Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
CULTURE
Le culture sono l’insieme di tradizioni e costumi trasmessi attraverso forme di insegnamento, che formano
e guidano le credenze, le visioni del mondo e il comportamento degli individui in società. I bambini
apprendono la cultura mediante un processo chiamato inculturazione. Le culture non sono isolate. Come
ebbe modo di notare uno dei più importanti antropologi del Novecento, Franz Boas, i contatti tra gruppi
vicini sono sempre esistiti, coprendo anche aree molto estese. Il contatto con forze esterne avviene
attraverso i mass media, i fenomeni migratori e i moderni sistemi di trasporto. La cultura è un tratto
presente solo negli esseri umani in quanto solo loro hanno sviluppato: la capacità di apprendere, di pensare
simbolicamente, di utilizzare il linguaggio e di impiegare strumenti e altri prodotti per l’organizzazione della
vita e l’adattamento all’ambiente.
Il termine bioculturale si riferisce alla combinazione del punto di vista biologico e di quello culturale per
commentare e risolvere un particolare problema o una questione specifica.
ADATTAMENTO
Il concetto di adattamento si riferisce ai processi mediante i quali gli organismi riescono a superare con
successo gli stress e le forze avverse che agiscono nell’ambiente in cui si trovano. Come gli animali, anche
gli esseri umani dispongono di mezzi di adattamento biologici, ma gli essere umani dispongono anche di
mezzi di adattamento culturali. L’adattamento culturale (tecnologico, in questo caso) può essere
rappresentano dalla cabina pressurizzata di un aereo dotata di maschere di ossigeno. Tre sono invece i
modi in cui è possibile adattarsi biologicamente ad altitudini elevate: adattamento genetico, adattamento
fisiologico a breve termine, adattamento fisiologico a lungo termine.
Gli esseri umani sono tra gli animali più adattabili al mondo. Creatività, adattabilità e flessibilità sono
attributi umani elementari: la diversità umana costituisce l’argomento principale dell’antropologia.
SUSSISTENZA
Per milioni di anni, la caccia e raccolta di alimenti commestibili presenti in natura sono state l’unica base di
sussistenza degli esseri umani. Tuttavia sono occorse solo poche migliaia di anni perché la produzione
alimentare sostituisse la caccia e la raccolta nella maggior parte delle aree abitate del pianeta. In tempi
molto più recenti, la diffusione della produzione industriale ha influenzato profondamente la vita umana.
Ogni rivoluzione economica ha avuto ripercussioni sociali e culturali.
ANTROPOLOGIA CULTURALE
L’antropologia culturale è lo studio della società e delle cultura umane, la disciplina che descrive, analizza
interpreta e spiega le somiglianze e le differenze sociali e culturali.
In Europa e in Italia la distinzione più usuale è quella fra antropologia culturale e antropologia fisica
(biologica). In molti casi, l’antropologia culturale viene denominata etnologia.
Per studiare e interpretare la diversità culturale, questo settore dell’antropologia adotta un duplice
approccio: quello etnografico (basato sui riscontri diretti e sul lavoro sul campo) e quello etnologico
(basato sui confronti transculturali).
ETNOGRAFIA E ETNOLOGIA
L’etnografia offre il resoconto relativo a una comunità, una società o una cultura specifica. Nella fase di
raccolta dei dati etnografici, l’etnografo reperisce informazioni che inseguito organizza, descrive, analizza e
interpreta allo scopo di costruire e presentare il contesto esaminato, sotto forma di volume, articolo o
filmato. Tradizionalmente gli etnografi vivono in piccole comunità e studiano comportamenti, credenze, usi
e costumi, vita sociale, attività economiche, politica e religioni locali. Gli etnografi tradizionali studiavano
popolazioni di piccole dimensioni e illetterate. L’etnografia, quindi, è un procedimento di ricerca con il
quale l’antropologo osserva da vicino, registra dei fatti e si impegna nella vita quotidiana di un’altra cultura,
un’esperienza che va sotto il metodo della ricerca sul campo, e in seguito stende dei resoconti su questa
cultura, accentuando i dettagli descrittivi. L’etnologia si propone di esaminare, interpretare, analizzare e
confrontare i risultati etnografici, ossia i dati raccolti in diverse società. Tali dati vengono impiegati per
individuare somiglianze e differenze e per giungere generalizzazioni sulla società e sulla cultura.
L’etnologia si basa sui dati etnografici e storici per procedere a confronti e comparazioni, nonché per
pervenire a generalizzazioni sulle società e sulle culture. Gli etnologi cercano di identificare e spiegare
differenze e analogie culturali, verificare ipotesi e formulare teorie in grado di migliorare la nostra
comprensione del funzionamento dei sistemi sociali e culturali.
ANTROPOLOGIA LINGUISTICA
L’antropologia linguistica studia il linguaggio nel suo contesto sociale e culturale, attraverso lo spazio e nel
corso del tempo. Alcuni antropologi linguistici fanno supposizioni sulle caratteristiche universali del
linguaggio, forse collegate a uniformità nel cervello umano. Altri ricostruiscono linguaggi antichi
confrontando i loro discendenti contemporanei e nel far ciò fanno scoperte sulla storia. Altri ancora
studiano le differenze linguistiche per scoprire diverse percezioni e caratteristiche di pensiero nelle
differenti culture. I linguisti e gli antropologi culturali collaborano nello studio dei collegamenti tra il
linguaggio e molti altri aspetti della cultura, per esempio come le persone considerano la parentela e come
percepiscono e classificano i colori.
ANTROPOLOGIA E SOCIOLOGIA
L’antropologia culturale e la sociologia condividono un interesse specifico per le relazioni, l’organizzazione e
il comportamento sociale. Per studiare società complesse su vasta scala, i sociologi si sono basati su
questionari e altri mezzi per raccogliere un numero elevato di dati quantificabili. Per molti anni, le tecniche
statistiche e di campionamento sono state strumenti chiave della sociologia, mentre una formazione di tipo
statistico era meno comune in campo antropologico.
ANTROPOLOGIA E PSICOLOGIA
L’area dell’antropologia culturale che rientra nell’antropologia psicologica studia la variazione
transculturale a livello di tratti psicologici. Le società instillano valori diversi educando i bambini in diversi
modi. Malinowski, uno dei primi studiosi che hanno contribuito allo studio transculturale della psicologia
umana, è famoso per il lavoro sul campo svolto tra gli abitanti delle isole Trobiand del Pacifico Occidentale.
In questa società i legami di discendenza si strutturano in modo matrilineare: gli individui si considerano
legati alla madre e ai parenti di quest’ultima, ma non al padre. Il parente più prossimo che educa il bambino
non è il padre biologico bensì il fratello della madre, cioè lo zio materno.
ASSOCIAZIONE E TEORIA
Un’associazione è una relazione osservata tra due o più variabili, mentre una teoria ha carattere più
generale. Una teoria è un insieme di idee formulate per spiegare qualcosa . Se un’associazione viene messa
alla prova e se si giunge a scoprire che essa ricorre ripetutamente, allora è possibile affermare che tale
associazione è stata dimostrata. Al contrario, le teorie non possono essere dimostrate, sebbene possano
essere supportate da molteplici prove, la loro verità non può essere determinata con certezza. Molti de
concetti e delle idee presenti nelle teorie non sono direttamente osservabili o verificabili.
CAPITOLO 2 – LA CULTURA
La cultura è quell’insieme complesso che include le conoscenze, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il
costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo come membro di una società. Questi
attributi si acquisiscono non attraverso l’eredità biologica ma mediante la tradizione culturale.
L’inculturazione è il processo mediante il quale un bambini assimila la propria cultura .
LA CULTURA E’ APPRESA
L’apprendimento culturale umano dipende dalla capacità, unicamente sviluppata dall’uomo, di utilizzare i
simboli, segni che non hanno un collegamento necessario o spontaneo con ciò che rappresentano. Sulla
base dell’apprendimento culturale, gli individui creano, ricordano e si confrontano con idee e pensieri. La
cultura può essere appresa in maniera diretta o indiretta. Le culture sono state caratterizzate come insiemi
di meccanismi di controllo per dirigere il comportamento. Questi “programmi” vengono assimilati dalla
popolazione attraverso il processo di inculturazione relativo a specifiche tradizioni. Gli individui
interiorizzano gradualmente un sistema di simboli e significati precedentemente creato e definito e lo
utilizzano per definire il mondo in cui vivono, per esprimere i propri sentimenti ed emozioni e per formulare
giudizi. Ogni singolo individuo inizia attraverso un processo di apprendimento consapevole o inconsapevole
e di interazione con gli altri, assimila una tradizione culturale mediante il processo di inculturazione.
Qualche volta la cultura viene assegnata in maniera diretta, come quando i genitori dicono ai propri figli di
ringraziare se qualcuno offre a loro qualcosa. La cultura viene inoltre trasmessa tramite l’osservazione. I
bambini prestano attenzione alle cose che li circondano. La cultura può anche venire interiorizzata in modo
inconsapevole. Gli occidentali acquisiscono parte delle nozioni della propria cultura sulla distanza che è
bene osservare quando due persone parlano non quando viene detto loro direttamente di mantenere una
certa posizione nei confronti dell’interlocutore, ma attraverso un graduale processo di osservazione,
esperienza e modifica consapevole o inconsapevole del comportamento. Gli antropologi concordano sul
fatto che l’apprendimento culturale venga elaborato in modo unico dagli esseri umani.
Unità Psichica dell’uomo: gli esseri umani sono diversi nelle proprie capacità e tendenze emotive e
intellettuali, tutte le popolazioni umane dispongono di uguali capacità culturali, indipendentemente
dall’aspetto fisico o dall’appartenenza etnica, le persone sono in grado di apprendere qualsiasi tradizione
culturale.
LA CULTURA E’ CONDIVISA
La cultura è un attributo che non appartiene ai singoli individui in sé ma agli individui in quanto membri di
gruppi. Noi apprendiamo la nostra cultura osservando, ascoltano parlando e interagendo con altre persone.
L’inculturazione unifica gli individui attraverso una serie di esperienze comuni. I genitori di oggi erano i figli
di ieri. Le persone diventano agenti attivi nel processo di inculturazione dei figli proprio come era successo
a loro. Per esempio, da piccolo quando non finivamo di consumare il pasto che avevamo nel piatto i nostri
genitori ci ricordavano dei bambini che morivano di fame in altri paesi del mondo, proprio come i nostri
nonni avrebbero potuto fare nella generazione precedente. Poco di ciò che pensiamo con la nostra testa è
originale o unico, questo perché condividiamo le nostre opinioni e le nostre credenze con molte altre
persone. La cultura non solo è condivisione ma permette di formulare anche dei pensieri.
LA CULTURA E’ SIMBOLICA
Il pensiero simbolico è unico e di fondamentale importante per gli esseri umani e per l’apprendimento
culturale. L’antropologo Leslie White ha definito la cultura come dipendente dal simbolismo, la cultura è
costituita da strumenti, utensili, abbigliamento, ornamenti, linguaggio ecc. Un simbolo è qualcosa di verbale
o non verbale che rappresenta qualcos’altro. Tra il simbolo e ciò che esso rappresenta non esiste un
collegamento ovvio, naturale o necessario. Per esempio un cane che abbaia non è più cane di un chien, dog,
hund o mbwa per utilizzare le parole che descrivono l’animale “cane” in francese, inglese, tedesco e swahili.
Il linguaggio è una delle abilità che contraddistinguono l’Homo Sapiens. In genere i simboli sono linguistici
ma esistono anche simboli non verbali, come per esempio le bandiere. L’acquasanta è un potente simbolo
nell’ambito del cattolicesimo romano. In sé, l’acqua non è più santa di quanto possano essere il latte, il
sangue o altri liquidi naturali. E l’acquasanta non è chimicamente diversa dall’acqua in comune. In questo
caso, un elemento naturale è stato arbitrariamente associato a un particolare significato per i credenti
cattolici, che condividono credenze ed esperienze comuni basate sull’apprendimento e trasmesse di
generazione in generazione.
LA CULTURA E LA NATURA
La cultura è legata alla natura. La natura detta le abitudini. Per gli esseri umani quello di mangiare è un atto
fondamentale per la sopravvivenza ma la cultura ci dice cosa, quando e come mangiare. In molte società le
persone consumano il pasto principe a mezzogiorno, in altre si preferisce invece una cena abbondamene. Gli
italiani a colazione sono grandi consumatori di caffè espresso e poco più, mentre gli statunitensi bevono
grandi quantità di caffè leggero con latte freddo. Le abitudini, le percezioni e le invenzioni culturali
modellano la natura umana in molte direzioni. La nostra cultura influenza la modalità con cui percepiamo la
natura, la specifica natura umana e ciò che è naturale. Attraverso la scienza, invenzioni e scoperte, i
progressi culturali hanno consentito di superare molteplici limitazioni naturali. Attraverso la clonazione, gli
scienziati hanno alterato il modo di considerare l’identità biologica e il significato della vita stessa.
LA CULTURA E’ ONNICOMPRENSIVA
Tutte le persone sono acculturate, non solo diplomati e laureati. Le forze culturali più interessanti e
significative sono quelle che influenzano gli individui quotidianamente. La cultura, secondo la definizione
antropologica, include caratteristiche che qualche volta vengono considerate triviali o indegne di serio
studio, come per esempio molte espressioni della cultura popolare.
LA CULTURA E’ INTEGRATA
Le culture non sono raccolte disordinate e casuali di credenze e tradizioni ma hanno un carattere integrato
ovvero sono sistemi strutturati in base a schemi precisi. Se una parte del sistema subisce una modifica,
anche le altre parti andranno incontro a un cambiamento. Le culture sono integrate non semplicemente in
virtù delle attività economiche in esse dominanti e dei relativi schemi sociali ma anche in virtù di insiemi di
valori, idee, simboli e opinioni. Le culture formano i loro singoli membri a condividere determinanti tratti
della personalità. Un insieme di valori di base (valori fondamentali, essenziali, centrali) integra ogni cultura,
distinguendola dalle altre.
infilare un ago riflette una complessa combinazione di movimenti e caratteristiche delle mani e degli occhi
raggiunta grazie a milioni di anni di evoluzione da parte dei primati.
LE SCIMMIE E L’UOMO
Con le scimmie condividiamo:
L’abilità di apprendere dall’esperienza e di modificare il proprio comportamento.
La realizzazione e l’utilizzo di oggetti per cibarsi, la forma più studiata di fabbricazione di oggetti da
parte di scimmie antropomorfe è il termiting per esplorare i terminati.
Il controllo della propria igiene. Per esempio in un gruppo di macachi giapponesi è stato osservato
che una femmina di tre anni aveva iniziato a lavare delle piccole patate prima di mangiarle. In
seguito, prima sua madre, poi i suoi coetanei e infine tutto il gruppo seguì il suo esempio.
La capacità di prendere la mira e di scagliare gli oggetti.
La fabbricazione di oggetti per cacciare.
Con le scimmie di distinguiamo da:
La cooperazione e la condivisione del cibo da parte degli umani. Nonostante il gruppo degli
scimpanzé condividano spesso la caccia predatoria, le scimmie antropomorfe e le scimmie tendono
a nutrirsi singolarmente. La cooperazione e la condivisone sono molto più sviluppate tra gli umani.
L’accoppiamento: Tra i babbuini e gli scimpanzé l’accoppiamento avviene in base al colore delle
femmine dunque dell’ovulazione. Durante il calore la vagina esterna delle femmine si gonfia e
assume una colorazione rossa, a dimostrazione della loro ricettività. Si accoppiano pertanto i
maschi con un legame però temporaneo. Le femmine umane invece non hanno un vero e proprio
calore e l’ovulazione non ha segni esterni che la manifestano. Non sapendo dunque quando è in
corso l’ovulazione, gli uomini massimizzano il successo riproduttivo e accoppiandosi sempre e non
in periodi di tempo limitati.
Il matrimonio: deve avvenire al di fuori dei soggetti legati da parentela o del gruppo locale
(esogamia). L’esogamia crea legami tra i diversi gruppi di origine degli sposi. Ciò non esiste invece
tra i primati non umani che si allontanano dal gruppo nell’età dell’adolescenza e non mantengono
legami con la propria famiglia.
I LIVELLI DI CULTURA
Esistono diversi livelli di cultura:
Nazionale: condivisa dai membri di una stessa nazione.
Internazionale: estesa oltre i confini nazionali per via della diffusione e del colonialismo. Per
esempio la Coppa del Mondo di calcio è diventato un evento culturale internazionale dal momento
che molte persone in vari paesi conoscono le regole del calcio, praticano o seguono questo sport.
Subculturale: la cultura propria di un sottogruppo circoscritto all’interno di una nazione. In una
grande nazione, le subculture si originano per regione, etnicità, lingua, classe sociale e religione. I
background religiosi di ebrei, battisti e cattolici creano tra questi gruppi una serie di differenze
sottoculturali. Pur condividendo una cultura nazione comune, gli abitanti delle regioni del nord e di
quelle del sud degli Stati Uniti risultano diversi per quanto riguarda credenze, valori e
comportamento tradizionale.
UNIVERSALE
Le caratteristiche universali sono comuni a tutti gli esseri umani e permettono a loro di distinguerli da altre
specie. Le principali caratteristiche sono:
Biologici: lunga dipendenza infantile (molte specie animali lasciano i loro figli subito dopo un mese
dalla loro nascita), sessualità attiva tutto l’anno (molti animali cadono in letargo per svariati mesi
come l’orso), cervello complesso (che permette di formulare pensieri e ragionare).
Psicologici: pensiero simbolico, elaborazione delle informazioni.
Sociali: vita in famiglia e condivisione del cibo (riferimento alle scimmie che si nutrono
individualmente).
Culturali: esogamia (il matrimonio al di fuori del proprio gruppo) per paura dell’incesto. Tutte le
società considerano alcuni membri troppo vicini nella linea di parentela per potersi accoppiare o
unire in matrimonio con loro. La violazione di questo tabù viene definita incesto, scoraggiata e
punita.
GENERALI
Le caratteristiche generali sono quelle caratteristiche comuni a diverse epoche e diversi luogo ma non a
tutte le culture. Alla base della generalità ci sono i concetti di diffusione, dominazione (dominio coloniale in
cui vengono imposte norme e pratiche a una società o a una nazione da un paese più potente). Una delle
generalità culturali presenti in molte società è la famiglia nucleare, non presente in alcune società tribali
come i Nayar, residenti sulle coste indiane dove il marito e la moglie non vivono insieme.
PARTICOLARE
Le caratteristiche particolari (o specifiche) sono quelle caratteristiche culturali non generalizzate o diffuse
ma specifiche in un singolo luogo, cultura, società. Le occasioni come il matrimonio e la morte sono
caratteristiche universali ma gli schemi dei rituali differiscono tra di loro. Gli italiani considerano i matrimoni
sfarzosi più appropriati rispetto a una cerimonia funebre sontuosa. Gli abitanti del Madagascar invece
considerato la cerimonia funebre di maggior importanza e il matrimonio un evento minore nel quale
partecipano solo gli sposi e pochi parenti.
LA GLOBALIZZAZIONE
Il termine globalizzazione descrive una serie di processi, tra cui la diffusione e l’acculturazione, che
promuovono il cambiamento in un mondo in cui le nazioni e i popoli sono sempre più interconnessi e
reciprocamente dipendenti. Questi legami sono determinati da forze economiche e politiche, insieme ai
moderni sistemi di trasporto e comunicazione. Le forze della globalizzazione includono il commercio, viaggi
e turismo internazionale, flussi migratori transazionali, i media ecc. Le comunicazioni a lunga distanza sono
più semplici, più veloci e più economiche rispetto al passano e si stendono fino a coprire aree geografiche. I
mass media contribuiscono ad alimentare la diffusione a livello globale della cultura dei consumi,
stimolando la partecipazione all’economia mondiale. I media diffondono informazioni su rischi e minacce,
prodotti, servizi, diritti, istituzioni e stili di vita. Gli emigranti trasmettono informazioni e risorse in modo
transnazionale conservandoci i progressi dei paesi d’origine.
SCUOLA DI BOAS
Boas è indiscutibilmente il padre delle scienze antropologiche. Boas contribuì all’antropologia culturale,
biologica e linguistica. I suoi studi biologici sugli immigrati europei negli Stati Uniti rivelarono e furono in
grado di misurare la plasticità fenotipica: erano fisicamente diversi dai loro genitori non a causa di un
cambiamento genetico ma perché erano cresciuti in un ambiente diverso. Boas mostrò che la biologia
umana può essere modellata e modificata dall’ambiente, incluse le forze culturali. Boas e i suoi allievi si
prodigarono per dimostrare che non era quindi la biologia a determinare la cultura.
PARTICOLARISMO STORICO
Boas e i suoi numerosi e importanti allievi criticarono molteplici aspetti delle teorie di Morgan. In primo
luogo mettevano in dubbio i criteri utilizzati per la definizione dei vari stadi dell’evoluzione umana:
sostenevano che lo stesso risultato non potesse avere un’unica spiegazione, poiché esistevano molteplici
percorsi che conducevano a esso. La posizione di Boas e dei suoi seguaci venne definita particolarismo
storico. Il particolarismo storico rifiutava il metodo comparativo . Il particolarismo storico si basa sull’idea
che ogni elemento della cultura possedesse una storia distintiva e che forme sociali che potevano sembrare
simili non lo fossero affatto proprio in virtù delle storie diverse che le avevano contraddistinte.
FUNZIONALISMO
Il funzionalismo metteva in secondo piano la ricerca delle origini, concentrandosi invece sul ruolo dei tratti
e delle pratiche culturali nella società contemporanea. Le due principali correnti funzionalistiche sono
associate a Brown e Malinowski.
MALINOWSKI
Sia Brown che Malinowski si concentrarono sul presente invece che sulla ricostruzione storica del passato.
Malinowski fu un vero e proprio pioniere del lavoro sul campo tra i gruppi umani a lui contemporanei.
Malinowski fu un funzionalista in due sensi: in primo luogo riteneva che gli usi, le tradizioni e le istituzioni di
una società fossero integrati e correlati cosicché il cambiamento di uno di essi comportava la modifica degli
altri, ovvero ogni singolo elemento era funzionale agli altri. In tal senso, lo studio delle attività di pesca nelle
Trobiand alla fine avrebbe condotto l’etnografo a studiare l’intero sistema economico, la magia, la
religione. La seconda lettura della teoria funzionale della cultura di Malinowski conduce al funzionalismo
dei bisogni umani. Malinowski credeva che gli esseri umani avessero un insieme di bisogni biologici
universali e che usi e tradizioni venissero sviluppati proprio allo scopo di soddisfare questi bisogni.
BROWN
Secondo Brown l’antropologia sociale non poteva sperare di scoprire le vicende di popoli privi di sistemi di
scrittura. Dal momento che qualsiasi storia è congetturale ovvero è solo un’ipotesi, essa spingeva gli
antropologi sociali a concentrarsi sul ruolo giocato da specifiche pratiche nella vita delle società del
presente. Brown sosteneva che l’antropologia sociale fosse una scienza sincronica anziché diacronica ossia
che studiasse le società per come esistono oggi nel presente piuttosto che nel passato.
FUNZIONALISMO STRUTTURALE
Secondo il funzionalismo e il funzionalismo strutturale, la funzione delle tradizioni culturali, delle norme e
delle pratiche sociali è di preservare la struttura sociale.
CONFIGURAZIONISMO
Benedict e Mead svilupparono un approccio alla cultura che è stato chiamato configurazionismo ed è
collegato al funzionalismo nel senso che anche in questo caso la cultura viene considerata un sistema
integrato. Boas riconobbe tuttavia che la diffusone non era un processo automatico: i tratti culturali
possono anche diffondersi se incontrano barriere ambientali o se non vengono accettati da una cultura
specifica. Ne conseguiva che i tratti mutati da altre culture avrebbero dovuto essere modificabili fino ad
aderire alla cultura di adozione. Anche Mead rinvenne alcuni modelli nelle culture da lei studiate, tra quelli
nelle isole Samoa dove studiò gli adolescenti indigeni confrontandoli con i loro coetanei americani. I
risultati a cui pervenne supportavano la visione di Boas che è la cultura e non la biologia a determinare la
variazione nei comportamenti e nelle personalità umane.
NEOEVOLUZIONISMO
Intorno al 1950 gli antropologi rinnovarono il proprio interesse per il cambiamento culturale e persino per
l’evoluzione umana. I neoevoluzionisti sostenevano la necessità di reintrodurre il concetto di evoluzione
all’intero dello studio della cultura. White sosteneva che non ci fossero dubbi sul fatto che la cultura si fosse
evoluta ma si rese conto che culture specifiche potevano evolversi seguendo la stessa direzione. Steward
propose un diverso modello evoluzionistico, che chiamò evoluzionismo multilineare, in cui mostrava il
modo in cui le culture si erano evolute lungo molteplici e differenti linee. Secondo White la disponibilità di
energia costituiva il principale metro di misura e il motore del progresso culturale ossia le culture
progredivano in modo proporzionale alla stessa disponibilità annua di energia pro-capite.
MATERIALISMO CULTURALE
Per Harris tutte le società possedevano:
Un’infrastruttura: costituita da tecnologia, economia e demografia.
Struttura: forme di parentela e di discendenza.
Sovrastruttura: religione, ideologia e gioco.
CULTUROLOGIA
Egli considerava l’antropologia culturale come una scienza che definì culturologia. White riteneva che le
forze culturali, che si basano sulla capacità unica degli esseri umani di pensare in modo simbolico,
racchiudessero una potenza tale da rendere marginale il ruolo dei singoli individui. White si opponeva
all’idea che singoli individui specifici fossero responsabili di grandi scoperte e mutamenti epocali,
sostenendo al contrario che fossero intere costellazioni di forze culturali a creare grandi individui.
SUPERORGANICO
Kroeber definì l’ambito culturale, il cui emergere rese possibile l’evoluzione dalle scimmie in primati
ominidi, con il termine di superorganico. Kroeber considerava la cultura come la base della nuova scienza,
che divenne in seguito antropologia culturale.
DURKHEIM
In Francia, Durkheim aveva proposto un approccio deterministico chiamato coscienza collettiva. Durkheim
sosteneva che questa nuova scienza si sarebbe basata su fatti sociali, analiticamente diversi dagli individui
dal cui comportamento questi fatti venivano inferiti. Gli psicologici studiano gli individui mentre gli
antropologi studiano gli individui in quanto rappresentanti di un’entità più ampia.
STRUTTURALISMO
Lo strutturalismo di Levi-Strauss ebbe modo di evolvere nel corso del tempo, dai primi interessi per le
strutture di parentela e i sistemi di matrimonio fino al tardino interesse per la struttura della mente umana.
Secondo Levi-Strauss le menti possiedono tratti universali che hanno origine in determinate caratteristiche
comuni nel cervello dell’Homo Sapiens. Tra queste caratteristiche mentali universali emerge il bisogno di
classificazione ovvero di imporre un ordine agli aspetti della natura, alla relazione dell’uomo con essa e alle
relazioni tra individui. Uno degli aspetti universali della classificazione è l’opposizione o contrato. Uno dei
mezzi più comuni usati per la classificazione è l’opposizione binaria. Il concetto di agency si riferisce alle
azioni perseguitate dagli individui sia da soli che in gruppo, nel creare e trasformare le identità culturali.
Partecipare alla vita locale significa che gli etnografi parlano costantemente con le persone e fanno loro
delle domande. Ci sono numerosi livelli nell’apprendimento della lingua sul campo. Prima di tutto c’è la fase
di denominazione ovvero chiedere nomi su nomi degli oggetti che ci circondano .Poi siamo capaci di porre
le domande più complesse fino ad entrare in vere e proprie discussioni. Con la tabella per le interviste,
l’etnografia parla faccia a faccia con le persone, fa le domande e trascrive le risposte. Le procedure del
questionario tendono a essere più indirette e personali, spesso capita che sia lo stesso intervistato a
compilare il modulo.
IL METODO GENEALOGICO
Il metodo genealogico è una tecnica etnografica ben delineata. I primi etnografi svilupparono una serie di
segni e simboli per occuparsi di parentela, discendenza e matrimonio. Gli antropologi hanno bisogno di
raccogliere dati genealogici per comprendere le attuali relazioni sociali e per poterne ricostruire la storia. In
molte società non industrializzate i legami di sangue rappresentano la base della vita sociale. Gli
antropologi chiamano anche questo tipo di cultura società basate sui legami di sangue.
INFORMATORI PRIVILEGIATI
Ogni comunità presenta persone che riportano informazioni più complete o utili che riguardano particolari
aspetti della vita. Queste persone vengono riconosciute con il nome di informatori privilegiati detti anche
informatori chiave.
STORIE DI VITA
Gli antropologi sviluppano le proprie preferenze sul campo, esattamente come facciamo noi a casa. Spesso,
quando troviamo qualcuno insolitamente interessante, raccogliamo la sua stessa vita.
PROBLEM ORIENTED
Oggi la maggior parte degli etnografi arriva sul campo con un preciso problema da investigare e raccogliere
informazioni su tale problema. Le risposte della popolazione locale non sono l’unica fonte di dati. Gli
antropologi raccolgono informazioni anche riguardo a fattori come la densità della popolazione, la qualità
ambientale, il clima, la geografia fisica, l’alimentazione e l’uso della terra.
LA RICERCA LONGITUDINALE
La ricerca longitudinale è lo studio a lungo termine di una comunità, regione, società, cultura o altra unità di
ricerca, solitamente basato su visite ripetute. Spesso questa ricerca è coordinata da diversi etnografi.
INDAGINE
Il modello dell’indagine comprende la campionatura, la raccolta di dati impersonali e l’analisi statistica.
L’indagine delinea abitualmente un campione (un gruppo di studio gestibile) da una più grande
popolazione. Studiando il campione selezionato, i sociologi possono effettuare accurate inferenze
sull’intera popolazione. Nella società di piccole dimensioni, gli etnografi devono conoscere la maggior parte
delle persone. I ricercatori che utilizzano l’indagine chiamano le persone che studiano respondents, coloro
cioè che rispondono alle domande durante un’inchiesta.
LE APPLICAZIONI DELL’ANTROPOLOGIA
L’antropologia si può applicare in diversi ambiti e contesti.
Gli esperti di antropologia applicata del campo medico per esempio considerano i contesti e le implicazioni
di disturbi e malattie sia dal punto di vista socioculturale sia biologico. I ricercatori in campo antropologico
ed educativo lavorano in aule scolastiche, abitazioni private e altri ambienti pertinenti all’istruzione.
I progetti di sviluppo sono generalmente destinati all’insuccesso se i pianificatori ignorano la dimensione
culturale dello sviluppo. I problemi sorgono dalla mancanza di attenzione alle condizioni socioculturali
esistenti e dalla conseguente mancanza di aderenza tra proposte teoriche e realtà oggettiva.
Esempio Africa
Per evitare simili progetti del tutto irrealisti e per creare schemi di sviluppo più appropriati dal punto di
vista culturale le organizzazione per lo sviluppo internazionale provvedono sempre a garantirsi la
collaborazione di antropologi nella fase di pianificazione progettuale.
LE STRATEGIE D’INNOVAZIONE
Gli antropologi che si occupano dei problemi sociali devono lavorare a stretto contatto con i locali per
valutarne le aspettative e le necessità di cambiamento e contribuire alla loro realizzazione. Ci sono tre tipi
di errori:
Eccessiva innovazione: i popoli oppongono resistenza a progetti di sviluppo che impongono
sostanzialmente cambiamenti alla loro vita quotidiana. Di solito le persone sono disposte a
cambiare quanto basta per mantenere quello che già hanno.
Sottodifferenziazione: è la tendenza a considerare i paesi meno sviluppati più simili fra di loro
rispetto a quanto lo siano nella realtà. Le agenzie per lo sviluppo hanno spesso ignorato la diversità
culturale.
I modelli del terzo mondo: molti governi non si impegnano a migliorare la vita dei loro cittadini.
Tuttavia il alcune nazioni il governo agisce più nell’interesse del popolo.
ANTROPOLOGIA ED EDUCAZIONE
L’attenzione verso la cultura si rivela fondamentale sia per l’antropologia sia per l’educazione, implicando
un’attività di ricerca che si estende dalle classi scolastiche fino agli ambienti domestici alle comunità nel
loro complesso. All’interno delle classi gli antropologi hanno osservato una serie di interazioni tra
insegnanti, studenti, genitori e ospiti occasionali. Gli antropologi ritengono i bambini soggetti
assolutamente culturali e pensano che la loro inculturazione e gli atteggiamenti messi in campo nei
confronti degli argomenti e degli atti educativi appartengono a un contesto che include la famiglia e i pari.
Gli antropologi hanno rilevato alcuni errori imputabili ai pregiudizi e di valutazione da parte degli
insegnanti. I docenti avevano a torto dato per scontare che i genitori degli alunni portoricani attribuissero
minore valore all’educazione rispetto ai loro omologhi di etnia non ispanica, peccato che una volta
intervistati in maniera strutturata e approfondita emerse che ne attribuivano di importanza all’educazione.
L’IPOTESI SAPIR-WHORF
Alcuni linguisti e antropologi ritengono che lingue diverse producano differenti modi di pensare ossia che
diversi modi di esprimersi influenzano il modo di pensare agli individui. Questa posizione viene chiamata
Sapir-Whorf. Le diverse grammatiche portano a esprimere concetti diversi.
SOCIOLINGUSTICA
Nessuna lingua costituisce un sistema uniforme in cui ogni individuo parla in modo in tutto e per tutto
identico ad altri individui: oggetto di studio dei sociolinguisti è la variazione linguistica. Il campo della
sociolinguistica indaga infatti le relazioni esistenti tra variazioni sociali e linguistica, ossia la lingua per come
viene parlata in un determinato contesto.
LINGUISTICA STORICA
I sociolinguisti studiano la variazione contemporanea nella lingua parlata ossia il cambiamento linguistico
nel suo divenire. La linguistica storia si occupa di esaminare il cambiamento linguistico a lungo termine: gli
esperti di questa disciplina sono in grado di ricostruire numerose caratteristiche delle lingue del passato
studiando le lingue figlie contemporanee, ovvero le lingue che discendono dal medesimo idioma e si sono
modificate nel corso di migliaia di anni. La lingua originaria dalla quale queste lingue discendono è chiamata
protolingua. La lingua si modifica nel corso del tempo, evolve, si diffonde e si divide in sottogruppi
linguistici.
CAPITOLO 7 – L’ETNICITA’
Un gruppo etnico è un insieme di persone che condividono cultura, lingua, religione, usi ecc . Le etnie sono
il prodotto di costruzioni storico-culturali alle quali a volte le popolazioni che le hanno create attribuiscono
caratteristiche di tipo biologico chiamate razze. Una razza è un gruppo di individui di una specie
contraddistinti da comuni tratti biologici. Etnicità significa identificazione con un determinato gruppo
etnico, sentirsi parte di esso e, di conseguenza, esclusione da altri gruppi.
Nelle conversazioni di tutti i giorni il termine status viene utilizzato come sinonimo di prestigio, raggiungere
un certo status significa ottenere una determinata posizione. Nel campo delle scienze sociali questo non è
tuttavia il significato principale di status: il termine viene utilizzato in modo più neutro per indicare la
posizione, indipendentemente da quanto prestigiosa essa sia, che un individuo occupa all’interno della
società. Gli individui rivestono sempre più posizioni simultaneamente. Alcuni status si hanno sin dalla
nascita (per esempio lo status figlio) altri invece si ottengono (per esempio lo status studente).
tutti. Oggi i ricercatori è più importante spiegare e studiare le somiglianze e differenze tra le razze anziché
la diversità biologica.
I primi studiosi fecero ricorso per la classificazione razziale ai tratti fenotipici. Il fenotipo fa riferimento a
tratti evidenti dell’organismo, la sua biologia mista dal punto di vista anatomico e fisiologico.
La classificazione delle razze basate sul fenotipo fece sorgere il problema su quali fossero i tratti più
importanti da considerare. Le razze dovrebbero essere definite in base all’altezza, peso, taglia o colore della
pelle? Si decise di distinguere tre tipi di razze: bianchi, neri e gialli. Problemi simili nascono ogni volta che si
utilizza un singolo tratto distintivo come base per la classificazione razziale. Il tentativo di usare
caratteristiche somatiche, altezza, peso o qualsiasi altro tratto fenotipico porta a numerose difficoltà.
STRATIFICAZIONE E INTELLIGENZA
Nel corso dei secoli i gruppi che detenevano il potere hanno utilizzato l’ideologia razziale per giustificare,
spiegare e conservare le proprie posizioni sociali privilegiate, dichiarando che le minoranze fossero
congenitamente inferiori, ossia inferiori dal punto di vista biologico. Tale ideologia difende la stratificazione
come qualcosa di inevitabile, di permanente e di naturale, che ha base biologica più che sociale: così i
nazisti sostenevano la superiorità della razza ariana. Esistono eccellenti prove che all’interno di qualsiasi
società stratificata (ossia basata su classi) le differenze rilevate nelle prestazioni tra gruppi economici,
sociali ed etnici riflettono le loro diverse esperienze e opportunità piuttosto che una struttura genetica
specifica. La stratificazione, dominio politico, pregiudizi e ignoranza continuano a esistere, diffondendo
l’erroneo concetto che sfortuna e povertà scaturiscano da una mancanza di capacità. L’intelligenza di una
persona varia in base alle circostanze e all’ambiente.
COESISTENZA PACIFICA
Ci sono tre modalità che permettono la coesistenza pacifica:
Assimilazione: descrive il processo di cambiamento che un gruppo minoritario subisce quando si
trasferisce in un paese in cui predomina una cultura diversa dalla sua. Mediante il processo di
CACCIA-RACCOLTA E PESCA
Tutte le economie basate sulla caccia-raccolta hanno condiviso una caratteristica essenziale per il proprio
sostentamento: gli individui fanno affidamento sulle risorse naturali disponibili invece che sul controllo
della riproduzione di piante e animali. Questo controllo giunse con la domesticazione dei primi animali e
con la coltivazione di alcune specie vegetali. Sebbene la caccia-raccolta stia scomparendo in quanto stile di
vita, esistono ancora aree dell’Africa dove tale attività di sussistenza viene ancora praticata. In tutto il
mondo la caccia-raccolta è sopravvissuta prevalentemente in ambienti che presentavano ostacoli maggiori
alla produzione alimentare.
L’economia di sussistenza praticata dai cacciatori-raccoglitori permane anche in aree che possono essere
coltivare e persino a seguito di contatti con i coltivatori. Questi cacciatori-raccoglitori non si sono convertiti
alla produzione alimentare poiché erano in grado di procacciarsi cibo e riparo in modo perfettamente
adeguato mediante attività di caccia a raccolta.
Le popolazioni che basano la propria sussistenza sulla caccia-raccolta spesso vivono in società organizzate
chiamate bande. La banda è un piccolo gruppo che comprende meno di cento persone, legate tra di loro da
vincoli di parentela e di matrimonio. Le dimensione delle bande variano da popolazione a popolazione. Dal
momento che le mande sono esogamiche (ossia gli individui si uniscono in matrimonio al di fuori della
propria banda di appartenenza), i genitori risultano provenire da due bande differenti e i nonni talvolta da
quattro bande diverse. E’ inoltre possibile affiliarsi a una banda attraverso quella che viene definita
parentela fittizia, ovvero relazioni personali modellate sui rapporti di parentela effettivi, come avviene per
esempio tra padrini e figliocci.
Tra cacciatori-raccoglitori solitamente le attività di caccia e pesca sono affidate agli uomini mentre le donne
si dedicano a quelle di raccolta, ma la natura specifica varia da società a società, talvolta il lavoro svolto
dalle donne contribuisce in modo preponderante alla sussistenza, altre volte invece predomina l’attività
maschile di caccia e pesca. Le bande dei cacciatori-raccoglitori non adoperano stratificazioni sociali ma
rispettano molto gli anziani.
ORTICULTURA
Orticultura e agricoltura sono due tipi di coltivazione diffuse nelle società non industriali. L’orticultura
corrisponde alla tipologia di coltivazione in cui non viene utilizzato in modo intensivo alcuno dei fatto di
produzione, ossia terreno, manodopera, capitale a attrezzature agricole. Coloro che praticano l’orticultura
utilizzano semplici strumenti come zappe e bastoni per scavare nella terra e coltivare orti e campi. I campi
non vengono coltivati in modo permanente e rimangono a riposo per periodo di tempo di durata variabile.
Si tratta di una pratica che spesso prevede l’abbattimento di piccole porzioni di foresta per ricavare terreni
coltivabili.
AGRICOLTURA
Con il termine agricoltura si indica un tipo di coltivazione che richiede un maggior lavoro rispetto
all’orticultura poiché l’utilizzo della terra è più intensivo e avviene su base continuativa.
Numerosi agricoltori utilizzano gli animali come mezzo di produzione per il trasporto, per la lavorazione dei
campi e per il letame impiegato come fertilizzante. Se da un lato coloro che praticano l’orticultura devono
necessariamente attendere la stagione delle piogge, dall’altro gli agricoltori sono in grado di programmare
le attività di piantagione in anticipo poiché detengono il controllo delle riserve idriche. Se necessario
irrigano i propri campi con canali che deviano l’acqua di fiumi, corsi d’acqua, sorgenti e stagni. L’agricoltura
richiede forza lavoro umana per la manutenzione di sistemi di irrigazione, terrazzamenti e altre opere. E’
inoltre necessario nutrire, abbeverare e curare il bestiame e gli altri animali da lavoro.
La differenza fondamentale tra orticultura e agricoltura è che la prima ricorre sempre a un periodo in cui i
terreni vengono messi a riposo (a differenza dell’agricoltura).
L’agricoltura intensiva ha un significativo impatto ambientale: fossi, canali e risaie diventano depositi di
rifiuti organici, di elementi chimici e di microrganismi. L’agricoltura intensiva si sviluppa in genere a scapito
di alberi e foreste, che vengono abbattuti per far posto alle coltivazioni.
PASTORIALISMO
Coloro che praticano l’agropastoralismo vivono in zone come l’Africa, Europa e Asia. Si tratta di popolazioni
che praticano la pastorizia con animali domestici, come mucche e buoi. I pastori cercano di proteggere i
propri animali e di garantirne la riproduzione, ottenendo in cambio cibo e altri prodotti come per esempio
cuoio e pellame. Alcuni utilizzano animali come il cavallo solo come mezzo di trasporto. Gli agropastoralisti
sfruttano mandrie e greggi per ricavarne cibo per il proprio sostentamento, consumandone carne, sangue e
latte, con il quale producono yogurt, burro e formaggio. L’agropastoralismo è caratterizzato da due diverse
MODI DI PRODUZIONE
Un’economia è un sistema di produzione, distribuzione e consumo di risorse. L’antropologia economica
studia le varie economie in un’ottica comparativa. Con l’espressione modo di produzione si indica un
determinato modo di organizzare la produzione.
Nel modo di produzione capitalistico il denaro ha il potere d’acquisto nei confronti della forza lavoro ed
esiste una certa distanza tra coloro che sono coinvolti nel processo di produzione.
Nelle società non industriali, la forza lavoro non viene acquistata tramite il denaro ma viene investita di
una sorta di obbligo sociale. Quest’ultimo modo di produzione è basato sui legami di parentela.
Nella società non industriale esiste un rapporto più famigliare tra lavoratore e mezzi di produzione rispetto
a ciò che avviene nelle nazioni industrializzate. I mezzi, o fattori di produzione includono terra, forza lavoro
e tecnologia. Anche tra i popoli dediti alla produzione alimentare i diritti a utilizzare i mezzi di produzione
derivano da legami di parentela o matrimoniali.
Come la terra, anche la forza lavoro è un mezzo di produzione. Nelle società non industriali la possibilità di
accedere sia alla terra sia alla manodopera deriva da legami di tipo sociale quali rapporti di parentela,
matrimonio e linea di discendenza.
SCAMBIO E DISTRIBUZIONE
IL PRINCIPIO DI MERCATO
Nell’economia capitalistica del mondo di oggi predomina il principio di mercato, che governa e regola la
distribuzione dei mezzi di produzione: terra, manodopera, risorse ecc. Il concetto di scambio di mercato si
riferisce al processo organizzativo di acquisto e vendita al prezzo monetario. In virtù dello scambio di
mercato, articoli e prodotti vengono acquistati e venduti, utilizzando il denaro e il valore viene determinato
dalla legge della domanda e dell’offerta. La compravendita è caratteristica degli scambi regolati dal
principio di mercato e acquirenti e i venditori cercano in ogni modo di ottimizzare il valore del proprio
denaro.
REDISTRIBUZIONE
La redistribuzione si verifica quando si ha uno spostamento di beni e servizi da un punto locale verso un
punto centrale che può essere per esempio la capitale. Una volta raccolti tutti i beni, a volte, essi vengono
ridistribuiti alla popolazione.
RECIPROCITA’
Abbiamo tre tipi di reciprocità: generalizzata, bilanciata e negativa.
Reciprocità generalizzata:
E’ il modello prevalente all’interno della famiglia.
Non prevede né regole né contenuti precisi.
Il tempo di restituzione non è definito.
La restituzione può essere anche di valore inferiore a quanto ricevuto o solo di natura simbolica.
Reciprocità bilanciata:
Modello prevalente nei rapporti extra famigliari.
Prevede regole e tempi definiti per la restituzione del bene o del servizio.
Bisogna ridare il valore equivalente a quello ricevuto.
Reciprocità negativa:
Modello prevalente per gli individui esterni.
Pieni di dubbi e sospetti.
IL POTLATCH
Una delle pratiche culturali studiate più a fondo dall’etnografia è il potlatch, un evento festivo contemplato
in un sistema di scambio regionale tra le tribù della costa pacifica settentrionale del nord America. Alcune
tribù praticano ancora il potlatch, a volte in memoria dei defunti. In ognuno di questi eventi, i promotori del
potlatch distribuivano cibo, coperte, pezzi di rame o latri oggetti e a volte li bruciavano, ricevendo in cambio
prestigio. Le tribù potlatch erano composte da raccoglitori atipici, erano sedentari e avevano dei capi.
Avevano accesso a una larga varietà di risorse di terra e di mare. I membri di molti villaggi venivano invitati
a tutti i potlatch e dovevano ritornare con le risorse che venivano distribuite. In questo modo il potlatch
collegava i villaggi dando origine a un’economia regionale, un sistema di scambio che portava cibo e
ricchezza dalle comunità che non avevano problemi di risorse a quelle bisognose.
TIPOLOGIE E TENDENZE
Elman Service elencò quattro tipi di organizzazione politica: bande, tribù, domino e stato.
Il termine banda indica un gruppo di piccole dimensione basato su legami di parentela, rintracciabile tra i
gruppi di cacciatori-raccoglitori. Le tribù adottano economie basate su una produzione di cibo non
intensiva. Vivendo nei villaggi ed essendo organizzate in gruppi di parentela basati sulla comune
discendenza, le tribù non hanno un governo formale né mezzi per applicare e far rispettare le decisioni
politiche. Il dominio invece è una forma di organizzazione sociopolitica intermedia tra la tribù e lo stato. Nei
domini le relazioni sociali si fondavano sulla parentela, sul matrimonio, sulla discendenza, l’età, la
generazione e il genere. Lo stato è una forma di organizzazione sociopolitica che si basa su una struttura di
governo formale e sulla stratificazione socioeconomica.
BANDE E TRIBU’
CACCIATORI-RACCOGLITORI
Per generazioni i pigmei del Congo hanno condiviso un mondo sociale con i loro vicini, dediti alle
coltivazioni, scambiando i prodotti della foresta con i prodotti coltivati. Tutti coloro che attualmente
praticano attività di pesca, caccia e raccolta commerciano con le popolazioni che producono cibo, la
maggior parte dei cacciatori/raccoglitori conta su governi e opere missionarie per almeno una parte dei
propri consumi. Un sistema sociale fondato sui legami di parentela, sulla reciprocità e sulla condivisione si
adatta all’economia di una popolazione ristretta e con risorse limitate. Il matrimonio e i vincoli di
discendenza creavano legami tra membri di bande diverse. Poiché i genitori e i nonni di un individuo
provenivano da diverse bande, quest’ultimo aveva parenti in più gruppi. Ai cacciatori/raccoglitori mancava
una legge formale ossia un codice legislativo che prevedesse giudizi e applicazioni delle leggi ma
disponevano di metodi di controllo sociale e di ricomposizione delle dispute.
ORTICOLTORI
Le tribù si basano generalmente sull’orticultura e sulla pastorizia e la loro organizzazione ruota intorno alla
vita del villaggio e all’appartenenza a gruppi o discendenze. Alle tribù manca una stratificazione
socioeconomica. Le società tribali non possiedono mezzi sicuri che garantiscano l’applicazione delle
decisioni politiche. I principali responsabili erano il capo villaggio e il big man.
Capo villaggio: l’autorità del capo villaggio era molto limitata. Se un capo villaggio vuole che sia fatto
qualcosa deve utilizzare l’esempio e la persuasione. Egli è privo del diritto di dare ordini, può soltanto
persuadere e convincere. Quando scoppia un conflitto all’intero del villaggio il capo può essere convocato
come mediatore che ascolta entrambe le parti, offrendo poi un’opinione e un consiglio. Se una delle parti
non è soddisfatta, il capo villaggio non può fare nulla. Non ha il potere di imporre punizione, è uguale a tutti
gli altri membri del villaggio. Il capo villaggio rappresenta la comunità nelle sue relazioni e scambi con gli
estranei.
Big Man: il Big Man rappresenta una versione più elaborata del capo villaggio, ma con una differenza
significativa. Mentre la leadership del capo villaggio era presente solo all’interno del villaggio, quella del big
man vantava di sostenitori in numerose comunità. Le caratteristiche che distinguevano il big man dai suoi
compagni includevano la ricchezza, la generosità e il coraggio. Gli uomini diventavano big men perché
erano dotati di una certa personalità ed erano stati capaci di accumulare risorse durante il corso della
propria vita. Un uomo sufficientemente determinato poteva diventare big man, creando il proprio
patrimonio attraverso il duro lavoro per poi distribuirne parte alla popolazione. I suoi sostenitori,
ricordando i favori passati, lo riconoscevano come leader e accettavano le sua decisioni. Il big men era un
importante mediatore di eventi regionali, aiutava a stabilire le date delle celebrazioni. Il big man lavorava
duramente non per accumulare beni ma per essere in grado di distribuire i frutti del proprio lavoro
convertendoli in gratitudine.
DOMINI
Nei domini le relazioni sociali sono basate principalmente sulla parentela, sul matrimonio e sulla
discendenza. Questa è una differenza importante tra dominio e stato. Gli stati uniscono invece individui
non legati da vincoli di parentela, obbligandoli a mostrare devozione e lealtà a un governo. I domini
possono comprendere migliaia di individui che risiedono in numerosi villaggi. La regolamentazione viene
affidata al capo e ai suoi assistenti. Una carica è una posizione permanente che non deve essere lasciata
vacante nel caso di decesso o dimissione dell’individuo che la detiene.
La condizione sociale dei domini era basata sulla discendenza. I sistemi relativi allo status nei domini e negli
stati sono simili in quanto si basano su un accesso differenziato alle risorse. Ciò significa che alcuni uomini e
donne godevano di un accesso privilegiato al potere, al prestigio e alla ricchezza.
I legami di sangue non potevano estendersi dai nobili alle persone comuni per via dell’endogamia di casta,
ossia il matrimonio all’intero dello stesso gruppo di appartenenza. Gli individui comuni si sposavano tra di
loro mentre chi faceva parte di un gruppo elitario si univa in matrimonio solo con i suoi pari. Nelle tribù un
certo grado di prestigio andava ai leader di un gruppo di discendenza, ai capi villaggi e al big man.
Il sistema legato allo status sociale nei domini era diverso da quello adottato negli stati. La creazione di
strati sociali separati viene chiama stratificazione. Max Weber definì tre dimensioni di stratificazione sociale
legate: alla ricchezza, al potere e al prestigio. Lo strato sovraordinato aveva un accesso privilegiato alla
ricchezza, potere e risorse.
STATI
Gli stati sono unità politiche autonome con classi sociali e un governo formale basato sulla legge. Rispetto a
bande, tribù e domini, gli stati tendono a essere vasti e densamente popolati. Determinati status, sistemi e
sottosistemi con funzioni specifiche si ritrovano nello status. Questi includono:
Controllo della popolazione: definizione dei confini, creazione di categorie di cittadinanza e
censimento.
Sistema giuridico: leggi, procedimenti legali e giudizi.
Applicazione e rispetto della legge: forze politiche e militari permanenti.
Sistemi fiscale: tasse e imposte.
CAPITOLO 10 – IL GENERE
Le attitudini, i valori e i comportamenti dell’uomo sono limitati non solo dalla predisposizione genetica ma
anche dalle esperienze vissute. Ciò che caratterizza come individui adulti è determinato, nella fase di
crescita e di sviluppo, sia dai geni sia dall’ambiente.
Uomini e donne sono geneticamente diversi tra di loro: le donne hanno due cromosomi X mentre gli uomini
hanno un cromosoma X e uno Y ed è il padre a determinare il sesso del nascituro. Con dimorfismo sessuale
ci si riferisce alle diversità biologiche tra maschio e femmina che riguardano non solo i caratteri sessuali
primari (genitali e organi riproduttivi) ma anche secondari (seno, voce ecc). Molte differenze
comportamentali e attitudini tra i sessi sono determinate dalle culture piuttosto che dalla biologia. Genere
in altre parole si riferisce alla costruzione culturale delle caratteristiche maschili e femminili.
Il ruolo di genere sono i compiti e le attività che una cultura assegna ai sessi . Collegati ai ruoli di genere ci
sono gli stereotipi di genere, che sono le idee. La stratificazione di genere descrive una distribuzione iniqua
di ricompense tra uomini e donne che riflette diverse posizioni nella gerarchia sociale. Nella società senza
uno stato politico la stratificazione di genere è legata più frequentemente al prestigio sociale che alla
ricchezza.
PATRIARCATO E VIOLENZA
Il patriarcato descrive un sistema politico retto dagli uomini in cui le donne hanno uno status sociale e
politico inferiore. Le società che presentano un’affermata struttura patrilineare-patrilocale, con molte
guerre e incursioni nei villaggi, sono tipiche del patriarcato. La stratificazione di genere è di solito minore
nelle società matrilineari, matrifocali e bilaterali in cui le donne hanno ruoli importanti nell’economia e
nella vita sociale. Anche nelle situazione di poliginia patrilocale le donne spesso possono contare
sull’appoggio dei figli nelle dispute con mariti potenzialmente abusivi.
insieme. Gli antropologi distinguono tra la famiglia di origine, in cui nasce e si viene allevati, e la famiglia di
procreazione, ossia quella che si viene a creare quando un individuo si sposa e ha due figli.
Sono sempre più numerose le coppie sposate che vivono distanti dai rispettivi genitori: i loro impieghi
hanno determinato il loro luogo di residenza. Questo modello di residenza post matrimoniale viene indicato
con il nome di residenza neolocale.
Quando un nucleo famigliare basato su famiglie estese include tre o più generazioni viene definito famiglia
consanguinea, ossia composta dai genitori, dalle loro famiglie d’origine e dai loro discendenti . Un altro tipo
di famiglia estesa è la famiglia collaterale, che include fratelli e sorelle e i rispettivi coniugi e figli. Le due
unità sociali di base delle società di cacciatori-raccoglitori sono la famiglia nucleare e la banda.
DISCENDENZA
Il gruppo corrispondente tra le popolazioni non industriali che si dedicano alla produzione alimentare è il
gruppo di discendenza, ossia un’unità sociale permanente i cui gruppi sostengono di possedere una linea di
discendenza comune.
I gruppi di discendenza sono spesso esogamici (ossia i membri del gruppo devono ricercare i propri partner
in gruppi di discendenza esterni al proprio. Con la regola della discendenza matrilineare gli individui si
uniscono al gruppo della madre in modo automatico alla nascita e continuano ad appartenere per tutta la
vita. I gruppi di discendenza matrilineare includono pertanto solo i figli delle donne del gruppo. Con la
discendenza patrilineare invece gli individui acquisiscono automaticamente l’appartenenza al gruppo del
padre. I figli di tutti gli uomini del gruppo possono farvi parte mentre i figli dei membri femminili ne sono
esclusi. La discendenza patrilineare è molto più comune rispetto a quella matrilineare. I gruppi di
discendenza includono lignaggi e clan.
In un lignaggio si impiega il criterio della discendenza dimostrata dove i membri sono in grado di citare i
nomi dei loro predecessori per ogni generazione, a partire dall’antenato apicale fino al presente.
I clan utilizzano quella che viene definita discendenza ipotizzata perché non sono in grado di nominare i
nomi dei loro predecessori. Spesso l’antenato apicale in un clan può essere rappresentato da un essere non
umano come un animale o un totem (totemismo). Qualsiasi ramificazione di un gruppo di discendenza che
vive in un determinato luogo viene detta gruppo di discendenza locale.
Molto più comune e diffusa è la patrilocalità: quando una coppia si unisce in matrimonio si trasferisce
presso la comunità del padre dello sposo, affinché i figli possano crescere ed essere allevati nel villaggio
paterno. Una regola di residenza post matrimoniale meno diffusa è la matrilocalità: le coppie sposate
vivono nella comunità della sposa e i figli della coppia crescono e vengono allevati nel villaggio della propria
madre. Matrilocalità e patrilocalità sono conosciute come regole unilineare di residenza post matrimoniale.
Una regola unilineare utilizza soltanto una linea di discendenza, che può essere quella maschile o quella
femminile. In aggiunta alle regole unilineare c’è anche la discendenza bilineare. I gruppi bilineari si
differiscono da quelli unilineari per fatto che non escludono automaticamente la prole dei figli maschi o
figlie femmine. Gli individui hanno la possibilità di scegliere il gruppo di discendenza al quale vogliono
unirsi. Invece con la discendenza unilineare questa possibilità non è presente.
GRADI DI PARENTELA
I gradi di parentela sono i sistemi mediante i quali gli individui all’interno di una società possono
determinare il grado delle proprie relazioni di parentela. La parentela bilaterale significa che gli individui
tendono a percepire i legami di parentela tra maschi e femmine come simili o equivalenti.
CAPITOLO 12 – IL MATRIMONIO
Matrimonio e famiglia indicano la nostra abitudine di collegare l’amore romantico tra due persone al
matrimonio e il matrimonio alla procreazione e alla formazione di una nuova famiglia. Il matrimonio è
l’unione tra uomo e una donna tale che i figli di quest’ultima sono considerati la prole legittima di entrambi
i coniugi. In molte società i matrimoni uniscono più di due coniugi, per cui si parla di matrimoni plurimi.
Alcuni optano per cerimonie religione con le quali si uniscono nel sacro vincolo del matrimonio ma non dal
punto di vista giuridico, altri invece stipulano legami di tipo sia civile sia religioso.
INCESTO ED ESOGAMIA
In molte società non industrializzate il mondo sociale è formato da due categorie di persone: i parenti e gli
estranei. Il matrimonio rappresenta uno dei principali modi di trasformare gli estranei in parenti e di creare
e mantenere alleanze personali e politiche, e rapporti tra affini. L’esogamia è la pratica di prendere in
marito on in moglie un membro esterno al proprio gruppo. Con il termine incesto si intendono i rapporti
sessuali con persone riconosciute come parenti stretti, tutte le culture lo considerano un tabù.
I figli di due fratelli o di due sorelle sono cugini paralleli, mentre i figli di un fratello e una sorella sono cugini
incrociati, per cui i figli della sorella di tua madre o i figli del fratello di tuo padre sono i tuoi cugini paralleli,
mentre i figli della sorella di tuo padre e i figli del fratello di tua madre sono i tuoi cugini incrociati. Poiché i
cugini paralleli appartengono alla stessa generazione e allo stesso gruppo di discendenza di ego (io), sono
come i fratelli e le sorelle di ego (io), pertanto vengono spesso chiamati con gli stessi termini di parentela di
fratelli e sorelle. In società con metà unilineari, visto che i cugini incrociati appartengono sempre al gruppo
opposto e non sono considerati parenti, i rapporti sessuali tra di essi non sono considerati incestuosi.
ENDOGAMIA
L’endogamia rappresenta l’accoppiamento o il matrimonio all’interno del proprio gruppi di appartenenza.
Il termine omogamia indica l’atto di sposare un consimile, come accade nel caso di matrimoni tra membri
della stessa classe sociale. Un esempio estremo di endogamia è rappresentato dal sistema fondato sulle
caste. Le caste sono gruppi stratificati, l’appartenenza viene attribuita dalla nascita e rimane tale per tutta
la vita. Le caste indiane sono raggruppate in cinque grandi categorie chiamate varna e in diverse sottocaste
chiamate jati. Spesso le diverse caste sono contraddistinte da una specializzazione lavorativa.
La convinzione che unioni sessuali tra individui di diverse caste siano fonte di impurità rituale per i membri
delle caste più elevate è stata importante per il mantenimento dell’endogamia e delle differenze sociali di
genere. Sebbene le caste indiane siano gruppi endogamici, molte di esse sono internamente suddivise in
lignaggi esogamici, secondo la tradizione gli indiani dovevano sposare un membro di un altro gruppo di
discendenza appartenente alla stessa casta. La funzione manifesta di un’usanza disegna le ragioni che gli
individui di tali società le attribuiscono mentre la sua funzione latente è un effetto che l’usanza ha sulle
società ma che i suoi membri non menzionano o del quale sono addirittura ignari.
L’endogamia regale aveva anche funzioni latenti, ossia ripercussioni di tipo politico. Dal momento che il
sovrano e sua moglie avevano genitori comuni e si riteneva che il mana fosse ereditato, essi erano sacri
quasi in egual misura. Il matrimonio tra fratelli e sorelle del sovrano limitava i conflitti di successione
ritenendo il numero di persone in grado di reclamare il diritto a governare. L’endogamia è stata praticante
anche in altri regni, incluse le famiglie reali europee, ma ricorrendo al matrimonio tra cugini piuttosto che
tra fratelli e sorelle. L’endogamia regale aveva anche una funzione economica latente, se il re e sua sorella
avevano il diritto di ereditare il patrimonio degli avi, sposandosi limitavano il numero degli eredi e lo
mantenevano intatto.
IL DIVORZIO
Divorziare è più difficile in una società patrilineare, specialmente quando il fallimento del matrimonio
implica che un cospicuo compenso matrimoniale debba essere nuovamente assemblato e pagato. Una
donna con residenza patrilocale, ossia nella casa e nella comunità di suo marito, potrebbe non essere
disposta a lasciarlo. A complicare la procedura del divorzio vi sono fattori politici ed economici. Presso i
cacciatori-raccoglitori fattori diversi giocano a favore o contro il divorzio. Tra i principali vi è il fatto che,
poiché i cacciatori-raccoglitori tendenzialmente non hanno gruppi di discendenza, le funzioni di alleanza
politica del matrimonio sono per loro meno importanti rispetto a quanto lo siano per i popoli che
producono il cibo. A ciò si aggiunge il fatto che di solito i cacciatori-raccoglitori hanno possedimenti
materiali molto limitati, e quando i coniugi non condividono risorse, la procedura di scioglimento di un
fondo comune di proprietà risulta meno complicata. Invece, tra i fattori che giocano a favore della stabilità
matrimoniale presso i popoli di cacciatori-raccoglitori vi è il fatto che i legami tra i coniugi tendono a durare
tutto il tempo.
POLIGAMIA
La poligamia in biologia e in antropologia, è il rapporto inerente alla sfera sessuale e a quella di relazione
stabilito con vari scopi, riproduttivi, ricreativi, sociali, tra i soggetti di una specie.
La poligamia si distingue in:
Poliginia: dove il rapporto si manifesta con più femmine, comune alla maggior parte del mammiferi
e alcuni uccelli.
Poliandria: caso opposto, dove più maschi si uniscono al soggetto femminile, con diffusione
articolata tra i vertebrati.
Promiscuità: dove si creano situazioni e rapporti più complessi, con più individui coinvolti.
Ognuna delle relazioni, a seconda della specie, è obbligatoria o facoltativa e con diversificazioni molto
articolate.
CAPITOLO 13 – LA RELIGIONE
L’antropologo Wallace ha definito la religione una fede e un rituale rivolto a esseri, poteri e forze
soprannaturali. Il soprannaturale è una dimensione straordinaria al di fuori del mondo osservabile, è
inesplicabile e immateriale, deve essere accettato per fede. La religione può unire e può dividere.
Studiando la religione nelle diverse culture gli antropologi si focalizzano sulla sua natura sociale e sul suo
ruolo, così come su natura, contenuto e significato che dottrine religiose, azioni, eventi, ambienti rivestono
per le persone. Vengono prese in considerazione anche le manifestazioni verbali della fede religiosa come
le preghiere, i canti, testi e enunciati sull’etica e sulla morale.
ANIMISMO
Il fondatore dell’antropologia della religione è stato Tylor. La religione è nata, secondo Tylor, quando gli
individui hanno cerato di comprendere condizioni ed eventi che non erano in grado di spiegarsi utilizzando
le esperienze quotidiane. Secondo Tylor l’animismo rappresentava un universale in tutte le religioni.
Secondo Tylor, due elementi erano alla base della teoria dell’animismo: anime e spirito. Secondo Tylor era
l’idea di anima che rappresentava il punto di partenza di tutte le credenze religiose. L’animismo poteva
essere inteso come la credenza nelle diverse anime che, in una fase successiva, si sarebbero evolute in
esseri spirituali, ai quali erano associati eventi naturali. Questi esseri spirituali potevano controllare e
influenzare gli eventi del mondo materiale e la vita stessa degli individui. Secondo Tylor la fase successiva
dello sviluppo religioso consisteva nell’evoluzione degli spiriti in divinità che avevano l’abilità di controllare
le azioni umane. La loro credenza si sarebbe tradotta nel politeismo e in uno stadio superiore di civiltà, nel
monoteismo, in cui il potere e gli attribuiti di molte divinità si sarebbero concentrati in una sola. Poiché la
religione è nata per spiegare le cose che non si comprendevano, Tylor pensava che avrebbe perso di
importanza quando la scienza sarebbe stata in grado di offrire spiegazioni migliori.
TOTEMISMO
I rituali rivestono la funzione sociale di creare una solidarietà temporanea o permanente tra le persone
formando una comunità sociale. Il totemismo è stato importante nelle religioni dei nativi australiani. I
totem possono essere animali, piante o punti geografici o ambientali particolari. In ogni tribù gruppi di
persone hanno totem particolari e i membri di ogni gruppo totemico ritengono d essere discendenti dei
loro totem. Il totemismo usa la natura come modello per la società; i totem in genere sono animali o piante
che fanno parte della natura. Nei riti totemici le persone raccolgono insieme i doni per il loro totem stesso
attraverso rituali per mantenere l’unità sociale che il totem rappresenta.
MANA E TABU’
I melanesiano credevano nel mana, una forza impersonale sacra che fa parte dell’universo, Il mana può
risiedere nelle persone, negli animali, nelle piante o negli oggetti. Il mana dei melanesiani era simile alla
nostra nozione di buona sorte o fortuna. I melanesiani attribuivano il successo al mana che la persona
poteva acquisire o manipolare in modo diversi, per esempio attraverso la magia. Gli oggetti investiti dal
mana potevano cambiare la vita a qualcuno, per esempio un talismano o amuleto. La credenza in forze
come quella del mana è molto diffusa. In Melanesia si poteva ottenere il mana per un caso fortunato, o
lavorando sodo per averlo; in Polinesia invece il mana in genere non era disponibile per tutti ma era
associato a incarichi politici: i capi e i nobili avevano più mana delle persone ordinarie. I capi più importanti
erano così carichi di mana che il contatto con loro diventava rischioso.
Per la quantità di mana di cui erano investiti i grandi capi, i loro corpi e ciò che era di loro proprietà
diventavano tabù e i contatti con le persone comuni erano proibiti. Uno dei ruoli della religione è quello di
fornire spiegazioni. Credere nelle anime spiega cosa succede nel sonno, nello stadio di trance o nella morte.
Il mana melanesiano spiega i diversi esiti che le persone non possono comprendere in termini ordinari. Se
gli individui falliscono nella caccia, nella guerra o nella coltivazione non è perché sono pigri ma perché il
successo arriva dal mondo soprannaturale.
MAGIA E RELIGIONE
Con magia si intendono le tecniche soprannaturali che si propongono di raggiungere scopi specifici, queste
tecniche includono i sortilegi le formule e gli incantesimi usati con le divinità o con le forze impersonali. I
maghi utilizzano la magia imitativa per produrre l’effetto desiderato imitandolo, se i maghi desiderano
nuocere a qualcuno o ucciderlo, possono imitare quell’effetto su un’immagine della vittima (bambole
vudu). Troviamo la magia in culture con credenze religiose diverse. La magia può essere associata ad
animismo, mana, politeismo o monoteismo e non è né più semplice né più primitiva dell’animismo o del
mana. Secondo Tylor la magia era qualcosa che si avvicina maggiormente la scienza rispetto alla religione e
perché, come la scienza, si basava sull’osservazione genuina dei fenomeni e procedeva per analogia.
IL MITO
In molti contesti religiosi sono presenti racconti in parte reali e in parte fantastici riguardanti l’origine, la
cosmogonia e l’ordine del reale e dell’esistente: i miti. Spesso i miti sono connessi ai riti, in quanto questi
ultimi fanno riferimento a racconti del passato e hanno come scopo quello di rappresentare i fondamenti
della vita reale. Il racconto mitico ha la capacità di mettere ordine tra elementi apparentemente
inconciliabili o semplicemente distanti, relativi a mondi diversi. Da sempre gli storici delle religioni e gli
antropologi sono attratti dallo studio dei miti come produzione culturale, privilegiata di molte culture e
come luogo preferenziale per comprendere le idee, i valori e gli elementi fondanti di un sistema culturale. Il
mito, con la sua capacità di mettere ordine, fornisce i fondamenti sovrannaturali, cosmogonici e
riconducibili al tempo delle origini dell’organizzazione sociale in cui gli individui sono tenuti a vivere nel
presente.
RITI E RITUALI
E’ un dato di fatto che il rito pervade le nostre azioni sociali. Tentare di dare una definizione univoca e
condivisa di cosa siano riti e rituali appare complesso: riti e rituali, come la cultura, sono entità processuali,
si modificano nel tempo, adattandosi ai contesti sociali di riferimento. Durkheim e Geertz hanno affermato
che il rito rappresenta una legittimazione di valori collettivi. In questo senso il rito rafforza e regola i legami
tra gli individui. Ogni cultura elabora sistemi rituali che hanno un preciso significato e che cambiano a
seconda del tempo e del contesto sociale. Uno di questi è l’aggettivazione del termine rituale, per cui
rituale si riferisce ad atti che avvengono durante le cerimonie e che le caratterizzano in quanto tali: si potrà
parlare di comportamenti rituali di pasti rituali. Rituali però si riferisce anche ad altro e si applica a una serie
di incontri sociali, individuali o collettivi, espressi mediante forme di comportamento particolare.
Il rito è un insieme di atti formalizzati e il su o valore mette in risalto la sua dimensione collettiva. Il rito
produce senso per coloro che vi prendono parte ed è caratterizzato da azioni simboliche che si manifestano
mediante espressioni sensibili, materiale e corporee.
RITI DI PASSAGGIO
La magia e la religione, come notava Malinowski, possono ridurre l’ansia e allievare le paure ma credenze e
rituali possono anche creare uno stato d’ansia e un senso di insicurezza e di pericolo. I riti di passaggio
posso essere eventi molto stressanti. La tradizionale ricerca della visione tra i nativi americani illustra i riti di
passaggio che si trovano in tutto il mondo. I riti di passaggio delle culture contemporanee includono la
cresima, il battesimo, il bar ecc. I riti di passaggio implicano dei cambiamenti nello status sociale come
quello dall’adolescenza all’età adulta e dal non essere all’essere membro di una confraternita. Tutti i riti di
passaggio hanno tre fasi: separazione, marginalità e riaggregazione. Nella prima fase i partecipanti si
ritirano da un gruppo e iniziano la transizione da una condizione o status a un altro. Nella terza fase coloro
che si sono sottoposti al passaggio rientrano nella società , avendo completato il rito. La fase di marginalità
è la più interessante: è il periodo tra gli stadi, il limbo durante il quale i partecipanti hanno lasciato una
condizione o uno status ma non sono ancora entrati a far parte di quello successivo.
La liminalità presenta sempre alcune caratteristiche: gli individui liminali occupano posizioni sociali
ambigue, esistono indipendentemente dalle aspettative e distinzioni normali, vivendo in un tempo fuori dal
tempo, sono esclusi dai normali contatti sociali. I riti di passaggio spesso sono collettivi, i vari individui
passano in gruppo attraverso iriti. La liminalità è un aspetto fondamentale di ogni rito di passaggio.
ANTIMODERNISMO E FONDAMENTALISMO
L’antimodernismo descrive il rifiuto del moderno in favore di ciò che viene percepito come uno stile di vita
antico, più puro e migliore. Gli antimodernisti in genere considerano l’utilizzo odierno della tecnologia
fuorviato, o pensano che la tecnologia dovrebbe avere una priorità più bassa della religione dei valori
culturali.
Il fondamentalismo descrive i movimenti antimodernisti in varie religioni. Ironicamente il fondamentalismo
religioso è esso stesso un fenomeno moderno basato su un forte sentimento. I fondamentalisti rivendicano
un’identità separata dai gruppi religiosi più ampi da cui derivano.