Lo studio delle istituzioni sociali e politiche, dei culti, delle credenze religiose, delle tecniche di fabbricazione dei
manufatti, dell’arte dei popoli lontani, diversi considerati <primitivi e selvaggi> fino a pochi decenni fa era il centro,
perché essi erano ritenuti rappresentanti delle fasi arcaiche del genere umano.
Con il tempo, a queste popoli se ne sono aggiunti di altri popoli più vicini come comportamenti, istituzioni e distanze.
Oggi un antropologo studia tanto i popoli tribali, la cultura dei minatori delle Ande, quanto i gruppi di teenager dei paesi
economicamente sviluppati. I consumatori, le sette, le imprese, gli ospedali, i conflitti etnici, la tossicodipendenza, la
prostituzione, lo sfruttamento minorile, il nazionalismo, il commercio di organi, l’omogenitorialità e i culti del mondo
postindustriale.
Inizialmente gli antropologi studiavano a distanza, finche non si affermò la pratica di stabilirsi nelle colonie ed
interagire con gli indigeni. Si afferma la pratica della ricerca sul campo, dove ogni conoscenza relativa ad una popolazio
deve derivare dall’osservazione diretta di un ricercatore professionale, che coniughi la conoscenza teorica della
disciplina con la sua esperienza di osservazione, riflessione, ricerca.
Differenze e somiglianze
Robin Horton riteneva che i sistemi di pensiero “tradizionali africani” e “il pensiero scientifico” sviluppato in europa
sono modi di pensare con una medesima funzione esplicativa. Entrambi sono alla ricerca di una spiegazione del mondo,
che oltrepassi il senso comune, l’apparenza fenomenica delle cose e spieghi la diversità complessa dei fenomeni, dando
un principio d’ordine regolatore del disordine apparente del mondo.
I sistemi di pensiero africani, secondo Horton, spiegano la realtà che noi concepiamo in termini di forze fisiche, come
l’opposizione e la tensione che si stabilisce tra un numero ristretto di entità: uomini, spiriti, antenati, dei ed eroi mitici
divinizzati. Questo al fine di semplificare la spiegazione dell’ordine del mondo. L’affermazione “il Dio X è responsabile
del vaiolo” come altre affermazioni tipiche di alcuni sistemi di pensiero, articolano problemi simili a quelli trattati dal
pensiero metodico occidentale moderno. Le stesse teorie della scienza moderna possono sembrare empiricamente
assurde, come l’elettromagnetismo o la relatività.
L’uso di analogie esplicative: malattia e relazioni sociali
Quando gli indovini attribuiscono certe malattie o morti improvvise ad una divinità adirata, cercano anche di capire
quali forze o comportamenti abbiano suscitato questa “reazione”. Anche la medicina moderna ha cominciato a parlare
di “stress” o di relazione “mente-corpo”. Lo stato d’animo, la bassa autostima, il malfunzionamento dei rapporti
interpersonali hanno un ruolo nella nostra salute fisica, anche se non tutte le malattie organiche hanno ovviamente
sempre origine da un disagio psico-fisico.
Il pensiero elabora sempre delle analogie esplicitative . Gli europei paragonano l’atomo ad un minuscolo sistema solare,
il cervello ad un computer e la società ad un immenso organismo vivente, sempre rivolgendo il paragone alle <cose>.
Nell’Africa sub sahariana i paragoni, le spiegazioni dei fenomeni possono essere “a persona” legittimate o fatte
coincidere con l’azione di un Dio o di un antenato particolari. Una volta adottato dalla società, tale sistema tende a
rafforzarsi escludendo tutti gli altri. Questo spiega in molti casi perché la causa di una malattia o sventura del singolo
venga ricondotta ad un comportamento suscettibile di minacciare l’ordine stesso.
L’AIDS in Camerun è considerata una malattia la cui diffusione è causata dai rapporti sessuali. I vecchi notabili del regno
‘nso accusano i giovani di volersi sottrarre all’autorità tradizionale del sistema che consente di avere rapporti con donne
solo previa autorizzazione dei capi. D’altro canto i giovani considerano l’AIDS come forze maligne che i capi, divenuti
stregoni, indirizzano verso i giovani per trattenerli e impedirgli di vivere una vita indipendente lontano dal contesto
rurale.
Di fatto i giovani, fuggiti dai piccoli regni, in città hanno frequenti contatti con prostitute, spesso ragazze che come i loro
coetani cercano lontano dai villaggi nuove opportunità di vita. L’AIDS ha origine nel malfunzionamento dell’ordine
sociale e ne è l’elemento esplicativo principale.
Magia e <<presenza>>
A metà del 900 Ernesto di Martino pensò che l’universo magico può essere compreso solo in relazione all’angoscia,
tipicamente umana della perdita della presenza. “la presenza” è una condizione che l’uomo non cessa di immaginare e
di costruire per sottrarsi all’angoscia di non esserci. Si tenta di affermare la propria presenza ma la conquista della
presenza non si traduce mai in un acquisizione definitiva e può essere rimessa in discussione. L’uomo tenta di
allontanare questo rischio con gesti scaramantici, tipo il lamento funebre che è la reazione della comunità di fronte ad
una crisi della presenza come la morte.
Questa esigenza di affermare la presenza è particolarmente viva in chi o in coloro che non ha ancora preso coscienza
della sua identità, come il mondo subalterno povero ed illetterato del mezzogiorno italiano. La dimensione magica è
una caratteristica degli esclusi e spesso è difficile da distinguere da atti di altro tipo come quelli religiosi, come adornarsi
di simboli o di fascette con scritti versi del corano a scopo di protezione.
In molti luoghi nel corso di cure degli infermi condotte mediante l’uso di tecniche realmente efficaci, il curante
pronuncia formule magiche che non hanno nulla a che fare con l’efficacia terapeutica in quanto tale, ma molti malati
traggono conforto per il loro valore ottimistico e rassicurante, che si traduce poi in un favoreggiamento della
guarigione, perché è ormai comprovato come sia utile una dimensione dialogica tra medico e paziente ai fini della cura.
3) Il pensiero mitico
Il pensiero mitico
I miti sono “racconti” relativi all’origine del mondo fisico, della società, dei riti, delle tecniche, della distinzione tra i
sessi. I riti fanno spesso riferimento a fatti accaduti in tempo indeterminato e che è responsabile dello stato attuale
delle cose. Esiste tuttavia un gran numero di miti che non hanno riti collegati e viceversa riti che non trovano
giustificazione in nessun mito.
Corpi
Gli esseri umani hanno esperienza del mondo attraverso il corpo, sentono, comunicano, percepiscono e
desiderano. Il nostro corpo impara ad anticipare la regolarità del mondo a cui siamo esposti. Questa <conoscenza
attraverso il corpo> si dimostra quando reagiamo istintivamente agli stimoli di natura fisica (proteggere gli occhi da
una forte luce) e di natura culturale (sedersi in un certo modo e tenere un preciso comportamento a seconda del
contesto in cui stiamo). Ciò è frutto dell’incorporazione di ciò che ci circonda, il corpo costruisce principi pratici
partendo da situazioni incontrate con una certa frequenza e li respinge poi in caso di fallimento ripetuto.
Bordieu chiamò habitus il complesso di atteggiamenti psicofisici mediante cui gli esseri umani stanno nel mondo.
Anche emozioni e sentimenti sono incanalati dal corpo secondo modelli culturali precisi.
<l’essere nel mondo> attraverso il corpo (postura, portare cibo alla bocca, distogliere o meno lo sguardo da un
interlocutore) è differente in tutte le culture, ma ognuna di esse <disciplina il corpo> insegnando ai bambini i propri
segni. La società <plasma> <fabbrica> i propri membri secondo un modello ideale di umanità (tatuaggi,
scarnificazioni, perforazioni, pitture,deformazioni, circoncisioni, infibulazioni, escissioni) in un processo chiamato
antro poiesi (fabbricazione dell’umano)
Il corpo è anche veicolo per manifestare l’identità sociale e individuale; pitture facciali, il velo delle donne
musulmane, il bikini delle occidentali, l’orecchino, i capelli colorati o i piercing dei punk, sono tutte pratiche che
stanno a significare qualcosa. Può in determinate circostanze anche essere un mezzo per rivendicare una <diversa>
identità, come i movimenti femministi o omosessuali in occidente.
Sul corpo si riflettono valori tradizionali differenti; la tradizione arabo-musulmana nasconde il corpo, popoli nativi
dell’africa sub sahariana lo espongono allo sguardo di chiunque e in occidente viene sfruttato e commercializzato in
modo diretto o indiretto dalla pubblicità, televisione, cinema e stampa.
Gli Ngaing hanno costruito sul corpo un riscatto politico in papua Nuova-Guinea; dove la colonizzazione vedeva il
corpo degli indigeni come sporco, scuro, indisciplinato e da mettere al lavoro nelle piantagioni. Riprendendo dagli
occidentali la tecnica della circoncisione e riadattandola al simbolismo della propria tradizione rituale, hanno
convinto se stessi e i bianchi di avere un corpo perfettamente adeguato a standard e valori igienici occidentali.
La <persona> ed il <soggetto>
Alcuni popoli africani ritengono che gli individui ereditino il potere di praticare la stregoneria solo per via materna, Nlle
isole Trobirand (Melanesia) si pensa che i neonati siano reincarnazioni di antenati materni, in nepal per alcuni un
individuo prende forma nella testa del padre che poi lo depone attraverso lo sperma nel ventre materno, per gli Jivaro
ex cacciatori di teste amazzonici le anime di un individuo sono parecchie e possono essere accumulate incorporando
quelle dei nemici uccisi; in europa e nordamerica si discute di quando un agglomerato di cellule umane è o no una
persona…. Questi quesiti fanno parte della bioetica ossia lo studio di atteggiamenti e idee implicite nel modo di trattare
il corpo umano in relazione alla sfera della <persona>, della sua dignità di individuo, della sua libertà, del suo diritto alla
vita.
Culture diverse hanno bioetiche differenti, persino la tradizione musulmana, la cui idea di persona coincide in larga
parte con quella che abbiamo noi occidentali, prevede sulla bioetica atteggiamenti diversi. All’interno dell’occidente
stesso ci sono più opinioni riguardo a trasfusioni, aborto, eutanasia, trapianti, chirurgia estetica, accanimento
terapeutico…. Ogni cultura poi ha il suo modo di distinguere un essere umano in contrapposizione ad una roccia, un
animale, un temporale o un dio.
Marcel Mauss (antropologo francese) non solo sottolineo come l’idea di un soggetto svincolato dal contesto fosse un
idea (astratta) occidentale, ma anche come presso altre culture la dipendenza dell’individuo dalla società fosse
esplicitamente riconosciuta. Inoltre è più marcata la differenza tra individuo inteso come esemplare unico e diverso da
tutti gli altri e persona, che va a sottolineare come esso condivide con altri molte caratteristiche riconosciute dalla
società come gli stessi diritti e doveri.
In occidente parlare di <persona> vuol dire evocare il tema del rispetto e della dignità, in quanto nelle tradizioni
cristiana, ebraica e anche musulmana, la persona è un essere speciale in quanto in lui aleggia lo spirito di Dio.
Il soggetto è pensato come un entità largamente coerente. A Bali, ad esempio, come afferma Clifford Geertz, per
parlare di qualcuno oppure presentarsi in pubblico, si utilizzano una serie di etichette <acquisite alla nascita> ed
<immodificabili>. Tra queste etichette vi sono i marcatori relativi all’ordine di nascita, utilizzati su base quattro, questo
vuol dire che il quinto figlio di una coppia si chiamerà ancora <primo nato>, il sesto <secondo nato> e così crescendo.
Questo ripetersi porterebbe costantemente l’attenzione su il modello ciclico della vita umana secondo la tradizione
indù che influenza Bali. Qui secondo Geertz prevarrebbe un tentativo sistematico di stilizzazione di tutti gli aspetti
dell’espressione personale, qualsiasi elemento caratteristico di un individuo viene mutato a vantaggio del suo posto
nella vita balinese. Essi sembrano avere una visione dell’essere umano come di un rappresentante di un modello
generale. Ne consegue che l’habitus (nozione di Bourdieu) balinese corrisponda ad una sorta di comportamento
standard modellato su termini ascritti alla nascita; termini che definiscono una <persona tipo> e lo sforzo di ogni
balinese sarà quello di comportarsi nella maniera più possibile aderente al <tipo> in cui rientra, pena, una specie di crisi
di identità.
Le caste
Casta è un termine utilizzato in maniera generica in riferimento a gruppi sociali, ritenuti per qualche ragione
superiori/inferiori/distinti da altri e che, per questa loro caratteristica tendono a condurre una vita separata, come i
nobili nell’europa medioevale, i funzionari dell’antica Cina, gli sceicchi, i finanzieri newyorkesi.
In antropologia il termine (traducibile dallo spagnolo con <stirpe>) viene coniato dai marinai portoghesi per distinguere
le popolazioni sottoposte ai Raja (principi indu). Il sistema dei Varna (colori, ovvero le categorie principali di sacerdoti,
guerrieri, commercianti, artigiani e infine i contadini… preceduti dai fuori casta paria ) e dei jat (discendenza/ gruppo
occupazionale, di vasai o fabbri o barbieri o altro..)
Tanto i varna quanto i jat sono entità sociali ripiegate su se stesse, che fanno parte di una società più ampia in cui sono
interdipendenti, ma organizzati gerarchicamente in modo che le unioni matrimoniali debbano avvenire solo tra
individui dello stesso gruppo.
A Bali i rapporti tra indivisui sono regolati da rigide norme di frequentazione fondate sulla distinzione castale. Individui
di caste superiori non possono entrare in contatto con <inferiori>, e tale gerarchia si Bsa su criterio di <purezza rituale>.
Alcuni hanno visto nel sistema castale un esasperazione di <stratificazione sociale> fondato sulla disparità di accesso
alle risorse ma anche se una volta le caste superiori coincidevano con i ceti ricchi, la modernizzazione ha sovvertito le
regole arricchendo anche individui di caste inferiori e impoverendo qualche nobile; ma per riuscire a capire cosa sono le
caste bisogna distaccarsi dalla prospettiva meramente economica.
Louis Dumont critica chi vede nelle caste una forma mascherata di stratificazione sociale accusandolo di essere troppo
eurocentrico. Se in generale difatti il sistema castale ha in se un criterio di divisione occupazionale, si fonda su gerarchia
diversa dalla gerarchia di potere che gli occidentali hanno in mente. Il sacerdote pur appartenendo al varna superiore,
non è più potente dei principi raja, i quali appartengono alla classe dei guerrieri.
Alcuni studiosi contemporanei suggeriscono che il sistema castale Indù, abbia subito un forte irrigidimento con la
colonizzazione, quando il governo britannico per semplicità amministrativa <congelò in una visone fissa quello che in realtà
era un sistema fluido assai meno coerente; chiamando caste anche gruppi sociali stratificati ma che erano privi di qualsiasi sistema di
evitazione.
Lévi Strauss ritenne che le caste siano un esempio di tendenze classificatrici della mente umana, analoghe al totemismo (tendenza ad
associare a individui e gruppi, nomi di animali o piante); con relazioni sociali diverse, dato che i gruppi australiani obbligano i loro
membri a sposare individui di gruppi con altri totem diversi dal loro.
1)Il totemismo associa il nome di una pianta o un animale al gruppo, operando una distinzione tra umani servendosi di
diversità esistenti tra le specie naturali e viceversa le differenze tra specie sono assimilate a quelle tra gruppi culturali.
2) il sistema castale distingue gli esseri umani in base alla loro occupazione, ovvero fonda distinzioni culturali come i
differenti lavori, sulla nascita, come fossero differenze naturali.
Il totemismo pensa la natura attraverso la cultura al contrario del sistema delle caste che concepisce la cultura
attraverso la natura.
Le classi
La nozione di classe è strettamente legata alla tradizione filosofica, economica e politica europea. Il filosofo Karl Marx
riteneva la storia della società (europea) una lotta di classe: cioè lo scontro tra gruppi sociali con interessi conflittuali.
Secondo Marx la società moderna era nata dallo scontro tra borghesia (legata ai commerci e industria) e aristocrazia
(legata alla proprietà della terra), e dal trionfo della prima. La rivoluzione industriale che ha segnato la definitiva
espansione della borghesia, ha creato la nuova figura del proletario urbano industriale, che dovrà prendere coscienza
della sua classe, opporsi dalla borghesia in quanto da essa sfruttato ed un giorno scalzare questa dal potere per
instaurare una società di eguali.
Marx compie ne “il capitale” un analisi dei meccanismi di funzionamento della società industriale, che ha al suo centro il
concetto di <modo di produzione>, utile per leggere tutti i processi di espansione dei mercati e del capitale a livello
globale, e per tutte quelle forme di diseguaglianza e di emarginazione che tali fenomeni comportano a livello
planetario.
Tali distinzioni non si risolvono solo in differenze di tipo economico, ma ha un ruolo fondamentale la <coscienza di
classe> , poiché tali distinzioni si riflettono anche sul piano della <cultura> che ogni classe elabora. Le culture <egemoniche> si
distanziano da le <culture subalterne>, le quali si manifestano più spesso come una forma di <folklore di contestazione> più che
come la <coscienza di classe> auspicata da Marx
Gli studi culturali
Studi culturali sono le questioni (che fanno capo alla divisione in classi tipica delle culture occidentali) nata negli anni ’60 in Gran
Bretagna (Richard Hoggart fondò il Centre for Contemporary Culture Studies (CCCS)) quando si dovette ripensare il rapporto tra il
concetto di classe sociale e quello di cultura, con le nuove emergenze identitarie (etnicità, genere, sesso, burocrazia, minoranze
ecc..) e cercando di interpretare il flusso di immigrazione proveniente dalle ex Colonie.
Gli <studi culturali> nacquero negli ambienti di sinistra politica, in un momento in cui la classe operaia andava incontro ad una
forte crisi identitaria e politica.
In questo ambito, il concetto di cultura non viene messo in relazione al popolo X o Y, e nemmeno riferito ad una caratteristica
del genere umano; La cultura fu pensata come arena di incontro-scontro per affermare le proprie idee e i propri diritti. Non
cultura <delle donne>, dei <neri>, <degli omosessuali>… ma cultura come discorso che si costruisce intorno ai diversi gruppi e
come rappresentazione delle loro esperienze nel mondo.
La nozione di Agency utilizzata negli studi di Stuart Hall sintetizza la capacità degli individui di investire di significato eventi o
rappresentazioni, accogliendoli o rifiutandoli per adattarsi e/o resistere nel momento stesso in cui promuovono una propria
forma di identità. Indagando i temi della resistenza e della posizione del soggetto di fronte al dominio, l’emarginazione e allo
sfruttamento.
L’appartenenza alla classe non è ascrittiva (come per le caste), ovvero nulla vieta al proletario di divenire capitalista e viceversa,
le classi sono tipiche di quelle società dove è formalmente assicurata a tutti la possibilità di ascendere, come i diritti ed i doveri.
Le classi però non sono la stessa cosa dei gruppi occupazionali, operai saldatori non appartengono ad una categoria diversa dai
conciatori di pelli, mentre in india sono considerate caste diverse..
Dove non esiste coscienza di classe non sarebbe legittimo parlare di classe, tuttavia il capitalismo va oggi espandendosi
pressoche ovunque: gli agricoltori sudamericani perdono le loro terre e si ritrovano a lavorare per i planteros , i coltivatori
impoveriti dell’africa sub sahariana e brasiliani ora cercano oro per le multinazionali, i contadini indiani sovvertono le tradizionali
produzioni e assetti sociali per fornire materiale al mercato globale….tuttavia tale applicazione trova parecchi limiti nella
presenza di altri fattori… che sono determinanti nella formazione dei gruppi …. Come l’etnicità.
Etnie ed etnicità:
i significati del termine <etnia>
il termine <etnia>, usato per indicare un gruppo umano identificabile mediante la condivisione di una medesima
cultura, lingua, tradizione e di uno stesso territorio; è molto utilizzato oggi nei linguaggi dei media e della politica…. Ma
è criticata dagli antropologi perché sembra dare per scontata l’idea che dietro a ogni etnia vi sia un origine comune, un
fondamento naturale come una stirpe o una <razza> che abbia carattere assoluto, immutabile ed eterno.
I media corroborano l’idea di assolutezza, staticità ed eternità delle etnie; presentano alcuni conflitti definendoli
<etnici> come se anziché essere questi scontri il prodotto di circostanze contingenti e storiche che sfruttano differenze
culturali e linguistiche per produrre una situazione oppositiva, fossero il prodotto naturale di odi atavici derivate da
differenze culturali radicate in cultura, lingua e origini.
L’etnicità, ossia il sentimento di appartenenza ad un gruppo definito in maniera rigida, non considera il fatto che tali
gruppi non esistono, infatti il loro gruppo, la loro cultura e la loro lingua sono il frutto di processi di interazione con altri.
Se si considerano i maggiori conflitti etnici esplosi nella seconda metà del ‘900 in varie aree del pianeta, ci si accorge che
i gruppi protagonisti, non sono affatto radicalmente <diversi>, al contrario sono molto simili, sul piano culturale, spesso
parlano la stessa lingua, convivono sullo stesso territorio e hanno lunga tradizione di scambi reciproci.
Idee di parentela
Parentela: <relazione che lega individui sulla base di consanguineità o alleanze>. Queste connessioni sono diffuse
universalmente, sono alla base dei rapporti diritti/doveri interpersonali e rappresentano la diversa concezione che ogni cultura
ha rispetto al concepimento e formazione dei nuovi nati.
Alcune società credono che il nascituro sia uno spirito reincarnato o che si materializza, altre credono che sia frutto solo materno
a cui il padre ha solo aperto la via, altre credono che esso prenda forma nel cervello del padre e solo successivamente egli lo
deponga sotto forma di seme nel ventre materno. In occidente è ancora troppo diffusa la tendenza a considerare un figlio come
appartenente al gruppo del padre, perché frutto di un principio maschile attivo e uno femminile passivo.
Lo studio della parentela ci dice anche come le culture assegnino i ruoli, i diritti ed i doveri all’interno di una società.
Unioni non ufficiali esistono ovunque nel mondo, ma nella maggior parte delle società le unioni sono riconosciute da istituzioni
simili o analoghe al matrimonio. Ma… <quando un individuo nasce, chi lo istruirà e educherà?> <da chi erediterà certe
prerogative piuttosto che altre?> <con chi dovrà schierarsi nel caso di una disputa tra il gruppo della madre e il gruppo del
padre?> A queste e altre domande le varie società hanno provveduto a porre regole riguardanti le relazioni tra individui e tra
gruppi.
Diagrammi di parentela
Per descrivere le relazioni di parentela vengono tracciati dei diagrammi. Essi vanno letti dal punto di vista di EGO (io), e spesso
riportano più quanto un gruppo pensa dei suoi membri, che la realtà effettiva, poiché questo è quello che viene raccontato agli
antropologi. Spesso vengono insabbiate le relazioni anomale o considerate riprovevoli.
Sigle: Si usano le iniziali inglesi per le parenteli (z=zistah=sister/ C=children) esso non è molto neutro per indicare i legami di
parentela, dato che in alcune etnie lo zio paterno (BF(brother of my father)) viene chiamato papà.
Discendenza e consanguineità
Gli esseri umani vivono a gruppi, ed il sistema più semplice che ovunque è stato applicato per collaborare e difendersi meglio è
stato fare riferimento alla parentela.
In un momento di forte concorrenza per l’accesso alle risorse ha spinto un individuo carismatico a raccogliere a se il suo
parentado, ed essere più competitivi in quanto gruppo, per evitare che alla morte di questo il gruppo si sciogliesse, si ha iniziato
a prendere come riferimento non lui, ma un individuo defunto, come il padre del padre (antenato comune del gruppo).
Non tutte le società usano il criterio della discendenza, molte comunità di cacciatori-raccoglitori per definire consanguinei e
alleati, ma lo usano per stabilire a quale gruppo apparterrà un figlio di una coppia.
Tipi di discendenza
Gruppo corporato gruppo fondato sulla discendenza che condivide su base collettiva diritti, privilegi e forme di cooperazione
economica, politica, rituale. Non un gruppo che ha <semplicemente> e solo un antenato comune.
Lignaggi e clan: i lignaggi sono quasi sempre gruppi corporati, composti da coloro che possono tracciare la discendenza da un
determinato individuo (se attraverso individui maschi è un patrilignaggio, se attraverso individui femmine matrilignaggio). Un
clan è un gruppo in cui gli individui riconnettono i rispettivi lignaggi ad un antenato comune ma più spesso sotto forma di
sentimento, spesso l’antenato è un personaggio mitico rappresentato sotto forma animale o vegetale (totem)
Parentado : il parentado è un gruppo <egocentrato> su un individuo, formato dagli individui con i quali EGO ha interazioni
concrete. Esso esiste solo in relazione ad un individuo singolo ed è differente e diversamente ampio per ciascuno. Sono le
persone su cui uno può effettivamente contare.
Residenza e vicinato:
la maggiore o minore prossimità spaziale tra individui determina spesso il loro grado di coesione. Esso può sopravanzare sui
legami di discendenza o sommarvicisi.
La formazione di nuclei abitativi soprattutto se stabili comporta la corresidenza di gruppi che possono essere non interrelati tra
loro, ma che possono avere un legame importante e alla lunga possono divenire anche relazioni di parentela.
Matrimonio e alleanza
Le forme di matrimonio ordinariamente riconosciute sono:
monogamico/poliginico/poliandrico
essi sono in ordine di rarità crescente. Il matrimonio però rimane una forma di alleanza con altri individui. Esso disciplina
culturalmente la riproduzione e l’appartenenza della prole al gruppo di uno, l’altro o di entrambi i genitori.
In antica grecia era in vigore l’epiclerato ovvero un uomo senza figli maschi poteva far unire una figlia femmina ad un uomo e
diventare a tutti gli effetti il padre del figlio di sua figlia.
Presso i Nuer del Sudan si pratica il matrimonio col fantasma data l’importanza per loro di avere dei figli maschi, si ritiene
opportuno procurarne anche a un uomo che sia morto prima di poter procreare. A tale scopo un uomo del gruppo di
discendenza del defunto <contrae matrimonio> legalmente con una donna, a nome dello scomparso, sicchè i figli nati da tale
unione sono considerati a tutti gli effetti i figli del defunto.
Con levirato e sororato si indicano costumi simili ma con scopi molto diversi. Levirato è il costume in base al quale la moglie di un
defunto va in sposa al fratello di quest’ultimo, che deve provvedere al mantenimento suo e della prole. Sororato indica il
costume di dare in sposa ad un uomo rimasto vedovo la sorella della donna defunta, allo scopo di rimpiazzare le facoltà
riproduttive promesse al marito attraverso l’accordo matrimoniale.
Gli Igbo della nigeria praticano il matrimonio tra donne, nel caso di sterilità del marito una donna può ricorrere a rapporti extra-
coniugali con il consenso del marito; nel caso di sterilità della donna essa può divorziare e in quanto <sterile> può essere
considerata <come un uomo>, contrarre matrimonio con un'altra donna, scegliere un uomo a sua discrezione e sfruttarlo per
avere un bambino, che sarà figlio legittimo di due donne.
I Simbiti in tanzania reinterpretano la dottrina cristiana e danno la possibilità ad una donna di sposare un'altra donna rimanendo
indipendente dal suo gruppo di discendenza.
MATRIMONIO: è una transazione che risolve in un accordo ufficializzato socialmente per cui una persona stabilisce un diritto
continuativo di accedere sessualmente ad una donna, nel quale la donna in questione è considerata suscettibile di avere figli.
La famiglia nucleare è l’istituzione base di orientamento primario dell’individuo. In crisi nelle società socialmente sviluppate per
l’emergere di altre modalità di trasmissione del sapere e della cultura (scuola ecc..).
Benchè la famiglia nucleare sia diffusa ovunque è raro che abbia carattere di isolamento totale , ma stà in un contesto di famiglia
estesa, solitamente costituita da tre generazioni di individui della stessa discendenza con l’aggiunta di altri elementi in un gruppo
domestico.
Cugini incrociati e paralleli incrociati sono i figli e le figlie di fratelli germani di sesso differente, mentre i cugini paralleli sono i
figli di fratelli germani dello stesso sesso. Ciò ha senso solo se parliamo di gruppi unilaterali esogamici, in cui perciò solo i cugini
incrociati saranno leciti, al contrario diquelli paralleli., mentre in gruppo endogamico entrambi sono viabili.
Principio di reciprocità in gruppi piccoli, elementari, ci sono scambi fondati sul principio di reciprocità, in cui due o tre gruppi si
scambiano partner a circolo.
Gruppi di discendenza endogamici sono diffusi ad esempio in medio oriente, dove è frequente l’unione di un uomo con la figlia
del fratello del padre. In un sistema di eredità patrilineare ciò mantiene i possedimenti in mano al gruppo. Per i gruppi di beduini
parecchio isolati, può essere eredità culturale.
Praticati dal singolo individuo ma sempre all’interno di un codice di rappresentazioni (credenze) culturalmente e
socialmente condiviso (in italia le preghierine serali a Maria vergine)
I culti sciamanici
Sono detti cosi i culti tipici nelle società dove il contatto con le potenze invisibili è affidato ad un'unica figura, dotata di
visioni del mondo soprannaturale, spesso associata al potere di curare malattie di vario genere.
Caratteristica che distingue lo sciamano da un sacerdote è che esso nella vita quotidiana è un individuo come tutti gli
altri, e occasionalmente veste i panni della sua funzione.
Ciò che differisce lo sciamano da un guaritore è che il primo ha la possibilità di entrare in stati di incoscienza (trance)
durante i quali contatta poteri soprannaturali. Talvolta le pratiche sciamaniche sono accompagnate da musica e
assunzione di sostanze psicotrope.
Possessione
Spiriti e forze sovrumane si impossessano di determinati individui per parlare ed agire attraverso di essi.
Può consistere in una trance, nella manifestazione di un ordine soprannaturale o divino, in una messa in scena di tipo
teatrale o altro…
Le possessioni consistono in <esibizioni> organizzate di soggetti predisposti, che danno luogo a manifestazioni
sussultorie, scoordinate, di perdita del senso di tempo, spazio, dolore. Il corpo in questi casi diviene ricettacolo
dell’essere che se ne impossessa e funge da ponte tra i mondi.
Casi noti sono i culti Vudù di Haiti, il morso della tarantola nella penisola salentina.
Esistono casi di possessione istituzionalizzata, manifestazioni organizzate e approvate dalla società, come nelle isole
Bijagò esiste una possessione ritualizzata in cui le donne sono <possedute> dagli spiriti degli uomini defunti prima di
aver compiuto l’iniziazione. Così viene placato l’Orebok (spirito) e la donna viene riproposta come agente di fertilità in
grado di ridare vita agli spiriti dei defunti (anche i nuovi nati sono il <ritorno> delle anime dei defunti del matriclan)
La possessione ritualizzata esiste anche in Madagascar, tra i Sakalava i re defunti continuano a <parlare> per bocca di
individui appartenenti a fasce subalterne della popolazione. Lo spirito si impossessa della persona e detta per bocca del
posseduto i propri voleri e pareri che saranno guida agli aristocratici.
Mana
Il mana, secondo l’uso comune che ne fanno oggi gli occidentali è un medium invisibile che gli uomini cercano di
procurarsi presso gli antenati morti o gli dei.
Questo è dovuto al fatto che l’espressione <mana per me> detta da un polinesiano rivolgendosi ad un antenato è stata
tradotta con <dammi il mana> mentre nelle lingue dell’oceania il mana è un verbi <di stato> i cui significati sono
“efficace, completo, forte” ed era utilizzato come benedizione; oppure era utilizzato con significato transitivo
<manizzare> nel senso di formula magica (verso una lancia per renderla più efficace)
I culti comunitari
Pratiche religiose che vedono organizzarsi gruppi di individui accomunati da qualcosa, legarsi temporaneamente
unicamente per celebrare qualcosa. Sovente questi hanno funzione terapeutica, oppure sono legati a società segrete,
oppure sette suddivise sulla base del rango (come i cavalieri nell’europa medioevale)
Totemismo
I primi studiosi parlavano di totemismo intendendo tutto ciò che utilizzasse termini di animali e piante in relazione a
individui e gruppi, e ritenendolo una forma di religione primitiva. Totem in realtà un comlesso di cose, dall’animale che
ha lo stesso nome del gruppo, al parente, a dei pali con incise le figure degli antenati mitici (corvo, castoro, balena…)
all’antenato eponimo (portante lo stesso nome del gruppo.
Nel 1962 Claude lévi-Strauss dimostrò che il totemismo non è una forma primitiva di religione bensì un sistema di
classificazione dei gruppi basato sul repertorio di specie animali o vegetali strutturata secondo una logica di
contrapposizione e complementarietà.
I culti ecclesiastici
Prevedono la presenza di un gruppo di individui specializzati nel culto, con questi culti siamo di fronte quasi sempre a
religioni con testi quasi sempre scritti e tramandati in luoghi speciali come scuole, seminari, monasteri, istituti nei quali
la classe sacerdotale riproduce un modello di autorità e di conoscenza teologica. Forti sono in questi casi le connessioni
con i detentori del potere politico, essi si ssostengono a vicenda grazie ad una visione ufficializzata dell’ordine cosmico.
Tabu
La parola Tapù di origine polinesiana indica tjutte le proibizioni rispetto a cose che sono esse stesse tabù. Il concetto
polinesiano è utilizzato anche per qualificare le prescrizioni che i capi e le famiglie aristocratiche dovevano osservare
nei riguardi della gente comune per preservare il loro mana (forza, potere) nei confronti della gente comune.
Qualcosa che è tabù o Off-limits, ha sempre un AGENTE (umano o non umano, dio o capo villaggio) che la definisce
come tale, Una PROSPETTIVA (ciò che non è permesso ad una persona può esserlo per una categoria di persone o
viceversa) e ciò che è tabù lo è per qualcuno e mai di per sé, ed un CONTESTO in cui è proibito, mentre esistono
circostanze o rituali particolari in cui è permesso.
2) I simboli e i riti
L’efficacia dei simboli sacri:
I simboli sono la base di ogni rappresentazione (credenza) religiosa, ha scritto Clifford Gertz, servono a sintetizzare
l’etica, la visione del mondo ecc… essi significano dei concetti che riinviano ai valori fondamentali e ultimi di una
società.
I simboli sono sacri ovvero come definì Emile Durkheim <separati> dalle cose profane, e a differenza di queste non sono
accessibili a tutti ma interdette.
I simboli sacri agiscono su chi li recepisce, predisponendoli a certe azioni e/o suscitando particolari stati d’animo,
possono dare a chi li conosce un idea rappacificante di ordine, instillare la certezza che nonostante il mondo sia un caotico sistema di eventi
imprevedibili e dolorosi, vi sia una realtà sicura, vera e immutabile alla quale affidarsi.
Come fa un simbolo a divenire sacro per qualcuno? Un cristiano reagisce alla croce, non in modo soggettivo, ma come fanno gli altri
cristiani, ed in modo differente da un buddista, ma in maniera ancor più distante di qualcuno che non sapesse nulla dell’esistenza del cristianesimo.
Il simbolo è oggetto privo di significato in se, la cui sacralità è stata imposta ad esseri umani addestrati a riconoscerlo
come tale.
L’addestramento ai simboli avviene attraverso i riti
i riti di iniziazione
sanciscono il passaggio degli individui da una condizione sociale/spirituale ad un'altra, con tutti i benefici e le
responsabilità che il nuovo status comporta.
I riti della pubertà vengono ancora svolti, e hanno speciale importanza quelli al femminile. Soprattutto nelle piccole
comunità (soggette a accidenti demografici notevoli da carestia, pestilenze ecc..) è sempre stato vitale il controllo delle
capacità riproduttive. Presso alcuni gruppi si impongono periodi anche talvolta molto lunghi di isolamento, rigide
proibizioni sul piano alimentare, modo di abbigliarsi e comportamento.
Altre iniziazioni possono riguardare lo stato di adolescente, giovane guerriero, adulto, padre di famiglia, ma anche
l’affiliazione di individui a gruppi malavitosi o società segrete.
Tra le iniziazioni a società segrete (correlati alla dimensione religiosa della comunità) sono noti quelli degli Hopi
(agricoltori del sud-ovest degli stati uniti) e dei Mende (contadini africa occidentale, sierra leone).. non società che
tramano nell’ombra, ma gruppi conosciuti da tutti, che però non rivela a chiunque i propri riti e oggetti cerimoniali.
Entrambi i popoli praticano l’isolamento degli iniziandi, i primi in stanze sacre sotterranee, i secondi nella foresta, per
enfatizzare la separazione dalla vita ordinaria, dalla quale torneranno per riaggregarsi godendo di un nuovo status. Nei
riti Hopi e Mende, la fase marginale segna il contatto con gli spiriti, spesso di antenati o in generale di chi ha fatto
l’iniziazione… poiché autorità e anzianità sono condizioni che possono essere raggiunte solo progressivamente, e poiché
in molti casi l’anzianità è qualcosa che evoca l’autorità suprema degli antenati.
Sotto la spinta globalizzatrice, le società segrete vengono ad acquistare significati inattesi, Tra i Mende della Sierra
Leone, è presente la società segreta femminile Sande (il corrispettivo maschile è la società Poro). I Mende sono ora in
larga misura islamizzati, ed i più rigoristi negli anni ’80 insistettero per abolire tutti i residui del paganesimo, tra qui la
società segreta Sande, per attirare l’attenzione di elité urbane disposte ad elargire risorse in vista di una maggior
diffusione della fede musulmana in arabia Saudita. In un primo momento scomparvero le maschere rituali, ma le
iniziate manifestarono il loro disappunto, ostentando gonne corte, orecchini, occhiali da sole e magliette attillate con
auricolari alla <occidentale>, per creare una linea comune di resistenza, che poi si riappropriò anche delle maschere
delle loro divinità protettrici della femminilità. Resistettero così contro i modernizzatori che volevano cancellare le
tradizioni e contro i tradizionalisti.
Alcuni riti di iniziazione non sono pubblicamente riconosciuti e si presentano in maniera meno strutturata, come il
compiere certe azioni violente, pericolose (le cosiddette bravate) in cui gli individui danno <prova di coraggio> e si
fanno accettare da un gruppo (ubriacarsi, guidare a pazza velocità o compiere gesti violenti)
3) Concetti e Culti
La secolarizzazione e le nuove religioni
Secolarizzazione: ritrazione progressiva del <sacro> da vita sociale e sensibilità individuale. Ad oggi non pare più un
moto inarrestabile, e vediamo il fiorire di nuovi momenti religiosi; dunque ciò che forse sta avvenendo è una
riformulazione del sacro in molteplici direzioni.
In occidente sono sorte nuove manifestazioni di massa, anche favorite dai social media, che portano alla
concentrazione di molti individui in luogo <sacro>. I pellegrinaggi sono presenti da epoche lontanissime, ma la facilità di
spostamento odierna, causa talvolta imprevisti riversamenti di innumerevoli folle, che si radunano.
Con privatizzazione. Si intende una diffusa religiosità <fai da te> che sintetizza rappresentazioni e riti provenienti da più
tradizioni e religioni. È una forma di disancoramento o ribellione da quelle che in passato erano ritenute valide e
indiscutibili fonti di autorità
Un'altra trasformazione importante e inquietante è l’essenzializzazione , che consiste in una riduzione della fede a
discorso di pura contrapposizione etica, politica e culturale.
Se molte religioni sono nate in risposta al disorientamento causato dalla colonializzazione, oggi sono gli squilibri tra le aree del
pianeta a rafforzare i culti nati in epoca coloniale. Questi culti sorti in seguito a mutazioni sociali nel 900, vengono chiamati
movimenti.
Movimenti di rivitalizzazione puntano ad un miglioramento delle proprie condizioni di vita, i loro riti e rappresentazioni
mirano a rivitalizzare il senso di identità del gruppo. Un esempio sono i movimenti nativo americani, centrati sulla danza
dello spirito che si diffuse nell’800 e fu brutalmente represso con il massacro di Wounded Knee
Culti millenaristici accentuano le rappresentazioni relative all’avvento di un era di pace e felicità che può essere favorito
da particolari rituali o predisposizioni spirituali degli individui. Un esempio sono le predicazioni del cristiano Gioacchino
da Fiore che prevedeva un regno di Dio sulla Terra, che avrebbe dovuto avere la durata di un millennio.
I movimenti nativistici sono quelli che fanno propria la protesta contro le posizioni di svantaggio subite da certe
popolazioni oppresse, che mirano a rivendicare la propria identità dal culto della cultura del gruppo al potere.
I culti messianici sono quelli legati al carisma di una forte personalità, e che spesso nei paesi a dominazione coloniale
hanno costituito il supporto ad ideologie indipendentiste, nazionaliste emergenti.
Ogni tipo di movimento tende a fondere in se anche i caratteri degli altri in diverse misure. Un esempio di convivenza di
culti nativistici, di rivitalizzazione e messianici è il culto del cargo dell’area melanesiana post WW2. Il culto e i suoi riti
ruotano attorno all’idea che il cargo (bastimento carico di beni proveniente da occidente) sia stato inviato dagli antenati
per risollevarli dalla decadenza derivata dalla coloializzazione, e per aiutarli nel riscatto dalle culture dominanti dei
bianchi. Questo culto si presenta legato all’universo rituale e mitico locale, accosta la volontà di acquisire beni e potere
dei bianchi e tenta di ridefinire la tradizione. Si sovrappone al tema del viaggio per mare dei morti, il viaggio di arrivo
degli occidentali, entrambi sono responsabili del disordine e di una possibile restaurazione dell’armonia, sociale e
cosmica.(spesso scambiati vicendevolmente). Questi culti tentano di rendere ragione della loro superiorità e
contemporaneamente tentano di appropriarsene. Cercano di manipolare i simboli dei bianchi, scatolame, utensili,
monete, bandiere ecc…
Le religioni e la globalizzazione:
Gli sconvolgimenti prodotti dal colonialismo hanno dato origine a culti che possiedono i caratteri di movimenti organizzati con
coloritura politica, altri hanno caratteri molto più specifici e si sviluppano all’interno di gruppi migratori e simili, altri possiedono
carattere transazionale o perfino virtuale come il culto mariano su internet.
Il culto di El TIo si è diffuso tra i minatori delle comunità minerarie della bolivia, allo scopo di dare un senso alle trasformazioni
sopraggiunte in seguito al loro inserimento in un processo produttivo globale controllato dalle multinazionali.
I minatori di stagno hanno sviluppato un rapporto con il loro lavoro in chiave demoniaca. Ufficialmente sono cristiani ma
praticano il culto degli spiriti. El Tio (lo zio) controlla le risorse del sottosuolo, viene raffigurato in forma di diavolo con gli occhi
assetati del sangue dei minatori; ad esso loro sacrificano piccoli animali e rivolgono preghiere affinché consenta di trovare lo
stagno.
El TIo, per gli studiosi, sintetizza l’idea del delicato equilibrio tra i cicli naturali e il peso di una logica dello sfruttamento infinito
delle risorse naturali (capitalismo), i minatori sono dipendenti dalla natura, ma per poter sopravvivere contribuiscono alla sua
distruzione impotenti di cambiare le cose.
Mami Wata, bella e seducente, dai capelli lunghi e la pelle chiara, è una divinità femminile dell’acqua, che fonde elementi della
rappresentazione indù e cristiana, che si è diffusa nell’africa occidentale. Mami Wata è ciò che rende pensabile il <disagio della
modernità> tra gli africani inurbati e quelli migrati in europa; ciò che giustifica il loro essere tra due mondi uno rurale e uno
metropolitano, come la loro dea mezza donna e mezza pesce.
Gli altari dedicati alla dea in Africa sono ricoperti di oggetti come Bibite, dolciumi, profumi, talco, occhiali da sole e altri <beni
superflui> che sono però usate da tutte le donne di città. I fedeli credono che la dea li ricompensi con fortune improvvise ma
anche li punisca con povertà e pazzia in caso provochino la sua collera. In lei è forte il legame con Denaro e Sesso, è fornita di un
irresistibile fascino ma risulta indipendente e sfuggente, volubile di umore e instabile come la vita in città.
Alcune donne seguite dall’etnopsichiatra, hanno dichiarato di essersi unite al culto in concomitanza con eventi traumatici della
vita che le hanno obbligate a distaccarsi dal sistema di relazioni famigliari e affrontare una vita spesso in contraddizione coi
valori della loro cultura di provenienza. Molte manifestavano disturbi sessuali e disagi nei confronti del proprio corpo.
Le nuove capacità comunicative fornite dalla rete hanno aperto un nuovo livello di comunicazione religiosa che comprende:
delle <fotografie> dall’aldilà, immagini del volto dei santi, di cristo e di Maria che sono apparsi, oppure intravisti nelle nuvole
ecc…
La comparsa di internet vanifica le distanze, produce una deterritorializzazione della religione, per esempio creando comunità
virtuali di credenti che si conoscono solo grazie alla frequentazione degli stessi siti web… siti in cui la figura di Dio sembra svanire
diventando quasi un soggetto secondario rispetto alla presenza sovrastante della rete media.