narrative from an anthropological point of view. The struc- ture of mimetic desire elaborated by Ren Girard works as a basis to determine the common structure underlying both literature and anthropology. The text proposes that such a structure is based on a pursuit of otherness generated by the mans biological incompleteness and ontological inde- termination. The last part of the essay presents the concept of romantic Wanderung, in opposition to the model of jour- ney, as a metaphor to demonstrate the close relationship between both disciplines and their common essence. [ANTHROPOLOGY, LITERATURE, DESIRE, OTHERNESS, WANDERUNG]