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ECONOMIA AZIENDALE

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Q2svli6: codice lezione

Introduzione all’economia aziendale, Marchi L (2018), Giappichelli, Torino

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elisabonollo@unige.it

ricevimento su teams (49jv2sr)

A. prove intermedie solo nel primo semestre ottobre novembre dicembre (orale facoltativo)
22 ottobre, 19 novembre, 10 dicembre (ONLINE)
B. esame completo (orale facoltativo) dicembre-febbraio, giugno-luglio, settembre

NOZIONI DI BASE:

come funziona un’azienda, azione… e studio della partita doppia, ciclo gestionale per monitorare le azioni
delle aziende, bilancio di una azienda

capitale di funzionamento e reddito d’esercizio, saper redigere il bilancio d’esercizio

comprendere le condizioni di equilibrio economico ed equilibrio finanziario, analizzare la redditività


aziendale e i costi, comprendere il fabbisogno finanziario e la sua copertura

COS’E’ ECONOMIA AZIENDALE:

appartiene alle scienze sociali, studia la vita dell’uomo, osservazione delle azioni umane. Osservare che la
vita dell’uomo è caratterizzata da bisogni/sogni (illimitati) e beni economici (limitati). I bisogni, sogni,
necessità sono insite nella natura umana (di tutti i tipi). L’economia aziendale si interessa dei bisogni limitati
in natura (non emotiva/sociologica), beni materiali e immateriali. Ogni uomo ha dei bisogni che si
soddisfano grazie a dei beni limitati in natura, sono scarsi. E per soddisfare tutti i bisogni necessita
sacrificare parte delle risorse. Rapporto tra desideri infiniti e risorse limitate. Bisogna definire cosa è
superfluo e cosa no per poter scegliere i desideri, processo quotidiano. Si cerca di massimizzare, con le
proprie risorse, i risultati. Intorno a questo ruota tutto il mondo dell’economia. L’attività che l’uomo che
compie per soddisfare i propri desideri con beni limitati, e questo si chiama attività economica.

L’ATTIVITA’ ECONOMICA—DIRETTA (1) e INDIRETTA (2)

1.La prima si sviluppa in due fasi: produzione (crea la disponibilità di beni comuni) e consumo (utilizzo dei
beni economici), modo arcaico.

2.La seconda invece ha tre fasi, tra la produzione e il consumo e tra due c’è lo scambio. C’è dunque una
produzione molto ampia per cedere questi beni a chi non può produrli. E lo scambio avviene nel mercato
che è il luogo di incontro tra venditore e clienti (domanda-offerta). Il mercato può essere un luogo fisico o
virtuale. L’attività di produzione per creare i beni economici e arrivare all’attività di consumo che creano
l’attività economica.
A studiare questo campo c’è l’economia politica (micro e macroeconomia) che studia i sistemi economici,
aziende o stato, in particolare il rapporto di produzione e bisogni. Studiando dall’alto le caratteristiche per
identificare le conseguenze.

ECONOMIA AZIENDALE: parte dal basso e analizza le aziende dall’interno per dare consigli non generali ma
mirate sull’azienda, basandosi anche su cosa produce e dove lo produce. L’azienda è un’unità elementare
del sistema economico ed è anche un’istituzione sociale, create dall’uomo. Infatti, due aziende che
producono il medesimo prodotto saranno già alla base diverse per le diverse forze che ci lavorano.

COS’E’ L’AZIENDA?

Concetto studiato dalle discipline economiche, giuridiche, tecniche/ingegneristiche e sociali

DEFINIZIONE:

1) INTERPRETAZIONE STATICA O STRUTTURALE ( COME UNA FOTO, FERMA), è l’organizzazione di persone


e beni (elemento umano ed elemento materiale) che devono creare un’attività economica di produzione.
Questi due elementi devono essere coordinati. Chi è al vertice della azienda determina il fallimento o la
crescita dell’azienda (lavoro indipendente), uno o più persone. Lavoro dipendente o subordinato
(direttivo) ideano le mosse da fare o il lavoro esecutivo (fatto dagli operatori). Questa interazione serve per
mantenere l’azienda stabile. Lavoro esecutivo e direttivo.

ATTIVITA’ ECONOMICA DI PRODUZIONE: L’azienda crea beni economici per soddisfare i bisogni umani ma
secondo una logica economica. L’utilità creata dall’azienda dalla vendita dei prodotti deve essere sempre
maggiore dell’utilità spesa per creare il prodotto venduto.

2)INTERPRETAZIONE DINAMICA: su come opera l’azienda. Essa è un sistema caratterizzata da elementi


interagenti sulla base di relazione interne ed esterne, l’azienda è un sistema aperto in quanto è intersecato,
connesso con l’ambiente in cui vive e il suo agire viene condizionato e condizione l’ambiente stesso, perché
influenza assumendo o facendo offerte ma anche inquinando o creando traffico. Dinamico in quanto
cambia frequentemente. Complesso, in quanto composto da molteplici elementi tra i quali si sviluppano
molteplici relazioni causa effetto e di concausa. È teologico o finalizzato ossia orientato a perdurare nel
tempo conseguendo un equilibrio economico duraturo e favorevole rapporto tra attività aziendale e
soddisfazione dei bisogni umani. Probabilistico in quanto il suo funzionamento è pervaso dal rischio.
Sociale ossia un’unità elementare del sistema economico e agisce in relazione agli altri attori del contesto di
riferimento. Cibernetico capace di autoregolazione, programmare e monitorare le sue attività nel tempo
facendo anche il punto della situazione (il 31/12). Autopoietico in quanto in grado di produrre e riprodurre
le risorse necessarie al suo funzionamento (risorse monetarie e non).

3)INTERPRETAZIONE DINAMICO/STRUTTURALE O COMPLESSA: per Giannessi—economista aziendale, è


un’unità elementare dell’ordine economico generale, dotata di vita propria e riflessa, ovvero un soggetto
separato rispetto a chi l’ha creata/possiede. Capace quindi di autosostenersi, le scelte devono permettere il
continuo della vita dell’azienda andando contro anche al guadagno del proprietario. È riflessa perché riesce
a influenzare, in bene o in male, tutto ciò che la circonda (territorio/comunità). L’azienda non può
prendere scelte astratte. È costituita da un sistema di operazioni, promanante dalla combinazione di
particolari fattori e dalla composizione di forze interne ed esterne. L’azienda è un’unità nella quale vengono
realizzati i fenomeni della produzione, della distribuzione e del consumo. È anche definita come
distributrice, che quindi acquistando un bene lo rivendono (supermercati). L’azienda deve sostenere anche
costi. Lei ha per scopo il conseguimento di un determinato equilibrio economico a valere nel tempo che si
può dire conseguito quando sono garantiti una remunerazione adeguata ai fattori utilizzati e un compenso,
proporzionale ai risultati raggiunti, al soggetto economico per conto del quale l’attività si svolge.
CLASSIFICAZIONE DELLE AZIENDE

In funzione dei beni e dei servizi prodotti: MANIFATTURIERE—beni materiali ottenuti mediante
trasformazione fisico-chimica di materie prime o assemblamento di componenti. Necessita spazio sia per i
prodotti sia per contenere le materie prime che necessita di diversi sostegni, tutto ciò è gestito da
CONFINDUSTRIA (fa da tramite con i sindacati e stipula contratti nazionali, non solo salariale ma anche
nella gestione). NON MANUFATTURIERE COMMERCIALI—punti di rivendita, trasferimento di beni nel
tempo e nello spazio, senza cambiare particolari caratteristiche chimico-fisico portandolo al cliente finale.
Questi, quindi, necessitano di ampi magazzini. AZIENDE NON MANUFATTURUIERE DI SERVIZIO—aziende
dei settori sanitari, trasporti o economici. Qui non ci sono magazzini data l’assenza di prodotti. C’è quindi
una maggiore influenza del fattore umano in queste aziende in quanto creano soddisfazione nel cliente e
una potenziale crescita.

Tutte le aziende sono dotate di autonomia, durabilità e operano con la economicità cioè avendo risorse
limitate. Autonoma perché non deve avere terze parti nella gestione (es. le banche quando l’azienda è
indebitata), quindi il dirigente e il manager devono gestire l’azienda facendo le scelte corrette. Le aziende
sono tutte imprese ma hanno in più il destinatario che hanno è il mercato, in maniera prevalente o
esclusivamente, mentre le imprese producono solo per il consumo dei suoi componenti (la famiglia, che
non deve crollare e autosostenersi o anche le ASL). Non aziende sono quelle realtà che non possiedono
autonomia, durabilità ed economicità, ad esempio alcune realtà sociali. Non sono guidate per scopo di
lucro incentrandosi solo sulla socialità, c’è sempre un soggetto finanziatore.

IMPRESE:

Piccole medie imprese grandi imprese:

indicatori di tipo quantitativo (numero di addetti da 10 a 100, o in base alle fatture inferiori ai 10 mln) o
qualitativo (realtà complessa o meno, se per esempio il direttore conosce tutti i suoi dipendenti o se ha uno
solo stabilimento) o se il proprietario è solo uno allora l’impresa è piccola o media (detto misto), l’unione
europea considera che un’impresa sia tale solo se almeno un quinto di essa sia posseduta da una persona e
non da un’altra società.

DEFINIZIONE DOTTRINALE di Gino Zappa: l’economia aziendale è una scienza che studia le
condizioni di esistenza e le manifestazioni di vita delle aziende.
Condizioni di esistenza: equilibrio economico ed equilibrio finanziario

Manifestazioni di vita: organizzazione, gestione e rilevazione/ragioneria

L’equilibrio finanziario significa essere in grado di rispettare il pagamento delle spese, quindi in modo
tempestivo ed economico

È quindi una scienza che studia la gestione, l’organizzazione e la rilevazione d’azienda, con lo scopo di
conoscere e valutare quali siano le sue condizioni di esistenza e come queste si modifichino nel tempo.

Organizzazione: studia struttura e relazione tra elemento materiale e umano.

Gestione: indaga l’insieme delle decisioni e operazioni complete per proseguire il fine aziendale.

Rilevazione: studia l’interpretazione, classificazione, registrazioni delle operazioni attuate dall’azienda.

Queste 3 parti coesistono e permettono il continuo della vita dell’azienda.


IL FINE DELL’AZIENDA:

LA COSTITUZIONE DI UN’IMPRESA:

Cosa serve per far nascere un’impresa? Serve un’idea che possa portare alla nascita di essa, ed è la prima
cosa da trovare (idea imprenditoriale). Successivamente i finanziamenti, il capitale monetario e questo
sono influenzati dal tipo di attività che voglio aprire (negozio o industria…) oppure anche dal numero dei
dipendenti necessari--necessità dell’entità del fabbisogno finanziario (cosa, quanto e come produrre).
Localizzazione dell’azienda (dove produrre) e assetto istituzionale (quale forma giuridica). Tutto questo
deve rispettare il business plan (o piano industriale).

FINANZIAMENTI: entrate di denaro che può arrivare da un capitale di apporto/capitale di pieno


rischio/capitale con il vincolo del pieno rischio (capitale dell’investitore) oppure i debiti di
finanziamento/capitale di rischio limitato/capitale con vincolo del rischio limitato (prestiti delle banche). Le
differenze si trovano sulla natura (conferito dalla proprietà: dal titolare o dai soci) [prestato all’impresa da
banche o risparmiatori], remunerazione o compenso (in via residuale, in base all’andamento gestionale,
questo non è fisso) [sotto-forma di pagamento di un interesse, certa, vincolata ai termini contrattuali
prestabiliti in ordine di tempo e importo, pagamento con interesse, non fisso], rimborso (in caso di
liquidazione o di recesso del socio o di diminuzione del capitale, questo avviene anche in caso
dell’abbandono da parte del socio o di diminuzione del capitale) [secondo i tempi e le modalità definite nel
contratto], integrità (non è garantita , viene messa a rischio dai risultati dai risultati economici) [è garantita,
il capitale deve essere restituito nella sua interezza nei termini pattuiti].

TIPO DI IMPRESE: impresa individuale o società che è un contratto che prevede più soci. Nella società ci
sono due biforcazioni: mutualistiche (cooperative agricole, ad esempio, soddisfare l’interesse dei soci) e
lucrative (bene economico da mettere sul mercato); questa si caratterizza in lucrativa di persone o di
capitali. Impresa individuale il soggetto giuridico è il proprietario, quindi lui risponde a tutte le questioni
giuridiche. Il capitale di pieno rischio e quindi è lui stesso a diventare imprenditore, mentre l’autonomia
patrimoniale (divisione del patrimonio tra privato e aziendale) è assente. Nella società di persone il
soggetto giuridico diventano i soci come anche il capitale (capitale sociale) in fine l’autonomia patrimoniale
viene dette imperfetta (società in nome collettivo SNC, dove tutti i soci sono responsabili illimitatamente e
solidamente, quindi può essere preso il patrimonio personale / società in accomandita semplice SAS, si
crea una distinzione di soci: una è uguale alla prima, accomandatari, l’altra invece sono soci impossibilitati
di agire nelle decisioni, quindi mette solo una quota di capitale). Nella società di capitali il soggetto
giuridico è la società stessa (personalità giuridica), l’apporto del capitale è legata ai soci in fine l’autonomia
patrimoniale perfetta. Quest’ultimo tipo di imprese porta a una sicurezza maggiore ma anche a costi
maggiorati, in quanto deve avere la maggiore trasparenza pubblicando i bilanci annuali.

Soggetto giuridico: responsabile giuridico dell’attività svolta dall’impresa, può essere una singola o un
gruppo di persone o un gruppo giuridico cui nome deve rispondere a tutti i diritti e doveri.

Soggetto economico: soggetto decisore, responsabile delle scelte di natura economico (costi e mercati).
Questa figura può essere o una persona sola o un gruppo di persone. Potere volitivo o decisionale.
Condiziona il mercato aumentando il prezzo delle merci.
IMPRESE PUBBLICHE E PRIVATE:

Si distinguono in base al soggetto economico o decisore, non si guarda al fattore giuridico. Fase iniziale di
costituzione di un’azienda: i finanziamenti (entrate di denaro) avvengono con un capitale di apporto col
vincolo del pieno rischio. Questo viene definito come grandezza economica di base che rappresenta il
fondo di ricchezza iniziale (capitale di proprietà) in base al quale si misurano i risultati della gestione.
Oppure l’entrata di denaro può venire con debiti di finanziamento ovvero il capitale col vincolo del rischio
limitato. Capitale pieno rischio: se l’impresa è in forma S.p.A. (società per azioni), qui il capitale assume il
nome di capitale sociale: rappresenta il valore delle somme e dei beni conferiti dai soci a titolo di capitale di
rischio, all’atto di costituzione della società. È suddiviso in quote di pari valore che sono assegnate ai soci in
proporzione alla parte di capitale da essi sottoscritta e versata. Le quote di valore sono le cosiddette azioni,
o share. Il capitale deve essere di almeno 50k per le S.p.A. La moltiplicazione tra le azioni e il valore
nominale ci farà ottenere il capitale sociale. La quota stabilita della legge in riferimento alla quale i soci
devono fare il versamento è del 25%. Le azioni sono quote rappresentative del capitale sociale (cioè del
capitale apportato dai soci) e attribuisco al proprietario la qualifica di socio o azionista. A questa persona
si deve garantire: il diritto di proprietà su parte dell’impresa, diritto di voto nell’assemblea degli azionisti e
ha diritto anche alla partecipazione agli utili commisurato al rapporto tra l’utile distribuibile e il numero
delle azioni (riceve parte della ricchezza utile ricavata dalla azienda)--a decidere questa cosa è l’assemblea
degli azionisti. La quota unitaria di utile distribuito prende il nome di DIVIDENDO, ovvero la quota su ogni
azione. Le azioni sono trasferibili mediante la vendita (a un valore di mercato).

Forme di indebitamento: necessita acquisire del capitale aggiuntivo e questi si trovano sul mercato
monetario o finanziario. Il capitale del mercato monetario è sul breve termine (qualche mese o un anno),
incontriamo quindi il capitale di rischio limitato. Nel mercato finanziario la disponibilità di risorse finanziarie
a medio-lungo termine, qui incontriamo, invece, il capitale di pieno rischio ma anche quello di rischio
limitato.

 La prima soluzione per indebitarsi sono le banche e può essere un mutuo: medio/lungo termine,
supportato da garanzia (per continuare a pagare anche in caso di non riuscita nel pagamento),
questo potrebbe essere reale come un immobile oppure personale quindi con il proprio
patrimonio. Sempre nel mutuo troviamo come caratteristiche: l’erogazione in un'unica soluzione,
il pagamento periodico di interessi passivi e in fine con il rimborso graduale o in un'unica
soluzione.
 Un’altra fonte di indebitamento è l’anticipazione bancaria a scadenza fissa: presuppone che
l’azienda possieda merce o titoli, da mettere in pegno, e che sia a breve termine. Qui la banca
eroga una somma di denaro dietro garanzia di merci o titoli costituito in pegno.
 La terza è l’apertura di credito, o scoperto di conto corrente: in essa la banca si obbliga a tenere a
disposizione nel c/c una somma di denaro, a tempo determinato o indeterminato, che potrà essere
impiegata con uno o più prelevamenti. In poche parole, l’azienda con questo secondo conto
corrente può andare in rosso (spendere più di quanto si ha nel c/c). Anche questa forma di
indebitamento è a breve termine anche se ha contratti indeterminati, perché inserisce sempre
clausole che permettono di chiudere il contratto in 24/48 ore.
 Una quarta forma di indebitamento sono le anticipazioni su crediti: l’azienda ottiene l’incasso dei
propri crediti commerciali anticipatamente rispetto alla scadenza concordata. La somma incassata
sarà inferiore al valore nominale del credito, in quanto decurtata degli interessi. Il finanziatore sarà
rimborsato alla scadenza del credito dal cliente.
 L’ultima forma di indebitamento è il prestito obbligazionario, questo oltrepassa la banca e va
direttamente dai risparmiatori. È un prestito a lungo termine (pluriennale) e si indebita verso i
risparmiatori, i cosiddetti OBBLIGAZIONISTI, ed è suddiviso in quote di uguale valore
(OBBLIGAZIONI o BOND). I bond sono un altro esempio di titoli.
CALCOLO DELL’INTERESSE:

Può essere definito come prezzo per l’uso del denaro. Questo può dipendere: dal tempo t (anni per un
grosso finanziamento con un muto, mesi in particolare nelle aziende stagionali come gli stabilimenti
balneari o giorni), dal rischio che dipende dal tasso o saggio % interesse (r) o da un saggio unitario interesse
(i). La “i” si calcola dividendo r per 100. Ad ogni impresa viene assegnato un rating, ossia una classifica che
divide le impresi per la loro capacità di soddisfare il loro interesse (dalla A alla D); questo condiziona anche
il prezzo dell’interesse. In particolare, la tabella serve quando il prestito è chiesto ai risparmiatori, quando
questi non hanno gli strumenti/competenze per calcolare il rischio di default dell’impresa. Nella classifica
un’azienda non può essere più alta della classifica dello stato in cui si trova la propria sede finanziaria.
L’interesse può anche dipendere dal capitale monetario richiesto (C0). Per calcolare l’interesse bisogna
moltiplicare il capitale monetario per il tasso % interesse (r) fratto cento per il numero dei mesi diviso 12 (si
può dividere anche solo per 1200). Se si parla di giorni si usano gli stessi fattori fratto 36.500.

IL GRUPPO AZIENDALE:

L’impresa sana mira a crescere sempre di più, operando in modo economico. Questa crescita può avvenire
internamente con programmi di investimenti (comprando stabilimenti o macchinari o assumendo più
personale), oppure esternamente con l’acquisizione di altre aziende preesistenti (comprando società in
fallimento o altro). Quest’ultimo metodo porta alla formazione del gruppo aziendale. Si definisce come un
gruppo costituito da un insieme di aziende giuridicamente autonome ma gestite secondo un unico
interesse generale. C’è quindi una pluralità di soggetti giuridici ma un unico soggetto economico, e questo
viene definito come capogruppo o holding. Il gruppo aziendale può essere diretto o indiretto: nel primo
una società le possiede tutte direttamente, mentre è detto indiretto solo quando un’azienda possiede
percentuali di una terza azienda e questa ha una parte anche un’altra azienda.

L’IMPRESA IN FUNZIONAMENTO:

Nel ciclo della gestione c’è uno scambio continuo tra denaro e prodotto. Si parte da un finanziamento con
il quale si fanno acquisizione dei fattori produttivi che fanno aumentare i fattori e i costi. In seguito, si
passa alla trasformazione con un aumento dei prodotti e una perdita dei fattori per poi sfociare alla
vendita dove abbiamo una perdita di prodotti in cambio di denaro. Può essere osservato sotto tre aspetti:

1) Tecnico: flussi di beni e/o servizi determinati costi e ricavi


2) Finanziario: flussi di denaro in entrata o in uscita o flussi di debiti/crediti che subiscono
temporaneamente i movimenti denaro
3) Economico: flussi di costi per acquisto di fattori produttivi e flussi fi ricavi per vendita dei prodotti.

Le operazioni aziendali possono essere considerate: per come si aggregano in attività, funzioni e processi
(ORGANIZZAZIONE) e per gli effetti finanziari e/o economici che originano (RILEVAZIONE).

ATTIVITA’, FUNZIONI, PROGRESSI:

Le attività sono classi di operazioni elementari realizzate in successione, utilizzando risorse (input) per
produrre un output definito per un cliente interno/esterno. Si possono aggregare più attività omogenee dal
punto di vista tecnico e rispetto a fattori produttivi usati, conoscenze e competenze richieste per il loro
svolgimento—FUNZIONI. Ma si possono aggregare anche più attività omogenee rispetto al fine perseguito
(ma che si differenziano per fattori produttivi utilizzati, conoscenze e competenze tecniche richieste)—
PROCESSI.
L’IMPRESA IN FUNZIONAMENTO (2):

Aspetto finanziario ed economico è lo stesso fenomeno ma sotto due punti di vista diversi.

1) La gestione deve portare alla creazione di utilità (aspetto economico).


2) L’attività di produzione viene sviluppata grazie alla funzione svolta dal denaro che non entra nella
combinazione produttiva, ma ne permette la realizzazione (aspetto finanziario).

Quest’ultimo riguarda i flussi di denaro, in entrata o in uscita, e quelli che sostituiscono temporaneamente
il denaro (crediti e debiti). Nell’aspetto economico invece analizzare le cause che hanno originato i valori
finanziari. Ogni singola operazione aziendale può provocare dei movimenti nei valori finanziari o nei valori
economici. Questo comporta delle variazioni economico/finanziarie. Nelle variazioni finanziarie possono
avere segno positivo (variazione attiva VF+) oppure con segno negativo (variazione passiva VP-).
Ugualmente succede nelle variazioni economiche. Tutto questo dipende ovviamente se si acquista o se si
vende la propria merce.

FASE DEL FINANZIAMENTO:

 Il capitale proprio è la base di un’azienda . Dal punto di vista finanziario può succedere che dei soci
apportino del denaro contante (banconote/assegni…) oppure solo una parte di esso, legato alla
quota minima da versare. L’impresa va in credito con i soci portando ad una variazione finanziaria
attiva. Mentre sotto l’aspetto economico c’è un’aggiunta di capitale sociale creando variazioni
economiche attive.
 Capitale con capitale di terzi . Dal punto di vista finanziario abbiamo un’entrata di denaro (o nel
conto bancario o in contante) portando una variazione attiva. D’altro canto, si ha un debito di
finanziamento verso terzi (mutui passivi, debiti vs banche, debiti vs soci…) e da qui scaturisce una
variazione passiva.

PROSPETTI FONTI/IMPIEGHI: solitamente questo viene fatto il 31-12. Si crea una tabella di bilancio. Per
impieghi si intende qualunque bene economico di proprietà dell’impresa e a disposizione per sviluppare la
sua attività (tutte le possibili destinazioni delle fonti) mentre, per fonti si intendono i finanziamenti
dell’impresa, destinate in base alla provenienza tra mezzi propri e mezzi terzi (cioè causa di afflusso di
capitale nell’impresa).

L’IMPRESA IN FUNZIONAMENTO (3):

La fase dell’acquisizione dei fattori produttivi: in questa fase l’impresa acquisisce beni economici (beni e
servizi) necessari per svolgere l’attività produttiva. Detti beni economici prendono il nome di fattori della
produzione o fattori produttivi specifici. A tal fine, viene impiegato il capitale monetario ottenuto tramite
la fase dei finanziamenti. L’acquisizione di tali risorse sui mercati di approvvigionamento implica
l’instaurarsi di rapporti con i fornitori di beni e servizi. Questi possono essere diversi a differenza del
periodo in cui si è oppure se il mercato è nazionale o internazionale o cosa si vuole vendere. I fattori
produttivi specifici sono in funzione della destinazione che il fattore verrà ad avere nella combinazione
produttiva. Si creano due gruppi: i fattori a fecondità ripetuta che cedono gradualmente nel tempo la loro
utilità, cioè partecipano all’attività produttiva aziendale ripetutamente e in modo continuo; questi possono
essere beni materiali (macchinari…) oppure non materiali (brevetti, marchi, software…). Questi vengono
dette immobilizzazioni tecniche. Accanto a questi ci sono immobilizzazioni finanziarie con l’acquisto di
azioni o obbligazioni e le vuole conservare sul medio lungo-termine. L’altra categoria prende il nome di
fattori a fecondità semplice e cedono interamente la loro utilità all’attività produttiva aziendale in una sola
volta in modo completo e immediato. Essi sono: le materie prime (ingredienti o pezzi di qualcosa…),
materie di consumo, lavoro, l’energia elettrica/gas/acqua.
Utilizzo:

I fattori a fecondità ripetuta sono fattori pluriennali che vengono consumati per più anni, in più cicli.
Mentre i fattori di fecondità semplice sono detti fattori d’esercizio perché consumati entro un anno o in un
periodo breve di tempo. I fattori a fecondità ripetuta sono anche detti come strutturali, perché
costituiscono un vincolo nelle scelte, influenzando che cosa e come viene prodotto. Al contrario i fattori di
fecondità semplice sono chiamati correnti o disponibilità, perché contribuiscono ad una base mobile della
produzione, creando scelte più varie.

Velocità di circolazione degli investimenti:

I fattori a fecondità ripetuta sono detti a lento ciclo di realizzo o immobilizzazione, perché il capitale
monetario investito ritorna in forma monetaria in tempi lunghi e in modo indiretto, tramite ed entro i limiti
dei ricavi di vendita. I fattori a rapido ciclo di realizzo sono i fattori a fecondità semplice perché il capitale
investito ritorna in forma monetaria nel breve periodo tramite ed entro limiti dei ricavi di vendita

Rispetto all’utilizzo:

Sono a spesa anticipata i fattori a fecondità ripetuta perché occorre avere la disponibilità prima di avviare
la fase della trasformazione. Mentre i fattori a fecondità semplice possono essere a: spesa anticipata
(materie prime) il cui acquisto serve per produrre, o a spesa posticipata (energie elettriche o il lavoro) il cui
acquisto è contestuale all’utilizzo .

PROCESSO DI APPROVIGIONAMENTO:

FLUSSO DOCUMENTALE: si parte dal fornitore per l’acquisto di beni/materie, e dopo aver stretto accordi
con l’acquirente la merce viene trasportata al magazzino, dove viene controllata e ispezionata dal capo
magazzino. Il buono di carico è lo stoccaggio delle materie che vengono divise nel magazzino. In seguito (o
all’arrivo della merce) il fornitore manda la fattura, che è un documento fiscale necessario al pagamento
della merce. Il pagamento può essere fatto con casse o banche o come è stato stretto l’accordo.

Se l’acquisizione di un fattore produttivo avviene tramite un’operazione di compravendita nel mercato di


approvvigionamento, il documento probatorio sarà dato da una fattura o da un atto notarile nel caso di
beni immobili. Il documento commerciale emesso dal fornitore è la fattura. Viene emessa entro la data di
effettuazione dell’operazione di scambio ossia la spedizione o la consegna (fattura immediata) o entro 15
giorni del mese successivo rispetto a quello di consegna (fattura differita)se i beni sono accompagnati da
documenti di trasporto.

ASPETTO FINANZIARIO ED ECONOMICO:

Nella fase di impiego si distinguono i fattori produttivi a fecondità ripetuta, che vengono pagati in denaro o
in banca c/c; ma i fattori possono essere a fecondità semplice pagati in dilazione con debiti ai fornitori.
Costo d’acquisto: quantità di mezzi monetari di cui l’impresa si priva per ottenere la disponibilità del fattore
produttivo; l’utilità totale del fattore produttivo.

Come pagare la fattura: (1)

Il regolamento del debito verso il fornitore può avvenire in varie forme, tra cui: cassa o in contanti (-denaro)
(-debiti ai fornitori) oppure tramite bonifico o giroconto bancario (banca c/c) (-debiti ai fornitori). La
differenza tra questi due quando, nell’ultimo caso il compratore e il venditore hanno la stessa banca, nel
primo caso invece no. Un’altra forma di pagamento è un assegno bancario. Si può pagare la fattura tramite
l’assegno circolare, che è una forma più sicura di pagamento rispetto all’assegno bancario.
LA FASE DELLA TRASFORMAZIONE:

Si tratta dell’insieme delle operazioni attuate per l’attuazione del processo produttivo ossia della
combinazione produttiva. Può essere fisica, nel tempo o nello spazio. È sempre una trasformazione in
senso economico, ossia l’utilità dei fattori produttivi utilizzati si trasforma in unità dei prodotti allestiti. È
importante perché ci sono utilizzo fattori produttivi a fecondità ripetuta dove c’è una cessione parziale e
graduale di utilità al prodotto; questo consumo prende il nome di costo di utilizzazione. Mentre nei fattori
produttivi a fecondità semplice la cessione dei prodotti avviene totale e immediata, e ugualmente il
consumo prende il nome di costo di utilizzazione, che non è altro è il valore che perdono i fattori produttivi
dopo il loro sfruttamento. Tramite esso otteniamo il nostro prodotto.

1) Nel lungo termine tutti i fattori cedono tutta la loro utilità ai prodotti, cioè vengono consumati
completamente. COSTI D’ACQUISTO=COSTI DI UTILIZZAZIONE
2) Nel breve termine solo per i fattori a fecondità ripetuta e talvolta per i fattori a fecondità semplice
a spesa anticipata. COSTI D’ACQUISTO diverso COSTI DI UTILIZZAZIONE
3) Nel breve termine, per i fattori a fecondità semplice a spesa posticipata e talvolta per i fattori a
fecondità semplice a spesa anticipata. COSTI D’ACQUISTO=COSTI DI UTILIZZAZIONE

FATTORI PLURIENNALI:

Il costo di acquisto dei fattori pluriennali è il prezzo pagato al fornitore ossia è il valore di scambio.
Quest’ultimo è espressione dell’utilità totale attribuita al fattore nel momento in cui entra nell’impresa. Il
costo di acquisto è misurato dall’uscita di denaro. Il costo di utilizzo dei fattori pluriennali è determinato in
via soggettiva. Per soggettiva si indica il consumo del fattore a fecondità ripetuta durante un periodo; cioè
indica quanta utilità viene ceduta dal fattore a fecondità ripetuta, in fase di trasformazione, prodotto
durante quello specifico periodo. Questo prende il nome di ammortamento o quota d’ammortamento.

Come si determina l’ammortamento? Tutti i fattori pluriennali hanno una vita fisica determinata da un
logorio causato dal tempo, dall’utilizzo o dalla condizione di impiego, ma hanno anche una vita utile
determinata dal logorio economico o obsolescenza che dipende da: progresso tecnico scientifico
(obsolescenza diretta) o dal cambio nei gusti e negli interessi dei consumatori (obsolescenza passiva) o
ancora altri fattori (come cambiamenti normativi). Individuare la vita utile può richiedere stime molto
complesse, pertanto si può ricorrere a :

 Perizie di esperti (situazione accademica, quasi irreale)


 Ipotesi semplificatrici (utilizzo costante nel tempo e una completa cessione di utilità del fattore a
fecondità ripetuta durante tutta la sua vita utile)

Metodo 1:

Costo di acquisizione, detto anche costo storico, diviso gli anni di vita utile. Il risultato è la quota di
ammortamento annua del macchinario (valore soggettivo perché influenzato dalla scelta dei gestori).

Metodo 2:

Costo storico moltiplicato al coefficiente d’ammortamento (si intende il valore percentuale della capacità
del macchinario nel numero di anni).

FATTORI CORRENTI A SPESA ANTICIPATA—il costo d’acquisto è l’espressione dell’utilità totale attribuita al
fattore produttivo, pari al prezzo di acquisto pagato. L’impresa deve provvedere al loro
approvvigionamento prima dell’inizio della vita dell’impresa e successivamente a intervalli di tempo, in
base alle politiche aziendali. Costo di utilizzazione f.f.s. prende il nome di consumo, è un valore soggettivo
e si determina considerando le rimanenze di quello specifico fattore corrente.
Vendita di prodotti

Nell’aspetto finanziario: un aumento di credito verso i clienti (variazione finanziaria attiva). Mentre sotto
l’aspetto economico: ricavi di vendita (variazione economica attiva).

Incasso di parte dei crediti verso clienti

Aspetto finanziario: aumento del conto bancario (variazione finanziaria attiva), ma c’è un aumento di
crediti verso i clienti (variazione finanziaria passiva).

Risultato economico: è il guadagno dell’azienda ed è la differenza tra il totale degli impieghi e il totale delle
fonti; se non è presente o va in negativo, l’azienda ha una perdita economica.

CICLO DELLA GESTIONE:

 ricchezza consumata: f.f.s.(materie prime, energia, lavoro) e f.f.r. (impianti, arredi)


 ricchezza creata: prodotti allestiti e venduti e prodotti allestiti ma non venduti

CONTABILITA’:

Per calcolare questo dato si necessita della ragioneria.

Rilevazione o accounting: studia la conversione dei fenomeni aziendali in valori attraverso strumenti e
tecniche contabili e la successiva riconversione dei valori in andamenti economici attraverso un processo
interpretativo indispensabile alla gestione.

Contabilità generale: è un sistema di rilevazione (o scrittura) contabile. Il sistema è un insieme di scritture


tra loro coordinate e riguardanti un determinato oggetto complesso. Serve a rilevare il complesso di valori
finanziari ed economici generati dalle operazioni di gestione esterna. Il suo fine è la continua conoscenza
delle operazioni che vengono compiute e, quindi, il continuo controllo sull’aspetto finanziario, economico e
patrimoniale della gestione e la determinazione del risultato economico e del capitale di funzionamento. Si
avvale del metodo della partita doppia e dello strumento del conto. La partita doppia è un metodo di
registrazione, cioè un metodo di rilevazione dei fatti amministrativi. Consistete, quindi, in un insieme di
norme/regole che consentono un’uniforme tenuta delle scritture (secondo determinate forme e modalità).
Non è un sistema di scrittura/sistema contabile, ma è un insieme di regole. Viene così chiamato perché
considera un duplice aspetto:

 aspetto finanziario: movimenti del denaro (banca o cassa), debiti e crediti di funzionamento (sono
le stesse imprese a fare debiti) e debiti e crediti di finanziamento (è l’impresa che chiede prestiti).
 aspetto economico: costi e ricavi o di variazione del capitale di rischio.

Come si rileva?—attraverso il conto: a ciascun aspetto viene accesa una serie di conti che funzionano in un
modo antitetico (conto economico e finanziario). È quindi una serie di scritture relative a un dato oggetto,
variabile e misurabile, aventi lo scopo di rilevarne la dinamica e misurarne la consistenza in un
determinato momento. Si presenta con un prospetto a due sezioni dove in uno vengono registrate le
variazioni positive e nell’altre le variazioni negative. Le due sezioni vengono chiamate corrispettivamente
e convenzionalmente DARE e AVERE. Questo serve per monitorare i movimenti di denaro (se ne possono
creare diversi per organizzare e dividere i valori finanziari che vogliamo monitorare). L’insieme dei conti
forma il mastro o libro mastro. Per questo, vengono detti mastrini (ogni sua parte).
TERMINOLOGIA:

 Intestare il conto: fissare l’oggetto e la denominazione (detta titolo)


 Aprire un conto: effettuare la prima registrazione
 Tenere un conto: proseguire le rilevazioni nel conto
 Addebitare un conto: inscrivere una variazione di un conto nella sezione DARE
 Accreditare un conto: inscrivere una variazione di un conto nella sezione AVERE
 Stornare o girare una partita da un conto: eliminare da un conto una quantità (iscrivendola nella
sezione opposta) e trasferirla in un altro conto
 Saldo del conto: eccedenza nella sezione dare rispetto alla sezione avere (saldo dare o viceversa
saldo avere)
 Chiudere un conto: determinare i totali delle sezioni dare e avere del conto, ottenere per differenza
il saldo del conto ed inscriverlo nella sezione d’importo minore per eguagliare il totale dare e avere
 Conto acceso: il saldo del conto è diverso da zero
 Conto spento: il saldo del conto è uguale a zero

PRINCIPI DELLA FATTURA DOPPIA:

1^ principio—ogni operazione è osservata sotto due aspetti (la causa e l’effetto)

- Aspetto originario=aspetto finanziario (denaro come valore numerico certo, debiti/crediti di


funzionamento come valori numerari assimilati e debiti/crediti di finanziamento)
- Aspetto derivato=aspetto economico (costi e ricavi, finanziamenti con mezzi propri)

2^ principio—per ogni aspetto di osservazione esiste una serie di conti (duplice serie di conti)

- Conti finanziari: denaro contante, debiti e crediti di funzionamento e di finanziamento


- Conti economici: di reddito e di capitale

3^ principio—ogni conto ha due sezioni: una per le variazioni aumentative e una per le variazioni
diminutive

4^ principio—regola dell’antitesi: prevede il funzionamento opposto dei due serie di conti: le variazioni
dello stesso segno nei due aspetti sono accolte in sezioni opposte dei conti appartenenti alle due serie.

- In ciascun conto le variazioni di segno opposto debbono essere inscritte in sezioni opposte. Le due
serie di conti funzionano in maniera antitetica, cioè i conti delle due serie accolgono le variazioni
dello stesso segno in sezioni opposte.

5^ principio—uso della stessa moneta di conto

- Totale degli importi inscritti nelle sezioni DARE dei conti= totale degli importi scritti nelle sezioni
AVERE dei conti

Conti finanziari: conti accesi a valori numerari certi, valori di credito e valori di debito

Conti economici: conti accesi a valori di capitale di rischio e valori di reddito (costi e ricavi)

Registri o libri contabili:

Uso del libro mastro: rileva i movimenti dei singoli oggetti in modo sistematico—piano dei conti (insieme di
tutti mastrini), in Italia non esiste un piano dei conti definito o standard/obbligatorio. Accanto al libro
mastro si ha il libro giornale: rileva le operazioni di gestione in ordine cronologico.
PRELIEVO DAL C/C BANCARIO BNL DI 500 EURO E LORO DEPOSITO NELLA CASSA AZIENDALE

È un fatto di gestione interna o esterna? C’è stata una variazione finanziaria? Esiste un documento
probatorio? Sì

Qual è l’aspetto finanziario? Quale valore finanziario o quali valori finanziario variano?

1- Identificare il tipo di valore finanziario che muta e il segno__diminuzione del denaro nel c/c e un
aumento nella cassa dell’azienda.

Creazione del mastrino “cassa” per monitorare questo e un altro per il denaro nella banca “banca c/c”

Valutare l’importo della variazione. 500

Stabilire l’apposita sezione del conto (partita doppia) denaro in cassa vf+ dare o banca c/c vf- avere

IL LIBRO GIORNALE

Il libro giornale è formato dai singoli articoli in partita doppia e può essere redatto in forme diverse:

1- Giornale all’italiana
2- Sistema meccanografico

Ad ogni fatto amministrativo corrisponde, in ordine cronologico:

- una registrazione o rilevazione o articolo in partita doppia. Nella rappresentazione grafica nelle
prime due colonne si indicano i codici attribuiti ai conti interessati. Nella parte centrale nella riga
uno il numero progressivo della registrazione data e nella seconda riga i nomi dei conti interessati
(lato sinistro i conti in dare a destra gli avere preceduti de “@” per dividerli).

PRELIEVO DAL C/C BANCARIO UNICREDIT DI 900 E LORO INVESTIMENTO DI 100 NEL C/C BNL E PER 800 NEL
C/C CARIGE

Nelle ultime due colonne si indicano gli importi (nella prima i parziali nel secondo i totali). L’articolo riporta
anche una breve descrizione del fatto amministrativo. Se un articolo coinvolge più conti in una sezione
(dare e avere) questi vanno indicati con la notazione diversi ed elencati successivamente uno per riga.

FASE DEL FINANZIAMENTO

Processo di variazione contabile. Momento prioritario d’osservazione con cui si avvia il processo di
rilevazione contabile—manifestarsi di una variazione finanziaria + esistenza di un documento probatorio. Se
non esiste una variazione finanziaria o esiste una pezza giustificativa si ha una gestione interna che può
essere oggetto di rilevazioni in altre componenti del sistema aziendale. Se invece sono presenti si deve
registrare in coge e in seguito di identificare il tipo di valore finanziario che varia e il segno della variazione.
In seguito, individuare il conto (mastrini) in cui la variazione deve essere registrata (denaro in cassa, debiti
verso i fornitori). Bisogna anche valutare l’importo della variazione. E come quarto punto bisogna stabilire
l’apposita sezione del conto.—ASPETTO FINANZIARIO

Identificare la causa della variazione e il relativo segno e individuare il conto o i conti di contropartita. Poi
bisogna valutare l’importo della variazione e stabilire la apposita sezione del conto (partita doppia).—
ASPETTO ECONOMICO
Quest’ultimo può anche non esistere se si è di fronte a una permutazione finanziaria.

Bisogna poi verificare la regola della partita doppia, relativamente ai conti attivati per l’operazione

totale dare =totale avere

l’ultima fase è ricopiare l’operazione nel libro giornale.

Piani dei conti (in progress)

 Crediti verso soci


 Capitale sociale

Bisogna usare gli stessi nomi per le operazioni per non creare disagi nell’organizzazione dei conti.

LE RILEVAZIONI DI FINE ESERCIZIO

Gestione, periodo amministrativo ed esercizio

L’insieme delle operazioni di gestione riferite a un periodo amministrativo (di solito corrisponde all’anno
solare) viene definito esercizio.

L’arbitraria scissione dei valori, per la loro natura avvinti da complesse relazioni economiche i cui effetti
oltrepassano il singolo periodo amministrativo, avviene per :

 Conoscere l’andamento della gestione


 Obblighi imposti dalla legge
 Remunerare capitale di pieno rischio

Al termine di ciascun periodo amministrativo l’impresa procede alla redazione di prospetti di sintesi
dall’andamento della gestione posta in atto nel periodo amministrativo appena concluso. Il bilancio
d’esercizio è costituito da:

 Stato patrimoniale: fotografia del capitale (impieghi e fonti) all’istante in cui viene interrotto in
modo immaginario il ciclo della gestione (alla fine periodo amministrativo).
 Conto economico: sintesi dei flussi di costi e ricavi di competenza economica d’esercizio.
 Rendiconto finanziario: sintesi dei flussi finanziari dell’esercizio.
 Nota integrativa: documento di descrizione e commento.

STATO PATRIMONIALE

-ATTIVO: capitale di funzionamento lordo—insieme dei beni economici a disposizione di diritto e di fatto
dell’impresa per il suo funzionamento a una determinata data.

-PASSIVO: la passività sono delle obbligazioni verso terzi. Capitale netto o patrimonio netto—è un capitale
di proprietà dell’impresa, ed è anche un valore astratto e incerto.

L’equazione di bilancio: ATTIVO = PASSIVITA’ + CN (CN = ATTIVO-PASSIVITA’)

Dal confronto tra CN esiste all’inizio del periodo amministrativo e CN alla fine dello stesso periodo,
scaturisce il risultato economico (o reddito) d’esercizio che:

- Rappresenta l’incremento o il decremento che, in un determinato periodo amministrativo, il


capitale netto di un’impresa subisce per effetto delle operazioni della gestione
- Può essere:
 UTILE D’ESERCIZIO
 PAREGGIO D’ESERCIZIO
 PERDITA D’ESERCIZIO

Si tratta di:

 Un valore, poiché può essere osservato esclusivamente da un punto di vista quantitativo.


 Un valore astratto, in quanto non è incorporato in specifici elementi del patrimonio aziendale.
 Un valore intermedio, perché scaturisce da un processo non oggettivo di valutazione attuato alla
fine del periodo amministrativo.
 Una grandezza flusso, in quanto si riferisce a un insieme di operazioni attuate durante il periodo
amministrativo; può essere anche definito come la differenza tra il flusso dei ricavi e dei costi di
competenza economica del periodo preso in considerazione.

PRINCIPIO DI COMPETENZA ECONOMICA

Definisce le condizioni che vengono assunte per individuare i costi e i ricavi da considerare pertinenti (cioè
di competenza) a un dato periodo amministrativo, dalla differenza dei quali scaturisce la misura del
risultato economico d’esercizio attribuibile al periodo medesimo. Il risultato d’esercizio si qualifica come
economico, in quanto il fluire continuo della gestione viene interrotto virtualmente per stimare le unità
consumate e le unità ottenute, quindi il valore creato o distrutto nel periodo amministrativo considerato e
le correlate rimanenze di valori.

CONTO ECONOMICO (anno n)—valore della produzione ottenuta e costi della produzione ottenuta e
risultato d’esercizio.

Durante un periodo amministrativo l’impresa, utilizzando i fattori della produzione (costo della produzione
ottenuta), ha sviluppato un’attività che si è concretizzata nella produzione ottenuta nell’esercizio (valore
della produzione ottenuta).

L’applicazione del principio di competenza economica comporta la necessità di considerare:

la correlazione tra costi e ricavi (o causa/effetti) che può creare:

 Un flusso di utilità consumata che crea costi di utilizzazione con conseguenti costi di competenza
economica scaturendo poi nei costi della produzione ottenuta (con eventuali correlazioni nel VP).
 Un flusso di utilità ottenuta nello svolgimento dei processi produttivi creando ricavi di competenza
economica, quando sono realizzati, cioè si è concretizzato lo scambio sul mercato ossia c’è stato il
passaggio di proprietà (beni mobili: consegna/spedizione, immobili: passaggio di proprietà con atto
notarile, servizi: servizi reso).

La manifestazione finanziaria non rileva il valore della produzione ottenuta.

DETERMINAZIONE COSTI E RICAVI DI COMPETENZA

Nel corso dell’esercizio, nella contabilità generale tramite la partita doppia si rilevano i fatti
amministrativi di gestione esterna, secondo il criterio della manifestazione finanziaria,
indipendentemente dalla competenza economica. Diverso, alla fine dell’esercizio, la finalità della contabilità
generale è la determinazione del risultato economico d’esercizio e del capitale di funzionamento. Ai fini
della rilevazione delle scritture della partita doppia, si considera prima l’aspetto economico e per
derivazione l’aspetto finanziario (a volte quest’ultimo è assente).

Conto economico: differenza tra il valore della produzione ottenuta e il costo della produzione ottenuta. È
costituito dalla somma dei consumi dei fattori produttivi nell’esercizio ossia dai costi di utilizzazione.
Stato patrimoniale: valori correlati e operazioni incompiute nei periodi precedenti e che troveranno
completamento nel futuro, valori sospesi e trasferiti agli esercizi successivi. Sulla base dei costi di acquisto
sostenuti e di quanto è rimasto al 13/12 si determinano.

Non confondere la contabilità generale, ossia le rilevazioni contabili a libro mastro e a libro giornale, con il
bilancio d’esercizio.

1. rilevazioni in corso d’esercizio—durante l’anno, sulla base della manifestazione finanziaria e di un


documento giustificativo.
2. Scritture di assestamento—fatte alla chiusura di esercizio, per rispettare il principio di competenza
economica.
3. Scritture di epilogo—chiusura dei conti economici senza ripresa di saldo, per determinare il
risultato economico.
4. Scrittura di chiusura—chiusura generale dei conti con ripresa di saldo
5. Redazione del bilancio d’esercizio—stato patrimoniale (versione sintetica) conto economico
(gestionale), rendiconto finanziario, nota integrativa.
6. Scrittura di riapertura—riapertura generale dei conti con ripresa di saldo

Ripresa di saldo: natura/tipologia dell’oggetto a cui quel conto che è intestato, perché ci sono mastrini che
si riferiscono ai valori finanziari.

SCRITTURE DI ASSESTAMENTO

- Manifestazione della variazione finanziaria nell’esercizio


- competenza economico dell’esercizio.

Se la risposta è in entrambi no—non ho effettuato alcuna rilevazione in Co.Ge. Se la risposta è sì no si ha


una scrittura rettifica di storno (eliminare costi e ricavi non di competenza). Se la risposta è si si non si ha
nessuna rettifica di quanto rilevato in co.ge. Infine, se la risposta è no si necessitiamo di rettifiche di
imputazione (aggiungere costi e ricavi di competenza).

VALORE DELLA PRODUZIONE OTTENUTA

(parte della fattura e magazzino pieno)

Inventario fisico—quanti e quali prodotti sono rimasti invenduti (scorte o giacenze)

1. Valore in euro rimanenze finali prodotti > valore in euro rimanenze iniziali prodotte, cioè durante
l’esercizio sono stati venduti solo parzialmente i prodotti allestiti nell’esercizio. I prodotti invenduti
incrementano le rimanenze finali di magazzino.
2. Valore in euro delle rimanenze finali dei prodotti < variazione in euro rimanenze iniziali prodotte,
cioè tutti i prodotti sono stati venduti a parte quelli che rappresentavano le rimanenze del
magazzino

Non si è in grado di identificare e datare la merce precisamente. Bisogna fare delle ipotesi di rotazione del
magazzino. Si ipotizza che il ciclo degli scatoloni sia regolare.

 Il metodo LFO (last in, first out) assume che la quantità installate più recentemente siano le prime a
essere vendute per cui restano in magazzino le merci più vecchie.
 Il metodo FIFO (first in, first out) assume che la quantità installate meno recentemente siano le
prime a essere vendute, per cui le merci più “nuove” restano in magazzino
COSTI DELLA PRODUZIONE OTTENUTA

Alla fine del periodo amministrativo:

Si verifica la quantità di materie prime rimaste in magazzino e si provvede alla sua valutazione.

- Può succedere che le materie prime comprate quest’anno si aggiungano al magazzino, quindi il
valore delle rimanenze aumenta. Valore in euro di rimanenza finali MP > valore in euro delle
rimanenze iniziali MP.
- Valore in euro di rimanenze finali MP < valore in euro rimanenze iniziali MP, cioè sono stati
utilizzati tutti i fattori acquistati nell’esercizio e parte di quelli che costituiscono le rimanenze iniziali
del magazzino.

Consumo dei fattori a fecondità ripetuta:

 ammortamento Ffr o quota di ammortamento Ffr

costo di utilizzazione ffr nel breve termine.

Le quote di ammortamento si possono considerare:

- sotto l’aspetto economico


- Sotto l’aspetto patrimoniale
- Sotto l’aspetto finanziario

 Fondo ammortamento Ffr: misura l’utilità già ceduta dai ffr ai prodotti dal momento della sua
acquisizione, è una posta rettificativa di natura economica volta a correggere il costo storico dei ffr.

Consumo dei fattori a fecondità semplice a spesa posticipata

Si può verificare che i fattori a fecondità semplice a spesa posticipata UTILIZZATI non abbiano ancora dato
luogo alla VF- che ne misura il costo d’acquisto.—per il principio di competenza economica il costo di questi
fattori:

 Deve essere inserito nei costi della produzione ottenuta dal conto economico
 Viene misurato da un debito presunto nei confronti dei fornitori dei fattori (da rappresentare nel
passivo dello stato patrimoniale).

DEBITI PRESUNTI

- Per imposte sul reddito (1)


- Per ratei passivi (2)

(1) Imposte sul reddito: si tratta di servizi (ordine pubblico, giustizia, difesa, viabilità…) che tutte le imprese
utilizzano per svolgere le loro attività di produzione. Sono determinati e forniti dallo Stato o direttamente o
tramite amministrazioni pubbliche. È un tipo di fattore della produzione anomalo, in quanto l’impresa lo
utilizza sempre, ma per disposizione di legge costituisce un costo della produzione ottenuta (IMPOSTE SUL
REDDITO). Solo se segue un risultato economico d’esercizio, siccome l’impresa prima usa il fattore servizi
resi dall’organizzazione pubblica e dopo eventualmente lo acquista.

COSTO DI UTILIZZAZIONE=COSTO D’ACQUISTO

Si determina il risultato economico d’esercizio e solo se è positivo, si calcolano le imposta sul reddito e per
un identico importo l’impresa diventa debitrice verso lo stato (debiti tributari o per imposte).
Al 31/12

- Imposte sul reddito => VE-


- Debiti tributari =>VF-

(2)Può verificarsi che l’impresa si renda conto che abbia utilizzato e reso a terzi servizi che si caratterizzano
per il fatto:

1) Di essere servizi di prestazione continuativa ossia servizi utilizzati e resi senza soluzione di
continuità con riguardo a un intervallo di tempo. (es. uso del denaro, uso di un immobile…)
2) Che l’intervallo di tempo inerente alla prestazione a cavallo tra due esercizi. Il pagamento può
avvenire o tutto prima o tutto dopo. Si è quindi al 31/12.

Se si paga alla fine si ha un pagamento posticipato. Per il principio di competenza economica al 31/12
bisogna calcolare:

 Costo di utilizzazione del servizi (fitti passivi—conto economico)


 Debito presunto (verso il proprietario del magazzino)—RATEO PASSIVO (stato patrimoniale)

Fitti passivi: VE-

Ratei passivi: VF-

Se fosse l’impresa a rendere un servizi a terzi (locazione di un proprio fabbricato, prestiti a dipendenti,
acquisto titoli obbligazionari…).-- Investimento finanziario. Esempio le compagnie assicurative,
supermercati o i tour operator…

L’impresa al 31/12 non ha ancora riscosso il relativo compenso. Occorre calcolare il componente positivo di
reddito di competenza economica (VE+ nel conto economico) e il credito presunto: rateo attivo (VF+ nello
stato patrimoniale).

Quota di competenza: spesa anticipata del prodotto fatta nel/i mese/i dell’anno n in cui utilizziamo il
furgone. Nell’anno n+1 bobbiamo fare il risconto attivo moltiplicando il costo del contratto con i due mesi
dell’anno nuovo e dividendo per il numero di mesi totali. Fitti passivi di competenza dell’esercizio totale
del costo di contratto meno il risconto attivo.

—mastrino fitti passivi—

18 000 in dare @ 12 000 avere

Cosa succede nell’anno 1+n?

Tra i componenti del capitale vi è anche il Risconto attivo di 12 000 che fa riferimento al contratto di
noleggio stipulato in data 1/12/n e pagato anticipatamente. Nei primi mesi dell’anno n+1, il furgone è stato
utilizzato. Nell’anno n+1 occorre:

- Comprendere tra i costi di competenza economica del C/Econ il costo del noleggio per due mesi
- Eliminare il risconto attivo (altrimenti si rinvia il costo a n+2)

RATEI
Sono crediti o debiti presunti che sorgono in seguito a prestazioni di servizi a carattere continuativo che
iniziano in esercizio e si concludono in un esercizio successivo e il pagamento dei quali è stabilito avvenga
in via posticipata—sono valori finanziari.

I RISCONTI

Può verificarsi che l’impresa abbia utilizzato e reso servizi a terzi che si caratterizzano per il fatto:

- Di essere servizi a prestazione continuativa, ossia servizi utilizzati e/o resi senza soluzione di
continuità con riguardo a un intervallo di tempo.
- Che l’intervallo di tempo inerente alla prestazione è a cavallo tra due esercizi.

I risconti sono dunque costi sospesi (di fattori acquistati ma non utilizzati) o ricavi sospesi che sorgono in
seguito a prestazioni di servizi a carattere continuativo che iniziano in esercizio e si concludono in un altro
esercizio successivo e il prezzo dei quali è stato pagato o riscosso in via anticipata. QUESTI RISCONTI SONO
VALORI ECONOMICI

L’IMPRESA E IL RISCHIO

Il rischio è connaturato all’attività di impresa. Dipende dal fatto che l’impresa decide oggi, sostenendo costi
di struttura certi, per operare domani, sostenendo costi correnti e conseguendo ricavi incerti. I costi
correnti e i ricavi dipendono da condizioni operative incerte:

 Domanda di prodotti
 Offerta di fattori
 Tecnologie
 Concorrenza
 Nome di riferimento
 Fenomeni naturali

In generale per le imprese il rischio è di sviluppare la gestione in modo non economico e, quindi, di subire
delle perdite d’esercizio che erodono il capitale proprio. Per far fronte a questi eventuali effetti economici
negativi (perdita d’esercizio), l’impresa può creare delle riserve di utili.

Più nel particolare, i rischi, relativi a specifiche imprese in relazione a particolari attività che svolgono o a
particolari modalità di svolgimento di certe operazioni di gestione, potrebbero provocare effetti economici
negativi (cioè oneri) in esercizi futuri. Per far fronte ad eventuali effetti economici negativi, l’impresa può
trasferire l’onere del rischio: nello spazio e nel tempo.

Come ridurre la probabilità di manifestazione dei rischi:

 Previsioni più affidabili


 Considerazione del rischio nella valutazione degli investimenti e nelle scelte
 Di convenienza
 Rafforzamento dei punti di forza aziendali
 Selezione e differenziazione dell’attività
 Condivisione di iniziative e investimenti
 Aumento della flessibilità delle risorse

L’onere del rischio particolare può essere collegato al fatto che al 31/12:

 non sono ancora stati riscossi i crediti di funzionamento concessi ai clienti per vendite a dilazione
(=RISCHIO DI INESIGIBILITA’);
 per i prodotti venduti nel corso dell’esercizio con garanzia, non è ancora scaduto l’obbligo di
intervento per riparazione/sostituzione del prodotto o restituzione del prezzo pagato (=RISCHIO
DI INTERVENTO SU PRODOTTI IN GARANZIA)
 non è ancora stata emessa la sentenza di una causa giudiziaria che vede coinvolta l’impresa
(=RISCHIO CONTENZIOSO LEGALE)

Trasferimento dell’onere del rischio nello spazio

Avviene su base contrattuale, cedendo a terzi gli eventuali futuri effetti negativi di operazioni attuate
nell’esercizio, ad esempio stipulando un contratto di assicurazione. L’impresa sostiene anticipatamente un
costo d’acquisto di un servizio (misurato da una VF- certa) di durata pari al periodo di copertura
assicurativa (premio assicurativo)—al 31/12 il relativo costo di utilizzazione partecipa alla formazione in
conto economico per la parte di competenza.

La compagnia assicurativa s’impegna a risarcire il danno nel caso in cui si manifesti l’evento negativo.

Trasferimento dell’onere del rischio nel tempo

Al 31/12 si stima l'onere del rischio (di insolvenza o per intervento su prodotti venduti con garanzia). Si
trattiene parte del flusso del valore della produzione ottenuta ossia si imputa a carico dell'esercizio un
costo non monetario (accantonamento a fondo rischi), per poter costituire un fondo rischi da usare in
futuro nel caso si manifesti il rischio con i relativi effetti economici negativi. Non si sostiene un costo certo
(come avviene, invece, nel caso del contratto di assicurazione). Si anticipano a carico dell’esercizio possibili
effetti economici negativi tramite l'accantonamento a fondi rischi. Avviene internamente all’impresa
mediante il processo di autoassicurazione—si evita la formazione di utile, trattenendo nell’impresa una
parte del valore della produzione ottenuta (ricchezza prodotta) che si userà nel caso si verifichi l’evento
negativo temuto. L’impresa si autoassicura ponendo a carico dell’esercizio un costo presunto
(accantonamento a fondo rischi) misurato da una VF- presunta (fondo rischi) da rappresentare nello stato
patrimoniale. È un costo misurato non da un’uscita di denaro, ma da una VF- presunta. È un COSTO NON
MONETARIO.

L’INDIPENDENZA TRA ESERCIZI

L’interruzione fittizia della gestione aziendale, caratterizzata da unitarietà nel tempo e nello spazio,
determina la necessità di valutare il capitale di funzionamento e provoca, come conseguenza, che i risultati
economici riferiti ai periodi amministrativi siano indipendenti. A titolo esemplificativo, influenzano il
risultato economico dell’esercizio in chiusura e dell’esercizio successivo:

 la valutazione delle rimanenze di magazzino


 la stima degli oneri dei rischi particolari da trasferire nel tempo
 la presenza di servizi a prestazione continuativa a cavallo tra due esercizi utilizzati o venduti
dall’impresa

Utilizzo dei fondi rischi: non influenza il risultato economico d’esercizio, perché il CN rimane invariato
(quindi non si hanno riflessi sul conto economico). Nessun effetto sul risultato economico d’esercizio (CN
invariato) e quindi nessun riflesso sul Conto economico, si verifica solo un utilizzo parziale del fondo.
Utilizzo parziale del fondo rischi

Il FGP (fondo garanzia prodotti) residuo:

- può essere tenuto a disposizione per il futuro, eventualmente integrandolo con un ulteriore
accantonamento a fine esercizio;
- può essere eliminato—la ricchezza trattenuta nell’anno “n” incide sul risultato economico
dell’anno “n+1”(diminuiscono le passività e conseguentemente aumenta il CN e quindi il risultato
economico d’esercizio; si hanno pertanto riflessi anche sul conto economico).

PRINCIPI DI VALUTAZIONE DEL CAPITALE DI FUNZIONAMENTO

L’incertezza del risultato economico d’esercizio

Questa è dovuta alla soggettività delle valutazioni di alcuni elementi del capitale di funzionamento. Per
limitarla l’economia aziendale detta dei principi di valutazione:

1) Principio di competenza economica


2) Principio di continuità dell’attività aziendale
3) Principio di prudenza
4) Principio di costanza dei criteri di valutazione

2-Si basa sull’ipotesi che l’impresa continui la sua attività di produzione—la valutazione del capitale di
funzionamento deve essere effettuata nell’ipotesi che tutto ciò che appare al 31/12 nello Stato
Patrimoniale abbia il suo compimento nelle operazioni dei successivi esercizi. Diverso dalla cessione (o
liquidazione).

3-Si fonda sull’ipotesi che venga adottato un comportamento razionale da parte di chi valuta il capitale di
funzionamento. Le valutazioni devono avvenire all’interno di un intervallo di razionalità o intervallo dei
valori ragionevoli che in condizione di normalità sono:

 Valore Max—VALORE di PRESUNTO REALIZZO


 Valore Min—VALORE di COSTO

Il valore di costo consiste nel costo d’acquisto (ffr e ffs acquistati) o nel costo di produzione (prodotti
allestiti o ffr costruiti in economia).

Invece il valore di presunto realizzo può essere:

 Diretto, per ciò che è destinato alla vendita (prodotti e merci): si prende come riferimento il futuro
presunto prezzo di vendita, dal quale vengono detratti i costi strettamente connessi alla vendita (es.
costi di trasporto, di distribuzione, ecc.).
 Indiretto, per ciò che non è destinato alla vendita (ffr e ffs): è una quota parte del presumibile
prezzo di vendita dei prodotti che si otterranno con l’utilizzo di quei fattori.

L’applicazione del principio della prudenza porta a valutare i componenti dell’attivo al minore dei valori
ragionevolmente attribuiti e i componenti del passivo al maggiore dei valori ragionevolmente attribuibili .

- Rimanenza di prodotti—minor valore tra costo di produzione e presunto valore di realizzo dei
prodotti.
- Rimanenze di materie prime—minor valore tra costo di acquisto e valore di presumibile realizzo
indiretto (quota parte del presunto prezzo di vendita dei prodotti).
- Fondi rischi—maggior percentuale di accantonamento

Ciò previene “risultato economico d’esercizio prudenzialmente determinato”, evitando anticipazioni di


utili non ancora eseguiti.
4-Per rendere il risultato economico d’esercizio comparabile nel tempo e nello spazio, è necessario
mantenere invariati i criteri di valutazione nei diversi periodi amministrativi, salvo casi eccezionali.

RISERVE

Riserve non palesi

Si formano in sede di determinazione dell’utile d’esercizio, se non vengono rispettati i principi di


valutazione, prevenendo a un capitale netto sotto/sopravvalutato rispetto a quello prudenzialmente
determinato.

1- Riserve occulte
2- Riserve potenziali
3- Annacquamento di capitale

Adozione dei principi di valutazione:

1) Riserve palesi—determinare il maggior risultato economico d’esercizio prelevabile, senza


compromettere l’integrità del CN (capitale netto)
2) Mancata adozione dei principi di valutazione che comporta sottovalutazione o
sopravvalutazione del capitale netto e non dei singoli componenti del capitale di
funzionamento. Si creano così:
 Riserve non palesi (CN <o> al CN prudenziale)
 Riserve occulte (CN sotto min razionale)—occultare utile d’esercizio per evitarne la
distribuzione.
 Riserve potenziali (CN sopra min razionale, ma nell’intervallo di razionalità)—evidenziare le
potenzialità dell’impresa, anticipando utili che dovrebbero essere di competenza di esercizi
futuri.
 Annacquamento di capitale (CN sopra il max razionale)—occultare perdite d’esercizio o
risultati economici d’esercizio non soddisfatti.

Capitale economico

È quel capitale che evidenzia la prospettiva di redditività dell’impresa, la sua attitudine a produrre
reddito nel tempo. È generalmente determinato in occasione di operazioni straordinarie (quotazioni in
Borsa, cessione d’impresa, fusioni, scissioni, ecc.).

Riassumendo:

1) Capitale d’apporto—capitale apportato dai soci con cui si dà avvio alla gestione d’impresa
2) Capitale economico—capitale che incorpora le prospettive di redditività dell’impresa (W=R/i)
3) Capitale di funzionamento netto—capitale determinato a fine esercizio dell’impresa in
funzionamento.
4) Capitale di liquidazione—capitale determinato in sede di cessione dell’impresa

EQUILIBRIO ECONOMICO, REDDITIVITÀ ED AUTOFUNZIONAMENTO

Equilibrio economico— R= C+X

- R= ricavi di competenza economica


- C= costi di competenza economica
- X= risultato economico d’esercizio

Se l’impresa opera con equilibrio economico, l’impresa ha redditività—stabilizzata attitudine a remunerare


in modo congruo tutti i fattori della produzione, compreso il capitale con il vincolo del pieno rischio.
L’equilibrio economico si sviluppa sotto due condizioni:

 ENTITÀ: il flusso dei ricavi di competenza economica deve essere tale da coprire i costi di
competenza economica e permette un congruo margine di reddito.
 TEMPO: la condizione di entità deve essere prospettica (equilibrio economico a valere nel tempo)

Se un esercizio chiude in perdita, non è detto che l’impresa sia priva di redditività. Può remunerare il
capitale di pieno rischio utilizzando le riserve utili.

Le riserve utili (palesi)

Creano una relazione tra reddito d’esercizio e redditività d’impresa, in quanto: sintomo di redditività
passata e volano per la redditività futura. Comportando vantaggi di tipo:

 Economico—fattore di stabilizzazione della capacità remunerativa del flusso dei ricavi d’esercizio.
 Patrimoniale—fattore di solidità del patrimonio.
 Finanziario—danno luogo al fenomeno dell’autofinanziamento.

Autofinanziamento

In senso proprio o stretto si risparmiano gli utili dell’esercizio (cioè l’utile d’esercizio che l’impresa ha
deciso di non distribuire).

In un senso più ampio, tramite il metodo indiretto, chiamato anche endofinanziamento o reddito
spendibile: Risultato economico d’esercizio + costi non monetari (costi che non hanno generato un
deflusso monetario). Trova la sua origine nel fatto che a formare il risultato economico concorrono costi e
ricavi di competenza economica classificabili in:

 COSTI MONETARI e NON MONETARI


 RICAVI MONETARI e NON MONETARI

Secondo il metodo diretto, l’autofinanziamento in senso ampio è dato da: Ricavi monetari – Costi monetari

Considerando ancora l’autofinanziamento in senso ampio:

- Si crea nel corso dell’esercizio.


- Si quantifica in occasione della determinazione del risultato economico d’esercizio.
- Si consolida con il risparmio di utili (formazioni di riserve).
- Permane nell’impresa in funzione dell’uso dei fondi e della destinazione delle risorse .

L’autofinanziamento permane nell’azienda fino a quando:

 L’utile destinato a remunerare il capitale di pieno rischio non viene distribuito.


 Le riserve costituite con l’utile risparmiato non vengono utilizzate per la copertura perdite o
remunerazione del capitale con il vincolo del pieno rischio.
 La ricchezza trattenuta nell’impresa a fronte dei costi non monetari non viene utilizzata.

COSTI NON MONETARI

Ammortamenti: il flusso finanziario permane nell’impresa fino a quando non si provvede al rinnovo dei
fattori a fecondità ripetuta ammortizzati.

Accantonamenti: il flusso finanziario permane nell’impresa fino a quando non si verifica l’evento per cui si
era provveduto a effettuare l’accantonamento. (esempio: FSC e FGP)

L’autofinanziamento in senso ampio o endofinanziamento si realizza anche quando l’impresa chiude


l’esercizio in pareggio o in perdita, se la perdita è inferiore ai costi non monetari.
L’impresa che risparmia utili ha validità economica propria (diversa dalla vitalità economica riflessa) si dice
economicamente vitale, ossia risulta dotata di solidità patrimoniale ed economica. Ha quindi la capacità di
autofinanziarsi, trattenere mezzi finanziari già acquisiti e acquisire nuovi mezzi finanziari (quelli onerosi
più facilmente e a condizioni più vantaggiose). Questa è la condizione di economico finanziamento,
determinata dalle redditività netta che, di conseguenza crea le condizioni per l’economico finanziamento.

In presenza di utili risparmiati (cioè non distribuiti e accantonati a riserva), affinché l’impresa possa essere
considerata economicamente vitale, occorre che l’utile risparmiato provenga dal REDDITO OPERATIVO
CARATTERISTICO (ossia dalla gestione CARATTERISTICA).

STRUTTURE DI CONTO ECONOMICO

Le operazioni attuate dall’impresa possono essere raggruppate in classi omogenee:

aree gestionali (aree della gestione)

 Caratteristica—operazioni che identificano l’oggetto tipico dell’attività economica realizzata


dell’impresa (input-trasformazione-output).
 Extra-caratteristica—operazioni di investimento di disponibilità finanziarie, generate dalla
gestione, in attività caratteristiche (investimenti immobiliari e/o finanziamento medio/lungo
termine).
 Finanziaria—operazioni di copertura del fabbisogno finanziario e di investimento della liquidità
(nel breve termine).
 Straordinaria—operazioni aventi manifestazione non ricorrente (es. dismissione ffr).
 Tributaria—operazioni connesse all’impostazione fiscale sui redditi generati dall’impresa.

Gestione totale (vita aziendale): reddito totale d’impresa.

Gestione parziale (periodo amministrativo--- esercizio): configurazioni di reddito parziale (nel tempo),
configurazioni di reddito parziale (nel tempo e nello spazio)—determinati dalla formazione del risultato
economico d’esercizio:

- Risultato dell’attività caratteristica


- Modalità di finanziamento
- Integrazione/assorbimento di ricchezza dell’area extra-caratteristica
- Esistenza di componenti straordinari di reddito
- Livello di fiscalità

Conto Economico a costi e ricavi della produzione ottenuta con risultati lordi

Valore della produzione ottenuta caratteristica Ricavi di vendita +/- Variazione della rimanenza di prodotti
Costo della produzione ottenuta caratteristica Costi di utilizzazione di fattori a fecondità semplice
caratteristici + Costi di utilizzazione di fattori a fecondità ripetuta caratteristici + Accantonamenti a fondi
rischi:

Reddito (o Risultato) operativo caratteristico + Proventi extra-caratteristici - Oneri extra-caratteristici


Reddito (o Risultato) operativo globale + Proventi finanziari - Oneri finanziari
Reddito (o Risultato) corrente o ordinario + Proventi straordinari - Oneri straordinari
Reddito (o Risultato) lordo prima delle imposte o Reddito (o Risultato) globale lordo - Imposte sul reddito
(Oneri tributari)

Reddito netto d’esercizio o Risultato economico d’esercizio


Conto Economico a costi e ricavi della produzione ottenuta con risultati lordi

Valore della produzione ottenuta caratteristica ................... Costo della produzione ottenuta
caratteristica ...........

Reddito (o Risultato) operativo caratteristico Operating Income + Proventi extra-caratteristici - Oneri extra-
caratteristici

Reddito (o Risultato) operativo globale o Utile operativo EBIT (Earnings before interests and taxes) +
Proventi finanziari - Oneri finanziari

Reddito (Risultato) corrente o ordinario + Proventi straordinari - Oneri straordinari

Reddito (o Risultato) lordo prima delle imposte o Reddito (o Risultato) globale lordo EBT (Earnings before
taxes) - Oneri tributari (Imposte sul reddito)

Reddito netto d’esercizio o Risultato economico d’esercizio. Net Income—BOTTOM LINE

Conto economico a valore aggiunto

Si prende come riferimento l’area gestionale caratteristica e si classificano i ricavi caratteristici per natura e
i costi caratteristici in classi omogenee per provenienza, per ottenere:

 Il VALORE AGGIUNTO CARATTERISTICO, dato dalla differenza tra il valore della produzione
ottenuta caratteristica e il costo di utilizzazione dei fattori produttivi a fecondità semplice acquisiti
esternamente ed impiegati per produrre—rispetto alla sua formazione, rappresenta il valore
dell’impresa, grazie alle sue capacità interne, aggiunge al valore dei materiali e servizi acquisiti
esternamente.
 Il MARGINE OPERATIVO LORDO CARATTERISTICO, dato dalla differenza tra valore aggiunto
caratteristico e costo del lavoro.

Per le altre aree gestionali: si classificano ricavi e costi per natura

Conto Economico a valore aggiunto

Valore della produzione ottenuta caratteristica - Costo di utilizzazione di materiali e servizi acquisiti
all’esterno

Valore aggiunto caratteristico (Value Added) - Costo di utilizzazione del lavoro

Margine operativo lordo caratteristico (EBITDA Earnings before interests, taxes, depreciation, amortization)
- Ammortamenti - Accantonamenti a fondi rischi

Reddito operativo caratteristico o Margine operativo netto caratteristico … Reddito operativo globale o
Utile operativo o Margine operativo netto EBIT (Earnings before interests and taxes) … Reddito corrente …
Reddito lordo prima delle imposte EBT (Earnings before taxes) … Reddito netto d’esercizio

Vedi struttura “Conto Economico a costi e ricavi della produzione ottenuta con risultati lordi” per
denominazioni alternative delle configurazioni di reddito.
Analisi del valore aggiunto

Rispetto alla sua destinazione, rappresenta la ricchezza da destinare a:

 Personale – struttura organizzativa (costo del lavoro)


 Struttura tecnica (ammortamenti e accantonamenti)
 Finanziamenti esterni – struttura finanziaria (oneri finanziari)
 Amministrazioni pubbliche – struttura pubblica (oneri tributari)
 Proprietari (utile d’esercizio)

ANALISI DELLA REDDITIVITÀ

Consiste nell’analisi delle capacità dell’impresa di generare reddito e comporta la costruzione e


interpretazione di opportuni indici di bilancio, quali:

- L’indice di redditività netta


- L’indice di redditività operativa
- L’indice di redditività delle vendite
- Il tasso medio di onerosità dell’indebitamento

L’indice di redditività netta o tasso medio di redditività netta

ROE = return on equity = Rn/N (Rn = reddito netto) (N = capitale netto medio del periodo)

Esprime il tasso di rendimento del capitale netto mediante investimento nell’impresa del periodo; cioè
misura la capacità dell’impresa di remunerare il capitale proprio.

L’indice di redditività operativa o tasso di rendimento del capitale mediamente investito nell’area
operativa caratteristica nel periodo

ROI = return on investment = Ro/Ko (Ro = reddito operativo caratteristico) (Ko = capitale caratteristico
medio del periodo)

Esprime il reddito medio operativo caratteristico per ogni euro investito nell’attività caratteristica; cioè
misura la capacità dell’impresa di remunerare il capitale investito nell’attività caratteristica, prescindendo
dalle scelte di finanziamento.

Scomposizione dell’indice di redditività operativa

ROI = Ro/Ko = Ro/V x V/Ko (V = Indice di redditività delle vendite ROS (Return on Sales): Reddito operativo
caratteristico generato da ogni euro di Ricavi di vendita).

La redditività operativa espressa dal ROI può essere ottenuta per il tramite di azioni:

 sui margini (espressi dal ROS).


 sulle quantità delle vendite rispetto al capitale investito (espresse dal tasso di rotazione del capitale
investito).

Tasso di rotazione del capitale investito (numero delle volte in cui Ko “ruota” nel corso dell’esercizio, cioè si
rigenera in relazione ai valori dei ricavi di vendita).

Tasso medio di onerosità dell’indebitamento

i = Of/DbOnerosi (Of = oneri finanziari) (Db Onerosi = indebitamento oneroso medio nel periodo)—ossia
il capitale con il vincolo del rischio limitato che l’impresa remunera esplicitamente con il pagamento di
interessi passivi. ESPRIME IL COSTO MEDIO DELL’INDEBITAMENTO
Si tratta di indici “medi”

- Ro, Rn, V, Of sono FLUSSI


- Ko, N, DbOnerosi sono STOCK

LE DETERMINANTI DELLA REDDITIVITÀ NETTA

L’impresa opera in assenza di:

 Gestione extra-caratteristica
 Gestione straordinaria
 Pressione fiscale

K = Ko Rn = Ro – Of

L’impresa fa ricorso all’indebitamento e le passività sono rappresentate solo da debiti onerosi

DbOnerosi = K – N

Da ciò deriva che il ROE è determinato da:

 Rendimento attività caratteristica


 Modalità di finanziamento degli investimenti
- ROI
- i
- K/N
- Effetto leva finanziaria o effetto leverage—effetto dell’indebitamento sulla redditività netta

Considerando che:

ROE = Rn/N Rn = ROE x N

ROI = Ro/K Ro = ROI x K

i = Of/ K-N Of = i x (K-N)

Rn = Ro - Of

ROE x N = ROI x K – i x (K-N) =

ROE x N = ROI x K – i x K + i x N =

ROE x N = i x N + K x (ROI -i) =

EQUAZIONE REDDITUALE: ROE = i + K/N x (ROI -i)

L’effetto della leva finanziaria lo vediamo in: K/N x (ROI - i)

Formula alternativa per l’effetto della leva finanziaria: ROE = ROI + D/N x (ROI - i)

D = debiti = K-N

Effetto di leva finanziaria

Se la redditività del capitale investito nell’attività caratteristica (ROI) è superiore al tasso di onerosità
dell’indebitamento (i), conviene indebitarsi ulteriormente ossia conviene finanziare nuovi investimenti
ricorrendo al capitale di terzi (proprio per sfruttare l’effetto leva positivo). In tal modo la redditività del
capitale proprio (ROE) aumenta. Al contrario, se ROI<i, conviene diminuire l’indebitamento per contenere
l’effetto leva negativo.
La redditività netta e la redditività operativa rappresentano una situazione ottimale se ROE > ROI > i

Ma in una situazione ottimale:

- Il differenziale tra ROI e i deve essere adeguato. Perché?


- Si deve verificare ROE > i in quanto non è sufficiente che ROE sia maggiore uguale di i. Perché?

Interpretazione degli indici di redditività

È necessaria per comprendere la situazione nella quale l’impresa si trova a operare, definire gli obiettivi da
raggiungere in futuro e individuare le azioni da intraprendere per conseguire gli obiettivi prefissati. A tal
fine, è possibile confrontare gli indici di redditività:

 Nell’ambito della stessa impresa;


 Con riferimento a uno stesso esercizio, ponendo in relazione i diversi indici (ROE con ROI con i; ROE
con ROI; ROI con i; ROE con i);
 Nel tempo, valutando la tendenza di ciascun indice o confrontando i rendimenti sperati con quelli
ottenuti;
 Nello spazio, cioè ponendo a confronto diverse imprese:
 ROE— ROE derivante da investimenti alternativi con lo stesso profilo di rischio. Se il profilo
di rischio è differente, occorre tenerne conto nella valutazione.
 ROI— ROI derivante da imprese concorrenti che operano nello stesso settore (e che,
quindi, svolgono la stessa attività caratteristica) o ROI medio del settore.

LE DETRMINANTI DELLA REDDITIVITA’ OPERATIVA

La redditività operativa (espressa dall’indice ROI) dipende da alcune caratteristiche della gestione
riconducibili a:

 Condizioni di attività
 Condizioni di efficienza e di efficacia o competitività
 Condizioni di elasticità (o flessibilità)

Condizioni di attività: riguardano il che cosa e il quanto produrre. Cosa produrre? Dipende dalle idee e dalle
capacità imprenditoriali che si esprimono nell’impresa, attrattività del business cioè dove c’è più richiesta,
le risorse di cui l’impresa è a disposizione e dalle combinazioni produttive attivate in base a scelte che
possono essere di diversificazione o di specializzazione. Per quanto riguarda il quanto produrre, invece,
dipende dal dimensionamento dell’impresa. Riguarda la definizione della capacità produttiva dell’impresa,
che dice: numero massimo di unità di prodotto che l’impresa può allestire in un certo intervallo di tempo e
date certe condizioni operative (es numeri di turni al lavoro, caratteristiche ffr, ecc.). Il quanto produrre
dipende principalmente da:

- Previsioni di domanda/offerta di mercato


- Economie di scala o di dimensione (riduzioni di costi unitari di produzione che si ottengono
installando capacità produttive maggiori)
- Punto di pareggio (break-even point)

COSTI FISSI e COSTI VARIABILI

Se si considera un determinato intervallo di rilevanza definito da:

 Il breve periodo (intervallo temporale di rilevanza)


 La capacità produttiva esistente e non modificabile nel breve periodo (intervallo o area di rilevanza
in termini di quantità/volumi producibili)
I costi, quindi, possono essere divisi in:

 COSTI FISSI—restano invariati al variare della quantità prodotta e venduta q (es. ammortamento,
canoni di locazione, ecc.)
 COSTI VARIABILI—si modificano (proporzionalmente, più che proporzionalmente, meno che
proporzionalmente) al variare delle quantità prodotta e venduta q (es. materie prime)

Incidenza dei costi fissi sul costo unitario di produzione

La capacità produttiva può essere sfruttata completamente oppure solo in parte.

Produzione effettiva x 100 = grado di utilizzo della capacità produttiva

Considerando una data capacità produttiva installata, se aumenta il grado di utilizzo della capacità
produttiva (ossia aumenta la quantità di prodotti allestita), diminuisce l’incidenza dei costi fissi sul costo
unitario di produzione—economia di assorbimento dei costi fissi/economia di volume/economia di
saturazione della capacità produttiva.

Break-even analysis o analisi costi-volumi-risultati

L’analisi del punto di pareggio presenta quattro variabili fondamentali:

- Il prezzo p
- La quantità allestita e venduta q
- I costi variabili unitari v
- I costi fissi totali CF

E consente di conoscere:

- Il punto di pareggio
- Il margine di sicurezza
- Il risultato economico obiettivo o utile obiettivo
- Gli effetti dell’analisi di sensibilità del risultato economico (what if analysis)

IL PUNTO DI PAREGGIO (break even point)

Il punto di pareggio rappresenta la quantità di prodotto allestita e venduta (qx) a partire dalla quale i ricavi
totali (RT) superano i costi totali (CT), portando la gestione dapprima in pareggio e quindi in un’area di utile.

Siano p = prezzo unitario di vendita

v = costo variabile unitario

q = unità di prodotto allestite e vendute

Dato che l’utile è pari a:

RT – CT = p x q – (CF + CV) = p x q - (CF +v x q) = q x (p - v) – CF = 0

Di conseguenza: qx = CF/p-v

IL MARGINE DI SICUREZZA

Il margine di sicurezza (Sx) rappresenta la differenza tra la quantità effettivamente allestita e venduta e la
quantità corrispondente al punto di pareggio.

- In termini assoluti: Sx = q – qx
- In termini relativi: Sx = (q - qx)/q
Segnala la riduzione di quantità allestita e venduta sopportabile senza che l’attività produttiva entri in
un’area di perdita.

IL RISULTATO ECONOMICO OBIETTIVO (o UTILE OBIETTIVO)

Mediante il modello di analisi C-V-R, è possibile predeterminare quale dovrà essere la quantità allestita e
venduta q al fine del raggiungimento di un risultato economico obiettivo.

Se Reo = RE obbiettivo

Reo = RT -CT = RT – CV – CF = p x q - CF

q = Reo+ CF/p-v

ANALISI DI SENSIBILITÀ DEL RISULTATO ECONOMICO

Si può analizzare la sensibilità del risultato economico rispetto alle 4 variabili del modello di analisi C-V-R:

- Prezzo p
- Quantità allestita e venduta q
- Costi variabili unitari v
- Costi fissi totali CF

Data una situazione di partenza, si possono simulare gli effetti di una variazione di una o più delle 4 variabili
sul risultato economico (what if analysis).

Limiti dell’analisi C-V-R

 Implica il riferimento al breve termine;


 È statica, in quanto ipotizza l’invarianza dei costi variabili unitari e dei prezzi nel breve termine;
 Il volume della produzione rappresenta l’unico cost driver (= fattore determinante che ne muta
l’entità totale);
 La distinzione tra costi variabili e costi fissi (rispetto al volume di produzione) spesso non è
semplice;
 Trascura le scorte di prodotti ossia ipotizza che tutta la produzione ottenuta nel periodo sia
interamente venduta: RF = RI;
 Non permette di considerare il fattore tempo (es. il tempo necessario per raggiungere qx o per
conseguire l’utile obiettivo).

Condizioni di efficienza ed efficacia

Sono collegate a scelte su come realizzare il “che cosa” e il “quando”. Inoltre, riguardano le scelte di
convenienza economica attinenti ai processi di:

 Acquisizione dei fattori produttivi (input);


 Trasformazione dei fattori in prodotti;
 Vendita dei prodotti (output).

EFFICIENZA

Riguarda la capacità di ottimizzare il rapporto input/output.

- A parità di input, si tende a max output (>ricavi);


- A parità di output, si tende a min l’input (<costi).

Quindi l’efficienza è la capacità di realizzare la combinazione produttiva senza sprechi di risorse (tecniche e
umane) e di tempo.
Dipende principalmente:

 Dall’organizzazione del lavoro e della produzione


 Dall’innovazione tecnologica.

EFFICACIA (o competitività)

Fa riferimento alle condizioni con cui l’impresa opera nei mercati:

- Di approvvigionamento:
 Acquisto dei fattori produttivi dai fornitori a prezzi più bassi (<Costi);
 Ottenimento dai fornitori di migliori condizioni di acquisto (modalità e dilazione di
pagamento, qualità dei fattori produttivi, termini di consegna, ecc.);
- Di sbocco:
 Vendita di prodotti ai clienti a prezzi più alti (>Ricavi);
 Applicazione ai clienti di condizioni di vendita favorevoli all’impresa (in termini di
pagamento, consegna, ecc.).

Grazie alla capacità di realizzare prodotti più appropriati (dotati di maggiore valore d’uso) per i bisogni da
soddisfare l’impresa avrà un maggiore incremento di vendita.

Condizioni di elasticità

Riguardano la capacità di variare la produzione (quantitativamente e qualitativamente) per adattarla alla


domanda di mercato e all’offerta di fattori produttivi, secondo condizioni di convenienza economica e in
tempi adeguati rispetto alle esigenze derivanti dalle interazioni con l’ambiente, nonostante la rigidità della
struttura aziendale. La principale fonte di rigidità è legata all’impiego di fattori a fecondità ripetuta
(comportano CF e vincolano la gestione a realizzare specifici prodotti).

+ elasticità— < CF

Elasticità (flessibilità)

Per aumentare l’elasticità l’impresa può:

 Comprare ffr polivalenti (tecnologie dell’automazione flessibile);


 Introdurre nuovi modelli di organizzazione e gestione della produzione (es. just in time);
 Esternalizzare (outsourcing)
- Fasi di lavorazione (comprando da terzi prodotti semilavorati);
- Tutto il processo produttivo (limitandosi a commercializzare i prodotti);
- Servizi (es. manutenzione e riparazione, assistenza software, ecc.).

CONDIZIONI DI EFFICIENZA: focus sul costing

Perché serve conoscere il costo unitario di produzione del singolo prodotto?

- Valutare le rimanenze finali di prodotti


- Fissare il prezzo di vendita
- Determinare la convenienza economica tra produzione interna (make) e l’acquisto da
fornitori (buy) di un determinato prodotto.

Configurazioni di costo

Sono aggregazioni di classi di elementi di costo ossia derivano dalla somma progressiva dei valori degli
elementi di costo, al fine di evidenziare informazioni utili a supporto delle scelte gestionali.
Configurazioni di costo nelle imprese industriali (monoprodotto):

MATERIE PRIME

- + manodopera
- + servizi industriali

COSTO PRIMO

- + costo di trasformazione industriale

COSTO DI FABBRICAZIONE

- + costi commerciali
- + costi amministrativi è “di politica”

COSTO DI PRODUZIONE

- + oneri finanziari
- + oneri tributari

COSTO DI GESTIONE

- + oneri figurativi—ovvero che esprimono il consumo dei fattori produttivi impiegati nella
produzione per i quali l’impresa NON sostiene specifici costi monetari, secondo prezzi
contrattualmente determinati (il consumo di questi fattori produttivi non viene riportato in
conto economico). Esempio: uso dei locali dell’imprenditore o uso del lavoro
dell’imprenditore.

COSTO ECONOMICO-TECNICO (Necessario da base per la formazione del prezzo di vendita)

Nel COSTO PRIMO e COSTO DI FABBRICAZIONE bisogna valutare RF semi lavoratori e prodotti o decidere su
make or buy.

Nelle imprese multiprodotto per determinare le configurazioni di conto occorre classificare i costi dei
fattori utilizzati in base alla modalità di imputazione dei costi ai singoli prodotti che dipende da:

 La possibilità di misurare oggettivamente l’utilizzo di un fattore produttivo per l’allestimento di un


certo prodotto;
 La convenienza economica a fare questa misurazione

Si dividono, dunque, in costi DIRETTI e INDIRETTI

COSTI INDIRETTI

Sono consumi di fattori sostenuti esclusivamente per allestire un solo prodotto e attribuiti al singolo
prodotto in base a criteri oggettivi di calcolo in modo esclusivo.

Quantità consumata x prezzo unitario oppure modo esclusivo

COSTI INDIRETTI

Sono consumi di fattori sostenuti per allestire più prodotti e attributi al singolo prodotto in base a criteri
convenzionali.
RIPARTO

- A base unica—si ricorre a un unico parametro per attribuire i consumi di fattori del
prodotto.
- A base multipla—si suddividono i costi indiretti in classi omogenee, a ciascuna delle quali si
applica un parametro appropriato per attribuire i consumi di fattori al prodotto.

Esempi di basi di riparto:

 Ore manodopera diretta (h MOD) per i costi industriali;


 Ore macchina (h macchina) per i costi di manutenzione o per i costi industriali;
 Metri quadrati occupati per i costi di pulizia, di riscaldamento, di illuminazione;
 Numero ordini di vendita per i costi commerciali indiretti.

Come imputare un costo indiretto

- Individuare il costo indiretto da ripartire;


- Scegliere quale base di riparto adottare;
- Calcolare il coefficiente di riparto (totale dei costi da ripartire/totale base di riparto);
- Determinare la quota di costo da attribuire al prodotto considerato (coefficiente di riparto x
quantità della base riferita a ogni prodotto).

Configurazione di costo nelle imprese industriali (multiprodotto)

MATERIE PRIME

- + manodopera
- + servizi industriali diretti

COSTO PRIMO

- + costi diretti di trasferimento industriale

COSTO DIRETTO DI FABBRICAZIONE

- + costi commerciali
- + costi amministrativi e “di politica”

COSTO COMPLETO DI PRODUZIONE

- + oneri finanziari
- + oneri tributari

COSTO COMPLETO DELLA GESTIONE

- + oneri figurativi

COSTO ECONOMICO-TECNICO (serve da base per la formazione del prezzo di vendita)

Nel COSTO PRIMO e nel COSTO DI FABBRICAZIONE COMPLETO E DIRETTO bisogna valutare RF semi
lavoratori e prodotti o decidere su make or buy.

Nel COSTO COMPLETO DI PRODUZIONE bisogna confrontare i RE delle singole linee di prodotto.
EQUILIBRIO FINANZIARIO

Serve a mantenere costantemente in equilibrio le entrate e le uscite monetaria senza compromettere


l’equilibrio economico. È, quindi, la capacità prospettica di far fronte ai pagamenti, da effettuare in un
determinato periodo di tempo (uscite), con i mezzi monetari posseduti e con quelli che si otterranno dal
futuro svolgersi della gestione nel medesimo periodo (entrate).

La posizione di equilibrio finanziario si deve accertare a brevi intervalli di tempo e può considerarsi
raggiunta se: Fi + E = U + Ft

 Fi : fondo iniziale (al tempo i) di cassa e banca;


 E : entrate che si realizzeranno tra i----t per: vendita di prodotti, riscossione crediti, cessione ffr o
ricorso a finanziamenti;
 U : uscite che si sosterranno tra i----t per: acquisto di fattori in contanti, pagamento debiti
remunerazione finanziaria o rimborso finanziamenti;
 Ft : fondo finale (al tempo t) di cassa e banca.

Per raggiungere posizioni di equilibrio finanziario l’impresa può intervenire:

- sul volume e la distribuzione delle uscite:


 maggiori dilazioni di pagamento a fornitori;
 rinvio rinnovo di impianti e macchinari;
 rinnovo di debiti venuti a scadenza;
- sul volume e la distribuzione delle entrate:
 vendite in contanti;
 nuovi finanziamenti;
 dismissione di fattori della produzione.

Queste scelte possono comportare maggiori costi o mancati ricavi che possono compromettere l’equilibrio
economico.

Fabbisogno finanziario

È espresso dal totale degli impieghi che l’impresa ha in corso e che richiedono di essere finanziati
(IMPIEGHI=FONTI). Impieghi e fonti devono essere correttamente correlati: gli investimenti in capitale fisso
(impieghi realizzabili oltre l’anno) devono essere finanziati con finanziamenti durevoli, in quanto:

- hanno un tempo di realizzo lungo;


- il finanziamento deve avere una durata almeno pari a quella di ritorno in forma monetaria
(tramite i ricavi di vendita) dell’investimento.

Gli investimenti in capitale circolare lordo (impieghi realizzati entro l’anno) possono essere finanziati sia con
passività correnti sia con finanziamenti durevoli.

CAPITALE CIRCOLARE NETTO

È dato dalla differenza tra CCL e passività correnti.

Il capitale circolare netto (o net working capital) consente di valutare l’equilibrio della complessiva
struttura patrimoniale d’impresa, data dalla relazione tra fonti e impieghi totali di capitale. Il CCN, inoltre,
esprime la capacità dell’impresa di estinguere le passività a breve termine tramite il realizzo (diretto o
indiretto) di attività a breve termine.
 Se CCN > 0 – solvibilità finanziaria nel breve termine:
- Certa, se liquidità > passività correnti;
- Possibile, se liquidità < passività correnti
 Se CCN < 0 – tensioni finanziarie nel breve termine, in quanto i debiti a breve termine risultano
maggiori del CCL

Il decremento/incremento del denaro in cassa e banca c/c prende il nome di FLUSSO DI CASSA o
VARIAZIONE DI CASSA o VARIAZIONE DI LIQUIDITÀ.

Particolarmente rilevante è il flusso di cassa derivante dalla cosiddetta gestione corrente (operazione di
acquisto ffs-trasformazione- vendita; remunerazione di capitale di debito) p flusso di cassa operativo.

Dal risultato economico d’esercizio al flusso di cassa operativo

RISULTATO ECONOMICO D’ESERCIZIO: + costi non monetari

Autofinanziamento in senso ampio:

- - Crediti di funzionamento
- + Debiti di funzionamento
- - rimanenze

Tutto questo forma il CCN operativo

Flusso di cassa della gestione corrente o flusso di cassa operativo o operational cash flow.

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