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I FINI DELL’AZIENDA
La finalità principale è di tipo economico e consiste nella creazione di ricchezza ovvero
nel perseguimento dell’economicità. Si parte da un input che genera un output.
L’economicità si riferisce alla creazione di valore ed infatti è necessario che ci sia una
differenza positiva tra output e input:
Nelle diversi componenti dell’azienda
Nel breve come nel lungo termine
In chiave retrospettiva e prospettica
L’economicità è dunque la condizione necessaria al funzionamento dell’azienda che
deve garantire:
Durabilità all’interno di un ambiente mutevole
Autonomia a vivere senza interventi di sostegno e copertura
Equilibrio reddituale (ricavi e costi), finanziario (crediti e debiti) e monetario
(entrate e uscite)
Vale a dire che la ragion d’essere fondamentale dell’azienda sta nella sua capacità di
realizzare qualcosa (output), attraverso un processo di trasformazione, che valga più
delle risorse usate per ottenerle (input) e nel garantire la durabilità di tale situazione.
Input = fattori produttivi distinti tra risorse materiali, intangibili, umane, finanziarie, di
terzi e proprie.
Output = prodotti/servizi. Si distinguono tra interni (ricchezza prodotta dall’azienda in
un periodo) ed esterni (ricchezza generata per la comunità)
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IL SISTEMA AZIENDA
L’azienda si divide in:
Struttura = costituita dall’insieme dei fattori produttivi e dalle risorse tangibili e
intagibili, ovvero ciò di cui ha bisogno l’azienda per svolgere il suo lavoro (risorse
e fattori produttivi, umani e finanziari). Si tratta di una dimensione statica
(STOCK) che viene decisa dal soggetto economico.
Operazioni = attività e processi comportamentali ovvero il modo in cui vengono
impiegate le risorse. Si tratta della dimensione dinamica (DINAMICI O FLUSSO). È
necessario un coordinamento delle operazioni nello spazio, nel tempo e rispetto
agli obiettivi.
Si influenzano a vicenda.
Esempio: IBM nasce come produttore di hardware, ora è una software house. La sua
struttura produttiva è stata rivoluzionata.
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NASCITA DI UN’AZIENDA
Una società nasce quando i soggetti promotori l’iniziativa imprenditoriale stipulano un
contratto plurilaterale chiamato ATTO COSTITUTIVO. Questo atto:
Regola l’apporto di denaro, beni e lavoro come conferimento iniziale
Conferisce ai soci la proprietà sulla ricchezza creata a fronte del conferimento
di capitale di rischio
Definisce la distribuzione degli utili o meno
Nomina gli amministratori e l’Ad
La sua forma, pubblica o meno, dipende dal tipo di società creata.
Indipendentemente dal tipo di società scelto, le risorse che i soci mettono a
disposizione dell’azienda per lo svolgimento delle differenti attività imprenditoriali
costituiscono il capitale dell’azienda. Una volta che i soci procedono con i loro apporti,
le risorse conferite diventano proprietà dell’azienda che però riconosce alcuni diritti a
fronte di questi conferimenti.
I diritti che i soci acquisiscono riguardano la possibilità di scegliere i soggetti che
gestiranno le attività imprenditoriali e la proprietà sulla ricchezza che l’azienda sarà in
grado di realizzare nel tempo. Infatti, il capitale conferito dai soci rappresenta un
investimento che compiono nella speranza di una remunerazione futura che non è
stabilita e determinata in modo certa ma è incerta e variabile. Proprio per questo
motivo il capitale conferito dai soci oltre a chiamarsi capitale proprio, viene anche
chiamato CAPITALE DI RISCHIO. Tra l’altro le risorse che i soci conferiscono all’azienda
sono vincolate in modo permanente all’azienda e quindi possono non essere restituite.
Le azioni sono le parti in cui è suddiviso il Capitale sociale in una S.p.A.
La costituzione o l’aumento di CS avviene in più fasi:
Sottoscrizione
Versamento immediato del 25% dei conferimenti in denaro
Richiamo
Versamento
Nel caso in cui poi l’azienda necessiti di NUOVI CAPITALI, ci sono diverse strade
percorribili:
1. Ulteriore apporto di risorse da parte dei soci
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2. Re-investire gli utili generati non distribuendoli. In questo caso la ricchezza che è
stata generata non viene distribuita tra i soci ma viene reinvestita per far crescere la
società stessa. ES. nella società per azioni questa decisione viene presa
dall’Assemblea Ordinaria (diversa da quella straordinaria per il quorum differente).
All’interno dell’assemblea si decide a maggioranza per quote o per singola persona a
seconda del tipo di società.
Chi decide?
Quali fini persegue l’azienda?
Quali criteri guidano la produzione?
Come reperire le risorse (Umane, finanziarie e relazionali)
Prendiamo come esempio ipotetico il caso dell’Osteria Da Mi Pà:
1. Si tratta di un’azienda in cui inizialmente le quote sono in mano a due fratelli:
Achille che detiene il 70% e Giuseppe che detiene il 30%
2. Ad un certo punto Achille decide di voler prendere le redini dell’azienda e
acquista da Giuseppe il restante 30% delle quote societarie, concedendo poi il
10% alla moglie Sofia
3. Achille successivamente decide di andare in pensione. Si giunge dunque ad un
passaggio generazionale. Achille ha 3 figli nessuno dei quali però ha le
competenze necessarie per poter gestire autonomamente l’azienda: Andrea
infatti si trova negli Stati Uniti e si occupa d’altro, Elisabetta vive in italia ma non
in Veneto mentre Maria è laureata in Marketing.
4. Achille ha quindi davanti 2 opzioni: 1)vendere l’azienda-2)cambiare la struttura di
governance. Egli sceglie la seconda opzione
5. Gli obiettivi di questo passaggio generazionale sono dunque 1) che l’azienda
continui ad esistere e 2) che i figli vengano trattati allo stesso modo nella
spartizione delle quote.
6. Andrea riceve il 33%, Elisabetta il 33% e Maria il 33%. Il restante 1% viene
suddiviso tra Achille e Sofia. Dunque le quote sono pari ma la gestione
dell’azienda viene suddivisa in modo diverso
A questo punto nasce un consiglio di amministrazione in cui i ruoli vengono stabiliti
durante l’assemblea:
Achille assume il ruolo di Presidente della società essendo stato lui a farla
nascere
Viene nominato un Amministratore Delegato o CEO esterno alla famiglia e con
competenze specifiche nel settore
Tuttavia la famiglia vuole comunque avere un ruolo primario per quanto riguarda
la gestione dell’azienda e quindi Maria (la figlia che ha studiato Marketing)
assume il ruolo di consigliere esecutivo (ha potere decisionale e riceve un
compenso in quanto consigliere)
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Nel momento in cui si forma una società è necessario stabilire alcune regole
riguardanti:
Le responsabilità decisionali e le deleghe (stabilire chi prende le decisioni
riguardanti la società)
Il conferimento delle risorse da parte dei soggetti promotori (perizia di stima)
La remunerazione del denaro, lavoro, competenze e altre risorse
Si può dunque dire che le aziende sono un insieme di:
Soggetti che partecipano alla vita d’impresa
Contributi che essi apportano
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Tipologie di soci:
Maggioranza vs minoranza
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SOGGETTO ECONOMICO: una o più persone fisiche che determinano gli obiettivi di
fondo e la direzione di marcia (anche ricorrendo a deleghe) secondo forme aperte e
flessibili. I fattori che influenzano la direzione di marcia sono:
Capacità imprenditoriale e vitalità dei detentori di capitale di rischio
Capacità decisionale e competenze dei manager
Peso del capitale di rischio rispetto all’intero capitale investito
Peso del capitale di credito sull’intero capitale investito
Contributo dei dipendenti
SOGGETTO GIURIDICO: la società ha una sua personalità giuridica autonoma che la
rende centro di imputazione di diritti e di doveri distinti da chi detiene il potere
decisionale.
Coincidono o meno a seconda del tipo di società (es. azienda individuale coincidono-
società capitali sono separati)
FINI DELL’AZIENDA:
SHAREHOLDER VALUE MAXIMIZATION = massimizzare la soddisfazione degli
interessi del soggetto economico (azionisti) e il valore dell’azienda (persone che
hanno nei fatti il maggior potere decisionale, i cui interessi sono ritenuti prevalenti
nella specifica azienda)
STAKEHOLDER APPROACH = garantire un adeguato grado di soddisfazione degli altri
stakeholder (altri portatori di interessi nei confronti dell’azienda-es. clienti, fornitori,
dipendenti)
IMPRESA PADRONALE
Esempi: Benetton, Ferrero.
Si tratta di aziende in cui lo stesso soggetto esercita le funzioni generali di indirizzo e
risponde personalmente con il proprio capitale investito in azienda
Non si tratta di aziende piccole ma di aziende in cui la proprietà è concentrata in pochi
soggetti ed è stabile. Imprenditore (soggetto economico) detiene funzioni di governo e
di controllo (proprietà)
OBIETTIVO: massimizzare il profitto dell’imprenditore.
PUNTI DI FORZA:
Vis padronale (decide il padrone)
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CRITICITA’:
Debolezza finanziaria (fatica a reperire nuove risorse, non si tende ad integrare
nuovi soci per evitare di dover condividere il potere decisionale)
Debolezza manageriale
Accentramento del potere e delle competenze (ci possono essere lacune nelle
competenze del padrone che portano a perdere possibili occasioni-es. non
conoscenza dell’inglese
Interessi e valori extraeconomici. Molte famiglie detentrici di imprese padronali
hanno anche interessi e valori extraeconomici (famiglie che investono nel calcio per
dare prestigio al nome della famiglia)
Orizzonte temporale (problemi di successione)
Propensione al rischio (ad esempio se tutto il patrimonio familiare è investito
nell’azienda)
IMPRESA MANAGERIALE
Separa in modo chiaro i portatori di capitale di rischio (azionisti) e i manager.
Esistono dunque queste 2 figure ben precise:
AZIONISTI: apportano risorse finanziarie che dopo essere conferite diventano di
proprietà della società. Mirano alla massimizzazione del profitto
MANAGER: si tratta di figure professionali. Apportano le loro capacità professionali.
Il problema è che c’è un grande distaccamento tra i manager e i piccoli azionisti che
non hanno molto controllo su di lui. Di conseguenza il manager punta a
massimizzare la propria remunerazione (sanno di non avere carriera lunghissima e
di avere responsabilità importanti) e massimizzare la valorizzazione delle proprie
capacità. Questo genera un conflitto: mentre i manager guardano dunque al breve,
gli azionisti guardano al lungo periodo. Disallineamento: Manager puntano al
profitto nel breve periodo, società mirano alla crescita nel lungo periodo.
Manager hanno spesso conflitti di interesse.
Vantaggi:
.1.1.Finanziario: potenziale crescita illimitata
.1.2.Manageriale: elevata professionalità
Limiti:
.1.3.Opportunismo del manager
.1.4.Orientamento al breve periodo (riduzione investimenti)
.1.5.Mancanza azionista di riferimento
Diventa dunque fondamentale definire adeguati meccanismi di controllo per
evitare azioni di opportunismo del manager ad esempio
2. IMPRESA COMMUNITY O CONSOCIATIVA: compagine sociale numerosa (più
di quella padronale ma meno della Public Company) ed articolata. C’è un
nucleo ristretto di azionisti che detiene una quota rilevante (nocciolo duro)
Nessun singolo azionista ha il controllo.
C’è una quota significativa detenuta da operatori finanziari (banche, fondi
d’investimento) con prospettive di lungo periodo.
Altra quota spesso detenuta da persone con forti interessi nei confronti
dell’impresa (es. famiglia originariamente proprietaria)
Vantaggi:
.1.1.Lungimiranza (stabilità azionariato)
.1.2.Flessibilità finanziaria e possibilità di accedere al capitale a basso costo
.1.3.Azionisti sono interessati ad un controllo più puntuale dell’operato del
management (questo grazie alla presenza del nocciolo duro)
Limiti:
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CONSIGLIO DI SORVEGLIANZA:
Ha funzioni di controllo di legittimità e di merito sull’operato del CDA ed ha
diritto di veto sulle decisioni prese da quest’ultimo.
Nominato per 50% dall’assemblea degli azionisti mentre dal restante 50% dal
personale (compreso i dirigenti)
Nomina a sua volta il consiglio direttivo
CONSIGLIO DIRETTIVO:
Ha funzioni di gestione ordinaria e straordinaria, rappresentanza della società
verso l’stero
Informa il CdS circa obiettivi e risultati raggiunti
Nomina il CEO
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AZIENDA PUBBLICA
Si tratta di Comuni, Regioni, USL, ASL, scuole ecc.
Cambia l’obiettivo: non più massimizzare il valore delle imprese ma SODDISFARE
BISOGNI PUBBLICI E COLLETTIVI.
Il soggetto economico: i cittadini pagano le tasse che vanno alle aziende pubbliche le
quali offrono ai cittadini stessi i servizi. I cittadini inoltre eleggono i politici che a loro
volta eleggono i dirigenti delle aziende pubbliche. Soggetto economico è l’insieme di
queste 3 figure.
Elevato grado di complessità di governo e difficoltà di valutare i risultati raggiunti.
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CASO NEXI
Trasformazione e quotazione dei titoli sul mercato azionario.
All’inizio struttura fortemente concentrata, quasi padronale. Successivamente il fondo
private equity di maggioranza diluisce la sua partecipazione. Questo avviene perché si
verifica un aumento del capitale. Ora 37% flottante, fondo Mercury passa da 92% a
60%. Cambia la struttura proprietaria e vengono introdotti i comitati. Prezzo di vendita
delle azioni dipende. C’è un price range pre-quotazione. Nexi propone una forchetta di
prezzo di vendita per ciascuna azione. In seguito ai roadshows viene fissato il prezzo di
vendita definitivo. Prezzo delle azioni Nexi viene valutato 9.
VALORE CONTABILE = patrimonio netto contabile. Quanto è scritto nel bilancio
CAPITALIZZAZIONE = valore di mercato del patrimonio della società. Numero di azioni x
prezzo delle azioni
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Remunerare il management
Remunerare gli investitori
Valutare la redditività dell’azienda
Valutare il ritorno su un investimento
Valutare l’impatto sociale delle scelte gestionali
Ogni operazione è osservabile secondo una duplice prospettiva, quella del bene
oggetto dello scambio e quella, opposta, del denaro che determina il valore del bene
scambiato. Quindi:
ASPETTO ORIGINARIO O NUMERARIO: si riferisce a variazioni di denaro
(numerario certo) o di valori ad esso assimilabili (debiti e crediti di
funzionamento*) che misurano l’aspetto economico del fenomeno.
*i crediti o debiti di funzionamento rappresentano una sostituzione temporanea
di uscite o entrate di denaro (acquisto o vendita con pagamento dilazionato).
Successivamente le entrate/uscite di denaro compensano riduzioni di crediti o
debiti di funzionamento dando origine a permutazioni finanziarie
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Inizialmente le risorse che l’azienda recupera per svolgere le proprie attività possono
provenire dai soci (conferimento) o dall’azienda grazie alla ricchezza accumulata e non
distribuita (autofinanziamento). Le risorse monetarie così acquisite vengono chiamate
FATTORI PRODUTTIVI GENERICI in quanto hanno un elevato livello di fungibilità ed
infatti possono essere utilizzati con estrema flessibilità per acquistare FATTORI
PRODUTTIVI SPECIFICI. Questi fattori produttivi specifici si dividono in:
FATTORI PRODUTTIVI A FECONDITA’ SEMPLICE→ ovvero fattori produttivi che
esauriscono la loro utilità nell’ambito di un unico processo produttivo
FATTORI PRODUTTIVI A FECONDITA’ RIPETUTA→ ovvero fattori produttivi
utilizzati in più processi produttivi e questo significa che una volta prodotto il
bene, il fattore produttivo è ancora disponibile per successive operazioni di
trasformazioni.
All’interno del modello dei circuiti osserviamo come le operazioni di gestione possano
essere raggruppate in 4 classi:
1. FINANZIAMENTO
2. ACQUISIRE I FATTORI PRODUTTIVI – questi possono essere:
a. GENERICI (denaro) – Mezzi monetari che possono essere trasformati in
qualsiasi elemento utile allo svolgimento dei processi aziendali
b. SPECIFICI – Investimenti dei mezzi monetari in impianti, macchinari, merci,
materie prime, attrezzature ecc. vincolanti all’attività dell’azienda alla
quale contribuiscono mediante servizi
3. TRASFORMARE I FATTORI PRODUTTIVI IN PRODOTTI/SERVIZI
4. VENDERE I PRODOTTI E I SERVIZI OTTENUTI
Queste operazioni sono l’unità elementare dell’attività di gestione d’impresa, sono
caratterizzate da livelli diversi di complessità e non si devono interpretare
singolarmente ma collocate all’interno del sistema operativo.
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Mettere in relazione gli investimenti con i loro ritorni è fondamentale per le aziende, in
modo particolare per quelle di grandi dimensioni e diversificate, per avere un’idea di
quali siano i business, gli investimenti o le aree più redditizie. Es. Business gelati vs
business prodotti per il corpo, Investimenti operativi vs investimenti finanziari,
investimenti south east asia vs investimenti nord europa.
Questo modello logico permette di rappresentare ed analizzare le posizioni di equilibrio
economico – finanziario in azienda e la dinamica della gestione. Questo modello
trasforma l’insieme delle operazioni in una unità omogenea (moneta).
2 CATEGORIE DEI MODELLI DEI CIRCUITI:
CIRCUITO DEI FINANZIAMENTI:
.1. CIRCUITO DEI FINANZIAMENTI ATTINTI: Raccolta dei mezzi finanziari (fattori
produttivi generici) necessari allo svolgimento dell’attività aziendale (capitale
proprio/equity e/o capitale di debito/terzi)
.2. CIRCUITO DEI FINANZIAMENTI CONCESSI: Impiego di mezzi finanziari in
operazioni di finanziamento a terzi e/o investimenti finanziari
CIRCUITO DELLA PRODUZIONE: acquisizione di fattori produttivi specifici (materie
prime/competenze/servizi) e loro successiva riconversione in mezzi monetari
(prodotti finiti/servizi)
FINANZIAMENTI ATTINTI
Per svolgere la propria attività l’azienda necessita di risorse monetarie da investire in
fattori produttivi specifici. Le risorse generiche (monetarie) sono disponibili per
EFFETTO DEI RICAVI derivanti dal circuito della produzione (AUTO-FINANZIAMENTO =
soci decidono di non distribuire tra loro l’utile ma di reinvestirlo nell’azienda) oppure
da FONTI ESTERNE:
CONFERIMENTO di denaro da parte dei proprietari o soci = CAPITALE PROPRIO
PRESTITI contratti nei confronti di terzi = CAPITALE DI DEBITO
CAPITALE PROPRIO e DI DEBITO si distinguono per:
Tempi di permanenza (cap. proprio indeterminato – cap. di debito viene rimborsato
con scadenze brevi)
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L’azienda sostiene oneri (INTERESSI) per la disponibilità temporanea del denaro (che
non è di sua proprietà)
Può essere reperito con diverse modalità: mutuo, scoperto di conto corrente,
prestito obbligazionario.
Il capitale di debito partecipa come tutti i fattori produttivi al rischio dell’attività,
quindi la restituzione del capitale di debito è condizionata dal recupero stesso del
capitale tramite il conseguimento dei ricavi.
CIRCUITO DEI FINANZIAMENTI ATTINTI: CAPITALE DI TERZI
Aspetto originario: legato alle entrate e alle uscite di mezzi monetari
Aspetto derivato: rappresentato dall’accensione e dall’estinzione dei debiti di
finanziamento
VEDI SLIDE 122
Ottenimento di risorse finanziarie di debito
Rimborso risorse finanziarie di debito
CIRCUITO DEI FINANZIAMENTI CONCESSI
Aspetto originario: legato alle entrate e uscite di mezzi monetari
Aspetto derivato: rappresentato dalla concessione e restituzione di crediti di
finanziamento
VEDI SLIDE 124
Crediti e debiti di finanziamento sono misurati da un evento numerario e non
incidono sulla variazione di ricchezza aziendale. La differenza tra ciò che si ottiene e
ciò che si restituisce entra nella formazione della ricchezza aziendale.
Sono inclusi tra i componenti economici solo gli oneri finanziari attivi o passivi
CIRCUITO DELLA PRODUZIONE
Consiste nella trasformazione dei fattori produttivi (input) in prodotti (output). I
mezzi monetari recuperati sono impiegati per effettuare le operazioni necessarie
allo svolgimento delle attività di produzione.
Quest’attività di produzione si compone delle fasi di:
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VEDI ESERCITAZIONE 1 E 2
SISTEMA DI RISORSE
Accanto alle operazioni che sono direttamente connesse allo svolgimento della
missione produttiva dell’azienda, ci sono operazioni che sono volte ad assicurare le
condizioni strutturali ideali per un efficace ed efficiente svolgimento dell’attività.
Esistono tre principali risorse:
RISORSE FINANZIERIE, che sono rappresentate tipicamente dal denaro
attualmente disponibile e dai mezzi monetari che diventeranno disponibili in
futuro. In quest’ultima categoria ricadono i crediti di funzionamento che
derivano dai processi di vendita e i crediti di finanziamento che derivano dalla
cessione di finanziamenti a soggetti terzi.
Il denaro di cui dispone un’azienda può avere origine esogena se deriva
dall’esterno (finanziamenti delle banche, apporti dei soci), oppure può avere
origine endogena se viene generato internamente (utile conseguito dall’azienda).
RISORSE MATERIALI, che sono i beni tangibili, ossia i fattori produttivi specifici
come i fattori produttivi a fecondità semplice o ripetuta e i fattori produttivi
pluriennali. Anche le risorse materiali possono avere natura esogena se vengono
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Una risorsa quindi per essere considerata come fattore produttivo deve:
Essere chiaramente IDENTIFICABILI e quindi essere separabile dal resto del
contesto aziendale, derivare da contratto o altri diritti legali, ed essere
esprimibile in quantità monetarie.
Essere UTILE, ossia deve esserci la possibilità che da tale risorsa ne derivino
benefici economici futuri
Essere CONTROLLABILE da parte dell’azienda
IL BILANCIO
Il bilancio rappresenta per gli investitori la prima fonte d’informazioni per comprendere
l’andamento aziendale nel suo complesso ed esprimere valutazioni e considerazioni su
come la gestione aziendale attivi processi mirati alla creazione di ricchezza. Il bilancio è
un documento pubblico ed è composto dal conto economico (modalità di formazione
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cui il costo di acquisizione viene ripartito tra i periodi amministrativi in cui i fattori
partecipano alla produzione aziendale.
La quota di ammortamento rappresenta:
La quota di costo che partecipa alla formazione del risultato di periodo
L’incidenza dei FFR sul risultato economico di periodo
Per dare vita al processo di ammortamento di un fattore pluriennale la prima cosa da
fare è STIMARE LA VITA UTILE DEL FATTORE PRODUTTIVO e pensare di utilizzarlo ogni
anno (QUOTA DI AMMORTAMENTO COSTANTE). [esiste anche la quota di
ammortamento a quote decrescenti]
Non c’è un’uscita di cassa ogni periodo ma semplicemente una distribuzione del costo
del fattore pluriennale durante gli anni della sua vita utile.
Esempio: si acquista un impianto per 1000 euro, pagamento in contanti. La vita utile
stimata del bene è 5 anni. L’uscita di cassa di 1000 avviene subito, il costo viene però
ammortizzato per quote costanti di 200 ogni anno.
PRINCIPIO DI COMPETENZA
Il principio in base al quale si possono individuare i ricavi e i costi da includere nel conto
economico e quelli che invece non devono esserlo in quanto riferibili a periodi
differenti. Sono di competenza di un periodo i ricavi per i quali:
Il processo produttivo dei beni o servizi è concluso
Lo scambio è già avvenuto e non è solo sperato
I costi invece sono di competenza se si riferiscono a fattori che sono stati utilizzati o
hanno ceduto utilità ai fini del processo produttivo.
PRINCIPIO DI PRUDENZA
Il principio di prudenza invece afferma che nell’identificare i costi di esercizio vanno
inclusi costi o perdite anche se solamente temute mentre non possono essere inclusi i
ricavi se soltanto sperati (la ricchezza deve prima essere creata e poi può essere
trasferita). Chiamato anche principio di asimmetria.
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Descrizione tabella:
Punto 1 dei componenti negativi→ in questa categoria rientrano non solo i costi
dei ffs ma anche gli interessi passivi sui finanziamenti ottenuti dall’azienda e tutti
gli altri oneri sostenuti per l’acquisizione di fattori produttivi
Punto 1 dei componenti positivi→ in questa categoria rientrano i ricavi
monetariamente realizzati nel corso dell’esercizio, indipendentemente
dall’effettiva competenza
Punto 2 dei componenti negativi→ ci sono i costi di acquisizione che non sono
rilevanti per la determinazione del risultato di periodo.
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Se analizziamo le attività notiamo che queste sono composte da due grandi classi di
elementi:
Valori finanziari: mezzi liquidi, crediti di funzionamento e di finanziamento
Valori economici: valori relativi a costi pluriennali e costi sospesi
Le passività a loro volta erano divise in due classi:
Valori finanziari: debiti di finanziamento o di funzionamento
Valori economici: tipicamente relativi ai ricavi anticipati
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La differenza tra il valore elle attività e quello delle passività esprime il valore del
capitale proprio dell’azienda (ovvero il capitale netto). Il capitale proprio o netto è
inteso come un fondo di valori, astratto, derivato e incerto. È un fondo di valori
inquanto si determina come differenza tra il valore di tutte le attività e quello delle
passività e quindi non deriva da singoli elementi ma si ottiene mediante una somma e
quindi è derivato. Inoltre, è un valore incentro in quanto altrettanto incerti sono i valori
attribuiti ai singoli elementi dell’attivo e del passivo.
Il valore delle attività così come viene riepilogato nel bilancio non rappresenta il valore
di mercato di queste. DI conseguenza se il capitale netto rappresenta il risultato della
somma algebrica tra attività e passività e queste sono valutate secondo principi e critici
di funzionamento piuttosto che di liquidazione. Il valore del capitale netto, quindi, non
rappresenta il valore della ricchezza che otterrebbero i soci in caso di cessazione
dell’attività, quanti piuttosto il valore della ricchezza conferita secondo criteri di
funzionamento. Si tratta dunque di un CAPITALE NETTO DI FUNZIONAMENTO e non di
un capitale netto di liquidazione.
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Il conto
Insieme di scritture relative ad un determinato oggetto che ne rilevano l’ammontare e
le variazioni di valore. I conti possono essere:
Semplici (MASTRINI)
Complessi
Semplice Complesso
Cassa Conto economico
Crediti Stato patrimoniale
Ricavi di vendita
Materie prime
Fondo rischi e oneri
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Le operazioni di acquisto
I momenti rilevanti sono:
Il ricevimento della fattura, ove sono indicate le caratteristiche quali-quantitative
(in termini fisici e monetari) dell’acquisto effettuato
Il pagamento della medesima, con cui si chiude il ciclo passivo dell’acquisto
Dunque da un punto di vista logico ogni operazione viene divisa in due:
1. Liquidazione dell’acquisto (accertamento del debito conseguente al ricevimento
della fattura) – rileviamo il costo
2. Pagamento
Disclosure aziendale = si indica il complesso delle info che vanno alle parti interessate.
È più ampio del concetto di bilancio perché include dinamiche qualitative e discorsive.
Può essere obbligatoria (bilancio) ma più spesso è voluntary.
Tassonomia della disclosure:
Management earnings forecast = annunci del management circa gli utili attesi o
futuri dell’impresa
Earnings announcement = annunci del management sugli utili realizzati (pre
bilancio)
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Il successo di un’impresa dipende dalla sua capacità di coinvolgere soggetti diversi (stakeholders) e di
ottenere legittimazione, fiducia e consenso, assicurandosi in tal modo la disponibilità delle risorse di
cui essa necessita per svolgere appieno il suo ruolo economico-produttivo.
In questo contesto l’azienda trasmette e riceve continuamente informazioni con i diversi stakeholder:
comunica implicitamente attraverso i comportamenti quotidiani e comunica in maniera esplicita
svolgendo attività intenzionalmente dedicate ad attivare flussi informativi con gli stakeholder
aziendali.
Attraverso la comunicazione, l’azienda da un lato soddisfa l’esigenza dei diversi interlocutori di
ottenere le informazioni indispensabili per verificare il grado di soddisfazione delle proprie attese,
dall’altro costruisce gli elementi immateriali che accrescono la competitività dell’offerta indirizzata al
cliente.
La comunicazione economica si articola in 4 principali aree:
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Descrizione della strategia aziendale adottata per ottenere i risultati conseguite e per quelli
che ci si aspetta di conseguire
Descrizione delle informazioni che consentono di meglio comprendere lì’evoluzione del
complessivo assetto economico aziendale
Divulgazione d’informazioni di tipo previsionale (forward-looking information)
Descrizione del patrimonio intangibile dell’impresa e delle perfomance socio-ambientali
LE INFORMAZIONI FORWARD-LOOKING rilasciate da un’impresa costituiscono quindi un input
essenziale per le valutazioni sviluppate dai vari stakeholder interessati a instaurare un rapporto di
lungo periodo con l’impresa. Questo tipo di informazioni possono essere suddivise in dati previsionali
(forecast), ossia informazioni relative alla probabile evoluzione dell’andamento della gestione e delle
performance aziendali, e obiettivi (projections), ossia informazioni basate su specifiche assunzioni che
riflettono progetti e programmi della direzione aziendale. E’ evidente quindi che la divulgazione di
un’informativa prospettica può riguardare non solo la stima dei possibili risultati attesi, ma anche
molti altri elementi diretti a fornire agli interlocutori un quadro informativo più ampio e proiettato
verso il lungo periodo.
La disclosure volontaria infine riguarda anche l’ampliamento dell’informativa sui risultati socio-
ambientali ottenuti dall’impresa. Si tratta in particolare d’informazioni che riguardano la capacità
dell’impresa di valorizzare e coinvolgere i collaboratori ai vari livelli, di assicurare la piena tutela
dell’ambiente e di contribuire in vari modi al miglioramento della società.
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Il sistema di corporate governante, ossia relative all’assetto proprietario, alla struttura e alle
modalità di funzionamento del Cda
La strategia operante, ossia l’articolazione del portafoglio di aree di business e il
posizionamento occupato dall’impresa con ciascuna area di business
I risultati aziendali, ovvero i risultati economici, competitivi e sociali
La dinamica del contesto di riferimento
L’indirizzo strategico perseguito dai vertici aziendali, ovvero la missione dell’impresa
Fra i vari strumenti che la direzione aziendale ha a disposizione per sviluppare la propria attività di
comunicazione economica, ha assunto particolare importanza il PIANO INDUSTRIALE, ovvero il
documento nel quale, a partire dall’esplicitazione delle strategie competitive di area di business e
corporate, si procede a illustrare nel dettaglio le intenzioni strategiche, i risultati attesi e le principali
azioni destinate a colmare il gap esistente fra strategia operante e intenzioni strategiche.
(ESEMPIO DI STRUTTURA DI UN’ANNUAL REVIEW
Sommario
Breve presentazione dell’azienda
Una più dettagliata presentazione della società, del contesto in cui si è mossa e delle prospettive per l’esercizio successivo
Una sessione dedicata alle opportunità di crescita
Una sessione dedicata da approfondire i risultati conseguiti
Una sessione intitolata “our responsabilities”, in parte dedicata alla strategia socia-ambientale e ai rapporti con i principali
stakeholder)
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Per quanto riguarda le aziende QUOTATE NEL MERCATO, loro attuano una serie di attività di
COMUNICAZIONE FINANZIARIA, intesa come l’insieme delle attività di comunicazione svolte da una
società quotata o che intende quotarsi, destinate alla categoria degli investitori attuali o potenziali e ai
loro interessi. Il termine “finanziaria” è usato non tanto per qualificare i contenuti dell’informazione
trasmessa, quanto piuttosto i destinatari della stessa e la condizione di società quotata.
L’obbligo di comunicazione delle società quotate si riferisce sia a eventi ricorrenti (bilancio), sia a
speciali accadimenti che rivestono importanza per il mercato. Questi a loro volta possono essere tipici
(aumenti di capitale, fusioni) o atipici, ossia eventi non di pubblico dominio che accadono nella sfera
di attività delle società quotate e in quella delle loro controllate.
Inoltre, i destinatari della comunicazione finanziaria sono interessati a ottenere un’informativa
tempestiva, privilegiata e sufficientemente esaustiva che possa consentirgli di formare il loro miglior
modello interpretativo dei fatti aziendali, al fine di esprimere in senso critico le valutazioni sui prezzi
dei titoli quotati. (loro sono operatori specializzati e sono culturalmente attrezzati per compiere
valutazioni).
Nello svolgimento dell’attività di comunicazione ai mercati, un’azienda:
Interagisce con una pluralità di soggetti che operano sul mercato (investitori istituzionali o
retail, società di rating, media) o ne regolano il funzionamento (società di gestione del mercato
e dall’autorità di vigilanza)
I flussi di notizie sul mercato dei capitali si articolano su due o più livelli:
o La comunicazione diretta, vale a dire dalle informazioni provenienti direttamente dall’azienda e veicolate attraverso
diversi strumenti ai destinatari
o La comunicazione indiretta, ovvero le informazioni che gli intermediari dell’informazione divulgano e che hanno per
oggetto le aziende emittenti della comunicazione originaria
Trasmette informazioni diverse e relative ai risultati ottenuti, alle delibere prese dal Cda, alla
struttura di corporate governante ecc
Nel caso delle società quotate, si assiste a un notevole ampliamento dell’attività di
comunicazione obbligatoria che, viene distinta in informativa iniziale ed episodica, a sua volta
suddivisibile in informazione rilevante (price sensitive) e analitica successiva. L’informativa
iniziale riguarda la pubblicazione del prospetto informativo che una società con l’intenzione di
quotarsi deve predisporre. L’informativa episodica riguarda anzitutto l’ampia categoria delle
informazioni privilegiate in presenza delle quali le società quotate devono procedere a
informare senza indugio il mercato mediante comunicato stampa. Assolto quest’obbligo,
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Sebbene i due termini esprimano attività sostanzialmente differenti, talvolta viene utilizzato come
sinonimo di “comunicazione finanziaria” l’espressione INVESTOR RELATIONS. In realtà la
comunicazione al mercato mobiliare costituisce una delle quattro attività costitutive delle Investor
Relations, ossia l’insieme di attività tramite le quali l’impresa si interfaccia con il mercato finanziario.
Oltra alla comunicazione, le Investor Relations si compongono delle seguenti attività:
L’attività di valutazione, che include tutta una serie di attività attraverso le quali l’impresa
giunge a una valutazione condivisa del proprio valore, individua, comprende e discute le
eventuali differenze che esistono fra questo e il valore espresso dal mercato attraverso il
prezzo degli strumenti finanziari quotati
L’attività di market intelligenze, che consiste nell’insieme di attività di raccolta, elaborazione
trasmissione dei dati relativi ai giudizi espressi dal mercato sulle strategie dell’impresa, sui
risultati ottenuti e sui progetti presentati.
L’attività di gestione del portafoglio dei diversi interlocutori che intrattengo rapporti
continuativi con l’imprese e nella programmazione degli eventuali interventi finalizzati a
cambiarne la composizione.
L’attività di INVESTOR RELATION quindi:
Favorisce il raggiungimento di un consenso adeguato presso i diversi operatori del mercato dei
capitali, condizione indispensabili per assicurare un’elevata liquidità agli strumenti finanziarti
quotati
Accresce il valore economico dell’azienda e dunque quello dei titoli quotati
Favorisce la diffusione del valore creato, ossia il trasferimento degli incrementi di valore del
capitale economico nei valori di mercato delle azioni
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