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GLI IMPIEGATI Libro di Siegfried Kracauer, pubblicato nel 1971.

PREFAZIONE:
Scritto da Kracauer, in un periodo in cui l’industria ed il commercio versavano in situazione particolarmente
difficile, questo libro porta la speranza dell’autore, che una presa di coscienza delle difficoltà della classe
impiegatizia possa migliorare le condizioni della società.

Illustra la condizione del lavoro nella grande azienda modello del futuro, a Berlino. La situazione, i problemi
e i bisogni che sono comuni alle masse impiegatizie di queste aziende, determinano sempre più la vita e il
pensiero politico del paese.

Riporta nel libro, casi esemplari di realtà, nella città in cui la realtà degli impiegati si presenta nella forma
più estrema. Presentando una diagnosi e rinunciando consapevolmente invece a fare proposte di
miglioramento.

capitolo primo, CONTRADA SCONOSCIUTA


Ogni giorno centinaia di migliaia di impiegati popolano le strade di Berlino, eppure la loro vita è più
sconosciuta di quella delle tribù primitive di cui gli impiegati ammirano i costumi al cinematografo.

Gli imprenditori non sono testimoni imparziali, gli intellettuali sono essi stessi impiegati o sono liberi, e in
questo caso trovano l’impiegato poco interessante o banale, a causa del carattere routinizzato e banale
della sua esistenza. Gli impiegati stessi hanno meno che mai coscienza della loro situazione a causa di una
complicata serie di illusioni a loro destinata.

Negli anni postbellici, il numero di impiegati pubblici ha subito un aumento spropositato, rispetto ad
esempio alla classe operaia, a causa delle trasformazioni strutturali dell’economia e della sua forma di
organizzazione e controllo (ruolo a cui sono essi prettamente adibiti). Lo sviluppo della grande impresa moderna, la
crescita dell’apparato di distribuzione, l’estensione dell’assicurazione sociale e delle grandi associazioni sindacali che regolano la
vita collettiva di numerosi gruppi.

L’aumentare dei lavoratori va in parallelo con un rovesciamento della qualità nella quantità, anche a causa
del fordiano metodo del “nastro trasportatore”, che riduce la funzione del singolo all’interno del processo
(favorendone la sostituibilità). Oggi ci sono grandi quantità di impiegati non qualificati e qualificati, che
attendono un attività meccanica.

Emil Lederer sostiene che la schiavitù moderna non si trovi più in fabbrica ma nello spazio sociale
dell’ufficio. Le loro gravose situazioni economiche, li costringono a sentirsi dipendenti dal sistema e
impossibilitati alla ricerca di altro.

Le grandi città non sono più industriali ma luoghi in cui la vita pubblica e la struttura della stessa è
determinata dai bisogni degli impiegati. La cultura è fatta da impiegati per impiegati che hanno ripudiato i
legami della tradizione a favore delle mode (come il Weekend).
capitolo secondo, SELEZIONE
Il sistema capitalistico impiegatizio ha bisogno di razionalizzazione, così i giovani che hanno concluso la
scuola riempiono i questionari che ricevono dall’Unione centrale degli impiegati. L’uomo giusto al posto
giusto questa frase che cita i termini del defunto idealismo, serve a dare l’impressione che le prove
eseguite rappresentino una vera selezione, per far tacere l’uomo giusto mentre la maggior parte degli
impiegati svolge attività che non richiedono alcuna personalità. Servono per far capire allo spirito
economico che organizza l’azienda in modo sempre più razionale, dove qualcuno è particolarmente abile.
Razionalizzando la massa fin’ora informe e disorganizzata degli uomini, ma se ciò è fattibile, va svolto in
luogo neutro, esterno all’azienda.

Il crescente bisogno di metodi di ricognizione psicologici è sintomo della reciproca estraneità che il sistema
dominante crea tra i datori di lavoro e le varie categorie di impiegati.

Oltre alla “Vocazione” o predisposizione interna, bisogna essere eletti. Vi sono diverse forme di
autorizzazione sotto il cui magico influsso soltanto si schiudono certe sfere della gerarchia burocratica. Se
alcune attestazioni sono obbiettivamente necessarie, o richieste dal ristretto spazio vitale, è certo che la
maggior parte di chi ha completato gli studi liceali è di famiglia borghese o piccolo borghese. Così
permettendo a pochi di raggiungere il diploma, la società alleva giovani, che ricevono con fogli di carta e
diplomi, nuove armi per difendere lo stato ed il capitale.

Tra i fortunati possessori dell’attestato così molti rimangono tutta la vita a svolgere un lavoro che potrebbe
essere svolto da un diligente impiegato con la terza elementare, senza più tutele rispetto a tagli del
personale o altri colpi del fato. Ma poiché i poteri superiori considerano il diploma un talismano, gli danno
la caccia tutti i giovani che ne hanno la possibilità materiale.

È regola, oggi, che l’aspetto fisico di una persona svolga una funzione decisiva, e non serve avere grandi
deformità per venire scartati, grazie all’enorme offerta di forze lavorative. Vi è una selezione fisica, alla
ricerca di un aspetto gradevole, perbene, simpatico e moralmente rosa. La realtà deve sembrare una
vetrina, tutto dovrebbe essere coperto da una patina rosea che nasconda la realtà tutt’altro che rosea.

Gli impiegati devono collaborare, seguire la moda, che lo vogliano o meno. Per paura di essere dichiarati
fuori uso come merce invecchiata, ci si tinge i capelli, fa sport e iniziano diete snellenti, seguendo i canoni
del “come essere belli”. La moda e l’economia collaborano l’un l’altra.
Ma il diploma è ancora così influente come ascensore sociale o era così solo molto tempo fa? A me sembra più la seconda.

capitolo terzo, BREVE PAUSA PER L’AERAZIONE


La preparazione commerciale del processo lavorativo interno all’azienda è interamente razionalizzata, fin
nei minimi particolari. Tutto il processo lavorativo (la somma delle disposizioni da eseguire dal momento dell’ordine alla
consegna della merce finita) , calcolato minuto per minuto, fin nelle pause per un igienica ventilazione, è
conservato in faldoni di moduli. Essi sono il frutto di un organizzazione meticolosa, per superare ogni
evenienza, se qualcuno si ammala viene sostituito “e alla fine è lo stesso, che lo faccia io, o tu”.

Grazie al lavoro meccanico i tempi si riducono notevolmente e coloro che maneggiano le macchine,
possono fare a meno di conoscenze che un tempo erano indispensabili. Però la macchina obbliga
l’impiegato a prestare attenzione, ad adeguare il ritmo con la sua frenesia meccanica.

Più aumenta la specializzazione, meno ha senso parlare di personalità, o di responsabilità, che è rimasta
forse per il funzionario, mentre il capufficio è ridotto a “il più anziano del locale”, per la ormai scarsa
importanza del ruolo. Coltivare la Gioia del lavoro è difficile in queste circostanze, se l’impegno va disperso
senza essere riconosciuto, e non bastano piccoli aumenti dei salari.
capitolo quarto, AZIENDA NELL’AZIENDA
In seguito alla razionalizzazione, le alte sfere e le regioni infime di un azienda sono divenute quanto mai
astratte. Il caporeparto che riceve e trasmette ordini, svolge la parte del mediatore. Come una Matrioska.

Poiché il vertice della gerarchia si perde nell’oscuro cielo del capitale finanziario, distante dalla vita dei
sottoposti, esso può esigere aumenti della produzione o ritmi crudeli, a cui il caporeparto deve provvedere.
Solo un caporeparto eccezionalmente dotato protesterà, a rischio del suo stipendio, altri, come i ciclisti si
piegheranno ai potenti e aumenteranno le pressioni sulle staffe-operai.

Tanto più l’organizzazione è pianificata, tanto meno gli uomini hanno a che fare gli uni con gli altri. Gli
impiegati, di per loro, o stanno zitti e buoni o diventano arrivisti. Gli imprenditori più lungimiranti
disporranno valvole di sfogo come le “Cassette per lettere e consigli”, che danno all’impiegato un illusione
di tutela e di essere collaboratore.

Molti imprenditori DICONO di vedere nell’unilateralità dei giovani impiegati un “pericolo” e all’interno
dell’azienda creano “Percorsi di perfezionamento” oppure scuole professionali interne all’azienda,
teoricamente per lo sviluppo umano, praticamente per supplire a particolari bisogni dell’impresa (quindi
ancor più specializzati).

Nonostante questi corsi e congressi, le persone addette alle macchine non hanno nessuna prospettiva di
una vera carriera, eccetto alcune favole che viaggiano di agenzia di collocamento in agenzia. I posti direttivi
non vengono quasi mai occupati dall’interno dell’azienda, ma dall’esterno, per una rete camorristica a cui si
appartiene per diritto di nascita, raccomandazione o clientelismi.
I giovani non hanno più nessun interesse nel perfezionarsi o nell’assumersi responsabilità, sempre più
storditi da mezzi di diversione e narcotici, perché la coscienza delle loro scarse prospettive uccide
prematuramente ogni ambizione in molti di loro, e non nei peggiori.

capitolo quinto, AH QUANTO PRESTO …


Le riduzioni del personale, causate dalla razionalizzazione, dalle difficoltà economiche e dalla
riorganizzazione delle singole aziende, hanno abbassato i limiti di età, così molti lavoratori quarantenni
sono già economicamente morti.

Poiché non è necessaria particolare esperienza nel lavoro meccanico, poiché ai più vecchi spetta uno
stipendio maggiore, vi è la tendenza ad impiegare solo la forza lavorativa più giovane, che più difficilmente
richiederà sussidi come i buoni famiglia. I lavoratori anziani sono i primi cui si pensa di licenziare e quelli che
nessuno assumerebbe. Se lavorano sono depressi, “Prima tutti credevano di avere un posto sicuro per tutta
la vita, ora hanno paura di essere licenziati” ora provano la condizione d’animo degli operai. Lo stato cerca
di varare leggi e norme per la protezione contro il licenziamento.

Diverse categorie di lavoratori sono colpite diversamente dalla riduzione del personale in corso, i membri
dell’associazione dei capitecnici hanno una media di 50 anni di età per esempio. Si invecchia meglio nei
piani alti dell’amministrazione, con contratti a lunga scadenza e cospicue buonuscite.

Il rifiuto della vecchiaia è caratteristico del nostro tempo. La nostra società idolatra la giovinezza e rifugge la
morte, entrambi i fenomeni indicano, che in queste condizioni l’uomo non vive la vita. Chi ha senno non
augura più ai giovani di intraprendere questa strada, di un mestiere da cui è così facile essere buttato fuori.
capitolo sesto, OFFICINA DI’ RIPARAZIONI
Appaiono dentro i consigli d’amministrazione i rappresentanti dei lavoratori eletti nei consigli d’azienda,
malvisti da molte ditte. Essi fanno da mediatori ma suscitano necessariamente dubbi dal basso e tentazioni
dall’alto.

A loro tocca riparare scissioni e dispute, dove non vi riuscissero si fa ricorso al tribunale del lavoro, in cui il
querelante e un rappresentante della ditta ripercorrono i fatti davanti alla triplice giuria di rappresentanti
dei lavoratori e del datore di lavoro insieme al presidente del tribunale. Tentano di eliminare piccole
crudeltà prodotte dal meccanismo economico. In particolare fanno ricorso a ingiusti licenziamenti.

Gli Uffici di collocamento sono stazioni di smistamento che tentano di razionalizzare ciò che (chi) non lo è
già stato in azienda; Se per la merce forza-lavoro non c’è un acquirente adatto, forse l’acquista qualcuno
per cui essa non è adatta affatto. La cosa essenziale è che sia quantomeno noleggiata. Masse bisognose e
speranzose si accalcano, finché sperano.

capitolo settimo, PICCOLO ERBARIO


Gli impiegati vivono raggruppati in masse, con contratti di lavoro, relazioni, orari, desideri e tagli di vita
simili. Compaiono certi tipi di standard, modelli rappresentati, allevati nei cinematografi. Concetti morali
ereditati, immagini religiose, superstizione o saggezza tradizionale si schierano anacronisticamente contro il
modo di vita dominante e dove sono presenti determinano dure lotte dei singoli contro l’ambiente e gli
standard.

Gli impiegati, che si adeguano a certi standard, non hanno di certo assorbito la razionalizzazione del
pensiero, essi sono inadeguati al pensiero economico astratto che abbonda nello spirito degli imprenditori.

Spesso un impiegato deve conculare completamente la sua natura in ristretti canoni, per potersi affermare
in un posto anche modesto. Molti giovani tra il proletariato e la borghesia, si adattano o lasciano manovrare
senza neanche sospettare di non essere nel numero di fortunati. Alcuni rimangono troppo a lungo in posti
di precariato, vivendo in irrealizzabili fantasie piccolo borghesi mentre sono mantenuti dai genitori, per poi
trovarsi nei guai se sposano qualcuno come loro.

capitolo ottavo, SENZA FORMALISMI, CON LIVELLO


Le grandi aziende ora intraprendono una politica attiva del personale, negli interessi della forza produttiva e
dello spirito comunitario interno, che isola le categorie del personale, le une dalle altre per indebolire
invece lo spirito comunitario e l’influenza delle organizzazioni sindacali dei lavoratori.

Instaurano casse assistenziali e pensionistiche o fondi per sovvenzione delle ferie, matrimonio,
convalescenza ecc… o unioni sportive, per cercare di guidare la comunità in una certa direzione. Sport, gite
in famiglia, serate mondane a cui partecipano anche i dirigenti, contribuiscono a consolidare i legami con il
piacere dionisiaco.

Tutto ciò, oltre a contribuire alla salute del personale, alla creazione del cameratismo, allontana i lavoratori
dalla lotta di classe, tenendoli tranquilli nel sistema economico attuale e legati all’azienda nel modo più
stretto (l’endogamia promossa dai sindacati creerebbe difatti relazioni giudicate “inopportune”) quello
spirituale (poiché adesso le relazioni di un impiegato crescono interne a una ditta).

I dipendenti che appartengono al gruppo sportivo dell’azienda sono trattati con maggiore benevolenza.
capitolo nono, TRA VICINI
Un ceto unitario di lavoratori si sta formando. Gli strati medi della società capitalistica condividono già le
sorti del proletariato, anche se la loro maggioranza non ha ancora rinunciato all’ideologia borghese. Come
predisse Marx, la sovrastruttura si adatta solo lentamente allo sviluppo della struttura determinato dalle
forze produttive.

Essi alimentano una falsa coscienza, per cui il bisogno di distinguersi dalla massa per qualche prerogativa
immaginaria caratteristica della borghesia tedesca, gli rende impossibile comprendere la loro situazione e
rende difficile la coesione e solidarietà fra gli stessi impiegati.

Ciò che differisce per esempio tra impiegati pubblici e privati, che non è altro che la diversa forma giuridica
di impiego (nella pubblica forse la razionalizzazione procede più lentamente), benché minimale è sufficiente
perché sia sentita come un abisso. Il contrasto tra impiegati e operai è percepito come contrasto di classe
nonostante non sia più tale ed essi abbiano un reddito e delle condizioni di lavoro o sociali praticamente
identici.

La natura eccentrica della classe operaia non le permette di percepire come la borghesia non esista ormai
più, l’ego impiegatizio fa si che essi si considerino come funzionari e la tendenza degli imprenditori è
separare coloro la cui unione potrebbe minacciarli.

capitolo decimo, ASILO PER SENZATETTO


L’operaio medio è dotato di coscienza di classe, gli impiegati vivono senza consapevolezza, senza dottrina,
nella paura di alzare gli occhi e interrogarsi fino in fondo. Nella mancanza di contenuti, perseguono lustro,
apparenza e distrazione, evitando i discorsi seri, che allontanano dal godimento. Evitano le decisioni o
responsabilità, dando più valore a una vita svagata, che non porti a riflettere criticamente sulle proprie
condizioni. Ricercano lo stordimento e i riflettori per dimenticare l’alloggio stretto e senza luci.

Il modello proposto dalla società cerca di inoculare l’idea che anche con un piccolo reddito si possa salvare
l’apparenza di appartenere alla società borghese, e quindi si hanno tutti i motivi di essere soddisfatti della
propria condizione sociale.

Nelle città sono creati dei veri e propri asili per senzatetto. Locali in cui con poco denaro si può sentire il
soffio del gran mondo. L’ambiente superbo e lussuoso rende meno gravoso l’appartenere alla massa, vicini
ci si consola per la propria inconfessata impotenza. Quanto più la monotonia domina nel giorno feriale,
tanto più la sera di festa deve allontanare da questo.

Nello stesso momento in cui le aziende vengono razionalizzate, quei locali razionalizzano il piacere delle
folle impiegatizie. Come una Versailles moderna relegano gli impiegati nel luogo desiderato dal ceto
superiore e stornano la loro attenzione dai problemi critici. Creano rapporti sociali spoliticizzati.

“si vive una volta sola” ma la vita è desiderabile solo se evita la conoscenza e coscienza delle condizioni in
cui si è inseriti. Spumeggiando ci si disperde, e dove si vive una volta sola si vive poco.
capitolo undicesimo, VISTO DALL’ALTO
L’attuale ceto dominante, gli imprenditori, mancano di autocoscienza per il loro ruolo; Il sistema attuale è
fondato su determinate proprietà materiali del ceto dirigente, il quale non ha nessuna volontà di soddisfare
le richieste delle masse.

Gli imprenditori, dopo la guerra hanno dovuto raccapezzarsi nella nuova situazione sociale ed economica, e
sono stati posti a riempire il vuoto che la precedente classe superiore ha lasciato. Trasformano il vecchio
dominio in una sorta di dispotismo illuminato che fa concessioni alla controcorrente socialista.

Gli imprenditori si adattano alle varie condizioni per amore dell’azienda sovrana (a cui sono asserviti, poiché
da essa deriva il loro potere), ma senza metterle alla base del proprio operare. Così la categoria dominante
agisce nell’interesse del potere e contro questo interesse.

Vi sono giovani correnti radicali che attaccano il capitalismo, ma lo fanno solo verso i casi estremi come
guerre o madornali errori della giustizia, ma solo in alcune delle sue emanazioni più visibili. Ignorando i
piccoli eventi degenerati di cui si compone la normale vita sociale, nulla verrà mai realmente smosso.

capitolo dodicesimo, CARI COLLEGHI E COLLEGHE!


Poichè la professione oggi, non procura più nessun piacere, bisogna portare alla gente dei contenuti
dall’esterno. Così l’inaridimento causato dall’attività lavorativa, si pensa possa essere attutito dando agli
impiegati contenuti validi per il loro tempo libero. Ma anche la cultura si volatilizza non appena considerata
come una sicura proprietà o se usata semplicemente per riempire gli uomini, sollevandoli al di sopra della
vita quotidiana.

La soluzione non può essere una coscienza distratta, che distoglie lo sguardo dalle conseguenze dannose
del lavoro meccanico, ma una coscienza che lo comprende in sé.

La critica del formalismo di questo pensiero, della sua cattiva neutralità e del suo rapporto puramente
esteriore con le attività spirituali, sarebbe convenuta alle organizzazioni più del piatto ottimismo con cui
esse hanno salutato le benedizioni di questa pessima idea di arginare l’inaridimento con “beni di cultura”.

Le associazioni di impiegati si sono impossessate di elementi come lo sport, il fine settimana libero, che
portano in se ideologie completamente differenti e conto i loro interessi sindacali. Invece di cercare di
capire le profonde ragioni dell’entusiasmo sportivo e se sia il caso di frenarlo, lo si favorisce acriticamente,
per scopi concorrenziali di “attrarre gente sotto la propria insegna”.

Questo perché le organizzazioni di impiegati tendono a considerare il collettivismo in quanto tale come
fonte della loro forza. Essi vogliono instillare la volontà di realizzare questo collettivo, convinti che esso
possa avere un significato intrinseco oppure che possa in qualche modo produrlo.

Essi fanno virtù della necessità di unificazione.

Il collettivo in quanto tale è un organizzazione falsa.


DISPOSIZONI CHE CERCANO DI CONFISCARE L’ANIMA saggio di Maurizio Guerri.
DAL “BOSCO VERTICALE” DI MILANO AL MOKA EFTI DI BERLINO.

Tutti i giorni passanti, turisti e cittadini scattano foto e selfie orgogliosi di unirsi per un istante ad uno dei
simboli della nuova era milanese. Interessante è constatare che molti degli adoratori delle torri, costruite,
acquistate e realizzate per prezzi da capogiro, simbolo del lusso sfrenato, molti di essi sono persone che
faticano a tirare la fine del mese.

Che cosa spinge queste persone a dedicarsi al culto di queste cattedrali del lusso?

Che senso ricopre nelle loro esistenze farsi riprendere o fotografare con questi “feticci della bella vita”?

Quale ruolo ricoprono i due grattacieli nell’immaginario e nei sogni dai una massa di lavoratori precari o
senza lavoro che sono sempre meno in grado di incidere politicamente sulla loro vita e non solo?

Questi impiegati proletariarizzati o disoccupati a tempo indeterminato continuano a essere i maggiori


consumatori di divertimento, i più importanti fruitori di piccoli lussi e i più fedeli adoratori del grande lusso.
Essi seppur impoveriti e umiliati continuano a sognare di essere frequentatori assidui delle immagini di ciò
che ha più o meno direttamente decretato, con la forza di una legge di natura, il loro stesso tracollo.

VEDERE GLI IMPIEGATI oltre le statistiche e i questionari, le immagini.

Essi, nella fotografia, nel cinema e nelle riviste illustrate, ritrovano immagini senza alcuna “resistenza” di ciò
di cui trattano, che alimentano un rinforzo acritico del mero dato di fatto. Essi si nutrono di immagini.

I film, le riviste e la vita di queste persone spesso coincidono fra loro. Gli impiegati modellano la loro
esistenza sui modelli proposti dallo schermo nonostante la maggior parte di essi abbia svolgimenti
inverosimili. I film colorano di rosa le più nere istituzioni e, calcando le tinte, distorcono il bello. Così però
essi non cessano mai di riflettere la società; Anzi, più ne rappresentano imprecisamente la superficie, tanto
più diventano esatti trasformandosi in un esatto specchio nel quale si riflette il meccanismo segreto della
società.

Tra il cinema, le riviste illustrate, i reportage e la vita si crea un circolo vizioso in cui uno rafforza l’altra e
viceversa. Essi si pongono come ripetizione, del modello che hanno mostrato alla gente.

RAZIONALITA’ CAPITALISTICA E NATURA

Nonostante operai e impiegati abbiano stipendi simili o identici,, differente è il modo di vestire e l’uso del
denaro. Essi sono il frutto dell’ottimizzazione del processo produttivo, semplici, banali, poco qualificati,
credono ancora di esser parte di un “ceto medio” di stampo borghese.

Devono divertirsi in modo diverso dai proletari, devono aspirare a consumare il lusso e la ricchezza.

Il capitalismo strappa la superficie naturale per riprendere poi sembianze ancora naturali.

Il tipico rivolgersi alla natura nel weekend impiegatizio non è altro che l’incapacità della ratio capitalista di
costruire nella vita comunitaria una forma di esistenza giusta.

Contrapporre la natura al sistema economico attuale è un errore, perché in essa si incarnano i desideri
capitalisti. Tra la ratio e le leggi di natura vi è estrema compatibilità, al punto che il capitalismo globale di
oggi sembra un ambiente naturale che ha concluso il corso della storia, tanto che è più facile immaginare la
fine del mondo che la fine del capitalismo.
LA CARNAGIONE “MORALMENTE ROSA” DEI SENZATETTO

Attraverso i modelli di selezione per diventare impiegato, possiamo dedurre una rappresentazione del ceto
e un auto rappresentazione del singolo. Della selezione fisica e psicologica una carnagione moralmente
rosa, parrebbe aver un particolare peso per l’assunzione. Coloro che stabiliscono i modelli vorrebbero
ricoprire tutto di una patina rosa, che nasconda una realtà tutt’altro che rosea.

Il modo di apparire non è una decisione individuale ma, una secrezione del sistema economico che avvolge
il singolo, una copertura ideologica della realtà, perbenismo morale. La morale come cosmesi e
l’allontanamento di tutto ciò che è immorale impedisce non solo la rivolta, ma anche ogni forma di critica
teorica e pratica.

La minaccia di essere esclusi tiene in scacco schiere di impiegati in uno stato di insoddisfazione,
paralizzando l’articolazione di sogni e desideri. Per paura di essere dichiarati fuori uso sono costretti
all’omologazione, sembrare belli e giovani è questione di sopravvivenza. La moda e l’economia collaborano
l’una con l’altra.

Il consumo di moda, intrattenimento e spettacolo è il modo in cui gli impiegati contribuiscono alla società.

Nonostante non siano che una massa quasi indistinta e proletarizzata, essi rivendicano con forza la propria
qualità individuale, che è la leva attraverso cui accedere alla classe dominante, che gli rende parallelamente
impossibile riconoscersi come appartenenti alla classe del proletariato.

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