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L’AZIENDA

L’economia aziendale studia il comportamento dell’azienda e i processi di decisione, esecuzione, controllo,


feedback e il sistema informativo come strumento che li collega. L’azienda, dunque, rappresenta l’oggetto
principale dell’analisi economico-aziendale e può essere definita come un istituto economico duraturo che
produce beni e servizi.

 Istituto in quanto organismo composto da sistemi coordinati e complementari di persone, beni,


operazioni.
 Economico perché in esso vengono assunte decisioni per adattare mezzi scarsi a fini molteplici
 Duraturo perché sopravvive oltre la vita fisica delle persone e dei beni
 Produce beni e servizi perché la missione economica dell’azienda è quella di creare nuove utilità
per soddisfare i bisogni umani attraverso la trasformazione fisica dei beni destinati alla vendita e
mediante il trasferimento dei beni nel tempo o nello spazio.

La funzione ultima dell’azienda come parte dell’ambiente è quella di contribuire al soddisfacimento dei
bisogni umani. Quindi si può affermare che: le persone perseguono dei fini di natura varia, il loro
perseguimento genera bisogni che per essere soddisfatti bisogna svolgere un’attività economica. Essa
consiste sia nelle operazioni di produzione che in quelle di consumo dei beni economici. È quindi importante
per la gestione dell’azienda tenere conto dei bisogni espressi dai soggetti interni nell’ organizzazione stessa
(personale) e dagli utilizzatori dei prodotti realizzati (clientela). La soddisfazione del personale si realizza
principalmente tramite la modifica delle retribuzioni e dei ruoli organizzativi.

Gerarchia dei bisogni umani: fisiologici, sicurezza, sociali, stima di sé, stima degli altri, autorealizzazione. In
particolare l’aumento del reddito permette l’accesso a particolari consumi e provoca l’abbandono di altri di
livello inferiore. Il contrario avviene in caso di diminuzione del reddito disponibile.

Gran parte dell’ attività economica si svolge in istituti, cioè organismi composti da più sistemi coordinati tra
loro all’interno dei quali gli elementi agiscono secondo linee di interrelazione. All’ interno dell’impresa
possiamo trovare 3 sotto sistemi principali:

 Sistema di persone (organizzazione)


 Sistema di beni (patrimonio/capitale)
 Sistema di operazioni (gestione)

ORGANIZZAZIONE:

L’organizzazione è un sistema coordinato di persone che si prefigge un razionale impiego del lavoro umano
in relazione agli obiettivi gestionali da raggiungere. Si realizza mediante una suddivisione specializzazione
dell’attività e loro coordinamento in un sistema integrato di obiettivi, poteri e responsabilità o, al fine di
ottenere condizioni di massima efficienza. Il processo organizzativo si svolge secondo le seguenti fasi:

1. Determinazione degli obiettivi da realizzare


2. Determinazione delle funzioni da svolgere al fine del raggiungimento degli obiettivi programmati
3. Scomposizione ricomposizione delle funzioni per creare dei ruoli da assegnare alle persone
4. Specificazione dei compiti e delle responsabilità
5. Definizione delle linee di influenza per indirizzare le persone
6. Definizione delle procedure operative che stabiliscono le modalità con le quali le funzioni dovranno
agire
7. Definizione del passaggio informativo all’interno del comportamento aziendale

Preliminare alla definizione di una struttura organizzativa è la delibera degli organi, delle funzioni e delle
relazioni o linee di influenza tra gli stessi. Gli organi aziendali possono essere suddivisi su tre livelli:

1. Organo volitivo, rappresentato dal soggetto che prende le decisioni aziendali e definisce le linee
strategiche da seguire
2. Organo direttivo, traduce in disposizione operative le linee strategiche dettate dall’organo volitivo
3. Organo esecutivo, composta da tutti coloro che materialmente eseguono quanto definito dall’organo
direttivo.

L’insieme delle funzioni, dei ruoli, e delle linee di influenza può essere rappresentato graficamente mediante
degli schemi chiamati organigrammi.

PATRIMONIO/CAPITALE

Il sistema dei beni rappresenta l’insieme dei mezzi, funzionali all’attività svolta dall’azienda, organizzati
secondo un rapporto di per il comune scopo della produzione.

Il capitale dell’impresa può essere definito come l’insieme complementare di beni, materiali, immateriali, di
diritto, di fatto a disposizione dell’impresa, per lo svolgimento dell’attività economica di produzione.

Aspetto qualitativo: accerta la natura degli elementi che compongono il patrimonio. La rappresentazione del
patrimonio, dal punto di vista qualitativo, avviene mediante un prospetto denominato inventario.

Aspetto quantitativo: è possibile operare un’omogeneizzazione mediante la valutazione, cioè l’attribuzione a


ciascun bene di un valore monetario. I beni così espressi possono essere sommati e fornire una misura
sintetica del capitale. Il prospetto nel quale i valori monetari dei beni vengono esposti è denominato stato
patrimoniale o stato dei capitali. È possibile effettuare un’analisi sia patrimoniale sia finanziaria.

Il capitale proprio o capitale netto rappresenta il capitale messo a disposizione dal soggetto aziendale al
momento della costituzione ed è incrementato o diminuito dal risultato dell’andamento aziendale.

Il capitale di credito rappresenta tutti i debiti che l’azienda ha nei confronti dei creditori.

Il totale attività è uguale al totale degli investimenti.

Il totale passività e netto è uguale al totale delle fonti di finanziamento.

Se le attività sono superiori alle passività si ha un capitale netto, se le attività sono inferiori alle passività si
ha un deficit patrimoniale o passivo netto o passivo scoperto.

Il leverage ratio esprime il grado di indebitamento dell’azienda mediante il rapporto tra capitale di credito e
capitale proprio.

Il current ratio è l’indice di solvibilità che si ricava dal rapporto tra attività correnti e passività correnti. (Deve
essere circa uguale a 2)

Il quick ratio è l’indice di liquidità che serve per valutare la capacità di assolvere agli impegni a breve con le
sole liquidità prescindendo alle disponibilità. Il quoziente si ricava dal rapporto tra (attività correnti –
magazzino)/passività correnti.

GESTIONE

La gestione è il sistema delle operazioni successive e simultanee svolte durante tutta la vita dell’azienda,
finalizzata al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Tutte le operazioni di gestione si svolgono
succedendosi, senza soluzione di continuità, dalla costituzione alla cessazione dell’azienda. Tuttavia, la
programmazione del controllo della gestione riguardano generalmente lassi di tempo più brevi denominati
periodi amministrativi. L’insieme delle operazioni svolte all’interno di un periodo amministrativo viene
denominato esercizio, coincidente con l’anno solare. Mentre il periodo amministrativo è un concetto
temporale, l’esercizio un concetto economico. I comportamenti di gestione possono essere studiati nell’ottica
del lungo periodo, oppure focalizzandosi sul breve periodo. Nel primo caso la gestione investe il piano
strategico, nel secondo opera a livello sub-strategico riguardo i vari campi gestionali. Nel campo strategico
si possono individuare tre modelli gestionali: ripetitivo, difensivo, di sviluppo.

L’obiettivo ultimo di ogni strategia e comunque identificabile con lo sviluppo dimensionale dell’azienda che si
accompagna necessario adeguamento della struttura organizzativa.
TIPI DI AZIENDA
Le aziende si dividono in:

 Aziende di produzione: perseguono la realizzazione del profitto attraverso il soddisfacimento di


bisogni umani.
 Azienda di erogazione: perseguono il soddisfacimento di bisogni umani attraverso il reperimento il
successivo impiego delle risorse necessarie e non hanno scopo di lucro.
 Aziende composte: le aziende in cui si perseguono contemporaneamente sia l’obiettivo di
soddisfare i bisogni umani sia quello di conseguire un’utile.

Ci sono poi gli enti non profit, la cui attività di produzione per lo scambio sul mercato o la cui erogazione di
servizi non è strumentale alla massimizzazione del profitto, bensì ad uno scopo sociale o di interesse
generale. Essi si differenziano dalle aziende di erogazione perché in quest’ultime le risorse raccolte vengono
utilizzate per soddisfare i bisogni dei soci dell’impresa, mentre negli enti non profit di solito sono soggetti
esterni all’ente a trarre i maggiori vantaggi dalla sua attività.

Le aziende di produzione possono a loro volta distinguersi in:

 Aziende di produzione diretta: quando la loro attività è rivolta alla trasformazione materiale di
determinate materie prime in beni o servizi.
 Aziende di produzione indiretta: realizzano solo una trasformazione nel tempo nello spazio non
apportando alcuna modifica nell’ambito del processo produttivo sui beni.

A seconda del tipo di attività svolta le aziende di produzione possono essere classificati in aziende operanti
nel settore:

 Primario, se si dedicano al reperimento allo sfruttamento di risorse esistenti in natura


 Secondario, se operano una produzione diretta di beni
 Terziario, se operano una produzione indiretta di beni e servizi
 Terziario avanzato, per esempio informatica, consulenza finanziaria, legale, ecc

A seconda del luogo in cui operano distinguiamo le aziende in:

 Divise, che svolgono la loro attività in un’unica sede


 Indivise, che operano invece con più sedi, filiali, dipendenze.

Non esistono criteri rigidi per misurare le dimensioni delle aziende, quelli più frequentemente utilizzati sono:
l’entità del capitale investito, il numero di dipendenti e il volume delle vendite.

A seconda dei soggetti che le governano, le aziende possono essere individuali o collettive. L’azienda
individuale appartiene a una sola persona, l’azienda collettiva, o società, appartiene invece a due o più
persone, legate da un contratto di società. Le società possono suddividersi in: società di persone o società
di capitali, a seconda della responsabilità assunta dai soci. Nelle società di persone i soci hanno
responsabilità illimitata e solidale. Illimitata in quanto il socio risponde dei debiti della società, solidale per il
fatto che ciascun socio indistintamente può essere chiamato a estinguere per intero le obbligazioni sociali,
potendo poi rivalersi sugli altri soci per la parte ad essi spettante.
Nelle società di capitali soci hanno invece la responsabilità limitata alla quota di capitale sottoscritta e
nessun caso i loro beni personali risultano esposti al rischio d’impresa.
Nelle società cooperative l’attività aziendale si fonda su finalità diverse da quelle proprie delle altre società. I
soci hanno responsabilità limitata.

Un’altra categoria di aziende è rappresentata dalle aziende di produzione per lo scambio sul mercato, dette
anche imprese. L’impresa è quindi un sistema socio economico che produce per il mercato beni e servizi.
Questi ultimi sono messi a disposizione dei consumatori e degli utilizzatori mediante lo scambio dal quale si
ottengono i ricavi necessari a remunerare i fattori di produzione utilizzati.
LE AZIENDE DI EROGAZIONE
L’azienda di erogazione è un sistema socio economico che produce beni e servizi per soddisfare i bisogni
di:

a) Persone che stanno all’interno dell’azienda stessa o che comunque fanno capo ad essa, in questo
caso si parla di aziende di consumo
b) Esterne, nell’interesse dei quali l’azienda è stata istituita ed opera, si parla in questo caso di aziende
di erogazione in senso stretto

L’obiettivo perseguito dalle aziende di erogazione non consiste nella massimizzazione della differenza tra
proventi e spese, bensì nella realizzazione dei fini istituzionali operando comunque in condizioni di
equilibrio economico (ricavi Ricavi e proventi=costi e oneri) e efficienza (bassi costi unitari e alti
rendimenti).

È possibile distinguere tre cicli di attività fondamentali per cui può essere scomposta l’attività delle aziende di
erogazione:

1. Ciclo operativo, che si articola in due procedimenti:


 Procedimento di produzione
 Procedimento di consumo e erogazione
2. Ciclo finanziario come movimento di:
 Entrate derivanti da: persone interne, esterne, dal patrimonio, combinazione dei precedenti
punti
 Uscite che attivano i processi produttivi

Si avrà una situazione di pareggio finanziario se le entrate eguagliano le uscite. Altrimenti si


potrà manifestare un avanzo finanziario o un disavanzo finanziari.

3. Ciclo economico come movimento di:


 Rendite, proventi, ricavi, ovvero componenti economiche positive
 Spese, oneri, costi, ovvero componenti economiche negative.

Si avrà una situazione di equilibrio economico se le componenti economiche positive


eguagliano le componenti economiche negative. Altrimenti si potrà manifestare un avanzo
economico o un disavanzo.
LE IMPRESE
Il ciclo operativo ha origine attraverso il reperimento dei fattori produttivi o input e termina successivamente
alla loro trasformazione diretta o indiretta, quando gli output vengono venduti, immessi nel mercato e
distribuiti tra consumatori del bene e gli utilizzatori. Dall’operazione di scambio, scaturiscono dei flussi in
entrata che vanno a remunerare i fattori di produzione.

I fattori di produzione possono essere distinti in due categorie fondamentali: fattori produttivi in posizione
contrattuale e fattori produttivi in posizione residuale.

La remunerazione dei fattori in posizione contrattuale, cioè per il possesso dei quali l’azienda ha stipulato un
contratto, è:

o Certa, in quanto la loro acquisizione genera un impegno contrattuale


o Fissa, in quanto già prestabilita nella stessa sede
o Prioritaria, perché la remunerazione di tali fattori deve precedere eventuali altre decisioni di impiego
distribuzione di risorse disponibili

La remunerazione dei fattori produttivi in posizione residuale è:

o Eventuale, perché la possibilità di remunerare tali fattori dipende dall’andamento e dai risultati della
gestione
o Variabile, perché l’entità della remunerazione dipende dai risultati economici della gestione
o Successiva o subordinata, perché tali fattori non possono essere remunerati prima di quelli in
posizione contrattuale.

I ricavi derivanti dalle operazioni di scambio devono essere in grado di remunerare sia fattori produttivi in
posizione contrattuale che quelli in posizione residuale.

I fattori produttivi posizione contrattuale sono rappresentati dai costi mentre i fattori produttivi posizione
residuale sono rappresentati dal reddito.

L’obiettivo dell’impresa, al contrario dell’azienda di erogazione, è quello di massimizzare la differenza tra


ricavi e costi e quindi massimizzare il reddito, in modo da riservare alla seconda categoria di fattori una
remunerazione congrua, cioè una remunerazione maggiore uguale a quella che otterrebbero se impiegati in
altre attività.

All’interno dell’impresa è sempre possibile individuare due soggetti: il soggetto giuridico, responsabile
giuridico dell’attività svolta, e il soggetto economico, responsabile delle scelte economiche che muovono
l’attività dell’impresa.

Soggetto giuridico: Il soggetto giuridico di un’azienda è la persona, gruppo di persone o ente nel cui nome
l’attività imprenditoriale viene esercitata e a cui fanno capo i diritti e gli obblighi derivanti da questa attività.
Può essere una persona fisica una persona giuridica, entrambi hanno la capacità giuridica, cioè l’attitudine a
essere titolari dei diritti.

 Persona fisica: una persona fisica acquista la capacità giuridica al momento della nascita e i diritti
che vengono riconosciuti al concepito sono subordinati alla nascita dello stesso. La capacità di agire
è limitata nei seguenti casi: minore, interdetto, inabilitato, scomparso, assente, morto presunto.
 Persona giuridica: le persone giuridiche sono centri di imputazione di diritti e obblighi e possono
essere sia pubbliche che private. Le persone giuridiche pubbliche nascono in seguito alla
manifestazione di volontà di un ente pubblico. Vengono riconosciute soggetti giuridici, con leggi o usi
osservati come diritto pubblico. I fini che perseguono sono di interesse generale dei quali è
generalmente escluso l’obiettivo del profitto. Le persone giuridiche private perseguono scopi
sostanzialmente privati e possono assumere la forma di: associazioni, fondazioni, società
commerciali. Nascono dalla manifestazione di una volontà privata e scritta in un atto pubblico. Gli
enti che ne derivano sono sottoposti al controllo dei pubblici poteri in quanto non devono essere
contrari alla legge, all’ordine pubblico o al buon costume. Le società commerciali che hanno
personalità giuridica previste dal nostro ordinamento sono: società per azioni, società a
responsabilità limitata, società a responsabilità limitata semplice, società in accomandita per azioni,
società cooperative. Le restanti società, ovvero la società semplice, la società in nome collettivo, la
società in accomandita semplice, non hanno personalità giuridica e i diritti e gli obblighi derivanti
dall’attività economica svolta fanno direttamente capo ai soci. Le società commerciali con
personalità giuridica nascono mediante un contratto di società con il quale due o più persone
conferiscono beni e servizi per l’esercizio in comune dell’attività economica allo scopo di dividerne gli
utili.

Nelle aziende individuali il soggetto giuridico è il proprietario dell’azienda che rappresenta l’unico
responsabile degli impegni assunti.

Nelle società di persone il soggetto giuridico sono i singoli soci responsabili solidamente ed illimitatamente
delle obbligazioni sociali.

Nelle società di capitale il soggetto giuridico è la società stessa.

Soggetto economico: Il soggetto economico è la persona o il gruppo di persone che di fatto detiene il
supremo potere volitivo in azienda, determina cioè gli indirizzi di fondo, prende le decisioni strategiche e
determina gli obiettivi generali. Sovrintende il comportamento aziendale e tutto il processo decisionale. È lui
che, sviluppato il modello di business in linea con la mission aziendale, prende le decisioni strategiche che
investono l’intero sistema azienda. Tali decisioni verranno in seguito tradotte in decisioni tattiche dagli organi
direttivi e, in un momento successivo, in decisioni operative riguardanti le singole unità operative aziendali.
Può verificarsi il caso in cui non tutti i membri del soggetto economico possano esercitare tali funzioni quindi
è stato introdotto il concetto di soggetto economico improprio, che fa riferimento a tutte quelle situazioni nelle
quali a gruppi di persone sono impediti all’esercizio delle prerogative e delle attese loro spettanti. Il soggetto
economico deve avere determinate caratteristiche: volontà di governare l’azienda, competenze manageriali,
potere sufficiente per imporre la propria volontà nelle imprese individuali, questo ruolo è ricoperto dal
proprietario dell’impresa. Nelle società invece il ruolo è svolto da chi detiene la maggioranza del capitale che
gli consente di imporre le proprie decisioni in sede di assemblea.

Il soggetto giuridico e il soggetto economico quindi non sempre coincidono se non solo caso dell’azienda
individuale. Nella società di persone, mentre il soggetto giuridico è rappresentato dall’insieme di tutti i soci, il
soggetto economico è il socio di maggioranza così come nelle società di capitali, che però non riconoscono il
soggetto giuridico in tutti i soci, ma nella società stessa. Nelle società di capitali di grande dimensioni non
sempre il soggetto economico aziendale rappresentato dai soci di maggioranza, sia perché il potere
decisionale potrebbe essere delegato a manager competenti e sia perché non tutti i soci si interessano alla
gestione di azienda. Al vertice dell’azienda allora non troviamo il titolare e i soci ma il gruppo di manager
legato all’impresa da un vincolo di subordinazione.

È possibile distinguere tre situazioni in cui il controllo delle società prescinde in tutto in parte dal possesso di
quote maggioritarie o anche minoritaria del capitale sociale. Queste situazioni sono ravvisabili nel:

 Controllo con aliquota di capitale inferiore al 50%: A sua volta può dipendere da
o presenza di azioni che non hanno diritto di voto in assemblea: Il capitale sociale di una
società per azioni è diviso in tante quote di uguale valore, che conferiscono uguali diritti,
denominati azioni. Ogni azione attribuisce il diritto di voto oltre alla partecipazione agli utili. È
tuttavia ammesso che esistano categorie di azioni fornite di diversi diritti. I possessori di
queste azioni possono avere un diverso trattamento per l’attribuzione dei dividendi e per
l’incidenza delle perdite, ma essere limitati nell’esercizio di voto. Per imporre le proprie
decisioni sarà sufficiente una percentuale di possesso del capitale sociale superiore a quella
del 50%. L’assemblea ordinaria viene convocata almeno una volta l’anno e decide sulle
seguenti materie: approvazioni del bilancio, nomina degli amministratori, dei sindaci e dei
presidenti dei sindaci, delibera i compensi, delibera sulle materie ad essa riservate all’atto
costitutivo o sottoposto alla sua attenzione dagli amministratori e dai sindaci. L’assemblea
straordinaria invece tratta le seguenti materie: modifiche all’atto costitutivo, emissione di
obbligazioni, nomina i liquidatori e ne fissa i poteri.
o regole di funzionamento delle assemblee: Un socio o un gruppo di soci possono acquisire il
potere decisionale integrando la quota di capitale posseduta mediante deleghe, esercitando
in tal modo anche il diritto di voto di azioni possedute da altri. Le deleghe vanno date per
iscritto e non possono essere rilasciate senza l’indicazione del nome del rappresentante.
Non possono inoltre essere concesse ad amministratori, organi di controllo, dipendenti
dell’azienda e dalle società da questa controllate. Nelle società che non fanno ricorso al
mercato del capitale di rischio ogni persona può rappresentare non più di 20 soci.
o integrazione della quota azionaria.
 Controllo senza investimento diretto di capitali: questo caso si verifica nell’ambito dei gruppi
Industriali nei quali una società, detta holding, ne controlla in varia misura delle altre. Si distinguono:
o Holding pure, che detengono solo partecipazioni attività finanziarie e non svolgono alcuna
attività operativa. Il loro stato patrimoniale presenta solo voci di natura finanziaria.
o Holding miste, nelle quali viene svolto un’attività operativa a cui si affianca la gestione delle
attività finanziarie per il controllo delle altre società del gruppo. Lo stato patrimoniale
presenta anche voci indicative dello svolgimento di un’attività operativa.
Il controllo è diretto quando la società controllante possiede la maggioranza del capitale
della controllata. Il controllo invece è indiretto quando la società controllante esercita il suo
potere sulla controllata tramite un’altra società di cui invece ha il controllo diretto.
Le motivazioni per la formazione di un gruppo di aziende possono individuarsi in: forze di
tipo economico, finanziario, produttivo, motivazioni personali, caratteristiche istituzionali dei
mercati, efficienza delle infrastrutture di supporto, finalità speculative. Possiamo individuare
tre diverse strategie di sviluppo: verticale, orizzontale, diversificato.
 Controllo senza investimento di capitali: il controllo senza investimento di capitali può aversi in
tre casi fondamentali:
o Influenza dominante: si può avere influenza dominante in virtù delle azioni o quote del
capitale posseduto in virtù di particolari vincoli contrattuali. Presume l’esistenza di
un’influenza notevole quando nell’assemblea ordinaria può essere esercitato 1/5 dei voti
ovvero 1/10 sulla società azioni quotate in borsa. L’influenza dominante quindi non comporta
un controllo diretto ma piuttosto un potere di influenza sulle decisioni assunte in assemblea.
o Impresa pubblica: in una società di proprietà pubblica il soggetto economico un ente
pubblico il quale è rappresentato da amministratori dai sono minati che governano senza
capitale, hanno competenze professionali adeguate, sono reclutati e promossi in base alle
loro competenze professionali, sono controllati dall’ente stesso che li nomina. La realtà dei
fatti invece vede una gestione condotta senza alcun processo di programmazione e di
conseguenza senza la possibilità di effettuare i controlli. I risultati ottenuti vengono
giustificati con il concorso di oneri impropri.
o Slittamento di potere: consiste nello slittamento di potere di governo dai capitalisti a coloro
che posseggono le competenze specialistiche per la conduzione di un’impresa.
L’ECONOMICITÀ
L’impresa impiega, produce e distribuisce beni economici e quindi l’aspetto economico si presenta
fondamentale per esprimere la congruità delle scelte da compiere. Le imprese devono essere costituite
condotte secondo il criterio dell’economicità.

Tutta l’attività dell’impresa deve svolgersi ispirandosi ad un criterio di economicità, cioè la convenienza ad
avviare e continuare una data attività imprenditoriale o la validità di un progetto di investimento.

Può essere valutata su diversi livelli punto si distinguono infatti: l’economicità aziendale e l’economicità super
aziendale (divisa in economicità di gruppo e macro economicità).

Il giudizio di economicità aziendale può essere formulato considerando l’impresa da sola senza
tenere conto dei rapporti che la legano alle altre economie

Il giudizio di economicità di gruppo considera l’impresa come elemento del gruppo di


appartenenza.

Il giudizio di economicità collettiva considera l’impresa inserita nell’ambito di una vasta economia
territoriale.

Un’attività imprenditoriale è economica quando è capace di realizzare l’equilibrio economico dell’esercizio


(autosufficienza economica dell’impresa) e un’adeguata potenza finanziaria.

Equilibrio economico: Al fine di assicurare il procedere del ciclo produttivo e quindi la sua sopravvivenza è
necessario soddisfare la condizione di equilibrio economico intesa come l’attitudine della gestione
remunerare con i ricavi tutti i fattori produttivi. L’impresa si trova in equilibrio economico nel momento in cui
riesce a ottenere entrate capaci di remunerare sia i fattori di produzione in posizione contrattuale (ad es.
manodopera) sia in residuale (ad es. capitale di rischio). Per fattori produttivi in posizione contrattuale
possono intendersi i costi, per fattori in posizione residuale si considera il reddito d’esercizio congruo. Per
chiarire il concetto di remunerazione congrua dei fattori in posizione residuale facciamo riferimento in
particolare al capitale in questo caso la remunerazione sarà congrua se, tenuto conto del rischio e
dell’eventuale lavoro imprenditoriale, essa è in linea con quella ricavabile dei migliori investimenti alternativi.
Sono necessarie due precisazioni:

A. Identificazione dei fattori produttivi: riguardo alla natura dei fattori produttivi l’azienda deve
riuscire ad ottenere dei ricavi di entità tale da coprire due tipi di costi: i costi dei fattori produttivi posti in
posizione contrattuale e la remunerazione dei fattori produttivi in posizione residuale. Si definisce congrua
una remunerazione che si trovi in linea con la remunerazione dei migliori investimenti alternativi, tenuto
conto del rischio che si corre e del lavoro imprenditoriale. Il tasso che quantifica la remunerazione è
scomponibile in tre componenti fondamentali: il compenso per il puro investimento di capitale (Rappresenta il
rendimento che si ottiene dal miglior investimento alternativo privo di rischio e dunque non tiene conto né del
rischio né del lavoro prestato), il compenso per il rischio sopportato ( Deve tener conto della perdita media
delle aziende operanti nel settore e della probabilità che questa perdita si verifichi), il compenso per il lavoro
imprenditoriale eventualmente prestato (è calcolabile come il rapporto tra il compenso medio percepito da
chi ricopre una carica direzionale e l’ammontare della somma investita). Nella realtà questa condizione di
equilibrio si realizza nel medio lungo periodo, non nel breve a causa del progresso tecnologico e
indipendenza dei prodotti che vengono realizzati e del loro ciclo di vita. Il ciclo di vita dei prodotti si articola
nelle seguenti fasi:
1) Introduzione: è la fase in cui il nuovo prodotto viene immesso sul mercato e vede un lento
incremento delle vendite, il fattore strategico più importante è la qualità
2) Sviluppo: si assiste ad un rapido incremento delle vendite, il fattore strategico su cui far leva è
rappresentato dalla pubblicità
3) Maturità: le vendite crescono ad un tasso contenuto, i fattori strategici sono rappresentati dal
prezzo e dagli sconti ai distributori
4) Saturazione: la fase in cui le vendite si stabilizzano e si fa leva su fattori come la confezione e
l’imballaggio
5) Declino: le vendite sono in calo la strategia consiste nel pilotare le vendite facendo leva sulla
pubblicità.

Successivamente all’introduzione del prodotto nel mercato i costi consistono principalmente in costi
di gestione. Quindi è possibile individuare due punti: il break even point, che corrisponde al punto in
cui i ricavi dell’attività eguagliano i costi totali, e il punto di equilibrio economico, cioè il momento
in cui i ricavi riescono a produrre una remunerazione congrua anche per i fattori in posizione
residuale.

B. Quantificazione del livello di reddito: Per quanto riguarda la quantificazione del livello del reddito
che soddisfa la condizione di equilibrio economico, si può giungere a differenti conclusioni a seconda che si
consideri l’equilibrio economico oggettivo o soggettivo. Il primo si ottiene a prescindere da considerazioni
personali del soggetto economico e dalle sue aspettative di profitto, si identifica nella quantità minima di
profitto al di sotto del quale l’azienda rischia di perdere la sua autonomia economica. L’equilibrio soggettivo
vi è invece quando l’azienda riesce a soddisfare le attese e le ambizioni del soggetto economico.

Potenza finanziaria: Quanto più lunghi sono i tempi di attesa richiesti dalla gestione, tanto maggiore sarà la
potenza finanziaria di cui l’azienda ha bisogno. Questa consiste nella capacità dell’impresa di reperire il
capitale di rischio o capitale di credito per coprire continuamente, pienamente e convenientemente il
fabbisogno finanziario derivante dal fisiologico scostamento che intercorre tra la dinamica delle entrate e la
dinamica delle uscite.

Le uscite derivano da operazioni di esercizio e investimenti in crediti di finanziamento. Tre fasi: previsione,
liquidazione, pagamento.

Le entrate derivano da operazioni di esercizio e disinvestimento dei crediti di finanziamento. Tre fasi:
previsione, accertamento, riscossione.

Quindi il fabbisogno finanziario in un determinato periodo di tempo è calcolabile sottraendo dalle uscite totali
in liquidazione le entrate totali riscossione. Tuttavia, nell’arco di un esercizio il fabbisogno è variabile
soprattutto in dipendenza della dinamica delle entrate delle uscite. Un modo pratico per la determinazione
del fabbisogno finanziario consiste nella redazione di uno stato patrimoniale relativo al periodo che si vuole
prendere in esame. Il tempo è dato quindi dal totale di quelli investimenti cioè al netto dei fondi di rettifica,
delle riserve e degli utili non distribuiti.

Una volta determinato il valore del fabbisogno sorge la necessità di reperire i capitali necessari alla sua
copertura. Si ricorre alle fonti di finanziamento, che possono essere molteplici ma che è possibile
suddividere principalmente in tre categorie: capitale proprio, capitale di credito, autofinanziamento.

 Capitale proprio: Il capitale proprio consiste nei mezzi che il singolo imprenditore o i soci mettono
e rischiano nell’attività d’impresa. In particolare, nelle società per azioni l’insieme del capitale proprio è diviso
in azioni. Esistono differenti tipi di azioni: le azioni ordinarie, che danno diritto di voto sia nell’assemblea
ordinaria che in quella straordinaria e diritto al dividendo e al rimborso del capitale in sede di scioglimento
della società, e le azioni speciali, che possono dividersi in privilegiate, di risparmio, di godimento, a favore
dei prestatori di lavoro, correlate.
-Azioni privilegiate: danno diritto di voto sia nell’assemblea ordinaria che in quella straordinaria, l’atto
costitutivo può prevedere la loro partecipazione all’assemblea straordinaria, compensata da un
trattamento privilegiato in sede di distribuzione di dividendi. In sede di liquidazione della società,
sono privilegiate nel rimborso del capitale
- Azioni di risparmio: possono essere emesse solo da società per azioni quotate in borsa e sono
privilegiate in sede di distribuzione dei dividendi e di rimborso del capitale. Non danno diritto di voto.
-Azioni di godimento: vengono distribuiti a quelle azionisti le cui azioni sono state rimborsate. Può
avvenire che, per esuberanza del capitale sociale, una parte delle azioni vengano rimborsate al loro
valore nominale. Se nel patrimonio sociale vi sono riserve, il valore effettivo dell’azione è superiore
al valore nominale perché dovrebbe comprendere anche una parte delle riserve. Non danno diritto di
voto, in caso di liquidazione concorrono alla ripartizione del patrimonio sociale dopo il rimborso delle
altre azioni al loro valore nominale.
- Azioni a favore dei prestatori di lavoro: sono distribuite ai lavoratori dipendenti come forma di
partecipazione agli utili. Il lavoratore è maggiormente motivato al lavoro e al raggiungimento dei fini
di un’azienda per la quale dipendente ma anche azionista.
- Azioni correlate: attribuiscono diritti patrimoniali collegati ai risultati aziendali conseguiti per specifici
settori di attività.

 Capitale di credito: è composto da quei mezzi che vengono immessi nelle attività imprenditoriale
da soggetti non soci e che quindi non sopportano il rischio imprenditoriale. Sono finanziamenti per i quali
l’impresa instaura un rapporto debitorio con soggetti esterni. I mezzi per reperire il capitale di credito sono
vari:
-Prestito obbligazionario: si tratta di una raccolta di fondi presso il mercato dei risparmiatori. A fronte
delle somme versate vengono rilasciati dei titoli che certificano il credito vantato dal finanziatore nei
confronti della società, detti obbligazioni. Il ricorso a questo tipo di finanziamento è concesso alle
società per azioni, deve essere deliberato dall’assemblea straordinaria e il massimo valore che può
assumere non deve eccedere il doppio del capitale sociale sottoscritto. Questo limite non si applica
quando: le obbligazioni emesse in eccesso siano destinate a investitori professionale. Le
obbligazioni emesse in eccesso sono garantite da ipoteca su immobili della società, sono destinata a
essere quotata in mercati regolamentati, la società per particolari ragioni economiche nazionali
autorizza il superamento di tale limite. Generalmente il tasso di interesse di un’obbligazione
determinato in una percentuale fissa, tuttavia questa non è una regola generale, ma nella pratica è
possibile individuare diversi tipi di obbligazioni: tipiche (tasso di interesse fisso), a interesse variabile
(Prevedono un interesse agganciato al saggio ufficiale di sconto o al tasso di inflazione), con valori
rimborsabili in valuta estera, con valore indicizzato (il valore nominale aumenta all’aumentare
dell’inflazione), convertibili in azioni.
- Credito bancario: sono i mezzi finanziari forniti da un istituto di credito e può assumere la forma di
un finanziamento a breve termine, medio, lungo.
-Credito mercantile: è la dilazione nei pagamenti concessa dai fornitori. Si tratta di una forma di
finanziamento molto celere e agile rispetto ad altre ma può essere molto costosa appunto
-Credito dei dipendenti: può assumere la forma del credito diretto quando, nelle grandi imprese
fornite di sportelli aziendali che operano come delle banche, il dipendente si rivolge a questi per
ritirare solo una parte del proprio stipendio, lasciando il residuo presso l’azienda appunto assume
invece la forma del credito indiretto quando riguarda il TFR.
 Autofinanziamento: consiste nel reinvestimento di quanto ottenuto mediante l’attività svolta nei
precedenti esercizi. Comporta la rinuncia a parziale o totale da parte dei soci alla distribuzione dei dividendi.
Può essere calcolato secondo due metodi:
-Metodo sintetico, per il quale l’autofinanziamento è pari alla variazione degli investimenti, tra i 2 anni
oggetto d’analisi, alla quale vanno sottratti la variazione dei debiti e gli apporti e vanno aggiunti i
rimborsi di capitale.
-Metodo analitico, Per il quale l’autofinanziamento è pari alla variazione dell’importo degli utili, alla
quale si somma la variazione del fondo rischi, del fondo di riserva e del fondo ammortamenti.

Le tipiche fasi dell’attività d’impresa si svolgono attraverso l’acquisizione di fatto riproduttivi, il loro impiego e
la trasformazione e la vendita di prodotti finiti. In un’impresa equilibrata economicamente le entrate relative ai
ricavi dovrebbero essere sufficienti a coprire le uscite relative ai costi. Tuttavia tale equilibrio non può che
verificarsi nel lungo periodo. In relazione a brevi intervalli di tempo le uscite relative ai costi non possono
essere interamente coperti attraverso le entrate relative ai ricavi e questo a causa di due distinti fattori:

1. I costi e quindi le uscite che l’impresa sostiene per attuare il processo produttivo sono sostenuti
in anticipo rispetto ai ricavi che si conseguiranno solo in epoca successiva
2. L’impresa acquisisce fattori produttivi di uso durevole destinati ad essere impiegati per diversi
cicli produttivi tali costi saranno recuperati solo dopo diversi esercizi attraverso i ricavi di vendita
dei prodotti ottenuti anche grazie a tali fattori.

La scelta delle diverse tipologie di finanziamento, quindi della costruzione di una particolare struttura
finanziaria, deve tener conto anche della natura degli investimenti per i quali verranno utilizzate. Il problema
fondamentale è quindi quello di adattare economicamente la qualità e la quantità dei finanziamenti alle
caratteristiche degli investimenti. La risoluzione di questo problema deve ispirarsi ai seguenti principi:

 Non è possibile istituire relazioni tra i singoli investimenti e le singole fonti di finanziamento. Le fonti
finanziano l’impresa nel suo complesso, mentre è compito dal management di operare la distribuzione dei
mezzi a disposizione.
 Occorre sempre soddisfare le esigenze di finanziatori impostando le scelte in chiave di marketing
finanziario. Si dovrà quindi studiare il mercato finanziario per vedere quali sono le esigenze di coloro che
detengono in capitali e che cercano per essi un impiego remunerativo.
 Occorre sempre tenere presente le esigenze del soggetto economico di conservare il governo
dell’impresa la necessità di coprire il fabbisogno economico potrebbe infatti indurre ad un aumento del
capitale sociale che potrebbe modificare i rapporti di forza all’interno della compagine sociale, fino a
sostituire il precedente soggetto economico con uno nuovo
 Occorre adottare il finanziamento alle caratteristiche del fabbisogno finanziario. Sarà utile
un’indagine storico qualitativa del fabbisogno per vedere la natura dello stesso e la variabilità nel tempo.
 Le scelte sul tipo di finanziamento vengono effettuate in base all’analisi di alcune grandezze che ci
indicano la convenienza e il limite al ricorso al capitale di credito. Bisognerà prendere il considerazione il
costo del capitale di credito e il massimo indebitamento che la nostra azienda è in grado di sopportare. A tal
fine esiste una formula che descrive il cosiddetto effetto di leverage, che mette in relazione ROE, ROI, costo
del finanziamento, capitale proprio e capitale di credito: ROE=ROI+(ROI-i)xCC/P.
Se ROI>i il ROE Aumenta all’aumentare del quoziente di indebitamento (CC/CP), quindi vi è una
convenienza ad utilizzare il capitale di credito
Se ROI<i il ROE Diminuisce all’aumentare del quoziente di indebitamento, quindi non risulta
conveniente il ricorso al capitale di credito.

Economicità di gruppo: l’analisi dell’economicità può condurre a differenti conclusioni a seconda che il
giudizio venga formulato considerando l’impresa da sola o all’interno di un gruppo. Un’impresa che
singolarmente non è in equilibrio economico e non è in grado di produrre un’adeguata potenza finanziaria
potrebbe invece far registrare dei risultati positivi in una situazione di integrazione con altre imprese. Cause:

 Organizzazione di alcuni servizi: potrebbe comportare costi eccessivi per una singola impresa e
non raggiungere adeguati livelli di efficienza. Gli stessi servizi, se svolti in comune con altre imprese
di uno stesso gruppo, potrebbero invece essere meglio razionalizzati a vantaggio dell’efficienza e
dell’incidenza sui costi.
 Marketing: la singola impresa potrebbe avere una clientela costituita dalle altre società del gruppo
che gli garantirebbe una certa sicurezza e costanza dei volumi di vendita e dei ricavi. Potrebbe
utilizzare i canali distributivi del gruppo realizzando un’altra copertura del mercato
 Produzione: l’appartenenza ad un gruppo potrebbe far accedere l’impresa a lavori e commesse dai
quali sarebbe altrimenti esclusa.
 Finanza: l’impresa potrebbe beneficiare di finanziamenti ottenendoli dalla stessa società
capogruppo.

Precedentemente si è visto come un’impresa, che non risponde al requisito di economicità aziendale, se
inserita in un gruppo riesce a raggiungere l’equilibrio economico e a sviluppare un’adeguata potenza
finanziaria. Anche in questo caso però potrebbe sussistere la convenienza a mantenere in vita l’impresa,
qualora questa svolga nel gruppo un ruolo che contribuisce in modo positivo al risultato globale. In questo
caso si parla di economicità in funzione del gruppo. La convenienza a mantenere nel gruppo un’impresa
viene valutata mediante il confronto tra due bilanci consolidati: uno che esprime l’utile realizzato dal gruppo
nel suo complesso, l’altro che analizza lo stesso risultato senza il contributo dell’impresa oggetto della
valutazione.

L’ EFFICIENZA
L’efficienza è la condizione che qualifica e misura il grado dell’economicità aziendale.

I costi di prodotto incidono per l’efficienza di un’azienda in maniera inversa rispetto ai rendimenti. Tanto
minori sono i costi tanto più elevati si presumono i rendimenti e quindi l’efficienza. La riduzione dei costi di
produzione perseguita senza limiti potrebbe, tuttavia, risultare contraria alla convenienza economica e
sociale dell’azienda. La minimizzazione dei costi non può essere un obiettivo assoluto. Condizione generale
di economicità è invece la produzione a costi minimi calcolati secondo programmi di produzione compatibili
con le esigenze di vita dell’impresa. L’efficienza dell’azienda quindi, consente al management di intervenire
con provvedimenti adeguati che tendono a sviluppare diversi livelli di economicità.

C’è un concetto che permette di qualificare l’economicità individuarne le cause determinanti. In particolare,
essa prende in considerazione due indicatori: i rendimenti fisico tecnici e i costi.

Rendimenti fisico tecnici: maggiori rendimenti determinano una maggiore efficienza che a sua volta rende
economica la gestione. I rendimenti fisico tecnici vengono ricavati dal rapporto tra la quantità di beni e servizi
prodotti la quantità di fattori produttivi utilizzati.

Costi: i costi possono essere rilevati con riferimento a determinati oggetti i quali, quando coincidono con dei
centri organizzativi vengono denominati centri di costo. In determinati casi, una misurazione della quantità di
fattori utilizzati è tecnicamente impossibile; il costo di produzione rappresenta una quantità astratta che può
assumere differenti configurazioni relazioni differenti criteri utilizzati per la ripartizione dei costi comuni tra i
vari prodotti e processi produttivi. Classificazione dei costi:

 Per natura: si basa sulle caratteristiche fisiche ed economiche dei fattori produttivi.
 Secondo il periodo di riferimento: si distinguono i costi capitalizzabili, cioè quelli che hanno un’utilità
pluriennale, e i costi di periodo d’esercizio che entrano nella determinazione economica del reddito
di esercizio come componenti negativi.
 Secondo la modalità di attribuzione all’oggetto di calcolo: tiene conto della relazione esistente tra
l’oggetto di costo la quantità di fattori impiegata. Se è possibile individuare una relazione diretta e
misurabile in modo oggettivo si parlerà di costi diretti o speciali. In questo caso la misurazione deve
anche essere concretamente effettuata. Se invece la relazione tra fattore e oggetto di costo non è
definibile oggettivamente non viene comunque misurata, si è di fronte a dei costi indiretti o comuni i
quali vengono considerati sulla base di convenzioni e stime.
 Secondo la variabilità: si individuano i costi variabili, quelli che, parità di altre condizioni, variano
secondo il mutare della produzione, e costi fissi che invece non sono influenzati dal volume della
produzione. La distinzione tra costi fissi e variabili assume un significato soprattutto nel breve
periodo.
 Secondo la controllabilità: in base alla possibilità di influenzarne totalmente o parzialmente il loro
andamento, si dicono controllabili quei costi il cui andamento è influenzabile in modo significativo, si
dicono non controllabili quelli che non sono attribuibili a responsabilità di chi sta a capo.

Si possono distinguere le configurazioni di costo complessivo e configurazioni di costo parziale.

 Configurazione di costo complessivo: Il costo complessivo di un processo di un’area funzionale è il


risultato di una stratificazione dei costi. È infatti possibile individuare:
- Costo primo, comprendente il costo delle materie prime, la manodopera diretta e i consumi
diretti. Consente di controllare l’efficienza nell’utilizzazione delle materie prime e del lavoro.
- Costo di produzione, somma tra il costo primo e costi industriali indiretti. Consente una
valutazione dei prodotti finiti o in corso di lavorazione.
- Costo complessivo, somma tra il costo di produzione e gli oneri indiretti di natura
amministrativa, finanziaria, commerciale, fiscale. Consente di valutare i risultati netti
conseguiti, redditività appunto.
- Costo economico tecnico, somma tra il costo complessivo gli oneri figurativi. Essi
rappresentano la remunerazione dei fattori produttivi in posizione residuale. Serve come
base per la determinazione dei prezzi di vendita.
 Configurazione di costo parziale: tra le configurazioni di costo parziali, particolarmente rilevante è
quella del Direct costing o variable costing. Questa configurazione prende in considerazioni solo i
costi variabili; la sottrazione di questi costi dai ricavi di vendita fornisce un margine di contribuzione
specifico, che indica appunto il margine per la copertura dei costi fissi industriali e della struttura
amministrativa e commerciale. Dopo l’ottenimento del primo risultato, cioè margine lordo del
prodotto, i passi successivi per la determinazione del margine di contribuzione specifico richiedono
l’utilizzo di stime e congetture. Questo processo risentirà inevitabilmente dell’influenza esercitata da
chi effettua queste stime.
Una seconda tecnica di rilevazione però sottrae dai ricavi di vendita prima i costi diretti variabili,
ottenendo così il margine lordo del prodotto, e successivamente i costi diretti fissi. Successivamente
vengono sottratti anche i costi diretti nel loro complesso.

I COSTI
I costi sono degli indicatori di efficienza che remunerano i fattori produttivi in posizione contrattuale. Tanto
più bassi sono i costi, maggiore l’efficienza. Il controllo dei costi può avvenire: a livello di sistema aziendale,
a livello di sub sistemi aziendali, livello di oggetti più specifici. L’oggetto di costo si definisce centro di costo
quando coincide con le singole unità organizzative.

Il controllo dei costi per il sistema aziendale: A livello di sistema aziendale il controllo dei corsi si svolge
mediante la redazione la lettura di un documento contabile in forma scalare, nel quale si confrontano i costi
sostenuti ricavi ottenuti. Si tratta di un conto economico a report form differente. Un’utile criterio di
riclassificazione del conto economico è quello basato su uno schema di ricavi a costo del venduto il quale,
raggruppando i valori economici in base all’area gestionale da cui sono stati generati, consente di
comprendere quali sono stati i processi che hanno concorso all’ottenimento del reddito dell’esercizio e
soprattutto consente di distinguere tra quei valori generati da eventi di natura episodica o straordinaria da
quelli che invece sono il frutto di processi generali ricorrenti. In esso il costo dei prodotti venduti é il risultato
dei seguenti componenti:

+ rimanenze iniziali

+ acquisti

+ costo del lavoro

+ costi generali industriali

- rimanenze finali

La forma scalare permette una migliore lettura dell’andamento della gestione, soprattutto grazie alla
possibilità di ottenere i risultati intermedi. Inoltre, combinando questi valori intermedi in modo opportuno si
possono ricavare degli indici per fornire una misura sintetica di quanto sia riusciti a realizzare in termini di
economicità ed efficienza. Tra questi, due assumono una particolare rilevanza:

ROI, serve per dimostrare la redditività del capitale che è stato investito nella gestione a prescindere dalle
fonti di finanziamento. Esso assume come risultato quello operativo senza quindi considerare gli oneri
finanziari, e dividendi corrisposti al capitale di rischio, il carico fiscale e gli altri valori derivanti dalle aree extra
caratteristica e straordinaria. È ottenibile dividendo il risultato operativo per il capitale proprio + capitale di
credito.

ROE, Serve per dimostrare la redditività del capitale investito nella gestione dall’imprenditore o dai soci.
Rappresenta un indice di redditività aziendale, mentre errore rappresenta un indice di redditività del capitale
personale. Si ottiene dividendo il capitale netto per capitale proprio.

Controllo dei costi per oggetti più specifici: per un controllo dei costi riferito ad oggetti più specifici occorre
procedere ad un’attività di imputazione dei costi generale che si basa in larga misura su valutazioni
soggettive l’analisi più importante è quella che studia l’andamento dei costi al variare del volume di
produzione dell’attività aziendale. Per essa si considerano costi fissi, costi variabili proporzionalmente alla
quantità di prodotto, costi variabili più che proporzionalmente alla quantità di prodotto. Questi vengono messi
in relazione con la quantità di prodotto così da ricavare le seguenti misure: costi totali, costi medi, costi
suppletivi. Questi ultimi rappresentano l’incremento che subisce il costo totale per un aumento della
produzione da una quantità Q a una quantità Q+Delta. I costi suppletivi sono dati anche dall’incremento che
costi variabili subiscono nel passare dalla quantità di prodotto Q alla quantità di prodotto Q+1. In questo caso
e si forniscono anche il valore minimo che deve essere assunto dal prezzo di vendita.

Il costo medio fornisce indicazioni utili circa l’efficienza con cui vengono impiegati i fattori di produzione al
variare della produzione. Esso può essere calcolato per ciascun fattore del quale rappresenterà la
produttività economica:

Il costo medio può essere scomposto calcolando per le tre componenti dei costi fissi (costi a produttività
economica crescente), dei costi variabili proporzionalmente (costi a produttività economica costante) dei
costi variabili più che proporzionalmente (costi a produttività economica decrescente).
Analisi del break even point: rappresenta il livello di produzione in corrispondenza del quale ricavi totali di
vendita Eguagliano i costi totali e di conseguenza il profitto è nullo. Il confronto con la linea dei ricavi
individua il break even point nel punto in cui questa interseca la linea dei costi totali. L’altezza e l’inclinazione
delle linee del grafico possono variare in dipendenza di diversi fattori quali, ad esempio, le caratteristiche del
mercato, del prodotto, dell’impresa stessa. Se un’impresa presenta costi fissi più elevati essi si spostano il
break even point in corrispondenza di un più alto livello di produzione e viceversa.

Dal punto di vista algebrico può essere calcolato in termini di quantità prodotta o in termini di fatturato:

 In termini di quantità prodotta:

 In termini di fatturato:

CONTABILITÀ
Ammortamento: L’ammortamento è il procedimento tecnico-contabile ed economico, mediante il quale il costo di
acquisto (o di produzione) di un bene avente utilità pluriennale viene ripartito tra gli esercizi della sua stimata vita utile.
La quota parte del costo attribuita ad ogni esercizio è detta “quota di ammortamento”. Riguarda beni materiali e
immateriali (non terreni) la cui utilità si esaurisce nel tempo e decorre dal momento in cui i beni sono pronti per l’uso.
Alienazione delle immobilizzazioni: se il prezzo di vendita è maggiore del valore contabile si ha una plusvalenza, al
contrario una minusvalenza.

Conferimento del patrimonio: è formato da denaro, che sarà successiva,ente investito in specifici fattori di produzione,
beni economicamente disgiunti, rappresentati da fattori specifici della produzione apportati separatamente, beni
economicamente congiunti, cioè un’azienda già funzionante.

SCRITTURE ASSESTAMENTO: determinazione del REDDITO D’ESERCIZIO


Principio di competenza: è un principio contabile. Si basa sulla correlazione tra costi e ricavi e serve per calcolare un
preciso risultato economico che si riferisce ad un determinato lasso di tempo considerando solo costi e ricavi. Non
prende in considerazione quello che potrà essere, né quello che è già avvenuto. Non prende quindi in considerazione la
così detta manifestazione finanziaria. Un bilancio aziendale deve rispettare il principio di competenza economica sul
quale si basa il calcolo annuale delle tasse.
Un costo è di competenza economica dell’esercizio se:
• i beni/servizi sono stati utilizzati;
oppure
• i beni/servizi sono venuti meno (ovvero il bene è andato deperito, distrutto, è stato perduto, non darà utilità futura).
Un ricavo è di competenza economica dell’esercizio se:
• il processo produttivo dei beni e dei servizi è stato completato; e
• lo scambio con economie terze è avvenuto, cioè si è verificato il passaggio sostanziale del titolo di proprietà dei beni
e/o la fornitura dei servizi si è conclusa. Tale momento è convenzionalmente individuato nella data della spedizione del
bene, in caso di beni mobili, ovvero nella data di stipula dell’atto di vendita, nel caso di beni immobili o mobili registrati
(ad esempi le automobili), oppure ancora, nel caso di prestazione di servizi, alla data in cui i medesimi sono stati resi al
cliente.

SCRITTURE DI INTEGRAZIONE: Rilevano componenti positivi e negativi di reddito che, pur non avendo
avuto manifestazione numeraria nel corso dell’esercizio, sono completamente o parzialmente di competenza
dell’esercizio in chiusura.
Ratei passivi: Sono debiti presunti con i quali si imputano all’esercizio in chiusura costi che avranno manifestazione
numeraria nel corso del periodo successivo, ma che sono di competenza dell’esercizio.
Ratei attivi: Sono crediti presunti con i quali si imputano all’esercizio in chiusura ricavi che avranno manifestazione
numeraria nel corso del periodo successivo, ma che sono di competenza dell’esercizio

Fatture da ricevere: Riguardano merci già ricevute dai propri fornitori entro la fine dell’esercizio, ma per cui l’ufficio
contabilità non ha potuto registrare il relativo costo per mancanza della specifica documentazione (fattura).
Fatture da emettere: Riguardano merci già spedite ai propri clienti entro la fine dell’esercizio, ma per cui l’ufficio
contabilità non ha potuto registrare il relativo ricavo per mancanza della specifica documentazione (fattura). (Né le merci
spedite possono essere inventariate, non essendo più giacenti in magazzino).

Fondo TFR: E’ una parte della retribuzione dei dipendenti (dirigenti, impiegati, operai) che matura durante il periodo in
cui è in essere il rapporto di lavoro e che viene pagata (manifestazione numeraria) al momento della cessazione del
rapporto medesimo (per dimissioni, pensionamento o licenziamento).
Debiti tributari: Sono i debiti per le imposte sul reddito dell’esercizio, che sono costi di competenza in quanto maturano
sul reddito di esercizio, ma la cui manifestazione numeraria (il pagamento) avverrà nell’esercizio successivo (salvo il
meccanismo degli acconti).

Fondo svalutazione crediti: Viene costituito o incrementato alla fine dell’esercizio per stimare il costo delle perdite che
si potranno avere all’atto della riscossione di crediti già rilevati, ma la cui futura esigibilità è incerta a causa di possibili
insolvenze dei clienti.
Stralcio crediti inesigibili: Alla fine di ogni esercizio, gli eventuali crediti, anche rappresentati da effetti attivi, che si
reputano sicuramente inesigibili, devono essere stralciati.
Fondo rischi: Sono caratterizzati dall’incertezza non solo nel quantum e nella data di manifestazione, ma anche nella
loro effettiva manifestazione numeraria futura.
SCRITTURE DI RETTIFICA: Rinviano componenti positivi e negativi di reddito che, pur avendo avuto
manifestazione numeraria nel corso dell’esercizio, sono completamente o parzialmente di competenza di
esercizi successivi.
Risconti passivi: Sono quote di ricavi già rilevati durante l’esercizio, avendo avuto manifestazione numeraria, ma non di
competenza dell’esercizio in chiusura, che hanno la caratteristica di essere ripartibili proporzionalmente al tempo, da
rinviare al periodo futuro (passivo perché ‘sospende’un ricavo).
Risconti attivi: Sono quote di costi già rilevati durante l’esercizio, avendo avuto manifestazione numeraria, ma non di
competenza dell’esercizio in chiusura, che hanno la caratteristica di essere ripartibili proporzionalmente al tempo, da
rinviare al periodo futuro (attivo perché consente di ‘sospendere’ un costo)

Rimanenze: Sono costi relativi a MATERIE PRIME, PRODOTTI IN CORSO DI LAVORAZIONE, SEMILAVORATI,
MERCI, PRODOTTI FINITI che sono stati rilevati durante l’esercizio, avendo avuto manifestazione numeraria (le MP
sono state acquistate, il costo della MOD è stato sostenuto, ...), ma non di competenza dell’esercizio in chiusura, in
quanto non hanno generato i relativi ricavi.

Capitalizzazione dei costi: Sono scritture effettuate con lo scopo di stornare dall’esercizio in chiusura costi sostenuti
per la realizzazione «in economia» di fattori produttivi destinati ad essere utilizzati durevolmente all’interno dell’impresa.
In questo modo è possibile rinviare tali costi a periodi futuri in cui i fattori saranno utilizzati (nel corso dei quali si ritiene
saranno conseguiti i correlativi ricavi) e dovranno quindi essere ripartiti su un numero di esercizi pari alla stimata vita
utile.

SCRITTURE DI CHIUSURA: determinare il risultato di esercizio


Conto economico: I componenti positivi e negativi di reddito che si sono formati nel corso dell’esercizio o che
provengono dall’esercizio precedente sono riepilogati nel conto di sintesi denominato Conto Economico.
In particolare:
 i conti accesi ai componenti negativi di reddito si chiudono rilevando il saldo nella sezione AVERE dei singoli
mastri e riportando il valore così rilevato nella sezione DARE del Conto Economico;
 i conti accesi ai componenti positivi di reddito si chiudono rilevando il saldo nella sezione DARE dei singoli
mastri e riportando il valore così rilevato nella sezione AVERE del Conto Economico.
In tal modo, i componenti positivi e negativi di reddito confluiscono nel Conto Economico con i rispettivi segni originari: i
costi in DARE ed i ricavi in AVERE. Il risultato d’esercizio si ottiene dalla sommatoria algebrica tra costi e ricavi
dell’esercizio e rappresenta il saldo del Conto Economico.
Stato patrimoniale: I conti accesi alle attività, passività e patrimonio netto, compreso il risultato d’esercizio, si chiudono
nello Stato Patrimoniale Finale (SPF).
In particolare, si tratta di conti accesi ai seguenti valori:
 VALORI NUMERARI ATTIVI e PASSIVI (cassa, banca, crediti vs clienti, debiti vs fornitori)
 DEBITI E CREDITI NON NUMERARI (debiti e crediti di finanziamento, quali mutui, obbligazioni)
 VALORI COMUNI A DUE O PIU’ ESERCIZI (rimanenze di magazzino, risconti, impianti, brevetti)
 VALORI DI CAPITALE (capitale sociale, riserve di utili, riserve di capitale)
L’utile d’esercizio è rilevato tra i valori di capitale (rappresenta l’incremento del capitale netto iniziale per effetto della
gestione);
La perdita d’esercizio confluisce nella sezione opposta rispetto a quella che accoglie gli altri valori di capitale, e ne
costituisce rettifica indiretta (rappresenta il decremento del capitale netto iniziale per effetto della gestione).

SCRITTURE DI APERTURA
All’inizio del nuovo esercizio, occorre procedere alla riapertura dei conti di mastro presenti nello Stato Patrimoniale
Finale dell’esercizio precedente. La rilevazione del sistema iniziale dei valori comporta:
 La riapertura nel conto Bilancio di Apertura (o Stato Patrimoniale Iniziale) di tutti i conti che alla fine
dell’esercizio precedente sono stati chiusi nello Stato Patrimoniale Finale;
 La ripresa dei valori comuni a due o più esercizi nel Conto Economico del nuovo esercizio.
I valori delle rimanenze di magazzino, i ratei ed i risconti attivi e passivi rilevati in sede di chiusura devono essere ripresi
in sede di apertura del Conto Economico del nuovo esercizio.
Le fatture da emettere e da ricevere saranno stornate nel corso dell’esercizio, al momento in cui si verificherà la
manifestazione numeraria (rispettivamente emissione e ricevimento della fattura)

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