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Cap 1: L’Azienda

L’economia aziendale è la disciplina che studia l’azienda. Essa comprende 3 principali oggetti:
1. L’Organizzazione Aziendale: ha il compito di attribuire mansioni e capire quali sono le
relazioni fra i vari centri operativi.
2. La Gestione Aziendale: si occupa di tutte le operazioni che l’azienda compie per
funzionare individuando logica e obiettivi di quest’ultime. Essa, infatti, è un processo di
idee-decisioni-operazioni estremamente congruenti allo scopo aziendale.
3. L’Analisi della Gestione: esamina le operazioni per coglierne il contenuto
economico, in termini di risultati, obiettivi, ed elementi informativi. Questa si avvale di due
sistemi metrici:
- Metrica dei valori contabili: analizza le operazioni attraverso valori contabili.
L’analisi di tali valori è di competenza della ragioneria, parte dell’economia
aziendale che analizza la gestione utilizzando termini monetari (bilancio).
- L’Analisi non fondata su valori contabili: applicata dalla statistica aziendale
analizza le operazioni in termini non monetari (es. il grado di soddisfazione della
clientela).
Perché è necessario fare l’analisi della gestione?
- Per controllare che la gestione raggiunga gli obiettivi prefissati
- Per ottenere le informazioni necessarie all’attuazione di processi decisionali
- Per obbligo giuridico di informazione esterna

Il Management è la disciplina che gestisce l’insieme di risorse in vista del raggiungimento di


obiettivi attraverso un processo decisionale articolato in:
1. Pianificazione: stabilire ciò che si deve fare e come si deve fare con:
- Indagine prospettica: analisi delle condizioni esterne-interne all’azienda
- Pianificazione strategica: fissazione di obiettivi e formulazione strategie
- Programmazione: traduzione delle strategie in un insieme di operazioni
2. Organizzazione: predisposizione delle risorse per svolgere le operazioni definendo quali
sono i centri operativi che dovranno svolgere la mansione.
3. Guida: si occupa di far funzionare con continuità la struttura organizzativa.
4. Controllo: analizza i fatti concreti durante o alla fine del lavoro per vedere se i risultati
corrispondono agli obiettivi prefissati.

Strutturalmente l’azienda è un complesso di risorse, beni e persone che svolgono un’attività


economica. Dal punto di vista dinamico, invece, è rappresentata da un insieme di operazioni
che si svolgono contemporaneamente e/o in successione (sistema di operazioni) per gestire le
risorse e le relazioni volte a soddisfare gli obiettivi finali dell'azienda.
L’entità statica e dinamica dell’azienda interagiscono tra loro influenzandosi a vicenda.

Lo scopo dell’azienda è quello di mantenere un’attività duratura nel tempo e un equilibrio


economico tenendo però conto degli interessi dei vari stakeholders (azionisti, fornitori, personale,
clienti ecc).
La condizione di equilibrio economico consente la sopravvivenza dell’azienda, essa si verifica
quando questa è capace di ripagare tutti i fattori produttivi (procurandoseli-trasformandoli
-utilizzandoli) ripagando anche il soggetto economico (soci e investitori). Durante la fase di
startup l’equilibrio economico non è una condizione verificabile perché gli investimenti
necessitano diversi esercizi per essere ammortizzati; dopo tale periodo iniziale si raggiungerà
l'equilibrio economico.
Il modello di azienda sistemica è composto di parti, dette sub-sistema; questa a sua volta è un
sub-sistema dell’economia e può essere classificata come:
1. Sistema economico: svolge un’attività economica atta a combinare fattori produttivi per
ottenere prodotti e servizi
2. Sistema aperto: interagisce con diverse entità esterne come fornitori, clienti,
finanziatori e sindacati.
3. Sistema dinamico: crea una struttura che rimane stabile nel tempo, ma necessita anche
cambiamenti per aggiornarsi e sfruttare a meglio le opportunità di mercato
4. Sistema sociale: è creata, gestita e fatta funzionare da persone

L’azienda sistemica può essere concepita come in due macro sottosistemi:


1. Sottosistema interno (relativo alla produzione): combina i vari fattori produttivi, che si
possono suddividere in:
- Materiali e servizi: fattori di produzione che vengono assorbiti nel prodotto e che
quindi si consumano nel singolo processo produttivo (utilizzati per un unico ciclo
di produzione).
Il ciclo di vita dei materiali inizia con l’acquisto, prosegue con
l’immagazzinamento a cui seguono combinazione produttiva e utilizzo.
Per i servizi, invece, si passa direttamente dall’acquisto all’utilizzo (la
trasformazione non è palesemente visibile come per i materiali.
- Impianti: fattori di produzione non soggetti ad un rapido consumo (pluriennali)
partecipanti a più atti produttivi. Mentre i materiali ed i servizi sono l'oggetto della
produzione, gli impianti rappresentano lo strumento mediante il quale si produce.
Gli impianti hanno essi stessi un ciclo vitale che va dall’investimento, all’utilizzo,
alla manutenzione e di rinnovo qualora l’impianto non sia più idoneo alla
produzione.
- Lavoro dell’uomo: l’uomo nell’azienda ricopre mansioni produttive di guida e
controllo; il suo operato può essere considerato come un fattore di rigidità
dell’azienda in quanto non è modificabile rapidamente né sul piano qualitativo e
né quantitativo.
Il ciclo di lavoro dell’uomo si articola in assunzione, formazione, utilizzo e
cessazione del rapporto lavorativo.
- Denaro: è un fattore generico, non entra nel processo produttivo, non viene
trasformato, eppure è presente in tutti i processi aziendali.
Esso circola all’interno dell'azienda, muovendosi sia tramite i flussi in entrata sia
tramite flussi in uscita, consentendo lo svolgimento di tutte le operazioni
della produzione.
Flussi in uscita: acquisizione dei fattori produttivi: materie prime, impianti, lavoro.
Flussi in entrata: vendita dei prodotti.
- Risorse immateriali (Intangibles): Includono fattori non strettamente legati alla
produzione, ma piuttosto inerenti alle emozioni, alle sensazioni che il prodotto
suscita nel cliente oltre alle conoscenze tecnico scientifiche del personale e della
tecnologia di cui dispone l’azienda. L'economia moderna, infatti, sarà sempre più
caratterizzata dall’immaterialità.

2. Sottosistema esterno: per svolgere l’attività di produzione l’azienda instaura una serie
molto articolata di relazioni con vari soggetti esterni. Queste relazioni riguardano vari
aspetti:
- Profilo politico, che produce norme che vanno rispettate.
- Profilo economico, al suo interno c’è un’economia che spinge o ostacola
l’attività dell’azienda.
- Profilo sociale, perché le società che ruotano intorno all’azienda sono entità che
entrano sia in conflitto che in collaborazione con l’azienda, e quindi sono in grado
di condizionarla.
- Profilo naturale, l’ambiente è caratterizzato dalla natura, dalla demografia, dalla
presenza o assenza di determinate materie prime esterne, che possono portare
vantaggi o svantaggi all’azienda.

Quindi le relazioni che l’azienda instaura con l’esterno sono di varia natura:
- Fornitori: scambio (denaro-fattore)
- Banche-Finanziatori: scambio (denaro e denaro)
- Clienti: scambio (prodotti/servizi-denaro)
- Lavoratori: singolo lavoratore scambio (denaro-lavoro); insieme di lavoratori c’è un
condizionamento (l’azienda viene condizionata dai sindacati affinchè tenga conto delle
necessità dei lavoratori)
- Azionisti: scambio (denaro-prospettiva di remunerazione)
- Concorrenza: competizione (prezzi/pubblicità)
- Stato: l’azienda paga le tasse (tributi)
- Gruppi sociali: condizionamento (es. ambientalisti)

Il Mercato Reale è il contesto con il quale l’azienda si scontra con alcune forze competitive
riassunte nelle 5 forze della teoria di Porter. Tale modello è uno strumento efficacie per
descrivere la struttura del settore nel quale opera l’azienda e la redditività di quest’ultimo.
Esso comprende 5 principali elementi:
1. I Clienti non soddisfatti
2. I Fornitori che hanno il potere di influenzare i prezzi, minacciandola di fornire lo stesso
materiale ad un'azienda concorrente.
3. Concorrenza che può privare l’azienda di quote di mercato.
4. Prodotti sostitutivi.
5. Barriere all’entrata poste da aziende leader di settore aventi ampie quote di mercato.

Il Mercato Finanziario, invece, è il luogo materiale o immateriale nel quale vengono scambiati
prodotti finanziari. In questo mercato è presente solo una delle 5 forze di Porter: la concorrenza.
A tal proposito per un’azienda che ha necessità di ricorrere a finanziamenti esterni è di
fondamentale importanza avere un rating eccellente, ossia un valore numerico stipulato da
agenzie specializzate come Standard&Poors, che esprime la solvibilità di un’azienda.

Le aziende possono essere divise:


- Rispetto alla produzione tra aziende manifatturiere e non, le prime sono caratterizzate
da processi di trasformazione dei materiali, mentre le seconde sono tendenzialmente di
servizi o commerciali che dunque non necessitano la trasformazione dei fattori produttivi.
- Rispetto alla dimensione tra piccole, medie e grandi imprese, rappresentata dal
capitale sociale e dalla redditività di cui dispone l’azienda.
- Rispetto alla forma giuridica tra azienda pubbliche e private.

Quando parliamo di società è necessario distinguere il soggetto economico da quello giuridico:


- Il soggetto economico è quella persona o quel gruppo di persone che concretamente è
in grado di assumere le decisioni inerenti l’impresa. In altre parole si parla del soggetto
che percepisce un dividendo derivante dall’utile conseguito dall’azienda.
- Il soggetto giuridico è il soggetto dell’azienda al quale si formano tutti i diritti e gli
obblighi che derivano dalla gestione d’impresa.
In ogni società esso differisce:
- Società individuale: il soggetto economico e giuridico coincidono dato
che si identificano nella figura dell’imprenditore. Quest’ultimo è persona
fisica avente nessuna autonomia patrimoniale (in caso di debiti i creditori
non intaccano il patrimonio dell’azienda ma della singola persona fisica).
- Società di persone: il soggetto economico e giuridico coincidono ed è
rappresentato dalla pluralità di soci aventi autonomia patrimoniale
imperfetta (in caso di debiti non risponde solo l’azienda ma anche i soci
con i propri patrimoni).
- Società di capitali: il soggetto giuridico è dato dalla società stessa,
mentre quello economico è composta dagli azionisti aventi autonomia
patrimoniale perfetta (i soci rispondono in maniera limitata).
- Società pubblica: la personalità giuridica viene attribuita all’ente pubblico
stesso.

Le aggregazioni aziendali riguardano qualsiasi tipo di unione tra aziende distinte sotto il profilo
giuridico ed economico. Le condizioni secondo le quali si verificano gli accordi sono:
- Pluralità di aziende indipendenti: aziende dotate di personalità giuridica, la società deve
rispondere con il proprio capitale.
- Accordi formali: relazioni di origine contrattuale (franchising);
- Accordi di tipo tecnologico: condivisione di conoscenze tecniche-scientifiche;
- Accordi Informali: con relazioni di natura produttiva/finanziaria/personale.

Gruppi di imprese: sono composti da imprese giuridicamente autonome (rispondono con il


proprio patrimonio), ma condotte da un unico soggetto economico (società madre). Le
motivazioni possono essere:
- Economico strategiche: ci si aggrega per crescere, in questo caso si hanno vantaggi di
costo;
- Fiscali: dirottamento degli utili verso società poste in paradisi fiscali;
- Mimetiche: la localizzazione della capogruppo si trova in luoghi dove le istituzioni non
controllano.

L’Organizzazione aziendale è lo schema di funzionamento dell’azienda, necessario ed univoco


per ognuna e funzionale al raggiungimento degli obiettivi. Esso impone il modo di pensare
dell'azienda ed è definito da due documenti:
- L’Organigramma, che è una rappresentazione formale della struttura organizzativa e
delle relazioni che intercorrono tra gli organi).
- Il Mansionario, che definisce con riferimento ad ogni organo dell’organigramma quali
sono i compiti e le attività di questo.
Questi documenti sono indispensabili per garantire la mancanza di sovrapposizione delle
funzioni aziendali.
Il Problema Organizzativo consiste nella individuazione delle sub unità aziendali per i singoli
segmenti, esso nasce con la rivoluzione industriale quando i proprietari di azienda cercavano
una migliore organizzazione dei macchinari utilizzati nelle fabbriche, a tal fine si ideò un modello
organizzativo che fu poi ripreso e migliorato dalla moderna organizzazione aziendale.
L'esigenza di organizzazione è direttamente proporzionale alla dimensione, infatti al crescere
della dimensione dell’azienda cresce anche il numero di operazioni da svolgere.
Le variabili dell’organizzazione aziendale sono:
1. Struttura Organizzativa: divisa in compiti affidati a degli organi aziendali e nelle
relazioni tra quest’ultimi. Gli organi si dividono in:
- Organi line: aventi potere decisionale
- Organi staff: aventi funzione di supporto
Gli organi sono inoltre centri di consumo divisi in:
- Centri di costo (attività che si occupano di sostenere costi)
- Centri di ricavo (attività che determinano il conseguimento di un ricavo)
- Centri di profitto (attività che conseguono sia costi che ricavi)
2. Meccanismi di funzionamento: sistemi che innescano il funzionamento dell’azienda:
- Sistemi di pianificazione (attivano i processi decisionali)
- Sistemi informativi (acquisizione e diffusione di informazioni)
- Sistemi di controllo (monitoraggio risultati e verifica obiettivi)
- Sistemi di incentivazione (stimola gli organi al raggiungimento di obiettivi)
3. Elementi immateriali: risorse non visibili, ma efficaci:
- Cultura aziendale: sistema di idee e valori forti e condivisi
- Leadership: soggetti dotati di forti capacità di guida di un gruppo

Ogni azienda è caratterizzata da una propria struttura, di questa possiamo trovare alcuni modelli
tipo:
- Struttura elementare: tipica delle piccole aziende, le funzioni e le decisioni aziendali
ruotano attorno ad uno o due soggetti al vertice.
- Struttura funzionale: le aree organizzative sono divise in base alla funzione svolta da
ogni organo, favorisce la specializzazione dei singoli organi nella propria mansione.
- Struttura a matrice: si espande in verticale (combinazioni prodotto-mercato) e in
orizzontale (funzioni dell’azienda).
- Struttura divisionale: tipica delle aziende multibusiness (aventi più prodotti/servizi. Ogni
divisione è dotata di un manager con potere decisionale e autonomia gestionale. Questo
modello, tuttavia, possiede alcune criticità:
- Costi elevati
- Mancanza di interazione tra le diverse divisioni

L’attività aziendale è formata da attività composte da multiple operazioni ripetute o sequenziali.


La segmentazione delle sub attività aziendali avviene secondo 3 logiche:
1. Funzioni: insieme di attività tra loro omogenee (comunanza di competenze, conoscenze
e risorse) che si dividono in:
- Funzioni caratteristiche: attività fortemente caratterizzanti dell’azienda
- Produzione: attività di trasmormazione dei fattori produttivi in prodotti,
resa omogenea dalle conoscenze tecnico-scientifiche dell’azienda.
- Marketing: attività e strumenti con cui l’azienda trasferisce i prodotti ai
clienti, resa caratteristica dalle diverse modalità di vendita esistenti.
- Ricerca&Sviluppo: attività che costituiscono il patrimonio di conoscenze
tecnico-scientifiche del quale dispone l’azienda.
- Funzioni integrative: attività non specifiche della singola azienda, ma necessarie
per la sua sopravvivenza:
- Finanza: si occupa di procurare le risorse finanziarie.
- Organizzazione del personale: comprende le attività di gestione del
personale e impiego della forza lavoro.
- Funzioni di supporto: attività che supportano lo svolgimento di altre funzioni
aziendali:
- Programmazione e controllo (pianificazione obiettivi e monitoraggio
risultati)
- Sistemi informativi (gestione dati e informazioni)
2. Processi Operativi: insieme di attività svolte in sequenza e finalizzate alla realizzazione
di un risultato, si distinguono in:
- Processi di finanziamento: mettere insieme risorse finanziarie necessarie per gli
investimenti
- Processi di acquisizione/utilizzo fattori correnti: attività finalizzate ad ottenere i
fattori produttivi
- Processi di acquisizione/utilizzo del fattore lavoro: attività finalizzate ad acquisire
risorse di personale
- Processi di acquisizione dei fattori pluriennali: garantiscono all’azienda i fattori più
idonei allo svolgimento processo produttivo
- Processi di produzione: attività finalizzate a realizzare prodotti
- Processi di vendita: obiettivo di collocare sul mercato i prodotti
3. Divisioni: combinazioni di processi e/o funzioni nella propria ASA (Area Strategica
d’Affari). L’ASA si riferisce al segmento di mercato nel quale l’azienda decide di operare
e rappresenta l’insieme dei servizi o prodotti destinati ad una determinata business unit.
La scelta divisionale formula il criterio di aggregazione delle attività necessario a
focalizzare l’attenzione dell’azienda in ogni singola combinazione prodotto-mercato.

Cap 2: Le Operazioni Aziendali


Le Operazioni Aziendali sono l’insieme di mansioni che l’azienda compie per proseguire la sua
attività. Esse si dividono in:
- Operazioni esterne: l’azienda, nello svolgimento di queste, si relaziona con un soggetto
esterno (Finanziamento, Investimento, Vendita).
- Operazioni interne: l’azienda non si relaziona con nessun soggetto esterno perchè
l’attività avviene internamente(Produzione).
Le principali 4 sono dunque le operazioni di:
- Finanziamento: è l’operazione con il quale l’azienda si procura il denaro, ovvero il fattore
produttivo generico indispensabile per il corretto funzionamento dell’attività aziendale.
- Primo caso di finanziamento: gli azionisti finanziano l'azienda (Finanziamento
di capitale di rischio), ovvero apportano un conferimento di capitale che
costituisce un flusso in entrata per l’azienda.
- Secondo caso di finanziamento: i finanziatori (banche e finanziarie)
conferiscono un finanziamento all’azienda (finanziamento di capitale di credito)
che costituisce inizialmente un entrata dovuta al ricevimento di tale somma da
parte dell’azienda ed in secondo luogo un uscita dovuta alla resitituzione del
prestito. Questa operazione, però, non determina la fine dell’operazione di
finanziamento in quanto l’azienda oltre a dover pagare il prestito iniziale deve
restituire anche una somma aggiuntiva chiamata interesse che andrà a
determinare un altro flusso in uscita.
- Investimento: è l’operazione con cui l’azienda si procura i fattori produttivi specifici:
materiali, servizi, impianti e lavoro. Questi si dividono in durevoli (permangono allungo
nell’azienda es. impianti) e correnti (caratterizzati da un rapido impiego es. materiali,
servizi e lavoro). Il finanziamento e l’investimento sono operazioni strettamente correlate
tra loro, infatti senza un conferimento di denaro da parte di fonti interne o esterne non si
potrebbe ricorrere ad un impiego di capitale.
Tipicamente durante un’operazione di investimento l’azienda produce un costo di
acquisizione che comporta un flusso in entrata per l’azienda, a quest’ultimo segue un
flusso in uscita ovvero il pagamento dell’ammontare di denaro investito che non sempre
però è contemporaneo al momento dell’acquisto perchè il fornitore può cncederci una
dilazione di pagamento.
- Vendita: è l’operazione con cui l’azienda trasferisce i prodotti ai clienti conseguendo un
entrata monetaria chiamata “ricavo di vendita” che consiste nel valore pari all’ammontare
del denaro che entra. Tuttavia non è sempre detto che il momento economico coincida
con il momento della vendita infatti il cliente può non pagarci subito; quando ci troviamo
di fronte a questa situazione troviamo la nascita del credito di funzionamento o
regolamento.
- Produzione: consiste nella trasformazione dei fattori produttivi in prodotti. Nella fase di
produzione registriamo un costo di utilizzo dei fattori ossia il valore dei fattori consumati
nel processo di produzione. Ovviamente questo costo potrà al massimo coincidere con il
costo di acquisizione di quel fattore, manifestando in questo caso un totale impiego dei
fattori produttivi. Parlando però di servizi e di lavoro, non abbiamo una distinzione tra
costo di acquisizione e costo di utilizzo, perché i servizi e il lavoro non possono essere
conservati in magazzino.

Il Valore della produzione è la somma di tutti gli elementi che hanno contribuito alla produzione
economica (ricavi di vendita, variazioni rimanenze, incrementi su immobilizzazioni e altri ricavi e
proventi), mentre i ricavi di vendita sono la somma dei corrispettivi monetari ricevuti in cambio
di beni/servizi. Da queste affermazioni possiamo dedurre quindi che valore della produzione e
ricavi di vendita sono due valori differenti che possono essere coincidenti o al massimo il ricavo
può essere più basso dato che il primo è formato proprio dalla somma dei ricavi di vendita con
altri componenti di reddito. In tal caso nasce un altro valore: il magazzino dei prodotti/
rimanenze formato dai beni già realizzati ma non ancora venduti.

Cap 3: Il Controllo Economico dei Processi di


Produzione
Esistono due principali tipi di valori emersi nelle operazioni aziendali, questi si dividono in:
- Valori finanziari e valori economici: per valori finanziari si intendono quei valori che
possono essere espressi in termini quantitativi solo mediante il metodo monetario.
I valori economici sono quei valori che si possono esprimere quantitativamente mediante
altre unità di misura oltre quella monetaria.
- Valori flusso e valori stock: i valori flusso si riferiscono ai valori totali delle operazioni
durante un periodo contabile, mentre i valori stock si riferiscono al valore di un bene in un
determinato momento.

Alcuni dei valori principali sono:


- Entrata: finanziario, flusso | - Interessi passivi: economico, flusso | - Debiti di finanziamento:
finanziario, stock (il debito ce l’ho oggi non durante l’anno) | - Cassa: finanziario, stock
- Capitale: economico, stock | - Dividendi: economico, flusso | - Costo acquisizione dei fattori:
economico, flusso | - Uscite: finanziario, flusso | - Debiti di funzionamento: finanziario, stock
- Costo della produzione (somma di costi): economico, flusso | - Costo di utilizzazione dei
fattori: economico, flusso | - Crediti di funzionamento: finanziario, stock | - Rimanenze di prodotti:
economico, stock | - Rimanenze fattori: economico, stock | - Ricavi di vendita: economico, flusso
- Valore della produzione: economico, flusso
Nell’analisi della gestione possiamo distinguere 3 principali tipi di controllo:
1. Controllo economico: verifica che l’azienda stia producendo un risultato economico o
reddito, include tutti i valori economici-flusso.
2. Controllo patrimoniale: verifica la consistenza patrimoniale dell’azienda, ossia ciò che
l’azienda possiede (capitale proprio) e quali sono gli obblighi di quest’ultima (capitale di
terzi). Incude tutti i valori stock.
3. Controllo finanziario: analizza la condizione di liquidità dell’azienda, cioè la capacità di
far fronte a uscite immediate. E’ di fondamentale importanza per l’azienda disporre di un
cashflow (flusso di cassa) continuo per far fronte ad imprevisti e uscite improvvise.
Include tutti i valori finanziario-flusso.

Il REDDITO è la variazione del capitale netto prodotta dalle operazioni di gestione nel corso degli
esercizi. Esso è un concetto dinamico poichè si manifesta nell’arco di un dato periodo di tempo
(un esercizio) e rappresenta la ricchezza creata dall’azienda in un preciso arco temporale.
Il reddito:
- è una variazione: che può incrementare o decrementare a seconda se sia positivo (utile)
o negativo (perdita).
- è individuabile nel tempo: è prodotto in un intervallo di tempo.
- presuppone la presenza di capitale: in quanto elemento imprescindibile per l’attività
aziendale.
- è in relazione causa-effetto con la gestione: è il risultato della gestione aziendale.
- è la contrapposizione tra ricavi netti e costi netti: se l’arco temporale di riferimento è
l’intera vita aziendale si parlerà di reddito globale o totale (ricavi-costi durante tutta la
vita aziendale), se è un esercizio si parlerà di reddito d’esercizio o di periodo.

Determinazione del reddito nel primo anno di attività:


Nel primo anno, di attività a meno che non si sia verificata la condizione di massimo impiego
delle risorse materiali, non è possibile calcolare il reddito attraverso la differenza tra ricavi e costi
poichè alcuni dei fattori acquistati non sono stati ancora impiegati. A tal proposito il costo di
acquisizione deve essere diviso in due: costo di utilizzazione (costo dei materiali utilizzati nel
processo produttivo) e le rimanenze di materiali (ancora da utilizzare).
Dunque: Costo di acquisto = costo di utilizzo + rimanenze materiali
Costo di utilizzo : costo di acquisto - rimanenze materiali Costo di utilizzo = Costo di produzione
Valore produzione (Ricavi di vendita+rimanenze prodotti) - Costo produzione = Valore Aggiunto

Determinazione del reddito in un qualsiasi esercizio:


La procedura per determinare il reddito nei successivi esercizi è la medesima, tuttavia è
necessario considerare anche alcuni fattori emersi nel calcolo del primo anno di attività quali: la
le rimanenze finali di prodotti e materiali, che nell’esercizio successivo verranno considerate
come esistenze iniziali, e il costo di utilizzo dei fattori produttivi impianti o quota di ammortamento
(perdita di valore dell’impianto nel corso dell’esercizio). Tali valori emergono da rettifiche e
integrazioni che, applicate ai costi, hanno permesso di sviluppare delle quote di costo (costi rim
impianti, costi rim prodotti, costi rim materiali, costi per tfr).
E’ importante capire che sia le rimanenze di materiali e prodotti finiti che le quote di
ammortamento sono valori che ritroviamo sia nello stato patrimoniale che ne conto economico,
da tale affermazione infatti capiamo come, attraverso questi conti, il calcolo del reddito ed il
calcolo del capitale non sono due processi separati, bensì congiunti.

Il costo dell’acquisto degli impianti non lo consideriamo come costo di esercizio, come facciamo
con i materiali, ma come un investimento pluriennale considerato come capitale-patrimonio
dell’azienda.

Il CAPITALE è un concetto statico poichè si riferisce ad un preciso istante dell’esercizio, esso è


un sistema di valori che esprime i valori attivi e passivi dell’azienda. (solo valori stock)
Gli elementi attivi sono anche detti attività, mentre quelli passivi sono detti passività e riguardano
l’insieme di obblighi che gravano sull’azienda. Nel caso in cui le attività fossero di minor valore
rispetto alle passività si avrà un deficit patrimoniale (capitale netto negativo) per effetto delle
perdite maggiori del capitale d'apporto.

La somma dei valori attivi dello stato I debiti di finanziamento ed i debiti di funzioname
patrimoniale rappresenta il capitale lordo nto rappresentano le passività, o “fonti di finanzia
oppure gli “impieghi” ed esprime come sono mento”, in senso stretto (impegni dell’azienda nei
state impiegate le risorse dell’azienda. confronti dei soggetti esterni) e rappresentano da
Cap lordo = totale attività dove l’azienda ha ottenuto i capitali.
Cap netto = Cap lordo - passività strette

Le configurazioni del capitale:


- Il capitale di bilancio: costituito dall’insieme di elementi che formano il capitale
dell’azienda analizzati con la prospettiva di determinare il reddito dell’azienda.
- Il capitale economico: dato da operazioni di carattere straordinario quali: cessioni,
acquisizioni e fusioni, dove viene scambiato o unito da un’azienda all’altra.
- Il capitale di liquidazione: si determina alla cessazione dell’attività aziendale isolando
ogni elemento e liquidandolo ovvero vendendolo.
- Il capitale di funzionamento: è l’intero capitale che forma il patrimonio dell’azienda in un
dato momento.

Il capitale operativo netto rappresenta il fabbisogno finanziario statico dell’azienda e si calcola:


Capitale operativo (capitale investito) - Debiti di funzionamento = Capitale operativo netto

Cap 4: I processi di finanziamento


I processi di finanziamento, sono i processi atti all’ottenimento delle fonti necessarie per
l’attività aziendale. Questi possono essere visti staticamente, in riferimento ad un preciso istante,
o dinamicamente, facendo riferimento ad un arco temporale.
L’afflusso di capitale è dato dalla disposizione di nuovi finanziamenti oppure dalla dismissione di
un investimento, mentre il deflusso di capitale deriva da nuovi investimenti o rimborsi di capitali.

Gli Investimenti possono essere strutturali o correnti. Strutturali quando l’investimento avviene in
un elemento attivo del capitale destinato a permanere nell’azienda a lungo termine (+12 mesi), e
dinamici quando avviene in un elemento da utilizzare nel breve termine (-12 mesi).
Tali investimenti si dividono in:
- Elementi strutturali: impianti
- Elementi correnti: materiali, debiti, crediti, cassa

Il fabbisogno di finanziamento consiste nell’ammontare dei capitali di cui l’azienda ha bisogno


per svolgere la propria attività aziendale:
- Prospettiva statica (stock): ci deve essere uguaglianza di importi tra impieghi e fonti.
- Prospettiva dinamica (flusso): legato a come varia l’entità degli investimenti per effetto
delle operazioni di gestione.
Esso si calcola tenendo conto di 3 elementi:
1. Costi monetari;
2. Investimenti in senso stretto (impianti);
3. Restituzione di finanziamenti.

Il fabbisogno finaziario lordo rappresenta quindi di quanti soldi ha bisogno l’azienda


nell'esercizio successivo ed equivale alla somma delle componenti del passivo dello stato
patrimoniale, i ricavi di vendita, invece, rappresentano una forma di autofinanziamento; facendo
la differenza di questi due troveremo quindi l’ammontare di denaro che l’azienda deve procurarsi
con i finanziamenti (fabbisogno finanziario netto).
Fabbisogno finanziario lordo - Ricavi di vendita = Fabbisogno finanziario netto

Esistono 3 tipi fabbisogno finanziario:


- Fabbisogno finanziario statico: legato ad investimenti non liquidabili facilmente.
- Fabbisogno finanziario dinamico: legato ad investimenti che si possono modificare nel
tempo.
- Fabbisogno finanziario per la crescita: per coprire lo sviluppo di impieghi legati alla
crescita dell’azienda.
Il fabbisogno di finanziamento va necessariamente coperto. Bisogna quindi individuare le fonti di
finanziamento che permettono all’azienda di procurarsi i capitali sufficienti a coprire questo
fabbisogno. Le fonti di finanziamento sono di due tipi: interne o esterne.

- Fonti interne: risorse finanziarie generate dall’azienda stessa mediante la sua


operatività, dunque costituite dall’autofinanziamento.
- L’autofinanziamento (lordo) è dato dai ricavi di vendita, tuttavia per calcolare la
somma effettiva con il quale l’azienda può autofinanziarsi dobbiamo sottrarre i
costi monetari, ovvero costi per il quale si produce un uscita di denaro (acquisto e
utilizzo fattori), trovando l’autofinanziamento netto. Esso equivale a ciò che
rimane come disponibilità liquide dopo lo svolgimento delle operazioni correnti e
serve a coprire gli investimenti e le restituzioni di finanziamento.
Togliendo all’autofinanziamento netto i dividendi (parte di utile distribuita ai soci),
troviamo l’autofinanziamento in senso stretto cioè il reddito non distribuito che
verrà eventualmente accantonato a riserva.

- Fonti esterne:
- Il capitale di apporto: detto anche capitale sociale, che si divide in:
- capitale di comando: quota di capitale che attribuisce a chi la detiene di
esprimere la maggioranza dei voti in assemblea.
- capitale controllato: quota residua di capitale detenuta da soci non di
comando (es piccoli risparmiatori).
La divisione del capitale può avvenire tramite quote o azioni a seconda del
tipo di società costituita; nel caso di una s.p.a verranno ripartite azioni tra i
soci, mentre nel caso di una s.n.c o di un s.r.l ci sarà una divisione in quote.
Il capitale di apporto in quanto conferimento da parte dei soci non ha obbligo
di remunerazione e dunque è una forma di finanziamento a costo zero.

- Il capitale di debito: distinto in debiti di finanziamento e debiti di funzionamento:


- debiti di finanziamento: possono concedere finanziamenti solo le
banche e le società autorizzate all’esercizio del credito (società di
factoring (comprano crediti del cliente e ottengono gli interessi sul periodo
del finanziamento) e società finanziarie). Questi enti metteranno a
disposizione dell’azienda una determinata somma avente una specifica
scadenza e tasso di interesse da restituire in aggiunta al prestito
monetario. Questo tasso può essere:
- tasso fisso: interesse fisso per tutta la durata del finanziamento
- tasso variabile: interesse variabile dipendente dal costo del
denaro (tasso interesse BCE)
Il debito di finanziamento si divide in debito a breve termine
(scadenza entro 12 mesi) e debito a medio/lungo termine (scadenza
oltre 12 mesi) le modalità più comuni di concessione del capitale sono
l’apertura di credito (somma prestabilita messa a disposizione dalla
banca sul conto aziendale a scadenza definita) nel caso di indebitamento
di breve periodo e mutui nel caso di finanziamento su un lungo orizzonte
temporale.
- debiti di funzionamento: sono un prestito ottenuto da un fornitore che ci
consente una dilazione di pagamento, essi nascono per effetto delle
operazioni economiche relative agli acquisti di beni e di servizi.

Le decisioni di finanziamento possono rafforzare o compromettere l'equilibrio finanziario


(rapporto entrate/uscite che rappresenta la capacità dell’impresa di far fronte agli obblighi
monetari con risorse proprie), pertanto una corretta valutazione della miglior forma di
finanziamento in un dato momento della vita aziendale sarà fondamentale per avere un risultato
economico al termine dell’esercizio. Per effettuare tale scelta possiamo prendere in esame 3
indicatori per ciascuna di queste: stabilità, flessibilità e costo.
1. Stabilità: disponibilità di risorse monetarie per un arco temporale abbastanza lungo
senza scadenze o revoche in tempi ravvicinati, la miglior fonte di finanziamento per
quanto riguarda questo criterio è il capitale di apporto in quanto non soggetto a
restituzione e dunque disponibile all’azienda per un arco temporale illimitato.
2. Flessibilità: capacità di dimensionare i finanziamenti a seconda delle esigenze di breve
termine dell’impresa, il debito finanziario è la modalità di finanziamento più flessibile data
la possibilità di ricorrere a tale conferimento di capitale in modo molto semplice come ad
esempio tramite lo scoperto di conto corrente.
3. Costo del finanziamento: è il fattore che più di tutti orienta le scelte di finanziamento e
rappresenta il costo che ci addebita un agente economico in conseguenza del prestito di
capitale. La forma più economica di finanziamento è quella del debito di funzionamento
poichè consiste semplicemente in una dilazione di pagamento e dunque non comporta
costi per l’azienda, ma riduce inoltre il fabbisogno finanziario attuale dell’azienda.

L’azienda, per coprire il fabbisogno finanziario, ricorre ad un mix di fonti di finanziamento scelte
attentamente tramite un processo decisionale che analizza tre diversi aspetti:
1. Accesso a canali di finanziamento: ovvero quali e quanti sono i soggetti al
quale l’azienda può rivolgersi per l'ottenimento di finanziamento (sono tanti
quante sono le fonti di finanziamento interne ed esterne).
L’accessibilità a determinati canali è data da diversi aspetti:
- L’area territoriale dove sorge l’azienda
- La dimensione aziendale
- La tipologia di azienda dal punto giuridico ed economico
- Periodo di vita dell’azienda
La quantità di denaro a cui si può accedere naturalmente non è illimitata, infatti
essa dipende da alcuni vincoli:
- Congiunturali: l’andamento dei congiunturali determina la maggiore o
minore liquidità del canale di finanziamento
- Istituzionali: regole giuridiche destinate a specifici canali
- Rischio: considerando il profilo di rischio di un azienda
- Personali
2. Composizione delle fonti di finanziamento: analizzate sotto punti di vista:
- Costo delle fonti: quanto è vantaggiosa economicamente una fonte di
finanziamento per l’azienda
- Analisi della struttura finanziaria: riguarda l’equilibrio da mantenere tra
impieghi e fonti di finanziamento
- Analisi del grado di elasticità finanziaria: espresso dal rapporto tra attivo
corrente e attivo immobilizzato
- Analisi dell’effetto Leva Finanziaria: Leva = Totale fonti / capitale proprio.
Se la leva finanziaria assume valore pari a 1 significa che l'azienda non
ha fatto ricorso a capitale di terzi e gode di un buon grado di autono-
mia finanziaria; se assume valori compresi fra 1 e 2 significa che il
capitale proprio è maggiore del capitale di terzi; se assume valori
superiori a 2 significa che il capitale di terzi è maggiore del capitale
proprio, ovvero si ritiene l’impresa “sottocapitalizzata” (capitale proprio
insufficiente), che dovrà effettuare un processo di “ricapitalizzazione”
(aumento del capitale di rischio, cioè emissione di azioni).
3. Costo delle fonti di finanziamento: dato dal tasso di interesse EURIBOR (tasso
fisso del mercato finanziario) + SPREAD (calcolato in funzione del rating
dell’azienda nell’ottica del finanziatore).
Il costo del capitale proprio consiste nella remunerazione che l’azienda deve
garantire in prospettiva agli azionisti, questa remunerazione invoglia gli azionisti
ad investire nell’azienda o a rimanervi. Tale remunerazione, per gli azionisti, è
data dai dividendi (quota di utile dell’azienda ripartita agli azionisti).
Oltre al guadagno dato dai dividendi vi è anche il capital gain, guadagno in conto
capitale, che consiste nella crescita del valore del capitale conferito all’azienda.
Il principale costo sostenuto dagli azionisti è il costo opportunità, ovvero la
possibilità di impiego del capitale messo in azienda in altre imprese o attività
potenzialmente più remunerative. A tal proposito sarà necessario per l’azienda
garantire ai soci un adeguata remunerazione a fine esercizio in modo tale da
preservare il capitale sociale evitando liquidazioni di quote o azioni da parte di
quest’ultimi. Esso è dato dalla somma di una remunerazione priva di rischio
(Bond, titoli di Stato) e del premio per il rischio (ossia una % che si somma per
tener conto del rischio di un determinato investimento).

Gli obiettivi delle scelte di finanziamento sono tre:


1. Devono essere finalizzate alla realizzazione di un equilibrio finanziario tra la struttura
degli investimenti e quella dei finanziamenti.
2. L’azienda deve proporsi, mediante le scelte di finanziamento, di mantenersi autonoma,
ovvero di non subire la necessità di modificare le scelte aziendali a seguito di imposizioni
da parte dei finanziatori.
3. L’elasticità finanziaria ovvero il bisogno di liquidità che consente all’azienda di far
funzionare il circuito produzione-investimento, evitando di incorrere, dunque, in situazioni
sgradevoli come un deficit di liquidità stessa.
Tali obiettivi devono periodicamente essere sottoposti a controlli quali:
1. Analisi del fabbisogno finanziario: verificare come varia il fabbisogno di finanziamento
in seguito all’operatività dell’azienda e alla crescita degli investimenti.
2. Analisi delle fonti di finanziamento
3. Analisi correlazione fonti-impieghi: che si presuppone di mantenere la condizione di
equilibrio finanziario.
4. Analisi della liquidità: monitoraggio costante del cashflow (flussi di cassa)

Il Cashflow (flusso di cassa): è la ricostruzione dei flussi monetari (differenza tra tutte le entrate
e le uscite monetarie) di una azienda nell'arco del periodo di analisi (solitamente un esercizio).
Esso rappresenta una misura dell'autofinanziamento aziendale e può essere calcolato a partire
dal conto economico, il suo obiettivo è quello di definire la generazione di cassa di una società e
di conseguenza l'attribuzione di tali flussi di cassa ai soci. Per fare ciò si prendono in esame le
variazioni finanziarie (entrate ed uscite) che possono essere:
- in entrata, si parla di cash inflow;
- in uscita, si parla di cash outflow.

In ragioneria, il documento aziendale che viene utilizzato per la rilevazione e l'analisi della
gestione aziendale è il rendiconto finanziario, che a differenza del conto economico e dello stato
patrimoniale non è documento obbligatorio per la redazione del bilancio.

Cap 5: Processi commerciali-il Marketing


Il Marketing comprende tutti quei processi medianti i quali l’azienda è presente sul mercato nel
quale colloca i propri prodotti. Esso è un processo univoco per l’azienda poichè ognuna di
queste è caratterizzata da propri obiettivi e propria struttura che ne definiscono capacità ed
eventuali vincoli.

Generalmente però il processo di Marketing si articola in 4 fasi:


1. Orientamento al prodotto: quando una nuova azienda nel settore individua uno spazio
di mercato, un bisogno non soddisfatto, e si focalizza sulla produzione del bene/servizio
che soddisferà la richiesta del mercato.
2. Orientamento alle vendite: con la saturazione del mercato alcune aziede non
riusciranno più a vendere i propri prodotti facendo sorgere quindi i primi problemi di non
utilizzo della capacità produttiva. In questi casi la competitività diventa alta e si deve
conseguentemente ricorrere a mezzi quali la spesa in pubblicità, promozioni e sconti che
comportano una riduzione del margine di guadagno per prodotto, in questa fase di
mercato che le imprese non sufficientemente attrezzate tendono a riscontrare numerosi
problemi in entrata.
3. Orientamento al mercato: fase provocata da un ulteriore crescita della competizione
dove l’azienda deve vendere ad un prezzo quantomeno sufficiente a coprire i costi senza
però perdere competitività.
4. Orientamento al marketing: fase in cui le aziende mature sul mercato cercano di
ottenere vantaggi competitivi sui diretti concorrenti utilizzando il marketing come leva.

Queste fasi definiscono 4 situazioni distinte che l’azienda affronta in un mercato e si possono
includere nelle problematiche di marketing. Tutte e 4, infatti, derivano della combinazione di due
elementi: la competitività del mercato (bassa o alta competitività) e l’importanza del processo di
marketing (molta rilevanza alle funzioni commerciali o poca).

Le tendenze di marketing che influenzano le aziende sono due:


1. Micro Marketing che consiste nell’istaurazione di relazioni con i singoli consumatori
(personalizzazione del prodotto).
2. CRM (Custom Relationship Management), aspetto attualmente caratterizzato da enormi
investimenti nei sistemi informatici aziendali al fine di accumulare più informazioni
possibili sulle preferenze di acquisto dei consumatori e anticipare la concorrenza sui
trend di mercato.
Per raccogliere informazioni sul proprio mercato si utilizzano:
- Statistiche di vendita: le informazioni vengono raccolte in modo sistematico all’interno
dell’azienda tra dati statistici e periodici riguardanti le vendite.
- Ricerche di mercato: effettuate da un Market Analyst che si occupa di studiare e
analizzare i dati del mercato in cui opera, utili a definire le strategie aziendali. Tra questi
dati ci sono:
- Domanda del mercato (attuale e prospettica)
- Comportamenti di acquisto dei consumatori
- Posizionamento del prodotto rispetto ai prodotti concorrenti
- Customer Satisfaction

I processi di marketing si dividono in:


1. Pianificazione: si decide come utilizzare le leve di marketing (marketing mix) e si
definiscono gli obiettivi di vendita. Per fare ciò si utilizza un piano marketing articolato in
diverse parti:
- Individuazione della situazione attuale
- Definizione mercati-obiettivo nel quale collocheremo i prodotti
- Stima delle vendite
- Quota di mercato: individuare combinazioni prodotto-mercato più efficienti
- Marketing mix (combinazione leve decisionali)
2. Controllo: basato su statistiche di vendita, verifica che i dati siano funzionali al
raggiungimento dell’obiettivo previsto nel piano di marketing.

E’ di fondamentale importanza per l’azienda scegliere se affrontare il mercato con una politica di:
- Aggregazione: offrendo un singolo prodotto a tutti i clienti del mercato (monobusiness)
- Segmentazione: offrendo più prodotti adeguando ciascuno ad un unico gruppo di
consumatori (multibusiness). Questo attitudine al mercato deve essere sviluppata non
prima di aver compreso le caratteristiche specifiche della clientela di riferimento e le
caratteristiche del prodotto da attribuire a quest’ultima.
E’ necessario per un azienda matura ricercare la differenziazione del prodotto, tramite
questa, infatti, l’impresa sarà capace di raggungere un vantaggio competitivo rispetto ai
concorrenti aumentando il valore percepito dei propri prodotti da parte dei consumatori,
entrando potenzialmente in un regime monopolistico.

Il mercato obiettivo dev’essere stimato analizzando:


- Domanda potenziale: volume di vendite realizzabili ipotizzando che tutti i clienti che
compongono quel mercato acquistino (mercato potenziale = massimo potenziale che
possiamo prendere dal mercato).
- Domanda reale o aggregata: rappresenta concretamente quanti clienti potenziali
diventano poi clienti effettivi.
- Domanda nuova o sostitutiva: ci permette di capire a fronte di una determinata domanda
quanti consumatori acquistano per la prima volta e quanti sono invogliati ad effettuare un
riacquisto.
Per stimare questi tipi di domanda si ricorre a diversi modelli:
- Modello casuale: ricerca delle cause che incidono sulla domanda di mercato
traducendole in numeri. Vengono utilizzati dei parametri di valutazioni quali il reddito, le
stime demografiche, l’età e cosi via.
- Modello delle serie storiche: con il quale si studiano i trend degli utlimi 10-15 anni
ipotizzando che rimangano costanti nel tempo.
- Modello di elasticità dei fattori macroeconomici: si utilizzano fattori macroeconomici come
per esempio il PIL per capire la tendenza di un determinato mercato.
- Modello qualitativo: basato su opinioni di soggetti che conoscono molto bene
l’andamento di quel mercato.

Il Marketing Mix è la combinazione delle leve decisionali necessarie per prendere decisioni
strategiche. Esse si articolano nelle cosìdette 4P:
1. Prodotto: ossia ciò che l’azienda offre al mercato. L’azienda deve prendere delle scelte
riguardo ad alcuni aspetti del prodotto:
- Attributi del prodotto: elementi che qualificano il prodotto e che sono in grado di
influenzare le decisioni di acquisto (design, marchio ecc).
- Differenziazione del prodotto: scegliere se produrre un prodotto differenziandolo
o meno dalla concorrenza.
- Portafoglio prodotti: pluralità di prodotti dell’azienda da destinare a mercati con
diverse esigenze. Da qui derivano le “linee di prodotto”, che distinguono i prodotti
in base alla qualità e pertanto si rivolgono a diversi segmenti di mercato (fascia
alta, media, bassa).
2. Prezzo: è il corrispettivo richiesto dall’azienda per l’acquisto di un determinato bene
(Prezzo base). Sul prezzo base possono influire elemeti come gli sconti, i termini di
pagamento e le promozioni effettuate per incentivare gli acquisti.
La scelta del prezzo deriva dal tipo di concorrenza del mercato: price competition o
non price competition. Nel caso della prima l’azienda cercherà di ottenere un vantaggio
competitivo rendendo il proprio prodotto più conveniente degli altri, mentre nel secondo
l’impresa ricorre a metodi come la differenziazione del prodotto che spostano l’attenzione
dei consumatori sulla qualità piuttosto che su prezzo. A tal proposito si può fissare un
Premium Price (politica di prezzo che si basa sul principio secondo il quale un prezzo più
alto fa pensare che il prodotto offra una migliore qualità) in modo tale che il cliente
percepisca il nostro bene come un qualcosa di unico sul mercato.
Ad incidere sulla determinazione del prezzo contribuiscono:
- Il margine di guadagno stabilito dall’impresa.
- L’elasticità della domanda: misura quanto la quantità domandata di un bene
reagisce alle variazioni del prezzo.
- Posizionamento del prodotto: a quali concorrenti viene paragonato il nostro
prodotto dai consumatori.
3. Comunicazione: tra l’azienda e i clienti non vi è solo lo scambio commerciale ma anche
uno scambio di comunicazioni. Gli elementi utilizzati dall’azienda per comunicare con la
clientela sono:
- Marchio: è il simbolo che permette ai clienti di riconoscerti e ti distingue nei confronti
dei concorrenti.
- Innovazione di prodotto: i clienti devono sapere in cosa un prodotto messo sul
mercato è più avanzato rispetto a quelli precedenti.
- Vantaggio competitivo: che può riguardare un vantaggio di prezzo (metto il prezzo più
basso della concorrenza (Discount price)), oppure un vantaggio in termini di
differenziazione pubblicizzando i punti forti nel quale il nostro prodotto è migliore di
quelli della concorrenza.
4. Distribuzione: la distribuzione svolge un insieme di attività che creano il legame tra l’azienda
e il consumatore finale. Queste attività comprendono il trasferimento dei prodotti ai
consumatori tramite canali distributivi che possono essere:
- Canali diretti: dove il bene passa direttamente dal produttore all’utilizzatore finale.
- Canali indiretti: quando il trasferimento del bene avviene mediante alcuni
intermediari.
I canali indiretti si possono dividere a loro volta in:
- Canali corti: quando nel processo interviene solo un intermediario.
- Canali lunghi: quando nel processo intervengono più intermediari.

Cap 6: Processi acq/utiliz fatt prod correnti


Il processo di approvvigionamento comprende l’insieme delle attività’ che vanno
dall'acquisto dei beni, al reperimento effettivo di tali beni, fino alla regolazione del
rapporto amministrativo e finanziario con i fornitori. Le attività direzionali del processo di
approvvigionamento attengono alla:
- Conoscenza del mercato di approvvigionamento: attiene al reperimento di un
insieme di informazioni relative alle opportunità, agli ostacoli e alle
caratteristiche del prodotto.
- Attivazione di una politica di materiali e dei servizi: richiede un’analisi
approfondita del portafoglio di acquisto dell’azienda attraversi i criteri di
importanza del bene di approvigionamento e e la richiosità del mercato.
- Predisposizione di un’adeguata politica riguardante la relazione azienda-fornitori.
Al fine di assicurare continuità dei flussi dei fattori acquisiti, l’attività di selezione della rosa di
fornitori deve affrontare problemi sia di tipo quantitativo che qualitativo. Nel primo caso è
opportuno selezionare più fornitori per l’acquisto di uno stesso materiali per evitare problemi di
indisponibilitàdei materiali e eccessiva dipendenza dal singolo fornitore, dall’altra l’azienda deve
circondarsi di fornitori competenti e finanziariamente solidi.
La valutazione dei fornitori avviene tenendo conto di parametri:
- Dimensionali (grandi necessità=grandi fornitori).
- Tecnologici.
- Organizzativi (efficienza del servizio).
- Economico-Finanziari: si fa riferimento alla situazione economico-finanziaria del fornitore
stesso in quanto ė vantaggioso per l’azienda che il fornitore stia bene soprattutto
finanziariamente in modo tale che l'azienda può permettersi di effettuare pagamenti
dilazionati, non immediati (si osservano minimo gli ultimi 5 bilanci dei fornitori).

Il marketing d’acquisto, detto anche Procurement Mix, si riferisce all’insieme delle attività e delle
azioni tendenti a gestire il sistema di approvvigionamento al fine di ottenere un vantaggio
competitivo rispetto alla concorrenza. Esso è un integrazione di alcuni gruppi di variabili:
- Politica dei materiali
- Anaisi qualità-prezzo delle forniture
- Scelta dei canali di acquisto (fornitori)
- Comunicazione con i consumatori

La gestione economica degli approvvigionamenti coinvolge la produzione e le altre funzioni


operative che definiscono i fabbisogni e formulano le richieste di acquisto, tali richieste
determinano gli ordini di acquisto da inviare ai fornitori. La gestione economica degli
approvvigionamenti passa attraverso alcune attività di controllo come:
- Definizione dei fabbisogni: fornendo i dati relativi alla composizione del prodotto,
attraverso un documento chiamato “la distinta base”, cioè le quantità dei singoli
componenti necessari per realizzare un’unita di prodotto.
- Controllo delle disponibilità e giacenze in magazzino.
- Scelta del fornitore sulla base di parametri: Dimensionali, Tecnologici, Organizzativi e
Economico-Finanziari.
- Sollecito ordini: fornendo precise indicazioni su quantità, prezzi e condizioni di fornitura.
- Ricevimento materiali

La logistica in entrata include attività di ricevimento delle materie, carico delle stesse in
magazzino, al trsformamento interno, sino allo scarico finale in produzione.
Le attività iniziali del ciclo consistono nella presa in carico dei materiali, con emissione del
documento interno detto “buono di carico” che permette di verificare se corrispondono le quantità
di materiale richiesto, con quello che effettivamente è stato consegnato. Esso rappresenta inoltre
il documento di base per lo svolgimento di attività successive come liquidazione e pagamento.

Le rilevazione delle operazioni di acquisto vengono svolte dall’ufficio di contabilità fornitori che
verifica in particolare la corrispondenza tra l’ordine di acquisto, il documento di trasporto e la
fattura inviata dal fornitore. Alla scadenza del debito verso il fornitore, l’ufficio finanziario
dell’amministrazione predispone la documentazione necessaria per procedere al pagamento
secondo le modalità concordate (cassa, CC, ecc.)

Il controllo dei fussi può avvenire a livello strategico e operativo. A livello strategico si
considerano valori come: la dimensione degli acquisti, la durata delle relazioni e il grado di
coinvolgimento nel processo produttivo.
A livello operativo, invece, si considerano dati quantitativi: a livello dei flussi fisico tecnici, a livello
economico-reddituale, a livello dei flussi finanziari e a livello patrimoniale.

Cap 7: Processi acq/utiliz fattore lavoro


Il processo di acquisizione-utilizzo del fattore lavoro comprende le attività che vanno dal
reperimento sul mercato delle risorse umane da parte dell’azienda, al loro inserimento e impiego
nel processo di trasformazione economica, fino alla definitiva uscita del lavoratore dell’azienda.

L’aspetto organizzativo dell’azienda è espresso nell'organigramma, documento contenente


rappresentazione grafica, funzioni e relazioni dei vari organi, e dal mansionario, documento che
definisce le funzioni e i compiti di ogni individuo all’interno dell’azienda. Possiamo dunque
concludere che l’assetto organizzativo è il risultato della combinazione di struttura operativa
(modalità ripartizione compiti) e dei sistemi operativi (meccanismi di funzionamento).

Una volta definita la struttura organizzativa, occorre stabilire coerentemente le politiche


retributive. Esse consistono nell’insieme dei sistemi e degli strumenti di retribuzione e di
incentivazione adottati dall’impresa per remunerare e valorizzare il lavoro svolto dai dipendenti.
Le politiche retributive scaturiscono da tre ordini di decisioni:
1. Livello Retributivo: è definibile come importo di retribuzione che l’impresa decide di
pagare al lavoratore. Si effettua questa decisione tenendo conto di:
- Contrattazione Collettiva: delimita il saggio medio di sotto al quale la politica
retributiva non può scendere.
- Mercato del lavoro: livello di retribuzione delle imprese concorrenti ai propri
lavoratori.
- Capacità retributiva dell’impresa: tetto che l’impresa non può superare per non
compromettere l’equilibrio economico.
2. Struttura Retributiva: stabilisce l’ammontare della retribuzione per le diverse posizioni
di lavoro. Questa precisa quindi le condizioni di passaggio da un punto retributivo ad un
altro, se il passaggio avviene all’interno della stessa classe si parlerà di modalità
retributiva orizzontale, mentre se questo avviene verticalmente all’interno dell’impresa si
parlerà di modalità retributiva verticale.
3. Dinamica Retributiva: esprime la variazione della retribuzione nel tempo. ed è
determinata da tre tipi di fattori:
- Fattori Automatici (scatti automatici di anzianità).
- Fattori Contrattuali (incrementi retributivi ottenuti una tantum alle scadenze contrattuali).
- Fattori Aziendali (parametri d’incentivazione).

In passato si pensava che l’economicità scaturisse dai rendimenti della manodopera. Si


ricercava quindi l’efficienza affidandosi a procedure rigide che si basavano sulla minimizzazione
dei tempi e sulla massimizzazione dell’output. Alla base di questo sistema c’era il Taylorismo,
un processo e corrente di pensiero basata su 3 punti:
1. Analisi della mansione da svolgere
2. Creazione del prototipo ideale di lavoratore per quella mansione
3. Selezione e formazione del lavoratore ideale
A seguito del Taylorismo si diffuse un’altra filosofia di organizzazione del lavoro: il Fordismo.
Esso prende il nome proprio da Henry Ford, che riprese i principi del Taylorismo applicandogli un
sistema pratico in campo industirale: la catena di montaggio, nel quale ogni impiegato eseguiva
persistentemente la propria mansione con il fine finale di rendere il processo produttivo più
efficiente possibile.

Al giorno d’oggi, invece, al fattore lavoro viene richiesta competenza, conoscenza, capacita di
adattarsi, creatività, e collaborazione con l’azienda. La vera e propria risorsa di un impresa non è
più data dall’efficienza del processo produttivo, piuttosto è il capitale umano, aspetto che viene
fortemente influenzato da caratteristiche dei lavoratori come conoscenze, flessibilità, problem
solving e leadership. Le conoscienze possono essere:
- Individuali: conoscenze proprie dei singoli individui operanti in azienda.
- Organizzative: conoscenze di più operatori collegati da relazioni produttive (un team di
lavoro, un reparto ecc).

Il ciclo di vita del capitale umano si articola in:


- Selezione/Reclutamento: la selezione si fonda sul concetto che qualsiasi lavoro per
essere eseguito in maniera soddisfacente richiede il possesso di un insieme di qualità e
caratteristiche. Essa consiste:
- Nell’individuare le qualità ed i requisiti necessari per svolgere determinati compiti.
- Nell’identificare le qualità attuali e potenziali, la personalità, gli interessi ecc.
- Nello scegliere individui che possiedono tali qualità per svolgere le mansione
assegnata.
- Formazione: avente lo scopo di infondere mentalità, atteggiamenti ed un modo di essere
lavorativamente utili a gestire situazioni complicate.
- Gestione corrente del rapporto di lavoro: la capacità di un azienda di attrarre capitale
umano dipende fortemente dalla sua capacità di soddisfare i bisogni dei lavoratori.
Abraham Maslow fu il primo a delineare una serie di bisogni classificati secondo un
criterio gerarchico nella piramide di Maslow.
- Cessazione del rapporto

I valori più rilevanti nella dinamica del rapporto di lavoro sono:


- L’elaborazione delle buste paga: le retribuzioni spettanti ai singoli lavoratori.
- La rilevazione delle ore di manodopera: ore impiegate nei processi produttivi e nelle varie
operazioni aziendali.
- Il costo complessivo della manodopera: suddiviso tra le sue parti componenti
(retribuzione, contributi ecc). Il costo economico del lavoro infatti è ripartito tra una
pluralità di elementi:
- Retribuzione: Costituita dalla somma che da contratto spetta al lavoratore.
- Contributi sociali ed assicurativi: corrisposti dall’azienda sulla base delle
disposizioni di legge e di enti di previdenza che si occupano di garantire una
copertura pensionistica e sanitaria.
- Trattamento di fine rapporto(TFR): corrisponde alla somma che compete al
lavoratore all’atto di cessazione del rapporto di lavoro.
- Contributi integrativi versati a fondi pensione: nel caso in cui il lavoratore decida
di aderire a fondi pensione specifici.

Cap 8: Processi acq/utiliz fatt pluriennali


I fattori pluriennali sono fattori produttivi che hanno un ruolo strumentale all’interno dell’azienda
, quindi hanno un utilizzo durevole, ovvero vengono impiegati per più cicli di produzione.
Gli aspetti di questi fattori vanno analizzati sotto il profilo:
- Operativo: sono elementi strutturali che definiscono, appunto, la struttura dell’azienda.
- Patrimoniale: dato che tali fattori occupano un peso rilevante sul totale degli investimenti
e determinano un impiego durevole del capitale a lungo termine (investimento stabile).
- Economico: rappresentano dei costi anticipati sostenuti in anticipo rispetto al periodo in
cui vengono utilizzati.
- Finanziario: l’acquisizione di tali fattori è inizialmente caratterizzata da una uscita di
denaro, ma nel corso degli esercizi successivi grazie alla funzione di tali fattori si
conseguiranno ricavi derivanti dalla vendita dei beni che costituiranno una entrata di
denaro.

I fattori pluriennali vengono definiti anche immobilizzazioni proprio perché non possono essere
smobilizzati nel breve periodo, ovvero la loro liquidazione richiede un tempo maggiore a 12 mesi.
Quest’ultime si classificano in:
- Materiali (tangibilità del fattore).
- Immateriali (riguardano le conoscenze e le relazioni interne-esterne: (brevetti, marchi,
know-how (conoscenze non brevettabili e non quantificabili economicamente di un
azienda) ecc). Questi si dividono a loro volta in:
- Beni immateriali: per esempio brevetti (diritto esclusivo di sfruttamento di
un’invenzione), licenze e marchi.
- Costi pluriennali: per esempio il costo di un investimento pubblicitario.

Il processo dei fattori pluriennali si articola in 4 fasi:


1. Acquisizione: può essere interna o esterna:
- Esterna: normale acquisto di un fattore da un fornitore.
- Interna: quando l’azienda si attrezza per produrre da sè tale fattore, questa può
risultare una scelta redditizia nel caso in cui ci sia una convenienza economica
(produzione interna meno costosa dell’acquisto da terzi) e una convenienza
strategica (quando il fattore di cui l’azienda necessita ancora non è presente sul
mercato).
- Leasing: l’azienda invece che acquistare un prodotto stipula un contratto con la
società di leasing che acquista il bene e lo affitta all’azienda per un determinato
periodo oltre il quale l’azienda potrà decidere se riscattare o meno il bene.
Il leasing si divide in:
- Leasing operativo: con rate basse, ma un prezzo di riscatto elevato.
- Leasing finanziario: con rate alte, ma un prezzo di riscatto basso dovuto
al fatto di aver già pagato dilazionatamente il fattore.
Al momento dell’acquisto di un fattore produttivo è necessario considerare sia aspetti
quantitativi come la capacità produttiva, sia aspetti qualitativi come l’elasticità, la
flessibilità, la specializzazione e la struttura organizzativa.

Esistono alcuni aspetti qualificativi delle caratteristiche relative a come può operare un
impianto:
- Specializzazione: viene perseguita a causa della forte ripetitività di un impianto a
svolgere uno stesso atto produttivo e ciò si traduce sul piano economico in
maggiore efficienza e in costi di produzione ridotti. L’azienda può ottenere
specializzazioni operando in maniera verticale o in maniera orizzontale.
- Verticale: attraverso la filiera produttiva, ovvero la sequenza di operazioni
effettuate in successione per la realizzazione di un prodotto finito che ci
consente di capire quali sono le attività indispensabili e quali sono quelle
eliminabili.
- Orizzontale: focalizzandosi su una parte particolare di mercato al fine di
essere competitivi (azienda multibusiness).

- Elasticità/Flessibilità: l’attuale contesto economico richiede una varietà di


prodotti e tecniche di produzione. Si ricerca infatti flessibilità delle attività
produttive produttive in modo tale che il cambiamento imposto dal mercato non
sia una minaccia ma un fattore competitivo da sfruttare meglio della concorrenza.
L’elasticità esprime la capacità di un impianto di mantenersi "economico" al
variare (in diminuzione) dell'utilizzo della capacità produttiva disponibile.

- Struttura organizzativa: bisogna considerare:


- Il livello di industrializzazione: che vede 2 tipi di organizzazione:
- Artigianale: costituito dalla prevalenza del fattore lavoro nella
realizzazione del prodotto.
- Industriale: costituito dalla prevalenza della componente
meccanica sul fattore lavoro.

Esistono 3 elementi per classificare l’azienda tra artigianale e industriale:


- meccanizzazione (sostituzione del fattore lavoro con il
macchinario).
- standardizzazione (fissazione degli standard, fissare i caratteri
essenziali del prodotto e del processo che va compiuto per
produrlo).
- specializzazione produttiva (frazionare il processo di produzione
in attività elementari svolte con elevata omogeneità nel tempo,
tipo catena di montaggio).
- Il Layout: rappresenta la disposizione dei processi produttivi che si
organizzano per:
- Reparto: attività produttiva segmentata in reparti del quale
ognuno ha una funzione specifica.
- Catena: vi è uno stabile collegamento tra le differenti fasi di
lavorazione, nel caso in cui ci fosse un malfunzionamento in una
fase di lavorazione, infatti, questa danneggerebbe tutto il flusso di
produzione.
- Tipologia di processo produttivo: che può essere:
- Intermittente: la logica aziendale prevede che i quantitativi di
prodotto vengono realizzati separatamente.
- Continua: l’azienda lavora su un flusso di prodotto misurato in
quantità/tempo (100 prod/giorno).

2. Utilizzo: con lo svolgimento dell’attività produttiva i fattori produttivi pluriennali sono


soggetti a logoramenti fisici ed economici. Il logoramento fisico è dato da:
- Tempo
- Frequenza d’utilizzo
- Manutenzioni (con la quale si rallenta il logoramento)
- Condizioni d’uso
Quando il macchinario cessa di funzionare termina la vita fisica di quest’ultimo.

Il logoramento economico invece è disposto quando il macchinario non è più capace di


prender parte ai processi produttivi. I fattori che determinano l’obsolesceza di un
macchinario sono:
- L’avanzamento tecnologico
- Le richieste e le esigenze di mercato
La vita economica di un macchinario, invece, è data dall’arco temporale nel quale questo
è capace di realizzare prodotti.
Ammortamento: procedimento amministrativo-contabile con cui il costo di un bene viene
ripartito nel corso di più esercizi.
Oggetto del procedimento di ammortamento sono i cosiddetti beni a fecondità ripetuta,
ovvero, che mantengono la loro utilità nel corso del tempo.
Attraverso la procedura di ammortamento infatti il costo di tali beni viene spalmato su più
anni in ragione della loro durata economica.
La decisione di un’azienda di ripartire il costo di un bene su più anni viene messa in pratica
suddividendo il costo del bene in più quote, il cui importo varia in funzione del numero di
esercizi in cui il bene sarà utilizzato.

Ad imporre l’ammortamento è anche il principio contabile della competenza


economica delle componenti reddituali, secondo cui non è possibile imputare un bene
che viene utilizzato in più esercizi interamente all'esercizio in cui è stato acquistato.

Oggetto dell'ammortamento possono essere:

● Le immobilizzazioni materiali ovvero l’insieme di tutti i fattori produttivi ad utilità


pluriennale fisicamente tangibili (fabbricati, macchinari, impianti, automezzi ecc.).
● Le immobilizzazioni immateriali l’insieme di tutti i fattori produttivi ad utilità
pluriennale non fisicamente tangibili (ad esempio, brevetti e marchi, ricerca e
sviluppo)

Mentre per le immobilizzazioni materiali viene usato spesso il metodo indiretto, che fa
confluire ogni anno la quota nel fondo ammortamento; per le immobilizzazioni immateriali
si applica il metodo diretto, consistente nel portare direttamente in deduzione dal costo
storico del bene pluriennale le quote di ammortamento.

La procedura dell'ammortamento è stabilita dal Codice Civile (art. 2426 c.c.) ai fini della
redazione del bilancio d'esercizio.

Nel processo di ammortamento possiamo individuare 3 distinti profili:

- Economico: consente di ripartire un costo pluriennale tra i vari anni della vita
utile del fattore pluriennale.
- Patrimoniale: consente di registrare la progressiva perdita di valore economico
del fattore pluriennale.
- Finanziario: consente di evidenziare come l’impiego finanziario di capitali iniziali
rientri in forma liquida all’interno dell’azienda mediante le entrate derivanti dalla
vendita dei prodotti.

Per comprendere il processo di ammortamento si deve tener conto di 3 elementi:


- Valore da ammortizzare: dato da (costo di acquisizione + oneri accessori) -
costo di dismissione del bene.
- Vita utile: data dall’analisi della vita fisica ed economica del bene.
- Criteri di ripartizione: regole da seguire per ripartire il valore del bene nell’arco
temporale. Questi possono essere sia matematici che economici.
Nel caso di criteri matematici si prendono in considerazione:
- Quote costanti per i singoli anni: valore da ammortizzare/n°anni
- Quote crescenti: il valore da ammortizzare viene ripartito prevedendo che
la quota di ammortamento anno dopo anno aumenti. Questo criterio di
ripartizione viene utilizzato perché si ipotizza che nei primi anni l’azienda
produca di meno con il macchinario in quanto ancora non è in grado di
utilizzarlo efficacemente.
- Quote decrescenti: il valore da ammortizzare viene ripartito prevedendo
che la quota di ammortamento anno dopo anno diminuisca.
In questo caso si considera più efficiente il fattore produttivo nei primi
anni con minori costi di manutenzione, mentre negli anni
successivi si avranno quote di ammortamento più basse composte da
costi di manutenzione di più elevati.
Nel caso dei criteri economici si valuta nel tempo il contributo economico che il fattore
pluriennale offre alla produzione aziendale.

3. Manutenzione: gli interventi di manutenzione sui fattori pluriennali materiali si articolano


in:
- Manutenzione ordinaria: non modifica la funzionalità o la produttività dell’impianto
poiché sono interventi che si propongono di mantenere intatta la funzionalità
degli impianti. Questi possono essere preventivi o di ripristino.
- Manutenzione straordinaria: interventi che modificano la produttività e la
funzionalità degli impianti, generando costi incrementativi.
le spese di "manutenzione" sono quelle sostenute per mantenere in efficienza le
immobilizzazioni materiali onde garantire la loro vita utile prevista, nonché la capacità e
la produttività originarie.

4. Rinnovo: la fase di rinnovo è fondamentale perché è il momento in cui l’azienda valuta la


possibilità di cambiare la propria struttura produttiva da un punto di vista tecnologico, o la
sua capacità produttiva dal punto di vista dimensionale.
Nella fase del rinnovo possono presentarsi delle situazioni che danno vita a componenti
straordinarie di reddito che si riferiscono a fatti di gestione di esercizi passati, ossia le
PLUSVALENZE e le MINUSVALENZE. Se realizziamo una PLUSVALENZA è probabile
che le quote di ammortamento durante gli anni sono state eccessive rispetto al valore
contabile del fattore pluriennale, quindi la PLUSVALENZA è una rettifica dei redditi dei
precedenti esercizi. Al contrario se realizziamo una MINUSVALENZA, il valore residuo è
più alto del valore di realizzo e ciò significa che l’ammortamento è stato troppo basso.

Gli asset intangibili, o intangibles, sono beni privi di consistenza fisica, acquisiti o
sviluppati internamente capaci di trasformarsi in una fonte di probabili benefici economici
futuri. In questa categoria di beni rientrano i diversi tipi di know-how, i database di dati
aziendali, le procedure operative e i sistemi informativi per la gestione. Gli asset
intangibili sono una risorsa estremamente utile per l’azienda poichè vanno a costituire il
patrimonio intellettuale dell’impresa.
Le attività che stimolano maggiormente l’acquisizione di quest’ultimi sono:
- Marketing
- Finanza
- Produzione

Cap 9: Processi di produzione


La produzione è la combinazione dei fattori produttivi al fine di realizzare un prodotto. In tale
operazione intervengono più profili di rilievo:
- L’aspetto tecnico: la tecnologia del quale dispone un’azienda vincola o agevola la
produzione.
- L’aspetto economico: deve esserci un rapporto positivo tra il valore economico del
prodotto e il costo di realizzazione.
- L’aspetto organizzativo: le attività di produzione devono essere organizzate e
coordinate tra loro.

Le fasi del processo di produzione si articolano in:


1. Acquisizione fattori pluriennali che determineranno la struttura produttiva
aziendale e che determineranno le prossime fasi del processo di produzione.
2. Acquisizione dei materiali/servizi
3. Acquisizione del fattore lavoro
4. Inizio dei processi di produzione

Il processo di produzione varia a seconda della struttura produttiva dell’azienda e può essere:
- Ad acquisizione su commessa: basato sulla logica pull. Il sistema pull adatta la
produzione alla domanda effettiva, ciò significa che il prodotto viene realizzato solamente
quando viene effettuato l’acquisto.
- Ad acquisizione su previsione: basato sulla logica push. Nel sistema push il prodotto
viene fabbricato in anticipo. Per tanto, questo modello è direttamente relazionato con la
previsione della domanda, poiché è indispensabile conoscere previamente e con la
massima precisione quali saranno i prodotti richiesti dai clienti, quando e in che quantità.

La produzione può avvenire:


- Per lotti quando si produce un numero di prodotti prestabilito.
- In modo continuo quando il flusso di produzione è continuato nel tempo.

I processi che interessano l’apparato dell’attività produttiva sono:


1. Programmazione: attività tramite il quale vengono definiti gli obiettivi (solitamente
d’esercizio o annuali) di produzione aziendale. Nella loro definizione l’azienda deve
trovare un compromesso tra due esigenze:
- Contenimento dei costi: andando a programmare la produzione cercando di
ottenere il più alto livello di capacità produttiva contenendo i costi. Questo si
ottiene standardizzando l'attività di produzione e riducendo le interruzioni della
produzione dovute al cambiamento dei materiali.
- Soddisfazione del mercato: l’azienda deve ampliare la tipologia dei prodotti e le
differenti caratteristiche di essi.
Nella definizione del programma si devono individuare inizialmente i vincoli strutturali da
cui poi si traggono dati di input operativi che danno impulso al processo di
programmazione.
Il documento per eccellenza di programmazione aziendale è la distinta base, essa
descrive una gerarchia di lavorazioni (cicli/fasi) indicando anche i relativi impieghi di
materiale. Ogni materiale è utilizzato secondo un coefficiente di utilizzo, che specifica
quanto materiale occorre per produrre una unità di prodotto.
2. Gestione: ricezione e diffusione degli ordini di lavorazione da parte di un reparto.
3. Controllo: nella logica manageriale, il controllo avviene come punto terminale del
processo di produzione al fine di determinare gli scostamenti, ovvero la differenza tra gli
obiettivi di produzione e i risultati effettivi.

L’analisi dei costi avviene con due diverse modalità:


- Costi diretti: sostenuti esclusivamente per la produzione di uno specifico prodotto e
sono direttamente attribuibili alle produzioni.
- Costi indiretti: i costi indiretti si riferiscono ad una pluralità di oggetti e corrispondono a
tutte le spese che non sono riconducibili in maniera precisa al prodotto o servizio
dell’azienda. Rientrano dunque in queste voci i servizi esterni, le attrezzature, i costi di
affitto e delle utenze. Per facilitare la ripartizione di quest’ultimi si può usare la tecnica
contabile dei centri di costo, essi sono aggregati di costi indiretti riconducibili ad un
singolo reparto o linea produttiva.

Le configurazioni dei costo sono aggregazioni che comprendono progressivamente diverse


tipologie di costo, a partire da quelli direttamente impiegati nella realizzazione del prodotto (costi
diretti) fino ad arrivare a quelli più generali (costi indiretti), o addirittura impliciti come i costi
figurativi (si hanno quando un'azienda utilizza beni e risorse senza generare un costo dal punto
di vista delle scritture contabili. Si tratta di una situazione favorevole, di cui occorre tenere conto
quando si vuole fare il calcolo di redditività dell'azienda). Le diverse configurazioni di costo sono:
1. Costo primo: determinato considerando nel calcolo solamente la somma dei costi diretti
quali costo dei materiali, manodopera diretta ecc. Esso ci consente di calcolare un
margine di contribuzione ovvero prezzo unitario - costo primo, che rappresenta la
quota che va a coprire i costi di struttura ovvero tutti i costi che non variano al variare del
volume di produzione.
2. Costo pieno industriale: utile per la valorizzazione delle rimanenze finali di prodotti
finiti.
3. Costo di trasformazione: ci espone quanto costa trasformare le unità di materia in
prodotti.
4. Costo pieno aziendale: serve a definire i prezzi di vendita e a valutare la convenienza di
ogni produzione.

Per cost driver si intendono i criteri atti a dividere le voci economiche in dettagli più utili alle
analisi di contabilità analitica. Essi si distinguono in:
- Costi fissi: costi che nel complessivo conto economico dell’azienda rimangono immutati
nel loro ammontare indipendente dal volume della produzione. (assicurazioni, fitti ecc)
- Costi variabili: costi che variano al variare del volume di produzione. (energia,
manodopera ecc)
- Costi misti: comprendono costi semivariabili o a scatto caratterizzati da una
componente fissa ed una variabile come ad esempio i costi telefonici composti da
canone fisso ed una quota variabile.

L’analisi costi-volumi-risultati tiene in considerazione la struttura dei CostiTotali (CF+CV) e la


struttura dei Ricavi. L’incontro tra i Costi Totali e i Ricavi determina il cosiddetto Break Even
Point che rappresenta il punto di equilibrio o di pareggio, tra costi e ricavi. L’utilità di BEP è di
estremo interesse per i fini della programmazione della produzione in quanto ci permette di
individuare quante unità di merce un’azienda dovrebbe produrre per pareggiare i costi di
produzione. In altre parole il Break even point indica il punto esatto nel quale sia il profitto che le
perdite aziendali sono pari a zero. Alla sinistra del B.E.P. l’azienda sarà in perdita poiché i costi
saranno superiori ai ricavi, mentre alla destra del B.E.P. l’azienda consegue un utile poiché i
ricavi saranno superiori ai costi.
Per calcolare il B.E.P. (Break Even Point) devo conoscere l’entità dei costi fissi e il margine di
contribuzione (dato da Prezzo Unitario Vendita – Costi Variabili). Il rapporto tra Costi Fissi su
Margine Contribuzione Unitario (dato dal rapporto tra Margine Contribuzione su Prezzo di
Vendita) restituisce i ricavi del B.E.P. Le quantità del BEP sono invece date dal rapporto tra i
Ricavi sul Prezzo di Vendita (Ricavi = Prezzo Vendita x BEP; quindi BEP = Ricavi : Prezzo
Vendita).

Alcuni valori che emergono durante il calcolo del Break Even Point sono:
- Il costo unitario è il costo medio di ogni singola unità prodotta ed è dato dalla divisione fra
costo totale e quantità di merce. (Cu=Ct/Q)
- Il costo totale della produzione è determinato dalla somma dei costi di produzione.
(CF+CV)

In un’azienda l'efficacia indica la capacità di raggiungere l'obiettivo prefissato, mentre


l'efficienza valuta l'abilità di farlo impiegando le minor risorse e sforzi possibili. Efficacia ed
efficienza sono concetti molto importanti nel mondo del lavoro ed in generale nella pianificazione
e nel controllo di qualsiasi attività.
Per comprendere l’importanza che l’efficacia e l’efficienza aziendale acquisiscono nella struttura
di un’impresa, può essere utile considerare un esempio pratico. Immaginiamo un’attività che
prevede vendite al dettaglio al cliente, in cui si è posto l’obiettivo di ottenere un determinato
numero di contatti giornalieri. Si parlerà quindi di efficacia se il servizio clienti raggiunge questo
risultato, mentre sarà definita efficiente se oltre a raggiungere l’obiettivo otterrà anche un valore,
ovvero le vendite dei prodotti o dei servizi, con il minor impiego di risorse possibili.
L'efficacia tiene in considerazione fattori come:
- Costi
- Rendimenti
L’efficienza invece:
- Avanzamento della produzione
- Qualità
- Flessibilità: per stimare questa si usano indicatori come:
- Time to market: misura il tempo che impiega l’azienda tra il concepire un nuovo
prodotto e il momento in cui riesce concretamente ad offrire sul mercato.
- Set up time: indica il tempo che intercorre tra l’utilizzo di un impianto per la
lavorazione di un prodotto A e la lavorazione del prodotto B.
- Manufactoring Lead Time: tempo di attraversamento del processo produttivo.
- Tempo di evasione dell’ordine: tempo che intercorre tra il ricevimento dell’ordine
e la produzione del prodotto.

Cap 10: L’equilibrio economico


Lo scopo dell’azienda è la sua stessa capacità di sopravvivenza e sviluppo. Per raggiungere tali
obiettivi è necessario operare in condizioni di equilibrio aziendale.
Quest’ultimo si articola sotto il profilo economico, finanziario e patrimoniale.
1. L’equilibrio economico si basa sull’equazione economica Costi+Reddito=Ricavi.
Tale equazione può essere analizzata nel complesso della gestione aziendale o
considerando uno specifico organo.
- Nel primo caso si parlerà di visione globale dell’equazione economica che
prende in considerazione tutti i componenti negativi e positivi di reddito.
- Nel secondo caso si parlerà di visione parziale dell’equazione economica che
prende in considerazione costi e ricavi caratteristici di produzione.

Perché ci sia equilibrio economico è necessario che il reddito abbia una dimensione
adeguata, tenendo conto anche dei cosiddetti oneri figurativi. Si chiamano oneri figurativi
o costi figurativi alcuni costi che non comportano delle uscite finanziarie e che
rappresentano una sorta di compenso spettante all’imprenditore.
La logica con cui l’investitore impiega i suoi capitali è quella di mettere a confronto le
diverse alternative di investimento e di scegliere l’opportunità più conveniente.
Conseguentemente, l’onere figurativo dei capitali prestati, è legato a quanto il soggetto
economico potrebbe ottenere impiegando quei capitali nella migliore alternativa rispetto
all’investimento nell’azienda.
Il confronto non viene condotto solamente con riferimento al rendimento, ma anch con
riferimento al rischio.
E’ ovvio che un titolo che garantisce un maggior rendimento sarà caratterizzato da un
maggior grado di rischio. Viceversa nel caso in cui il rendimento sia basso, il grado di
rischio sarà minore.
Il costo figurativo del capitale fa riferimento a due componenti:
- Rendimento senza rischio, per il quale si considerano i titoli di stato tedeschi a
rendimento 1%.
- Premio per il rischio è il differenziale che si ottiene sul capitale investito in base
alla rischiosità del titolo/azienda.

Il rischio viene misurato soprattutto statisticamente tramite il calcolo del WACC e il


coefficiente Beta di mercato che è sempre uguale a 1. Il Weighted Average Cost of
Capital o costo medio ponderato del capitale permette a un’impresa o a un investitore di
stabilire il costo del capitale analizzandone tutte le componenti e quindi permette di
discriminare tra un rendimento atteso accettabile o meno di un investimento. Esso
consiste nella media ponderata tra il costo del capitale proprio e il costo del capitale di
debito. Il WACC è il tasso minimo che un'azienda deve generare come rendimento dai
propri investimenti per remunerare i creditori, gli azionisti e gli altri fornitori di capitale.
Il WACC è infatti un elemento integrale e fondante del metodo DCF (Discounted Cash
Flow), uno dei più impiegati per la valutazione aziendale.

Per capitalizzazione si intende il valore di mercato totale delle società quotate. Se


voglio conoscere il rendimento di un mercato azionario di un determinato anno, devo
calcolare la capitalizzazione del mercato dell’anno precedente e metterla a confronto con
quella dell’anno in corso. In seguito verifico la distribuzione dei dividendi tra l’anno
precedente e quello in corso. Tramite questo confronto riesco a calcolare il capital gain,
ossia quanto quel mercato ha restituito rendimenti da un anno all’altro. In termini
percentuali, si rapporta il capital gain al valore iniziale per calcolare il rendimento.
Una parte di questo rendimento sarà data dall’investimento privo di rischio, mentre la
parte residuale restituisce il premio per il rischio.

Le leve economiche sono fattori sulla quale l’azienda può operare per modificare le sue
condizioni di equilibrio economico e sono:
- Prezzi di vendita dei prodotti (modificano i ricavi)
- Prezzi di acquisto fattori produttivi (modificano i costi)
- Volumi di acquisto/produzione/vendita (ricavi e costi variano a seconda delle
quantità)

L’equilibrio economico è una condizione:


- Non immediata
- Dinamica per cause interne ed esterne all’azienda
- Che deve essere durevole nel tempo

La valutazione aziendale si avvale di alcuni indicatori applicabili per valutare il grado di


economicità di un’azienda. Essi sono principalmente 3:
- ROI (return on investment): rappresenta l’economicità dell’azienda nell’ottica
dell’azienda. In termini numerici il ROI è dato dal rapporto tra REDDITO
OPERATIVO/CAPITALE INVESTITO, e restituisce il rendimento di ogni euro
investito in azienda.
Per poter giudicare questo indice bisogna confrontarlo con il costo medio del
denaro: se il ROI è inferiore al tasso medio di interesse sui prestiti, la
remunerazione del capitale di terzi farebbe diminuire il ROE, si avrebbe cioè una
leva finanziaria negativa. Viceversa, se il ROI dell'azienda è maggiore del costo
del denaro preso a prestito, indebitarsi per usarlo nell'attività produttiva
porterebbe ad aumentare i profitti.
- ROE (return on equity): rappresenta l’economicità nell’ottica dell’azionista.
Viene calcolato con il rapporto tra il REDDITO NETTO/CAPITALE NETTO.
Esso viene utilizzato per verificare il tasso di remunerazione del capitale di
rischio, ovvero quanto rende il capitale conferito all'azienda dai soci.
Per giudicare la validità del ROE di una società spesso si usa confrontarlo con il
rendimento risk-free, ovvero il rendimento di quelle attività senza rischio (titoli di
stato). La differenza fra il ROE e il rendimento risk-free determina il premio al
rischio, il premio che viene concesso all’investitore che ha scelto di conferire
capitali all'impresa.
- ROS (return on sales): esprime l’economicità che l’azienda consegue per ogni
euro guadagnato. È dato dal rapporto tra REDDITO OPERATIVO/FATTURATO.

Il reddito atteso è il reddito che si stima perseguiremo in futuro in un arco temporale


prestabilito, solitamente un’esercizio. Esso è utile per la determinazione del capitale
economico e può essere determinato in diversi modi:
- In base ai risultati storici
- In base alla proiezione dei risultati storici
- In base ai risultati
- Innovazione gestionale

Il capitale economico (W) esprime il valore attribuibile al capitale dell’azienda


quantificato in funzione del reddito atteso, ossia delle prospettive di equilibrio economico
dell’azienda.
Questo viene calcolato in situazioni straordinarie, ossia di cessione dell’azienda, fusione,
scissione o conferimento di un ramo d’azienda.

2. L’equilibrio finanziario si basa sull’equazione finanziaria Entrate=Uscite+Cashflow e si


ha quando lgli Afflussi monetari>=Deflussi monetari.
Anche l’equilibrio finanziario, come quello economico, può essere:
- Globale: entrate o uscite riferite a tutte le operazioni aziendali.
- Parziale: ci si riferisce a gruppi di entrate e di uscite selezionati. Esso può a sua
volta essere:
- Relativo alla gestione caratteristica corrente se tiene conto delle entrate
ed uscite correnti.
- Relativo alla gestione caratteristica non corrente se tiene conto delle
entrate ed uscite riferite alla gestione non corrente (realizzo/acquisto
fattori pluriennali).
L’equilibrio finanziario si riferisce a un periodo temporale ben definito ed è un concetto
dinamico, poiché si modificano nel tempo le condizioni di equilibrio date dalla relazione
tra entrate e uscite.
Nel lungo termine, le condizioni di equilibrio economico tendono a coincidere con le
condizioni di equilibrio finanziario.
Nel breve termine, i due equilibri possono divergere anche in misura ampia per via degli
investimenti/disinvestimenti e per la gestione dei finanziamenti.
Il disequilibrio finanziario può manifestarsi in due modi:
- Punta finanziaria: si ha quando in un certo periodo di tempo le entrate sono
inferiori alle uscite e l’azienda si trova in una situazione di insufficiente liquidità.
- Stasi finanziaria: si ha quando in un certo periodo di tempo le entrate superano
abbondantemente le uscite e l’azienda pur avendo una consistente liquidità, non
ha nell’attivo investimenti in grado di produrre ricchezza.

Le leve finanziarie sono:


- Tempi di incasso/pagamento
- Gestione dei finanziamenti
- Operazioni sulla gestione patrimoniale-accessoria

3. L’equilibrio patrimoniale si basa sull’equazione Attività=Patrimonio+Capitale Netto e si


riferisce a valori stock, ovvero ad un istante preciso della vita aziendale.
Esso viene considerato inoltre dinamico poichè viene modificato quotidianamente per
effetto delle operazioni di gestione.
L’equilibrio totale considera l’insieme delle attività e l’insieme delle passività dello stato
patrimoniale. Questo si ha quando le attività superano le passività e conseguentemente il
CN > 0. Tale condizione però deve essere rapportata all’equilibrio parziale mettendo in
relazione alcuni componenti dell’attivo con alcuni del passivo.

I principali rapporti dell’equilibrio patrimoniale sono:


- CN/Passività: esprime l’indice di autonomia finanziaria, ossia il finanziamento
che abbiamo ottenuto dai soci e dai terzi. Un’azienda quanto più è finanziata da
terzi, tanto più perde autonomia finanziaria, nel senso che i finanziatori
assumono un peso determinante sulle scelte di gestione.
- Immobilizzazioni/Attivo Circolante: esprime elasticità degli impieghi, che
ci fa capire come si compongono gli investimenti a breve medio e lungo termine.
Se gli investimenti a lungo termine sono elevati, ci troviamo di fronte a una
cosiddetta rigidità patrimoniale, se invece gli investimenti a breve termine sono
elevati si parlerà di elasticità patrimoniale.
- Valori di sincronizzazione tra investimenti e finanziamenti:
- Current ratio (AttCorr/PassCorr): misura la capacità di un'azienda di far
fronte a impegni a breve termine in base alla situazione patrimoniale di
oggi.
- Indice di copertura globale delle immobilizzazioni: dato dal rapporto
tra le immobilizzazioni/capitale permanente(CP+Disp M/L), la condizione
di equilibrio si verifica affinchè il risutato di tale rapporto sarà <=1.
- Margine di struttura = Capitale permanente-Immobilizzazioni. Se questo
è positivo l’azienda sarà in grado di finanziare l’attivo immobilizzato
esclusivamente con il capitale permanente.

Cap 11: La Gestione Strategica


Nella gestione di un’impresa, vi sono determinate operazioni che risultano «strategiche» alla
creazione di valore. Le altre, che non sono strategiche, sono dette operazioni correnti.
Il concetto di formula imprenditoriale esprime il sistema di decisioni, relazioni e obiettivi
prefissati da un’azienda, sulla base del suo insieme di risorse organizzate. Essa è la risultante
delle scelte di fondo operate dal soggetto economico e può essere definita tenendo in
considerazione 5 elementi:
1. Il mercato: ogni mercato è uno specifico sistema competitivo con proprie regole e vincoli
2. Il sistema di prodotto: il prodotto offerto dall’azienda è caratterizzato da una serie di
elementi configuranti come la qualità, il prestigio, l’assistenza pre e post vendita, il prezzo
ecc.
3. Il sistema degli interlocutori sociali: l’insieme delle relazioni con gli Stakeholders
ovvero i soggetti interni ed esterni interessati alla vita aziendale (banche, clienti, fornitori
ecc.)
4. La proposta progettuale dell’azienda nei confronti degli stakeholders.
5. La struttura aziendale che permette di presentarsi sul sistema competitivo con un
efficace sistema di prodotti derivante da giuste scelte strategiche. Questa è riconducibile
a due elementi:
- Risorse organizzate: formano lo strumento che consente di produrre un
determinato sistema di prodotto.
- Relazioni strutturate: il sistema di prodotto e la proposta progettuale determinano
un posizionamento all’interno di un mercato definito dalla quota di mercato
controllata, il livello dei prezzi, la percezione del nostro prodotto da parte dei
clienti e cosi via.

È possibile anche affermare che il primo sottosistema esprime la collocazione e la strategia


competitiva dell’impresa, mentre il secondo ne riflette la collocazione e la strategia sociale.
Questi insiemi costituiscono l’orientamento strategico di fondo (OSF) ovvero i comportamenti,
le linee guida ed i valori dell’azienda.

Le operazioni che formano la gestione dell’azienda possono essere distinte in due categorie:
- Le operazioni che fanno riferimento allo schema struttura/risorse che si riferiscono alla
gestione corrente/operativa.
- Le operazioni che mettono in discussione lo schema struttura/risorse con l’obiettivo di
modificarlo, si riferiscono alla gestione strategica. Le operazioni di gestione srategica
hanno diverse caratteristiche:
- Si manifestano nel medio/lungo termine
- Impattano la struttura aziendale
- Presuppongono investimenti e cambiamenti della formula imprenditoriale
La gestione strategica mira a definire:
- Cosa: definire i campi economici e sociali dell’azienda.
- Perché: definire gli obiettivi aziendali in quel mercato.
- Come: definire le modalità di raggiungimento degli obiettivi.
Il mercato, inteso solitamente come punto di incontro tra domanda e offerta, nella gestione
strategica viene inteso come sistema competitivo nel quale operano diversi soggetti.
Questo sistema competitivo viene ricondotto ad un acronimo: ASA (Area Strategica di Affari)
che fa riferimento ad una specifica combinazione prodotto-mercato-tecnologia.
L’ASA viene definita attraverso il modello di Abell (matrice tridimensionale) in tre dimensioni:
1. Funzione d’uso: bisogni del cliente che l’impresa deve soddisfare.
2. Gruppi di clienti: ente oggetto della soddisfazione dei bisogni.
3. Tecnologia: modalità tecniche attraverso cui si soddisfano i bisogni.

Probabili domande aggiuntive d’esame:


Esempio di variazione patrimoniale: il pagamento in contanti di un fitto passivo di 500 euro. Si
ha una diminuzione della cassa e, quindi di un elemento dell'attivo e, di conseguenza, una
variazione elementare passiva per 500. Al tempo stesso si ha una variazione del patrimonio
netto che diminuisce, quindi una variazione netta passiva per 500.
Parliamo di fatti modificativi quando, un'operazione aziendale, determina una variazione
elementare e una variazione, di pari importo e dello stesso segno, del patrimonio netto.

Dove si trova l’utile?: l’utile rappresenta la ricchezza prodotta da un’azienda nel corso
dell’esercizio e si rileva nel conto economico, uno dei documenti che compongono il bilancio
d’esercizio. Tale prospetto include tutti i componenti positivi e negativi di reddito che hanno
contribuito alla determinazione di quest’ultimo sottraendo man mano che si scala verso il basso,
le differenti classi di costo e calcolano dei risultati intermedi.
Se l'esercizio si concluso con un utile, esso viene indicato nella sezione di destra dello Stato
Patrimoniale ad incremento del capitale netto iniziale.

Reddito Operativo: è la differenza tra entrate e uscite relative alla gestione operativa.
Il reddito operativo riveste un ruolo fondamentale nel calcolo del ROI, ovvero l’indice di redditività
che misura il ritorno sull’investimento, e del ROS, ovvero il ritorno che si ottiene dal fatturato.

Capitale investito: è la somma delle attività dello stato patrimoniale. Sarà dunque necessario
sommare l’ammontare delle immobilizzazioni e del capitale circolante per ottenere questo valore.

Costo di acquisizione: è componente di reddito negativo che corrisponde all’ammontare di


denaro che l’azienda ha deciso di impiegare per l’acquisto di un dato fattore produttivo.

Rimanenze di magazzino: sono costi imputabili a beni ancora in giacenza che si rinviano al
futuro esercizio in quanto si possono recuperare tramite i ricavi di futuri periodi.

Dove si trovano fondi rischi e spese: i fondi rischi su crediti e i fondi spese sono conti iscritti
nel passivo dello stato patrimoniale in quanto:
- il fondo rischi su crediti è una posta rettificativa dei Crediti v/clienti. Pertanto, in bilancio,
viene portato in diretta diminuzione del valore di tali crediti.
- il fondo spese future include dei veri e propri debiti che l'impresa ha nei confronti di terzi,
certi nella loro esistenza, ma incerti o nell'ammontare da pagare oppure nella loro
scadenza.
Entrambi questi fondi devono essere iscritti a bilancio nel rispetto del principio di
competenza, che consiste nello scrivere nel bilancio tutti i costi e i ricavi che hanno
avuto un effetto nell’esercizio in questione, con o senza manifestazione finanziaria.

Oneri sociali: l’insieme dei contributi, obbligatori e facoltativi, versati a organismi pubblici o
privati che erogano prestazioni sociali. Essi, in bilancio, compaiono nello Stato patrimoniale, alla
voce D-Debiti, 13)Debiti verso istituti di previdenza e di sicurezza sociale.

Per struttura finanziaria si intende l'insieme delle fonti di finanziamento utilizzate da un'impresa.
La struttura finanziaria dell'impresa è equilibrata quando l'impresa è capitalizzata, ovvero ha un
capitale proprio che è almeno il 50% delle fonti di finanziamento. D’altro canto l'impresa ha
solidità patrimoniale quando il capitale permanente è superiore o almeno uguale alle
immobilizzazioni nette.

Il calcolo del costo del venduto in un qualsiasi anno si effettua considerando il costo delle
esistenze iniziali e sommando questo valore al costo delle merci acquistate. All'importo ottenuto
si sottrae il costo delle rimanenze finali e il risultato di questa differenza è proprio il costo del
venduto. Tuttavia questo calcolo non è corretto nel primo anno di attività aziendale poichè si sarà
sprovvisti di esistenze iniziali, dunque sarà solamente sottrarre al costo delle merci acquistate il
costo delle rimanenze finali per ottenere il costo del venduto.

Valore contabile: dell'immobilizzazione materiale ad esempio, rappresenta il valore al quale il


bene preso come oggetto è iscritto a bilancio al netto di svalutazioni e ammortamento di
esercizio e degli esercizi precedenti.

Calcolo capitale spa: corrisponde all'ammontare, espresso in termini monetari, del valore dei
conferimenti, come indicato nell'atto costitutivo. Riguarda sia gli apporti promessi che quelli già
eseguiti dai soci, per questo si parla di capitale sottoscritto o versato.

Principio di competenza: è un concetto applicato in economia aziendale che consiste nello


scrivere nel bilancio tutti i costi e i ricavi che hanno avuto un effetto nell’esercizio in questione,
con o senza manifestazione finanziaria. Quindi, ciò che ha manifestazione economica nel corso
dell’anno deve essere scritto in bilancio, non importa che ci sia stato un movimento di denaro o
meno. Nel principio di competenza, la manifestazione economica è fondamentale, però si
riconosce in maniere differenti, a seconda del tipo di ricavo/costo:

- vendite e acquisti sono solitamente semplici: la loro manifestazione economica avviene


con l’emissione o la ricezione della fattura;
- i costi non finanziari invece sono più complessi, così come abbonamenti o affitti che si
manifestano a cavallo tra più esercizi.

Total Quality Management: La storia del Total Quality Management parte tra la fine degli anni
'70 e l'inizio degli anni '80, quando i paesi sviluppati del Nord America e dell'Europa occidentale
hanno sofferto una grave recessione, dovuta anche, tra gli altri fattori, alla forte concorrenza da
parte del Giappone per quanto riguarda la produzione di beni di alta qualità a costi competitivi.
Fu tra il 1984 e il 1985 che un braccio della Marina degli Stati Uniti chiese ad alcuni dei suoi
ricercatori civili di valutare l’utilizzo di questa filosofia, che venne implementata in breve tempo.
Adottare il Total Quality Management come filosofia di vita dell’azienda comporta sicuramente
alcuni vantaggi. Questo approccio si propone, innanzitutto, di attuare una riduzione dei costi
della gestione della qualità, mirando a produrre dei prodotti e dei servizi che non abbiano difetti
di sorta, e che dunque non comportano dei costi aggiuntivi per ‘riparare’ al danno.
Questa strategia punta senza dubbio ad aumentare la produttività, una condizione che,
intrinsecamente, implica il massimo rendimento con un utilizzo ottimale delle risorse. Ciò vuol
dire ridurre la ridondanza, puntando a eliminare i compiti non indispensabili, lo spreco di risorse,
inseguendo l’unico obiettivo davvero importante: l’efficienza dei prodotti aziendali. Realizzare
beni, fornire servizi, nel modo migliore possibile, con il minor impiego di risorse, assicurando il
rispetto del criterio della qualità.

Capitale inteso come fondo di valori: il capitale è costituito da valori monetari attribuiti ai
singoli beni. Data la sua continua variazione a seguito delle operazioni aziendali, il capitale viene
quantitativamente considerato come un fondo fi valore a disposizione dell’azienda in un dato
momento.
Margine di contribuzione: ci dice in che misura un prodotto contribuisce a coprire i costi fissi di
un’azienda. Questo perché mentre i costi variabili dipendono dalla quantità di produzione, i costi
fissi rimangono sempre gli stessi indipendentemente dalla produzione. Tuttavia, devono essere
coperti affinché un’azienda possa realizzare un profitto.

L’economicità: L'economicità è la capacità dell'azienda di perdurare massimizzando l'efficienza


delle risorse impiegate e dipende congiuntamente dalle performance aziendali e dal rispetto delle
condizioni di equilibrio che consentono il funzionamento delle aziende. Le determinanti
dell'economicità sono la performance aziendale e le condizioni di equilibrio. L’economicità
include a sua volte due chiavi: l’efficienza e l’efficacia.

La riserva legale: è un accantonamento contabile di utili imposto dalla legge per salvaguardare
l'integrità del capitale sociale. Si tratta di una sorta di salvagente, il cui fine ultimo è evitare che,
in caso di perdita, le società finiscano per erodere il proprio patrimonio. Presente nello stato
patrimoniale, tra le voci del "passivo", la riserva legale è soggetta a un vincolo di assoluta
indisponibilità da parte dei soci e degli amministratori della società, cioè non può essere
distribuita. L'art. 2430 del Codice Civile fa obbligo alle società di capitali di creare un fondo di
riserva, prelevando dagli utili di ogni esercizio una quota non inferiore al ventesimo degli utili
stessi sino al raggiungimento del quinto sul capitale sociale.

Fondo rischi su crediti: Il fondo rischi su crediti è una posta rettificativa dei Crediti v/clienti.
Pertanto, in bilancio, viene portato in diretta diminuzione del valore di tali crediti. Esso deve
essere determinato seguendo i principi di prudenza e di competenza economica. L’OIC n. 15
stabilisce, infatti, che le perdite per inadempimento non devono gravare sul conto economico
degli esercizi futuri in cui essere si manifesteranno con certezza, ma in ossequio ai principi della
prudenza, della competenza ed al principio di determinazione del valore di presumibile realizzo
dei crediti, devono gravare sugli esercizi in cui le perdite si possono ragionevolmente prevedere.

Azienda pubblica e privata: Le aziende pubbliche hanno un soggetto giuridico pubblico. Le


aziende pubbliche, a differenza di quelle private, non hanno come scopo il conseguimento di un
profitto bensì il raggiungimento di un interesse pubblico. Ad esse si applicano le norme di diritto
amministrativo. Rientrano tra le aziende pubbliche:
- gli enti pubblici territoriali
- gli enti pubblici istituzionali
- gli enti pubblici economici
Le aziende private hanno un soggetto giuridico privato. Rientrano in questa categoria alcune
società dette società di capitali, le associazioni, le fondazioni.
Queste si distinguono in:
- imprese individuali;
- imprese collettive.

Conto azionisti c/sottoscrizione: racchiude i crediti che la società vanta verso i soci per
somme sottoscritte a titolo di capitale sociale e non ancora versate. Esso è un conto finanziario
bilaterale dove in dare registriamo i crediti che la società vanta nei confronti dei soci per le
somme sottoscritte e non ancora versate, mentre in avere registriamo i pagamenti, da parte dei
soci, delle somme sottoscritte e non ancora versate.

Brevetto: è un titolo giuridico in forza del quale al titolare viene conferito un diritto esclusivo di
sfruttamento dell'invenzione e di proprietà intellettuale, in un territorio e per un periodo ben
determinato, e che consente di impedire ad altri di produrre, vendere o utilizzare l'invenzione
senza autorizzazione.

Capitale netto: si trova nella parte destra dello stato patrimoniale insieme alle passività che si
contrappone alla sezione di sinistra dove sono elencate le attività.

Il leverage: o debt ratio rappresenta il rapporto tra il debito ed il totale di attivo di Stato
Patrimoniale. Dice in pratica quale fetta del valore dell’impresa è finanziato dai debiti.

L’economia di scala è il fenomeno di riduzione dei costi e dell’aumento dell'efficienza legato ad


un maggiore volume di produzione.
Per raggiungere un’economia di scala, un'impresa deve investire grandi somme di denaro
nell’impianto di produzione e nei macchinari. Lo scopo principale delle economie di scala è
quello di ridurre il costo medio, quindi di aumentare il volume di produzione fino ad avere tutte le
macchine che lavorano a pieno regime. In questo modo, il prezzo unitario del prodotto si
abbassa perché tutti i costi fissi vengono distribuiti sul maggior numero possibile di prodotti e le
inefficienze vengono ridotte al minimo.

Come tutte le pratiche strategiche in economia, anche l’economia di scala ha i suoi pro e contro.
Gli aspetti positivi sono:

- Efficienza: l’economia di scala mira ad aumentare al massimo l’efficienza e quindi a non


sprecare tempo o risorse.
- Costo: ovviamente le economie di scala permettono di ridurre i costi al minimo possibile
mantenendo elevati standard di qualità sia nei processi che nei materiali.
- Volume: il volume di produzione è un prerequisito ma anche un vantaggio non da poco.
Infatti con l’economia di scala si possono produrre grandissime quantità di prodotti nel
minor tempo possibile.

Gli svantaggi principali invece sono:

- Domanda: l’economia di scala funziona quando si produce al massimo della capacità, se


però la domanda di prodotti non è costante si andranno a produrre una quantità di
prodotti maggiore di quella richiesta sprecando così materiali e sviluppando maggiori
costi di magazzino.
- Investimento: infatti l’economia di scala è il prodotto di grandi investimenti. Se qualcosa
non va secondo i piani e l’impianto non è più necessario o deve essere cambiato, ci
saranno grandi perdite.
- Rigidità: le economie di scala non permettono grandi cambiamenti nelle produzioni in
quanto tutto l’impianto è ottimizzato per la produzione di un prodotto specifico. Nel caso
in cui si debba cambiare spesso il prodotto l’economia di scala non è un modello
ottimale. Per ridurre tale caratteristica si possono usare le economie di scopo che
sfruttano le sinergie tra diversi prodotti per unificare la produzione in un unico impianto e
così ridurre i costi. Il costo dei prodotti creati con le economie di scopo sono maggiori ma
l’impianto sarà più flessibile e capace di produrre nuovi prodotti e cambiamenti, quindi
non così soggetto ad oscillazioni di domanda.

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