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4.2.4 INFATICIDIO
L’infanticidio cioè l’uccisione deliberata di un bambino o neonato è praticata
presso molte culture sebbene raramente sia una pratica frequente o comune.
Si compie solitamente in due modi:
- Diretto: è la morte di un bambino o neonato a seguito di azioni quale
percosse, soffocamento, avvelenamento e affogamento.
- Indiretto: è un sistema più subdolo e può comportare diciamo una morte
lenta attraverso la privazione del cibo, il mancato ricovero in ospedale, o la
privazione di indumenti caldi in inverno.
La motivazione più diffusa riguarda la deformità o una grave informità del
neonato, ma può essere anche connesso ad una illegittimità o alla presenza di
una famiglia troppo numerosa. La modernizzazione del tasso di mortalità varia
a seconda della classe sociale di appartenenza e rispecchia la forte
disuguaglianza esistente tra ricchi e poveri. Il tasso di mortalità infantile è
sceso negli ultimi decenni.
TRIBU
È una forma di organizzazione politica più formalizzata della banda, composta da
numerose bande o lignaggi ciascuno dei quali parla la stessa lingua. È associata in
genere all’orticultura e alla pastorizia. I gruppi tribali possono essere collegati tra
loro attraverso la struttura del clan.
CLAN: è un gruppo di discendenza cui i membri riconoscono un comune antenato
non rintracciabile sul piano genealogico, ma spesso individuato in un personaggio
mitico.
La parentela è il fondamento dell’appartenenza alla tribù. I gruppi tribali possono
comprendere da un centinaio fino a diverse migliaia di membri. Rispetto alla banda,
l’incarico di dirigere la tribù è attribuito ad un leader (uomo). Il capo deve essere un
grande lavoratore, generoso, e possedere buone qualità individuali. Il capo della
tribù non è un leader politico a tempo pieno, ma il suo incarico è più impegnativo di
quello del capo della banda. Sarà responsabile di stabilire il momento opportuno per
il trasferimento del bestiame, per la semina e la raccolta, nonché di fissare date di
celebrazione delle feste. E’ anche sua responsabilità la risoluzione dei conflitti
interni ed esterni.
BIG MAN E BIG WOMAN\MAN
Sono forme di organizzazione politica a metà strada tra tribù e chiefdom,
caratterizzate dalla presenza di un big man (grande uomo) o di una big woman
(grande donna). Al vertice di questa organizzazione è posto un individuo che è stato
capace di assicurarsi il consenso politico, prestigio, autorevolezza e autorità
attraverso un sistema di redistribuzione fondato sui legami personali e la
partecipazione a sontuosi eventi festivi.
Il big man (o woman) di successo coltiva legami politici con gli abitanti di molti
villaggi. I suoi sostenitori più assidui sono i suoi consanguinei.
Presso diverse tribù degli altopiani della Papua Nuova Guinea, un aspirante big man
può giungere a rivestire una posizione di rilievo attraverso un processo chiamato
moka.
MOKA: è una strategia per ottenere rilevanza politica attraverso lo
scambio di favori e doni tra individui e la sponsorizzazione di feste
suntuose durante le quali hanno luogo ulteriori scambi di doni.
CHIEFDOM
È una forma di organizzazione politica in cui alcune tribù e villaggi alleati in modo
permanente, condividono lo stesso leader riconosciuto al quale affidano il potere.
Sono più centralizzati e socialmente stratificati, su base sociale ed economica
fondati sulla genealogia. I capi sono di rango più elevato e matrimonio tra persone
appartenenti a strati sociali diversi è proibito. Il chief ha più responsabilità rispetto al
capo di una banda o di una tribù: deve regolare la produzione e redistribuzione dei
beni, risolvere conflitti interni, pianificare e dirigere le incursioni e le spedizioni
belliche. Per diventare chief è necessario possedere doti ereditarie e dimostrare
anche qualità individuali. Per quanto riguarda le prime, è necessario appartenere al
lignaggio di un chief o esserne i primogeniti. Le seconde sono misurate in termini di
attitudine al comando, carisma e ricchezza materiale.
STATO
È una forma di organizzazione politica in cui un soggetto politico centralizzato
riunisce numerose comunità, è dotato di una struttura burocratica e dispone di
potere coercitivo. E’ la forma di organizzazione politica di tutte le società
contemporanee.
POTERI E FUNZIONI DELLO STATO
Gli stati hanno vari poteri e responsabilità:
Intrecciano relazioni internazionali x trattare con altri stati questioni di
interesse reciproco. Può usare la forza a scopo di difesa, per proteggere
i propri confini, e di offesa, per ampliarli.
Detengono il monopolio dell’uso della forza e fanno rispettare la legge
e l’ordine attraverso leggi, tribunali e forze di polizia.
Definiscono i criteri per la cittadinanza, i diritti e responsabilità dei
cittadini
Registrano il numero, l’età, il sesso, l’ubicazione e le risorse economiche
dei propri cittadini attraverso sistemi di censimento
Hanno il potere di acquistare risorse, dai propri cittadini, attraverso la
tassazione
Mantengono un controllo sull’informazione
CONFLITTI GLOBAL-LOCAL
Si è sviluppato a partire dal XV secolo quando le potenze europee hanno dato inizio
a imprese di colonizzazione dei paesi tropicali. Attualmente gli USA la maggior
potenza mondiale è impegnata in IRAQ e AFGHANISTAN, e queste possono essere
chiamate GUERRE NEOCOLONIALI, guerre cioè che perseguono il controllo di zone
del mondo strategiche per gli interessi materiali e politici del paese dominante. Un
altro tipo di conflitto vede un attore privato, ad esempio un’azienda multinazionale,
entrare in conflitto con un gruppo o più gruppi locali che vi si oppongono, spesso
usando la forza fisica. Il concetto di RESPONSABILITA SOCIALE DI IMPRESA (RSI) è
sempre più spesso adottato dalle grandi multinazionali, ossia una concezione etica
imprenditoriale finalizzato a generare profitti per un’azienda senza causare danni
alle persone e all’ambiente.
NAZIONI EMERGENTI E NAZIONI TRANSNAZIONALI
NAZIONE: è un gruppo di persone che condivide lingua, cultura, storia, territorio di
riferimento e organizzazione politica. Un’espressione correlata a quella di nazione è
STATO NAZIONE che secondo alcuni indica uno stato che include una sola nazione
(IROCHESI); altri invece ritengono che identifichi uno stato che comprende più
nazioni.
A seconda delle risorse e del potere di cui possono disporre, le nazioni e gli altri
gruppi possono costruire una minaccia politica per la stabilità e il controllo dello
stato. Ne sono esempi i Maya del Messico, i Curdi del Medio Oriente, i Tibetani in
Cina.
Anche la globalizzazione e l’aumento delle migrazioni internazionali hanno indotto
gli antropologi a ripensare il concetto di stato. Il caso di Porto Rico è particolarmente
rilevatore: le correnti migratorie –in entrata e in uscita- creano un duplice ostacolo
alla nascita di Porto Rico come nazione. Innanzitutto, metà della ‘’nazione’’ non vive
in patria. In secondo luogo, all’interno del territorio nazionale non c’è omogeneità
etnica, data la diversità degli immigrati.
Tutti questi processi favoriscono l’emergere di un’identità transnazionale, diversa
dall’identità nazionale che ha il proprio punto di riferimento o negli Stati Uniti o in
Porto Rico.
DEMOCRATIZZAZIONE
È un processo di trasformazione di un regime autoritario in un regime democratico.
L’attuazione di questo processo ha numerose condizioni: la rinuncia alla pratica della
tortura, la liberazione dei prigionieri politici, l’abolizione della censura e l’adozione
di un atteggiamento di tolleranza nei confronti di una qualche forma di opposizione.
Implica il passaggio da una economia pianificata a una basata sul capitalismo di
mercato.
NAZIONI UNITE E MISSIONI INTERNAZIONALI DI PACE
Gli antropologi culturali ci hanno mostrato che la guerra non è una categoria
culturale universale e che esistono culture presso le quali le dispute si risolvono
senza ricorrerne. In primo luogo, l’esistenza delle nazioni unite offre quanto meno
un’arena in cui dare voce alle dispute. Le organizzazioni internazionali per la pace
possono contribuire e promuovere il mantenimento della pace e dell’ordine sociale.
Un’altra nota positiva riguarda le Organizzazioni Non Governative (OGN) le quali
promuovono attività di mediazione tra le istanze di gruppi portatori di interessi
diversi finalizzate alla promozione e al mantenimento della pace, tanto a livello
locale quanto globale.
CAPITOLO 9 LA COMUNICAZIONE
IL LINGUAGGIO E LA COMUNICAZIONE VERBALE
COMUNICAZIONE: processo di trasmissione e ricezione di messaggi dotati di
significato. Tra gli esseri umani ciò avviene attraverso il linguaggio.
LINGUAGGIO: forma di comunicazione basata su un insieme sistematico di simboli e
segni appresi e condivisi da un gruppo e trasmessi di generazione in generazione.
Può essere orale, scritto, affidarsi a gesti delle mani o movimenti del corpo,
abbigliamento, accessori etc.
Gli studiosi hanno identificato una serie di proprietà del linguaggio umano che lo
distinguono dalle forme di comunicazione tipiche di altri esseri viventi:
Innanzitutto, il linguaggio umano è caratterizzato dalla PRODUTTIVITA’: può
generare un numero infinito di espressioni comprensibili a partire da un insieme
finito di regole. Questa proprietà è caratterizzata da un’abbondante varietà di
simboli e segni usati dagli esseri umani per comunicare.
Gli altri primati hanno un insieme di risorse comunicative più limitato caratterizzato
dai:
SISTEMA DI RICHIAMI: è una forma di comunicazione orale basata su
un repertorio definito di suoni dotati di significato e generati in risposta
a fattori ambientali.
Il linguaggio umano permette poi il
DISTANZIAMENTO: è una capacità che permette alle persone di parlare
di eventi distanti nel tempo.
Un esempio che non rispecchia queste qualità sono i PIRAHA un gruppo di
cacciatori\raccoglitori del brasile. Questi, usano pochissime parole, non usano il
tempo passato, la lingua non è provvista né di colori, né di numeri, le loro frasi sono
semplici e non subordinate, sono quindi monoglotti. Da uno studio di EVERETT
emerge però che la loro lingua non è primitiva ma anzi molto complessa e fanno un
uso molto abbondante di enfasi e intonazione.
PROPRIETA FORMALI DEL LINGUAGGIO VERBALE
Il linguaggio umano può essere analizzato nelle sue caratteristiche formali: suoni,
vocabolario, sintassi, cioè le componenti di tutte le lingue. Tuttavia, tutte le lingue si
differenziano l’una dall’altra. Per imparare a parlare un’altra lingua, spesso è
importante emanare nuovi insiemi di suoni; i suoni cui nella lingua parlata si
attribuiscono significati specifici sono detti FONEMI (suono che condiziona il
significato della parola).
Ogni lingua è dotata di un vocabolario detto anche LESSICO. La SEMANTICA è lo
studio del significato di vocaboli, locuzioni e frasi. A questo gli antropologi
aggiungono L’ETNOSEMANTICA, lo studio del significato di parole, frasi e lozioni
prodotte in determinati contesti culturali.
La SINTASSI consiste in modelli e regole di organizzazione delle parole in frasi che
abbiano un senso o un filo logico. Tutte le lingue hanno regole sintattiche per lo più
differenti tra loro.
LINGUAGGIO NON VERBALE E CORPOREO
Molte forme di linguaggio e di comunicazione non si basano sull’espressione
verbale, ma sono come il linguaggio verbale, anch’esse composte di simboli e segni.
LA LINGUA DEI SEGNI E LA CINESICA
La LINGUA DEI SEGNI è una forma di comunicazione che si affida soprattutto ai gesti
delle mani per la trasmissione di messaggi. La maggior parte di questo tipo di
linguaggio è utilizzato da chi purtroppo non ha l’udito ma spesso anche molte
comunità indigene australiana scelgono questo tipo. I GESTI sono movimenti delle
mani che trasmettono significati. Gli uomini ne fanno + ricorso. Le espressioni di
saluti sono importanti nei sistemi comunicativi di tutte le culture; stabiliscono un
contatto sociale. La CINESICA è un campo disciplinare nato intorno agli anni ’50 che
caratterizzano le forme di comunicazione gestuale sia delle lingue dei segni sia della
gestualità quotidiana usata per veicolare messaggi.
SILENZIO
È un’altra forma di comunicazione non verbale. Il suo impiego è spesso associato
allo status sociale e varia da cultura a cultura. Per esempio, negli stati uniti gli
avvocati parlano + di chiunque altro e il giudice che parla raramente mentre è la
corte che mantiene il completo silenzio a possedere il maggior potere. Una ricerca
sui significati del silenzio presso gli APACHE OCCIDENTALI ha rivelato che loro usano
il silenzio in 4 occasioni:
1 quando incontrano uno straniero, specialmente in occasione di fiere, rodei.
2 nelle prime fasi del corteggiamento, quando il comportamento corretto
consiste nel sedere in silenzio tenendosi per mano per diverse ore.
3 quando un genitore ed il proprio figlio si incontrano dopo un soggiorno in
collegio (15 minuti di silenzio)
4 quando si viene insultati, specialmente durante una festa dove si consumano
molte bevande alcoliche.
LINGUAGGIO DEL CORPO
Si esprime attraverso i movimenti degli occhi, postura, nel modo di camminare,
di stare in piedi o seduti, le scritte tatuate sul corpo, acconciatura dei capelli,
accessori come abiti, scarpe o gioielli. Anche in questo linguaggio si seguono
schemi e regole e i suoi significati sono appresi spesso inconsciamente. Il modo di
utilizzare i vari strumenti del linguaggio del corpo varia da cultura a cultura. Negli
euro americani, per esempio, guardarsi negli occhi è visto positivamente mentre
è considerato negativamente in molti contesti asiatici. Anche lasciare scoperte o
coperte alcune parti del corpo è un esempio del linguaggio non verbale del corpo
che trasmette messaggi culturalmente codificati. In Giappone, per esempio, il
kimono costituisce un elaborato codice per indicare il genere e la fase del ciclo di
vita di chi lo indossa: quanto è + alto lo status di un individuo tanto più corte
sono le maniche del suo kimono.
LA COMUNICAZIONE TRAMITE I MEDIA E LA TECNOLOGIA INFORMATICA
L’antropologia dei media è lo studio transculturale della comunicazione attraverso
sistemi elettronici quali radio, televisione, cinema, musica, internet, giornali etc.
L’ANTROPOLOGIA CRITICA DEI MEDIA si sforza di comprendere quanto l’accesso
ai media renda gli individui più liberi o quanto piuttosto eserciti un controllo su di
loro e a quali interessi i media si prestino.
LINGUAGGIO, CULTURA E PENSIERO: DUE TEORIE
Nel XX secolo lo studio delle relazioni esistenti tra linguaggio e cultura è stato
fortemente influenzato da due prospettive teoriche.
Il primo modello teorico è stato concepito da SAPIR E WHORF e chiamato
IPOTESI SAPIR-WHORF: è una prospettiva dell’antropologia linguistica
secondo cui la lingua determina il pensiero. La lingua rappresenta un modo
cognitivo e le persone che parlano lingue diverse vivono in modi cognitivi
differenti. Da questa nozione nasce il RELATIVISMO LINGUISTICO una teoria
secondo cui la lingua determina il nostro sviluppo cognitivo, la nostra
consapevolezza del mondo e il nostro comportamento. Si pensi all’esempio
che in una data lingua esistono più parole per indicare la NEVE, allora chi la
parla potrà pensare alla neve in molti + modi rispetto a chi parla una lingua
che ne presenta poche espressioni.
Un secondo approccio è la SOCIOLINGUISTICA: che sottolinea l’influenza del
contesto culturale e sociale sulla struttura della lingua che gli individui adottano per
comunicare e i suoi significati. Di conseguenza i sociolinguisti sono ostruzionisti
culturali.
La maggior parte degli antropologi ritiene valide entrambi le teorie, poiché
linguaggio, cultura, contesto e significato sono strettamente correlati: il linguaggio
modella la cultura e, a sua volta, il contesto culturale modella il linguaggio.
Capitolo 13
DEFINIZIONI E STRATEGIE DELLO SVILUPPO
SVILUPPO: è un cambiamento finalizzato al miglioramento delle condizioni di vita
degli esseri umani. Uno dei principali obiettivi dello sviluppo è quello di prevenire o
ridurre la POVERTA definire la povertà è molto difficile, ma una definizione descrive
la povertà come uno stato di privazione delle risorse tangibili e intangibili che
contribuiscono alla sussistenza e a garantire buone condizioni di vita. Alcune
strategie finalizzate alla riduzione della povertà si focalizzano sui bisogni primari, per
esempio sulla disponibilità di alimenti, acqua, alloggi e capi di abbigliamento di
qualità accettabile. Tutti elementi necessari alla vita e senza i quali le popolazioni
non possono prosperare.
DUE DINAMICHE DEL CAMBIAMENTO CULTURALE
Due dinamiche sono alla base di tutti i cambiamenti culturali: la prima è quella
dell’invenzione, si arriva gradualmente attraverso la sperimentazione e
l'accumulazione del sapere, ma può anche essere che alcune emergono
all'improvviso. La stampa, la polvere da sparo, il vaccino e altri sono esempi di
grande menzione che hanno prodotto importanti cambiamenti culturali. La seconda
quella della diffusione (propagazione della cultura attraverso il contatto tra persone
e gruppi) è una conseguenza logica dell'invenzione. Può avvenire in diversi modi,
attraverso l’acculturazione rendendo le culture minoritarie più simili a quelle
dominanti. Ed attraverso l'assimilazione o deculturazione è quando una cultura
perde i caratteri specifici della propria identità.