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ANTROPOLOGIA

L’antropologia rientra nell’ambito delle scienze umane: antropos + homos


Questa disciplina si concentra espressamente sulla antropologia culturale.
Essa studia i riferimenti, la storia, i comportamenti, di un determinato gruppo di persone che in qualche
modo vive in un luogo diverso dal nostro, e presenta delle caratteristiche che noi non conosciamo.
Il concetto di antropologia era accompagnato dall’interesse di sapere cosa succedeva in altri posti del
mondo, volendo comparare per capire.
Sotto questa prospettiva, l’antropologia si occupava di comparare ciò che si assomiglia e ciò che non si
somiglia.
Intorno al 5 secolo a.C., ci fu la prima testimonianza arrivata da Erodoto (storico e viaggiatore), che intuì
che in altre parti del mondo avrebbe trovato usi e costumi in una lingua diversa dalla sua. Si spinse dalla
Grecia al Nord Africa notando tantissime differenze, e gli venne l’idea straordinaria di mettere per iscritto
tutte queste informazioni.
Verso poi il 400/500, nel 1492 ci fu la scoperta della America, e queste prime grandi scoperte, portarono
l’uomo a scoprire sempre di più cosa lo circondava, trovando altre situazioni, e altre persone che
mostravano delle differenze che risultavano interessanti. La scoperta del nuovo mondo aprì anche nuovi
orizzonti, e sempre più persone si interessarono a voler scoprire il mondo, sia medici, mercanti,
costruttori… persone di ogni calibro. Questi studiosi ammiravano gli stranieri e valutavano se avessero
dovuto affrontare una conversione.
Tutti questi viaggiatori riportarono testimonianze di diversi usi e costumi, e così nel 1700 circa, si arrivò
all’illuminismo.
Gli intellettuali di quel tempo, avevano come scopo di liberare uomini, figli delle minoranze e nacque
l’importanza della razionalità. La ragione è uguale per tutti, quello che cambia poteva essere solo il portato
di conoscenza che l’uomo poteva acquisire attraverso la ragione.
Nel 1799, in Francia, dopo la rivoluzione francese, nacque questo progetto di riforma sociale chiamato
‘’società degli osservatori dell’uomo’’. Era un gruppo di intellettuali, medici, giuristi, scrittori… che volevano
provare a ridefinire i valori e le basi della cultura francese, successiva alla rivoluzione, che aveva modificato
diversi parametri. Cercavano di ridefinire e migliorare la vita dei francesi, e avevano avuto l’intuizione di
comparare ciò che succedeva altrove con ciò che succedeva da loro. Il progetto poi rimase mancante poiché
Napoleone, nel 1800, diede fine a questo progetto che però rimase un primo tentativo che venne ricordato
perché in qualche misura inaugurò una prima sistematizzazione delle riflessioni in ambito della cultura.
Nel 1800 si arrivò alla conquista di vari territori, che vennero raggiunti, colonizzati e occupati e vennero
istituite varie colonie. I primi che ebbero l’idea di spostarsi facendo lunghi viaggi, per andare a scoprire altri
mondi, ebbero una volontà di distinguersi dai colonizzatori, poiché il loro intento era di osservare,
riflettere22 e altro.
Ad un certo punto (fine 1800 e prima guerra mondiale), la pratica antropologica divenne altro.
Rivers e Malinowski, due antropologi inglesi, capirono che per l’origine e lo sviluppo di una cultura era
importantissimo osservare da vicino. Tra la fine del 1800 e gli anni a cavallo della Prima Guerra Mondiale,
loro fecero questo: scrissero diari riguardo ciò che vedevano e vivevano.
Erano teorici puri, raccoglievano elementi culturali e attraverso questi facevano comparazioni.
L’antropologia divenne un lavoro sul campo, con la possibilità di entrare a far parte della vita delle
popolazioni che si stavano studiando. Gli antropologi sceglievano quali aspetti della vita ammirare ed
osservare, e con la capacità di attuare una nuova pratica antropologica che aveva a che fare con la
tradizione etnografica, non bisognava più aspettare che tornasse il ricercatore che si era imbarcato.
Lo strumento utilizzato maggiormente era l’osservazione partecipante, cioè si faceva parte della comunità
che si voleva studiare, si partecipava ai riti comuni, si assisteva a ciò a cui assistevano loro, si viveva come
vivevano loro e così via. Gli antropologi raccoglievano oggetti, analizzavano il linguaggio, i comportamenti,
le usanze e così via.
Questo mestiere diventava sempre più importante.
Prima della scoperta dell’America, ogni piccolo luogo, o popolazione era una grande scoperta, ora invece è
tutto più conosciuto e siamo tutti più informati. Poi sicuramente c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire,
però non come 100 anni fa.
In un tempo più vicino al nostro, l’antropologia di oggi si avvicinò un po' alla sociologia, e la pratica
antropologica si occupava sia di popolazioni lontane, che di popolazioni vicine, questo perché la
popolazione diventa sempre più complessa di prima, ma è anche importante fare un’analisi delle situazioni.
Gli antropologi quindi iniziarono a studiare anche piccoli fenomeni che facevano parte della loro cultura.
La ricerca sul campo quindi continua ad esserci tutt’oggi.
La cosa più importante era la capacità di attribuire significato a ciò che contraddistingueva l’identità di un
popolo, che era formata da elementi unici.
Anche nell’ambito di un gruppo sociale si possono distinguere dei popoli (noi e gli spagnoli...). I confini tra le
culture non sono mai così netti, perché ci sarà sempre qualche elemento in comune o di differenza.
Quando si studia una nuova cultura serve sempre una prospettiva olistica, che fa riferimento a tutto.
Per l’Antropologia la cultura è un’entità ‘’olistica’’, cioè che ogni elemento che l’antropologo andrà a
studiare, sarà strettamente legato agli altri. L’antropologo però non studia tutti gli elementi, ma solo una
parte, pur sapendo che ne esistono anche tanti altri sullo sfondo.
La pratica etnografica è un elemento fondamentale. Serviva agli antropologi per approcciare e descrivere
un loro oggetto di studio.
Riuscivano a raccogliere una gran quantità di aneddoti diversi, che permettevano di farsi delle idee ben
precise. Trascorrere tanto tempo in altre zone del mondo permetteva loro di imparare lingue diverse,
culture e riti. Da quel momento l’antropologo iniziava a vedere il mondo con occhi nuovi.
Metodo etnografico:
1. necessità di una contrattazione con il popolo da studiare
2. necessità di unire la teoria con la pratica
3. necessità di selezionare e studiare alcuni aspetti del tutto
4. imparare a rimanere alla giusta distanza (non doveva dimenticare la sua cultura di appartenenza)
5. ogni tipo di osservazione o descrizione doveva essere documentata
L'antropologia è una scienza che studia contenuti culturali specifici, è un sapere collocato su una frontiera,
cioè rappresenta un punto di incontro tra tradizioni e modi di pensare provenienti da parte del mondo
differenti. L'antropologia è un sapere basato su esperienze dirette, infatti considera teorie di antropologi
differenti, comparandole tra di loro, proprio per avere una visuale più generale.
Sia l'illuminismo che il romanticismo parlano di cultura:
 Illuminismo: (1700) strettamente legato al romanticismo. Qui si va a studiare l'aspetto universale
della cultura.
 Romanticismo: nasce in Germania. Qui lo studio si sposta un po' verso la specificità, ponendo una
certa attenzione al sentimento.
Il concetto di cultura per i tedeschi, aveva a che fare con la specificità, e al contempo aveva a che fare con
un patrimonio di modi di dire, lingue...
Il termine cultura si somma con il termine civiltà, tanto simili ma diversi:
 Cultura: componente specifica e peculiare
 Civiltà: per i romantici era un qualcosa di esterno

CULTURA E CIVILTÁ NELL’ANTROPOLOGIA INGLESE > I fondatori più importanti dell'antropologia sono:
 Antropologia inglese: (800) Edward Tylor e James Frazer
 Scuola americana: Franz Boas, Ruth Benedict, Margaret Mead
 Antropologia francese: Claude Levi-Strauss
L'Inghilterra è definita la patria della rivoluzione industriale, il luogo dove si originò il tutto e poi si estese. Ci
fu lo sviluppo dell'industria tessile poi dell'industria metallurgica. Essa fu un'idea di progresso sviluppata in
Inghilterra che tendeva a investire nell'immagine dell'uomo e della natura.
Il positivismo mise scienza e applicazioni al centro di tutto. Questa fornì lo sviluppo del genere umano.
Nell'antropologia ci sono autori che portarono avanti il pensiero dell’antropologia evoluzionista. Secondo
questi antropologi sullo sfondo c'era l'idea dell'origine della specie, e secondo loro esisteva la possibilità di
immaginare questa situazione da un qualcosa di più semplice ad un qualcosa di più articolato.
Esistevano leggi che fecero sì che lo sviluppo delle società fu costante. Questo principio però ebbe delle
conseguenze: le società originarie dovettero rappresentare il punto d'inizio, che avrebbe lasciato spazio nel
tempo. Questo significa che esistevano società e culture inferiori e superiori.
Tylor nel fine 800 scrisse: cultura primitiva, dove iniziò a ragionare su cultura e civilizzazione. Per lui il
concetto di cultura poteva essere equiparato al concetto di civilizzazione.
Frazer scrisse un caposaldo dell’antropologia europea, intitolato ramo d’oro. Fece una sintesi del suo
pensiero e rappresentò una sorta di trasposizione delle leggi dei tre stadi. 50 anni dopo raccontò di quegli
atteggiamenti degli umani nei confronti del mondo circostante.
L'uomo agì in tre livelli differenti:
1. attraverso la magia (spiegare il mondo)
2. l'uomo si era affidato agli dei
3. l'uomo poteva usare il livello scientifico
Tylor fu il primo autore inglese che diede una nuova lettura al concetto di cultura e civilizzazione (che per i
romantici era una cosa sola), ma per lui seppur collegati, avevano significati differenti.
Cultura = caratteristica universale presente in tutte le civiltà
Civilizzazione = caratteristica presente nelle civiltà, ma differente in ognuna
In Inghilterra, nella metà dell'Ottocento, ci fu la Rivoluzione Industriale, grazie alla quale si fece spazio l'idea
di evoluzione. Si rafforzò il positivismo e perciò la scienza si affermò in tutti gli ambiti possibili. Iniziò a
nascere l'idea che le società dovessero percorrere un percorso simile, e si iniziò a distinguere le società
inferiori da quelle superiori.
Frazer nel mentre, si basò sul metodo di lettura di Comte.
Tylor insieme a Frazer si inquadrarono nell’evoluzionismo antropologico. Per loro le facoltà mentali degli
uomini erano uguali per tutti, perciò i popoli elaboravano simili tipi di ragionamento. Le società meglio
organizzate, si dimostravano più evolute nel cammino delle società. Per gli studiosi era più importante
capire una società e studiarne le particolarità.

CULTURAL ERITAGE: il concetto di patrimonio culturale (Cultural Heritage) nacque in Inghilterra nella
seconda metà dell'Ottocento, in un momento in cui l'Inghilterra stava facendo i conti con i mutamenti
sociali che causarono la Rivoluzione. Essa rappresenta la specificità di aspetti paesaggistici, culturali, artistici
e materiali di un popolo.
In Inghilterra c'era bisogno di elementi che portassero le persone a riconoscersi. Gli autori che si
schierarono in questa direzione furono quelli della Scuola Americana. Tra questi autori ci fu Franz Boas, che
fondò il suo corso di antropologia alla Columbia, New York. Gli Stati Uniti erano un paese che presentava
atteggiamenti di razzismo. Boas infatti, capì di prendere in considerazione il fenomeno del Darwinismo
Sociale, e decise di dissociarsi da tutto ciò (darwinismo sociale: si sviluppa con la borghesia conservatrice).
Boas era contro il concetto di razze, poiché per lui tutti gli uomini erano uguali (unica razza = razza umana).
Boas criticò l'evoluzionismo e il metodo comparativo, in quanto credeva che il paragone portasse a credere
che ogni società, sulla scorta dell’evoluzionismo, giungesse alle stesse tappe. Al contrario era più fruttuosa
un'esplorazione etnografica capendo il tipo di contatto utilizzato tra le società lontane, ma basandosi sulle
loro peculiarità culturali. Per questo Boas supportava il particolarismo, poiché secondo lui tutte le
particolarità di ogni diverso popolo, dovevano essere conosciute e rispettate.
Boas inaugurò in America il particolarismo storico, che si oppose al pensiero evoluzionista. Per lui era più
interessante fare una ricerca sul campo e capire se ci fossero stati contatti tra culture differenti. Bisognava
leggere una cultura con le sue caratteristiche. Si fece paladino del concetto di razza unica (umana), e venne
definito il fondatore della antropologia americana. Alla Columbia incontrò altri studiosi, tra cui Levi-Strauss
con cui aveva una cosa in comune: lo studio della lingua. Per entrambi essa rappresentava l'accesso alla
cultura, ma per Boas le lingue differenti trasmettevano immagini differenti. La capacità di essere là dove
accadevano le cose era una capacità di Boas. Studiò gli inuit e i vacchiutel (pescatori di salmoni). La scuola
di NY divenne luogo di formazione di tanti antropologi, tra cui Ruth Benedict e Margaret Mead. Queste due
antropologhe, approfondirono il pensiero di Boas. Inoltre i loro testi, soprattutto quello della Mead, si
diffusero anche tra coloro che non facevano parte del mestiere. Loro erano convinte che la cultura
influenzasse la natura: i fenomeni culturali avevano poco a che fare con quelli biologici, e quindi non ci si
poteva basare su origi biologiche con fatti culturali.
La Benedict si formò alla scuola di Boas, lavorando sui territori e concentrandosi sugli Indiani d'America. Lei
definì un principio dal concetto di tutto integrato: riposava le riflessioni sui simboli (aspetto simbolico). Un
aspetto importante per lei era il pensiero integrato alle parole. Per lei, la cultura era un insieme di simboli e
di idee e studiava la loro connessione. Applicò al maestro il fatto che ogni cultura era diversa, e lei ne
osservava le connessioni tra i due elementi nelle diverse culture. Ogni cultura era a se stante e presentava
una certa configurazione (es. organizzazione). La sua teoria si chiamerà configurazionismo e ciò segnerà la
storia dell'antropologia americana.
Margaret Mead basò i suoi studi sull'Isola Samoa. Iniziò lavorare da giovanissima ed ebbe tre mariti e una
figlia. Era una donna libera, anticonformista, e per la sua volontà, divenne una delle prime donne che si
mise a combattere per i diritti delle donne. La Mead ribadì il pensiero di Boas: cultura prevale su natura.
Scrisse l'adolescenza in Samoa, volendo dimostrare che la pressione sociale che avevano in ragazzi
americani era inutile, e voleva farlo spiegando l'educazione per i ragazzi di Samoa. Dimostrò che il modello
di educazione dei samoani faceva diventare l'età adolescenziale per nulla difficile, problematica, e grazie a
quell’educazione, vivevano liberamente, felici e non vivevano i tabù sessuali che vivevano gli adolescenti
americani. Dimostrò anche che stimoli diversi producevano esperienze diverse.
La Mead era una colonna portante della scuola americana. Lei aveva il ruolo di essere femminista, dove
cercava di combattere i pregiudizi raziali e di genere, cercando di sensibilizzare l'opinione pubblica. I ragazzi
nel passaggio tra infanzia e adolescenza, non erano portati a vivere una vita di tabù, dispiaceri e
responsabilità. Se invece i ragazzi fossero liberi, con la giusta conoscenza, non avrebbero problemi.
Scrisse poi maschi e femmine, dove la Mead disse che i problemi di natura fisiologica non esistevano, ma
dove i ragazzi ne presentavano, era solo perché vivevano un problema di eccesso di super-io. Affrontò
anche il tema dei caratteri maschili e femminili, che dipendevano anch'essi dall'educazione. L'aspetto della
difficoltà di sentirsi appartenenti ad un determinato genere, dipendeva anche dal comportamento dei
genitori. Ancora oggi si fanno distinzioni di genere: ad esempio i maschi non piangono mentre le femmine
non sono coraggiose. Fortunatamente oggi i moderni approcci educativi posseggono una maggiore empatia
riguardo l'identità di genere.
Gli allievi di Boas ebbero un'influenza enorme nell'ambito di tutte le scienze umane, poiché grazie ai loro
studi, partirono nuovi corsi di studio. Il loro merito era di aver messo l'attenzione su cultura e individuo, che
erano legati tra loro perché il soggetto era portatore della cultura del suo tempo. Cultura e soggetto erano
in un rapporto reciproco.
Accogliere una cultura, predisponeva ad accogliere nuovi valori e nuovi insegnamenti.
BILANCIO DELLA SCUOLA AMERICANA:
1. C'era la presenza di una teoria relativista, cioè era impossibile capire le altre culture applicando i
propri metri di giudizio. Ogni cultura doveva essere compresa adattandosi ad essa.
2. La cultura per questi autori era l'elemento che prevaleva sull'elemento naturale, e non il contrario.
Perciò la cultura prevaleva sulla natura (es. I giapponesi nati e cresciuti in America, erano più alti di
quelli che vivevano in Giappone, questo grazie a ciò che mangiavano, e l'alimentazione è un fatto
culturale, perciò la cultura fa sì che la dimensione culturale interagisca continuamente con
l'individuo).
3. Esisteva la possibilità di operare un parallelismo, e non creare distanza, tra pensiero dei primitivi e
pensiero civilizzato. Boas e Levi-Strauss erano convinti che i pensieri fossero identici, dove le
differenze riguardavano solo quella che è la situazione sociale, politica e storica all’interno della
società. Levi-Strauss scrisse pensiero selvaggio nel 1960, dove in questo libro dimostrò che il
pensiero selvaggio era logico, e la riflessione si concentrava sui dati dell’esperienza e non
dell’astrazione. L’aspetto logico era presente in entrambi, e cambiava la questione su cui il pensiero
poggiava. Per quello che riguarda il pensiero primitivo, il soggetto analizzava logicamente ciò che
accadeva. Per tutti gli uomini l’universo era oggetto di pensiero.

IL CONCETTO DI CULTURA PER L’ANTROPOLOGIA INGLESE: In Inghilterra dopo la rivoluzione nacquero le


prime università di antropologia culturale. Venne data la prima cattedra di antropologia ad Oxford.
In Inghilterra nacque e si diffuse il metodo etnografico, che diceva che per capire una popolazione
bisognava mettere in atto una spedizione, per poter osservare dalla giusta distanza. Per far ciò bisognava
vivere con quella popolazione per un po' di tempo, integrandosi. Raggiunto il livello di fiducia necessario,
l'antropologo poteva essere parte del tutto. Per fare ciò però, bisognava essere in grado di cogliere il punto
di vista dell'indigeno, tramite l'osservazione partecipante di Malinowski (partecipare a rituali, mangiare il
loro cibo, vestirsi come loro, parlare la loro lingua...).
William Rivers fu il primo che mise a punto il metodo dell'indagine dell'antropologia etnografica.
Taylor in segnò a Oxford, e Rivers a Cambridge.

MALINOWSKI: fu un autore molto importante nell’antropologia. Era Polacco, studiò e lavorò in Gran
Bretagna. Morì nel 1942. Poco prima della Prima Guerra Mondiale, partì per l’Australia e li ci rimase.
Accolse un nuovo metodo di osservazione, basato sul campo. Studiò le Isole Probia (Nuova Guinea), dove
rimase per anni e mise a punto in modo preciso il suo nuovo metodo di osservazione: l’approccio
etnografico (nell’800/900 si diffuse molto) > osservava tutto ciò che accadeva, tra cui politica, religione,
educazione…
Cercò di frequentare il meno possibile i colleghi colonialisti, e volle staccarsi anche dai suoi collaboratori per
poter vivere a stretto contatto con gli autoctoni. Voleva capire il punto di vista degli indigeni, osservando
ciò che accadeva, confrontandosi con la risultante dei suoi collaboratori. Capire il punto di vista
dell’indigeno, voleva dire comprendere l’agire dell’altro, mantenendo una certa distanza: né troppo
distante né troppo attaccato.
Dopo la sua morte, vennero trovati dei diari scritti da lui nel corso della sua vita, dove testimoniava che
trovò difficoltà nel confrontare la sua società con quella che osservava. Questo fu visto da alcuni come
razzismo (a causa anche di alcune immagini che furono rinvenute di lui insieme ai popoli della Guinea, dove
lui stava in piedi, e loro seduti, e ciò lasciava pensare). Questi testi vennero poi pubblicati.
Argonauti del pacifico universale è il testo che contiene i resoconti dei suoi studi. Dal punto di vista teorico:
pensava che tutto fosse collegato con tutto, andava ad analizzare tutti gli aspetti di un popolo perché ogni
tipo di elemento permetteva al popolo di funzionare. Per lui la cultura era la somma di elementi uniti tra
loro, dove ogni elemento aveva una funzione specifica. Le società erano integrate funzionalmente.
Benedict invece insisteva particolarmente sull’aspetto simbolico.
Un aspetto particolare di Malinowski: scrisse un testo, riguardante la magia, dando una rappresentazione
moderna e particolare (1948). Voleva dire che non si ritrovava con la legge dei tre stadi di Comte (tutte le
società vivono 3 sviluppi), e fece una critica a Frazer, poiché anche lui parlava di 3 livelli di società: magia,
religione e scienze.
Malinowski disse che la magia non era un tentativo di manipolare e dare significato goffo ai fenomeni
naturali. La magia era una dimensione trasversale ed una risposta emotiva nei confronti di ciò che non si
conosceva. La magia consentiva al soggetto di avere fiducia in sé stesso e negli obbiettivi che si voleva
raggiungere.

REDCLIFFE BROWN: autore importante nell’antropologia inglese. Egli accolse la lezione di Durkheim
(sociologo), che si occupò anche di aspetti dell’antropologia. Accolse dalla sua lezione il concetto di
struttura sociale, poiché per lui il concetto di cultura non era più da considerare, perché superato; e inoltre
era poco idoneo per raccontare l'evoluzione di una civiltà. Al posto della cultura si accolse la struttura
sociale.
Brown era un espertissimo etnografo, che amava viaggiare e attuare la ricerca etnografica. Il termine
struttura sociale era così importante che la sua opera inaugurò l'antropologia sociale, come se lui fosse il
collegamento tra la sociologia e antropologia. Accogliendo il concetto di struttura sociale, si andava di
conseguenza ad accogliere il concetto di Durkheim, della coesione sociale tra la solidarietà meccanica e
quella organica.
- Solidarietà meccanica: coesione data dalla sovrapposizione di coscienza collettiva e coscienza
individuale. Rapporti basati sull'uguaglianza.
- Solidarietà organica: coesione basata su interessi economici comuni e non religione o altro. Divide
la coscienza collettiva da quella individuale. Maggiore autonomia.
Questo tema era accolto da Brown nella sua visione antropologica, il concetto fondamentale. La cosa più
importante che lui voleva, era osservare le relazioni che legavano le persone; voleva osservare come si
muovevano e relazionavano in base alla loro struttura.
La struttura sociale rimandava alla funzione, e per lui la funzione era un elemento concreto. Il contributo
che era un'attività sociale, portava ad un gruppo. Lo studio della struttura era anche studio della funzione, e
ciò fece di Brown il fautore dell’antropologia sociale.
Emile Durkheim fu un autore che fece del concetto di coesione sociale e solidarietà, la sua teoria. Era un
autore attento al sapere delle riflessioni del tempo, e divenne fondamentale per la tipologia francese.
In ambito sociologico si chiese cosa facesse sì che nonostante le differenze, gli individui continuassero a
vivere in una società. In questa configurazione tra le diverse solidarietà, Durkheim era convinto che si
potesse maggiormente individuare, nelle società più semplici, la possibilità di osservare i fenomeni sociali
nella loro forma più elementare. Per questo Durkheim si dichiarò contrario all'idea di evoluzionismo.
Nelle società più semplici a solidarietà meccanica, c'era la religione che per Durkheim, era un fatto sociale,
che per essere compreso, doveva essere studiato nelle sue forme più semplici. La religione per lui era un
meccanismo di integrazione sociale.
Scrisse le forme elementari della vita religiosa, in cui parlò del totemismo australiano, che analizzò questa
religione aborigena (le persone avevano un legame speciale con il totem, che spesso raffigurava un
animale, perciò loro sì si associavano agli animali).
Le società semplici erano consapevoli dell'importanza della coesione sociale. I riti degli indigeni, erano una
sorta di organizzazione strutturale attorno al totem, capaci di risaldare i legami tra le persone. La religione
restituiva alle persone un senso di appartenenza. Queste idee di Durkheim furono fondamentali per
l'antropologia francese e la sociologia. In qualche modo ci ricordano che il pensiero individuale era sempre
da considerare come pensiero sociale, poiché il soggetto era sempre condizionato da idee cultura della
società.

MARCELL MAUSS: autore francese importante dell'antropologia. Nacque nel 1872, e morì nel 1950. Fu
allievo di Durkheim e maestro di Levi-Strauss. Anche Mauss si occupò di fatti sociali totali, ribadendo
l'importanza di osservare alcuni elementi nell'ambito delle società che presentavano una semplicità nel loro
sviluppo, poiché erano più facili da comprenderne le loro caratteristiche (società meccaniche).
Scrisse il saggio sul dono (1923). Studiò questo fenomeno paragonando diverse civiltà, basandosi
specialmente sui Maori. Trattò del dono, cioè un oggetto che passa da un soggetto a un altro o da un
popolo un altro. Il dono è di carattere volontario, cioè che è il soggetto a decidere di cedere un regalo a
qualcun altro. In realtà per Mauss il dono era particolarmente costrittivo e non così svincolato e libero.
Il dono era caratterizzato da 3 dimensioni:
1. Dare
2. Ricevere
3. Ricambiare
Alla base di queste dimensioni, esisteva il principio della reciprocità. Mauss fece conto che esistevano
qualità precise negli oggetti donati, che li accomunavano, ma non esisteva una qualità incorporata negli
oggetti regalati. Quando si regala un oggetto, il ricevente sente la necessità di restituire con un altro dono,
spesso addirittura dello stesso valore. Chi non ricambia, rompe un equilibrio.
Questo presunto spirito del dono, mette il ricevente nella condizione di ricambiare.
Malinowski lavorò sul principio di reciprocità, e osservando i popoli in Nuova Guinea, osservò che tra le due
isole c'era uno scambio di gioielli in due diversi sensi:
 Senso orario: collane di conchiglie rosse
 Senso antiorario: bracciali di conchiglie bianche
Con questi scambi, le popolazioni si spostavano e si conoscevano. Con il tempo i gioielli prendevano sempre
più valore. Il dono sanciva positività e fiducia reciproca e questo rendeva i rapporti fluidi e in pace, e
soprattutto li faceva funzionare. Le relazioni venivano perciò rafforzate.
Con questo capiamo quanto Mauss, provò nel dono, uno dei fatti sociali più importanti su cui si fonda la
società umana.

ANTROPOLOGIA MODERNA: verso il 20 secolo (1900), finì l'impero coloniale, e si ridefinirono le


caratteristiche dell’antropologia, che partirono dall'Inghilterra. Da essa partì una riflessione: qual è il ruolo
dell’antropologo e di cosa si occupa > le società Europee si modificarono e le riflessioni cambiarono
riguardando il rimescolamento delle culture; iniziarono i primi spostamenti migratori. Il termine cultura
venne tenuto sempre più lontano perché stava diventando troppo generalizzato e usato sempre più spesso
per tematiche meno precise. Ormai la società divenne luogo di incontro e di scontro tra etnie differenti.
Adesso definire la ‘cultura dei’ o la ‘cultura di’ tende a ghettizzare (emarginare) parti di popolazioni. La
cultura non è più una parola che ci aiuta a comprenderla, poiché la situazione diventa sempre più
complessa, e si ha un rimescolamento di usi, costumi e valori. L'antropologo doveva accogliere la
complessità per darne una lettura adeguata.

MARC AUGÈ: ancora vivo, francese, autore, sociologo, antropologo.


Non scrisse solo testi tecnici, ma contribuì ad allargare il discorso e a far arrivare la sua voce anche a chi si
occupava di altro. Studiò le culture contemporanee. Sociologia e antropologia si avvicinarono molto
nell’approcciarsi alla modernità.
Surmodernità > termine coniato da lui; osservava da che parte andasse la storia e disse che per lui esisteva
un eccesso di modernità (c'era troppo di tutto). Questo termine riguardava tutto lo sviluppo delle società
complesse, con riferimento al superamento della fase post industriale. Ci fu un momento in cui l'economia
subì una terziarizzazione, cioè un'economia basata sul settore terziario e terziario avanzato.
I 3 fenomeni:
1. Accelerazione della storia > ai giorni nostri rispetto a prima, assistiamo ad un eccesso di
informazioni e notizie. Noi ormai ci muoviamo con facilità e la rete ci rende sempre consapevoli di
ciò che succede nel resto del mondo. Questa accelerazione ci rende difficile pensare alla storia
passata e riuscire a fermarci ad un determinato evento, poiché l'evento futuro occupa ormai
l'attenzione principale, e non si riesce adesso, a dare il giusto peso nella storia.
2. Restringimento dello spazio > i mezzi di trasporto che ci portano dall'altra parte del mondo, sono
ormai diventati normalità. Una volta andare dall'altra parte del mondo era una cosa
inimmaginabile, e ora invece è molto diffuso.
3. Industrializzazione dei destini > si assiste ad un eccesso dell'ego/io. C'è una centratura sulla propria
persona troppo evidente. Se noi pensiamo alle immagini in rete, alle pubblicità, non abbiamo
difficoltà capire il potere che ha una semplice immagine. Ormai diventa estremamente interessante
osservare le giornate altrui, e mostrare le proprie. Perciò si forma una sorta di isolamento
attraverso i social media.
Un mondo in trasformazione ha a che fare con la fine delle ideologie, con la modernizzazione, con una
società che ci disorienta, multietnica, con la mancanza di secolarizzazione, e quindi la sociologia e
l’antropologia si chiedono chi siamo, dove andiamo e quali sono le prospettive e i riferimenti.

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