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GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

TRE TIPI DI ECONOMIA


 ECONOMIA POLITICA→ studia e aiuta a governare i fenomeni economici degli
aggregati territoriali, nazionali e internazionali. E’ una scienza che aiuta a
elaborare politiche di intervento sulla base di informazioni raccolte e analizzate
da sistemi informativi generali
 ECONOMIA INDUSTRIALE→ studia i processi di sviluppo o di ristrutturazione dei
settori industriali. E’ una scienza che osserva più da vicino la realtà su cui
intervenire ed elabora politiche industriale mirate allo specifico andamento del
settore analizzato.
 ECONOMIA AZIENDALE→ osserva e aiuta, elaborando quadri concettuali, a
interpretare azioni di intervento a livello di singole aziende

L’AZIENDA: CARATTERISTICHE E MODELLI DI RAPPRESENTAZIONE


Azienda si differenzia dall’istituto (banca, famiglia, chiesa, impresa ecc.):
 Istituto = società umane (un insieme di persone) che adottano regole e strutture
comportamentali unitarie con l’obiettivo di raggiungere un benessere. L’istituto
inoltre è duraturo nel tempo, dinamico ed è ordinato secondo proprie leggi.
Hanno quasi tutti una dimensione economica
 Azienda = L’articolo 2555 del Codice civile definisce l’azienda come il complesso
dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa. Può essere
anche definita la dimensione economica dell’istituto ovvero un’entità autonoma
per la quale esistono leggi che ne assicurano il buon funzionamento e che
caratterizzano la struttura e il funzionamento indipendentemente dall’istituzione
alla quale appartengono.

Quali sono dunque i caratteri discriminanti delle aziende?


L’azienda si caratterizza per essere:
 Un insieme complesso di elementi differenti tra loro e tra loro interrelati (risorse
finanziarie, materiali, capitale umano, intangibili come i marchi)
 Un sistema che non si qualifica solo per gli elementi che lo compongono ma per
le relazioni che esistono tra gli elementi.
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 Un sistema di natura economica in quanto soddisfa dei bisogni utilizzando delle


risorse limitate
 Un sistema finalizzato a creare ricchezza durevolmente nel tempo [si sta
iniziando a discutere su questo punto data la nascita di aziende senza un fine
durevole nel tempo]

Cosa e quali sono le Aziende?


Le aziende sono dunque sistemi costituiti da insiemi di elementi (persone e beni) e di
relazioni tra gli stessi, all’interno del quale c’è una differenziazione dei ruoli ma obiettivi
condivisi.
L’APPROCCIO SISTEMICO è l’approccio che si utilizza in economia az. per rappresentare
l’azienda come un sistema costituito da un insieme di elementi (persone e beni) e di
relazioni tra gli stessi che hanno ruoli diversi ma un obiettivo comune. Inoltre i soggetti
operano nell’ambiente sul piano economico, politico e culturale, rendendo così
l’azienda un insieme di scambi di energia e di oggetti ma anche di simboli e valori.
Questo approccio inoltre fa riferimento alla teoria del cambiamento, che sostiene che
l’azienda deve adattarsi alle condizioni temporali presenti ed essere in grado di mutare
quindi. Mentre per quanto riguarda la gestione dell’azienda fa riferimento a due
approcci:
 L’approccio contrattuale, secondo il quale l’importante è l’azionista di
maggioranza e l’obiettivo è quello di arricchirlo
 L’approccio dei molteplici portatori di interessi, secondo il quale non bisogna
arricchire solo l’azionista ma bisogna tener conto di tutti i portatori d’interesse
Esistono 4 tipi di Aziende:
1. Private
2. No profit
3. Istituti, Enti ed Associazioni
4. Enti Pubblici ( Regioni e Comuni)

Quali sono le specificità dell’azienda?


Le aziende sono:
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1. Cellule elementari del sistema economico


2. Fenomeni dinamici
3. Caratterizzate da attività di scambio con l’ambiente da cui traggono risorse
Sono caratterizzate da:
1. Svolgimento di attività economica
2. Presenza di una pluralità di individui
3. Continue azioni di scambio con l’ambiente

I FINI DELL’AZIENDA
La finalità principale è di tipo economico e consiste nella creazione di ricchezza ovvero
nel perseguimento dell’economicità. Si parte da un input che genera un output.
L’economicità si riferisce alla creazione di valore ed infatti è necessario che ci sia una
differenza positiva tra output e input:
 Nelle diversi componenti dell’azienda
 Nel breve come nel lungo termine
 In chiave retrospettiva e prospettica
L’economicità è dunque la condizione necessaria al funzionamento dell’azienda che
deve garantire:
 Durabilità all’interno di un ambiente mutevole
 Autonomia a vivere senza interventi di sostegno e copertura
 Equilibrio reddituale (ricavi e costi), finanziario (crediti e debiti) e monetario
(entrate e uscite)
Vale a dire che la ragion d’essere fondamentale dell’azienda sta nella sua capacità di
realizzare qualcosa (output), attraverso un processo di trasformazione, che valga più
delle risorse usate per ottenerle (input) e nel garantire la durabilità di tale situazione.
Input = fattori produttivi distinti tra risorse materiali, intangibili, umane, finanziarie, di
terzi e proprie.
Output = prodotti/servizi. Si distinguono tra interni (ricchezza prodotta dall’azienda in
un periodo) ed esterni (ricchezza generata per la comunità)

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C’è la necessità che input e output vengano scambiati in mercati concorrenziali in


modo tale che il mercato stesso stabilisca il prezzo di scambio dei fattori produttivi.
Efficienza = generare input maggiore dati output o viceversa
Efficacia = raggiungere un certo livello di output stabilito in precedenza.

IL SISTEMA AZIENDA
L’azienda si divide in:
 Struttura = costituita dall’insieme dei fattori produttivi e dalle risorse tangibili e
intagibili, ovvero ciò di cui ha bisogno l’azienda per svolgere il suo lavoro (risorse
e fattori produttivi, umani e finanziari). Si tratta di una dimensione statica
(STOCK) che viene decisa dal soggetto economico.
 Operazioni = attività e processi comportamentali ovvero il modo in cui vengono
impiegate le risorse. Si tratta della dimensione dinamica (DINAMICI O FLUSSO). È
necessario un coordinamento delle operazioni nello spazio, nel tempo e rispetto
agli obiettivi.
Si influenzano a vicenda.
Esempio: IBM nasce come produttore di hardware, ora è una software house. La sua
struttura produttiva è stata rivoluzionata.

IL MODELLO INPUT-OUTPUT SEMPLICE


Modalità più semplice di rappresentazione del sistema azienda
L’azienda è caratterizzata da legami tra:
 Struttura: fattori produttivi e risorse
 Attività: decisioni e operazioni
 Risultati: creazione ricchezza
Questi 3 elementi si influenzano a vicenda e sono influenzati dall’ambiente. N.B. la
struttura non può influenzare direttamente i risultati (servono le operazioni e l’attività)

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IL MODELLO INPUT-OUTPUT EVOLUTO


Questo modello è caratterizzato come quello precedente da struttura, ambiente e
risultati ma distingue l’attività tra:
 Attività strategica (decisioni e operazioni su acquisizioni e modificazioni della
struttura). Esempi: acquisto di un nuovo impianto, vendita di un marchio,
assunzione nuovo AD
 Attività operativa (decisioni e operazioni sull’utilizzo delle risorse). Esempi:
produzione, cambio fornitori

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1. La struttura influenza l’attività operativa fornendo i fattori produttivi e le risorse


necessarie (macchinari e impianti,...)
2. La struttura determina le condizioni in cui avranno luogo le decisioni strategiche
(disponibilità o mancanza di risorse)
3. L’attività strategica determina le linee guida entro cui l’attività operativa ha luogo
(come produrre, aree di vendita)
4. Attività strategica determina i processi di accumulazione dei fattori produttivi e delle
risorse (acquisto di un nuovo marchio, know-how aziendale)
5. Le attività operative offrono informazioni e feedback per svolgere al meglio le
operazioni strategiche (capire se le attività svolte sono corrette, dismettere un ramo
d’azienda)
6. Lo svolgimento delle attività operazione alimenta l’acquisizione di nuove risorse
materiali e immateriali (nuove competenze e abilità dei dipendenti)
7. I risultati sono l’effetto delle attività operative
8. I risultati a loro volta influenzano l’attività operativa in quando offrono un feedback
circa la riuscita delle attività compiute
9. I risultati influenzano l’attività strategica dando un feedback sulle scelte ed,
eventualmente, cambiare la strategia aziendale
10. I risultati possono portare a un accumulo di risorse
Le relazioni che non sono presenti sono quelle tra struttura e risultati e tra attività
strategica e risultati (senza attività operativa non è possibile)

IL MODELLO A RELAZIONI CIRCOLARI


Si tratta di un modello complesso che identifica gli elementi della struttura come
grandezze stock:
 Risorse primarie: imprenditoriali, manageriali, finanziarie
 Risorse derivate: patrimonio commerciale (marchi) e tecnico-produttivo (il
know-how aziendale)
Le attività (grandezze flusso) vengono invece distinte in:
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 Investimenti (gestione strategica)


 Operative (approvvigionamenti, lavorazioni, commercializzazioni)

• Le risorse primarie (inclusa la cultura organizzativa) rappresentano la base a partire


dalla quale si pongono investimenti tipici della gestione strategica (circuito e), attività ti
approvvigionamento, lavorazione e commercializzazione
• Il patrimonio tecnico-produttivo è l’insieme dei fattori produttivi e delle risorse
immateriali tipiche e specifiche dell’azienda (know-how)
• Il patrimonio commerciale sono la reputazione del marchio, la rete commerciale di
vendita e le abilità di natura commerciale dei dipendenti
• Gli investimenti (gestione strategica) sono la ricerca e sviluppo, la promozione e la
costruzione di una nuova rete di vendita e sono fattori con cui il soggetto economico
influisce direttamente sulla struttura
• Le attività operative (gestione operativa) mirano ad utilizzare la struttura e
alimentano i processi virtuosi di ulteriore accumulazione di risorse
• I circuiti (a) , (b) , (c) , (d) sono relativi all’utilizzo della struttura mentre i circuiti (e) ,
(f) , (g) sono relativi alla sua costruzione

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NASCITA DI UN’AZIENDA
Una società nasce quando i soggetti promotori l’iniziativa imprenditoriale stipulano un
contratto plurilaterale chiamato ATTO COSTITUTIVO. Questo atto:
 Regola l’apporto di denaro, beni e lavoro come conferimento iniziale
 Conferisce ai soci la proprietà sulla ricchezza creata a fronte del conferimento
di capitale di rischio
 Definisce la distribuzione degli utili o meno
 Nomina gli amministratori e l’Ad
La sua forma, pubblica o meno, dipende dal tipo di società creata.
Indipendentemente dal tipo di società scelto, le risorse che i soci mettono a
disposizione dell’azienda per lo svolgimento delle differenti attività imprenditoriali
costituiscono il capitale dell’azienda. Una volta che i soci procedono con i loro apporti,
le risorse conferite diventano proprietà dell’azienda che però riconosce alcuni diritti a
fronte di questi conferimenti.
I diritti che i soci acquisiscono riguardano la possibilità di scegliere i soggetti che
gestiranno le attività imprenditoriali e la proprietà sulla ricchezza che l’azienda sarà in
grado di realizzare nel tempo. Infatti, il capitale conferito dai soci rappresenta un
investimento che compiono nella speranza di una remunerazione futura che non è
stabilita e determinata in modo certa ma è incerta e variabile. Proprio per questo
motivo il capitale conferito dai soci oltre a chiamarsi capitale proprio, viene anche
chiamato CAPITALE DI RISCHIO. Tra l’altro le risorse che i soci conferiscono all’azienda
sono vincolate in modo permanente all’azienda e quindi possono non essere restituite.
Le azioni sono le parti in cui è suddiviso il Capitale sociale in una S.p.A.
La costituzione o l’aumento di CS avviene in più fasi:
 Sottoscrizione
 Versamento immediato del 25% dei conferimenti in denaro
 Richiamo
 Versamento
Nel caso in cui poi l’azienda necessiti di NUOVI CAPITALI, ci sono diverse strade
percorribili:
1. Ulteriore apporto di risorse da parte dei soci
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2. Re-investire gli utili generati non distribuendoli. In questo caso la ricchezza che è
stata generata non viene distribuita tra i soci ma viene reinvestita per far crescere la
società stessa. ES. nella società per azioni questa decisione viene presa
dall’Assemblea Ordinaria (diversa da quella straordinaria per il quorum differente).
All’interno dell’assemblea si decide a maggioranza per quote o per singola persona a
seconda del tipo di società.

3. Aprire il capitale a nuovi soci:


3.1.Individuali = singolo individuo che compra le azioni di una società
aumentandone dunque il capitale e ricevendo una quota societaria
3.2.Specializzati = fondi d’investimento (investono sui capitali di rischio), private
equity (comprano capitale di rischio della società e gestiscono loro la società per
aumentarne il valore e rivenderla dopo tot anni), business angels (coloro che
inizialmente aiutano a far nascere una società e poi mantengono una
percentuale delle quote societarie)
4. Raccogliere capitale di rischio attraverso piattaforme (es.Kickstarter) all’interno
delle quali le persone possono investire capitali di rischio
5. Capitale di terzi = prendere in prestito protempore dei capitali di terzi a fronte della
promessa di restituirli maggiorati di interessi (soprattutto dalle banche). Si verifica
una contrazione di un debito nei confronti di istituti finanziari. In questo caso i mezzi
di terzi devono essere completamente restituiti al termine del periodo e durante il
periodo la società che ha contratto il debito riconosce al finanziatore degli interessi.
il debito può essere:
5.1.Debiti finanziari a breve (entro 12 mesi)
5.2.Debiti finanziari a lungo (oltre 12 mesi)
I finanziamenti diretti sono finanziamenti per i quali una banca sostiene un esborso
certo e immediato a favore della società finanziata. Il principale finanziamento diretto a
breve termine è l’apertura di credito in conto corrente mentre a medio-lungo termine
sono i mutui.

GOVERNO E FUNZIONAMENTO DELLE AZIENDE


Per individuare gli assetti proprietari e di governo di un’azienda è opportuno
rispondere ad alcune domande chiave come:
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 Chi decide?
 Quali fini persegue l’azienda?
 Quali criteri guidano la produzione?
 Come reperire le risorse (Umane, finanziarie e relazionali)
Prendiamo come esempio ipotetico il caso dell’Osteria Da Mi Pà:
1. Si tratta di un’azienda in cui inizialmente le quote sono in mano a due fratelli:
Achille che detiene il 70% e Giuseppe che detiene il 30%
2. Ad un certo punto Achille decide di voler prendere le redini dell’azienda e
acquista da Giuseppe il restante 30% delle quote societarie, concedendo poi il
10% alla moglie Sofia
3. Achille successivamente decide di andare in pensione. Si giunge dunque ad un
passaggio generazionale. Achille ha 3 figli nessuno dei quali però ha le
competenze necessarie per poter gestire autonomamente l’azienda: Andrea
infatti si trova negli Stati Uniti e si occupa d’altro, Elisabetta vive in italia ma non
in Veneto mentre Maria è laureata in Marketing.
4. Achille ha quindi davanti 2 opzioni: 1)vendere l’azienda-2)cambiare la struttura di
governance. Egli sceglie la seconda opzione
5. Gli obiettivi di questo passaggio generazionale sono dunque 1) che l’azienda
continui ad esistere e 2) che i figli vengano trattati allo stesso modo nella
spartizione delle quote.
6. Andrea riceve il 33%, Elisabetta il 33% e Maria il 33%. Il restante 1% viene
suddiviso tra Achille e Sofia. Dunque le quote sono pari ma la gestione
dell’azienda viene suddivisa in modo diverso
A questo punto nasce un consiglio di amministrazione in cui i ruoli vengono stabiliti
durante l’assemblea:
 Achille assume il ruolo di Presidente della società essendo stato lui a farla
nascere
 Viene nominato un Amministratore Delegato o CEO esterno alla famiglia e con
competenze specifiche nel settore
 Tuttavia la famiglia vuole comunque avere un ruolo primario per quanto riguarda
la gestione dell’azienda e quindi Maria (la figlia che ha studiato Marketing)
assume il ruolo di consigliere esecutivo (ha potere decisionale e riceve un
compenso in quanto consigliere)

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 Elisabetta non si trova lontana dall’azienda, è in Italia, in un’altra regione e


svolge un altro lavoro. Per questo motivo viene inserita come consigliere non
esecutivo (non ha potere decisionale ma ha diritto ad un gettone di presenza)
all’interno del consiglio di amministrazione.
 Andrea si trova invece troppo lontano, è un medico e non ha le competenze
necessarie per avere un ruolo all’interno del consiglio di amministrazione. Per
questo motivo vuole che venga inserito un Amministratore Esterno o
Indipendente alla famiglia il cui compito è quello di tutelare la quota del fratello
che non partecipa al consiglio di amministrazione (non ha quote proprietarie e
non ha ruolo operativo, serve solo a tutelare). Altrimenti senza una figura di
questo tipo Maria in quanto Consigliere esecutivo potrebbe ottenere benefici a
discapito di Andrea come per esempio aumentarsi lo stipendio.
È fondamentale ricordare che la PROPRIETA’ e L’AMMINISTRAZIONE di un’azienda
sono separate. Piu grande diventa una società maggiore diventa la separazione tra
proprietà ed amministrazione.
Gli obiettivi di un’azienda sono dunque:
 Guidare una produzione ed erogazione in maniera efficace raggiungendo gli
obiettivi prestabiliti
 Impiegare le risorse in maniera efficace senza sprechi
Tutto ciò deve avvenire all’interno del sistema di relazioni con clienti, fornitori, banche,
dipendenti ecc.

Nel momento in cui si forma una società è necessario stabilire alcune regole
riguardanti:
 Le responsabilità decisionali e le deleghe (stabilire chi prende le decisioni
riguardanti la società)
 Il conferimento delle risorse da parte dei soggetti promotori (perizia di stima)
 La remunerazione del denaro, lavoro, competenze e altre risorse
Si può dunque dire che le aziende sono un insieme di:
 Soggetti che partecipano alla vita d’impresa
 Contributi che essi apportano
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 Ricompense che ricevono


 Sistema dinamico che modifica le relazioni
Tutti questi elementi devono essere messi in relazione ed equilibrio.
Chi apporta il capitale societario detiene sempre anche il potere decisionale?
No non è cosi dato che la proprietà e l’amministrazione sono separati.
Chi sono i soci?
I soci sono i soggetti promotori di una società, assumono in modo diretto il potere di
prendere le decisioni e i loro rapporti sono definiti dal codice civile.
Azienda e società sono due concetti differenti:
 Azienda = complesso dei beni organizzati per l’esercizio dell’attività d’impresa
 Società = specifico soggetto giuridico esercente attività d’impresa
Esistono diversi tipi di Società:
 Società di persone = - [capacità giuridica cos’è] - società che non hanno
personalità giuridica ed hanno un’autonomia patrimoniale imperfetta. Per i soci
è dunque prevista la responsabilità illimitata (rispondono con il loro patrimonio
personale) e solidale (i creditori possono rivolgersi direttamente al singolo socio
per chiedere l’adempimento dell’intera obbligazione). Queste sono la società
semplice (S.s), la società in nome collettivo (S.n.c.), la società in accomandita
semplice (S.a.s.).
 Società di capitali = società con personalità giuridica e autonomia patrimoniale
perfetta. Queste sono la società per azioni (S.p.a.), la società in accomandita per
azioni (S.a.p.a.) e la società a responsabilità limitata (S.r.l.).
 Società cooperative = società costituita per gestire in comune un'impresa che si
prefigge lo scopo di fornire innanzitutto agli stessi soci, attraverso lo scopo
mutualistico, quei beni o servizi per il conseguimento dei quali la cooperativa è
sorta. Autonomia patrimoniale perfetta

Tipologie di soci:
Maggioranza vs minoranza

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Con deleghe operative vs solo finanziari


In entrambi questi casi c’è il rischio delle asimmetrie informative = condizione in cui
un'informazione non è condivisa integralmente fra gli individui facenti parte del
processo economico: dunque una parte degli agenti interessati dispone di maggiori
informazioni rispetto al resto dei partecipanti e può trarre un vantaggio da questa
configurazione. ES. un socio con compiti operativi può trarre benefici a discapito di un
socio solo finanziario alzandosi lo stipendio.
Gli organi sociali:
 PROPRIETA’: ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI che nomina i membri del consiglio di
amministrazione e che è composta da maggioranze e minoranze. Queste possono
dar vita ai PATTI DI SINDACATO = insieme di regole che si da un gruppo di soci su
come esercitare i diritti che hanno come azionisti. Esistono 2 sindacati principali:
SINDACATO DI VOTO con cui decidono in modo comune come votare all’assemblea
e SINDACATO DI BLOCCO con il quale si impegnano a non cedere a terzi la propria
partecipazione. Il rischio ricade sugli azionisti.
 GOVERNO: funzioni di gestione:
.1. PRESIDENTE DEL CDA
.2. CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE: possiede funzioni generali di governo e
indirizzo (focus sul medio-lungo periodo). Nomina l’amministratore delegato su
proposta dell’assemblea degli azionisti. Può essere composto sia da soci, sia da
non soci, da dipendenti della società così come da soggetti esterni che possono
contribuire al governo della società con le loro esperienze e competenze. Il
consiglio però non opera quotidianamente e infatti attribuisce deleghe a uno o
più suoi componenti (amministratori delegati)
La società può anche scegliere di nominare un amministratore unico che ha i
poteri di governo e gestione della società e opera come un consiglio di
amministrazione.
.3. AMMINISTRATORE DELEGATO: possiede funzioni di gestione in senso stretto
(focus su breve-medio periodo).
.4. AMMINISTRATORI/CONSIGLIERI INDIPENDENTI: soggetti esterni che tutelano i
soci che non prendono parte alla sfera di governo della società.

COME SI TUTELANO I SOCI CHE NON GOVERNANO?


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 Nomina di amministratori esterni


 Patti di sindacato
 1/3 di amministratori indipendenti (nelle società italiane quotate)

SOGGETTO ECONOMICO: una o più persone fisiche che determinano gli obiettivi di
fondo e la direzione di marcia (anche ricorrendo a deleghe) secondo forme aperte e
flessibili. I fattori che influenzano la direzione di marcia sono:
 Capacità imprenditoriale e vitalità dei detentori di capitale di rischio
 Capacità decisionale e competenze dei manager
 Peso del capitale di rischio rispetto all’intero capitale investito
 Peso del capitale di credito sull’intero capitale investito
 Contributo dei dipendenti
SOGGETTO GIURIDICO: la società ha una sua personalità giuridica autonoma che la
rende centro di imputazione di diritti e di doveri distinti da chi detiene il potere
decisionale.
Coincidono o meno a seconda del tipo di società (es. azienda individuale coincidono-
società capitali sono separati)
FINI DELL’AZIENDA:
 SHAREHOLDER VALUE MAXIMIZATION = massimizzare la soddisfazione degli
interessi del soggetto economico (azionisti) e il valore dell’azienda (persone che
hanno nei fatti il maggior potere decisionale, i cui interessi sono ritenuti prevalenti
nella specifica azienda)
 STAKEHOLDER APPROACH = garantire un adeguato grado di soddisfazione degli altri
stakeholder (altri portatori di interessi nei confronti dell’azienda-es. clienti, fornitori,
dipendenti)

LA GOVERNANCE = insieme dei principi, istituzioni e meccanismi che regolano


l’esercizio del potere di governo di un’azienda. Quindi le regole e i vincoli tramite cui il
soggetto economico esercita il suo potere di governo e persegue il soddisfacimento dei
propri interessi.
Esistono diversi modelli di governance: 2 variabili chiave:
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 Composizione della compagine proprietaria:


.1. Aperta (quotata) / chiusa (non quotata)
.2. Polverizzata (molti piccoli azionisti) / Concentrata ( grandi azionisti)
.3. Mix maggioranza/ minoranza
.4. Minoranza attivista o no?
 Stabilità della compagine proprietaria:
.1. Orientamento sul lungo termine o al breve
.2. Investimento diversificato o meno

3 TIPOLOGIE DI MODELLI DI GOVERNANCE


 IMPRESA PADRONALE (composizione concentrata e stabilità alta/orizzonte di lungo
periodo)
 IMPRESA CONSOCIATIVA (composizione polverizzata e stabilità alta)
 PUBLIC COMPANY (composizione polverizzata e stabilità bassa/azionisti continuano
a cambiare)
Impresa consociativa e public company sono IMPRESE MANAGERIALI (prevedono la
presenza di figure manageriali. Non hanno un padrone di riferimento e quindi serve
manager con elevate competenze)

IMPRESA PADRONALE
Esempi: Benetton, Ferrero.
Si tratta di aziende in cui lo stesso soggetto esercita le funzioni generali di indirizzo e
risponde personalmente con il proprio capitale investito in azienda
Non si tratta di aziende piccole ma di aziende in cui la proprietà è concentrata in pochi
soggetti ed è stabile. Imprenditore (soggetto economico) detiene funzioni di governo e
di controllo (proprietà)
OBIETTIVO: massimizzare il profitto dell’imprenditore.
PUNTI DI FORZA:
 Vis padronale (decide il padrone)

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 Grande dedizione in quanto i soggetti che compongono l’azienda sono legati da


vincoli di natura familiare e in ogni caso condividono gli obiettivi di fondo
(massimizzare il profitto dell’imprenditore), per cui tendenzialmente non si creano
conflitti
 Rapidità decisionale (non ci sono manager da consultare)

CRITICITA’:
 Debolezza finanziaria (fatica a reperire nuove risorse, non si tende ad integrare
nuovi soci per evitare di dover condividere il potere decisionale)
 Debolezza manageriale
 Accentramento del potere e delle competenze (ci possono essere lacune nelle
competenze del padrone che portano a perdere possibili occasioni-es. non
conoscenza dell’inglese
 Interessi e valori extraeconomici. Molte famiglie detentrici di imprese padronali
hanno anche interessi e valori extraeconomici (famiglie che investono nel calcio per
dare prestigio al nome della famiglia)
 Orizzonte temporale (problemi di successione)
 Propensione al rischio (ad esempio se tutto il patrimonio familiare è investito
nell’azienda)

Le imprese padronali in giro per il mondo sono gestite principalmente da:


 Famiglie in terza/quarta generazione
 Stato
Processi di crescita finanziati prevalentemente per via interna senza riconoscere al
mercato un ruolo attivo (trattengono gli utili)
RUOLO MOLTO IMPORTANTE DELLE BANCHE che sono l’unico interlocutore per le
imprese. Se serve si rivolgono a loro e non a private equity per esempio.
Può dunque essere necessaria una managerializzazione dell’impresa padronale utile
per:
 Superare le problematiche finanziarie
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 Rinforzare le competenze manageriali (es. conoscenza dell’inglese)


 Ovviare al problema del passaggio generazionale
Questa avviene tramite:
 Apertura al management professionale
 Apertura del capitale di rischio

IMPRESA MANAGERIALE
Separa in modo chiaro i portatori di capitale di rischio (azionisti) e i manager.
Esistono dunque queste 2 figure ben precise:
 AZIONISTI: apportano risorse finanziarie che dopo essere conferite diventano di
proprietà della società. Mirano alla massimizzazione del profitto
 MANAGER: si tratta di figure professionali. Apportano le loro capacità professionali.
Il problema è che c’è un grande distaccamento tra i manager e i piccoli azionisti che
non hanno molto controllo su di lui. Di conseguenza il manager punta a
massimizzare la propria remunerazione (sanno di non avere carriera lunghissima e
di avere responsabilità importanti) e massimizzare la valorizzazione delle proprie
capacità. Questo genera un conflitto: mentre i manager guardano dunque al breve,
gli azionisti guardano al lungo periodo. Disallineamento: Manager puntano al
profitto nel breve periodo, società mirano alla crescita nel lungo periodo.
Manager hanno spesso conflitti di interesse.

2 TIPI DI MODELLI DI IMPRESA MANAGERIALE:


1. PUBLIC COMPANY: aziende con proprietà estremamente polverizzata (es.
Coca Cola massimo azionista 7%)
Hanno bassa stabilità, le azioni vengono continuamente scambiate nel
mercato. Questo non vuol dire che la direzione di marcia continua a cambiare
dato che c’è la presenza di un management forte e molto competente.
Non c’è un azionista di riferimento e quindi gli azionisti di minoranza possono
tutelarsi nominando amministratori indipendenti oppure vendendo le azioni
nel caso in cui non si condividano le scelte del AD.
La legge assegna ai soci il diritto di nominare a maggioranza il CONSIGLIO DI
AMMINISTRAZIONE i cui membri sono denominati AMMINISTRATORI. Questi
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delegano ad un soggetto (AMMINISTRATORE DELEGATO) o ad un gruppo


ristretto di soggetti (COMITATO ESECUTIVO), sempre facenti parte del
consiglio di amministrazione, il potere operativo.
Ruolo centrale degli INVESTITORI ISTITUZIONALI (si tratta dei fondi come
quello del Qatar oppure i fondi di Private equity)
E’ AGLI ANTIPODI RISPETTO ALL’IMPRESA PADRONALE: molto importante il
ruolo del Mercato finanziario/borsa.
Soggetto economico qui è dunque il MANAGEMENT che viene identificato in
maniera diversa a seconda del sistema di governance

Vantaggi:
.1.1.Finanziario: potenziale crescita illimitata
.1.2.Manageriale: elevata professionalità
Limiti:
.1.3.Opportunismo del manager
.1.4.Orientamento al breve periodo (riduzione investimenti)
.1.5.Mancanza azionista di riferimento
Diventa dunque fondamentale definire adeguati meccanismi di controllo per
evitare azioni di opportunismo del manager ad esempio
2. IMPRESA COMMUNITY O CONSOCIATIVA: compagine sociale numerosa (più
di quella padronale ma meno della Public Company) ed articolata. C’è un
nucleo ristretto di azionisti che detiene una quota rilevante (nocciolo duro)
Nessun singolo azionista ha il controllo.
C’è una quota significativa detenuta da operatori finanziari (banche, fondi
d’investimento) con prospettive di lungo periodo.
Altra quota spesso detenuta da persone con forti interessi nei confronti
dell’impresa (es. famiglia originariamente proprietaria)

Vantaggi:
.1.1.Lungimiranza (stabilità azionariato)
.1.2.Flessibilità finanziaria e possibilità di accedere al capitale a basso costo
.1.3.Azionisti sono interessati ad un controllo più puntuale dell’operato del
management (questo grazie alla presenza del nocciolo duro)
Limiti:

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.1.4. Elevati gradi di mediazione richiesti al management e rallentamento del


processo decisionale
.1.5.Eccessi di conservatorismo e di prudenza nelle scelte strategiche
.1.6.Esasperazione dell’orientamento alla crescita a scapito della redittività

2.1 IMPRESA COMMUNITY-MODELLO TEDESCO chiamato modello dualistico


perchè il consiglio di amministrazione ha 2 livelli (consiglio di sorveglianza e
direttivo)
ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI:
definisce la struttura giuridica e amministrativa dell’azienda
Nomina i membri del consiglio di sorveglianza
Sceglie i revisori contabili

CONSIGLIO DI SORVEGLIANZA:
Ha funzioni di controllo di legittimità e di merito sull’operato del CDA ed ha
diritto di veto sulle decisioni prese da quest’ultimo.
Nominato per 50% dall’assemblea degli azionisti mentre dal restante 50% dal
personale (compreso i dirigenti)
Nomina a sua volta il consiglio direttivo

CONSIGLIO DIRETTIVO:
Ha funzioni di gestione ordinaria e straordinaria, rappresentanza della società
verso l’stero
Informa il CdS circa obiettivi e risultati raggiunti
Nomina il CEO

ELEMENTI FONDAMENTALI DI QUESTO MODELLO:


-CENTRALITA’ DEL RUOLO DEI DIPENDENTI (COOGESTIONE) nominano il
consiglio di azienda e in parte il consiglio di sorveglianza
-RUOLO MOLO IMPORTANTE DELLE BANCHE CHE DANNO PRESTITI E
PARTECIPANO DIRETTAMENTE ALL’INTERNO DELLE SOCIETA’
-SISTEMA DUALISTICO

I LIMITI principali di questo modello sono:

19
GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

 La necessità di accordare interessi in alcuni casi diversi degli azionisti,


dipendenti e del management che può portare ad un rallentamento a
livello decisionale
 La stabilità può eccedere e quindi portare conseguenze negative, come
eccesso di prudenza e riluttanza a investire in settori nuovi
 Non trovano tutela e rappresentazione gli azionisti di minoranza
2.2 IMPRESA COMMUNITY-MODELLO GIAPPONESE
Si tratta di gruppi di imprese che operano in settori diversi e sono collegati tra
loro da partecipazioni incrociate (incroci azionari, scambi commerciali,
supporto finanziario reciproco, scambio di informazioni, formazione e
manager).
Aspetto fondamentale è che c’è un grandissimo legame non economico ma
umano/sociale. Si crea grande senso di appartenenza
Costituiscono un vero e proprio Clan che porta a benefici economici e sociali
per chi ne fa parte in cambio di dedizione, lealtà e rispetto delle regole.

AZIENDA PUBBLICA
Si tratta di Comuni, Regioni, USL, ASL, scuole ecc.
Cambia l’obiettivo: non più massimizzare il valore delle imprese ma SODDISFARE
BISOGNI PUBBLICI E COLLETTIVI.
Il soggetto economico: i cittadini pagano le tasse che vanno alle aziende pubbliche le
quali offrono ai cittadini stessi i servizi. I cittadini inoltre eleggono i politici che a loro
volta eleggono i dirigenti delle aziende pubbliche. Soggetto economico è l’insieme di
queste 3 figure.
Elevato grado di complessità di governo e difficoltà di valutare i risultati raggiunti.

CASO POSTE ITALIANE: DA IMPRESA STATALE A COMMUNITY


Borsa italiana e Consob hanno approvato la IPO (fare un IPO = diventare da statali a
pubbliche) di Poste Italiane (2015). I titoli di PI sono negoziati alla borsa valori di
Milano. Questo ha portato ad un cambio nella struttura proprietaria con il MEF
(Ministero Economia e Finanze) che cede il 34,7% del capitale.

20
GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

Le azioni finiscono per il 10,41% a investitori retail e al 24,29% a investitori istituzionali


Prezzo per azione tra 6 euro e 7,5: dopo il roadshow presso gli analisti e investitori si
fissa il prezzo di vendita definitivo a 6,75. Al variare del prezzo di vendita varia il valore
complesso dell’IPO

CASO NEXI
Trasformazione e quotazione dei titoli sul mercato azionario.
All’inizio struttura fortemente concentrata, quasi padronale. Successivamente il fondo
private equity di maggioranza diluisce la sua partecipazione. Questo avviene perché si
verifica un aumento del capitale. Ora 37% flottante, fondo Mercury passa da 92% a
60%. Cambia la struttura proprietaria e vengono introdotti i comitati. Prezzo di vendita
delle azioni dipende. C’è un price range pre-quotazione. Nexi propone una forchetta di
prezzo di vendita per ciascuna azione. In seguito ai roadshows viene fissato il prezzo di
vendita definitivo. Prezzo delle azioni Nexi viene valutato 9.
VALORE CONTABILE = patrimonio netto contabile. Quanto è scritto nel bilancio
CAPITALIZZAZIONE = valore di mercato del patrimonio della società. Numero di azioni x
prezzo delle azioni

GLI STAKEHOLDERS E LA RESPONSABILITA’ SOCIALE


chi sono gli STAKEHOLDERS? Sono i portatori d’interesse ovvero coloro che hanno
aspettative sull’azienda. Qualsiasi individuo o gruppo che può influenzare o è
influenzato dal raggiungimento di un obiettivo aziendale [si differenziano dagli
SHAREHOLDER ovvero i portatori di capitale di rischio]
Possono essere:
 INTERNI:
.1. PARTNER ECONOMICI: azionisti, fornitori, finanziatori, clienti ecc.
.2. RISORSE UMANE: dipendenti, sindacati e persone in cerca di occupazione
 ESTERNI:
.1. ISTITUZIONI: EU, Stato, Enti locali, Università
.2. COLLETTIVITA’: Scuola, ambiente, persone in cerca di occupazione
21
GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

STAKEHOLDER VIEW: organizzare la strategia in funzione delle relazioni, aspettative e


ricompense per i vari interlocutori sociali coinvolti.
Teoria degli stakeholder si sviluppa su:
 Analisi dell’ambiente competitivo
 Definizione delle strategie
 Implementazione delle azioni
 Assetto istituzionale (co-gestione)

CLASSIFICARE GLI STAKEHOLDERS


Nel 1997 Agle, Wood e Mitchell teorizzano l’esistenza di TRE ATTRIBUTI che incidono
sul grado di rilevanza degli stakeholders:
 POTERE di influenzare l’impresa (dipende dall’azienda-es. in un azienda quasi
completamente meccanizzata il potere dei dipendenti sarà molto basso)
 LEGITTIMITA’ delle aspettative (es. avere le vacanze)
 URGENZA delle rivendicazioni
LE TIPOLOGIE:
 Potere: stakeholder dormiente (è solo potente, ma non è urgente e legittimo)
 Legittimità: discrezionale
 Urgente: pressante

 Potere + Legittimità: dominante


 Potere + Urgenza: pericoloso
 Legittimità + Urgenza: dipendente

 Potere + Legittimità + Urgenza: completo

22
GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

Quando uno stakeholder ha almeno 2 attributi viene considerato importante, quante


ne ha 3 è uno stakeholder vero e proprio.

APPROCCIO AGLI STAKEHOLDER


3 tipi di approccio:
 DESCRITTIVO: monitorare le prestazioni sociali e rendicontare tutto (GRI- Global
Reporting Initiative). osserva il passato, presente e futuro delle relazioni e si risolve
in ampi documenti (bilancio di sostenibilità per es.) con cui le imprese raccontano le
proprie relazioni con un ampio numero di categoria di stakeholder
 STRUMENTALE: ricercare il collegamento tra prestazioni sociali e prestazioni
economiche finanziarie (KLD) – come cresce economicamente l’azienda in relazione
ad alcuni elementi sociali introdotti.
 NORMATIVO: coinvolgere il legislatore nella salvaguardia degli stakeholder (libro
verde UE). Es. trasformazioni di aziende in versione “green”
COSA SPINGE LE AZIENDE A PERSEGUIRE LA RESPONSABILITA’ SOCIALE?
 Obbligo morale
 Garantire la sostenibilità del business (non intaccare le generazioni future)
 Legitimacy theory secondo la quale le imprese hanno bisogno di un’approvazione
implicita o esplicita da parte della comunità, degli stakeholder e dello Stato
 Reputazione aziendale in quanto le azioni di RSI migliorano l’immagine dell’impresa
LE STRATEGIE SOCIALI
Mentre nella shareholder view gli obiettivi sociali sono un vincolo all’obiettivo del
valore per gli azionisti, nella stakeholder view questi hanno pari dignità, perché una
diversa gerarchia potrebbe compromettere la creazione di valore economico-
finanziario
La relazione strategica tra azienda e stakeholder viene gestita sulla base di diverse
scelte strategiche:
1. REATTIVA (rispondere se coinvolti) – es. azienda diventa green perché gli è stato
chiesto di diventarla
2. DIFENSIVA (limitare i danni preventivamente) – es. difendersi se qualcuno accusa
su temi riguardanti la stakeholder theory (non faccio x se non è obbligatorio)
23
GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

3. ACCOMODANTE (interpretare e anticipare le criticità ambientali e sociali per


disinnescare i conflitti) – es. costruisco asilo nido per evitare che i miei
dipendenti si lamentino e vadano via
4. PROATTIVA (pianificare le prestazioni sociali e cercare di gratificare il maggior
numero di aspettative degli stakeholder) – es. porto ai dipendenti un piano che
mostra la costruzione del miglior asilo nido tra quelli che propongono le altre
aziende
La RESPONSABILITA’ SOCIALE D’IMPRESA (RSI) enfatizza la componente etica dell’agire
imprenditoriale e di fatto formalizza con opportuni strumenti una serie di pre-
condizioni alla creazione di valore che garantiscono un oggettivo equilibrio tra azienda
e società.
GLI STRUMENTI DELLA RESPONSABILITA’ SOCIALE D’IMPRESA:
 L’adozione volontaria di codici di condotta ed etici
 L’adozione volontaria di regole finalizzate all’ottenimento di etichette e
certificazioni sociali rilasciate da organismo pubblici o privati indipendenti
 La partecipazione a partnership, forum e iniziative multi-stakeholder che sono
promossi anche da attori istituzionali
 La quotazione delle proprie azioni presso indici socialmente responsabili
 La redazione di bilanci sociali e ambientali, accettando il concetto di triplo
bottom line e discutendo le proprie prestazioni economiche, sociali e ambientali

IL MODELLO DEI CIRCUITI


Misura la ricchezza prodotta/distrutta dall’azienda.
Le operazioni della gestione che un’azienda mette in atto possono essere classificate in
operazioni di gestione interna e operazioni di gestione esterna. Questo modello, data la
finalità di misurare la ricchezza creata dalle attività condotte dalla società, considera
solo le operazioni esterne che coinvolgono uno scambio con le terze economie
(finanziamento, investimento e disinvestimento).
Questa misurazione è importante per diversi soggetti (imprenditore, CdA, investitori
esterni, banche, stakeholder) che hanno bisogno di valutare l’andamento della gestione
al fine di:

24
GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

 Remunerare il management
 Remunerare gli investitori
 Valutare la redditività dell’azienda
 Valutare il ritorno su un investimento
 Valutare l’impatto sociale delle scelte gestionali
Ogni operazione è osservabile secondo una duplice prospettiva, quella del bene
oggetto dello scambio e quella, opposta, del denaro che determina il valore del bene
scambiato. Quindi:
 ASPETTO ORIGINARIO O NUMERARIO: si riferisce a variazioni di denaro
(numerario certo) o di valori ad esso assimilabili (debiti e crediti di
funzionamento*) che misurano l’aspetto economico del fenomeno.
*i crediti o debiti di funzionamento rappresentano una sostituzione temporanea
di uscite o entrate di denaro (acquisto o vendita con pagamento dilazionato).
Successivamente le entrate/uscite di denaro compensano riduzioni di crediti o
debiti di funzionamento dando origine a permutazioni finanziarie

 ASPETTO DERIVATO O ECONOMICO: è connesso alla formazione o variazione di


ricchezza aziendale (costi e ricavi) o alle variazioni del capitale proprio.
È subordinato all’esistenza di un fenomeno numerario/originario e sono
quantificabili solamente per l’entrata e l’uscita che li misurano
Costi e ricavi rappresentano variazioni della ricchezza aziendale (aspetto
derivato) e sono misurati da variazioni di numerario

COSTI rappresentano una cessione di utilità derivante dall’utilizzo o dalla perdita


di valore di beni che l’azienda aveva a disposizione (utilizzo materie prime,
utilizzo forza lavoro ecc.)

RICAVI rappresentano un incremento di utilità derivante dalla cessione di beni o


servizi o dall’incremento di valore di beni disponibili (azioni)

Differenza tra ricavi e costi rappresenta il risultato economico

25
GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

Le variazioni di capitale proprio costituiscono una variazione di ricchezza


aziendale e possono derivare dai soci che apportano nuove risorse o dall’azienda
che trattiene gli utili generati (autofinanziamento)

Inizialmente le risorse che l’azienda recupera per svolgere le proprie attività possono
provenire dai soci (conferimento) o dall’azienda grazie alla ricchezza accumulata e non
distribuita (autofinanziamento). Le risorse monetarie così acquisite vengono chiamate
FATTORI PRODUTTIVI GENERICI in quanto hanno un elevato livello di fungibilità ed
infatti possono essere utilizzati con estrema flessibilità per acquistare FATTORI
PRODUTTIVI SPECIFICI. Questi fattori produttivi specifici si dividono in:
 FATTORI PRODUTTIVI A FECONDITA’ SEMPLICE→ ovvero fattori produttivi che
esauriscono la loro utilità nell’ambito di un unico processo produttivo
 FATTORI PRODUTTIVI A FECONDITA’ RIPETUTA→ ovvero fattori produttivi
utilizzati in più processi produttivi e questo significa che una volta prodotto il
bene, il fattore produttivo è ancora disponibile per successive operazioni di
trasformazioni.

All’interno del modello dei circuiti osserviamo come le operazioni di gestione possano
essere raggruppate in 4 classi:
1. FINANZIAMENTO
2. ACQUISIRE I FATTORI PRODUTTIVI – questi possono essere:
a. GENERICI (denaro) – Mezzi monetari che possono essere trasformati in
qualsiasi elemento utile allo svolgimento dei processi aziendali
b. SPECIFICI – Investimenti dei mezzi monetari in impianti, macchinari, merci,
materie prime, attrezzature ecc. vincolanti all’attività dell’azienda alla
quale contribuiscono mediante servizi
3. TRASFORMARE I FATTORI PRODUTTIVI IN PRODOTTI/SERVIZI
4. VENDERE I PRODOTTI E I SERVIZI OTTENUTI
Queste operazioni sono l’unità elementare dell’attività di gestione d’impresa, sono
caratterizzate da livelli diversi di complessità e non si devono interpretare
singolarmente ma collocate all’interno del sistema operativo.
26
GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

Mettere in relazione gli investimenti con i loro ritorni è fondamentale per le aziende, in
modo particolare per quelle di grandi dimensioni e diversificate, per avere un’idea di
quali siano i business, gli investimenti o le aree più redditizie. Es. Business gelati vs
business prodotti per il corpo, Investimenti operativi vs investimenti finanziari,
investimenti south east asia vs investimenti nord europa.
Questo modello logico permette di rappresentare ed analizzare le posizioni di equilibrio
economico – finanziario in azienda e la dinamica della gestione. Questo modello
trasforma l’insieme delle operazioni in una unità omogenea (moneta).
2 CATEGORIE DEI MODELLI DEI CIRCUITI:
 CIRCUITO DEI FINANZIAMENTI:
.1. CIRCUITO DEI FINANZIAMENTI ATTINTI: Raccolta dei mezzi finanziari (fattori
produttivi generici) necessari allo svolgimento dell’attività aziendale (capitale
proprio/equity e/o capitale di debito/terzi)
.2. CIRCUITO DEI FINANZIAMENTI CONCESSI: Impiego di mezzi finanziari in
operazioni di finanziamento a terzi e/o investimenti finanziari
 CIRCUITO DELLA PRODUZIONE: acquisizione di fattori produttivi specifici (materie
prime/competenze/servizi) e loro successiva riconversione in mezzi monetari
(prodotti finiti/servizi)

FINANZIAMENTI ATTINTI
Per svolgere la propria attività l’azienda necessita di risorse monetarie da investire in
fattori produttivi specifici. Le risorse generiche (monetarie) sono disponibili per
EFFETTO DEI RICAVI derivanti dal circuito della produzione (AUTO-FINANZIAMENTO =
soci decidono di non distribuire tra loro l’utile ma di reinvestirlo nell’azienda) oppure
da FONTI ESTERNE:
 CONFERIMENTO di denaro da parte dei proprietari o soci = CAPITALE PROPRIO
 PRESTITI contratti nei confronti di terzi = CAPITALE DI DEBITO
CAPITALE PROPRIO e DI DEBITO si distinguono per:
 Tempi di permanenza (cap. proprio indeterminato – cap. di debito viene rimborsato
con scadenze brevi)

27
GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

 Modalità di remunerazione (cap. proprio i soci possono ricevere i dividendi come


reinvestirli nell’attività aziendale – cap. di debito va sempre remunerato con gli
interessi)
 Modalità di rimborso (cap. proprio non viene deciso con la creazione dell’azienda -
cap. di debito stabilita nel contratto di debito)

CAPITALE PROPRIO: risorse inizialmente messe a disposizione dai soci.


Sottoscritto al momento della costituzione della società o successivamente
Può essere conferito in momenti differenti
Rappresenta il conferimento che i soci hanno dato all’attività della quale
condivideranno i rischi futuri
Può essere conferito sotto forma di mezzi monetari o beni utilizzabili dall’azienda
(immobili, brevetti)
CAPITALE PROPRIO NON HA UN TEMPO ENTRO CUI DEVE ESSERE OBBLIGATORIAM
ENTE RIMBORSATO. È DI PEOPRIETA’ DELL’AZIENDA

CIRCUITO DEI FINANZIAMENTI ATTINTI: CAPITALE PROPRIO


Aspetto originario: legato alle entrate e alle uscite di mezzi monetari
Aspetto derivato: rappresentato dalla modifica del capitale di società
VEDI SLIDE 120 MODELLO DEI CIRCUITI
 Ottenimento risorse finanziarie sotto forma di capitale proprio
 Incremento o rimborso risorse finanziarie come capitale proprio
CAPITALE DI PRESTITO O DEBITO: corrisponde ad una disponibilità temporanea di
denaro, acquisito da soggetti terzi che dovrà essere restituito secondo modalità
stabilite contrattualmente
 Lungo termine (maggiore di 5 anni)
 Medio termine (tra 1 anno e 3 anni)
 Breve termine (meno di 12 mesi)

28
GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

L’azienda sostiene oneri (INTERESSI) per la disponibilità temporanea del denaro (che
non è di sua proprietà)
Può essere reperito con diverse modalità: mutuo, scoperto di conto corrente,
prestito obbligazionario.
Il capitale di debito partecipa come tutti i fattori produttivi al rischio dell’attività,
quindi la restituzione del capitale di debito è condizionata dal recupero stesso del
capitale tramite il conseguimento dei ricavi.
CIRCUITO DEI FINANZIAMENTI ATTINTI: CAPITALE DI TERZI
Aspetto originario: legato alle entrate e alle uscite di mezzi monetari
Aspetto derivato: rappresentato dall’accensione e dall’estinzione dei debiti di
finanziamento
VEDI SLIDE 122
 Ottenimento di risorse finanziarie di debito
 Rimborso risorse finanziarie di debito
CIRCUITO DEI FINANZIAMENTI CONCESSI
Aspetto originario: legato alle entrate e uscite di mezzi monetari
Aspetto derivato: rappresentato dalla concessione e restituzione di crediti di
finanziamento
VEDI SLIDE 124
Crediti e debiti di finanziamento sono misurati da un evento numerario e non
incidono sulla variazione di ricchezza aziendale. La differenza tra ciò che si ottiene e
ciò che si restituisce entra nella formazione della ricchezza aziendale.
Sono inclusi tra i componenti economici solo gli oneri finanziari attivi o passivi
CIRCUITO DELLA PRODUZIONE
Consiste nella trasformazione dei fattori produttivi (input) in prodotti (output). I
mezzi monetari recuperati sono impiegati per effettuare le operazioni necessarie
allo svolgimento delle attività di produzione.
Quest’attività di produzione si compone delle fasi di:

29
GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

 Acquisizione di fattori produttivi specifici (gestione esterna)


 Svolgimento dell’attività tecnica di trasformazione (gestione interna)
 Vendita di prodotti ottenuti o servizi erogati (gestione esterna)
FATTORI PRODUTTIVI SPECIFICI sono rischiosi:
 Tutti o una parte dei FP non ritornano più in forma di denaro se i prodotti finali
restano invenduti
 Non sono in grado di partecipare alla combinazione produttiva futura
Il rischio è determinato dall’ambiente (continua necessità di cambiare i macchinari), dal
periodo di utilizzo e se i fattori produttivi sono utilizzabili solo per una combinazione
produttiva oppure più di una
Aspetto originario: variazioni di denaro certe o di valori ad esso assimilabili
Aspetto derivato: collegato alla formazione della ricchezza aziendale
VEDI SLIDE 128 PER SCHEMA
I CICLI
VEDI SLIDE 129

CICLO GESTIONALE DELLE IMPRESE INDUSTRIALI.


Le aziende industriali o servizi presentano il seguente ciclo gestionale:
1. ACQUISIZIONE DI RISORSE FINANZIARIE (FATTORI PRODUTTIVI GENERICI)
a. Risorse proprie (equity)
b. Di terzi
2. APPROVIGIONAMENTO DI FATTORI PRODUTTIVI SPECIFICI (MATERIE)
a. Fattori a fecondità ripetuta (FFR) che partecipano più volte al processo
produttivo (macchinari)
b. Fattori a fecondità semplice (FFS) che partecipano ad un solo ciclo
produttivo (farina per il pane)
3. TRASFORMAZIONE DEGLI INPUT IN OUTPUT (non è possibile una quantificazione
monetaria)
4. CESSIONE DEI BENI/SERVIZI A TERZI (scambio monetario)

30
GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

Per banche e assicurazione cambia il sistema ma la struttura è sempre input-output


(input sono i depositi dei clienti e i prestiti sono gli output - guadagnano con gli
interessi)

Ogni operazione di gestione esterna da origine ad un fenomeno numerario:


 Acquisizione di fattori produttivi rappresenta un investimento misurato (costo)
dalla quantità dei mezzi monetari che escono dall’azienda (uscite)
 Cessione dei prodotti rappresenta una dismissione che viene misurata (ricavo)
dalla quantità di mezzi monetari che entrano in azienda (entrate)

SETTORE FINANZIARIO si collega alle variazioni di:


 Numerario certo e assimilato
 Crediti e debiti di finanziamento
SETTORE ECONOMICO si tratta di un aspetto derivato ed è connesso alla formazione
della ricchezza aziendale
 Costi e ricavi
 Incremento e riduzioni del capitale proprio

ANALISI DELLE VARIAZIONI


VARIAZIONE FINANZIARIA POSITIVA (VFP):
 Aumento cassa
 Aumento crediti di funzionamento
 Aumento crediti di finanziamento
 Riduzione debiti di funzionamento
 Riduzione debiti di finanziamento
VARIAZIONE FINANZIARIA NEGATIVA (VFN):
 Diminuzione cassa
 Aumento debiti di funzionamento
 Aumento debiti di finanziamento
31
GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

 Diminuzione crediti di funzionamento


 Diminuzione crediti di finanziamento
VARIAZIONE ECONOMICA POSITIVA (VEP):
 Ricavi di vendita o cessione di beni
 Riduzione dei costi
 Aumento del capitale proprio
VARIAZIONE ECONOMICA NEGATIVA (VEN):
 Costi di acquisto di beni o servizi
 Riduzione dei ricavi
 Riduzione del capitale proprio

VEDI ESERCITAZIONE 1 E 2

SISTEMA DI RISORSE
Accanto alle operazioni che sono direttamente connesse allo svolgimento della
missione produttiva dell’azienda, ci sono operazioni che sono volte ad assicurare le
condizioni strutturali ideali per un efficace ed efficiente svolgimento dell’attività.
Esistono tre principali risorse:
 RISORSE FINANZIERIE, che sono rappresentate tipicamente dal denaro
attualmente disponibile e dai mezzi monetari che diventeranno disponibili in
futuro. In quest’ultima categoria ricadono i crediti di funzionamento che
derivano dai processi di vendita e i crediti di finanziamento che derivano dalla
cessione di finanziamenti a soggetti terzi.
Il denaro di cui dispone un’azienda può avere origine esogena se deriva
dall’esterno (finanziamenti delle banche, apporti dei soci), oppure può avere
origine endogena se viene generato internamente (utile conseguito dall’azienda).

 RISORSE MATERIALI, che sono i beni tangibili, ossia i fattori produttivi specifici
come i fattori produttivi a fecondità semplice o ripetuta e i fattori produttivi
pluriennali. Anche le risorse materiali possono avere natura esogena se vengono
32
GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

acquistate dall’esterno, oppure natura endogena se vengono costruite


internamente.

 RISORSE IMMATERIALI, che comprendono una vasta gamma di elementi


intangibili che viene definito come capitale intellettuale, che si divide in capitale
umano, capitale organizzativo e il capitale relazionale.
Il capitale umano risiede nelle persone che operano in aziende ed è collegato alle
loro conosce, abilità e know-how (risorse impossibili da controllare per l’azienda
in quanto rischia di perderle a causa della mobilità dei dipendenti. Il capitale
organizzativo si riferisce a conoscenze che permangono in azienda anche al di là
del turnover del personale e comprende quindi la cultura aziendale, i sistemi di
controllo della qualità, i marchi, brevetti e licenze d’uso ecc. Infine, il capitale
relazionale è il sistema di relazioni che l’azienda instaura con i propri
interlocutori.
Gli investimenti in risorse immateriali sono caratterizzati quindi da un elevato
rischio, visto che le variabili con il potere di influenzarne il successo non sono
sempre sotto il controllo dell’azienda.

Una risorsa quindi per essere considerata come fattore produttivo deve:
 Essere chiaramente IDENTIFICABILI e quindi essere separabile dal resto del
contesto aziendale, derivare da contratto o altri diritti legali, ed essere
esprimibile in quantità monetarie.
 Essere UTILE, ossia deve esserci la possibilità che da tale risorsa ne derivino
benefici economici futuri
 Essere CONTROLLABILE da parte dell’azienda

IL BILANCIO
Il bilancio rappresenta per gli investitori la prima fonte d’informazioni per comprendere
l’andamento aziendale nel suo complesso ed esprimere valutazioni e considerazioni su
come la gestione aziendale attivi processi mirati alla creazione di ricchezza. Il bilancio è
un documento pubblico ed è composto dal conto economico (modalità di formazione
33
GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

del risultato), stato patrimoniale (composizione quali-quantitativa del capitale di


funzionamento) e nota integrativa.

MODELLO DEL BILANCIO


Lo scopo del modello del bilancio è consentire la determinazione e la rappresentazione
del risultato di periodo e del capitale di funzionamento, o, in alti termini, delle
condizioni di equilibrio economico, finanziario e patrimoniale dell’azienda.

RISULTATO ECONOMICO GLOBALE = è il risultato dell’attività aziendale in tutto l’arco


di vita dell’azienda che si può determinare nelle seguenti ipotesi:
1. Assenza di operazioni in corso al termine della vita dell’impresa
2. Disinvestimento di tutti i fattori produttivi impiegati
3. Avvenuto regolamento di tutte le posizioni di credito / debito
4. Assenza di rischi a carico della gestione (cause pendenti sulla società)
Tutti gli investimenti ritornano sotto forma di risorse monetarie ed è possibile
ipotizzare che non ci saranno più entrate e uscite
ESISTONO 3 METODI PER DETERMINARE IL RISULTATO ECONOMICO DI UN’AZIENDA:
 METODO REDDITUALE: si sviluppa facendo RICAVI – COSTI (output – input)
 METODO PATRIMONIALE: riguarda la differenza tra le risorse conferite dai soci e
quanto questi ottengono durante la vita dell’azienda (guarda al capitale proprio).
La formula è VALORE DI RIMBORSO DEL CAPITALE PROPRIO – VALORE
CONFERITO DEL CAPITALE PROPRIO + DIVIDENDI EROGATI – APPORTI DI
CAPITALE
 METODO FINANZIARIO: la formula è ENTRATE – USCITE MONETARIE (non
considera conferimenti e rimborsi ai conferenti di capitale se non sotto forma di
entrate e uscite)
I RISULTATI CHE SI OTTENGONO CON QUESTI 3 METODI SONO UGUALI, SOLO
GUARDATI DA PROSPETTIVE DIVERSE
34
GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

Il risultato economico globale tuttavia, nonostante sia un valore certo e oggettivo, è un


indicatore insoddisfacente perché applicato ad aziende che in verità hanno effettuato
investimenti finalizzati a produrre effetti economici per un numero d’esercizi superiori
ad uno. Nel caso dell’investimento in fattori pluriennali non è corretto includere l’intero
costo d’acquisto dei fattori tra i componenti negativi dell’esercizio (gestione
incompiuta). Va considerata la competenza di un determinato costo (va attribuito il
costo di un fattore all’esercizio di competenza)
Ciò che è utile dunque conoscere è se l’azienda ha conseguito un risultato economico
positivo in un determinato arco temporale inferiore rispetto alla vita d’azienda.
Per questo motivo la vita aziendale viene divisa in PERIODI AMMINISTRATIVI al fine di
avere un indicatore in grado di rappresentare l’economicità aziendale

RISULTATO ECONOMICO DI PERIODO: si tratta di reddito generato in un arco


temporale definito (l’esercizio). La somma dei risultati di periodo genera il risultato
globale.
Si tratta di risultati di difficile stima in quanto l’attività dell’impresa non si ferma il
giorno in cui chiudiamo l’esercizio ed esistono una serie d’attività in progresso di
difficile valutazione.
Il valore dei fattori a fecondità semplice rimanenti alla fine di un esercizio non è troppo
problematico da calcolare dato che si ha il costo d’acquisto di quel determinato bene.
Questo è molto più complesso per quanto riguarda i fattori a fecondità ripetuta
QUAL E’ L’ARCO TEMPORALE EFFICIENTE PER DETERMINARE LA RICCHEZZA
PRODOTTA?
1. Lunghezza del ciclo operativo perché si concludono le operazioni di acquisto e
vendita
2. La normativa stabilisce un ciclo annuale che non corrisponde necessariamente
all’anno solare
3. La scelta del periodo conclusivo si basa sull’individuazione del momento in cui le
operazioni in corso sono minime
CAPITALE DI FUNZIONAMENTO: insieme di fattori specifici e generici a disposizione del
soggetto economico al termine dell’esercizio.

35
GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

IL RISULTATO ECONOMICO DI PERIODO: I RICAVI


2 possibilità di attribuire i ricavi:
1. Prodotti collocati sul mercato operazioni di scambio portate a termine
variazioni finanziarie (aumento di denaro o crediti di funzionamento)
valutazioni sono CERTE perché misurate da VFP occorse con terze parti
ricavi di vendita che vengono attribuiti all’esercizio non appena le operazioni di
scambio giungono al termine.
2. Prodotti non ancora collocati sul mercato operazioni di scambio non ancora
portate a termine stima dei valori residui finali (le rimanenze)
valutazioni sono INCERTE e solo stimate o sperate

DETERMINAZIONE DEI COSTI: FFS


1. COSTO MISURATO ALL’ATTO DELL’ACQUISTO DEI FATTORI = non connesso al
sostenimento dei costi. Si tratta del costo connesso alla disponibilità di FFS o FFR
e non si è ancora necessariamente manifestato
2. COSTO CONNESSO ALL’UTILIZZO DEI FATTORI = da origine ai costi. Si tratta della
cessione di utilità dei fattori produttivi impiegati per la realizzazione di prodotti e
dei servizi che generano ricavi
A bilancio si attribuiscono i costi degli FFS non in base alla data in cui vengono
acquistati ma sulla base del periodo in cui vengono effettivamente utilizzati.
COSTO DI ACQUISTO (MISURATO FINANZIARIAMENTE) = COSTO DI UTILIZZO
NELL’ESERCIZIO (STIMATO) + COSTO SOSPESO O VALORE RESIDUO (STIMATO)
Il valore residuo rappresenta il valore del fattore produttivo ancora a disposizione e
costituisce un’attività (investimento) per l’azienda.

DETERMINAZIONE DEI COSTI PER FFR: AMMORTAMENTO


I fattori a fecondità ripetuta come impianti, macchinari e brevetti hanno vita
pluriennale: il costo misurato all’atto non corrisponde al costo per l’utilizzo in un
esercizio. Il processo di divisione dei costi dei fattori pluriennali nei diversi esercizi di
competenza prende il nome di AMMORTAMENTO. Rappresenta un processo attraverso

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GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

cui il costo di acquisizione viene ripartito tra i periodi amministrativi in cui i fattori
partecipano alla produzione aziendale.
La quota di ammortamento rappresenta:
 La quota di costo che partecipa alla formazione del risultato di periodo
 L’incidenza dei FFR sul risultato economico di periodo
Per dare vita al processo di ammortamento di un fattore pluriennale la prima cosa da
fare è STIMARE LA VITA UTILE DEL FATTORE PRODUTTIVO e pensare di utilizzarlo ogni
anno (QUOTA DI AMMORTAMENTO COSTANTE). [esiste anche la quota di
ammortamento a quote decrescenti]
Non c’è un’uscita di cassa ogni periodo ma semplicemente una distribuzione del costo
del fattore pluriennale durante gli anni della sua vita utile.
Esempio: si acquista un impianto per 1000 euro, pagamento in contanti. La vita utile
stimata del bene è 5 anni. L’uscita di cassa di 1000 avviene subito, il costo viene però
ammortizzato per quote costanti di 200 ogni anno.

PRINCIPIO DI COMPETENZA
Il principio in base al quale si possono individuare i ricavi e i costi da includere nel conto
economico e quelli che invece non devono esserlo in quanto riferibili a periodi
differenti. Sono di competenza di un periodo i ricavi per i quali:
 Il processo produttivo dei beni o servizi è concluso
 Lo scambio è già avvenuto e non è solo sperato
I costi invece sono di competenza se si riferiscono a fattori che sono stati utilizzati o
hanno ceduto utilità ai fini del processo produttivo.

PRINCIPIO DI PRUDENZA
Il principio di prudenza invece afferma che nell’identificare i costi di esercizio vanno
inclusi costi o perdite anche se solamente temute mentre non possono essere inclusi i
ricavi se soltanto sperati (la ricchezza deve prima essere creata e poi può essere
trasferita). Chiamato anche principio di asimmetria.

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GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

I PROSPETTI FONDAMENTALI DEL BILANCIO


Il modello di bilancio determina 2 prospetti:
 CONTO ECONOMICO Il conto economico consente di ottenere informazioni
in merito all’andamento economico dell’azienda. La sua struttura viene definita
“a sezioni divise e contrapposte” in quanto presenta una sezione per i
COMPONENTI POSITIVI DI REDDITO e una per i COMPONENTI NEGATIVI DI
REDDITO) e, dalla contrapposizione dei valori di queste due sezioni, si determina
come differenza il RISULTATO ECONOMICO DI PERIODO (dato da un utile o
perdita)
RISULTATO D’ESERCIZIO = RICAVI – COSTI (DI COMPETENZA)
Componenti negative di risultato Componenti positive di risultato
1. Valore di acquisizione dei ffs e ffr 1. Ricavi conseguiti nell’esercizio
2. Rettifiche del valore dei ricavi 2. Valore residuo dei fattori
finanziariamente realizzati ma produttivi non utilizzati
non di competenze del periodo (semilavorati, prodotto in corso di
lavorazione prodotti finiti)
3. Costi dei fattori produttivi che 3. Ricavi che provengono da passati
provengono da passati esercizi esercizi
4. Quote di ammortamento 4. Perdita
5. Quote per rischi e oneri futuri 5. Utile

Descrizione tabella:
 Punto 1 dei componenti negativi→ in questa categoria rientrano non solo i costi
dei ffs ma anche gli interessi passivi sui finanziamenti ottenuti dall’azienda e tutti
gli altri oneri sostenuti per l’acquisizione di fattori produttivi
 Punto 1 dei componenti positivi→ in questa categoria rientrano i ricavi
monetariamente realizzati nel corso dell’esercizio, indipendentemente
dall’effettiva competenza
 Punto 2 dei componenti negativi→ ci sono i costi di acquisizione che non sono
rilevanti per la determinazione del risultato di periodo.

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GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

 Punto 2 dei componenti positivi→ ci sono i valori residue e quindi si va a


rettificare il costo di acquisizione, e per contrapposizione si ottiene il costo di
utilizzazione.
 Punti 3→ sono costi e ricavi che provengono da passati esercizi e rappresentano
valori che erano stati sospesi in precedenti esercizi e che sono stati rinviati a
questo periodo
Molti dei valori che troviamo qua nel c.e generano corrispondenti nello stato
patrimoniale:
 Le rettifiche del valore dei ricavi finanziariamente realizzati ma non di
competenza del periodo (punto 2 componenti negative) generano un
corrispondente valore nell’area economica delle passività dello s.p
 Le quote di ammortamento (punto 4 delle componenti negative) in ogni esercizio
rappresentano il costo di utilizzazione dei fattori produttivi pluriennali e riducono
il costo dei fattori pluriennali che viene iscritto nello s.p
 Le quote per rischi e oneri futuri generano corrispondenti passività presunte
nella zona del passivo dello s.p
 Il valore residuo dei fattori produttivi acquistati ma non utilizzati genera un
corrispondente valore tra le attività dello s.p (rimanenze)
 Il risultato di periodo esprime anche l’incremento o il decremento che il capitale
proprio dell’azienda ha subito per effetto della gestione e quindi verrà
riepilogato nello s.p nella zona del capitale netto

In conclusione, la struttura a sezioni divise e contrapposte è una delle possibili


forme assunte dal conto economico e si presta particolarmente alla
rappresentazione delle diverse categorie di costi e di ricavi che partecipano alla
formazione del risultato di periodo. Tuttavia, questo modello non si rivela utile ai
fini dell’analisi dell’andamento gestionale in quanto presenta categorie di valori
che contengo componenti di reddito molto diversi tra loro.

 STATO PATRIMONIALE accoglie grandezze finanziarie (denaro, crediti e


debiti di funzionamento e finanziamento) ed economiche sospese e trasferite ai
periodi successivi e rappresenta l’insieme degli investimenti e dei finanziamenti.
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GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

Raccoglie tutta la gestione incompiuta. Determina dunque il CAPITALE DI


FUNZIONAMENTO (stock) ovvero il complesso di beni o servizi a disposizione del
soggetto economico in un determinato momento.
CAPITALE NETTO DI BILANCIO = ATTIVITA’ – PASSIVITA’
ATTIVO = PASSIVO + CAPITALE NETTO DI BILANCIO
INDICA IL VALORE DEL CAPITALE DI FUNZIONAMENTO AL TERMINE DEL PERIODO
AMMINISTRATIVO. Ci permette di vedere tutte quelle risorse che l’azienda ha
oggi ma che creeranno ricchezza domani.
ATTIVITA’ (investimenti) PASSIVITA’ (fonti di finanziamento)
A. Valori finanziari A. Valori finanziari
A1) Risorse liquide A2) debiti di funzionamento
A2) Crediti di funzionamento A2) Debiti di finanziamento
A3) Crediti di finanziamento A3) Passività presunte
B. Valori economici B. Valori economici
B1) Fattori produttivi a fecondità B1) Ricavi anticipati
semplice in rimanenze
B2) Semilavorati, prodotti finiti, prodotti
in corso di lavorazione
B3) Valore residuo dei fattori produttivi
pluriennali
Capitale netto
a. Capitale netto al termine del
precedente periodo +/-
conferimenti o prelievi
b. Utile o perdita del periodo

Se analizziamo le attività notiamo che queste sono composte da due grandi classi di
elementi:
 Valori finanziari: mezzi liquidi, crediti di funzionamento e di finanziamento
 Valori economici: valori relativi a costi pluriennali e costi sospesi
Le passività a loro volta erano divise in due classi:
 Valori finanziari: debiti di finanziamento o di funzionamento
 Valori economici: tipicamente relativi ai ricavi anticipati

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GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

La differenza tra il valore elle attività e quello delle passività esprime il valore del
capitale proprio dell’azienda (ovvero il capitale netto). Il capitale proprio o netto è
inteso come un fondo di valori, astratto, derivato e incerto. È un fondo di valori
inquanto si determina come differenza tra il valore di tutte le attività e quello delle
passività e quindi non deriva da singoli elementi ma si ottiene mediante una somma e
quindi è derivato. Inoltre, è un valore incentro in quanto altrettanto incerti sono i valori
attribuiti ai singoli elementi dell’attivo e del passivo.
Il valore delle attività così come viene riepilogato nel bilancio non rappresenta il valore
di mercato di queste. DI conseguenza se il capitale netto rappresenta il risultato della
somma algebrica tra attività e passività e queste sono valutate secondo principi e critici
di funzionamento piuttosto che di liquidazione. Il valore del capitale netto, quindi, non
rappresenta il valore della ricchezza che otterrebbero i soci in caso di cessazione
dell’attività, quanti piuttosto il valore della ricchezza conferita secondo criteri di
funzionamento. Si tratta dunque di un CAPITALE NETTO DI FUNZIONAMENTO e non di
un capitale netto di liquidazione.

CAPITALE NETTO DI FUNZIONAMENTO:


 È un fondo di valori in quanto è determinato dalla differenza tra attività e
passività nel loro complesso
 È astratto perché non si identifica con specifici elementi del capitale di
funzionamento
 È incerto poiché sono incerti alcuni valori relativi ad attvità e passività
 È derivato perché ottenuto in funzione della determinazione del risultato di
periodo

ALTRE MODALITÀ DI VALUTAZIONE DEL CAPITALE:


 Capitale di liquidazione: esprime il valore di stralcio o liquidazione dell’azienda
in ottica di cessazione dell’attività
 Capitale economico: indica il valore del capitale determinato in funzione della
redditività futura e dei rischi associati alla realizzazione di tale redditività.
VEDI ESERCITAZIONE 3

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GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

INTRODUZIONE ALLA RAGIONERIA


La ragioneria permette la:
 CONVERSIONE della dinamica aziendale in cifre
 RICONVERSIONE delle cifre in andamenti aziendali
Finalità = capire se un’azienda crea o meno ricchezza (economicità)
Metodo = metodo della partita doppia (La partita doppia è il metodo di scrittura
contabile che consiste nella registrazione delle operazioni aziendali simultaneamente
su due serie di conti; si basa, infatti, sul principio della duplice rilevazione simultanea.
Lo scopo di questo procedimento è di determinare il reddito di un periodo
amministrativo specifico e di controllare quindi i movimenti monetari-finanziari relativi
alla gestione)
Rappresentazione dei dati = bilancio d’esercizio (Il bilancio è l'insieme dei
documenti contabili e report finanziari che un'impresa deve redigere periodicamente,
ai sensi di legge, allo scopo di perseguire il principio di verità ed accertare in modo
chiaro, veritiero e corretto la propria situazione patrimoniale e finanziaria al termine
del periodo amministrativo di riferimento, nonché il risultato economico dell'esercizio
stesso)

Contabilità generale = processo organico di rilevazioni quantitative che utilizza lo


strumento contabile ed il metodo della partita doppia con i seguenti obiettivi:
 Determinazione periodica del risultato di periodo e del capitale di
funzionamento
 Accertamento e controllo delle posizioni finanziarie aziendali
Si differenzia dalla contabilità analitica
 I metodi contabili si servono del conto quale strumento principale delle
rilevazioni

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GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

 I metodi non contabili utilizzano altri supporti o metodologie


Per la rilevazione delle operazioni di gestione il più utilizzato è il metodo contabile:
partita doppia

Il conto
Insieme di scritture relative ad un determinato oggetto che ne rilevano l’ammontare e
le variazioni di valore. I conti possono essere:
 Semplici (MASTRINI)
 Complessi
Semplice Complesso
Cassa Conto economico
Crediti Stato patrimoniale
Ricavi di vendita
Materie prime
Fondo rischi e oneri

Il conto è uno strumento di rilevazione e misurazione:


 A sezioni divise e contrapposte (Dare – Avere)
 Riferito a un oggetto conoscitivo (cassa, immobili, capitale sociale)
Dare accoglie gli incrementi di valore della cassa
Avere accoglie i decrementi di valore della cassa
Nomi delle movimentazioni:
 Istituire: fissare l’oggetto e la denominazione di un conto
 Aprire o accendere: effettuare la prima registrazione
 Addebitare: iscrivere una variazione di conto in dare
 Accreditare: iscrivere una variazione di conto in avere
 Stornare: eliminare da un conto una quantità e trasferirla in un altro conto
 Chiudere: determinare i totali delle due sezioni, farne la differenza, evidenziare il
saldo e iscriverlo nella sezione con totale minore per portare il conto a pareggio
 Riepilogare: trasportare il contenuto di più conti in uno di sintesi o di riepilogo
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GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

Il metodo della partita doppia


 Funzionamento antitetico delle sezioni dei conti (incrementi in Dare
decrementi in avere) e viceversa
 Duplicità degli aspetti di osservazione (aspetto originario e derivato)
 La somma algebrica delle due sezioni permette di ottenere il saldo del conto
Regole della partita doppia:
 In ciascun momento, la somma degli importi in dare di tutti i conti è uguale alla
somma in avere di tutti i conti
 La somma dei saldi di tutti i conti è uguale alla somma dei saldi in avere di tutti i
conti
 La somma algebrica dei saldi in una parte qualsiasi dei conti del mastro è uguale
e di segno opposto alla somma algebrica dei saldi della rimanente parte dei conti

Per convezione i conti finanziari accolgono in dare le variazioni positive e in avere le


variazioni negative
Invece i conti economici accolgono in dare le variazioni negative e in avere le variazioni
positive

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GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

IMPOSTA SUL VALORE AGGIUNTO (IVA)


Imposta indiretta che si applica alle cessioni di beni e alle prestazioni di servizi
effettuate nel territorio dello Stato nell’esercizio di imprese o di arti e professioni e
sulle importazioni da chiunque effettuate.
Il pagamento (acquisti) o l’incasso (vendite) dell’IVA configurano un RAPPORTO DI
CREDITO/DEBITO nei confronti dello Stato, cui è dovuto il saldo qualora a debito.
L’azienda che acquista qualcosa avrà un IVA a credito, l’azienda che vende qualcosa
avrà un IVA a debito.
L’IVA per l’azienda non è ne un costo ne un ricavo. Infatti l’IVA appartiene allo stato e le
aziende svolgono solo il ruolo di sostituto d’imposta (si sostituiscono allo Stato per
richiedere quell’imposta).
L’IVA grava sempre sul consumatore finale in quanto lui non ha diritto al credito
d’imposta per l’IVA pagata.
Presupposti per l’applicazione:
1. Cessioni di beni o prestazioni di servizi (PRESUPPOSTO OGGETTIVO)
2. Operazioni effettuate nell’esercizio di attività di impresa o di lavoro autonomo
(PRESUPPOSTO SOGGETTIVO)
3. Operazioni effettuate nel territorio dello Stato (PRESUPPOSTO TERRITORIALE)
Le aliquote si differenziano in base ai beni/servizi scambiati e l’aliquota ordinaria è
attualmente pari al 22%.

Le aziende documentano analiticamente le operazioni poste in essere attraverso


l’emissione di FATTURE il cui contenuto e modalità di conservazione sono stabilite dalla
normativa
Le aziende devono determinare periodicamente la posizione per l’IVA a debito e a
credito. Il calcolo consiste nel confronto delle due situazioni:
 Situazione debitoria (IVA a debito > IVA a credito)
 Situazione creditoria (IVA a credito > IVA a debito)
In caso di situazione debitoria liquidazione e versamento devono avvenire mensilmente
o trimestralmente.
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GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

Le operazioni di acquisto
I momenti rilevanti sono:
 Il ricevimento della fattura, ove sono indicate le caratteristiche quali-quantitative
(in termini fisici e monetari) dell’acquisto effettuato
 Il pagamento della medesima, con cui si chiude il ciclo passivo dell’acquisto
Dunque da un punto di vista logico ogni operazione viene divisa in due:
1. Liquidazione dell’acquisto (accertamento del debito conseguente al ricevimento
della fattura) – rileviamo il costo
2. Pagamento

LA COMUNICAZIONE ECONOMICA DELLE AZIENDE


Il bilancio d’esercizio (disclosure obbligatoria) costituito da CE, SP, Rendiconto
finanziario e Nota integrativa (oltre alla relazione sulla gestione) ha limiti connessi alla
propria natura sintetica e semplificata:
 È orientato al passato (accoglie rappresentazioni di operazioni passate)
 Accoglie operazioni di gestione esterna ignorando quella interna
 Offre una prospettiva solo quantitativa
Inoltre si sta sviluppando sempre di più una visione che non guarda solamente alla
generazione del profitto ma anche all’impatto sociale e ambientale (sostenibilità).
Dunque non è più sufficiente il bilancio d’esercizio come modello comunicativo.

Disclosure aziendale = si indica il complesso delle info che vanno alle parti interessate.
È più ampio del concetto di bilancio perché include dinamiche qualitative e discorsive.
Può essere obbligatoria (bilancio) ma più spesso è voluntary.
Tassonomia della disclosure:
 Management earnings forecast = annunci del management circa gli utili attesi o
futuri dell’impresa
 Earnings announcement = annunci del management sugli utili realizzati (pre
bilancio)

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GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

 Corporate governance report and executive remuneration


 Lettera agli azionisti
 Internal self dealing/ related party transactions = info circa le operazioni con
soggetti in potenziale conflitto d’interesse
 Socio-environmental reporting/CSR report = info destinata agli stakeholders
Strumenti per la comunicazione economica:
 Sistema informativo di bilancio
 Corporate governance
 Strategie per ASA
 Bilanci sociali e ambientali
 Sito aziendale
 Piano industriale
 Annual review

Voluntary disclosure = include tutte le informazioni che vanno oltre l’informativa


obbligatoria: è indipendente e svincolata dalle regole contabili. Chi offre queste
informazioni può decidere se offrire ulteriori info, quali info e il timing con cui rivelarle.
4 aree della voluntary disclosure:
 Strategia soggiacenti ai risultati (corporate, governance)
 Evoluzione dell’assetto economico (ipotesi di base, analisi per segmenti,
scostamenti rispetto al passato)
 Informazioni di tipo previsionale (dati previsionali o obiettivi basati su specifiche
assunzioni)
 Patrimonio intangibile dell’impresa (differenza tra valore di mercato e contabile,
sostenibilità strategica)
Il timing della voluntary disclosure è fondamentale
I benefici della voluntary disclosure sono:
 Ridurre le asimmetrie informative e benefici economici
 Legitimacy theory e stakeholder management

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GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

Offrire al mercato una maggiore quantità di informazioni incrementa il grado di


conoscenza e fiducia da parte dei finanziatori (a titolo di credito o equity)

I costi della voluntary disclosure:


 Costi diretti di preparazione e diffusione dell’informazione
 Costi indiretti e informazioni proprietarie (rischio di dare informazioni importanti
a competitors)
 Rischio di litigation
 Costi di diffondere notizie negative
Investor relations = area che riguarda la comunicazione e che comprende 4 attività:
 Comunicazione al mercato
 Valutazione (azienda comunica delle valutazioni)
 Market intelligence (raccoglie e distribuisce dati)
 Gestione del portafoglio azionisti ed analisti
L’investor relations sviluppa quindi:
1. Sistema di supportive stakeholders
2. Incremento del valore economico dell’impresa
3. Diffusione del valore creato e ottenimento di un fair value dei ticket quotati
4. Sviluppo di un processo di apprendimento aziendale

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GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

LA COMUNICAZIONE ECONOMICA DELLE AZIENDE

Il successo di un’impresa dipende dalla sua capacità di coinvolgere soggetti diversi (stakeholders) e di
ottenere legittimazione, fiducia e consenso, assicurandosi in tal modo la disponibilità delle risorse di
cui essa necessita per svolgere appieno il suo ruolo economico-produttivo.
In questo contesto l’azienda trasmette e riceve continuamente informazioni con i diversi stakeholder:
comunica implicitamente attraverso i comportamenti quotidiani e comunica in maniera esplicita
svolgendo attività intenzionalmente dedicate ad attivare flussi informativi con gli stakeholder
aziendali.
Attraverso la comunicazione, l’azienda da un lato soddisfa l’esigenza dei diversi interlocutori di
ottenere le informazioni indispensabili per verificare il grado di soddisfazione delle proprie attese,
dall’altro costruisce gli elementi immateriali che accrescono la competitività dell’offerta indirizzata al
cliente.
La comunicazione economica si articola in 4 principali aree:

 La COMUNICAZIONE COMMERCIALE, diretta a migliorare le relazioni con il mercato dei clienti


finali e intermedi, contribuendo ad accrescere il valore dell’offerta aziendale
 La COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE, avente l’obiettivo di migliore le relazioni con i diversi
pubblici
 La COMUNICAZIONE GESTIONALE, finalizzata a migliorare le relazioni con i soggetti
direttamente o indirettamente coinvolti nella gestione dell’azienda
 La COMUNICAZIONE ECONOMICA, intesa come la trasmissione a tutti gli interlocutori sociali
d’informazioni relative all’evoluzione dell’assetto reddituale, finanziario e patrimoniale
dell’azienda
La trasmissione d’informazioni relative all’evoluzione dell’assetto reddituale, patrimoniale e
finanziario della società implica il COINVOLGIMENTO DEL VERTICE AZIENDALE per più motivi.

 La redazione del principale strumento di comunicazione economica (il bilancio d’esercizio)


costituisce una delle attribuzioni non delegabili degli amministratori di una società.
 Il management, meglio di qualsiasi altra cosa, è in grado di illustrare i risultati ottenuti, di
spiegare le ragioni degli stessi e di trasmettere la qualità del disegno strategico che è
all’origine di tali risultati.
 L’impegno diretto del management comporta un convincimento profondo nelle sue capacità
da parte dei diversi interlocutori
 Il management stesso può sviluppare una migliore conoscenza delle caratteristiche e delle
attese dei propri interlocutori

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GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

OGGETTO DELLA COMUNICAZIONE ECONOMICA


Oggetto della comunicazione non sono solo le performance economico-finanziare passate
dell’impresa, ma anche le prospettive economiche in quanto gli interlocutori sono interessati non solo
alla comprensione dello stato di salute attuale dell’azienda, ma anche alla dinamica che l’aziende
potrebbe registrare nel futuro.
Quando la comunicazione economica viene concepita come un’attività finalizzata esclusivamente al
rispetto di un obbligo imposto da precise norme di legge allora si parla di MANDATORY DISCLOSURE
(informazione dovuta).
Quando invece la comunicazione obbligatoria viene integrata e arricchita mediante una serie
d’informazioni volontarie, la cui divulgazione non si realizza solo tramite comunicazioni e documenti
diversi da quelli obbligatori per legge, ma anche tramite l’impostazione con cui le comunicazioni
vengono sviluppate e i documenti redatti, allora si parla di VOLUNTARY DISCLOSURE. In altri termini
quindi si potrebbe dire che in tutte le occasioni in cui un ‘impresa deve assolvere a un obbligo
formativo, essa ha l’opportunità di rilasciare informazioni volontarie che integrano o e arricchiscono
quelle imposte per legge, affinando la completezza e la chiarezza della propria comunicazione.
Le principali aree in cui le società possono sviluppare una maggiore voluntary diclosure sono riguardo
alla:

 Descrizione della strategia aziendale adottata per ottenere i risultati conseguite e per quelli
che ci si aspetta di conseguire
 Descrizione delle informazioni che consentono di meglio comprendere lì’evoluzione del
complessivo assetto economico aziendale
 Divulgazione d’informazioni di tipo previsionale (forward-looking information)
 Descrizione del patrimonio intangibile dell’impresa e delle perfomance socio-ambientali
LE INFORMAZIONI FORWARD-LOOKING rilasciate da un’impresa costituiscono quindi un input
essenziale per le valutazioni sviluppate dai vari stakeholder interessati a instaurare un rapporto di
lungo periodo con l’impresa. Questo tipo di informazioni possono essere suddivise in dati previsionali
(forecast), ossia informazioni relative alla probabile evoluzione dell’andamento della gestione e delle
performance aziendali, e obiettivi (projections), ossia informazioni basate su specifiche assunzioni che
riflettono progetti e programmi della direzione aziendale. E’ evidente quindi che la divulgazione di
un’informativa prospettica può riguardare non solo la stima dei possibili risultati attesi, ma anche
molti altri elementi diretti a fornire agli interlocutori un quadro informativo più ampio e proiettato
verso il lungo periodo.
La disclosure volontaria infine riguarda anche l’ampliamento dell’informativa sui risultati socio-
ambientali ottenuti dall’impresa. Si tratta in particolare d’informazioni che riguardano la capacità
dell’impresa di valorizzare e coinvolgere i collaboratori ai vari livelli, di assicurare la piena tutela
dell’ambiente e di contribuire in vari modi al miglioramento della società.

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GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

Sebbene il rilascio d’informazioni su base volontaria possa contribuire al buon funzionamento


dell’impresa, esso trova un limite nell’esistenza di alcuni importanti costi connessi al rilascio di questo
tipo d’informazioni. In particolare, le imprese devono valutare con molta attenzione costi competitivi
e bargaing costs. I COSTI COMPETITIVI derivano dall’eventuale perdita di competitività che l’impresa
può sopportare per aver comunicato ai concorrenti alcuni importanti elementi relativi alle proprie
competenze distintive. I BARGAING COST invece sono una conseguenza dell’incremento del potere
contrattuale che clienti, fornitori e collaboratori potrebbero ottenere grazie all’informativa rilasciata
dall’impresa.
Complessivamente quindi, nel rilascio d’informazioni volontarie l’impresa deve trovare un giusto
equilibrio fra l’obiettivo di soddisfare le esigenze conoscitive dei vari interlocutori e l’esigenza di non
indebolire la propria posizione competitiva.

I DESTINATARI DELLA COMUNICAZIONE ECONOMICA


I destinatari della comunicazione economica possono essere diversi interlocutori interessati ad avere
informazioni sul reale andamento dell’impresa con la quale collaborano a vario titolo o competono.
Ciò significa che la società può e talvolta deve differenziare l’attività di comunicazione economica, con
riguardo ai contenuti e alle modalità di divulgazione, in relazione a che soggetto si sta riferendo.
Un PRIMO GRUPPO DI DESTINATARI è rappresentato da chi conferisce il capitale, tipicamente
portatori di un’attesa di creazione di valore. A loro, oltre alle informazioni sui risultati economico-
finanziari, interessano anche informazioni relative alla strategia realizzata e a tutti gli elementi
essenziali per valutare le prospettive di creazione di valore.
Un SECONDO GRUPPO di portatori d’interesse è rappresentato dai collaboratori dell’azienda ai vari
livelli. Questo perché oltre alle esigenze sulla salute e sulla sicurezza dell’ambiente di lavoro, ora ce ne
sono altre che hanno acquisito crescente importanza, come l’attesa di partecipazione ai risultati
economici aziendali o la tutela delle pari opportunità o l’attesa di un attivo coinvolgimento nella
gestione dell’impresa. Anche nel caso degli istituti di credito presso i quali l’impresa ha ottenuto
risorse finanziarie, la comunicazione economica svolge un ruolo fondamentale perché fornisce gli
elementi informativi necessari per valutare l’effettivo merito creditizio della società

I PRINCIPALI STRUMENTI PER LA COMUNICAZIONE ECONOMICA


Il principale strumento è sicuramente il SISTEMA INFORMATIVO DI BILANCIO, composto dal bilancio,
dalla relazione sulla gestione predisposta dagli amministratori, dalla relazione del collegio sindacale,
dalla relazione emessa dalla società di revisione (nel caso di bilanci certificati) e dagli altri allegati
predisposti dalla società, in quanto illustra il punto della situazione aziendale in forma ufficiale e con
cadenza predeterminata in conformità dalle prescrizioni di legge.

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GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

In particolare affinché il bilancio possa rappresentare lo strumento attraverso il quale si crei un


dialogo con i diversi interlocutori, esso deve contenere, oltre alle informazioni richieste dalla legge,
informazioni riguardanti:

 Il sistema di corporate governante, ossia relative all’assetto proprietario, alla struttura e alle
modalità di funzionamento del Cda
 La strategia operante, ossia l’articolazione del portafoglio di aree di business e il
posizionamento occupato dall’impresa con ciascuna area di business
 I risultati aziendali, ovvero i risultati economici, competitivi e sociali
 La dinamica del contesto di riferimento
 L’indirizzo strategico perseguito dai vertici aziendali, ovvero la missione dell’impresa

Fra i vari strumenti che la direzione aziendale ha a disposizione per sviluppare la propria attività di
comunicazione economica, ha assunto particolare importanza il PIANO INDUSTRIALE, ovvero il
documento nel quale, a partire dall’esplicitazione delle strategie competitive di area di business e
corporate, si procede a illustrare nel dettaglio le intenzioni strategiche, i risultati attesi e le principali
azioni destinate a colmare il gap esistente fra strategia operante e intenzioni strategiche.
(ESEMPIO DI STRUTTURA DI UN’ANNUAL REVIEW

 Sommario
 Breve presentazione dell’azienda
 Una più dettagliata presentazione della società, del contesto in cui si è mossa e delle prospettive per l’esercizio successivo
 Una sessione dedicata alle opportunità di crescita
 Una sessione dedicata da approfondire i risultati conseguiti
 Una sessione intitolata “our responsabilities”, in parte dedicata alla strategia socia-ambientale e ai rapporti con i principali
stakeholder)

In particolare, le informazioni trasmesse devono consentire ai vari interlocutori di effettuare un’analisi


dell’attendibilità, della fattibilità e della visibilità del piano.

 Analisi dell’attendibilità = verifica della coerenza delle ipotesi utilizzate


 Analisi della realizzabilità = verifica le difficoltà che l’impresa potrebbe incontrare nel realizzare
quanto ipotizzato
 Analisi della visibilità = verifica l’esistenza di una serie di elementi che consentono
d’intravedere il formarsi dei risultati di piano
Oltre al piano, negli ultimi anni ha assunto particolare rilevanza ai fini della comunicazione economica
anche il SITO WEB dell’impresa. Questo mezzo di comunicazione ben si presta ad ampliare la quantità
e la qualità del contenuto della comunicazione ai vari interlocutori e ad aumentarne la tempestività
In particolare, il sito web potrebbe offrire un contributo informativo nelle seguenti aree:

 Informativa economico-finanziaria, rendendo disponibili le analisi e le rielaborazioni dei dati di


bilancio

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GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

 Informativa legata alla strategia aziendale, offrendo informazioni legate al settore di


operatività e al modello di business adottato
 Informativa socio-ambientale, mettendo a disposizione documenti illustrativi della politica
ambientale e degli investimenti sociali.
La piena valorizzazione del sito web, tuttavia, non dipende solo dai contenuti rintracciabili, ma anche
dalla concreta possibilità di raggiungerli e consultarli

Per quanto riguarda le aziende QUOTATE NEL MERCATO, loro attuano una serie di attività di
COMUNICAZIONE FINANZIARIA, intesa come l’insieme delle attività di comunicazione svolte da una
società quotata o che intende quotarsi, destinate alla categoria degli investitori attuali o potenziali e ai
loro interessi. Il termine “finanziaria” è usato non tanto per qualificare i contenuti dell’informazione
trasmessa, quanto piuttosto i destinatari della stessa e la condizione di società quotata.
L’obbligo di comunicazione delle società quotate si riferisce sia a eventi ricorrenti (bilancio), sia a
speciali accadimenti che rivestono importanza per il mercato. Questi a loro volta possono essere tipici
(aumenti di capitale, fusioni) o atipici, ossia eventi non di pubblico dominio che accadono nella sfera
di attività delle società quotate e in quella delle loro controllate.
Inoltre, i destinatari della comunicazione finanziaria sono interessati a ottenere un’informativa
tempestiva, privilegiata e sufficientemente esaustiva che possa consentirgli di formare il loro miglior
modello interpretativo dei fatti aziendali, al fine di esprimere in senso critico le valutazioni sui prezzi
dei titoli quotati. (loro sono operatori specializzati e sono culturalmente attrezzati per compiere
valutazioni).
Nello svolgimento dell’attività di comunicazione ai mercati, un’azienda:

 Interagisce con una pluralità di soggetti che operano sul mercato (investitori istituzionali o
retail, società di rating, media) o ne regolano il funzionamento (società di gestione del mercato
e dall’autorità di vigilanza)
I flussi di notizie sul mercato dei capitali si articolano su due o più livelli:
o La comunicazione diretta, vale a dire dalle informazioni provenienti direttamente dall’azienda e veicolate attraverso
diversi strumenti ai destinatari
o La comunicazione indiretta, ovvero le informazioni che gli intermediari dell’informazione divulgano e che hanno per
oggetto le aziende emittenti della comunicazione originaria
 Trasmette informazioni diverse e relative ai risultati ottenuti, alle delibere prese dal Cda, alla
struttura di corporate governante ecc
Nel caso delle società quotate, si assiste a un notevole ampliamento dell’attività di
comunicazione obbligatoria che, viene distinta in informativa iniziale ed episodica, a sua volta
suddivisibile in informazione rilevante (price sensitive) e analitica successiva. L’informativa
iniziale riguarda la pubblicazione del prospetto informativo che una società con l’intenzione di
quotarsi deve predisporre. L’informativa episodica riguarda anzitutto l’ampia categoria delle
informazioni privilegiate in presenza delle quali le società quotate devono procedere a
informare senza indugio il mercato mediante comunicato stampa. Assolto quest’obbligo,
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GESTIONE E GOVERNO DELLE AZIENDE 1

rimane a carico delle società l’obbligo di diffusione di un’informativa analitico-successiva


mediante il deposito di documenti di dettaglio relativi agli eventi già illustrati attraverso la
comunicazione price sensitive.
 Utilizza in maniera integrata una molteplicità di mezzi e di canali per veicolare le informazioni
nel pieno rispetto dei principi di chiarezza, correttezza e parità di accesso. Possibili canali per
trasmettere le informazioni sono:
o Comunicati stampa, che costituisce una tempestiva fonte d’informazione per il
pubblico
o Fascicoli di bilancio
o Conference class, presentazioni, incontri organizzati con analisti e investitori, visite in
azienda…
o Sito web
 Intensifica la propria interazione con il mercato mobiliare in una pluralità di momenti

Sebbene i due termini esprimano attività sostanzialmente differenti, talvolta viene utilizzato come
sinonimo di “comunicazione finanziaria” l’espressione INVESTOR RELATIONS. In realtà la
comunicazione al mercato mobiliare costituisce una delle quattro attività costitutive delle Investor
Relations, ossia l’insieme di attività tramite le quali l’impresa si interfaccia con il mercato finanziario.
Oltra alla comunicazione, le Investor Relations si compongono delle seguenti attività:

 L’attività di valutazione, che include tutta una serie di attività attraverso le quali l’impresa
giunge a una valutazione condivisa del proprio valore, individua, comprende e discute le
eventuali differenze che esistono fra questo e il valore espresso dal mercato attraverso il
prezzo degli strumenti finanziari quotati
 L’attività di market intelligenze, che consiste nell’insieme di attività di raccolta, elaborazione
trasmissione dei dati relativi ai giudizi espressi dal mercato sulle strategie dell’impresa, sui
risultati ottenuti e sui progetti presentati.
 L’attività di gestione del portafoglio dei diversi interlocutori che intrattengo rapporti
continuativi con l’imprese e nella programmazione degli eventuali interventi finalizzati a
cambiarne la composizione.
L’attività di INVESTOR RELATION quindi:

 Favorisce il raggiungimento di un consenso adeguato presso i diversi operatori del mercato dei
capitali, condizione indispensabili per assicurare un’elevata liquidità agli strumenti finanziarti
quotati
 Accresce il valore economico dell’azienda e dunque quello dei titoli quotati
 Favorisce la diffusione del valore creato, ossia il trasferimento degli incrementi di valore del
capitale economico nei valori di mercato delle azioni

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Favorisce lo sviluppo di un processo di apprendimento aziendale che consenta all’impresa di attuare


interventi migliorativi della qualità della strategia e della comunicazione al mercato mobiliare

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