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Etnologia A

a.a. 2020-2021
• I moduli di Etnologia magistrale e Antropologia culturale sono
mutuati da Etnologia A.
• Etnologia A e Etnologia B tenuto ad Alessandria hanno lo
stesso programma.
• Il superamento dell'esame di Etnologia A consente di
acquisire 6 CFU FIT per per l’ambito antropologico (SSD M-
DEA/01 Discipline Demoetnoantropologiche). Si veda il
Decreto Legislativo del 13 aprile 2017 n. 59 (in particolare
l'articolo 5) riguardante i requisiti di accesso al concorso per il
percorso FIT.
• Ricevimento: mercoledì 9.00-10.30. Studio: pian terreno di
Palazzo Tartara, via Galileo Ferraris n. 109, Vercelli.
• Le slides sono uno strumento a supporto
dell’apprendimento.
• Sono un compendio ai materiali contenuti nel
testo e non sostituiscono i testi per la
preparazione dell’esame.
Settore scientifico M-DEA/01

• Etnologia
• Antropologia culturale
«[…] L’etnologia pone l’accento in modo particolare sulle differenze e le peculiarità
culturali, preoccupandosi meno dell’aspetto più generale e comparativo che l’approccio
antropologico sembra implicare. L’etnologia ha un rapporto più diretto e integrato con la
storia, la geografia culturale, con lo studio della cultura materiale, dell’arte, delle tecniche
[…]» (Voce Etnologia in Fabietti U., Remotti F. (a cura di) (1997), Dizionario di
antropologia, Bologna, Zanichelli, pp. 277-279).

«Tradizionalmente, l'etnologo ha sempre studiato le relazioni sociali all'interno di un


gruppo ristretto, tenendo conto del loro contesto geografico, storico, storico-politico.
Oggi, invece, il contesto è planetario. Per ciò che riguarda le relazioni, anch'esse
cambiano la loro natura e le loro modalità con lo svilupparsi delle tecnologie della
comunicazione, le quali ridefiniscono al tempo stesso il contesto e le relazioni che vi si
producono. In tal modo è rimessa in questione la distinzione tra etnologia, in quanto
osservazione localizzata, e antropologia, in quanto punto di vista più generale e
comparativo. Ogni etnologia è oggi necessariamente un'antropologia. Allo stesso modo,
la dimensione riflessiva dell' osservazione antropologica, che è sempre stata importante,
diventa ancora più evidente da quando, per certi aspetti, apparteniamo tutti allo stesso
mondo e, di conseguenza, qualsiasi osservatore fa già parte di coloro che egli stesso
osserva, diventando in tal modo indigeno per se stesso» (Augé, 2014, p. VII).
• A livello internazionale, la disciplina si va ad istituire
come una disciplina autonoma nella seconda metà
dell’Ottocento. A questo periodo risalgono i lavori di
Taylor e Frazer.
• La moderna metodologia etnografica ed etnologica è
stata introdotta negli anni Venti del Novecento. Testi
fondamentali sono ad esempio «Gli argonauti del Pacifico
occidentale» di Malinowski (1921) e il «Saggio sul Dono»
di Mauss (1925).
• Le discipline etnoantropologiche sono scienze giovani.

Discipline M-DEA-01

Seconda metà dell’Ottocento


(Positivismo, Colonialismo, Modernizzazione)
• Dall'epoca napoleonica in poi, nel corso degli ultimi due
secoli, il percorso di accreditamento scientifico è stato difficile
e non sempre lineare.

• Ancora recentemente i saperi etnoantropologici venivano


considerati un'inferma conoscenza cui mancava un solido
apparato teorico, tecnico e metodologico. Questa giovane
scienze diventa autorevole parte del sistema accademico
mondiale e nazionale quando solo recentemente le basi
epistemologiche si vengono a consolidare e cominciano un
fruttuoso dialogo con le altre discipline, anche con quelle
apparentemente più lontane.
• In Italia gli studi di antropologia iniziano negli
anni Settanta dell’Ottocento, legando
l’antropologia allo studio fisiologico dell’uomo.
• Studi di antropologia culturale iniziano negli
ultimi anni dell’Ottocento, legandosi
prevalentemente allo studio della cultura
popolare italiana.
• La prima cattedra di studi demoetnoantropologici
fu quella di Giuseppe Pitré creata a Palermo nel
1911.
• Caratteristica degli studi etnoantropologici
italiani è la grande attenzione data alla cultura
popolare del Paese.
• Rilevanti gli scritti di Antonio Gramsci nel
definire la particolarità epistemologica
dell’antropologia italiana.
• La cultura popolare fu infatti interpretata alla
luce del binomio «culture egemoniche –
cultura subalterna», contrapponendola alla
cultura erudita, alta, borghese.
• Studio delle diversità umane nel tempo e nello
spazio.

• Studio degli esseri umani appartenenti ad ogni


tempo ed ogni luogo, nel passato, nel
presente e nel futuro.
«Con la scoperta dell'America si è passati da un mondo
in cui il pensiero si muoveva "nell'elemento della
somiglianza'' a un mondo in cui "gli osservatori
cominciano a descrivere e, laddove è possibile, a
classificare la Differenza» (Pompeo, p. 17).

«Nel 1493, di ritorno dal suo primo viaggio, Cristoforo


Colombo a proposito dei nativi incontrati, scriveva:
"sono uomini ben costruiti e di bella statura . . . non ho
trovato in quelle isole alcun mostro umano come ci si
poteva aspettare» (p. 18).
«Lo stupore della diversità […] "il viaggio di Colombo
inaugurò un secolo di intenso stupore. La cultura
europea visse qualcosa che ricorda il ‘riflesso di paura’
osservabile nei neonati: occhi spalancati, braccia
allargate, respirazione sospesa, l'intero corpo
momentaneamente sconvolto» (p. 19) .

«L'incontro con lo sconosciuto implica un rischio e


determina lo ‘stupore’ come stato di sospensione del
giudizio, superamento dei confini della propria identità
e confronto con l'altro» (p. 19).
Cultura

• La cultura è un tratto distintivo, unico della specie


umana.
• Oltre un secolo fa (1871), nel volume Primitive
Culture, l'antropologo britannico Sir Edward Tylor
fornì una definizione di cultura:
“La cultura […], presa nel suo significato etnografico più
ampio, è quell’insieme che include conoscenze, credenze,
arte, morale, legge, costume e ogni altra capacità e usanza
acquisita dall’uomo come appartenente a una società”.
• La cultura è l’insieme di tradizioni e costumi
trasmessi attraverso l’insegnamento che formano e
guidano le visioni e i comportamenti degli uomini in
società.

• Il concetto di cultura non è contrapposto a quello di


“incultura”.
• È bene rimarcare che il termine “cultura” non
è un giudizio di merito. Credenze magiche,
superstizioni, etc. costituiscono parte
integrante della cultura. Sono cultura nel
senso che costituiscono anch’esse un modo di
concepire il mondo e la vita (Cirese, 1971,
Cultura egemonica e culture subalterne).
• Seppure la cultura possa essere considerata
una realtà complessa che abbraccia i diversi
aspetti della vita dell’uomo, sulla base dei
tratti caratteristici che più o meno ampi gruppi
sociali condividono spesso si distinguono
diversi livelli di cultura: nazionale,
internazionale, subcultura.
• La cultura nazionale indica credenze,
comportamenti, valori e istituzioni condivisi
dai cittadini di una stessa nazione.
Inculturazione

• I bambini apprendono i tratti culturali


crescendo in una specifica società. Questo
processo è detto inculturazione.
• Vivendo in una comunità, apprendono
costumi, opinioni sviluppate dagli altri membri
del gruppo sociale nel corso delle generazioni.
• La facilità con cui i bambini, e in generale
l’uomo, acquisisce questi tratti è caratteristica
specifica del genere umano.
• La cultura non appartiene ai singoli individui in sè ma
agli individui in quanto membri di gruppi.
• Viene trasmessa all’interno della società
• L’inculturalzione unifica gli individui attraverso una
serie di esperienze comuni.
• La cultura si trasmette da una generazione ad
un’altra attraverso l’inculturazione, e si basa su
simboli che hanno un particolare significato e valore
per coloro che si ritengono appartenenere a tale
cultura.
Cultura e simboli
• Sebbene gli individui abbiano caratteristiche
diverse l’uno dall’altro, tutte le popolazioni
umane dispongono di uguali capacità culturali.
• L’apprendimento culturale dipende dalla capacità
di utilizzare simboli, segni che non hanno un
collegamento necessario o spontaneo con ciò che
designano o rappresentano.
• Ogni popolazione umana possiede la capacità di
utilizzare i simboli e quindi di creare e di
conservare la propria cultura.
Cultura e Natura

• Si tende a definire per «natura» oggetti, forze,


entità non-umane, non-culturali.
• Seppure l’uomo viva in un ambiente naturale
(non-umano), è la cultura che influenza le
modalità con cui percepiamo questo ambiente.
• I progressi culturali hanno consentito di
superare molteplici limitazioni «naturali» (es. la
cura delle malattie).
• Le forze culturali modellano e modificano
costantemente la biologia e i comportamenti degli
esseri umani.

• La cultura è una forza ambientale che influenza lo


sviluppo umano. I nostri corpi sono culturalmente
disciplinati e da ciò si determinano le abilità che
sviluppiamo.
• La biologia umana viene costantemente modellata da
una serie di forze culturali (es. alimentazione).

• Il termine bioculturale si riferisce alla combinazione del


punto di vista biologico e culturale per risolvere un
particolare problema o questione specifica.

• La cultura rappresenta una forza ambientale chiave nel


determinare attività, abilità scoraggiandone altre,
definendo gli standard del benessere fisico. Le attività
fisiche tra cui gli sport sono influenzate dalla cultura e
concorrono di conseguenza allo sviluppo fisico.
Adattabilità
• Di particolare interesse per la disciplina è lo
studio della diversità che si connette
all’adattabilità.

• Gli esseri umani sono gli animali più adattabili


al mondo.
Adattabilità

• L’adattamento è il processo attraverso cui gli


organismi riescono a superare con successo lo
stress e forze avverse che sussistono
nell’ambiente in cui vivono.
– Problemi legati al clima, alle specificità
geografiche, o presenza e convivenza con altri
animali predatori.
Adattabilità

• La creatività, l’adattabilità e la flessibilità sono gli


attributi fondamentali umani e la diversità costituisce
l’argomento principale della disciplina.

• Il concetto di creatività, elemento essenziale


dell’adattabilità è categoria oggi particolarmente
sviluppata in ambito umanistico.
Adattamento tra biologia e cultura

• L’uomo, come altri animali, sfrutta le sue


capacità di adattamento biologico.
• Gli uomini sono tuttavia gli unici a disporre
anche di mezzi di adattamento culturali.
• Nel corso della storia umana i metodi culturali
hanno acquisito un’importanza sempre
maggiore.
Adattamento tra biologia e cultura
• Un esempio: il Barbariato. Miscuglio di grano e segale seminati assieme sullo
stesso terreno; in località montane o molto fredde rende talvolta meglio del
cereale da solo.
• Anna Aimar, un’anziana donna nata nel 1921 a Roccabruna, ricorda di questa
coltivazione che riusciva bene in montagna, nelle zone fredde: “La fortuna di questo
buon prodotto della natura che mietevamo sul finire di luglio, in onore di sant’Anna,
era dovuta all’aiuto che i due cereali, seminati per san Michele, si conferivano a
vicenda. La segale cresceva più alta del grano e inclinandosi lo proteggeva. A sua volta
il grano dal gambo più robusto aiutava, sorreggeva la segale che tendeva a reclinarsi
sotto il peso di una spiga troppo pesante per il suo esile stelo. Tutto questo
soprattutto quando arrivavano temporali estivi o tarde nevicate che avrebbero
piegato inevitabilmente la segale. Mischiare i semi aiutava anche quando la malattia
colpiva uno dei due cereali. Almeno uno si salvava assicurando la metà del raccolto e
la sopravvivenza della famiglia. Da questo campo veniva pure un altro reddito, la
raccolta della segale cornuta: ne selezionavamo una manciata di queste ‘grane di san
Pietro’ che portavamo a vendere al farmacista che ne faceva medicinali”.
• Nel 1959 Giuseppe Medici diede
vita all’Istituto Nazionale di
Sociologia Rurale (INSOR) con lo
scopo di salvare i prodotti delle
campagne.
• L’INSOR ha pubblicato numerosi
«Atlanti dei prodotti tipici»
(salumi, formaggi, conserve,
pane, pasta, erbe, ecc…), nel
volume dedicato al pane si trova
una scheda sul «Pane Barbarià».

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