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CAPITOLO 1 – L’ANTROPOLOGIA E LO STUDIO DELLA CULTURA

DISTINZIONI TERMINOLOGICHE
Il termine antropologia significa letteralmente discorso intorno al genere umano > dal
greco antico anthropos e logos.
L’antropologia studia la specie umana, comprese le sue origini preistoriche e le sue
diversità contemporanee.

Negli USA l’antropologia si divide in quattro campi:


- antropologia biologica o fisica > studio degli esseri umani come organismi biologici,
incluse l’evoluzione e le varietà contemporanee
- archeologia > studio delle culture umane del passato condotto attraverso l’analisi dei
loro resti materiali
- antropologia linguistica > studio della comunicazione umana, incluse le sue origini, la
storia e le sue variazioni e trasformazioni contemporanee
- antropologia culturale > studio delle popolazioni contemporanee e delle loro culture
* per cultura si intende le credenze e i comportamenti appresi e condivisi delle persone

In Gran Bretagna, negli anni 20, si è sviluppata l’antropologia sociale > ha un approccio
incentrato sulla dimensione sociale e sul funzionamento dei sistemi e delle strutture sociali
rivolta alle società semplici.
Nell’Europa continentale (Francia, Germania, Italia) si sviluppa il termine etnologia che
definisce lo studio delle culture extraeuropee.

Nell’ambito italiano, il termine demologia, ovvero la storia delle tradizioni popolari >
folklore, ha indicato lo studio delle culture popolari europee.
Inoltre, a partire dagli anni 80, si sviluppa l’espressione discipline demo-
etnoantropologiche (DEA), che riunisce demologia, etnologia e antropologia culturale.

ANTROPOLOGIA CULTURALE COME DISCORSO SULL’ALTRO


L’antropologia culturale è una disciplina scientifica nata in Occidente che ha per oggetto lo
studio delle popolazioni contemporanee e delle loro culture;
analizza differenze e somiglianze tra le varie culture e il modo in cui esse cambiano nel
tempo.
Per apprendere informazioni sulle varie culture, gli antropologi trascorrono lunghi periodi di
convivenza con le popolazione che analizzano.
LA STORIA DELL’ANTROPOLOGIA CULTURALE IN SINTESI
Le origini dell’antropologia culturale risalgono a persone come Erodoto, Marco Polo e Ibn
Khaldun: grandi viaggiatori che scrivevano resoconti sulle culture con le quali entravano in
contatto.
Le radici concettuali più recenti, invece, fanno riferimento a scrittori dell’Illuminismo, come
Montesquieu che, nel suo volume “Lo Spirito delle Leggi”, tratta il temperamento, l’aspetto
e il sistema di governo di diverse popolazioni del mondo.
La scoperta dei principi dell’evoluzione biologica, da parte di Charles D arwin, ha avuto un
ruolo fondamentale nello sviluppo del pensiero antropologico delle origini della specie
umana.

I principali protagonisti della fondazione dell’antropologia culturale, dal tardo Settecento


all’inizio del XIX secolo, sono:
- in Inghilterra, Sir Edward Tylor e Sir James Frazer
- negli Stati Uniti, Lewis Henry Morgan
Questi tre studiosi, ispirati dalla teoria dell’evoluzione biologica, elaborano un modello di
evoluzione culturale secondo cui tutte le culture umane evolvono, nel tempo, da forme
inferiori a forme superiori.
Questa concezione collocava i popoli non occidentali in uno stadio primitivo e prevedeva,
per loro, due possibili destini:
- il raggiungimento del livello evolutivo delle civiltà occidentali
- l’estinzione

Bronislaw Malinowski, studioso polacco, è colui che ha maggiormente determinato lo


sviluppo dell’antropologia culturale moderna, introducendo la pratica della ricerca sul
campo con l’osservazione partecipante.
Egli definì l’approccio moderno di funzionalismo > prospettiva in cui la cultura è
paragonabile ad un organismo biologico, le cui singole parti collaborano al funzionamento
e al mantenimento dell’insieme.
Il funzionalismo è connesso al concetto di olismo > prospettiva secondo la quale tutti gli
aspetti di una cultura (comprese economia, organizzazione sociale e ideologia) devono
essere studiati al fine di comprenderla.

Franz Boas è considerato il fondatore dell’antropologia culturale nordamericana.


Studiò gli Inuit, popolazione indigena, e realizzò che tutte le culture hanno una distinta
individualità e una propria validità.
Da qui introduce il concetto di relativismo culturale > prospettiva per cui è importante
comprendere ciascuna cultura a partire dai propri valori e idee, e non giudicarle sulla base
di standard vigenti in contesti culturali diversi.

Margaret Mead, l’allieva più famosa di Boas, contribuì:


- al riconoscimento dei ruoli di genere
- all’impatto delle pratiche di educazione infantile sulla personalità e sulle culture del sud
Pacifico.
Nel periodo compreso tra le due guerre, l’antropologa Mead, con Alfred R. Radcliffe-
Brown, si orientò verso una prospettiva struttural-funzionalista che diede origine
all’antropologia sociale > privilegiava lo studio delle strutture sociali e la ricerca delle leggi
di funzionamento delle società “primitive”.
Due suoi allievi proseguirono con la ricerca sociologica:
- Edward E. Evans Pritchard sviluppò una concezione dell’antropologia più vicina alle
scienza storiche
- Mayer Fortes introdusse la dimensione del mutamento e del conflitto, mettendo in crisi
l’idea della società come organismo in equilibro.

Nello stesso periodo, l’antropologo francese Claude Levi-Strauss elabora una prospettiva
teorica influenzata da una visione filosofica, conosciuta come strutturalismo francese >
ricerca la struttura delle relazioni e delle pratiche sociali che si esprimono nella reciprocità
e nello scambio.
Levi-Strauss riteneva che il miglio modo di comprendere una cultura fosse quello di
raccogliere aspetti relativi a sistemi di parentela, ai miti e alle narrazioni a essa associate e
ad ogni altro aspetto della vita sociale e culturale, analizzando i loro temi .
Ciò ha ispirato lo sviluppo dell’antropologia simbolica > studio della cultura come sistema
di significati.

Negli anni 70, dopo la diffusione della teoria marxista, che riteneva fondamentale
l’accesso delle persone ai mezzi di produzione, nacque la teoria del materialismo culturale
> prospettiva che pone l’accento su gli aspetti materiali dell’esistenza umana, in particolare
l’ambiente in cui vivono e i loro mezzi di sussistenza.

Sempre negli anni 70, Clifford Geertz sviluppò l’antropologia interpretativa > prospettiva
secondo cui le culture sono reti di significati che vanno interpretati a partire da una
relazione di dialogo tra osservatore e osservato, e possono essere comprese studiando i
pensieri, le idee e i significati importanti per le persone.

A partire dagli anni 90 si sono sviluppate altre prospettive teoriche influenzate dal post-
modernismo:
- strutturismo > prospettiva secondo la quale forze come l’economia, l’organizzazione
politica e sociale e i media plasmano i comportamenti e i modi di pensare delle persone
- agency > prospettiva che enfatizza la capacità umana di esercitare un libero arbitrio
nell’ambito delle strutture dominanti.
DEFINIZIONI DI CULTURA
La prima definizione di cultura è stata proposta dall’antropologo Sir Edward Tylor nel 1871:
“La cultura, o civiltà, intesa nel suo senso etnografico più ampio, è quell'insieme
complesso che include la conoscenza, le credenze, l'arte, la morale, il diritto, il costume e
qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall'uomo come membro di una società”
Dunque, in base a questa visione, la cultura si presenta come qualcosa di universale e
progressista, che ogni società può avere.

In precedenza, prevaleva una concezione colta ed etnocentrica di cultura: veniva intesa


come quel patrimonio di conoscenze che l’individuo accumula nel corso della sua vita.

Il materialista culturale Marvin Harris afferma: “'Una cultura è il modo, o stile di vita nel suo
insieme, che un gruppo di persone ha acquisito socialmente. Consiste nei modi schematici
e ridondanti di pensare, sentire e agire caratteristici dei membri di una data società o di
uno specifico gruppo sociale”
Mentre Clifford Geertz, per l’interpretativismo, ritiene che la cultura consista in un insieme
di simboli o rete di significati, motivazioni, stati d’animo e pensieri, ma non vi include i
comportamenti.

Il termine cultura, a partire da mezzo secolo, è stato utilizzato in forma plurale, indicando
così micro-culture o culture locali, ovvero l’insieme di specifici schemi di comportamento e
di pensiero appresi e condivisi riscontrati presso una determinata area e un particolare
gruppo umano.

La valenza progressista del concetto antropologico di cultura è stata quella di opporsi ai


paradigmi razzisti ed etnocentrici che dominavano il pensiero scientifico e filosofico del
passato.
Riconoscere pari facoltà intellettuali a tutti gli esseri umani in quanto membri di una società
ha consentito di sfatare il mito della presunta superiorità della civiltà occidentale e di
denunciare le pratiche denigratorie e razziste nei confronti dei popoli “primitivi”, considerati
razzialmente e intellettualmente inferiori.

Tuttavia, a partire dagli anni '90 del Novecento, questo concetto ha iniziato a mostrare
segni di conservatorismo e di un nuovo razzismo;
infatti, classificando il mondo in culture separate e distinte, esso ha iniziato a promuovere:
- l'idea che queste fossero universi chiusi, nei quali gli individui dovevano vivere senza
alternative
- l'idea della legittimità della difesa della propria cultura e l'esclusione di altri gruppi
umani dalla partecipazione alla vita pubblica e alla cittadinanza.
In questo contesto il concetto di cultura può anche rafforzare la teoria razziale della
diversità
CARATTERISTICHE DELLA CULTURA
Per comprendere come le culture si distinguano dalla natura e contribuiscano a modellarla
è utile prendere in esame il modo in cui le esigenze primarie e naturali della vita si
delineano nei diversi contesti culturali.
La cultura, infatti, condiziona:
- l’atto del mangiare: le scelte alimentari, i tempi e modi del nutrimento e attribuisce
significati al cibo e all'alimentazione; stabilisce anche quali cibi siano accettabili e quali no.
Inoltre, la percezione del gusto varia in modo significativo > i ricercatori occidentali hanno
individuato quattro categorie del gusto: dolce, salato, amaro e acido
Esse però non sono universali > un popolo dell’Indonesia ha, infatti, individuato sette gusti:
acido, amaro, dolce, salato, aspro, blando e pungente.
- l’atto del bere: stabilisce che cosa sia corretto bere, quando bere e con chi, e attribuisce
significati alle bevande e alle occasioni in cui bere
- l’atto del dormire: il sonno è tanto culturalmente condizionato quanto è determinato
biologicamente;
le influenze della cultura sul sonno si rendono evidenti quando si esamina chi dorme con
chi, il tempo dedicato al riposo e i motivi per cui alcuni soffrono di insonnia o di disturbi del
sonno
- l’atto dell’andare di corpo: anche se esso non riceve molta importanza da parte degli
antropologi

La cultura, inoltre, si basa sui simboli.


Il simbolo è un oggetto, una parola, un'azione dal significato culturalmente codificato che
rappresenta qualcosa con il quale non ha una relazione necessaria o naturale;
dunque, i simboli sono arbitrari, molteplici e su di essi non si possono fare previsioni, ed è
attraverso di essi che condividiamo, conserviamo e trasmettiamo nel tempo la cultura.
Poiché è basata su simboli arbitrari, la cultura deve essere nuovamente e continuamente
appresa in ogni contesto.
Una parte del suo apprendimento ha inizio al momento della nascita, ovvero avviene
inconsciamente nel corso della vita attraverso l’osservazione.

Si considera la cultura come un insieme organico e coerente;


infatti, prendere in considerazione alcuni aspetti senza prestare attenzione a tutto il
contesto culturale potrebbe produrre una rappresentazione incompleta.
Inoltre, le culture interagiscono e si trasformano a vicenda attraverso occasioni di contatto
fornite da reti commerciali, progetti internazionali di sviluppo, telecomunicazione,
migrazione e turismo.

Da ciò, la globalizzazione, ovvero il processo di intensa interconnessione e scambio di


merci, informazioni e persone a livello globale, è un potente motore di trasformazioni
culturali contemporanee, che ha ricevuto un forte impulso dalle recenti innovazioni
tecnologiche.
La globalizzazione, però, non si espande in modo uniforme, e le sue interazioni ed effetti
sulle culture variano in misura sostanziale.
Esistono 4 teorie sull’interazione culturale:
- lo scontro di civiltà > l’espansione globale del capitalismo e degli stili di vita
euroamericani ha generato delusione, alienazione e risentimento presso gli altri sistemi
culturali > dividendo, perciò, il mondo tra “l’Occidente e il resto”
- la Macdonaldizzazione > sotto la potente spinta di una cultura corporativa che vede gli
Stati Uniti occupare una posizione preminente, il mondo diventa culturalmente omogeneo;
al centro di ciò vi è la cultura del fast-food, con i suoi principi di produzione di massa,
velocità, standardizzazione e servizi impersonali
- l’ibridazione, detta anche sincretismo o creolizzazione > in cui si combinano tra di loro
gli aspetti di due o più culture per formare qualcosa di nuovo > un ibrido
- la localizzazione > enfatizza l’interpretazione e la trasformazione della cultura globale
a livello locale, ovvero che opera di micro-culture
MONDI DI CULTURE MULTIPLE – DIFFERENZA E GERARCHIA
All’interno delle grandi culture esiste una varietà di micro-culture e quando si tratta di esse,
il contrasto tra differenza e gerarchia è importante.
Le categorie delle micro-culture sono:
- classe: è basata sulla posizione economica che si occupa nella società, misurata
solitamente in termini di entrate o di ricchezza ed esibita attraverso un determinato stile di
vita.
Le società classiste sono divise in:
· classe superiore · classe media · classe inferiore
inoltre, sono inquadrate in un sistema gerarchico in cui le classi superiori dominano su
quelle inferiori;
secondo la visione marxista, la lotta di classe è inevitabile > chi si trova al vertice cerca di
conservare la propria posizione, mentre chi si trova in basso cerca di migliorarla
- razza: ci si riferisce ad un gruppo di persone che condivide caratteristiche biologiche
presumibilmente omogenei ed estremamente superficiali, come il colore della pelle o delle
caratteristiche capillari.
La ricerca antropologica ha dimostrato che queste caratteristiche biologiche, da sole, non
possono spiegare o dar conto del comportamento o dello stile di vita degli individui > le
classificazioni razziali sono spesso associate a discriminazione e crudeltà
- etnia: è un sentimento condiviso di identità un gruppo, basato sul patrimonio culturale,
la lingua, la religione o altri elementi culturali.
Questo senso di identità può trovare espressione in movimenti politici finalizzati a ottenere
o proteggere i diritti del gruppo o a rivendicare riconoscimenti;
inoltre, paragonato al termine “razza” è considerato più neutro
- genere: indica comportamenti e modi di pensare, generati e appresi casualmente, che
vengono attribuiti a maschi, femmine e a un genere misto (terzo genere).
L’antropologia insegna che il corredo biologico di un individuo non corrisponde
necessariamente al suo genere.
Esistono società in cui i ruoli maschili e femminili sono simili o si sovrappongono, mentre
altre in cui questi ruoli sono fortemente differenziati.
- età: è il ciclo di vita, dalla nascita alla vecchiaia, che conduce gli individui attraverso
stadi culturali per ciascuno dei quali è necessario apprendere il corretto comportamento e
modo di pensare
- istituzioni: sono organizzazioni stabili create per scopi particolari e dotate di specifiche
micro-culture, come ad esempio: ospedali, scuole, università, prigioni.
Finché non si familiarizza con le regole culturali, generalmente non scritte. vigenti
all’interno di esse, si rischia di comportarsi in maniera offensiva e ambigua.
Gli antropologi che studiano le istituzioni educative hanno dimostrato che spesso le scuole
riflettono e rinforzano stereotipi, rapporti di potere e disuguaglianze della società nel suo
insieme.
L’antropologia culturale possiede due obiettivi e due principi concettuali diversi:
- etnocentrismo: giudicare altre culture con i parametri della propria:
ha alimentato secoli di sforzi per cambiare le culture di popoli “diversi”, a volte con il lavoro
dei missionari, a volte sotto forma di dominio coloniale
- relativismo culturale: ogni cultura deve essere compresa in base ai propri valori e
credenze, non in base ai parametri di un'altra cultura > è l’opposto dell’etnocentrismo;
si divide in:
· relativismo culturale assoluto: · relativismo culturale critico:
nulla di ciò che esiste in una chiunque può mettere in
determinata cultura deve essere discussione ciò che accade in
messo in discussione o modificato diverse culture,
da persone estranee compresa la propria,
se pratiche e credenze
possono danneggiare alcuni
dei suoi membri

TRE DIBATTITI TEORICI DELL’ANTROPOLOGIA CULTURALE


Il determinismo biologico è una teoria che cerca di spiegare i comportamenti e le idee
degli individui in base a fattori biologici, come geni e ormoni.
Il costruzionismo culturale è una teoria che spiega i come i comportamenti e le idee degli
individui sono prodotti dell’apprendimento modellato dalla cultura.

L’antropologia interpretativa studia le culture attraverso l’analisi di ciò che pensano gli
individui che ne fanno parte, a partire dal modo in cui danno senso alla propria vita e dai
simboli che per loro sono importanti.
Il materialismo culturale studia la cultura a partire dagli aspetti materiali dell’esistenza:
l’ambiente naturale e come gli individui si guadagnino da vivere in determinati ambienti;
viene usato un modello a tre livelli per spiegare la cultura:
- infrastruttura, livello inferiore, si riferisce a fattori materiali di base quali economia,
risorse naturali e popolazione
- struttura, livello medio, si riferisce a organizzazione sociali, parentela e organizzazione
politica
- sovrastruttura, si riferisce a idee, valori e credenze

L’agency individuale
citate sopra
Lo strutturismo
CAPITOLO 2 – LA RICERCA ANTROPOLOGICA
Gli attuali metodi di studi dell’antropologia culturale sono differenti rispetto a quelli utilizzati
nel XIX secolo.
La maggior parte degli antropologi contemporanei raccolgono i dati attraverso la ricerca
sul campo, al fine di studiare la cultura attraverso l’osservazione diretta.
L’espressione antropologia da tavolino si riferisce al fatto che i primi antropologi portavano
avanti i propri studi stando seduti nel proprio studio, analizzando e studiando il materiale
che giungeva loro da resoconti di viaggiatori, missionari ed esploratori.
Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, alcuni antropologi posero le basi per un metodo
basato sull’esperienza diretta, ovvero si avvicinarono alle popolazioni da studiare, senza
però, viverci insieme;
questo metodo è chiamato antropologia da veranda perché, solitamente, l’antropologo
chiedeva ai nativi di raggiungerlo nella veranda della sua abitazione.
Nella metà del XX secolo, l’antropologo Lewis Henry Morgan contribuì allo sviluppo della
ricerca basata sull’osservazione diretta delle popolazioni: ciò fornì importanti informazioni
sulle loro abitudini, comportamenti e credenze.

Una svolta fondamentale, però, la si ebbe all’inizio del XX secolo grazie a Bronislaw
Malinowski: la ricerca sul campo venne combinata con l’osservazione partecipante, ovvero
un metodo di ricerca finalizzato alla comprensione della cultura, che richiede non soltanto
la raccolta di dati, ma anche la convivenza prolungata nell’ambito culturale che si studia.
Solitamente gli antropologi utilizzavano dei taccuini per annotare dati che riguardavano
l’economia, i rituali, la vita sociale, la religione, la lingua… delle popolazioni.

Gli approcci sviluppati nel XX secolo con l’osservazione partecipante hanno adottato, fino
agli anni Sessanta, una prospettiva etnografica positivista.
Il positivismo è una corrente filosofica del XIX secolo, secondo cui è possibile sviluppare
una conoscenza scientifica unica, vera e oggettiva, a patto che si seguano un approccio e
una metodologia che indaghino sulle cause e sugli effetti dei fenomeni che si intendono
studiare, i quali restano tali e validi indipendentemente dalle inclinazioni soggettive.
Usando questo metodo, molti antropologi tralasciarono la componente umana, che è alla
base della conoscenza antropologica: spesso si ponevano come delle presenze invisibili e
neutrali, che osservavano fatti oggettivi, mentre gli osservati comparivano raramente nella
loro umanità.
Negli anni 70 gli antropologi positivisti ricevettero molte critiche, e iniziò a farsi strada la
consapevolezza che la conoscenza antropologica fosse il risultato di una relazione
dialogica tra soggetti, piuttosto che il risultato dell’osservazione di fatti oggettivi.
Emersero tre dimensioni fondamentali per la conoscenza antropologica:
- la dimensione soggettiva, sia dell’antropologo che degli individui studiati
- la dimensione etica, che è alla base della relazione tra l’antropologo e coloro che
osserva
- la dimensione politica e le relazioni di potere, che caratterizzano la reazione sul campo
tra l’antropologo e gli individui studiati

Questa nuova consapevolezza prende il nome di svolta riflessiva > la riflessività considera
la ricerca sul campo come il prodotto del dialogo tra un ricercatore e uno o più informatori,
condizionato da fattori etici, politici e soggettivi.
Per poter studiare la cultura di popolazioni che occupano ampi territori, si usa la ricerca
multi-situata: ricerca sul campo che si svolge presso più località, per comprendere
abitudini e idee dei membri sparsi di una cultura.

LA RICERCA SUL CAMPO


Prima di recarsi sul campo, i ricercatori scelgono un argomento di ricerca, attraverso la
lettura delle pubblicazioni già esistenti e una disamina dei loro punti di forza e delle loro
mancanze, e prepararsi per il lavoro vero e proprio.
Utilizzano dei metodi di ricerca rapida, con lo scopo di ottenere informazioni in poche
settimane.
Un altro metodo è quello del restudy, ricerca sul campo condotta presso una comunità già
studiata in passato; ha lo scopo di fornire informazioni sui cambiamenti intervenuti nel
frattempo o generare ulteriori interpretazioni.
Una volta scelto l’argomento di ricerca è importante ottenere i finanziamenti.
Dopodiché, si deciderà il sito in cui la ricerca viene condotta.
Tra l’antropologo e la popolazione si stabilirà un rapporto di fiducia, chiamato relazione
etnografica: è, dunque, importante conoscere le regole locali e rispettarle.
La classe sociale, la razza, l’etnia, il genere e l’età del ricercatore influenzano il modo in
cui questi verrà accolto dalla popolazione studiata.
Per la maggior parte della sua storia, l’antropologia culturale è stata dominata da
ricercatori bianchi euro-americani: dalle popolazioni, ad alcuni di essi, veniva attribuita
un’identità divina o quella dello spirito di un antenato, mentre altri subiscono il disprezzo
che spetta ai rappresentanti di un passato coloniale.
Le ricercatrici giovani e nubili troveranno più difficoltà sul campo rispetto a donne mature o
a giovani scapoli, ciò perché, nella maggior parte delle culture, è insolito per una donna
giovane e non sposata, lavorare e vivere da sola.
Inoltre, la segregazione di genere può anche impedire ai ricercatori di accedere appieno a
determinati ambiti.

Gli antropologi possono provare il cosiddetto shock culturale: sensazione di disagio,


solitudine e ansietà che si prova quando ci si sposta da un contesto culturale ad un altro ;
può essere causato anche da un’alimentazione differente e da barriere linguistiche.
Anche al rientro, però, gli antropologi possono provare uno shock culturale di ritorno.
TECNICHE DELLA RICERCA SUL CAMPO
- ricerca deduttiva: prospettiva che implica la definizione di un quesito o di un ipotesi di
ricerca, l’acquisizione di dati relativi a tale premessa e, quindi, la valutazione dei risultati in
relazione all’ipotesi di partenza > favorisce la raccolta di dati quantitativi
- ricerca induttiva: prospettiva che non prevede l’esistenza di un ipotesi di partenza e
favorisce l’acquisizione dei dati attraverso l’osservazione informale non strutturata, la
conversazione e altre metodologie > favorisce la raccolta di dati qualitativi, non numerici
come conversazioni, riprese audiovisive…
- attributo etico: caratterizza la prospettiva adottata dagli antropologi che analizzano una
cultura da un punto di vista esterno
- attributo emico: si riferisce alle percezioni e alle categorie impiegate dagli individui
interni ad una cultura, nonché alle spiegazioni che gli stessi danno dei propri
comportamenti

L’osservazione partecipante implica due processi:


- la condivisione della vita quotidiana delle popolazioni che si intendono studiare
- la loro attenta osservazione
Per il ricercatore, partecipare significa adeguarsi completamente ad abitudini e stili di vita
delle popolazioni che lo ospitano.
In tal modo, egli può sperare di contrastare il cosiddetto effetto Hawthorne: l’adozione, da
parte della popolazione studiata, di comportamenti che si conformano a quelle che si
presume siano le aspettative dell’antropologo > alterazione dei comportamenti abituali in
modi che si ritiene il ricercatore possa apprezzare.
Le varie tecniche che adottano gli antropologi culturali per la raccolta dei dati sono:
- l’intervista: è orientata ad una conversazione casuale
- l’intervista aperta: prevede di lasciare all’intervistato la scelta della direzione verso cui
portare la conversazione
- il questionario: è un modello strutturato contenente una serie predefinita di domande
Per giungere a una rappresentazione il più possibile completa di una cultura, è necessario
connettere le osservazioni relative agli effetti comportamentali delle persone con le
informazioni orali relative a ciò che le persone dicono di fare e pensare.
Può capitare che le persone dichiarino di comportarsi in un certo modo o di credere in
qualcosa, ma che il loro comportamento contraddica queste informazioni.

Gli antropologi, perciò, utilizzano metodi specifici di investigazione:


- storia di vita: è un’approfondita descrizione qualitative della vita di un individuo che la
narra al ricercatore;
i primi antropologi, che adottarono questo metodo, preferivano collaborare con individui
che consideravano tipici, ordinari o rappresentativi.
La storia di vita si pensa fornisca copiose informazioni sugli individui e sui loro modi di
vedere le cose, a prescindere da quanto distorti possano essere i loro racconti
- indagine sull’uso del tempo: è un metodo quantitativo che permette di raccogliere
informazioni relative al tempo che gli individui dedicano quotidianamente a determinare
attività.
L’osservazione continua è molto onerosa in termini di tempo e, inoltre, impone che il
numero di persone osservate sia limitato;
un’opzione per la raccolta dei dati è chiedere ai partecipanti di compilare quotidianamente
un registro o un diario
- testi: molti antropologi producono e studiano documenti testuali sia scritti che orali, tra
cui: storie, miti, rappresentazioni teatrali, modi di dire, barzellette, conversazioni
ordinarie…

Agli albori della storia della disciplina, taccuino e matita erano gli strumenti principali
utilizzati dagli antropologi per registrare e conservare i dati raccolti.
Invece, in epoca più recente si utilizzano:
- note di campo: registri giornalieri, dati personali, descrizioni di eventi e vari appunti;
idealmente, i ricercatori dovrebbero scrivere note di campo quotidianamente
- registratori audio, fotografie e video: cattura più dettagli rispetto agli appunti presi a
mano, ma potrebbero creare dei problemi facendo insospettire gli individui studiati

ANALISI DEI DATI


Nell’analisi dei dati, come nella loro raccolta, vengono distinti tra:
- qualitativi: basata sui note, appunti, miti, storie...
- quantitativi: basata su una rappresentazione numerica
L’ETNOGRAFIA
È il principale metodo adottato dagli antropologi per trasmettere le conoscenze acquisite:
descrizione dettagliata della cultura, basata su osservazioni e analisi del ricercatore.
I primi antropologi erano più inclini a trattare una particolare comunità o un villaggio come
qualcosa a sé stante, ciò ha dato luogo alla monografia etnografica: resoconto
approfondito e accurato di una singola comunità e delle sue forme di vita sociali e culturali.
Dagli anni 80, le etnografie mettono al centro della scrittura la relazione soggettiva tra
ricercatore e individuo o comunità studiata; dunque, da positivista, l’etnografia diventa
riflessiva.

ETICA
L’antropologia fu una delle prime discipline a ideare e adottare un codice etico.
Negli anni 50-60 ci furono due vicende che spinsero gli antropologi a riflettere sul loro
ruolo nei contesti della ricerca:
- il Progetto Camelot, elaborato dal governo statunitense per esercitare un’influenza sui
leader politici sudamericani al fine di perseguire i propri interessi;
assunse alcuni antropologi in modo che raccogliessero informazioni su eventi e leader
politici, senza però rivelare lo scopo di ciò
- la guerra del Vietnam, conflitto che ha sollevato questioni sull’interesse del governo
nei confronti delle informazioni etnografiche e sul ruolo degli antropologi in tempo di guerra
Su queste due vicende, l’opinione degli antropologi si divise:
- alcuni erano a favore del fatto che i cittadini statunitensi dovessero sostenere gli sforzi
dell’esercito americano, sostenendo anche l’idea di mettere a disposizione informazioni
utili per combattere il comunismo
- altri sostenevano che la responsabilità degli antropologi è quella di tutelare ad ogni
costo le popolazioni che studiava.
Nel 1971, l’American Anthrophlogical Association adottò un codice etico: stabiliva la
responsabilità primaria dell’antropologo di garantire la sicurezza delle popolazioni studiate ;
a questo principio è correlato quello per cui l’antropologia non autorizza a svolgere
ricerche in incognito.

RICERCA COLLABORATIVA
È un approccio allo studio della cultura in cui gli antropologi interagiscono con i membri
delle popolazioni studiate come collaboratori piuttosto che intenderli come “oggetti” di
studio

SICUREZZA SUL CAMPO


La ricerca sul campo può mettere a rischio il ricercatore e i membri della sua famiglia sia
sul fronte psicologico che su quello fisico;
ad esempio, a causa di minacce rappresentate dall’ambiente fisico, l’insorgere di malattie
ed episodi di violenza
CAPITOLO 3 – I SISTEMI ECONOMICI
In antropologia, l’espressione “sistema economico” include tre modelli:
- sussistenza, la produzione o l’acquisizione di risorse o di denaro
- consumo, l’uso delle suddette risorse
- interscambio, la circolazione di beni o denaro tra individui o istituzioni

LA SUSSISTENZA
Gli antropologi ne hanno individuato cinque principali:
- sistemi acquisitivi o di caccia e raccolta, sono basati sull’acquisizione di risorse naturali
per mezzo di attività quali raccolta, pesca e caccia;
è il più antico modo conosciuto per procurarsi il necessario per vivere.
La maggior parte dei raccoglitori-cacciatori vive in aree marginali come deserti, foreste
pluviali, regioni circumpolari;
inoltre, utilizzano una strategia estensiva: sistema di sussistenza che implica lo
sfruttamento temporaneo di ampi territori.
Il successo di questo sistema dipende da una conoscenza raffinata dell’ambiente naturale
e dei suoi cambiamenti stagionali.
Tra le popolazioni raccoglitori-cacciatori, la divisione del lavoro è basata sul genere e
sull’età:
· uomini e donne si occupano della raccolta cibo, ma soltanto gli uomini sono coinvolti
nelle caccia di animali
· ragazzi e ragazze giovani collaborano alla raccolta del cibo
· gli anziani restano nell’accampamento ad accudire i più piccoli
Inoltre, i raccoglitori-cacciatori non applicano il concetto di proprietà privata inteso come
possesso di qualcosa che può essere venduto a qualcun altro;
in queste società è diffuso il diritto d’uso: consente ad un individuo oppure ad un gruppo di
riservarsi la priorità di accesso a particolari risorse, riconosciuta da tutti i membri.
Se non subiscono influenze esterne e possono contare su un territorio esteso, i sistemi
acquisitivi sono sostenibili: le risorse fondamentali si rigenerano nel tempo, in equilibrio
con la domanda da parte della popolazion e.
- orticoltura, basato sulla coltivazione di orti e piante domestiche attraverso l’uso di
attrezzi semplici e manuali;
la pioggia è l’unica fonte di irrigazione.
Gli antropologi distinguono cinque fasi del ciclo dell’orticoltura:
1. preparazione del terreno: una determinata zona della foresta viene liberata da alberi e
cespugli, tagliandoli e bruciandoli
2. semina e piantumazione: con dei bastoni si ammorbidisce il terreno, si spargono a
mano i semi e si piantano le talee
3. diserbaggio: lo strato di cenere e l’ambiente ombreggiato mantengono basso il tasso di
crescita delle erbacce
4. raccolta: implica il taglio delle piante e il loro trasporto nelle zone residenziali
5. riposo: lasciare libero il terreno per un certo numero di anni affinché possa ritornare ad
essere fertile
Alla produzione orticola sono spesso affiancati la raccolta, la caccia e lo scambio con
prodotti animali.
L’orticoltura, come i sistemi acquisitivi, utilizza una strategia estensiva ma, a differenza di
essi, richiede più lavoro.
Anche in questo sistema, il genere e l’età sono fattori chiave nell’organizzazione del
lavoro:
· gli uomini sono destinati alla pulizia del terreno da destinare a orto, alla caccia e alla
pesca
· entrambi, uomini e donne, si occupano della semina e del raccolto delle colture
alimentari
· le donne sono destinate alla preparazione del cibo
- pastorizia, basato sull’allevamento del bestiame e sull’uso dei loro prodotti, come
carne e prodotti caseari.
I pastori generalmente sviluppano relazioni commerciali con i raccoglitori-cacciatori,
orticoltori e agricoltori al fine di procurarsi alimenti e altri beni che non sono in grado di
produrre autonomamente; per ottenerli cedono in cambio latte, capi di bestiame, pellame e
altri vari prodotti animali.
Come i due sistemi sopracitati, la pastorizia utilizza una strategia estensiva.
Il genere e l’età, anche qui, sono fattori chiave:
· gli uomini si occupano della conduzione del bestiame
· le donne sono responsabili della lavorazione dei prodotti
La principale forma di proprietà è quella del bestiame, la quale si eredita per linea di
discendenza maschile, ma, in alcuni casi, anche femminile;
le aree di pascolo sono, invece, regolate da diritti d’uso
- agricoltura, prevede la coltivazione di raccolti su apprezzamenti di terrendo permanenti
e le pratiche dell’irrigazione, aratura e fertilizzazione.
L’agricoltura utilizza una strategia intensiva: rende necessario l’uso di tecniche che
consentono di utilizzare ripetutamente il terreno senza comprometterne la fertilità, e
richiede l’uso di animali addomesticati per l’aratura e il trasporto;
inoltre, è fortemente dipendente dall’esistenza di sistemi di irrigazione artificiali.
Nel caso dell’agricoltura a conduzione familiare, ovvero sufficiente al sostentamento di una
famiglia e dotarla di alimenti da poter vendere, la ripartizione del lavoro è molto marcata in
base al genere:
· gli uomini sono destinati al lavoro produttivo, dirigendo il raccolto e l’alimentazione del
terreno
· le donne conducono le attività commerciali
- industrializzazione e informatizzazione, basato sull’industrializzazione diffusa e sulla
centralità delle transazioni economico-finanziarie e della comunicazione informatica di
massa > procura le risorse necessarie alla sussistenza ricorrendo all’impiego di massa di
forza lavoro in operazioni di affari e commerciali, attraverso creazione, manipolazione,
gestione e trasferimento di informazioni per mezzo dei media elettronici.
Nel capitalismo industriale, la maggior parte dei beni non è prodotta per soddisfare bisogni
primari, ma per soddisfare bisogni non essenziali dei consumatori.
Inoltre, il tasso di occupazione nel settore dell’agricoltura diminuisce, mentre aumenta il
numero di persone impiegate nel comparto manifatturiero e dei servizi.
IL CONSUMO
La parola “consumo” possiede due significati:
- il primo corrisponde all’input, ovvero a ciò che un individuo “prende”, in termini di cibo
o altri modi di utilizzare i beni
- il secondo, corrisponde all’output, è un prodotto, in termini di spesa o di utilizzo di
risorse per ottenere un dato prodotto
I sistemi di consumo si basano sulla relazione tra domanda, ciò di cui gli individui hanno
bisogno, e l’offerta, le risorse disponibili per soddisfare la domanda:
- il minimalismo è caratterizzato da una domanda limitata e ben definita da parte dei
consumatori, e da un adeguato e sostenibile sistema per soddisfarla
- il consumismo è caratterizzato da un’alta e potenzialmente infinita domanda, e i mezzi
per soddisfarla non sono mai sufficienti.
Nelle società poco estese i beni di consumo sono, generalmente, prodotti dagli stessi
consumatori;
- con il consumo personalizzato, i beni vengono prodotti da individui con i quali il
consumatore intrattiene relazioni personali e dirette
- con il consumo spersonalizzato, i consumatori si allontanano dai produttori
L’INTERSCAMBIO
L’interscambio è il trasferimento di qualcosa, tangibile o meno, tra un minimo di due
persone, gruppi o istituzioni.
Esistono due gruppi di interscambio:
- lo scambio equilibrato, il cui obiettivo è giungere immediatamente, o in futu ro, al
bilanciamento degli importi di investimenti fatti dai partner coinvolti;
comprende due sottogruppi, distinti sulla base delle relazioni sociali esistenti tra le due
parti coinvolte e del grado in cui è atteso un ritorno:
· reciprocità generalizzata, è un tipo di transazione che comporta che i partecipanti siano
poco consapevoli del guadagno materiale che possono ottenere, oppure di cosa e quanto
riceveranno in cambio
· reciprocità attesa, è uno scambio di beni e servizi dal valore approssimativamente
identico, solitamente ha luogo tra persone che occupano una posizione sociale simile;
se la controparte non porterà lo scambio alla sua conclusione prevista, la relazione si
spezzerà
- lo scambio squilibrato, in cui una delle due parti coinvolte ha l’obiettivo di trarne profitto

- la redistribuzione è una forma di scambio in cui una persona accumula beni o denaro
di molti membri di un gruppo ai quali, successivamente e mediante un evento pubblico,
“restituisce” i beni accumulati.
- lo scambio di mercato è una forma di scambio squilibrato e consiste nell’acquisto e
nella vendita di beni in condizioni di competitività, in cui il valore è determinato dalla forza
della domanda e dell’offerta; chi effettua la vendita lo fa per trarne profitto.

Altre forme di scambio squilibrato:


- gioco d’azzardo o scommessa, è il tentativo di ricavare profitto sfidando la fortuna in
un gioco in cui si mette in palio qualcosa di valore, nella speranza di ottenere un ritorno
maggiore da un’eventuale vincita
- furto, consiste nel sottrarre qualcosa senza prevedere o pensare di restituirla al suo
proprietario
- sfruttamento, consiste nell’ottenimento di qualcosa di maggior valore rispetto a quanto
si ottiene in cambio
CAPITOLO 4 – LA RIPRODUZIONE E LO SVILUPPO DEGLI ESSERI UMANI

DINAMICHE RIPRODUTTIVE
La dinamica riproduttiva è la modalità prevalente in una data cultura, di provvedere al
ricambio della popolazione per l’effetto combinato della fertilità (tasso di nascita) e della
mortalità (tasso di mortalità).
Gli antropologi culturali dispongono di dati provenienti da diverse culture, sufficienti per
delineare le caratteristiche generali di tre dinamiche riproduttive:
- nelle società raccoglitori-cacciatori, l’intervallo genesico, ovvero il tempo che intercorre
tra una nascita e l’altra, dura spesso diversi anni;
i motivi principali sono l’attività fisica, cioè raccolta e caccia, e la dieta che produce poco
grasso corporeo nella donna, influendo anche sull’allattamento al seno
- nelle società agricole si riscontra un tasso di natalità molto elevato, proprio perché
possiedono una politica a favore della procreazione > il pronatalismo
Questa propensione è generata dalla necessità di disporre di una consistente forza lavoro
per coltivare la terra, allevare gli animali e preparare gli alimenti per gestirne la
commercializzazione
- nelle società industriali, sia capitaliste sia socialiste, il tasso di riproduzione si abbassa
fino a raggiungere:
· il tasso di rimpiazzo, con un numero di nascite pari quasi a quello dei decessi
· il tasso di sostituzione, in cui la fertilità è più bassa dei decessi e comporta una
diminuzione della popolazione

I cambiamenti che precedono la dinamica riproduttiva rappresentano la transizione


demografica: il processo per cui il modello caratteristico delle economie agricole viene
rimpiazzato a quello associato ai contesti industriali.
Questo modello prevede due fasi:
- nella prima, il tasso di mortalità diminuisce grazie al miglioramento delle condizioni
generali
- nella seconda, vi è la diminuzione del tasso di fertilità

La dinamica della riproduzione presenta tre aspetti:


- riproduzione stratificata, le classi medio-alte tendono ad avere pochi figli ma con alte
percentuali di sopravvivenza, mentre le classi inferiori sono elevati sia i tassi di fertilità sia
quelli di mortalità
- invecchiamento della popolazione, la popolazione anziana aumenta rispetto a quella
giovane
- largo impiego della tecnologia scientifica per tutto ciò che concerne la gravidanza
come il concepimento, la contraccezione e l’interruzione della gravidanza
CULTURA E FERTILITÀ
La cultura condizione la fertilità umana sin dal concepimento, inteso come relazione
sessuale o qualunque altra forma di fecondazione di un ovulo.

Bronislaw Malinowski scrisse il primo studio antropologico della sessualità, basandosi su


una ricerca di campo svolta nelle isole Trobiand.
Nella sua monografia descrisse la sessualità giovanile, le tecniche sessuali, i riti magici
d’amore, i sogni erotici, la gelosia tra moglie e marito…

Presso le diverse culture la frequenza dei rapporti sessuali varia considerevolmente;


inoltre, attraverso la socializzazione, i giovani vengono educati al sesso, ma le regole
variano col genere, la classe, la razza e l’etnia: per molte culture l’attività sessuale
dovrebbe iniziare dopo il matrimonio > regola applicata con più severità per le donne.
La frequenza dei rapporti sessuali varia considerevolmente tra le diverse culture

La biologia, interagendo con ambiente e cultura, definisce l’arco di tempo della fertilità
femminile:
- dal menarca, la comparsa delle prime mestruazione
- alla menopausa, la loro scomparsa definitiva
Nelle ragazze dei paesi più ricchi, a differenza di quelle dei paesi poveri, il menarca
compare qualche anno prima.

CONTROLLO DELLA FERTILITÀ.


Sin dalla preistoria, i popoli di tutte le culture hanno utilizzato diversi metodi per
condizionare la fertilità, ovvero aumentarne il tasso, diminuirlo e regolale gli intervalli tra le
nascite; i metodi possono essere:
- diretti, come l’uso di erbe o medicine per provocare l’aborto
- indiretti, come i lunghi periodi di allattamento al seno che riducono la probabilità di
concepimento
INDUZIONE ALL’ABORTO
L’atteggiamento verso l’aborto indotto varia da cultura a cultura, passando da una sua
totale approvazione, alla tolleranza fino alla sua proibizione e alla punizione dei colpevoli.
Anche concepire figli illegittimi può essere una possibile motivazione di aborto, soprattutto
in zone occidentali.
I metodi di induzione all’aborto includono:
- percussione dell’addome - digiuno totale forzato
- assunzione di droghe - salti sul posto o nel vuoto
- lo svolgimento di lavori e il sollevamento di oggetti pesanti

La religione e l’aborto sono spesso correlati:


- il Cattolicesimo proibisce l’aborto, ma migliaia di donne cattoliche nel mondo ne fanno
ricorso
- l’Islamismo proibisce l’aborto, ma l’aborto di feti femmina è praticato clandestinamente
- il Buddismo non detta regole esplicite contro l’aborto: insegna che l’esistenza è fluida e
che un feto abortito è semplicemente restituito a un mondo acquatico di vita senza forma
- l’Induismo pratica l’Ahimsa, ossia la non violenza nei confronti di esseri viventi, anche
se sono appena percepiti dalle donne

Nei primi anni Ottanta hanno iniziato a diffondersi nuove tecnologie per la riproduzione,
come la fecondazione in vitro (FIVET): in cui gli ovuli vengono fecondati all’esterno
dell’utero > si tratta di un metodo che cerca di aggirare gli ostacoli biologici per fornire
opportunità procreative alle coppie infertili.

L’INFANTICIDIO
L’infanticidio, ossia l’uccisione deliberata di un neonato o di un bambino, è una pratica
comune presso molte culture;
si compie solitamente in due modi:
- diretto, è la morte a seguito di azioni quali: percosse, soffocamento, avvelenamento e
affogamento
- indiretto, è un sistema più subdolo e può comportare pratiche ripetute nel tempo quali:
privazione di cibo, mancato ricovero in ospedale e la privazione di indumenti caldi in
inverno

La motivazione più diffusa dell’infanticidio riguarda una deformità o una grave infermità del
neonato;
però, può anche essere connesso al sesso del neonato, ad una illegittimità o alla presenza
di una famiglia troppo numerosa.
LA PERSONALITÀ
La personalità è il modo prevedibile e distintivo di comportarsi, pensare e sentire
dell’individuo.
Gli antropologi culturali ritengono che la personalità si formi in larga misura attraverso
l’inculturazione, detta anche socializzazione, ovvero l’apprendimento della cultura
attraverso processi formali e informali.

IL CONTESTO DELLA NASCITA


Esso incide sullo sviluppo psicologico dell’infante.
Molti psicologi contemporanei sostengono che il contatto e la costruzione di un legame
affettivo tra genitore e bambino, al momento della nascita, siano cruciali per lo sviluppo di
un senso di attaccamento al bambino da parte del genitore.
Gli specialisti occidentali affermano che, se questi legami non vengono stabiliti al
momento della nascita, non si svilupperanno più in seguito.
Ma nei paesi con alti tassi di mortalità infantile, questi legami si sviluppano più tardi,
ovvero quando il bambino sopravvive oltre l’infanzia e ha già diversi anni.

IL GENERE DELL’INFANZIA
Gli antropologi culturali fanno una distinzione tra sesso e genere:
- il sesso, è qualcosa che viene dato all’individuo al momento della nascita;
per la scienza occidentale il sesso possiede tre indicatori biologici:
- genitali - ormoni - cromosomi
- il genere, è una costruzione culturale ed è molto variabile tra le diverse culture.

SOCIALIZZAZIONE NELL’INFANZIA
La ricerca nota come “Studio delle sei culture” è un progetto di ricerca transculturale
finalizzato a fornire dati comparativi sul modo in cui le attività e i compiti affidati ai fanciulli
modellino le loro personalità.
I ricercatori hanno applicato metodologie simili a sei diversi contesti, concentrandosi su
bambini tra i tre e gli undici anni, e annottandone i comportamenti;
da ciò emersero due principali tipi di personalità:
- premurosa-responsabile, è caratterizzata da azioni di cura e di condivisione con altri
bambini;
ciò è tipica delle zone con sistema di sussistenza basato sull’orticoltura
- dipendente-dominante, è caratterizzata da azioni finalizzate ad affermare una
supremazia sugli altri bambini, e dalle richieste di ricevere attenzion i da parte degli adulti;
ciò è tipica delle zone con sistema di sussistenza basato su ll’agricoltura o sull’industria
ADOLESCENZA E IDENTITÀ
Il passaggio dalla fanciullezza all’età adulta comporta l’occorrenza di determinati eventi
biologici e culturali:
- pubertà, è una fase necessaria del ciclo della vita umana, e presenta una serie di
fattori biologici come la mestruazione
- adolescenza, è un periodo di maturazione culturalmente definito, che va, all’incirca, dal
tempo della pubertà al raggiungimento dell’età adulta;
inoltre, consiste in una fase preparatoria a quella della creazion e.
Le diverse culture elaborano in modo differente, a seconda del sesso, la durata e le
dinamiche dell’adolescenza.

IL PASSAGGIO ALL’ETÀ ADULTA


Presso alcune culture esistono delle cerimonie che segnano il passaggio alla maturità e
che sono diverse a seconda del genere, sottolineando così l’importanza dei ruoli maschili
e femminili degli adulti.
Le cerimonie prevedono spesso l’impressione di qualche tipo di marchio sul corpo
dell’iniziato, ad esempio l’incisione della pelle, il tatuaggio o la chirurgia genitale.
Presso diverse società, i maschi adolescenti vengono sottoposti a un intervento che
comporta la rimozione della pelle che circonda l’estremità dei genitali, detta circoncisione;
esiste anche la mutilazione genitale femminile che consiste nell’eliminazione del clitoride e
delle grandi labbra vaginali.
Quest’ultima pratica è spesso associata all’infibulazione, che consiste in una sutura che
lascia soltanto lo spazio per il ciclo mestruale.

IDENTITÀ SESSUALE E PLURALISMO DI GENERE


Gli studiosi hanno dibattuto a lungo tra loro per stabilire se le preferenze sessuali e
l’identità di genere siano determinati biologicamente oppure costruiti e appresi attraverso
processi culturali.
Alcuni individui, anche se possiedono un determinato corredo biologico, possono
assumere identità sessuali differenti nel corso della propria vita.

Il pluralismo di genere consiste nell’esistenza, presso una cultura, di una molteplicità di


categorie tollerate e legittime di femminilità, mascolinità e gen ere dai confini incerti.
MATERNITÀ E PATERNITÀ
Per la maggior parte delle persone raggiungere l’età adulta significa celebrare una qualche
forma di matrimonio o condividere stabilmente la stessa abitazione con un’altra persona, e
avere dei bambini.
Per la cultura euro-americana, la donna diventa madre nel momento in cui genera un
figlio;
ma la maternità non è soltanto un fatto biologico, ma anche un processo culturale
attraverso cui si apprende ad essere madri.

La paternità, ovvero il processo culturale attraverso cui si apprende ad essere padri, è


meno accentuata della maternità;
esiste però un eccezione, la Couvade > insieme di comportamenti che assumono i padri
durante e subito dopo la nascita dei propri figli.

LA MEZZA ETÀ
Presso numerose società industrializzate e informatizzate, il raggiungimento del
quarantesimo anno di età rappresenta un momento di svolta significativo per gli uomini;
chiamato anche sindrome dei quarant’anni, esso comporta irrequietezza, ribellione e
infelicità spesso fattori di disgregazione familiare.

La menopausa, invece, è un aspetto significativo della mezza età nelle donne, che
comporta la scomparsa definitiva del ciclo mestruale.

LA FASE SENILE
La fase senile del ciclo della vita può considerarsi una conseguenza recente della società
umana contemporanea, poiché nell’antichità, gli esseri umani sopravvivevano raramente
oltre l’età riproduttiva.
Presso numerose culture, gli anziani sono tenuti in grande considerazione, in quanto
depositari di saggezza derivante dalle loro esperienze di vita;
presso altre culture, però, gli anziani sono un peso sia per le loro famiglie che per la
società.

LA FINE DELLA VITA


A meno che non si soffra di gravi problemi di salute o non ci si trovi in uno stato di forte
sofferenza, nessuno accoglie volentieri la morte.
Specialmente nelle società industrializzate e informatizzate, che si affidano molto alla
tecnologia medica, è probabile che i malati terminali debbano affrontare la scelta di come
e dove morire, e decidere se prolungare o meno la vita con metodi inconsueti oppure
optare per un suicidio medico assistito.
CAPITOLO 5 – MALATTIA, MALESSERE E CURA
L’etnomedicina è lo studio dei sistemi sanitari in uso presso le diverse culture; ogni
sistema sanitario è composto da più aspetti:
- identificazione e classificazione dei problemi di salute
- misure di prevenzione
- diagnosi
- terapie

IDENTIFICAZIONE E CLASSIFICAZIONE DEI PROBLEMI DI SALUTE


L’insieme di concetti che gli antropologi medici utilizzano per definire i problemi sanitari
presso le varie culture è la dicotomia malattia-malessere > in cui il termine:
- malattia, indica un problema di salute biologico, oggettivo e universale
- malessere, è collegato alle percezioni e alle esperienze che l’individuo subisce durante
un problema di salute

La ricerca etnomedica cerca di comprendere come le diverse culture classificano i vari


problemi di salute;
spesso, i depositari delle conoscenze etnomediche sono gli anziani competenti, che le
trasmettono per tradizione orale.

Gli antropologi hanno potuto verificare l’esistenza delle sindrome culturale: segnale di
segnali e sintomi esclusivi di una determinata cultura, o di un numero circoscritto di
culture;
le cause possono essere fattori sociali quali stress, spaventi, traumi, ma anche fattori
biologici.

La somatizzazione è il processo per cui il corpo assimila lo stress sociale, manifestando


sintomi di sofferenza.

Il SUSTO, sindrome di spavento o trauma, è un malessere culturale che include mal di


schiena, spossatezza, debolezza e inappetenza.

MISURE DI PREVENZIONE E DIAGNOSI


Il termine etnoeziologia si riferisce a variazioni interculturali nelle spiegazioni causali dei
problemi di salute e di sofferenza.

Le etnoeziologie possono essere:


- naturali, includono l’esposizione agli elementi della natura > le persone credono che
l’umidità e la pioggia provochino reumatismi, che il caldo eccessivo provochi la
disidratazione, che alcune condizione ventose provochino emicranie…
- socioeconomiche, includono mancanza di risorse economiche, un ’adeguata igiene…
- psicologiche, in cui alcuni problemi di salute sono attribuiti a emozioni come rabbia e
ostilità
- sovrannaturali, includono attività di entità spirituali e pratiche magiche

Gli antropologi medici usano l’espressione sofferenza strutturale o sociale per indicare
problemi di salute scatenati da povertà, guerra, carestia e migrazione forzata.
TERAPIE
È necessario distinguere tra:
- medicina privata, si prende cura delle sofferenze fisiche del malato in modo privato,
ovvero in condizioni di isolamento dalla società
- medicina di comunità, sistema di assistenza sanitaria che si realizza in ambito
pubblico, in cui il contesto sociale è un elemento cruciale del processo di guarigione > la
solidarietà degli altri convalescenti e le sessioni di gruppo possono migliorare le condizioni
di salute, mentale e fisica, del malato

La terapia umorale si basa sull’equilibrio tra determinati elementi presenti all’interno del
corpo e altri presenti nell’ambiente di vita del paziente.
Secondo questo sistema, gli alimenti e le sostanze medicinali possiedono effetti specifici e
diversi sul corpo.

Per prevenire o trattare i problemi di salute si utilizzano migliaia di sostanze diverse, sia
naturali che sintetiche.
La fitoterapia è un sistema terapeutico che fa uso di piante medicinali;
ad esempio, la foglie di coca vengono utilizzate dalle popolazioni dell’America meridionale
per combattere fame, freddo e problemi intestinali, distorsioni e gonfiori.

TRE PROSPETTIVE TEORICHE DELL’ANTROPOLOGIA MEDICA


- prospettiva ecologica-epidemiologica, si concentra sul modo in cui determinati aspetti
dell’ambiente naturale interagiscono con la cultura, dando origine a problemi di salute e
favorendone la diffusione tra la popolazione.
Secondo questa prospettiva, i ricercatori dovrebbero concentrarsi nella raccolta di
informazioni sul contesto ambientale e sulle consuetudini sociali che incidono sulla salute;
inoltre, la prospettiva ecologica-epidemiologica ambisce a produrre risultati utili per i
programmi sanitari pubblici e può fornire informazioni su gruppi a rischio di insorgenza di
problemi specifici.
Gli antropologi hanno applicato questa metodologia allo studio dei danni causati alla salute
e alla sopravvivenza delle popolazioni indigene in seguito al contatto con i colonizzatori;
le loro ricerche hanno documentato gli effetti devastanti dei suddetti contatti, che vanno
dal completo e rapido sterminio degli indigeni, al loro adattamento all’interno di altri gruppi,
fino al passaggio a condizioni di vita drasticamente diverse.
Prima dell’arrivo dei colonizzatori, queste popolazioni erano completamente esenti dalle
malattie;
ma, in seguito, ne riscontrarono principalmente tre:
· vaiolo · morbillo · malaria
Le popolazioni indigene, oltre ad essere colpite dalle malattie infettive, vennero decimate
da:
· vere e proprie stragi
· riduzione in schiavitù
· durissime condizione di lavoro in cui sono state costrette
· danni psicologici derivanti dalla perdita dei sistemi di vita tradizionali, dei legami e del
sostegno della comunità
Tutto ciò portò alla nascita dell’espressione trauma storico > trasmissione dai genitori ai
figli, lungo le generazioni, dell’impatto emozionale e psicologico del colonialismo
- prospettiva interpretativa, prevede lo studio dei diversi modi che le culture possiedono
per identificare, descrivere e vivere le malattie, e come i diversi sistemi terapeutici
forniscano risposte sensate ai malesseri individuali e collettivi.
L’attribuzione del significato della malattia fornisce un supporto psicologico alle persone in
difficoltà e può favorire la guarigione attraverso il metodo chiamato effetto placebo > esito
positivo di un metodo terapeutico dovuto a un fattore simbolico o comunque non
misurabile.
- antropologia medica-critica, prevede lo studio dei meccanismi attraverso i quali le
organizzazioni politiche ed economiche influenzano lo stato di salute degli individui, le loro
possibilità di usufruire di cure mediche e di accedere a sistemi sanitari.
Il processo di medicalizzazione è l’attribuzione di connotati medico-sanitari a un
determinato problema o evento per cui si ritiene necessario un trattamento sanitario,
mentre, invece, l’evento o il problema in questione riguarda l’ambito economico o politico.
Esistono prove sostanziali a sostegno dell’ipotesi che la povertà sia una delle maggiori
cause di cagionevolezza e mortalità, tanto nei paesi industrializzati che in quelli in via di
sviluppo;
nei primi, i problemi di salute più diffusi sono:
· malattie del sistema circolatorio
· tumori maligni
· AIDS
· malattie dovute al consumo eccessivo di bevande alcoliche e/o fumo
nei paesi meno industrializzati, sono:
· tubercolosi
· malaria
· AIDS

LE MALATTIE DEL PROGRESSO


Con la globalizzazione, i problemi sanitati si diffondono nel mendo e arri vano a interessare
regioni remote, molto più velocemente di quanto non sia avvenuto prima.
A partire dalla metà del XX secolo, le scoperte scientifiche come vaccini e antibiotici, e i
progresso nel campo della tecnologia sanitaria, hanno drasticamente arginato la diffusione
di malattie infettive;
negli anni 80, però, si è diffusa rapidamente l’epidemia dell’AIDS.

Le malattie del progresso si caratterizzano come problemi di salute causati o aggravati da


progetti di sviluppo economico.

Il contatto tra due culture diverse può dar luogo a situazione in cui alcune delle specificità
di una di esse, coesistono con le specificità dell’altra.
Il termine pluralismo medico indica la compresenza, in una data società, di più sistemi
sanitari, allargando così l’offerta di terapie che giovano a loro volta alla salute.

L’antropologia medica applicata è l’impiego di conoscenze antropologiche per contribuire


al raggiungimento degli obiettivi degli operatori sanitari;
Gli antropologi possono servire da mediatori culturali > individui che conosce bene due
culture diverse tra loro e, quindi, può agevolarne la comunicazione e comprensione
reciproca.
CAPITOLO 6 – LA PARENTELA E LA VITA FAMILIARE
In tutte le culture ci sono modi per definire la parentela o un sentimento di affinità che lega
tra loro persone e gruppi;
inoltre, ogni cultura definisce anche i criteri per stabilire chi siano le persone tra loro
parenti e quale debba essere la relazione che ne deriva.
Ciò avviene attraverso il sistema di parentela > principale forma di organizzazione delle
relazioni parentali e dei conseguenti comportamenti;
è un sistema talmente interiorizzato che viene dato per scontato, come se avesse
un’origine naturale piuttosto che culturale.
Il gruppo di parentela ha la funzione di:
· assicurare la continuità del gruppo, combinando i matrimoni
· mantenere l’ordine sociale, stabilendo regole morali e punendo chi le trasgredisce
· provvedere alle necessità primarie dei suoi membri, disciplinando la produzione, il
consumo e la distribuzione delle risorse

Le società industrializzate enfatizzano il ruolo primario delle relazioni di sangue;


anche se, non sempre il sangue è il criterio di base per definire una relazione di parentela.
In altre culture, uno dei criteri per determinare la parentela è il comportamento

STUDIARE LA PARENTELA
Nel XX secolo, sulla base delle informazioni raccolte presso le varie culture, l’antropologo
tracciava un diagramma della parentela, partendo dall’ego e nominando tutti i parenti a lui
legati.
L’albero genealogico, invece, non parte dall’ego ma dal primo antenato di cui si
possiedono informazioni.

Gli antropologi, ad oggi, si concentrano su tre fattori chiave che, presso le diverse culture,
definiscono le relazione di parentela:
- discendenza
- condivisione
- matrimonio

LA DISCENDENZA
La discendenza configura le relazioni di parentela a partire da quella tra geni tore/figlio;
ne esistono due tipi:
- discendenza unilineare, sistema che traccia la discendenza a partire da uno solo dei
genitori;
inoltre, può assumere due principali forme:
· discendenza patrilineare · discendenza matrilineare
tracciata per linea maschile > il lignaggio tracciata per linea femminile > il
comprende soltanto gli uomini; lignaggio viene trasmesso di madre in
le figlie femmine quando si sposano, figlia
diventano parte di un altro lignaggio
- discendenza bilineare, sistema che traccia la discendenza a partire da entrambi i
genitori;
· nelle società patrilineari · nelle società matrilineari
prevale la patrilocalità, ovvero la prevale la matrilocalità, ovvero la
residenza dei coniugi con la famiglia del residenza dei coniugi con o vicino alla
marito, o nei pressi della loro abitazione famiglia della moglie

Presso le società industrializzate è frequente la neolocalità, ovvero la sistemazione dei


coniugi in località diverse da quelle di origine, sia dello sposo che della sposa.

LA CONDIVISIONE
Molte culture privilegiano i rapporti di parentela basati sulla condivisione e sul sostegno
reciproco.
In alcune società, la condivisione dello stesso nutrimento, rende i bambini appartenenti
allo stesso gruppo di parentela.

ADOZIONE E AFFIDAMENTO
L’adozione è una forma di trasferimento formale e permanente di un bambino/a;
le più comuni motivazioni di adozione sono la sterilità e il desiderio di prendersi cura di un
determinato tipo di bambino.
L’adozione si divide in:
- adozione chiusa, l’individuo adottato riceve un nuovo certificato di nascita e cessa di
avere ogni tipo di rapporto con i genitori biologici
- adozione aperta, l’individuo può conoscere il suo passato e mantenere i rapporti con i
genitori biologici

L’affidamento è una forma di trasferimento temporaneo di un bambino/a, in cui i genitori


affidano i propri figli ad altre persone, per offrire loro maggiori possibilità di ottenere
un’educazione e/o una vita migliore.

IL MATRIMONIO
“È una forma di legame, solitamente tra due individui che, presumibilmente ma non
necessariamente, condividono la stessa abitazione e hanno rapporti sessuali procreativi.”

Tutte le culture umane celebrano il matrimonio, e tutte esprimono indicazioni relative a chi
sia opportuno sposare e con chi lo sia avere rapporti sessuali.
Queste preferenze possono essere informali e implicite oppure formali ed esplicite, e si
esprimono attraverso regole di esclusione e regole di inclusione.
Una delle regole fondamentali e universali di esclusione è il tabù dell’incesto > vieta il
matrimonio o il rapporto sessuale tra persone che appartengono allo stesso nucleo
familiare.
Secondo Levi-Strauss, il tabù dell’incesto ha finalità economiche e sociali molto importanti,
poiché favorisce la nascita di organizzazioni sociali più ampie rispetto alla famiglia.
Le regole per la scelta del coniuge variano tra le diverse culture:
- endogamia, prescrive la scelta del coniuge appartenente allo stesso gruppo > si
preferiscono solitamente i cugini
- esogamia, prescrive la scelta del coniuge appartenente a un gruppo diverso

Inoltre, la scelta del coniuge è condizionata da considerazioni relative al suo status:


- iperginia, ovvero l’elevarsi col matrimonio, indica una donna che sposa un uomo
avente uno status più elevato del suo
- ipoginia, ovvero l’abbassarsi col matrimonio, indica una donna che sposa un uomo
avente uno status inferiore rispetto al suo
- isogamia, matrimonio tra individui di pari livello sociale

Il ruolo esercitato dall’amore romantico nella scelta del coniuge è oggetto di dibattito tra:
- deterministi biologici, sostengono che i sentimenti dell’amore romantico siano
universali tra gli esseri umani, poiché hanno un ruolo adattivo > portano maschi e femmine
a prendersi cura dei figli
- costruzionisti, ritengono che, raramente, l’amore romantico sia uno dei fattori che
influenzano la scelta del coniuge

DONI DI NOZZE
Alla maggior parte dei matrimoni è associato uno scambio di doni o servizi tra la famiglia
dello sposo e la famiglia della sposa;
le forme di scambio matrimoniale più diffuse nel mondo sono:
- la dote, trasferimento di denaro o altri beni dalla famiglia della sposa a beneficio della
coppia di nuova formazione;
in alcuni contesti, la dote prende il nome di prezzo dello sposo, poiché gran parte dei beni
e del denaro non è destinata alla nuova coppia, bensì alla famiglia dello sposo
- il prezzo della sposa, trasferimento di beni o denaro dalla famiglia dello sposo alla
famiglia della sposa

Esiste, inoltre, il servizio per la sposa, prestazione di lavoro fornita dallo sposo ai suoceri,
per un dato periodo di tempo

FORME DI MATRIMONIO
Gli antropologi culturali distinguono due forme di matrimonio:
- monogamo, prevede due consorti
- poligamo, prevede più consorti;
il matrimonio poligamo può assumere due forme:
· poliginia, matrimonio di un uomo con più donne
· poliandria, matrimonio di una donne con più uomini
GRUPPI FAMILIARI
Per le scienze sociali si dividono in:
- famiglia, persone considerate legate da forme di parentela basate su discendenza,
matrimonio o condivisione;
non tutti i membri di una famiglia vivono assieme e condividono stretti legami affettivi, ma
ne fanno comunque parte
- gruppo domestico, persona che vive da sola oppure gruppo di persone, non
necessariamente legate da vincoli di parentela, che condividono la stessa abitazione;
l’organizzazione di un gruppo domestico può assumere due forme:
· gruppo domestico nucleare, composto da una coppia di adulti, sposati o conviventi,
con o senza figli
· gruppo domestico esteso, comprende più di una coppia di coniugi

LA VIOLENZA DOMESTICA
Pur se in diversa misura e con differenti modalità, la violenza tra partner all’interno di un
gruppo domestico è stata attestata presso quasi tutte le culture; gli aggressori sono
solitamente maschi e, di conseguenza, le vittime sono femmine.
Nei contesti in cui l’economia familiare è in mano agli uomini, le aggressioni da parte di
questi ultimi, rivolte alle mogli, sono più frequenti e severe;
sono meno frequenti e severe, nelle società in cui la donna lavora e ha una valida
importanza a livello sociale

TRASFORMAZIONE DEL MATRIMONIO


L’età media del primo matrimonio si sta alzando ovunque, a causa della maggiore
importanza attribuita al raggiungimento di un certo livello di istruzione prima del
matrimonio e della crescente aspirazione di acquisire determinate risorse materiali, ad
esempio una casa di proprietà.
Stanno aumentando anche matrimonio tra persone di nazioni ed etnie diverse, a causa
delle migrazioni internazionali.

TRASFORMAZIONE DEI GRUPPI DOMESTICI


La globalizzazione sta velocemente introducendo elementi di cambiamento nella struttura
dei gruppo domestici e nelle loro dinamiche interne.
È probabile che, con l’industrializzazione e l’inurbamento, le strutture familiari estese
tendano a diminuire, e i gruppi domestici nucleari a diffondersi sempre più.
CAPITOLO 7 – GRUPPI E STRATIFICAZIONI SOCIALI
Il gruppo sociale è un insieme di persone, distinto dal gruppo domestico, i cui membri sono
legati da relazione diverse da quelle di parentela;
ne esistono due tipologie:
- gruppo primario, composto da persone che si conoscono di persona e interagiscono
tra loro abitualmente
- gruppo secondario, i cui membri si identificano l’uno con l’altro sulla base di qualcosa
che li accomuna, ma che per qualsiasi motivo non possono incontrarsi di persona

Una forma preminente di gruppo sociale è la classe di età > composto da persone aventi
circa la stessa età che svolgono insieme alcuni rituali.

L’AMICIZIA
Col termine amicizia ci si riferisce a stretti legami sociali che si stabiliscono tra almeno due
persone, in modo informale e volontario e che implicano interazioni dirette;
essa appartiene alla tipologia di gruppo sociale primario.

I criteri che qualificano qualcuno come amico possono avere origini culturali: in genere
l’amicizia nasce tra persone appartenenti allo stesso ambito sociale.
Una caratteristica dell’amicizia è che induce gli individui amici a sostenersi a vicenda
psicologicamente e, a volte, anche materialmente.

I CIRCOLI
I circoli, come le fraternities e le sororities (associazioni studentesche, maschili e femminili,
delle università statunitensi), sono gruppi sociali basati su un senso di appartenenza
identitaria e sulla condivisione di obiettivi comuni;
possono essere composti da individui che:
- possiedono le stesse origini etniche
- hanno la stessa occupazione
- professano la stessa fede religiosa
- appartengono allo stesso genere sessuale
Molti circoli servono a facilitare i rapporti sociali e offrire sostegno psicologico e, spesso,
rivestono anche funzioni economiche e politiche.

LE BANDE GIOVANILI
Sono gruppi di giovani, solitamente residenti in aree urbane, spesso considerati un
problema sociale dagli adulti e dai tutori della legge;
hanno un capo riconosciuto, prevedono riti di iniziazione per i nuovi membri e l’uso di
marcatori simbolici di identità collettiva.
LE BANDE DI STRADA
Possiedono un organizzazione più rigida rispetto alle sopracitate: prevedono l’esistenza di
capi e la suddivisione gerarchica dei ruoli e delle responsabilità dei loro membri.
Ognuna di esse possiede un nome specifico e, i loro membri, mettono in evidenza la
propria appartenenza esibendo determinati tatuaggi o “colori”.
I motivi per cui si entra a far parte di una banda sono legati ad uno spirito individualista
della persona, che possiede cinque caratteristiche:
- forte spirito competitivo
- mancanza di fiducia negli altri
- sicurezza di sé
- isolamento sociale
- forte istinto di sopravvivenza
L’approccio strutturista suggerisce che sia soprattutto la povertà a far sviluppare questo
tipo di personalità.

LE COOPERATIVE
Sono una forma di gruppo economico in cui il surplus viene diviso tra i membri, e i l
processo decisionale segue il principio democratico, per cui ogni membro dispone di un
voto;
sono fonte di sostegno e forza reciproca, e danno alle donne l’opportunità di sviluppare
maggiori capacità di leadership.
Le più comuni sono:
- cooperativa agricola
- cooperativa di credito
- cooperativa di consumo

LA STRATIFICAZIONE SOCIALE
Consiste nelle relazione gerarchiche esistenti tra gruppi diversi, organizzati in livelli o strati
distinti.
I gruppi stratificati possono presentare disuguaglianza su molti fronti, relativi, ad esempio,
a risorse materiali, potere, condizioni di vita, educazione e attributi simbolici;
le persone appartenenti agli strati più elevati della società godono di privilegi, negati però
alle persone dei livelli più bassi.
Nei sistemi di stratificazione sociale le categorie di classe, razza, genere ed età,
determinano l’appartenenza di un individuo a una determinata posizione che può essere:
- ascritta, basata su qualità trasmesse per nascita
- acquisita, basata su qualità apprese con l’esperienza
I sistemi basati su posizioni ascritte sono più chiusi, mentre i sistemi che si basano su
posizioni acquisite sono più aperti per quanto riguarda le possibilità di spostarsi all'interno
del sistema, verso il basso così come verso le posizioni più alte.
LO STATUS
Le società umane collocano le persone in determinate categorie, che ne indicano lo status
> la posizione o collocazione sociale;
a ogni status è associato un ruolo, ovvero il comportamento che è giusto aspettarsi da chi
lo detiene.

LO STATUS ACQUISITO
La classe sociale è la posizione che un individuo o un gruppo occupano nella società, ed è
definita soprattutto sulla base di criteri economici.
* classe e status non sempre corrispondono

LO STATUS ASCRITTO
I sistemi di stratificazione sociale basati su qualità ascritte che suddividono gli individui in
gruppi di rango diverso sono:
- razza, la stratificazione razziale è una forma, relativamente recente, di disuguaglianza
sociale, che deriva da contatti tra gruppi precedentemente separati e caratterizzati
dall’esistenza di un dislivello di potere, in seguito a colonizzazioni, schiavismo e altri
trasferimenti in massa di individui.
Un elemento chiave del pensiero razziale è la convinzione che le variazioni nel
comportamento umano siano innate o dovute a fattori biologici
- etnia, l’appartenenza etnica dà luogo alla formazione di gruppi sulla base della
condivisione di un senso di identità che può avere motivazioni storiche, linguistiche,
geografiche, religiose, o risultare da una combinazione di simili elementi comuni.
I membri di un gruppo etnico che si trasferiscono da una zona all’altra, prendono il nome di
popolazione diasporica e rischiano di essere vittimi di emarginazione da parte dei residenti
- genere, le disparità di genere variano da cultura a cultura.
· Il patriarcato, la predominanza maschile in campo economico, politico, sociale
e ideologico è comune, ma non universale;
nelle sue espressioni più marcate gli individui femminili sono completamente
sottomessi al potere maschile, che può addirittura sfociare in omicidio > un esempio
estremo è l’omicidio d’onore
· Il matriarcato, la predominanza femminile, risulta essere raro nelle culture
contemporanee
- casta, forma di stratificazione sociale connessa all’Induismo, che classifica gli individui
in base alla nascita all’interno di gruppi distinti
LA SOCIETÀ CIVILE
È un insieme di gruppi di interesse, non governativi, che svolgono attività di
organizzazione nel settore economico, politico, etc.

Secondo il filosofo Hegel, la società civile è composta da gruppi e istituzioni sociali che si
collocano tra il singolo individuo e lo Stato;
Gramsci, invece, ha individuato due tipi di istituzioni civiche:
- quelle che concorrono al potere dello Stato, come la Chiesa e la scuola
- quelle che si oppongono, come i sindacati, i gruppi di protesta e i gruppi impegnati alla
difesa dei diritti dei cittadini
In alcuni casi, i governi favoriscono lo sviluppo della società civile affinché collabori a
perseguire i loro stessi obiettivi

I GRUPPI DI ATTIVISTI
Si formano con l'obiettivo di cambiare determinate situazioni, per esempio combattere la
repressione politica, la violenza e la violazione dei diritti umani.

I NUOVI MOVIMENTI E MEDIA SOCIALI


Sono gruppi attivisti sociali sorti, in tutto il mondo, intorno alla fine del XX secolo, e sono
spesso costituiti da minoranze oppresse, ad esempio popolazioni indigene, gruppi etnici,
donne, etc.;
utilizzano i mezzi di comunicazione, come il web, per attrarre nuovi membri, scambiarsi
idee e raccogliere fondi.
CAPITOLO 8 – SISTEMI POLITICI E GIURIDICI
L'antropologia politica è un sottocampo dell'antropologia culturale che si concentra sul
comportamento umano e sul pensiero in relazione al potere: chi lo detiene e chi no, gradi
di potere, basi di potere, abusi di potere, organizzazione politica e governo e relazioni tra
potere politico e religioso.

Con il termine politica si intende l’uso organizzato del potere pubblico.

- potere, abilità di ottenere dei risultati attraverso l’uso, potenziale o effettivo, della forza
- autorità, differisce dal potere in quanto, quest’ultimo, può essere esercitato anche da
un individuo privo di autorità
- autorevolezza, capacità di ottenere risultati esercitando pressioni morali o sociali

L’antropologia politica considera organizzazioni politiche quei gruppi interni a una data
cultura che sono responsabili:
- dei processi decisionali e della leadership nella sfera pubblica
- del mantenimento dell’ordine e della coesione sociale
- della tutela dei diritti collettivi
- di garantire la sicurezza in caso di aggressioni esterne
Esse vengono divise in bande, tribù, chiefdom e stati.

LA BANDA
È la più antica forma di organizzazione politica delle società raccoglitori-cacciatori, ed è
caratterizzata da un sistema di affiliazione flessibile e dall’assenza di un ruolo di
leadership formale, ovvero nessun membro viene eletto permanentemente a capo della
banda;
normalmente, è composta da un minimo di ven ti ad un massimo di venti persone, tutte
legate da rapporti di parentela e, ognuna di esse, può uscire tranquillamente dalla banda
per entrare in un’altra.
Si riuniscono in momenti dell’anno specifici, connessi al calendario rituale e al programma
delle attività di caccia e raccolta.
Tutti i membri, leader compresi, hanno uno status sociale equivalente, e il leader possiede
un certo grado di autorità e autorevolezza, ma non detiene il potere e non può costringere
gli altri membri a condividere le sue opin ioni.
La maggior parte dell’attività è dedicata alla condivisione di decisioni riguardanti le
migrazioni del gruppo, la distribuzione del cibo e la risoluzione dei conflitti interpersonali.

IL CHIEFDOM
È una forma di organizzazione politica che comprende più tribù e villaggi uniti da
un’alleanza permanente, condividenti anche lo stesso leader.
I chiefdom, a causa di ciò, vantano una popolazione più numerosa, sono, inoltre, più
centralizzati e socialmente stratificati.
I leader e i loro discendenti sono di rango più elevato rispetto alle persone comuni;
il matrimonio tra persone appartenenti a ranghi diversi è proibito.
Per diventare chief è necessario sia possedere dote ereditarie, come appartenere al
lignaggio di un chief oppure esserne i primogeniti, sia dimostrare qualità individuali,
misurate in termini di attitudini al comando, carisma e ricchezza materiale.
LA TRIBÙ
È una forma di organizzazione politica più formalizzata della banda, ed è associata alle
società agricole-pastorali;
è composta da diverse bande o lignaggi, ciascuno dei quali è caratterizzato dalla
condivisione dallo stesso linguaggio e stile di vita.
I gruppi tribali possono essere collegati tra loro attraverso la struttura del clan > gruppo in
cui la maggior parte dei membri sostiene di discendere da un antenato comune, non
rintracciabile sul piano genealogico, ma spesso individuato in un personaggio mitico.
L’incarico di dirigere la tribù è attribuito a un leader in modo formale;
egli deve essere un grande lavoratore, generoso e possedere buone qualità individuali;
è, inoltre, responsabile di stabilire il momento opportuno per il trasferimento del bestiame e
per la semina e la raccolta, fissare le date di celebrazione di feste e cerimonie stagionali, e
risolvere i conflitti interni ed esterni.

Esiste un sistema, che è una via di mezzo tra tribù e chiefdom, caratterizzato dalla
presenza di un big man o da una big woman > individui che sono stati capaci di
assicurarsi consenso politico, prestigio, autorevolezza e autorità attraverso un sistema di
redistribuzione fondato sui legami personali e la partecipazione a suntuosi eventi festivi.
Essi coltivano legami politici con gli abitanti di molti villaggi;
hanno il compito di dirigere le questioni interne, tra cui la scelta del momento adatto per la
semina, e quelle esterne, legate a eventi festivi, scambi commerciali e guerre.
Un aspirante big man/woman può giungere a rivestire tale posizione di rilievo attraverso
un processo chiamato moka > strategia finalizzata a ottenere rilevanza politica attraverso
lo scambio di favori e doni con altri individui, e la sponsorizzazione di grandi eventi festivi , i
quali danno luogo a ulteriori scambi di doni.

LO STATO
È un’entità politica centralizzata che riunisce numerose comunità;
è, inoltre, dotato di una struttura burocratica e di leader che dispongono di potere
coercitivo.
Lo stato è la forma di organizzazione politica di tutte le società contemporanee.

I suoi poteri e responsabilità sono:


- intrecciare relazione internazionali per trattare con altri Stati questioni di interesse
politico
- usare la forza a scopo di difesa, per proteggere i propri confini, e di offesa, per
ampliarli
- detenere il monopolio dell’uso della forza e far rispettare la legge e l’ordine
- definire i criteri per la cittadinanza, i diritti e le responsabilità dei cittadini
- registrare il numero, l’età, il sesso, l’ubicazione e le risorse economiche dei propri
cittadini attraverso sistemi di censimento
- acquistare risorse dai propri cittadini attraverso la tassazione
- mantenere un controllo sull’informazione

La maggior parte degli stati contemporanei è gerarchico e patrilineare, ed esclude dalla


partecipazione paritaria le classi subalterne e le donne.
ORDINE E CONFLITTO NELLE SOCIETÀ UMANE
Per controllo sociale, l’antropologia intende il processo attraverso il quale si mantiene una
convivenza ordinata all’interno dei gruppi.
I sistemi di controllo sociale includono:
- sistemi informali, basati sull’adozione di comportamenti corretti, educazione e
condizionamenti positivi da parte dei compagni
- sistemi formali, basati su regole codificate di comportamento e di punizioni per
eventuali disubbidienze

I principali sono:
- la norma, è uno standard condiviso che definisce il corretto comportamento degli
individui;
generalmente non è scritta, e si apprende inconsapevolmente attraverso la
socializzazione.
- la legge, è una regola vincolante, prodotta dalla consuetudine o attraverso un
provvedimento formale, che definisce comportamenti corretti e ragionevoli o punizioni
dovute a violazioni.

SISTEMI DI CONTROLLO SOCIALE NELLE PICCOLE SOCIETÀ


Le bande sono piccoli gruppi fortemente coesi, per cui le dispute sono, in genere, gestite a
livello interpersonale, tramite la discussione o il combattimento.
Nelle bande non statali la punizione è spesso legittimata da credenze in poteri
soprannaturali e nella loro capacità di colpire le persone.

Sono tre i fattori importanti per mantenere il controllo sociale nei sistemi statali:
- la specializzazione dei ruoli nel campo del controllo sociale > forze di polizia, giudici,
avvocati
L’attività di polizia è una forma di controllo sociale che prevede attività di sorveglianza e
minaccia di punizioni finalizzare al mantenimento dell’ordine sociale;
le forze di polizia sono specifiche organizzazioni i cui membri sono addetti a smascherare,
segnalare e investigare i crimini, e sono associate allo Stato
- i processi e i tribunali formali: la colpevolezza può essere stabilita attraverso la prova
dell’ordalia > metodo utilizzato per determinare l’innocenza o la colpevolezza di un
individuo, e prevede che quest’ultimo, se colpevole, sia costretto ad affrontare una prova
che può essere dolorosa o addirittura fatale
- le forme di punizione imposte dal potere, quali la carcerazione e la pena di morte
LEGGE E DISUGUAGLIANZA SOCIALE
L’antropologia giuridica critica è una delle prospettive adottate negli studi transculturali dei
sistemi legali;
si concentra sui metodi in cui i sistemi giuridici e le procedure legali contribuiscano a
mantenere la supremazia dei gruppi dominanti attraverso pratiche discriminatorie,
piuttosto che a proteggere i membri dei gruppi più deboli.
Questi studi hanno, dunque, documentato che i sistemi legali di vari Stati nel mondo
attuino discriminazioni sistematiche ai danni di minoranza etniche, popolazioni indigene,
donne, etc…
Per contrastare queste ingiustizie, molti antropologi cultu rali sostengono e operano per
promuovere la giustizia sociale > concetto basato sull’equità sociale, finalizzato a garantire
diritti e opportunità ai membri svantaggiati della società.

CONFLITTI ETNICI
Tutti i sistemi di controllo sociale devono confrontarsi con la possibilità che conflitti e
violenze irrompano nella sfera pubblica.
I conflitti e le rivendicazioni etniche possono scaturire:
- dal tentativo di un gruppo etnico di ottenere maggiore autonomia o un trattamento più
equo
- dall’azione di un gruppo dominante tesa a sottomettere, opprimere o sopprimere un
altro gruppo etnico attraverso:
il genocidio > l’uccisione di l’etnocidio > la distruzione
un gran numero di membri della cultura di uno specifico
di uno specifico gruppo etnico gruppo etnico

I conflitti settari sono conflitti basati sulla percezione dell’esistenza di differenze tra fazioni
o sette della stessa religione, (ad esempio, la religione musulmana che divide sciiti e
sunniti) e riguardano spesso i diritti e le risorse;
tale frattura si manifesta attraverso vere e proprie esplosioni di violenza, come le
aggressioni a siti religiosi della parte avversa.

La guerra è un conflitto aperto e dichiarato tra due entità politiche, ma può anche essere
semplicemente definita come un’aggressione organizzata.
La guerra prevede l’aggressione di un gruppo contro un altro gruppo e l’impiego di una
violenza letale;
la frequenza delle guerre, i loro obiettivi, il modo in cui sono condotte e le strategie di
ricostruzione postbellica delle relazioni sociali variano da una cultura all’altra.
Le motivazioni più diffuse per cui accadono le guerre sono:
- mire espansionistiche
- volontà di assicurarsi ulteriori risorsi e sbocchi commerciali
- opportunità di assistere alleati politici ed economici
- necessità di contrastare aggressioni da parte di altri Stati
Esistono anche motivazioni umanitarie che spingono gli Stati a intraprendere delle “guerre
giuste”, aventi l’obiettivo di:
- difendere i principi > come quello della libertà
- tutelare il rispetto dei diritti umani
Una forma di conflitto che si è sviluppato a partire dal XV secolo, quando le potenze
europee hanno dato inizio a imprese di colonizzazione dei paesi tropicali, è il conflitto
global-local.
Le guerre contro il terrorismo, che possono anche essere definite guerre neocoloniali,
perseguono il controllo di zone del mondo strategiche per gli interessi materiali e politici
dello Stato dominante > ad esempio gli Stati Uniti d’America impegnati in Iraq e
Afghanistan.

Un’altra forma di conflitto vede un attore privato, ad esempio un’azienda multinazionale,


entrare in conflitto con uno o più gruppi locali che vi si oppongono, spesso usando la forza
fisica;
alcuni antropologi, infatti, collaborano con queste aziende per aiutarle a costruire e
mantenere relazioni armoniose con le popolazione toccate dai loro progetti ;
altri, invece, aiutano le popolazioni coinvolte a documentare i danni causati dalle attività
imprenditoriali e a ottenere risarcimenti.
Il concetto di responsabilità sociale d’impresa (RSI) è una concezione etica imprenditoriale
per cui la ricerca del profitto non deve provocare danni alle società umane e all’ambiente
naturale, ed è sempre più spesso adottato dalle società multinazionali.

NAZIONI
La nazione è un insieme di persone che condividono lingua, cultura, storia, territorio di
riferimento e organizzazione politica.
Un’espressione collegata a quella di nazione è Stato-nazione > secondo alcuni, identifica
uno Stato che include una sola nazione;
secondo altri identifica una Stato che comprende più nazioni.

LA DEMOCRATIZZAZIONE
È il processo di trasformazione di un regime autoritario in un regime democratico;
l’attuazione di questo processo ha numerose condizioni:
- la rinuncia alla pratica della tortura
- la liberazione dei prigionieri politici
- l’abolizione della censura
- l’adozione di un atteggiamento di tolleranza nei confronti di una qualche forma di
opposizione
Una completa transizione alla democrazia avviene soltanto se il regime autoritario cessa di
detenere il controllo.
NAZIONI UNITE E MISSIONI INTERNAZIONALI DI PACE
Gli antropologi culturali hanno dimostrato che la guerra non è una categoria culturale
universale e che esistono culture presso le quali le dispute si risolvono senza ricorrere ad
esse.
In primo luogo, l’esistenza delle Nazioni Unite offre un’arena presso cui dare voce alle
dispute;
mentre le organizzazioni internazionali per la pace possono contribuire e promuovere il
mantenimento della pace e dell’ordine mondiale, garantendo un luogo dedicato all’analisi
delle interrelazioni tra i vari problemi esistenti a livello globale, e alla denuncia delle cause
e delle conseguenze della violenza.
Le Organizzazioni Non Governative (ONG) promuovono attività di mediazione tra le
istanza di gruppi portatori di interessi diversi, finalizzate alla promozione e al
mantenimento della pace, tanto a livello locale quanto globale.
CAPITOLO 9 – LA COMUNICAZIONE
La maggior parte delle persone comunica costantemente con altre persone, con entità
sovrannaturali o con animali.

- comunicazione, è un processo che consiste nell’emissione e nella ricezione di


messaggi dotati di significato;
tra gli esseri umani avviene attraverso il linguaggio
- linguaggio, forma di comunicazione basata su un insieme sistematico di simboli e
segni, dotati di significato, appresi e condivisi;
può essere orale, scritto, gestuale, o essere trasmesso attraverso movimenti del corpo,
alterazioni e forme impresse su di esso, come l’acconciatura dei capelli, l’abbigliamento e
gli accessori

Gli studiosi hanno stabilito che il linguaggio umano è caratterizzato da:


- produttività, può generare un numero infinito di espressioni comprensibili, a partire da
un insieme finito di regole;
questa proprietà è caratterizzata da un’abbondante varietà di simboli usati per comunicare
- distanziamento, capacità di riferirsi a aventi e questioni che appartengono a momenti
distanti nel tempo

I primati, invece, possiedono un insieme di risorse comunicative più limitato, caratterizzato


da un sistema di richiami > forma di comunicazione orale basata su un repertorio definito
di suoni dotati di significato e generati in risposta a fattori ambientali

PROPRIETÀ FORMALI DEL LINGUAGGIO VERBALE


Il linguaggio umano può essere analizzato nelle sue caratteristiche formali: suoni,
vocabolario, sintassi > componenti di tutte le lingue del mondo.
Tuttavia, le lingue si differenziano ampiamente le une dalle altre, per quanto riguarda i
suoni e i vocaboli cui attribuiscono importanza e il modo in cui vengono combinati per
formare frasi dotate di senso compiuto.
I suoni cui si attribuiscono significati specifici sono detti fonemi.

Ogni lingua è dotata di un vocabolario, detto anche lessico.


Il significato di vocaboli, locuzioni e frasi è oggetto di studio della semantica.
A ciò, gli antropologi aggiungono l’etnosemantica > lo studio dei significato di vocaboli,
locuzioni e frasi così come vengono usati in determinati ambiti culturali.

La sintassi consiste in modelli e regole di organizzazione delle parole in frasi che abbiano
un senso o un filo logico.
LINGUAGGIO NON VERBALE E CORPOREO
Molte forme di linguaggio e di comunicazione non si basano sull’espressione verbale, ma
sono composte da simboli e segni;
esse sono:
- la lingua dei segni
- il silenzio
- il linguaggio del corpo

LA LINGUA DEI SEGNI


È una forma di comunicazione che, per trasmettere messaggi, si affida principalmente i
gesti delle mani.
Alcuni gesti possono essere compresi da molte comunità di segnanti ma, la maggior parte,
è specifica di una data cultura e, spesso, del tutto arbitraria.

La cinesica è un campo disciplinare, nato intorno agli anni Cinquanta, che ha per oggetto
di studio le basi culturali che caratterizzano le forme di comunicazione gestuale, sia delle
lingue de segni sia della gestualità quotidiana usata per veicolare messaggi.

IL SILENZIO
È una forma di comunicazione non verbale;
il suo impiego è spesso associato allo status sociale e varia tra le differenti culture > in
alcuni contesti è un segno distintivo di potere.

IL LINGUAGGIO DEL CORPO


Si esprime attraverso:
- il movimento degli occhi
- la postura
- il modo di camminare, di stare in piedi o seduti
- i tatuaggi sul corpo
- l’acconciatura dei capelli
- gli accessori come abiti, scarpe e gioielli
Anche in questa forma di linguaggio non verbale si seguono schemi e regole, e i suoi
significati sono appresi spesso inconsciamente.
LA COMUNICAZIONE TRAMITE I MEDIA E LA TECNOLOGIA INFORMATICA
L’antropologia dei media è lo studio transculturale della comunicazione attraverso sistemi
elettronici quali radio, televisione, internet, musica, cinema, giornali, etc…
Inoltre, essa connette l’antropologia linguistica all’antropologia culturale, analizzando:
- i processi mediatici
- i contenuti dei messaggi trasmessi attraverso i media
- le risposte da parte del pubblico
- gli effetti sociali delle rappresentazioni mediatiche

L’antropologia critica dei media si sforza di comprendere quanto l’accesso ai media renda
gli individui più liberi, oppure quanto eserciti un controllo su di essi, e a quali interessi i
media si prestino.

LINGUAGGIO, CULTURA E PENSIERO


Nel XX secolo, lo studio delle relazioni esistenti tra linguaggio e cul tura è stato fortemente
influenzato da due prospettive teoriche:
- il primo modello è l’ipotesi Sapir-Whorf > teoria secondo la quale la lingua che si usa
influenza fortemente il modo di pensare;
la lingua rappresenta un mondo cognitivo e le persone che parlano lingue diverse, vivono
in mondi cognitivi differenti.
Da ciò nasce il determinismo linguistico > teoria secondo cui la lingua determina lo
sviluppo cognitivo degli individui, la loro consapevolezza del mondo e il loro
comportamento;
questo concetto, portato all’estremo, implica che le strutture e le definizioni della lingua
madre di un individuo siano così forti che è impossibile imparare perfettamente un’altra
lingua e, di conseguenza, comprendere pienamente un’altra cultura
- il secondo modello è la sociolinguistica > sottolinea l’influenza del contesto culturale e
sociale sulla struttura della lingua che gli individui adottano per comunicare, e anche i
significati di quella data lingua;
i sociolinguisti sono, di conseguenza, dei costruzionisti culturali

La maggior parte degli antropologi ritiene valide entrambi i modelli, poiché linguaggio,
cultura, contesto e significato sono strettamente correlati > il linguaggio modella la cultura
e, a sua volta, il contesto culturale modella il linguaggio.

ANALISI CRITICA DEL DISCORSO


Con discorso si intende un uso culturalmente definito del linguaggio verbale che
comprende diverse varietà di espressioni orali, partecipazione e significato.
L’analisi critica del discorso è un approccio dell’antropologia linguistica che esami i modi in
cui il potere e la disuguaglianza sociale si riflettono e si riproducono attraverso il linguaggio
verbale.

IL GENERE NELLE CONVERSAZIONI


La maggior parte delle lingue presenta differenze di genere negli ambiti:
- della scelta dei vocaboli
- grammaticale
- dell’intonazione, del contenuto e dello stile
ORIGINI E STORIA DEL LINGUAGGIO
Nessuno sa con precisione quando sia nato il linguaggio verbale, ma alcune ricerche
sostengono che il linguaggio sia nato tra 100.000 e i 50.000 anni fa, quando gli esseri
umani hanno sviluppato le capacità fisiche e mentali necessarie a far nascere il pensiero
simbolico e la comunicazione verbale.
Probabilmente, le prime comunicazioni tra esseri umani erano basate su espressioni
facciali, gestualità e atteggiamenti del corpo.

LA LINGUISTICA STORICA
È lo studio della trasformazione linguistica nel corso della storia, e si basa si diverse
metodologie specializzate, utili a studiare le variazioni nel tempo e nello spazio di aspetti
del linguaggio quali:
- fonetica
- sintassi
- semantica
La sua origine risale al XVIII secolo ed è legata ad una scoperta di sir William Jones, un
amministratore coloniale che lavorava in India;
egli, mentre nel suo tempo libero studiava il sanscrito, la lingua classica dell’India, notò
chiare somiglianze col greco e il latino, nel vocabolario e nella sintassi.
I suoi seguenti studi su varie altre lingue contribuirono ad elaborare il concetto di famiglia
linguistica > gruppo di lingue che discendono dalla stessa lingua madre.

SISTEMI DI SCRITTURA
Le prime testimonianze linguistiche scritte arrivano dalla Mesopotamia, dell’Egitto e dalla
Cina;
il più antico sistema di scrittura, infatti, risale al IV millennio a.C. ed è stato documentato in
Mesopotamia.
Tutti i primi sistemi di scrittura utilizzavano i logogrammi > segni o simboli che indicano
una parola, una sillaba o un suono.
La nascita della scrittura è spesso collegata alla nascita dello Stato, in quanto ritenuta un
elemento chiave per la distinzione di quest’ultimo da altre forme di organizzazione politica,
poiché la compilazione di archivi era un’attività essenziale degli Stati.
Esistono due interpretazioni della funzione dei primi sistemi di scrittura:
- 1 > la scrittura aveva solo scopi cerimoniali
- 2 > la scrittura aveva la funzione di registrare eventi e attività commerciali presso i
governi

Il colonialismo europeo è stato un potente fattore di cambiamento linguistico;


infatti, i governi coloniali non solo hanno imposto l’uso della propria lingua nell’ambito
dell’amministrazione politica, degli affari e dell’educazione, ma, spesso, hanno anche
messo in atto procedure finalizzate alla soppressione delle lingue e delle letterature
indigene.
A seconda della loro durata, i contatti tra colonialisti e indigeni hanno portato alla nascita di
nuove lingue:
- pidgin > fonde elementi provenienti da almeno due lingue madri;
- lingue creole >
LINGUE GLOBALI
Il 96% della popolazione mondiale parla il 4% delle lingue esistenti.
Le otto lingue più parlate sono, nell’ordine: mandarino, spagnolo, inglese, bengalese,
hindi, portoghese, russo e giapponese > esse, che si stanno ampiamente diffondendo,
sono dette lingue globali.

LINGUE A RISCHIO DI ESTINZIONE


Esistono quattro fasi che caratterizzano il declino di una lingua:
- la sostituzione o decadenza è testimoniata dal fatto che colore che parlano una data
lingua dispongono di un vocabolario madrelingua limitato e utilizzano più spesso una
nuova lingua che conoscono bene
- si parla di rischio di estinzione quando una data lingua è parlata da meno di 10.000
persone
- quando solo pochi anziani la parlano
- quando nessun individuo la parla correttamente

Attualmente, si stima che il numero delle lingua a rischio sia compreso tra 5.000 e 7.000.
I progetti di salvaguardia e rivitalizzazione linguistica devono tener conto degli specifici
contesti locali e anche di fattori quali il livello di gravità della perdita linguistica, etc.
Le principali strategie di salvaguardia e rivitalizzazione includono:
- istituzione scolastica formale
- sistema basato sulla relazione tra un maestro e un apprendista, in cui un anziano
insegna la propria lingua
- sistemi e servizi di supporto all’insegnamento linguistico disponibili in rete
CAPITOLO 10 – LA RELIGIONE
La religione è un insieme di credenze e comportamenti associati a entità e forze
sovrannaturali;
inoltre, è correlata alla visione che gli individui possiedono del mondo, ovvero alla
spiegazione che essi danno circa l’origine del mondo.

MAGIA E RELIGIONE
Sir Edward Tylor ha scritto che la magia, la religione e la scienza sono tra loro affini,
poiché si tratta di modi diversi di “leggere” il mondo fisico e gli eventi che vi hanno luogo;
anche se riteneva che tra i tre, la scienza fosse la più evoluta.

Sir James Frazer definiva “magia” il tentativo di indurre forze ed entità sovrannaturali ad
agire secondo la propria volontà e ottenere determinati risultati;
mentre definiva “religione” il tentativo di compiacere forze ed entità sovrannaturali.
Frazer distinse due principi generali della magia:
- legge della somiglianza, è la base della magia imitativa e si fonda nel presupposto che
se una persona/cosa X sono simili a una persona/cosa Y, le azioni realizzate da X
interesseranno anche Y
- legge del contagio, è la base della magia contagiosa e stabilisce che una
persona/cosa che è stata in contatto con un’altra persona/cosa, possa avere degli effetti
su di essa

Secondo la teoria evoluzionistica, la magia sarebbe precedente alla nascita della religione,
e la prima sarebbe meno spirituale ed etica rispetto alla seconda, e, di conseguenza, più
primitiva.

ESPRESSIONI DELLA FEDE RELIGIOSA


Le credenze religiose sono condivise da un gruppo di individui e si trasmettono di
generazione in generazione principalmente attraverso due vettori:
- il mito, narrazioni che coinvolgono forze o entità sovrannaturali;
Malinowski assimilava il mito a una sorta di carta costituzionale delle società umane, in
quanto è espressione delle loro convinzioni più profonde e il veicolo per la trasmissione di
un codice morale;
Levi-Strauss riteneva, invece, che i miti avessero funzioni filosofiche e psicologiche
> aiutano gli individui a gestire le profonde contraddizioni esistenti come, ad esempio, tra
vita e morte o tra bene e male, offrendo loro narrazioni in cui, tali dualismi, trovano una
soluzione grazie a un terzo fattore, ch e funge da mediatore.
- la dottrina, enunciazione esplicita del credo religioso;
definisce esplicitamente il mondo sovrannaturale e quello terreno, descrive le origini di
quest’ultimo e le responsabilità degli esseri umani nei confronti di esso.
La dottrina è scritta, formale e affine alla legge, poiché associa credenze e comportamenti
scorretti alle loro punizioni;
inoltre, è associata alle religioni istituzionalizzate e di grande scala, piuttosto che a quelle
popolari di piccola scala.
CREDENZE RELATIVE AD ENTITÀ SOVRANNATURALI
Gli esseri sovrannaturali variano da forze imperiali a entità le cui sembianze sono simili a
quelle degli esseri umani;
possono essere creatori supremi e onnipotenti oppure spiriti minori e fastidiosi che, tramite
la possessione, sono capaci di alloggiare nel corpo degli esseri umani.
Il termine animalismo si riferisce a un sistema di credenze in cui il sovrannaturale è
concepito non come una forza personificata, ma come una forza dalle sembianze
zoomorfe.
Alcune forze, invece, possono essere antropomorfe e, proprio come gli esseri umani,
provano emozioni, quali affetto oppure distacco e impassibilità.

LUOGHI SACRI
Tutte le religioni esprimono credenze che riguardano l’esistenza di aree sacre;
i luoghi sacri possono consistere, per esempio, in formazioni rocciose o nelle rapide di un
fiume, etc.

LE PRATICHE RITUALI
Sono comportamenti strutturati e ripetitivi, orientati prevalentemente alla sfera del
sovrannaturale, ma esistono anche in ambito profano.

I rituali sacri sono la messa in atto delle credenze espresse dal mito e dalla dottrina > il rito
cristiano della comunione.
Gli antropologi distinguono i rituali sacri in categorie sulla base di diversi fattori;
una delle classificazioni esistenti si fonda sulla loro ricorrenza nel tempo:
- i riti periodici, celebrati con regolarità
- i riti non periodici, non possiedono una cadenza prefissata e si compiono in tempi
dell’anno non predeterminabili, in risposta ad eventi non programmati, come siccità e
inondazioni

I rituali profani non possiedono alcuna connessione con sovrannaturale strettamente


pertinente alle sfera religiosa > riti di iniziazione che segnano il passaggio all’età adulta.

I RITI DI PASSAGGIO
Chiamati anche rituali del ciclo della vita, sanciscono il cambiamento di status di un
individuo/gruppo che passa da uno stadio della vita ad un altro.
L’antropologo Victor Turner ha distinto tre fasi:
- separazione, l’individuo che si sottopone al rito viene separato fisicamente,
socialmente o simbolicamente dalla vita ordinaria;
questa sua condizione può essere segnata dall’uso di un particolare abbigliamento
- transizione o fase liminale, l’individuo ha perso il proprio status precedente e non
appartiene ancora al gruppo di chi ha raggiunto lo stadio successivo;
inoltre, deve apprendere speciali abilità necessarie proprio al nuovo status
- reintegrazione o aggregazione, l’individuo torna a far parte della comunità che lo
accoglie, riconoscendo il suo status rinnovato
IL PELLEGRINAGGIO
È un viaggio di andata e ritorno verso uno o più luoghi sacri, che ha scopi rituali o di
devozione religiosa;
Il pellegrinaggio, come i riti di passaggio, possiede tre stadi:
- 1 > il distacco dalla vita di ogni giorno
- 2 > nel corso di esso, si entra nella fase liminale
- 3 > infine si torna a integrarsi, trasformati, nella società

I RITUALI DI INVERSIONE
Capovolgono l’organizzazione ordinaria dei ruoli e delle relazioni sociali;
un esempio è il carnevale > consente agli individui, per un breve periodo, di assumere
ruoli che, normalmente, sono loro negati;
esso contiene anche significati simbolici che esprimono i valori della vita, della morte e
della rinascita, collegati con il ciclo della natura.

Molti rituali prevedono un sacrificio > è una delle forme rituali più antiche e prevede
l’offerta di qualcosa alle entità sovrannaturali;
può comportare, dunque, l’uccisione ci esseri umani o animali da offrire, oppure l’offerta di
vegetali, frutta, cereali, fiori o altri prodotti.

GLI SPECIALISTI RELIGIOSI


Non tutti i riti richiedono la presenza di uno specialista religioso > qualcuno che abbia
compiuto un percorso di formazione ampio e codificato;
tutti, però, necessitano dell’esistenza di un certo livello di competenza da parte di chi li
compie e sul modo corretto di celebrarli.

Gli specialisti religiosi si dividono in:


- lo sciamano, possiede un rapporto diretto con le entità sovrannaturali, dalle quali,
spesso, viene chiamato;
un potenziale sciamano può essere riconosciuto da alcune sue caratteristiche speciali,
come la capacità di entrare in trance.
Chiunque dimostri di possedere capacità sciamaniche può diventare uno di essi: è, infatti,
un ruolo accessibile a tutti
- il sacerdote, svolge il “lavoro” a tempo pieno e la loro posizione è dovuta alle capacità
che hanno acquisito nel corso di un percorso formativo codificato.
- il veggente, è capace di venire a conoscenza della volontà e dei desideri delle entità
sovrannaturali, attraverso tecniche quali, ad esempio, la lettura delle viscere di animali.
- il profeta, trasmette rivelazioni divine, generalmente ricevute in sogno o attraverso
visioni
- la strega, fa uso di poteri psichici e produce effetti sulle persone attraverso le emozioni
e il pensiero
LE RELIGIONI GLOBALI
L’espressione religione globale è stata coniata nel XIX secolo per indicare le religioni :
- basate su fonti scritte
- dotate di numerosi adepti presso diversi paesi
- interessate alla redenzione
Con lo scopo di espandersi e fare proseliti, oppure a seguito delle migrazioni dei fedeli
presso regioni diverse, per molti secoli, le religioni globali hanno superato i confini dei loro
territori d’origine;
inoltre, ad ogni religione globale, corrispondono numerose varianti locali,

Quando una religione globale si stabilisce in una nuova area culturale, entra in relazione
con le tradizioni religiose locali:
- se la religione d’importazione e quella locale coesistono come tradizioni separate, si
parla di pluralismo sociale
- se la religione d’importazione e quella locale coesistono a tal punto che due o più
elementi appartenenti ad esse si fondono insieme, si parla di sincretismo religioso

Le due religioni globali che danno più importanza al proselitismo > il tentativo di ottenere
nuovi accoliti, sono il Cristianesimo e l’Islam.
A volte, i loro rapporti con le religioni locali sono stati così violenti da portare alla completa
distruzione fisica di luoghi e oggetti sacri.

L’INDUISMO
Circa il 15% della popolazione mondiale sono Hindu.
I testi fondamentali dell’Induismo sono i quattro Veda, scritti in sanscrito nell’India
settentrionale tra il 1.200 e il 1.900 a.C.
L’induismo si basa su un ricco politeismo e, allo stesso tempo, su una tradizione filosofica
che riconduce la molteplicità delle divinità all’unità.
Le differenze tra caste, per quanto riguarda le credenze e le pratiche rituali, sono molto
marcate.
Uno dei concetti fondamentali della religione è quello del Karma > destino o fato;
il Karma di un individuo è determinato sin dalla sua nascita, sulla base della sua vita
precedente e del modo in cui l’ha condotta.

IL BUDDISMO
Il padre fondatore, Siddhartha Gautama, è venerato come il Buddha o il Risvegliato, e le
origini della religione sono collocate nell’India setten trionale, dove egli è nato e cresciuto.
Ad oggi, i buddisti costituiscono meno dell’1% della popolazione indiana ma, negli ultimi
200 anni, con la sua diffusione in Europa e in nord America, raggiungono il 6% della
popolazione mondiale.
Molti buddisti venerano Buddha come una divinità;
altri, invece, non lo considerano tale ma ne rispettano gli insegnamenti, seguendo la via da
lui indicata per il raggiungimento del Nirvana > la liberazione dalla vita mondana.
Il Buddismo è nato come forma di protesta contro l’Induismo, in particolare contro le
disuguaglianze tra caste, ma ne conserva diversi concetti, come quello del Karma;
per il Buddismo chiunque può guadagnare, con le buone azioni, reincarnazioni sempre
migliori, fino ad ottenere la liberazione del samsara > ciclo di vita.
L’EBRAISMO
Il primo sistema religioso ebraico è stato elaborato intorno al 500 a.C., a seguito della
distruzione del tempio di Gerusalemme da parte dei Babilonesi.
L’Ebraismo è una religione monoteista e insegna che esiste un solo Dio, unico e
onnipotente;
uno dei suoi aspetti essenziali è l’impegno a identificare ciò che non va nel presente,
trovando così un modo per sottrarsi, superare o sopravvivere ad esso.
I fedeli dell’Ebraismo credono nella Torah, detti anche cinque libri di Mosè > testi che
contengono la rivelazione della verità di Dio tramite Israele.
Attualmente, l’Ebraismo conta circa 15 milioni di seguaci in tutto il mondo.
Per gli adepti alla religione, il luogo più sacro è il Kotel o Muro Occidentale di
Gerusalemme > secondo le scritture, è su questa altura che Dio ha chiesto ad Abramo di
sacrificare suo figlio Isacco.

IL CRISTIANESIMO
Ha molti legami con l’Ebraismo, dal quale esso deriva;
uno dei più fondamentali è costituito dall’insegnamento biblico dell’avvento di un Salvatore
o Messia.
Il Cristianesimo è nato nel Mediterraneo orientale nel secondo quarto del I secolo;
i primi credenti erano ebrei che avevano spostato la fede in Gesù Cristo, il Messia, venuto
sulla Terra per compiere le profezie contenute nelle scritture ebraiche.
Ad oggi, il Cristianesimo è la più grande religione globale, conta circa 1/3 della
popolazione mondiale.
I Cristiani vedono nella Bibbia il testo che contiene i precetti fondamentali della fede >
credono che un Dio supremo abbia mandato il figlio sulla Terra, in sacrificio per il bene
dell’umanità, e guardano Gesù come modello di moralità.
Le tre maggiori ramificazioni del Cristianesimo sono;
- la Chiesa Cattolica Romana
- la Chiesa Protestante
- la Chiesa Ortodossa Orientale

L’ISLAMISMO
Si fonda sugli insegnamenti del profeta Maometto ed è la più giovane delle religioni
globali;
i fedeli dell’Islamismo ritengono che Maometto sia stato l’ultimo profeta di Dio.
Il termine arabo “Islam” significa “sottomissione/abbandono” al volere dell’unico dio, Allah,
per il tramite del quale si potrà ottenere la pace.
L’Islamismo si divide in due ramificazioni: Sunnita e Sciita.
I cinque pilastri della religione sono:
- la professione di fede di Allah
- la preghiera quotidiana
- il digiuno
- la carità ai poveri
- il pellegrinaggio a La Mecca
Ad oggi, i fedeli dell’Islamismo sono circa il 22% della popolazione mondiale.
LE RELIGIONI AFRICANE
Ad oggi, molte religioni africane sono globali;
nei secoli passati si sono diffuse al di fuori dell’Africa attraverso le migrazioni forzate degli
individui ridotti in schiavitù.
Alcuni elementi che distinguono le religioni africane sono:
- miti che narrano di una frattura tra divinità creatrice ed esseri umani
- un pantheon che comprende un dio principale e una gamma di entità sovrannaturali di
secondo piano
- elaborati riti di iniziazione
- rituali che comportano sacrifici di animali, pasti e danze
- altari, all’interno di santuari, visti come luoghi di contatto tra esseri umani e divinità
- stretti legami con i sistemi terapeutici

Inoltre, l’Africa ospita numerosi gruppi religiosi di: Musulmani, Cristiani, Ebrei e Hindi.

RASTAFARI
Detto anche Rastafanesimo, è una religione afro-caraibica che ha avuto origine in
Jamaica;
nasce per protesta alle religione africane, con cui condivide soltanto pochi elementi
sopramenzionati.
Le convinzioni includono la convinzione che:
- l’Etiopia sia il paradiso terrestre
- Haile Selassie sia un Dio vivente
- tutti gli esseri umani di colore potranno tornare nella loro terra di origine, l’Africa, grazie
al suo aiuto
Questa religione viene associata alla musica reggae, ai dreadlocks e al consumo di ganja.
TRASFORMAZIONI RELIGIOSE
Tutte le religioni esprimono mitologie e dottrine che danno continuità alle loro pratiche e
credenze;
tuttavia, nessuna religione è completamente rigida e immutabile > gli antropologi culturali
hanno documentato la rivitalizzazione di religioni che sembravano avviate all’estinzione a
causa di pressioni coloniali e di nascita di nuove religioni.

I MOVIMENTI DI RIVITALIZZAZIONE
Sono movimenti socio-religiosi, solitamente coordinati da un leader profetico, che
intendono portare cambiamenti positivi rifondando una religione minacciata da forze
esterne o adottando nuove pratiche e credenze.
Spesso, questi movimenti nascono nel quadro di un repentino cambiamento culturale, e
sembrano servire ad aiutare le persone a dare un senso al proprio mondo in
trasformazione, e a definire il proprio posto in esso.

LUOGHI SACRI CONTESI


Il conflitto religioso trova spesso espressione in relazione ai luoghi sacri: Gerusalemme è
un luogo di conflitti ricorrenti, in cui molte religioni e fedi diverse si contendono il controllo
delle Terre Sante.
Le tre importanti religioni che reclama i diritti su queste terre sono: l’Islam, il Cristianesimo
e l’Ebraismo;
inoltre, tra i cristiani, diverse fedi competono per attribuirsi il controllo della Ch iesa del
Santo Sepolcro.

LA LIBERTÀ RELIGIOSA COME DIRITTO UMANO


Secondo una dichiarazione delle Nazioni Unite, la libertà della persecuzione religiosa è un
diritto umano universale;
tuttavia, le violazioni di questo diritto da parte di alcuni paesi e religioni, che sono in
competizione l’una con l’altra, sono frequenti.
Spesso le religioni sono il motivo principale di conflitti e disaccordi, ma, a volte, sono la
chiave per la loro risoluzione.

In quanto parte integrante del patrimonio dell’umanità, le religioni possono essere meglio
comprese adottando una prospettiva contestualizzata e transculturale > comprenderle è
essenziale per costruire un futuro più pacifico.
CAPITOLO 11 – LA CULTURA ESPRESSIVA
La cultura espressiva comprende i comportamenti e i modi di pensare relativi all’arte, al
tempo libero e al gioco.

Secondo l’antropologia, l’arte è l’applicazione di immaginazione, abilità e stile alla materia,


al movimento e al suono, che trascende la mera praticità;
inoltre, l’arte è comune a tutti gli esseri umani, e nessuna cultura può dirsi completamente
priva di attività artistiche.
Gli antropologi analizzano anche:
- i procedimenti creativi
- le trasformazioni dell’arte
- le forme d’arte predilette dalle diverse culture
- il modo in cui la cultura costruisce e trasforma le tradizione artistiche

Le attività artistiche possono essere suddivise in diverse categorie, alcune delle quali
caratterizzano epoche, altre sono definite a partire dal mezzo espressivo impiegato, come:
- arti grafiche o plastiche
- arti decorative
- arti performative
- arti verbali

Esiste un’altra distinzione tra:


- belle arti, create da artisti che hanno ricevuto un’istruzione formale e sono prodotte per
essere immesse sul mercate grazie al valore della loro unicità
- arti popolari, create da artisti privi di un’istruzione formale che non le firmano e non ne
reclamano la proprietà e non sono prodotte per essere immesse sul mercato

Il termine estetica si riferisce a nozioni di qualità che sono socialmente condivise;


ad oggi, tutte le culture elaborano dei principi estetici.
L’etnoestetica riguarda, dunque, le estetiche culturalmente orientate.
LO STUDIO DELL’ARTE NEL SUO CONTESTO SOCIALE
L’antropologia dell’arte non si applica soltanto ai prodotti artistici, ma anche agli autori e
alle loro motivazioni, al ruolo che l’arte ha nella società, e ai suoi significati sociali più
ampi.

Franz Boas spingeva i suoi studenti ad andare oltre lo studio dei prodotti dell’attività
artistica, studiando l’artista nel suo contesto sociale.
Infatti, uno degli obiettivi dell’antropologo era quello di comprendere l’arte dal punto di
vista proprio dell’artista

Gli antropologi, inoltre, hanno dato conto di come la pittura, la danza, il teatro e il canto
favoriscono la socializzazione dei bambini, lo sviluppo di un'identità sociale, la definizione
dei confini del gruppo di appartenenza e i processi di guarigione;
e di come può servire a dare legittimazione ai leader politici e a sostenere gli sforzi bellici,
può fungere da strumento di controllo sociale, da catalizzatore per la resistenza politica o
da elemento unificante per lo sviluppo di una solidarietà etnica in contesti oppressivi.

Il metodo base dell’antropologia dell’arte è quello dell’osservazione partecipante > il padre


di questa metodologia è Malinowski.

LE ARTI PERFORMATIVE
Comprendono la musica, la danza, il teatro, la retorica e la narrazione.
Un importante indirizzo di studio, in relazione ad esse, ha assunto una denominazione
specifica: l’etnomusicologia > lo studio della musica presso le diverse culture;
gli etnomusicisti studiano:
- la struttura della musica
- la posizione sociale dei musicisti
- le relazioni tra la musica e altri ambiti della cultura
- le dinamiche di cambiamento delle tradizioni musicali

Il teatro è un tipo di performance che si serve del movimento e della parola per intrattenere
un pubblico, ed è associato alla danza, alla musica, alle sfilate, alla competizione ludica e
sportiva e alle arti verbali.
LE ARTI DECORATIVE E L’ARCHITETTURA
L’architettura è connessa ad altri ambiti della cultura, e può riflettere e tendere alla
conservazione della vigente stratificazione sociale e delle esistenti differenze basate su
classe, genere, età ed etnia.

Le arti decorative, che includono l’arredo degli interni di singole abitazioni ed edifici e di
ambienti esterni, riflettono anche la posizione sociale e il gusto degli individui.
Nelle società di:
- raccoglitori-cacciatori, data la grande mobilità che caratterizza gli individui che ne
fanno parte, vengono costruite abitazioni quando e dove servono, per poi abbandonarle
- orticoltura, le abitazioni sono più elaborate perché devono fornire da riparo dagli agenti
atmosferici, assicurare disponibilità di acqua e garantire un sistema di difesa
- pastorizia, vengono costruite strutture trasportabili, chiamate Tepee > tenda conica
realizzata con una cornice di quattro pali legati in alto con cinghie, il cono viene ricoperto
di pelli di bufalo

GIARDINI E FIORI
I giardini che hanno una funzione d’uso, soprattutto quelli che servono a produrre risorse
alimentari, sono distinti da quelli puramente decorativi.
Il concetto di giardino decorativo non è condiviso da tutte le culture;
le popolazioni circumpolari, ad esempio, non possono realizzare giardini nella neve, e
neanche le popolazioni basate sulla pastorizia, data la loro mobilità.
L’uso dei giardini decorativi è un prodotto delle società organizzate in stati, in particolare,
di quelle mediorientali, europee e asiatiche.

Ad oggi, i fiori recisi sono un importante prodotto economico poiché garantiscono entrate
ai floricoltori di tutto il mondo e sono anche beni di scambio.

GIOCO, TEMPO LIBERO E CULTURA


Spesso, i concetti di gioco e tempo libero si sovrappongono con quello di arte o
performance.
Le caratteristiche del gioco sono:
- non è un’attività necessaria
- non è finalizzato a portare, in modo diretto, risultati utili ai partecipanti
- si svolge in periodi di tempo limitati
- possiede delle regole
- può fare riferimento alla fortuna
- implica tensioni o competizione

L’ampio ambito del gioco e delle attività del tempo libero includono diverse ulteriori
categorie, come hobby, viaggi di piacere, etc.
GIOCO: PIACERE E SOFFERENZA
Molte attività del tempo libero coniugano piacere e sofferenza insieme;
ad esempio, scalare una montagna o andare a cavallo possono causare seri infortuni.
Una categoria di sport volutamente più pericolosa è quella degli sport cruenti >
competizioni in cui è esplicitamente previsto uno spargimento di sangue o, addirittura, la
morte di contendenti, che può tenersi tra esseri umani, tra questi e altri animali, oppure
soltanto tra animali.

COMPETIZIONI E SPORT
Le competizioni e gli sport possono riflettere relazioni sociali e ideali culturali, così come i
rituali e le festività religiose.
Per Clifford Geertz, sono:
- sia modelli di una cultura, poiché ne rappresentano gli ideali fondamentali
- sia modelli per una cultura, in quanto avvicinano gli individui a valori e ideali
determinati

In molti contesti, gli sport sono strettamente connessi alla religione e alla spiritualità.

TURISMO E VIAGGI DI PIACERE


Il turismo è una delle maggiori forze economiche del mondo, e possiede effetti rilevanti
sulle persone e i luoghi che fungono da destinazione turistica.
Un’elevata percentuale del tu rismo mondiale è composta da europei, americani e
giapponesi.
La letteratura promozionale turistica sfrutta, spesso, il “mito” di popoli e luoghi, e presenta
il viaggio come via di fuga verso una mitica terra delle meraviglie.
I risultati della ricerca applicata alla letteratura di viaggio occidentale mostrano che,
questa, dai tempi dei primi esploratori sino ai giorni nostri, è sempre stata ricca di
rappresentazioni primitiviste dei popoli indigeni.
Spesso, i turisti vanno in cerca della cultura così come questa viene presentata loro
dall'industria del turismo.
L'antropologia del turismo si è concentrata sull'impatto del turismo globale e locale sulle
popolazioni e sui luoghi indigeni.
Questi studi sono importanti perché rivelano quanto il turismo possa favorire o
danneggiare le popolazioni e gli ecosistemi locali.
CULTURA ESPRESSIVA E CAMBIAMENTO
Le forme e gli schemi della cultura espressiva sono in costante evoluzione: molti
cambiamenti sono indotti dalla cultura occidentale attraverso la globalizzazione.
I cambiamenti consistono nell’introduzione dell’uso di nuovi materiali e tecniche e
nell’appropriazione di nuove idee, gusti e significati e, spesso, si accompagnano a fattori di
trasformazione del contesto sociale come il colonialismo e il turismo globale.

Per colonialismo si intende una politica che verte alla conquista di territori e risorse attuata
dalle potenze europee a partire dal XV secolo.
Il colonialismo occidentale ha avuto effetti rilevanti sulla cultura espressiva dei popoli
indigeni;
in alcuni casi, la disapprovazione dei colonizzatori di particolari forme e attività artistiche
ha causato la loro scomparsa.

Il turismo globale ha avuto, anch’esso diversi effetti sulle arti indigene.


Spesso, i turisti desiderano acquistare oggetti d’arte e souvenir etnici e ciò ha provocato la
produzione di massa di sculture, tessuti o gioielli di qualità inferiore rispetto a quella degli
oggetti creati prima che la domanda aumentasse.
inoltre, l’interesse dei turisti ad assistere a una versione abbreviata di danze o
performance teatrali tradizionalmente lunghe ha portato alla rappresentazione di spezzoni
piuttosto che alle opere integrali;
dunque, il turismo ha causato il declino della qualità e dell’autenticità delle arti indigene.
Tuttavia, il sostegno che i turisti danno a queste arti indigene è, spesso, l’unico mezzo per
mantenerle in vita.

Un effetto positivo del turismo globale è il crescente sostegno locale e internazionale,


portato alla salvaguardia del patrimonio culturale materiale, che include siti, monumenti ed
edifici, ma anche oggetti mobili, considerati di eccezionale valore globale per motivi storici,
artistici o scientifici.
Recentemente, l’UNESCO ha adottato una nuova strategia finalizzata alla salvaguardia
del patrimonio culturale immateriale, o patrimonio vivente, che si manifesta nelle tradizioni
orali, nelle lingue, nelle arti performative, nei riti e negli eventi festivi, nelle conoscenze e
nelle pratiche relative alla natura e all’universo, e nell’artigianato.
Questa linea politica è basata sulla consapevolezza di come la cultura immateriale
fornisca, agli individui, un senso di identità e continuità, e favorisca il rispetto della diversità
culturale e della creatività umana.
CAPITOLO 12 – POPOLI IN MOVIMENTO
Fattori ambientali, economici, familiari e politici causano movimenti migratori di entità
apparentemente inedite;
il trasferimento di individui presso località diverse da quella di origine e i movimenti
migratori di massa si sono verificati du rante l’intero corso dell’evoluzione umana.

La migrazione è il trasferimento di un individuo/popolazione da una località ad un’altra;


le sue cause attengono ad aspetti basilari della vita umana e, spesso, la migrazione ha
effetti profondi, sia positivi che negativi, sullo status economico e sociale degli individui,
sulla loro salute, lingua, religione ed educazione.
Gli antropologi culturali studiano le tipologie di migranti, le cause e le dinamiche dei loro
trasferimenti, i percorsi di adattamento fisico e psicosociale dei migranti nel contesto di
destinazione e le implicazioni politiche e programmatiche di tutto ciò.

TIPOLOGIE DI MIGRAZIONI BASATE SU CRITERI SPAZIALI


- la migrazione interna è il trasferimento entro i confino di uno stesso paese > è
avvenuta nel corso del XX secolo, con la migrazione dalle campagne alle città, a causa
della ricerca di un’occupazione
- la migrazione internazionale è il trasferimento oltre i confini di un paese > sono
aumentate a partire dal 1945, la maggior parte degli individui si trasferisce per questioni
lavorative
- la migrazione transnazionale riguarda i ripetuti spostamenti di un individuo tra due o
più paesi, nel corso dei quali egli assume una nuova identità culturale, che trascende la
singola unità geopolitica

TIPOLOGIE DI MIGRANTI
I migranti possono essere distinti in tipologie, in base alle ragioni per cui si trasferiscono:
- i lavoratori migranti, ogni anno, diverse migliaia di individui si trasferiscono per
svolgere occupazioni dalla durata determinata, senza essere intenzionati a stabilirsi
permanentemente nel luogo di destinazione.
Questa forma di migrazione è chiamata anche migrazione di lavoratori salariati.
La migrazione circolare è uno schema regolare di trasferimento della popolazione tra due
o più località, e può verificarsi all’interno dello stesso paese oppure interessarne di più
- i profughi, sono stati costretti ad abbandonare le proprie case, comunità e paesi, e a
trasferirsi altrove;
le cause principali di questi trasferimenti forzati sono il colonialismo, lo schiavismo, la
guerra, le persecuzioni, i disastri naturali, etc.
Esistono anche i profughi interni, individui costretti a lasciare le loro case/comunità ma che
comunque restano entro i confini del proprio paese
- i rifugiati, sono stati costretti a trasferirsi all’estero, in quanto vittime, potenziali o
effettive, di persecuzioni razziali, religiose, di nazionalità, etniche, di genere o politiche
- i migranti istituzionali, sono individui che si trasferiscono, volontariamente o meno,
presso un’istituzione sociale > monaci, suore, anziani, prigionieri, studenti, personale delle
forze armate

La migrazione forzata causata da progetti di sviluppo, come la costruzione di dighe, è


detta migrazione da sviluppo.
I NUOVI IMMIGRATI
Negli Stati Uniti, l’espressione “nuovo immigrato” si riferisce ad una persona che si è
spostata tra paesi diversi dopo il 1960;
in tutto il mondo, questa tipologia di migranti include sempre più individui.

La migrazione internazionale del XXI secolo è caratterizzata da tre tendenze:


- globalizzazione, un maggior numero di paesi è interessato dalla migrazione
internazionale e, di conseguenza, la diversità culturale è in aumento sia nei paesi di
origine, sia in quelli di destinazione
- accelerazione, il numero dei migranti è aumentato in tutto il mondo
- femminilizzazione, il numero di donne migranti è in crescita da e verso tutto il mondo e
nell’ambito di tutte le categorie di migrazione

L’ANTROPOLOGIA CULTURALE IN TEMA DI MIGRAZIONI


Il compito dell’antropologia culturale in tema di migrazioni è, soprattutto, quello di
esplorare etnograficamente la vita delle comunità migranti e le loro relazioni con la
popolazione ospitante, così da poter riflettere in modo articolato sulle politiche migratorie,
sui processi di costruzione di identità di diaspore e nazioni e della cittadinanza.

È necessario, però, distinguere diversi approcci:


- l’assimilazionismo, non più teorizzato, verte sull’idea di assimilazione spontanea e
necessaria dei gruppi etnici sul territorio ospitante
- il multiculturalismo, si rifà all’idea della compresenza e convivenza tra comunità/gruppi
di diversa origine culturale;
esso non vuole cancellare le differenze etnico-culturali, bensì preservarle
- l’interculturalismo, contrappone una visione delle relazioni tra gruppi etnici, orientata al
dialogo e allo scambio
CAPITOLO 13 – CULTURA E SVILUPPO

DEFINIZIONI E STRATEGIE DELLO SVILUPPO


Lo sviluppo è un cambiamento finalizzato al miglioramento delle condizioni di vita degli
esseri umani;
uno dei suoi principali obiettivi è quello di prevenire o ridurre la povertà > stato di
privazione delle risorse tangibili e intangibili che contribuiscono alla sussistenza e a
garantire buone condizioni di vita.
Alcune strategie finalizzate a ridurre la povertà si focalizzano sui bisogni primari , elementi
necessari alla vita e, senza i quali, le popolazioni non possono prosperare.

DUE DINAMICHE DEL CAMBIAMENTO CULTURALE


Sono:
- l’invenzione, a cui si arriva gradualmente attraverso la sperimentazione e
l’accumulazione del sapere, ma possono anche essere scoperte all’improvviso
- la diffusione, è una conseguenza logica dell’invenzione e propaganda della cultura
attraverso il contatto tra individui/gruppi

LA MODERNIZZAZIONE
È una forma di cambiamento caratterizzato:
- dalla fiducia ineluttabile nel progresso scientifico
- da una crescita economica prodotta dall’industrializzazione
- dall’espansione del mercato
- dal consolidamento politico dello Stato
- dall’innovazione tecnologica
- dalla scolarizzazione
Ha avuto origine in Europa occidentale all’inizio del XVII secolo, con l’aumentare
dell’importanza attribuita alla razionalità laica e al pensiero scientifico, viste come vie
maestre verso il progresso.
I suoi obiettivi principali sono, appunto, il progresso materiale e lo sviluppo degli individui.
Si ritiene che la modernizzazione sia destina a diffondersi in tutto il mondo, portando
ovunque un miglioramento delle condizioni di vita degli individui;
spesso, però, danneggia l’ambiente, aggrava la disuguaglianza sociale, distrugge le
culture locali e riduce la diversità culturale e biologica del mondo.

APPROCCI DAL BASSO


Molti paesi hanno dato luogo alla sperimentazione di approcci dal basso allo sviluppo >
progetti su piccola scala avviati per iniziativa locale.

L’espressione capitale sociale si riferisce a delle risorse intangibili insite nei rapporti
sociali, nella fiducia reciproca e nella cooperazione;
molte organizzazioni locali mettono il capitale sociale al servizio del soddisfacimento di
esigenze sociali primarie.
LO SVILUPPO FINALIZZATO ALLA CRESCITA
Lo sviluppo come cambiamento indotto, derivante dall'applicazione della teoria della
modernizzazione nei cosiddetti paesi in via di sviluppo, è emerso dopo la Seconda Guerra
Mondiale;
gli Stati Uniti iniziarono a estendere la propria leadership nel mondo e il sostegno ai
programmi di sviluppo fu uno degli elementi della strategia politica internazionale.

Lo sviluppo internazionale ha obiettivi affini a quelli della modernizzazione ed è,


soprattutto, incentrato sulla crescita economica

Secondo la teoria dello sviluppo finalizzato alla crescita, gli investimenti economici
finalizzati alla crescita economica conducono al miglioramento delle condizioni di vita delle
popolazioni grazie all’effetto a cascata > graduale aumento della ricchezza dei meno
abbienti come conseguenza del benessere di chi ha maggiore risorse economiche.
Favorire la crescita economica dei paesi in via di sviluppo comporta:
- l’incremento della produttività economica e degli scambi commerciali tramite la
modernizzazione dell’agricoltura e del settore manifatturiero, e l’accesso ai mercati globali

- la riduzione delle spese del governo per servizi pubblici come scuola e sanità, al fine di
diminuire il debito e destinare maggiori risorse a favorire l’aumento della produttività

LO SVILUPPO DISTRIBUTIVO
Pone l’importanza su un’equa ridistribuzione sociale dei suoi benefici, specialmente in
termini di aumento del reddito, istruzione e salute;
i sostenitori ritengono che per mettere gli indigenti in condizione di poter soddisfare le
proprie esigente, i governi dovrebbero garantire un equo accesso alle risorse più
importanti.
Però, i dati dimostrano che le strategie finalizzate alla cresciate applicate senza riguardo
per la distribuzione sociale dei benefici aggravano le disuguaglianze sociali.

LO SVILUPPO UMANO
È una strategia che si concentra sugli investimenti destinati a migliorare le condizioni di
vita delle popolazioni in termini di salute, istruzione e sicurezza.

LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Identifica le strategie finalizzate ad apportare miglioramenti che non implichino il consumo
di risorse non rinnovabili, e siano finanziariamente sostenibili nel tempo;
i suoi sostenitori ritengono che la crescita economica dei paesi ricchi sia stata molto
onerosa per l’ambiente naturale e per le persone la cui vita dipende da delicati ecosistemi.
APPROCCI ISTITUZIONALI ALLO SVILUPPO
Gli antropologi culturali sono sempre più convinti di quanto sia importante studiare le
istituzioni, le organizzazioni e gli specialisti coinvolti nelle definizioni delle politiche, dei
programmi e dei progetti di sviluppo.

Esistono due principali tipologie di istituzioni per lo sviluppo che operano in larga scala:
- le istituzioni multilaterali, associano numerosi paesi donatori > le più importanti sono le
Nazioni Unite
- le istituzioni bilaterali, costituite solo dal paese donatore e dal paese beneficiario > le
più importanti sono l’Agenzia di Cooperazione Internazionale Giapponese (JICA) e
l’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale degli Stati Uniti

I prestiti e le sovvenzioni possono essere:


- vincolati, una percentuale dei finanziamenti erogati per l'implementazione di un
progetto è destinata all'acquisto di beni, consulenze e servizi forniti dal paese donatore
- non vincolati, il paese che ne è beneficiario, potrà decidere liberamente come utilizzarli

IL PROGETTO DI SVILUPPO
Tutte le agenzie per lo sviluppo, tanto le grandi istituzioni multilaterali quanto le
organizzazioni locali non governative (ONG), realizzano i loro obiettivi implementando un
progetto di sviluppo > una serie di attività finalizzate a mettere in atto politiche di sviluppo.

I progetti di sviluppo prevedono un ciclo del progetto > fasi che vanno dalla pianificazione
iniziale fino alla sua conclusione;
le principali cause di fallimento di questi progetti potrebbero essere:
- progetto non adeguato al contesto ambientale e culturale
- i suoi beneficiari non raggiungono il gruppo a cui erano destinati
- le condizioni di vita di chi ne avrebbe dovuto trarre beneficio erano peggiori alla fine
del progetto di quanto lo fossero prima della sua implementazione

La crescente consapevolezza dei danni provocati da molti progetti di sviluppo, che si


ritenevano capaci di portare benefici, ha portato alla nascita dell'antropologia critica dello
sviluppo > approccio allo studio della cooperazione internazionale per lo sviluppo in cui
l’antropologo adotta una postura critica e si interroga sulle motivazioni e sui benefici di
specifici programmi e politiche per lo sviluppo.

Esiste, inoltre, l’antropologia tradizionale dello sviluppo > approccio allo studio della
cooperazione internazionale per lo sviluppo in cui l’antropologo accetta di collaborare per
favorire la buona riuscita dei progetti di sviluppo, fornendo informazioni cultuali ai loro
promotori;
gli antropologi fungono, dunque, da mediatori culturali utilizzando la loro conoscenza della
cultura del donatore e del beneficiario, così da elaborare un progetto efficace.
PROGETTI DI VITA
Il progetto di vita è la visione che la popolazione locale possiede della direzione che vuole
dare alla propria vita, costruita in base alle proprie conoscenze, storia e contento in cui
vivono.

ANTROPOLOGIA CULTURALE E FUTURO


Nei prossimi anni la cultura avrà un ruolo importante nelle dinamiche di sviluppo e nelle
trasformazioni globali, regionali e locali.
Le popolazioni locali stanno ridefinendo lo sviluppo e rivendicando la propria cultura,
contribuendo, così, a ridefinire la teoria, le pratiche e le applicazioni dell'antropologia
culturale.

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