Sei sulla pagina 1di 62

📈

Economia aziendale
CAPITOLO 1

Introduzione economia aziendale


L’economia aziendale è una scienza che studia:

struttura

funzionamento

condizioni di esistenza

dell’operatore economico “azienda”.

l’attività economica
L’attività economica è la conseguenza del bisogno degli operatori
economici di risolvere il “problema economico”, e tramite essa svolgono
attività economiche; le quali si distinguono in:

attività di produzione: producono beni per l’ampliamento delle risorse


limitate

attività di consumo: consumano beni per il soddisfacimento

L'attività economica è l'oggetto di studio della scienza economica, che


descrive e cerca soluzioni ai problemi di convenienza economica
riguardanti la produzione, la distribuzione e il consumo della ricchezza.
La scienza economica, in quanto è scienza, è

empirica (verifica e ricerca leggi per convalidarle con una metodologia


della ricerca induttiva/deduttiva),

positiva (ricerca principi su ‘’ciò che è’’ e siccome si tratta di


comportamenti umani è anche una scienza sociale) e

Economia aziendale 1
normativa (studia norme, consigli su ‘’ciò che dovrebbe essere’’, cioè
come i comportamenti degli individui dovrebbero essere impostati e
realizzati per conseguire fini prefissati).

i beni economici
I beni economici sono i prodotti (beni caratterizzati dalla materialità) ed i
servizi (beni caratterizzati dall'immaterialità).
Essi si distinguono in:

beni di consumo finale, in quanto soddisfano direttamente i bisogni di


consumo finale; sono output dei processi produttivi;

beni di consumo intermedio, o di produzione, in quanto partecipano


ad ulteriori processi di trasformazione in altri beni; sono output di alcuni
processi produttivi ed input di altri processi di produzione.

Essi si distinguono a loro volta in:

beni ad uso durevole, per cui il singolo atto di consumo o singolo


processo produttivo non esaurisce l’utilizzabilità del bene, che si
caratterizza per la sua possibilità di essere ripetuta;

beni ad uso immediato, per cui l’utilizzabilità del bene si esaurisce in


un singolo atto di consumo o processo produttivo

In riferimento ai beni di consumo finali questi possono essere rivolti sia al


soddisfacimento dei bisogni dei consumatori finali, sia ai soddisfacimenti
dei bisogni dell’azienda stessa.
Possiamo avere pertanto aziende di erogazione o aziende di produzione.
Le prime soddisfano i direttamente i bisogni dell’uomo previo
procacciamento dei beni a ciò occorrenti, le seconde invece sono volte alla
produzione. Esistono poi aziende miste che sono rivolte sia alla produzione
che alla vendita diretta.

i fattori produttivi
Il fattore produttivo è un qualsiasi elemento in grado di alimentare l'attività
di produzione di beni e di servizi.

Il requisito fondamentale necessario per far si che si tratti di un fattore


produttivo è l’onerosità, ovvero il pagamento da parte dell’azienda di un

Economia aziendale 2
costo, effettivo o implicito, per ottenerne la disponibilità.
I fattori primitivi della produzione sono da sempre individuati nel capitale e
nel lavoro.
I fattori produttivi vengono classificati in base alla loro:

fungibilità, e dunque se sono generici, come lo sono, ad esempio, il


denaro, o specifici, come lo sono ad esempio i prodotti o servizi;

utilizzabilità nei processi produttivi, per cui essi possono essere ad


utilità durevole (partecipano a più processi produttivi conservando,
dopo l'uso, le proprie caratteristiche fisico-tecniche. Sono ad esempio
terreni, macchinari, impianti, licenze,...Sono detti anche
immobilizzazioni); o ad utilità immediata (partecipano una sola volta
all'attività produttiva perdendo, ma talora
mantenendo, dopo l'uso, le proprie caratteristiche fisico-tecniche. Sono
ad esempio materie prime, semilavorati, consulenze,.. Il lavoro rientra
tra i fattori produttivi ad utilità immediata, dato che si considera come
fattore il servizio prestato dal lavoratore e non il lavoratore stesso).

materialità e immaterialità; tra i primi, ad esempio, rientrano edifici e


materie prime, tra i secondi i marchi ed i servizi.

La trasformazione del fattore generico denaro in fattore specifico determina


la formazione di costi, e in base al momento di partecipazione al processo
produttivo si avrà un costo

anticipato (se il f.p. è presente in azienda prima del suo inserimento


nel processo produttivo);

contestuale/parallelo (se il f.p. è acquisito e contestualmente utilizzato


nel processo produttivo – es. lavoro).

I fattori produttivi non esauriscono la categoria degli input che alimenta e


forma la struttura dell'azienda. Essi sono la categoria più ampia ma non
l'unica.
L'azienda ottiene tutti i fattori che le occorrono tramite i seguenti processi:

◦ di investimento
◦ di produzione
◦ di apprendimento.

Economia aziendale 3
L’economia aziendale ha come obiettivo quello di comprendere il
funzionamento delle aziende e il modo in cui farle progredire e sviluppare.
Tale disciplina comprende tre sotto settori di osservazione strettamente
legati tra loro:

Organizzazione aziendale

Si occupa di studiare le aree operative dell’azienda; i compiti che sono


affidati ai vari soggetti e le relazioni che si instaurano all’interno
dell’azienda e delle sue aree.

Gestione aziendale

Si occupa di tutte le operazioni aziendali, ossia operazioni che svolge


l’azienda per funzionare (es: lavoro da svolgere, assunzione personale,
vendita, finanziamenti, acquisto materie prime). L’insieme di tutte queste
operazioni forma la gestione. Gestione studia inoltre quali sono le
operazioni che l’azienda compie nell’arco della sua vita, individuando sia
logica che sta dietro queste operazioni e sia gli obiettivi delle operazioni
stesse. La gestione dunque è un processo di idee-obiettivi-decisioni-
operazioni che caratterizzano la vita aziendale. Il suo compito è di
capire quali sono le giuste idee-decisioni e operazioni.

In realtà le operazioni sono sicuramente l’aspetto visibile della gestione


aziendale. Per esempio possiamo visualizzare un finanziamento, ma
dietro ad ogni operazione, che non nasce dal nulla, si trova sempre una
decisione. In realtà però, neanche le decisioni sono il processo iniziale,
perché prima della decisione troviamo il pensiero.

Controllo/Analisi di gestione

pone sotto osservazione l’insieme delle operazioni per comprendere se


quelle operazioni sono funzionali rispetto gli obiettivi economici
dell’azienda.

Tale osservazione avviene su base quantitativa, utilizzando dunque i


numeri che possono essere principalmente valori espressi in moneta.
Si tratta di esaminare le operazioni per coglierne il contenuto
economico, in termini di risultati, obiettivi, ed elementi informativi che
possono essere utili per le assunzioni di decisioni future.

Economia aziendale 4
Analisi viene fatta sia in valori contabili, che in valori non monetari.

Questa analisi è svolta dalla ragioneria, una parte dell’economia


aziendale che traduce le operazioni in valori monetari per capire i vari
aspetti della gestione.
tutta l’analisi di gestione aziendale non è svolta soltanto dalla ragioneria,
ma anche dalla statistica aziendale.

Ragioneria, analisi su base quantitativa espressa in valori monetari,


e comprende la contabilità, una parte della ragioneria a cui segue
una seconda parte di riconversione dei numeri in andamenti
economici dell’azienda, attraverso strumenti come il bilancio ad
esempio.

Statistica aziendale, analizza, non in valori monetari, non contabili,


la soddisfazione della clientela, i tempi delle lavorazioni ecc.

Perchè è necessaria fare l’analisi della gestione?

Per controllare la gestione aziendale e per capire se la gestione


va nel senso voluto e se ottiene i risultati prefissati.

Per ottenere delle informazioni che sono necessarie per i


processi decisionali. (Es: se devo mettere in mercato un
prodotto e stabilire in prezzo di vendita devo sapere quanto mi
costa quel prodotto)

Informativa esterna, ossia le aziende hanno necessita ed


obbligo giuridico di fornire delle informazioni all’esterno che
riguardano la situazione dell’azienda ed il suo andamento.
Ovviamente tali dati/informazioni per essere fornite devono
prima essere analizzate tramite l’analisi della gestione.

L’economia aziendale è una scienza che studia le condizioni d’esistenza e le


manifestazioni di vita delle aziende, la scienza ossia dell’amministrazione
economica delle aziende.

caratteri dell’economia aziendale per cui essa è diventata scienza

unitaria, coordinata, integrata

dinamica, relativa e transitoria

Economia aziendale 5
finalizzata

Concetto d’azienda

Cos’è l’azienda?

L’azienda è un’entità che svolge un’attività economica con degli elementi


che hanno un valore economico in quanto si tratta di elementi scarsi (dato
che più gli elementi sono scarsi più essi hanno valore).

Il concetto di azienda può essere analizzato sia in un ottica statica che


dinamica.

Azienda sotto profilo STATICO-STRUTTURALE

Sotto il profilo statico-strutturale l’azienda rappresenta un complesso di


persone e di beni economici di vario genere legati da un’organizzazione; si
tratta dunque di una struttura ben organizzata di persone e beni
economici, costituita dalla rete di relazioni stabili proprio tra le persone e le
risorse, necessarie per lo svolgimento di un’attività economica.

Azienda sotto profilo DINAMICO-SISTEMATICO


Nella visione dinamica, invece, l’azienda viene vista come un’insieme di
operazioni che si svolgono in contemporanea e in successione. con tale
ottica, oltre al concetto di struttura emerge il concetto di sistema, in
quanto tutte le operazioni che vengono compiute nell’ambito dell’azienda
non sono slegate tra loro, bensì sono legate e coordinate nel tempo e nello
spazio; ed esse fanno parte di un’unico insieme; di un’unico sistema di
operazioni.

Azienda sotto profilo complesso DINAMICO-STRUTTURALE


L'oggetto di investigazione può trovare composizione-scomposizione
attraverso una definizione elaborata da Giannessi, basata su 5 domande, la
cui validità ed attualità si adattano all'approccio della teoria sistemica:

dove si trova l’azienda? Nell’ordine economico generale, come unità


elementare dotata di vita propria e riflessa;

che cosa la compone? Un sistema di operazioni derivanti dalla:


combinazione di fattori; composizione di forze interne ed esterne;

Economia aziendale 6
che cosa fa? Realizza un’attività economica di produzione, consumo e
distribuzione;

qual è il suo fine? Il conseguimento di un equilibrio economico a


valere nel tempo;

quanto tale fine è realizzato? Quando vi è una remunerazione


adeguata e proporzionale ai risultati raggiunti in un intervallo di tempo
soddisfacente.

La teoria sistemica considera l'azienda come un insieme di elementi


interrelati e coordinati verso il raggiungimento di un medesimo risultato.
Questa teoria ammette, a differenza delle altre, il principio olistico,
secondo il quale la totalità in termini di costi ha più valore della somma delle
parti, è quindi studiabile solo mediante l'analisi delle singole parti e la loro
successiva ricomposizione. È opportuno tener conto che non sempre vi è
una relazione di causa-effetto tra le parti.

La struttura determina il sistema permettendo e condizionando le operazioni; il


sistema, a sua volta incide sulla struttura, modificandola.

Fine ultimo dell’azienda nel sistema economico-sociale


Un aspetto da chiarire è il fine, lo scopo ultimo, l’obiettivo dell’azienda.
L’azienda è formata dal personale, dai fornitori, dai clienti, dagli azionisti, ed
ogni elemento ha un proprio interesse. Il fornitore per esempio ha
l’interesse di vendere parte della sua produzione ad una azienda. I clienti
che comprano i servizi dell’azienda hanno l’obiettivo di chiedere prodotti utili
e funzionali, che siano venduti ad un prezzo contenuto. Gli azionisti invece
hanno l’obiettivo di avere un guadagno sempre crescente. Anche lo stato
per esempio ha come obiettivo che l’azienda, essendo un contribuente
versi le imposte e i contributi regolarmente, ed anche quello di dare posti di
lavoro alla popolazione. I fini quindi vengono attribuiti in questo caso non
proprio all’azienda ma ai soggetti che compongono l’azienda. Questi fini
però in alcuni caso sono contrapposti tra loro (i fornitori magari vogliono
vendere un materiale ad il prezzo comodo a loro, questo va a discapito dei
clienti che vorrebbero prezzi più contenuti).
Il vero scopo dell’azienda è quello di trovare una soluzione di equilibrio tra
l’insieme di finalità descritte prima. Si parla di equilibrio economico a valere

Economia aziendale 7
nel tempo (significa che questo equilibrio dev’essere mantenuto in
prospettiva futura costantemente, non deve mantenersi solo per un periodo
di tempo limitato).
Il fine ultimo dell’azienda è, dunque, quello di creare e mantenere un
equilibrio economico, stabile, evolutivo e durevole, che è la condizione
che consente all’azienda stessa di esistere e di svilupparsi, in quanto le
permette di soddisfare i propri interessi.

condizione di equilibrio economico


La condizione di equilibrio economico consente l’esistenza la
sopravvivenza dell’azienda. Quando l’azienda è in equilibrio
economico? Quando con la sua attività è capace di ripagare tutti i fattori
produttivi per svolgere la sua attività (procurandoseli – trasformandoli -
utilizzandoli) e ripagare anche il soggetto economico; quando un
azienda è in grado di ripagare i fattori produttivi che acquista a valore di
mercato, e quando ottiene risultati che lascino un reddito, ossia un
margine di guadagno adeguato rispetto alle aspettative del soggetto
economico(gruppi o singole persone che comandano una società di
capitali, sono dunque coloro che investono all’interno dell’azienda), si
troverà in equilibrio economico. Tale equilibrio indurrà il soggetto ad
impiegare i propri capitali in quell’azienda, o a mantenerli.

tale condizione dev’essere:

stabile, in quanto esso dev’essere fondato su cause e motivi


destinati a permanere e deve trovare motivazioni forti e stabili.

evolutivo, in quanto dev’essere orientato allo sviluppo, e deve


dunque evolversi.

durevole, in quanto esso deve permanere in una prospettiva futura.

Le Startup, ad esempio, inizialmente non hanno equilibrio economico,


in quanto nei primi anni di vita di un’azienda essa produce ovviamente
delle perdite, perché investe per crescere sul mercato, quindi prima di
raggiungere l’equilibrio economico ci mette un periodo di tempo che va
spesso dai 3 ai 5 anni. Inizialmente dunque l’azienda non si trova in
equilibrio economico, ma, guardando in prospettiva futura si può vedere
che con il passare del tempo l’equilibrio arriverà. Dunque l’equilibrio

Economia aziendale 8
non va valutato nell’istante, ma va valutato sulla sua prospettiva
futura, in un arco temporale sufficientemente esteso.

4 teorie fondamentali

Circa l'utilizzo del concetto di sistema per lo studio dell'azienda, si sono


sviluppate, nel corso del tempo, quattro teorie fondamentali:

1. Teoria meccanicistica. L'azienda è vista, rappresentata, studiata come un


insieme di schemi a funzionamento determinato, meccanismi di un sistema
chiuso di cui è necessario scoprire gli algoritmi di regolamento

2. Teoria organicistica. L'azienda è vista, rappresentata, studiata come essere


vivente, aperto all'esterno, a crescita programmata.

3. Teoria contrattualistica. L'azienda è vista, rappresentata, studiata come


insieme di contratti.

4. Teoria sistemica. L'azienda è vista, rappresentata, studiata come insieme di


elementi interrelati e coordinati verso il raggiungimento di un medesimo
risultato.

Azienda come sistema- modello di azienda sistematica


L’azienda viene vista come un sistema, in quanto essa contiene al suo interno
un complesso di parti, dette sub-sistema, che legate creano una struttura.
L’Azienda di per se è un sub sistema dell’intero sistema economico.

L’azienda è un sistema economico

In quanto essa è un’entità che svolge un’attività economica (quella di


combinare i fattori per ottenere prodotti o servizi), che inserisce l’azienda
stessa nel sistema economico generale.

È un sub sistema rispetto al sistema economico totale perché interagisce


con le altre parti del sistema economico, tramite una relazione
bidimensionale. L’azienda agisce sul sistema economico, ed è a sua volta
influenzata dal sistema economico stesso.
L’azienda ha, infatti, una vita propria, che dipende dalle proprie azioni e
decisioni, ma anche una vita riflessa, condizionata dal sistema economico
in cui è inserita.

Economia aziendale 9
Esempio: Se l’economia di un paese andrà male, probabilmente anche
l’azienda non avrà grandi successi.

L’azienda è un sistema aperto


in quanto essa non vive tutto dentro i suoi confini; al contrario vive di
relazioni con altri soggetti, fornitori, clienti, finanziatori e sindacati. Non è un
sistema autarchico che fa tutto autonomamente. La relazione con l’esterno
è fondamentale. (Relazione bidimensionale di cui si parlava prima, io do
qualcosa a te e tu dai qualcosa a me)

L’azienda è un sistema dinamico


in quanto l’azienda crea una struttura che rimane stabile nel tempo e che
consente lo svolgimento delle operazioni. La struttura, concetto in se
statico, nell’azienda si trasforma in un concetto dinamico: c’è la struttura ma
c’è anche il cambiamento della struttura. Parte fondamentale infatti è il
cambiamento della struttura, la capacità di modificarla, perché qualsiasi
struttura, anche quella più efficace, moderna, che fa guadagnare di più, non
può rimanere valida e vincente per sempre, perché il contesto ambientale la
modifica, e quindi quello che oggi funziona, un domani può non essere più
vincente e non funzionare più. Bisogna saper far funzionare la struttura ma
bisogna anche saperla cambiare.

L’azienda è un sistema sociale


in quanto essa è un entità creata dall’uomo, gestita e fatta funzionare dalle
persone, intese come singoli o gruppi.
Ogni singola persona porta all’interno dell’azienda la propria personalità.
Facendo riferimento ad un azienda non ci si può limitare solo all’aspetto
economico, altrimenti non si sarà mai in grado di affrontare bene tutte le
problematiche e gli ostacoli. L’azienda è un sistema sociale che coinvolge
le persone, che sono essenziali per l’azienda sia come simboli che come
categorie. Le problematiche all’interno dell’azienda non si affrontano,
dunque, solo per via economica ma anche sotto altri aspetti come la
psicologica, il rapporto tra chi gestisce l’azienda etc.

I sotto-sistemi dell’azienda

Per dare più concretezza a questo modello di azienda dobbiamo concepirlo


andando a vedere l’azienda al suo interno, ma anche sul come si relaziona

Economia aziendale 10
con l’esterno. Dobbiamo dunque concepire questo modello sistematico
dell’azienda come se fosse diviso in due parti: il sotto-sistema interno
(riguardante la produzione), e il sotto-sistema esterno composto dalle
relazioni appunto con l’esterno (relazioni azienda-ambiente). Essendo
l’azienda un sistema, ciò significa che le due parti non sono separate tra
loro ma sono sub sistemi, molto legati. Le relazioni con l’esterno
permettono ciò che avviene all’interno e viceversa.

Sottosistema INTERNO dell’azienda

il Sotto sistema interno dell’azienda svolge un attività di produzione.


Questo sistema ha il compito di combinare un insieme di fattori
produttivi (elementi che servono per ottenere determinati prodotti). “E’
un processo che trasforma certi input in determinati output”.
Ogni azienda svolge un processo di produzione, che cambia da
azienda ad azienda; ad esempio;

il processo produttivo delle aziende industriali


è quello di comprare materie prime, utilizzare macchinari, e
trasformare le materie prime in prodotti, che sono fisicamente
tangibili (effettuando, dunque una trasformazione fisico-chimica
delle materie prime in prodotti).

processo produttivo delle aziende di tipo commerciale


è quello di comprare e vendere beni; un negozio o un
supermercato, ad esempio compra e vende beni. La
trasformazione qui c’è, ma non è più fisico-chimica bensì è
economica: la merce comprata nonostante sia uguale a quella
venduta, è
diversa sul piano economico perché è cambiato il valore
economico.

processo produttivo delle aziende che producono servizi:


Es: Trenitalia, l’atac, Enel, Telecom, per cui viene realizzato un
prodotto che
produce dei servizi.

Economia aziendale 11
Se non c’è la produzione non c’è azienda.
La produzione è l’attività centrale dell’azienda, attività tramite la quale
l’azienda si “gioca” la sua capacità di realizzare l’equilibrio economico.
Per comprendere pienamente il sotto sistema della produzione bisogna
analizzare ed esaminare diversi fattori di produzione.
Ragionando in termini di categorie di fattori produttivi, vediamo che
tutti questi fattori, che in realtà sono infiniti, possono essere ricondotti in
4 diverse categorie: Materiali e servizi, Impianti, Lavoro ed infine
Denaro. I primi tre fattori sono detti specifici, in quanto sono tipici
dell’azienda e variano da azienda ad azienda;(es: legno utile solo per
chi fa le porte per esempio), il denaro invece è un fattore produttivo
detto generico, che va bene per tutte le aziende. A queste 4 categorie è
possibile aggiungerne una 5, le risorse intangibili, che è anch’essa un
fattore specifico.
Ogni categoria ha una propria economia che va analizzata, cosi
come un proprio ciclo di vita.

Materiali e servizi

sono fattori di produzione che vengono assorbiti nel prodotto e che


quindi si consumano nel singolo processo produttivo (utilizzati solo
per un solo singolo ciclo di produzione). Non hanno una
partecipazione strumentale al procedimento produttivo, in quanto
essi sono l’oggetto di tale processo. Una volta utilizzati non li
troviamo più cosi com’erano. Per esempio se produco mobili in
legno, acquisto del legno, che ritrovo nel prodotto finale, ma non è
lo stesso legno di come lo ho
comprato.
Questa categoria di fattori produttivi, avrà ovviamente determinati
costi, che sono detti variabili. La spesa per i materiali è variabile,
dipende dai volumi di produzione. Se produco dieci tavoli dovrò
utilizzare 1 quintale di legna. Se ne produco 100 devo acquistarne
10 di quintali. I costi sono in proporzione in conformità a quanto
acquisto e voglio produrre.

Economia aziendale 12
Il ciclo di vita dei materiali inizia con l’acquisto dall’esterno di questi
fattori (es: legna), poi si passa all’immagazzinamento di questi
fattori, che precede la combinazione produttiva; infine vi è l’utilizzo.
I servizi, invece, quali l’energia, sono legati al fatto che l’azienda
non fa tutto da sola ma qualcosa la fanno le altre aziende per lei.
Anche per i
servizi però vi è una trasformazione che però non è palesemente
visibile come accade per i materiali. Anch’essi hanno, infatti, un
ciclo di vita, che è tuttavia più breve rispetto a quello dei materiali
dato che si inizia con l’acquisizione del servizio e si passa
direttamente all’utilizzo, saltando il processo d’immagazzinamento.

Impianti
rappresentano tutti quei fattori di produzione che non sono soggetti
ad un rapido consumo e quindi partecipano a più atti produttivi che
si realizzano nel tempo, come per esempio accade per i macchinari
di un azienda. Questa tipologia di fattori produttivi che partecipa a
più atti di produzione ed ha un ruolo durevole nell’azienda assume
un ruolo strumentale. Mentre i materiali sono l’oggetto della
produzione, gli impianti sono lo strumento, ossia il mezzo mediante
il quale avviene questa trasformazione. Una volta che l’azienda ha
acquistato un determinato complesso di impianti, per un certo
periodo di tempo rimane condizionata a tali impianti, utilizzandoli
dunque per parecchio tempo. Sono degli elementi relativamente
stabili e in quanto tali determinano la capacità produttiva
dell’azienda (quello che l’azienda è capace di fare sul piano
produttivo, sia in termini quantitativi che qualitativi).
Le spese di questi impianti non sono variabili come i materiali ma
sono fissi, costanti, indipendente dai volumi produttivi dell’azienda.
Se acquisto un certo macchinario, e lo uso al 10% o al 60% il
prezzo rimane sempre quello. (Se ho impianto e non lo sfrutto vado
a perderci. Se faccio 100 prodotti, li vendo e ammortizzo il prezzo
del macchinario. Se ne faccio 10 vado a perderci).

Il ciclo vitale degli impianti all’interno dell’azienda prevede la fase


dell’acquisizione detta anche fase di investimento, la fase

Economia aziendale 13
dell’utilizzo, quando l’azienda usa l’impianto per svolgere i processi
di produzione, la fase di manutenzione, che deve mantenere nel
tempo la capacità produttiva dell’impianto, e infine la fase di
rinnovo, quando l’impianto non è più idoneo e va sostituito con
impianti all’avanguardia.

Lavoro umano
L'uomo fa parte dell’azienda, lavora, controlla, e guida l’azienda.
Anche questa categoria costituisce un fattore di rigidità
dell’azienda, così come gli impianti. L'azienda si dota di un certo
numero di persone che lavorano, ognuno con la sua mansione.
Queste persone vincolano l’operato dell’azienda, sia sul piano
qualitativo che quantitativo. Il fattore lavoro umano non può essere
modificato rapidamente ne sul piano qualitativo che quantitativo.
Sul piano della quantità ci sono difficolta sia a ridurre il personale
sia ad aumentarlo. Sul piano della qualità, perché ogni persona ha
le sue capacità di lavoro, ed è difficile modificare queste capacità in
breve tempo. Per quel che riguarda i costi di questa categoria, essi
sono costanti: le spese annue che sostiene per pagare i lavoratori
sono stabili ed indipendenti dai volumi di produzione dell'azienda.
Ciclo vitale del lavoro è costituito da una fase iniziale di selezione e
assunzione del personale, a cui segue la fase di formazione dei
lavoratori, poi quella di
utilizzo ed infine quella della cessazione del rapporto del lavoro.

Denaro
Non è un fattore specifico ma generico. Il denaro non entra nel
processo produttivo dell’azienda, non viene trasformato
dall’azienda, eppure esso è presente in tutti i processi produttivi.
Senza la circolazione dei soldi non potrebbero avvenire i processi
precedenti.

Il denaro è un fattore indispensabile per la realizzazione della


produzione. Il denaro circola all’interno dell’azienda attraverso i
flussi di denaro, muovendosi sia tramite i flussi in entrata, sia

Economia aziendale 14
tramite quelli in uscita consentendo lo svolgimento di tutte le
operazioni della produzione.
i flussi di entrata- si hanno grazie alla vendita dei prodotti; al
conferimento di capitale da parte dei soci, e ai finanziamenti da
parte di banche e privati, che formano il capitale aziendale.
i flussi di uscita- si hanno attraverso l’acquisto dei fattori produttivi
specifici; il pagamento degli interessi sui finanziamenti e la loro
restituzione; la merce invenduta.
Normalmente i flussi in uscita devono avvenire prima dei flussi di
entrata, prima acquisto i fattori, poi li combino, poi vendo e poi
incasso. La combinazione entrata-uscita seppur connessa
all’attività produttiva (acquisto-combino i fattori-vendo) determina
un bisogno di denaro, un fabbisogno di finanziamento, uguale alla
quantità di denaro di cui l’azienda ha bisogno per far fronte alle
prime uscite iniziali che anticipano le prime entrate. L’azienda ha
necessità di procurarsi del denaro, senza il quale non può iniziare il
suo lavoro; Tale denaro entra come il primo fattore di produzione,
con il quale l'azienda compra i vari fattori produttivi. Questo
fabbisogno avviene con operazioni di finanziamento, tramite le
quali l’azienda ottiene il denaro. Quest'ultimo può arrivare
chiedendolo al titolare dell’azienda, o ai soci, oppure da soggetti
esterni all’azienda: i finanziatori esterni come la banca. Tramite il
finanziamento abbiamo quindi dei nuovi flussi di entrata: i soldi
entrano nell’azienda con finanziamenti, e successivamente
entreranno anche con le vendite dei prodotti. Se le entrate non
riguardano solo la vendita ma anche i finanziamenti, anche le
uscite a loro volta si arricchiranno: non vi saranno solo uscite per
comprare i fattori produttivi, ma anche uscite connesse ai
finanziamenti, quali la restituzione dei finanziamenti, comprensivi di
interessi. Ecco dunque altri nuovi flussi di uscita.

Risorse intangibili (categoria aggiuntiva)

una nuova categoria emersa recentemente, in quanto se andiamo


a vedere come operano le aziende oggi, ci accorgiamo che
esistono degli elementi immateriali, intangibili che sono

Economia aziendale 15
sicuramente rilevanti nell’operatività nell’azienda, ma non
catalogabili nelle quattro categorie precedenti, come per esempio la
tecnologia, ossia un insieme di conoscenze tecnico-scientifiche.
Un’azienda con una tecnologia sviluppata può sorpassare un'altra
azienda. La tecnologia è un elemento che entra nella produzione
dell’azienda e che molto spesso sul mercato fa la differenza. Un
altro elemento immateriale può essere l’immagine che un prodotto
ha sul mercato, ossia il marchio. Spesso il mercato è meglio
disposto a comprare un prodotto e pagarlo di più solo per il
marchio, come accade nel settore della moda (grandi marche).
Esempio: marchio coca-cola, ci sono prodotti simili più economici,
eppure il mercato compra sempre la coca-cola. Altro elemento può
essere la motivazione del personale. In un’azienda dove si trova un
personale motivatissimo, con forte spinta al lavoro, si otterranno più
risultati rispetto ad un'altra azienda demotivata.
Chicca da dire al prof. “L'economia moderna è caratterizzata
sempre più dall’immaterialità”.

Sottosistema ESTERNO dell’azienda


riguarda le relazioni sistema-ambiente. Per svolgere l’attività di
produzione (acquistare-combinare- vendere i prodotti) l’azienda
instaura una serie molto articolata di relazioni con vari soggetti sterni.
Questo perché l’azienda è inserita in un ambiente, che interagisce con
le altre parti dell’ambiente stesso. Ogni azienda ha, difatti, un macro-
ambiente di riferimento; Tale ambiente è il sistema economico sociale,
che comprende vari soggetti, e che si caratterizza sotto vari profili:

Il profilo politico
che produce norme che vanno rispettate

Il profilo economico
in cui vi è un’economia che spinge o ostacola l’attività aziendale

Il profilo socio-culturale
in quanto le società che ruotano intorno all’azienda sono in grado di
condizionarla

Economia aziendale 16
Il profilo naturale
in quanto l’ambiente è caratterizzato dalla natura, dalla demografia,
dalla presenza, o meno, di determinate materie prime esterne, che
possono portare all’azienda vantaggi o svantaggi

Le relazioni che l’azienda instaura con soggetti esterni possono essere


di differente genere, possono essere relazioni di scambio o di
condizionamento. Di scambio quando risultano bi-direzionali (qualcosa
che esce e qualcosa che entra nell’azienda; io pago ed entrano materie
prime). Di condizionamento, uni-direzionali: o l’azienda condiziona il
comportamento di qualche soggetto esterno, o è condizionata dalle
scelte di qualche soggetto che fa parte dell’ambiente (es: lo stato
emana una nuova norma di sicurezza sul lavoro, allora l’azienda è
obbligata a rivedere la sicurezza interna. Processo che parte
dall’esterno ed entra nell'azienda, senza però uscire).
Le relazioni inoltre possono essere di contenuto economico, o no. Le
prime guidate dal ragionamento della convenienza economica, mentre
le altre seguono altri criteri di valutazione (norma della sicurezza per
esempio, non guidata dalla convenienza economica).

I soggetti delle relazioni AZIENDA/AMBIENTE, che l’azienda instaura


con l’esterno sono:

i fornitori
Per acquistare dei fattori di produzione. La relazione instaurata è di
scambio, l’azienda da il denaro ed ottiene il fattore di produzione,
ed anche di contenuto economico, in quanto si cerca di
massimizzare la convenienza economica.

i clienti
I soggetti con cui l’azienda si relaziona per vendergli i propri
prodotti o i servizi. Relazione di scambio di contenuto economico,
l’azienda vuole massimizzare il guadagno vendendo, e il cliente
vuole un prodotto funzionale; si tratta di una relazione strutturale

i finanziatori/banche

Economia aziendale 17
Soggetti che non fanno parte dell’azienda ma che prestano dei
soldi all’azienda. Relazione di scambio, denaro e denaro, di
contenuto economico, in quanto la banca presta il denaro cercando
di guadagnare con gli interessi, si tratta, infatti, di una relazione
strutturale, stabile.

i capitalisti/azionisti
i soci delle società, i soggetti che detengono il capitale dell’azienda,
ossia un finanziamento dell’azienda che si differenzia perché è
stabile (l’azienda non deve restituirlo) e che l’azienda non ripaga su
base contrattuale ma ripaga mediante gli utili che residuano dopo
aver pagato tutti i fattori produttivi (qualora risultino utili). Gli
azionisti partecipano al rischio dell’azienda, si può guadagnare
tanto, poco, o perdere tutto. Essendo azionisti possono anche
entrare nel merito delle decisioni che vanno prese per l’azienda. In
base alla percentuale di quote si ha un maggiore potere
decisionale. Con gli azionisti avviene una relazione di scambio, io ti
do del denaro e ottengo una prospettiva di remunerazione di
denaro. La relazione è anche di condizionamento, in quanto gli
azionisti entrando nella società hanno potere decisionale e
possono condizionare l’azienda.

i lavoratori
essi operano all’interno dell’azienda; il fattore lavoro è un’elemento
di rigidità in quanto non è modificabile nel breve termine; con essi
viene instaurata una duplice relazione: con il singolo lavoratore,
molto simile al rapporto con il fornitore, io ti pago e tu lavori; con
l’insieme dei lavoratori, qui non c’è uno scambio, ma c’è un
condizionamento. I lavoratori, diventati sindacati, cercano di
condizionare l’azienda affinché tenga dei comportamenti più vicini
agli interessi dei lavoratori, come il salario, la sicurezza e gli orari di
lavoro. Contenuto solo in parte economico (salari) perché spesso
segue altre finalità (sicurezza sul lavoro, orario di lavoro).

i concorrenti

Economia aziendale 18
ogni azienda, che non abbia il monopolio, opera nell’ambito della
concorrenza, offrendo, dunque, una proposta all’interno del
mercato, che il cliente può scegliere o meno. I competitor sono,
perciò, le altre aziende che operano sullo stesso mercato, entrando
in competizione con l’azienda. Tali aziende cercano di competere
sul mercato battendo la concorrente tramite le leve competitive
(prezzi, pubblicità); le aziende dunque si relazionano in modo
indiretto con le aziende concorrenti, tramite le leve. Se abbasso i
prezzi le aziende nemiche se ne accorgono e prendono
provvedimenti.
Anche in questa relazione vi sono elementi strutturali, statici, in
quanto vi è il concetto di:

posizionamento del prodotto

è un concetto essenzialmente stabile, che fa riferimento al


modo in cui si colloca il nostro prodotto nella testa dei clienti in
relazione ai prodotti offerti dalle altre aziende.

quota di mercato
ovvero la “fetta” di mercato che la singola azienda riesce a
conquistarsi. essa può essere modificata soltanto
marginalmente, e non sostanzialmente, in quanto essa può
modificarsi solo nel lungo termine.

lo Stato

la comunità
fa riferimento a tutti quei soggetti presenti nel contesto aziendale
con cui l’azienda si relaziona. essi operano per perseguire
determinate finalità, esempio: gruppi ambientalisti, naturalisti,
animalisti. Non fanno parte dello stato, ma sono gruppi presenti
nella società che hanno un peso per l’azienda, impedendogli
determinate attività o condizionandola nei suoi modi di fare.
(esempio: cosmetici, sfruttamento cavie animali).

Relazioni tutte strutturate: si ripetono nel tempo con gli stessi soggetti e
con le stesse modalità.

Economia aziendale 19
I sotto-sistemi ambientali (mercato reale, mercato finanziario, contesto
sociale)
La relazione con l’esterno non è qualcosa di indistinto. Su ogni fronte si
instaura una certa logica di ragionamento. Perciò, per comprendere a
pieno le relazioni aziendali è necessario scomporre l’ambiente
aziendale in 3 sub-sistemi. Un primo fronte è rappresentato dal mercato
dei beni reali, ossia il luogo in cui si svolge la competizione, basata
sulla domanda. Ragionando sul mercato reale di un’azienda, se
produco mobili, il mercato sarà costituito dai soggetti che comprano i
mobili. Ragionando sul mercato dei beni reali, l’azienda trova la
concorrenza, i fornitori e i clienti. Questo è il primo gruppo in cui si
istituisce un sistema fitto di relazioni tra l’azienda e i clienti-fornitori. Il
legame tra questi soggetti è caratterizzato dal mercato reale. In questo
gruppo qual è la logica prevalente? La competizione. Questi soggetti
devono sempre cercare di essere migliori degli altri perché solo in
questo modo massimizzano il loro obiettivo economico. Quando un
azienda ha più prodotti può avere più mercati reali. Oltre ai mercati reali
possiamo individuare un altro fronte rappresentato dai mercati
finanziari, in cui sono scambiati dei capitali. L’azienda è presente su
questo mercato perché ha un fabbisogno di finanziamento. Quali
soggetti incontra? Banche, azionisti. L’azienda va sul mercato
finanziario perché ha bisogno di soldi e deve trovare sul mercato gente

Economia aziendale 20
disposta a dargli i suoi soldi e investirli. In che modo l’azienda riesce a
convincere gli investitori a dargli i soldi? Essendo affidabile, essendo
un’azienda con pochi rischi.
L’azienda compete secondo logiche differenti, sul mercato reale e su
quello finanziario. Però in entrambi i mercati dovrà essere competitiva.
Perché se non guadagna, gli investitori non investono. Se non ottiene i
soldi non produce e perde competitività sul mercato reale. Sono due
mercati che agiscono l’uno sull’altro.
Un altro fronte è quello riguardanti i lavoratori e gruppi sociali. Qui
prevale la logica della relazione, l’azienda deve dimostrare di essere
valida perché capace di perseguire obiettivi sociali.

il mercato reale

è il contesto in cui l’azienda si scontra nella realtà concreta, contro


le forze competitive, che ostacolano l’azienda.
vi è una pluralità di mercati reali, in quanto in ciascun mercato reale
si scambiano beni omogenei tra loro, che possono, dunque,
soddisfare uno stesso bisogno.
Ogni azienda è inserita almeno in un mercato (uni business), o in
una pluralità di mercati contemporaneamente (multi business).
A proposito del mercato reale è necessario citare le 5 forze della
teoria di Porter secondo la quali l’azienda si scontra con dei
soggetti che determinato il suo successo-insuccesso.

1. Clienti di un azienda, non essendo soddisfatti possono


diventare azionisti.

2. Fornitori, che sono spesso visti dall’azienda come un minaccia:


fornendo beni o servizi, essi conoscono i processi produttivi
dell’azienda stessa e possono mettere in difficoltà l’azienda.
Hanno il potere di influenzare i prezzi, minacciandola di fornire
lo stesso materiale ad un azienda concorrente a condizioni più
vantaggiose.

3. Concorrenza, aziende con cui l’azienda si scontra. Aziende che


si scontrano in settori simili, offrendo al soggetto la stessa

Economia aziendale 21
soddisfazione. (Smartphone-Tablet). Nel singolo mercato reale
vige la regola della competizione in quanto in esso l’azienda è
in competizione con tutti gli altri soggetti (fornitori, clienti,
competitor). Questa competizione ha come oggetto non la
vendita del prodotto ma la quota di valore che si realizza in quel
settore che l’azienda è in grado di appropiarsi. Logica della
competizione è un meccanismo di gioco a somma 0, in quanto
aumentando il beneficio dell’azienda viene ridotto il beneficio di
un’altro soggetto. Nei mercati reali i comportamenti di tutti i
soggetti sono orientati a massimizzare il beneficio economico
utilizzando la loro forza competitiva.

4. Prodotti sostitutivi, altre aziende offrono prodotti simili a


condizioni più vantaggiose (sotto marche).

5. Barriere all’entrata, ossia tutte le barriere che derivano da un


processo evoluto nel tempo tramite quelle aziende che
controllano il mercato; La Startup per esempio fa molta
difficoltà a carburare. Se però si aggrega ad un azienda che si
trova già a buon punto può saltare questi ostacoli. I leader del
mercato sono quei soggetti che controllano il mercato, presenti
da molto tempo nel settore. Sono spesso loro i oggetti che
possono essere attaccati dalle piccole aziende: si parla dei
famosi “attacchi al leader”, da parte di aziende piccole o start-
up che attaccano i leader cercando di rubare a loro il potere
all’interno di un mercato.

i mercati finanziari
questi mercati sono simili a quello reale, solo che in questi mercati
vengono scambiati prodotti finanziari. In questo caso non ci si
scontra con i clienti o fornitori, ma direttamente con le concorrenti
dell’azienda stessa, che possono essere lo stato o altre aziende.
Bisogna cercare di offrire un prodotto finanziario caratterizzato da
un basso caso di rischio che riesce a soddisfare e ripagare coloro
che investono. Ci sono delle tecniche che servono proprio a
misurare il grado di rischio di un azienda. Qui non ci sono le 5 forze
competitive ma ce solo la concorrenza.

Economia aziendale 22
il contesto sociale
i protagonisti sono soggetti che hanno interessi non solo economici
ma appunto sociali-ambientali e in ambito di sicurezza. In questo
caso l’azienda deve effettuare delle strategie sociali per essere
competitiva. Queste possono riguardare per esempio utilizzo di
prodotti o beni per esempio a km zero, che non inquinano, ecc. “se
ho consenso sociale ma non ho reddito comunque l’azienda
muore”. Azienda ha bisogno di consensi di natura sociale. l’oggetto
della relazione non è tanto di tipo economico, ma riguarda
prevalentemente altri profili; e non si tratta di un processo di
scambio vero e proprio.

le due discipline dell’economia aziendale

management
Concetto che comprende tutte quelle tecniche-metodologie di
organizzazione del lavoro, ricerca di soluzioni migliori e coordinamento di
attività operative. In sostanza gestisce l’insieme di risorse in vista del
raggiungimento di determinati obiettivi e svolge questa attività passando
per un processo azionale, composto dalla pianificazione, l’organizzazione,
la guida ed il controllo, il tutto svolto in modo razionale e circolare.

1) PIANIFICAZIONE

stabilire gli obiettivi e le modalità di fondo per raggiungerli. tale fase si


divide a sua volta in:

indagine prospettica; analisi delle condizioni esterne-interne


all’azienda, pensando all’oggi e al domani per capire come agire, in
quanto sarebbe inutile mettere sul mercato un prodotto se il
mercato non è ancora pronto per quel prodotto, o se ancora non
sono in grado di realizzarlo.

pianificazione strategica, una volta conosciute le condizioni


esterne-interne, devono esser fissati gli obiettivi e definite le
strategie. Esempio obiettivo: fissare quanti prodotti riuscirò a
vendere nell’anno. Devo definire inoltre le strategie, ossia pensare
alle linee di fondo da seguire per raggiungere il mio risultato.

Economia aziendale 23
programmazione, una volta delineati gli obiettivi e le linee di fondo
bisogna capire cosa fare: bisogna tradurre la strategia in un
insieme di operazioni che vanno compiute. Il programma operativo
è il contenuto del piano strategico ed esso stabilisce cosa l’azienda
deve fare.

2) ORGANIZZAZIONE
una volta stabilite le azioni da fare bisogna predisporre le risorse
necessarie per svolgere queste operazioni. Bisogna organizzare il
lavoro definendo i soggetti (centri operativi) che dovranno compiere il
lavoro e come questi debbano relazionarsi tra di loro. Questi centri
devono svolgere il programma di azione.

3) GUIDA
ora che l’azienda ha un programma operativo e una struttura
organizzativa idonea, vi è la necessità di un qualcosa che dia l’impulso;
ed è la guida che fa funzionare la struttura organizzativa con continuità

4) CONTROLLO
caratterizzato da un’analisi di fatti concreti, necessaria per verificare se
vi sono risultati e se essi combaciano con gli obiettivi prefissati in
precedenza.

accounting
Disciplina che si occupa della rilevazione contabile, predisposizione e
analisi del bilancio e del controllo dell’affidabilità del bilancio.

La classificazione delle aziende

Le aziende possono essere convenzionalmente divise:

rispetto alla produzione


troviamo la divisione tra:

aziende manifatturiere
danno vita a prodotti tangibili derivanti da processi di trasformazione
fisico-tecnica.

aziende non manifatturiere

Economia aziendale 24
danno vita a prodotti sia tangibili che intangibili, acquisiti però
all’esterno, senza alcun processo di trasformazione fisico-tecnica.
esse, inoltre possono dividersi in aziende commerciali, fornendo
prodotti tangibili acquisiti da fornitori, oppure aziende di servizi,
fornendo prodotti intangibili che soddisfano i bisogni della clientela
tramite consumo di beni immateriali.

rispetto alla dimensione


troviamo la divisione tra piccole, medie e grandi aziende. Tali aziende si
differenziano secondo aspetti quantitativi e qualitativi. Prendendo per
esempio una piccola azienda, quantitativamente ha meno addetti e meno
fatturato di una grande azienda, mentre qualitativamente la piccola impresa
ha il vantaggio che il proprietario conosce tutti i suoi dipendenti, mentre in
una grande azienda ciò non accade.
Per una distinzione giuridica e puntuale, ℒ commissione europea ha
determinato dei parametri, per cui un’impresa è considerata:

micro impresa
quando essa ha meno di 10 dipendenti e un fatturato inferiore a 2
milioni di euro. (le aziende famigliari ad esempio)

piccola impresa
quanto essa ha meno di 50 dipendenti e un fatturato non superiore a 10
milioni di euro

medio impresa
quando essa ha meno di 250 dipendenti e un fatturato inferiore a 50
milioni

grande impresa
ovvero tutte le altre imprese, che hanno dunque più di 250 dipendenti e
un fatturato superiore a 50 milioni di euro

Tuttavia sono state instaurate delle categorie intermedie per quelle imprese
che hanno caratteristiche che fanno riferimento due diverse tipologie
d’impresa (es. piccole-medio imprese, ovvero coloro che hanno un fatturato
superiore ai 10 milioni di euro, ma hanno meno di 50 dipendenti)

Economia aziendale 25
rispetto alla forma giuridica
a livello giuridico vi è una distinzione tra aziende pubbliche, e private.

le aziende pubbliche
derivano da iniziative di enti pubblici

le aziende private
derivano da iniziative di enti specifici e sono regolate da norme
giuridiche privatistiche. le aziende private si distinguono in:

aziende individuali
nasce da un’iniziativa del privato, l’azienda viene posta in essere e
gestita da un’unico individuo, che ne fa propri gli utili e ne subisce
le perdite.

società di persone
nate dall’unione di una o più persone che condividevano gli stessi
obiettivi. si tratta di società particolari, in cui ogni singolo socio è
anche amministratore della società; egli ha, dunque, potere
decisionale per le necessitudini aziendali. In tali società, infatti, i
soci hanno una responsabilità illimitata, in quanto in caso di
obbligazioni sociali nei confronti dei creditori oltre a pagare con il
patrimonio della società, pagano anche loro stessi con i loro
patrimoni personali.
Esempio di società di persone sono le:

Società in nome collettivo (S.n.c.)

Società in accomandita semplice (S.a.s.)

Società semplice

società di capitale
in tali società è il capitale che comanda sulle persone; nelle società
di capitali, infatti, la responsabilità dei soci è limitata, e in caso di
obbligazioni sociali verso dei creditori, è l’azienda in prima persona
a rispondere con il proprio patrimonio, poiché’ l’azienda in questo

Economia aziendale 26
caso è dotata di personalità giuridica. I soci rispondono solo in
maniera limitata, non interferendo con il loro patrimonio personale.
In tal caso però, i soci non hanno potere amministrativo, ma hanno
il diritto di nominare tramite la votazione l’amministratore delegato
tramite un consiglio di amministrazione.
Esempi di società di capitali:

Società a responsabilità limitata (S.r.l.)

Società per azioni (S.p.a.)

Società in accomandita semplice (S.a.p.a.)

associazioni
nascono per scopi di natura idealistica (associazioni sportive,
culturali)

fondazioni
sono dotate di personalità giuridica e vengono instaurate quando
un soggetto privato va a destinare il proprio patrimonio personale
per scopi di utilità pubblica (esempio rolex)

Distinzione soggetto economico e soggetto giuridico

soggetto economico
è una persona o un gruppo di persone che di fatto governano e controllano
la gestione di un’azienda, pur non essendo proprietario di quest’ultima.

proprietari
Gruppo di capitalisti che detengono la maggioranza, che può essere
assoluta (50% + 1) o relativa (con cui in un’azienda in cui tutti gli altri
azionisti hanno il 5%, colui che ha il 6% è il soggetto economico), del
patrimonio aziendale.

top management
dirigenti dotati di caratteristiche di imprenditorialità, con una grande
capacità organizzativa e strategica, che affiancano o spesso
sostituiscono le figure dei proprietari nel ruolo di soggetto economico.

Economia aziendale 27
Pertanto: non tutti i soggetti che si occupano della gestione sono i reali
proprietari dell’azienda.
Chicca dell’assistente: “Le società che vanno bene spesso sono gestite
dai manager”

soggetto giuridico
è il soggetto aziendale in capo al quale si formano diritti e obblighi derivanti
dalla gestione di un’azienda.
può essere una persona fisica o una persona giuridica (la società stessa)
Nel caso ci fossero delle sono controversie giudiziarie, in tribunale si fa leva
sul soggetto giuridico, in caso di problemi giuridici non si va dal manager
ma dal soggetto giuridico. Il soggetto giuridico è diverso in ogni azienda.

In un’azienda individuale
è una persona fisica (di solito si tratta dell’imprenditore), titolare di diritti
ed obblighi; è un soggetto che si prende tutte le responsabilità. In caso
di debiti i creditori non intaccano il patrimonio dell’azienda ma della
singola persona fisica. Nessuna autonomia patrimoniale dell’azienda.

In una società di persone


soggetto giuridico coincide con la figura dei singoli soci. In caso di debiti
non risponde solo l’azienda ma anche i soci con i propri patrimoni.
Autonomia patrimoniale imperfetta: patrimoni mischiati. In una società
di capitali: il soggetto giuridico è attribuita all’azienda dalla legge. Nelle
azienda caratterizzate da un elevato grado di rischio si sceglie la forma
di società di capitali perché se sorgono complicazioni o debiti vi è un
autonomia patrimoniale perfetta: i soci rispondono in maniera limitata. I
creditori possono ricevere solo dal patrimonio della società.

In una società pubblica


la personalità giuridica viene attribuita all’ente pubblico stesso.

In un’associazione

in un associazione riconosciuta, dunque dotate di personalità


giuridica, poiché riconosciute dallo stato o dalla regione in cui
operano

Economia aziendale 28
In associazioni non riconosciute : i soci rispondono in maniera
illimitata in caso di problemi.

Nelle fondazioni
personalità giuridica riconosciuta dallo stato. Sono i soggetti che
destinano il patrimonio ad uno scopo di pubblica utilità.

Le aggregazioni aziendali
Le aggregazioni aziendali riguardano qualsiasi tipo di unione tra aziende
distinte sotto il profilo giuridico ed economico. Tali unioni possono avvenire
mediante accordi aziendali, una vasta gamma di intese formalizzate
contrattualmente. Sulla base c’è un contratto che decide l’accordo stesso.
Gli accordi possono essere formali, con contratto, oppure informali, senza
contatto (i cosiddetti accordi tra gentelman). In ogni caso, tuttavia, da ogni
accordo deriva una serie di obblighi comportamentali.
Le condizioni secondo le quali si verificano gli accordi sono:

pluralità di aziende indipendenti, ovvero di aziende dotate di personalità


giuridica, per cui, dunque, la società deve rispondere con il proprio capitale.
Vi è una volontà tra le due parti. Le aziende indipendenti, ossia soggetti
economici indipendenti, sono dotate di un proprio patrimonio, in quanto se
A si accorda con B, B non può influenzare A a livello strategico, ma soltanto
a livello contrattuale, in quanto A rimane indipendente con soggetto
economico e giuridico.

accordi formali, come le relazioni di origine contrattuale, come il contratto di


franchising (Il franchising, è il contratto stipulato tra due soggetti giuridici -
economicamente e giuridicamente indipendenti - attraverso cui una
parte franchisor (affiliante) concede all’altra franchisee (affiliato) la
disponibilità - verso il pagamento di un corrispettivo - di un insieme di diritti
di proprietà industriale od intellettuale relativi a marchi, denominazioni
commerciali, insegne, modelli di utilità, disegni, diritti di autore, know-how,
brevetti, assistenza o consulenza tecnica e commerciale, inserendo
l’affiliato in un sistema costituito da una pluralità di aderenti distribuiti sul
territorio, allo scopo di commercializzare determinati beni o servizi
dell’affiliante.)

Economia aziendale 29
Accordi di tipo tecnologici, che permettono la condivisione di conoscenze
tecniche scientifiche

Accordi informali, caratterizzati da relazioni di natura produttiva, finanziaria


e personale. Quelli di tipo produttivo si riferiscono all’economie di scala, che
si verificano quando l’azienda aumenta la capacità produttiva ed abbatte i
costi degli strumenti che ha acquistato; quelli di tipo finanziario fanno
riferimento all’alleanza di due società con lo scopo di abbatterne una terza
sul mercato; e quelli di tipo personale fanno riferimento alle aziende in cui
spesso i soggetti prendono il controllo di una società perché parenti.

I motivi per cui tali accordi vengono stipulati, sono spesso legati:

al conseguimento di economie di scala, in quanto le aziende coinvolte


nell’aggregato riescono ad ottenere un abbattimento dei costi legato
all’aumento della capacità produttiva.

all’integrazione verticale, ovvero accordi che coinvolgono aziende che


svolgono attività diverse ma complementari, che effettuano, dunque,
fasi diverse di un processo produttivo per l’ottenimento di un prodotto.

all’economie di raggio d’azione, ovvero di accordi tra aziende che


svolgono attività diverse e non complementari, e sfruttano il medesimo
know-how per la realizzazione di prodotti diversi.

gruppi d’imprese
si tratta di una pluralità di imprese giuridicamente autonome, che rispondono,
dunque, con il proprio patrimonio, ma condotte da un unico soggetto
economico.
Per esempio: vi è una società madre che gestisce tutto, le altre società devono
attenersi a ciò che decide, anche se ogni azienda resta comunque autonoma
nelle strategie per esempio.
es un’azienda A (holding) controlla un’azienda B, attraverso un controllo
diretto, o indiretto (azienda A controlla direttamente B e B controlla C, a questo
punto A controlla indirettamente C).

fonte del potere di controllo

Economia aziendale 30
contrattualistica, attraverso, dunque, un’accordo di subordinazione tra
aziende che si riuniscono in un gruppo;

vincolistica, attraverso rapporto commerciali e finanziari;

partecipativa, caratterizzata da diritti di controllo della proprietà


aziendale:

Le partecipazioni possono essere di diversi tipi

semplice, quando la società madre A, controlla direttamente la società


B , detenendo il 51% delle azioni in quella società, per cui A è il
soggetto economico di B

controllo indiretto, quando A controlla B; B controlla C, e, dunque A


controlla indirettamente C

vi è anche la possibilità di un controllo diretto e indiretto insieme, (es A


→ B; A → C; B → C), per far si che vi sia un controllo anche se B
fallisce ad esempio. tale tipologia è principalmente fatta per fare
confusione a livello fiscale.

motivazioni alla formazione di un gruppo

economico strategiche, in quanto ci si aggrega per crescere


(integrazione verticale), in questo caso si hanno vantaggi di costo;

fiscali, dirottamento degli utili verso società poste in paradisi fiscali;

mimetiche, la localizzazione della capogruppo si trova in luoghi dove le


istituzioni non controllano.

organizzazione aziendale
L’organizzazione aziendale consiste nel modello o lo schema di funzionamento
dell’aziende che individua le varie parti dell’azienda e che disciplina i rapporti
tra queste. Questo schema di funzionamento dell’azienda è relativamente
stabile e si modifica a lungo termine.
Ogni azienda ha una sua organizzazione differente e tale organizzazione
dev’essere funzionale per il raggiungimento degli obiettivi. L'esigenza di
organizzazione è direttamente proporzionale alla dimensione, infatti al crescere

Economia aziendale 31
della dimensione aziendale cresce anche il numero di operazioni (molto spesso
devono essere fatte in punti fisicamente distanti).
verticali e orizzontali

variabili dell’organizzazione aziendale

struttura organizzativa

La struttura organizzativa è divisa in:

organi; ovvero le persone; essi si dividono a loro volta in:

organi line, che sono gli organi posti nella linea di comando che
definisce il potere decisionale all’interno dell’azienda;

organi staff, che sono gli organi specialistici che hanno il


compito di assistere gli organi linee fornendo conoscenze
necessarie per l’assunzione delle decisioni aziendali.

Gli organi, inoltre, sono dei centri di consumo; divisi in:

centri di costo, la cui attività di occupa di sostenere un costo;


come ad esempio, un centro di costo è il reparto produttivo di
un’azienda, in quanto la sua operatività può essere misurata in
maniera economica, calcolando i fattori che vengono consumati
per quell’attività.

centri di ricavo, la cui attività determina il conseguimento di


ricavi; come ad esempio, un centro di ricavo è l’ufficio vendita
di un’azienda, in quanto esso ha il compito di procurare ricavi.

centri di profitto, la cui attività determina sia dei costi che dei
ricavi, come ad esempio le filiali.

mansioni, ovvero l’insieme delle operazioni di cui si occupa il


singolo organo;

relazioni, ovvero i rapporti tra i vari organi utili per il raggiungimento


della “missione” aziendale. Si tratta di relazioni gerarchiche che
individuano organi sovraordinati e subordinati per lo sviluppo
verticale ed orizzontale.

Economia aziendale 32
Sviluppo orizzontale, ovvero il grado di divisione del lavoro tra
unità poste sullo stesso livello.

Sviluppo verticale, ovvero il numero di livelli gerarchici tra


vertice e base.

A definire la struttura organizzativa aziendale abbiamo:

l’organigramma, ovvero dei documenti relativi all’aspetto


organizzativo dell’azienda. si tratta di un prospetto che ci dà
una rappresentazione della struttura organizzativa dell’azienda,
indicando e qualificando gli organi, e mostrando inoltre le
relazioni presenti tra gli organi stessi.

mansionario, ovvero un documento che indica agli organi


compresi nell’organigramma quali sono i compiti e le attività di
cui devono occuparsi. esso dev’essere eseguito da una singola
persona per evitare conflitti di interesse.

meccanismi o sistemi operativi


sono i sistemi inseriti nell’organizzazione aziendale che con continuità
danno impulsi al funzionamento dell’azienda stessa. essi si suddividono
in:

sistemi di pianificazione, che definiscono i tempi e i modi delle


decisioni per quanto riguarda le azioni da intraprendere per il
raggiungimento degli obiettivi. essi attivano i processi decisionali
dell’azienda, sono meccanismi che impongono all’azienda di
assumere determinate decisioni con determinate scadenze e
determinate modalità. Stabiliscono per esempio quale sarà il
budget dell’azienda per il prossimo anno; si tratta di un compito
svolto da un responsabile interno alla pianificazione.

sistemi informativi, per cui vengono acquisite informazioni per


renderle disponibili
all’assunzione di determinate decisioni;

sistemi di controllo, che verificano che gli obiettivi prefissati


vengano raggiunti;

Economia aziendale 33
sistemi d’incentivazione, per cui vengono fissati incentivi che
stimolano i soggetti che operano per il raggiungimento degli
obiettivi.

elementi immateriali dell’organizzazione


sono quegli elementi che non si vedono, ma che fanno la differenza.
essi sono, solitamente, diversi da azienda ad azienda.
Un primo elemento immateriale può essere la cultura interna che ogni
azienda ha. Tale cultura è un sistema di idee forti, radicate e condivise;
che sono ritenute essenziali dalla maggioranza dei soggetti che
operano all’interno dell’azienda stessa. Si tratta di cultura che non si
impone, ma che si forma nel tempo, e che è legata a risultati positivi
che l’azienda raggiunge.

Un’altro elemento è quello della leadership aziendale; in quanto in un


organizzazione possono esserci delle leadership forti, con soggetti in
grado di traunare i lavoratori verso il raggiungimento degli obiettivi.
Un’altro aspetto ancora è lo stile direzionale, che favorisce la
partecipazione dei vari soggetti nella presa di decisioni, e che li
coinvolge molto di più nella vita aziendale. esso si differenzia con la
leadership.

strutture organizzative tipo

struttura elementare
si trova in aziende di piccole dimensioni nelle quali vi è una fortissima
presenza sul piano gestionale dell’imprenditore. Normalmente tutto
ruota attorno ad uno-due soggetti, imprenditori capo dell’azienda, che
rappresentano gli organi essenziali della struttura dell’azienda. Sono
aziende mono o bi-funzionali dal punto di vista organizzativo, nel senso
che hanno una o due funzioni molto sviluppate, mentre tutte le altre
rimangono in secondo piano e sono poco sviluppate. Di solito la
funzione o le due funzioni che si sviluppano maggiormente sono la
produzione o la commercializzazione.

struttura funzionale

Economia aziendale 34
in tale tipologia di struttura le diverse aree organizzative vengono
suddivise orizzontalmente, in base alla funzione svolta da ogni organo
(come ad es. direzione marketing, direzione produzione, direzione
ricerca ecc..). In questo modo non si creano problemi di
sovrapposizione (ogni organo ha un suo spazio di operatività entro il
quale decide, senza interferenze esterne di altri organi). Inoltre, questo
tipo di struttura favorisce la specializzazione crescente nel tempo,
poiché ogni soggetto inserito in ogni organo è specializzato nella sua
mansione e la sua capacità aumenta nel tempo.

struttura a matrice
si sviluppa in orizzontale ed in verticale. Lo sviluppo orizzontale è per
funzioni. In posizione non sotto ordinata delle funzioni, si ha un sviluppo
verticale per combinazione prodotto-mercato. Le unità operative
aziendali si pongono tra gli incroci verticali ed orizzontali (quindi
decisioni prese da due soggetti, che devono mettersi di comune
accordo per la decisione). Nelle caselle troviamo le unità decisionali.

struttura divisionale
caratterizza le aziende multi-business (produzione/commercializzazione
prodotti diversi). La struttura viene divisa per livelli. Ad un primo livello
vengono considerate tutte le attività generali dell’azienda. Al secondo
livello si trovano, invece, le funzioni e attività caratteristiche, necessarie
alla realizzazione di uno specifico prodotto e la messa in vendita su un
determinato mercato, quindi classificate secondo il concetto di
combinazione prodotto-mercato. Al terzo livello, le attività caratteristiche
che fanno a capo a una specifica divisione, vengono organizzate
secondo una logica funzionale.

i punti di debolezza di questo tipo di struttura:

l’elevato costo, in quanto bisogna investire in più divisioni e


sostenere costi che molto spesso tendono a duplicarsi;

la bassa specializzazione, in quanto le diverse aree si


occupano contemporaneamente di più funzioni;

Economia aziendale 35
le divisioni che si creano all’interno dell’azienda, che creano
una sorta di indipendenza e mancanza di relazioni e sinergie.

aspetto organizzativo dell’azienda

L’azienda svolge un sistema di operazioni che danno vita all’azienda


stessa; queste ultime sono molteplici e differenti tra di loro. Dalla gestione
di queste operazioni scaturiscono:

esigenze di coordinamento, operazioni legate insieme tra loro;

esigenze di specializzazione, per raggiungere efficacia ed efficienza in


modo da esigenze di maturare una specializzazione

esigenze di analisi

esigenze di controllo

Il problema organizzativo azienda è di individuare le sub-unità aziendale


per i singoli segmenti.

operazione e attività
Le attività sono formate da operazioni sequenziali, che si ripetono.
Le operazioni sono un singolo momento aziendale mentre le attività sono
un insieme delle operazioni svolte in maniera consequenziale all’interno
dell’azienda unite da un legame specifico temporale.
Ci sono tre distinte logiche secondo cui è condotta la segmentazione di
sub-attività aziendali:

funzioni
sono l’insieme di attività che sono tra di loro omogenee e questa
omogeneità va vista nella comunanza di conoscenza, competenze e
risorse in comune.

esse massimizzano le conoscenze di specializzazione; ciò consente di


fare una maturazione, ovvero di svolgere una determinata attività al
meglio.

le funzioni tipiche di un’azienda sono:

funzioni integrative, comprendono quelle attività che sono


necessarie alla vita dell’azienda ma che non sono specifiche

Economia aziendale 36
della singola azienda ma trasversali, e riguardano in modo
uguale ogni azienda (sono comuni alla maggior parte delle
aziende e quindi sono liberamente trasferibili), e si tratta di
finanza (operazioni di finanziamento) e personale (gestione del
fattore lavoro).

funzioni caratteristiche, relative ad attività che caratterizzano la


specifica azienda; ossia, la produzione, il marketing, la ricerca
e lo sviluppo. (Il marketing comprende la relazione con i clienti
e, dunque, il rapporto dell’azienda con il mercato).

funzioni di supporto, riguardano attività non indispensabili


(l’azienda può esistere anche senza fare queste attività), che
vengono svolte perché servono a supportare un migliore
svolgimento delle altre funzioni aziendali, ossia,
programmazione, controllo e sistemi informativi.

processi operativi
corrispondono all’insieme di attività che devono essere svolte in
sequenza e finalizzate alla realizzazione di un risultato che costituisce
l’imputato di un’altro processo operativo (L’interno e/o l’esterno
dell’azienda).

i processi tipici di un’azienda si distinguono in:

processi di finanziamento, attraverso cui vengono messe


insieme risorse finanziare (input) necessarie all’investimento
per l’acquisizione di fattori pluriennali e così via;

processi di acquisizione/utilizzo fattori correnti, che


corrispondono all’insieme di attività finalizzate per ottenere i
fattori produttivi nei tempi e nelle quantità previste per i
successivi processi di produzione;

processi di acquisizione/utilizzo del fattore lavoro, attività che


hanno come obiettivo quello di acquisire risorse di personale
necessarie quantisticamente allo svolgimento del processo di
produzione;

Economia aziendale 37
processi di acquisizione dei fattori pluriennali, che garantiscono
all’azienda la struttura di fattori pluriennali più idonea a svolgere
il processo di produzione e successivamente quello di vendita;

processi di produzione, attività finalizzare a realizzare prodotti


in termini di quantità e tipologia, che saranno in grado di
effettuare il successivo processo di vendita;

processi di vendita, hanno come obbiettivo quello di collocare


sul mercato i prodotti per alimentare il processo esterno
all’azienda, ovvero quello di consumo da parte dei clienti dei
prodotti dell’azienda.

divisioni
sono combinazioni di processi e/o funzioni, ossia qualcosa di più
complesso rispetto alle funzioni e ai processi, in quanto esse
comprendono più funzioni o più processi e questi ultimi vengono
individuati all’interno dell’azienda riconoscendo quali sono le
combinazioni prodotti-mercato che caratterizzano l’azienda.
il successo di un’azienda, si basa, infatti, sul fatto di ottenere un
vantaggio competitivo sul mercato, ovvero di essere vincente sulle
singole combinazioni prodotti-mercato.
Tutto ciò non dipende tanto dalle funzione o dai processi ma dipende
dal fatto che l'azienda deve presidiare il mercato.

CAPITOLO 2

Le operazioni aziendali
L’azienda durante il suo percorso svolge moltissime operazioni, legate tra loro.
Queste operazioni possono essere divise in 4 categorie fondamentali:

operazioni di finanziamento
tali operazioni riguardano il fattore produttivo generico denaro. Attraverso
esse, l’azienda si procura il denaro per svolgere la sua attività. Tramite il
finanziamento l’azienda ottiene i capitali da soggetti interni (azionisti)
all’azienda o esterni (finanziatori). Gli azionisti danno capitali all’azienda a
tempo indeterminato, in quanto non è prevista, infatti, una remunerazione

Economia aziendale 38
contrattuale, ma quest’ultima avviene sulla base degli utili di questa
azienda, che possono esserci o meno. I finanziatori, come ad esempio le
banche, danno anche loro capitali all’azienda, ma si differenziano dai
capitali prestati dagli azionisti in quanto con i finanziatori è prevista
contrattualmente una restituzione di questi soldi in un dato periodo, con in
più gli interessi.

esempio finanziamento da soggetti interni


Quando sono gli azionisti a finanziare l’azienda si tratta di un
finanziamento di capitale di rischio. Tale finanziamento costituisce un
conferimento di capitale, che è il primo flusso di entrata all’azienda. A
tal punto all’interno dell’azienda vi si trova denaro. Il valore del denaro
interno all’azienda è detto cassa-liquidità.
L’entrata di denaro è rappresentata dalla freccia; mentre la casa è
rappresentata dai soldi “fissi” entrati nell’azienda.

Un’altro importante valore che si aggiunge ai valori di finanziamento e


cassa-liquidità è il capitale. Qualora abbiamo, ad esempio, un’entrata di
100, anche la cassa ed il capitale saranno uguali a 100, ma il capitale
verrà diviso in percentuali a seconda degli azionisti.
L’ultimo valore presente in tali finanziamenti è l’uscita; un flusso
contrario, che dall’azienda va verso gli azionisti; ciò riguarda i dividendi,
ovvero la quota degli utili che l’azienda deve dare a soci in proporzione
della quota azionaria. Tale operazione riguarda, però, solo la fase
terminale dell’azienda.

esempio finanziamento da soggetti esterni


I finanziatori (banche) finanziano l’azienda (Finanziamento di capitale di
credito). Nel momento in cui viene aperto il finanziamento avremo,
come visto prima con il finanziamento da parte degli azionisti, un flusso
di denaro proveniente da un soggetto esterno all’azienda. Abbiamo
quindi anche in questo caso un entrata, che però è diversa da quella
precedente perché ora i soldi in entrata sono frutto di un prestito.
Successivamente al prestito si forma dentro l’azienda una consistenza
di cassa, valore cassa-liquidità (come prima). Oltre a questi due valori
avremo un altro valore che rappresenta il rapporto di debito tra

Economia aziendale 39
l’azienda ed il finanziatore: il valore che si forma è un debito, ossia un
obbligo di dare una certa somma di denaro, in certe condizioni ad un
terzo soggetto detto finanziatore. Il valore sarà chiamato Debito di
finanziamento. Durante la vita del finanziamento ci sarà sempre un
uscita, dovuta alla restituzione del finanziamento. Questa operazione in
uscita non conclude l’operazione di finanziamento, in quanto l’azienda
non deve pagare solo i soldi prestati ma anche una percentuale, ossia
gli interessi. Gli interessi costituiscono un nuovo flusso di uscita.

operazioni d’investimento
L’investimento è un’operazione con cui l’azienda si procura i fattori
produttivi specifici, come materiali, servizi, impianti, lavoro. è necessaria, a
tal punto, una distinzione tra i fattori produttivi durevoli e quelli correnti.

i fattori produttivi durevoli permangono a lungo all’interno dell’azienda, e


sono, ad esempio gli impianti;

i fattori produttivi correnti hanno un rapido utilizzo, e sono, ad esempio,


i materiali, servizi, lavoro.

tramite l’investimento, l’azienda è in grado di procurarsi tali fattori, ma


sempre grazie all’operazione di finanziamento fatta precedentemente.
I soggetti dell’operazione d’investimento sono essenzialmente i fornitori, in
quanto attraverso tale operazione, l’azienda si procura un fattore produttivo
specifico. Vi è dunque un flusso di entrata reale all’interno dell’azienda in
quanto essa prima non aveva la materia prima. Tale valore si chiama costo
di acquisizione (valore del fattore che l’azienda acquista).
Ovviamente, la freccia di flusso in entrata dal fornitore all’azienda non
esaurisce l’operazione, in quanto il fornitore vuole qualcosa in cambio; vi è
dunque un’altra freccia, a volte contemporanea (non sempre il pagamento è
contemporaneo all’acquisto, in quanto esiste la dilatazione del pagamento,
attraverso cui il debito v/ fornitore viene pagato dopo un tot. di giorni) a
quella di entrata, ma stavolta d’uscita, che corrisponde al denaro che
dall’azienda passa al fornitore, che se non pago subito avrò un debito.
Tuttavia, si tratta di un debito ben diverso da quello dei finanziamenti, in
quanto in questo caso, il debito nasce da un’operazione d’investimento, e
viene chiamato debito di funzionamento o regolamento. In tal caso il valore

Economia aziendale 40
del costo di acquisizione è dato non dall’uscita di denaro, ma dal debito di
regolamento.

operazioni di produzione
L’operazione di produzione è relativa alla combinazione dei fattori. La
produzione è un’operazione interna all’azienda, in quanto non collega alcun
soggetto con l’esterno, a differenza delle operazioni di finanziamento e
investimento, e anche di vendita, che sono operazioni di gestione esterne,
in quanto esse collegano l’azienda con soggetti esterni.
L’operazione di produzione avviene all’interno dell’azienda stessa. tale
operazione consiste nella trasformazione dei fattori produttivi in prodotti.
Tale trasformazione può essere fisica, chimica o semplicemente
economica.
con l’operazione di produzione vi sono due frecce, due flussi all’interno
dell’azienda; il primo rappresenta l’entrata di fattori all’interno dell’azienda; e
il secondo i fattori che vengono trasformati in prodotti.
è necessario, dunque, introdurre il costi di utilizzo dei fattori, ossia il valore
dei fattori consumati nel processo di produzione, tale costo, ovviamente,
potrà al massimo coincidere con il costo di acquisizione di quel fattore.
Se i fattori che stiamo utilizzando sono delle materie prime, allora noi
compreremo il fattore e successivamente lo metteremo in produzione,
almeno in parte. dunque, il costo di utilizzo sarà pari al costo di acquisizione
meno i materiali che ho conservato (rimanenza di fattori). ad esempio se
acquisto 10 pezzi, ne produco 7 e ne restano 3; il costo di acquisizione sarà
10, il costo di utilizzo dei fattori sarà 7 e la rimanenza di fattori sarà pari a 3.
Se, tuttavia, invece di produrre materiali vengono prodotti servizi, non vi è
una distinzione tra costo di acquisizione e costo di utilizzo, in quanto i
servizi e il lavoro non possono essere conservati in magazzino.
Se sommiamo il costo di tutti i fattori produttivi utilizzati in un certo periodo,
ossia il costo di utilizzo dei fattori relativi, ad esempio a un anno, avremo
come risultato il costo della produzione, ossia il valore somma della
produzione avvenuta in un dato arco temporale.

Economia aziendale 41
La produzione dà come risultato dei prodotti, interni all’azienda, pronti ad
essere immagazzinati per la futura vendita. il valore dei prodotti è
rappresentato dalla freccia che esce all’azienda verso l’esterno ed è detto
valore della produzione.

operazioni di vendita
Tramite l’operazione della vendita l’azienda trasferisce i prodotti ai clienti.
Immaginando nuovamente il disegno con le frecce avremo una freccia in
uscita che dall’azienda va verso i clienti (vendita dei prodotti), i quali, però,
pagano il prodotti e quindi fanno nascere una nuova freccia verso l’interno
all’azienda, che rappresenta l’entrata.
tuttavia si tratta di un’entrata diversa rispetto alle precedenti, in quanto essa
non è più data dai finanziamenti, ma ha una causa diversa, ovvero la
vendita.
Quando si parla di vendita non si può non parlare di ricavo di vendita, che
consiste nel valore pari all’ammontare del denaro che entra nell’azienda
dopo che l’azienda si è privata dei suoi prodotti vendendoli ai clienti.
Anche nell’operazione della vendita non è detto che le due frecce
coincidano, in quanto il cliente può anche non pagarci subito; quando ci
troviamo dinnanzi a tale situazione vi è la nascita del credito di
funzionamento o regolamento, e si tratta di un credito che nasce, appunto,
da un’operazione di vendita.

Ora bisogna ragionare sul valore della produzione (il valore dei prodotti ottenuti)
e i ricavi di vendita. Dobbiamo capire se tali valori sono uguali o differenti e
perché’.

Esempio: Se ho a che fare con dei beni tangibili e produco 10 penne, posso
venderne 10 al massimo, oppure di meno, ma non di più. Dal punto di vista
dell’oggetto quindi questi due valori possono essere coincidenti o al massimo il
ricavo può essere più basso (non riesco a venderle tutte e 10). Qualora il ricavo
di vendita è più basso nasce un altro valore: il magazzino dei prodotti –
rimanenze. Questo valore è formato dai beni già realizzati ma non ancora
venduti. Abbiamo visto anche un altro magazzino precedentemente, che però si
collocava all’inizio della produzione, era il magazzino nel quale si collocavano le

Economia aziendale 42
materie prime che ancora dovevano essere trasformate. Il valore della
produzione è uguale ai ricavi di vendita + le rimanenze dei prodotti.
Se invece non produco materiali ma servizi che non posso immagazzinare, li
produco e lo vendo contemporaneamente. (Esempio: ho un azienda di trasporti
da Roma a Firenze, organizzo un pullman di 100 posti, produco 100 servizi di
trasferimento ad ogni singola persona; se ho solo 70 clienti su 100, i 30 posti in
più non li ho venduti e non posso più venderli successivamente. Ecco perché
non esiste il magazzino. Di conseguenza c’è un unico flusso che parte dalla
produzione e va dai clienti finali, non c’è rimanenza di prodotti.)
Valore della produzione = ricavi di vendita. I ricavi di vendita sono un dato
oggettivo, il valore della produzione e le rimanenze non sono misurate in modo
oggettivo ma è sufficiente dare un valore alle rimanenze dei prodotti per poter
determinare il valore della produzione.

Dividendo immaginariamente il rettangolo che riguarda la produzione in due


parti: nella parte sinistra abbiamo i fattori di produzione, detti input, e a destra
abbiamo i prodotti ossia gli output. Un azienda crea ricchezza se con la sua
attività realizza prodotti che hanno valore superiore a quanto consuma per
realizzarli.
La contrapposizione tra il valore input e il valore output indica la capacità
dell’azienda di creare ricchezza.

CAPITOLO 3

Schema del sistema di valori emersi nelle operazioni aziendali


Per comprendere il tipo di valori che emergono dalle operazioni aziendali è
necessario effettuare una distinzione tra:

valori finanziari ed economici

i valori finanziari
sono quei valori che possono essere espressi in termini quantitativi solo
mediante il metodo monetario.

i valori economici
sono quei valori che si possono esprimere quantitativamente mediante
altre unità di misura oltre quella monetaria.

Economia aziendale 43
valori flusso e stock

i valori flusso
sono quei valori che esprimono un flusso, dunque un passaggio da una
parte all’altra che per poter essere quantificati hanno bisogno di un
periodo di tempo determinato.

i valori stock
sono i valori che trovano riferimento ad un istante e non ad un periodo
di tempo determinato.

valori delle diverse operazioni

OPERAZIONE VALORE

ENTRATA finanziario, flusso

INTERESSI PASSIVI economico, flusso

DEBITI DI FINANZIAMENTO finanziario, stock

CASSA finanziario, stock

CAPITALE economico, stock

DIVIDENDI economico, flusso

COSTO DI ACQUISIZIONE DEI FATTORI economico, flusso

USCITE finanziario, flusso

DEBITI DI FUNZIONAMENTO finanziario, stock

COSTO DELLA PRODUZIONE (somma di costi) economico, flusso

COSTO DI UTILIZZAZIONE DEI FATTORI economico, flusso

CREDITI DI FUNZIONAMENTO finanziario, stock

RIMANENZE DEI PRODOTTI economico, stock

RIMANENZE FATTORI economico, stock

RICAVI DI VENDITA economico, flusso

VALORE DELLA PRODUZIONE economico, flusso

Analisi della gestione


il controllo aziendale, che consiste nel verificare se gli obiettivi della gestione
sono stati conseguiti, può essere ripartito nel controllo economico, finanziario e

Economia aziendale 44
patrimoniale. Analizziamo, quindi, le operazioni di gestione svolte da un’azienda
sotto tre punti di vista.

controllo economico-reddituale

si propone di andare a capire se l’azienda produce ricchezza. Il concetto


che sintetizza la capacità di produrre ricchezza è il concetto di reddito.
(riguarda i valori economici e flusso).

patrimoniale
tramite questa visione viene esaminata la consistenza patrimoniale
dell’azienda; ossia ciò che l’azienda ha a disposizione misto a quelle che
sono le obbligazioni dell’azienda (rate finanziamento). Il capitale
dell’azienda è dato da ciò che l’azienda ha a disposizione, unito a quelli che
sono gli obblighi dell’azienda stessa.
è il capitale netto il concetto che sintetizza la consistenza patrimoniale
dell’azienda. (riguarda i valori stock)

monetario o finanziario
sotto tale punto di vista l’osservazione è concentrata sulla dinamica
monetaria della gestione. si propone di capire la condizione della liquidità
dell’azienda cioè la capacità di far fronte alle uscite. L’azienda deve, perciò,
avere costantemente un certo livello di liquidità sennò non può andare
avanti.

Il reddito
è la variazione del capitale netto, in un dato periodo di tempo, conseguente alle
operazioni di gestione aziendale.

i caratteri del reddito

il reddito è una variazione, ed esso può, dunque, incrementare o


decrementare. Quando esso incrementa viene detto utile, o reddito
positivo; mentre quanto decrementa esso è detto perdita o reddito
negativo. Tale variazione si associa alle operazioni di gestione, in
quanto non è reddito una variazione del valore del capitale se tale
variazione è determinata da nuovi apporti di capitale.

Economia aziendale 45
il reddito deve poter essere individuato nel tempo, in quanto si tratta di
un fenomeno che ha senso nel tempo, o meglio, in un intervallo;

il reddito presuppone la presenza di un capitale;

il reddito è in relazione di causa-effetto con la gestione; in quanto esso


è il risultato della gestione aziendale.

Il reddito, dato che deve, per l’appunto, poter essere individuato nel tempo non
è un concetto istantaneo, in quanto esso deve riferirsi, necessariamente ad un
certo periodo di tempo.
L’azienda produce un reddito X in un determinato anno preso in
considerazione; non posso dire improvvisamente che il giorno Y del mese K di
un anno preso casualmente, il reddito è X.
Il reddito consiste, dunque, nella contrapposizione tra i ricavi netti (valore dei
prodotti venduti) e i costi netti (valore dei fattori realizzati).
Se l’arco temporale del reddito è tutta la vita dell’azienda ossia da quando
nasce a quando finisce, si parlerà di reddito globale o totale. Il reddito totale
può essere determinato quindi facendo la differenza tra i ricavi conseguiti e i
costi sostenuti momentaneamente durante l’intera vita dell’azienda.
Quando si parla invece, di reddito di esercizio o di periodo, ci si riferisce al
reddito relativo ad un periodo limitato che convenzionalmente è quello di un
anno. Il reddito di periodo esprime la remunerazione spettante ai proprietari, o
meglio ai portatori di capitale proprio, dell’azienda, a seguito dello svolgimento
dell’attività aziendale.
Se tale remunerazione è positiva, verra chiamata utile di periodo; qualora essa
fosse negativa, invece, sarà detta perdita di periodo.

logica di determinazione del reddito al primo anno di attività

COSTI RICAVI

Costi di acquisizione riguardanti materiali, servizi, lavoro e


Ricavi
impianti

Costi finanziari ossia le rate con gli interessi che l’azienda deve
Ricavi
pagare a terzi che l’hanno finanziata

Costo della produzione

Economia aziendale 46
Se contrapponiamo tali elementi e facciamo una differenza tra costi e ricavi
non otteniamo il reddito, inteso come misura di ricchezza creata
dall’azienda. Alcuni fattori che abbiamo realizzato non sono ancora stati
venduti ed altri fattori acquistati, quali per esempio le materie prime, non
sono stati ancora utilizzati. Questo problema dei fattori acquisiti ma non
utilizzati riguarda solo i materiali, in quanto per il lavoro e per i servizi
l’acquisto avviene contemporaneamente all’utilizzo.
A questo punto dobbiamo necessariamente suddividere il costo di
acquisizione in due parti: una parte che è diventata costo di utilizzazione,
che riguarda i materiali che io ho utilizzato nel processo produttivo, ed
un'altra che riguarda le rimanenze di materiali, quelli che ancora devo
utilizzare.
Costo di acquisizione = costo di utilizzo + rimanenze materiali.
Conoscendo il costo di acquisizione, ed il valore delle rimanenze, basta
sottrarre quest’ultime per arrivare al valore del costo di utilizzo. *[Il costo
utilizzazione coincide con quello di produzione]
Il costo della produzione che abbiamo trovato, si contrappone però al valore
della produzione e non al ricavo di vendita. Vi è una differenza tra i due
valori contrapposti legata al fatto che i prodotti che realizzo in parte
vengono venduti ed in parte vanno in magazzino.
Devo quindi suddividere questa volta il valore della produzione in due parti,
la parte relativa ai prodotti che ho venduto e quella relativa a quelli che
ancora non ho venduto.
Valore produzione = prodotti venduti (ricavi di vendita) + rimanenze prodotti
immagazzinati.
Se dal costo di produzione sottraggo le rimanenze dei prodotti ottengo il
costo del venduto, ossia il costo dei fattori relativo ai prodotti venduti.
Questo valore è omogeneo rispetto ai ricavi di vendita.

esempio
Abbiamo acquistato 100 materiali. A fine anno abbiamo 20 rimanenze.
In totale abbiamo realizzato 10 unità di prodotto e ne abbiamo vendute
7 al prezzo unitario di 9 EUR.
Costo acquisizione: 100 materiali / materie prime
Ricavi di vendita: 7 x 9 = 63 EUR

Economia aziendale 47
Costo di utilizzo: 100 (costo di acquisizione) -20 (rimanenze materiali) =
80 (costo utilizzo totale)
Se ho 10 unità, e ho speso 80 di costo di utilizzo significa che ogni unità
ha costo di utilizzo = 8
Quanti prodotti abbiamo? 10 – 7 (venduti) = 3 che è il numero dei
prodotti rimasti (rimanenze)
Valore della rimanenza (quanto mi sono costate a me le rimanenze) = 3
x 8 (costo di utilizzo di ogni unita) = 24 (costo di utilizzo riguardante 3
prodotti che io non ho venduto)
80 - 24 = 56 (costo di utilizzo che io ho venduto effettivamente)
Se 63 erano i ricavi di vendita, e se 56 è costo effettivo dei prodotti che
ho venduto, il reddito, ossia il mio guadagno è un utile (perché positivo)
di 7
durante il primo anno di attività.

reddito considerato durante un qualsiasi anno x (non il primo)

COSTI RICAVI

Costi di acquisizione riguardanti materiali + esistenze iniziali dei Ricavi di vendita


materiali (dell’anno precedente) dei prodotti

Costi finanziari ossia le rate con gli interessi che l’azienda deve
pagare a terzi che l’hanno finanziata
Costo della produzione + esistenze iniziali prodotti dell’anno
precedente

Lo schema di prima non basta perché dall’anno X l’azienda può utilizzare i


fattori sia comprati durante quell’anno X, sia le rimanenze dell’anno
precedente.
I 20 materiali rimasti, facendo riferimento all’esempio precedente, l’azienda
nell’anno X può riutilizzarli. Allo stesso modo i prodotti che l’azienda può
vendere non sono più solo quelli che l’azienda produce nell’anno X, ma
anche quelli prodotti nell’anno precedetene che non aveva venduto. [I valori
dell’anno precedente sono detti valori ripresi].
Consumo materie prime anno X = costo di acquisizione materie anno X +
esistenza iniziali materiali anno precedente (X-1)- rimanenze dei materiali
avanzati durante anno X.

Economia aziendale 48
Confronto rimanenze materiali anno X con esistenze iniziali nel magazzino
(anno X-1):

Variazione magazzino materiali: se il magazzino dei materiali aumenta,


significa che ho consumato di meno rispetto a quanto ho acquistato, si
avrà quindi un incremento positivo del magazzino materiali. Il costo di
acquisto sarà logicamente più alto dei consumi dei materiali: se compro
500, ed il magazzino da 100 passa a 110, aumentando di 10, vuol dire
che utilizzo 490, dunque il costo di acquisto è superiore a quello di
utilizzo. Al contrario se il magazzino si è ridotto significa che ho
consumato più materiali di quelli che ho acquistato. In questo caso si
avrà un decremento di magazzino che dovrà essere sommato al costo
di acquisto dei materiali per ottenere il costo di utilizzo dei materiali. Se
a inizio anno il magazzino era 100 e a fine anno è 85, dopo che ho
acquistato 500, vuol dire che ho utilizzato tutti e 500 più i 15 che ho
preso dal magazzino. Quindi il costo di utilizzo totale sarà 515, più alto
del costo di acquisizione che era 500.

Variazione magazzino prodotti: In un determinato anno X io ho


disponibili per la vendita, oltre ai prodotti relativi all’anno X, anche i
prodotti già realizzati nell’anno precedente (rimanenze prodotti anno X-
1). Anche parlando dei prodotti, la variazione può essere sia
incrementativa che decrementativa. Variazione incrementativa del
magazzino: nell’anno X ho prodotto di più di quanto ho venduto. Dovrò
sottrarre dai costi di produzione la variazione dei prodotti che ho portato
in magazzino. Se ho un decremento invece vuol dire che ho venduto di
più di quanto ho prodotto in quell’anno, e quindi il costo dei prodotti
venduti sarà superiore al costo di produzione di tali fattori. Dovrò
sommare al costo di produzione la variazione decrementativa.

esempio
Primo anno acquistiamo 100 materiali. Fine anno, in magazzino ho
rimanenze finali di materiali uguali a 20. Consumo effettivo materiali =
80. Anno X, acquisto 150 materiali, + esistenze iniziali anno precedente
(20)= materiali disponibili anno X = 150+20 =170. Materiali rimanenza
fine anno = 35.

Economia aziendale 49
Consumo materiali effettivo è 170-35 = 135.
Variazione del magazzino: aumentato da 20 a 35. Incremento del
magazzino +15. Ho consumato di meno di quanto ho comprato. (ho
consumato 135 su 150). Devo quindi sottrare 15 a 150 per ottenere il
consumo effettivo dei materiali = 135.

reddito relativo agli impianti


Il costo dell’acquisto degli impianti non lo consideriamo come costo di
esercizio, come facciamo con i materiali, ma come un investimento
pluriennale considerato come capitale-patrimonio dell’azienda. Se
compriamo un impianto a 100, ovviamente a fine anno avrà perso una
percentuale di valore, e varrà per esempio 90. Per calcolare il reddito
relativo agli impianti non inseriamo il costo di acquisizione degli impianti ma
la quota di ammortamento degli impianti, che nel nostro esempio è 10,
ossia la quota che rappresenta il valore che l’impianto ha perso sino a quel
determinato periodo.

Il capitale
Il capitale è un sistema di valori che esprime i rapporti attivi e passivi
dell’azienda.

Il Capitale è dunque un fondo di valori.


Mentre i componenti del reddito sono valori-flusso (costi e ricavi), i componenti
del capitale sono valori-stock (monetari, finanziari ed economici attribuiti ad un
istante temporale e poi da attribuire agli esercizi futuri.
I rapporti attivi, con componenti positive, sono anche detti attività, mentre quelli
passivi, con componenti negative, sono anche detti passività e riguardano
l’insieme di obblighi che gravano sull’azienda.
Le attività sono i valori attribuiti ai mezzi/impieghi a disposizione; le passività
sono i valori attribuiti ai debiti e alle rettifiche di attività economiche.
L’insieme di componenti positivi può comprendere:

attività finanziarie (denaro in attesa di essere impiegato e crediti in attesa di


realizzo;

attività non numerarie o costi sospesi (beni acquisiti, di natura diversa a


seconda del tipo di attività svolta dall’azienda, che possono essere sia

Economia aziendale 50
materiali che non)

le passività, possono esser, invece, classificate come:

passività finanziarie (debiti di varia natura e durata verso terzi)

passività non numerarie o ricavi sospesi (rimanenze di natura contabile)

Il capitale rappresenta, dunque, il complesso delle aspettative che


caratterizzano la gestione futura.
vi sono, infatti, diverse tipologie di capitale:

il capitale lordo, che corrisponde al totale delle attività/passività


dell’azienda;

il capitale netto, che corrisponde capitale lordo - le passività.

(ES. investo un capitale lordo di 100; avrò 70 di debiti e un capitale netto di 30).
Se in un momento di vita dell’azienda si verifica che le passività superano il
valore di lordo, il netto avrà segno negativo e prenderà il nome di deficit
patrimoniale.

RAPPORTI ATTIVI: ciò che l’azienda ha a RAPPORTI PASSIVI: obbligazioni


disposizione (aspettative di entrata) dell’azienda (aspettative di uscita)
Cassa Debiti finanziamento

Crediti finanziari Debiti funzionamento

Crediti funzionamento

Rimanenze prodotti

Rimanenze materiali

Il capitale e le sue configurazioni:

capitale di bilancio o di funzionamento

è un capitale che si determina nel normale funzionamento dell’azienda.


Consiste nell’insieme degli elementi che formano il capitale dell’azienda
analizzati con la prospettiva di determinare il reddito dell’azienda.
L’aspetto che caratterizza tale visione di capitale si basa sul fatto che è
un capitale strumentale alla determinazione del reddito.

Economia aziendale 51
Il capitale di funzionamento rappresenta le fonti di finanziamento,
ovvero i flussi che raggiungono l’azienda per alimentare la propria
attività, e sono dati dal capitale proprio e dal capitale di finanziamento.
Le passività possono anche essere chiamate capitale di terzi o capitale
di finanziamento. Il capitale di funzionamento è, dunque, il sistema di
valori positivi, o negativi, che esprimono il valore delle condizioni
patrimoniali di un’azienda oppure si può dire che è il capitale proprio
misurato in sede di un sistema contabile con il fine della determinazione
del reddito.

capitale economico
è un capitale che si determina quando ipoteticamente l’azienda è
oggetto di operazioni di carattere straordinario, che avvengono al di
sopra dell’azienda stessa, quali la fusione, la cessione ecc.. Il capitale
economico viene scambiato da un’azienda all’altra, o si unisce in caso
di fusione.
Si tratta di un capitale in funzione del reddito prospettico. Quanto vale
quest’azienda in funzione del reddito che essa produrrà in futuro? in
quanto quando compro un azienda non mi interessa il reddito passato-
presente ma solo quello in prospettiva futura.

capitale di liquidazione
è un capitale che si determina quando ipoteticamente si ha
esclusivamente la cessazione dell’attività. Ogni elemento aziendale non
fa più parte dell’azienda in funzionamento ma diventa un elemento
singolo, un elemento in quanto tale. (ad Es. Se ho dei materiali rimasti,
il loro valore sarà uguale a quello che posso ottenere vendendoli
rapidamente sul mercato, senza preoccuparmi di quanto ho speso io
per produrli. In questa valutazione va segnalato che alcuni elementi del
capitale possono perdersi, azzerarsi. In particolare gli elementi
immateriali del capitale, nell’ipotesi di liquidazione si perdono. Se ho un
marchio che ho realizzato o comprato, che ha un valore durante il
funzionamento dell’azienda, tale valore si perde in caso di liquidazione;
venendo meno l’azienda il
marchio si perde.

Economia aziendale 52
processi di finanziamento dell’attività aziendale fino a pag 35, da finire
I processi di finanziamento sono i processi necessari all’azienda per l’ottenimento
delle fonti necessarie per l’attività aziendale.
Essi possono esser visti in prospettiva statica, facendo riferimento ad un istante
preciso ed in prospettiva dinamica, facendo riferimento ad un mese, ad esempio.
Il finanziamento, che indica la provenienza delle fonti necessarie per l’attività
aziendale, viene definito afflusso di capitale. Esso può derivare da nuovi
finanziamenti o dal realizzo di investimenti (vendita di investimenti).
Vengono definiti, invece, deflussi di capitale gli investimenti, in quanto indicano
come spendo le fonti acquisite. Il deflusso può essere causato da nuovi investimenti
o da rimborsi di capitale.
Gli investimenti possono essere:

strutturali (statici), quando avvengono in un elemento attivo del capitale,


qualora un qualcosa a disposizione dell’azienda, sarà destinato a permanere
nell’azienda a lungo termine. (es l’acquisto di un impianto);

correnti (dinamici), quando avvengono per l’acquisto di materiali che sono


destinati ad essere utilizzati in tempi rapidi (mesi e non anni) (es. l’acquisto di
materie prime).

gli elementi strutturali si dividono in impianti; mentre gli elementi correnti si dividono
in: materiali, crediti, debiti, cassa.

fabbisogno finanziario
Il fabbisogno di finanziamento consiste nell’ammontare dei capitali di cui
l’azienda ha bisogno per svolgere la propria attività aziendale.

Anche in questo caso si ha una visione sia statica che dinamica.

visione statica, (valori stock), in cui il fabbisogno è legato al fatto che


dev’esserci uguaglianza di importi tra investimenti e finanziamenti, e
dunque, tra impieghi e fonti;

visione dinamica (valori flusso), in cui i fabbisogno di finanziamento è legato


a come varia l’entità degli investimenti per effetto delle operazioni di

Economia aziendale 53
gestione.

L’azienda compie delle operazioni, acquista e vende, tali operazioni vanno a


modificare gli investimenti determinando una variazione degli investimenti
stessi. Solitamente si parla di fabbisogno di finanziamento con una visione
dinamica, facendo riferimento al futuro.

fabbisogno di finanziamento lordo per l’anno successivo: devo domandarmi


quali investimenti strutturali ho programmato di fare e successivamente
quali investimenti correnti andrò a fare. Il fabbisogno di finanziamento in
prospettiva futura deve tener conto però anche dei rimborsi di finanziamenti
(mutui che scadono).

Es:

Investimenti strutturali = 100;

Investimenti correnti = 20;

Rimborsi capitale = 30;

Fabbisogno di finanziamento lordo = 150.

Dunque:

il fabbisogno finanziario strutturale (visione statica) è legato ad investimenti


che ci sono e che non possono essere ridotti;

il fabbisogno finanziario per elasticità (visione prospettica) è legato ad


investimenti non strutturali che ci sono e che possono modificarsi nel
tempo;

il fabbisogno finanziario per la crescita è invece, un ulteriore fabbisogno


necessario per coprire lo sviluppo degli impieghi legato ad i processi di
crescita dimensionale dell’azienda.

le fonti di finanziamento
Il fabbisogno finanziario va, dunque, necessariamente coperto, e bisogna,
dunque, individuare le fonti di finanziamento che permettono all’azienda di
procurarsi capitali sufficienti per coprire questo fabbisogno. Le fonti di
finanziamento sono di due tipi: esterne (capitali che provengono da soggetti

Economia aziendale 54
esterni all’azienda, i finanziatori o azionisti); ed interne (i ricavi che l’azienda
ha, che sono la principale fonte di afflusso monetario):

fonti interne
sono risorse finanziarie generate dall’azienda stessa mediante la sua
operatività, dunque sono costituite dall’autofinanziamento, il quale
deriva dalla combinazione entrata-uscite monetarie dell’azienda stessa.
Pensando all’autofinanziamento positivo, come ad esempio i mezzi
finanziari per coprire il fabbisogno è necessario partire dalle entrate,
costituite dai ricavi di vendita, che sono essenzialmente la causa
principale delle entrate aziendali, e corrispondono
all’autofinanziamento lordo (cash flow lordo).
tuttavia, non tutta la somma dei ricavi di vendita può essere destinata
alla copertura del fabbisogno, in quanto l’azienda produce entrate, ma
per realizzare le entrate, l’azienda deve sostenere delle uscite
indispensabili.
Bisogna, dunque, togliere dai ricavi di vendita i costi monetari (acquisto-
utilizzo di fattori produttivi per i quali abbiamo un’uscita di denaro;
esclusi quelli che sono destinati ad essere degli investimenti, che
entrano, dunque, stabilmente nella struttura del capitale attivo) per
ottenere l’autofinanziamento netto (cash flow netto).
Per calcolare l’autofinanziamento netto possiamo anche partire dal
reddito netto; se sommiamo quest’ultimo con i costi NON monetari (es:
trattamento di fine rapporto, ammortamento), avremo di nuovo
l’autofinanziamento netto. Reddito netto = ricavi (entrate) – costi (divisi
in monetari e NON).
Se aggiungiamo al reddito i costi non monetari, in pratica andiamo a
vedere quale parte del reddito è anche un flusso di cassa.

costi monetari e non


Costi monetari: costi per la quale c’è un’uscita di denaro.
Costi non monetari: ci sono i consumi ma non c’è uscita di denaro.

vi è, infine una terza configurazione dell’autofinanziamento, detto


autofinanziamento in senso stretto. se dall’autofinanziamento netto

Economia aziendale 55
togliamo i costi non monetari otteniamo il reddito netto; e al reddito
netto sottraiamo i dividendi (ovvero la parte distribuita ai soci),
otteniamo l’autofinanziamento in senso stretto; ovvero la parte del
reddito che non viene redistribuita ai soci.

esempi
Esempio 1: reddito 100, distribuiamo 70 a i soci, 30 non vengono
distribuiti e formeranno l’autofinanziamento in senso stretto,
incrementando in modo stabile il capitale apportato dagli azionisti
(capitale iniziale + quota redditi non distribuita). Riserva di utili:
incrementi del capitale apportato dagli azionisti-soci, determinati dal
fatto che una parte del reddito non viene distribuita ma trattenuta
all’interno dell’azienda.
Esempio 2: Reddito netto = 300. I dividendi distribuiti ai soci sono
180. Quindi 120 non li distribuiamo ai soci. Questo 120 costituisce
l’autofinanziamento in senso stretto. Questo 120 (riserva di utili.
Componente del capitale netto), non distribuito, va ad aggiungersi
alla componente del capitale del finanziamento che si riferisce agli
azionisti-soci.

fonti esterne
sono di due tipi:

capitale di apporto (azionisti)


detto anche capitale proprio; viene apportato dai soci e prende
anche il nome di capitale sociale. Tale capitale consiste nella
somma conferita nel momento iniziale o durante la vita della
società o anche durante la vita dell’azienda (quando ci sono degli
aumenti di capitale). Il capitale sociale è ripartito tra i vari soci e
giuridicamente è composto dalle quote o dalle azioni. Le azioni
sono parte del capitale sociale attribuite ai soci nell’ambito delle
società per azioni (S.p.a.). Le quote invece sono attribuite ai soci
nell’ambito delle altre tipologie di società, quali quelle a
responsabilità limitata (s.r.l.) o società di persone. La differenza tra
quote e azioni non è solo di termine ma è sostanziale: le azioni
sono tutte di pari importo, un socio può avere un numero maggiore

Economia aziendale 56
di azioni rispetto agli altri, ma tutte le azioni hanno lo stesso valore.
Le quote invece hanno tendenzialmente un valore differente una
dall’altra perché riflettono la quota di partecipazione al capitale
sociale della società (su tre soci uno possiede il 50% delle quote,
uno 30% e uno 20%, ma l’importo delle quote è diverso).
Il capitale proprio o sociale, si compone anche delle riserve di utili e
di capitali.
Va ripreso dunque il concetto di autofinanziamento in senso stretto:
autofinanziamento che deriva dagli utili conseguiti dalla società per
effetto della gestione.
Nel caso in cui non vengano distribuiti sotto forma di dividendi tra i
soci, questi vanno a comporre le riserve di utili. Le riserve, inoltre,
possono avere origine diversa dagli utili, come ad esempio le
riserve da capitale, che rappresentano un incremento del valore del
capitale conferito dai soci non derivanti da utili ma da operazioni
dirette sul capitale conferito, come ad esempio la riserva
sovrapprezzo azioni (emissione di azioni da parte di una società
sopra la pari, ossia per un importo superiore al capitale sociale).
Esempio: CAPITALE = 100 AZIONI X VALORE UNITARIO AZIONI
= 1.
Durante la vita dell’azienda per coprire il fabbisogno viene deciso di
ricorrere ad un nuovo apporto di capitale e vengono emesse altre
20 azioni. Le azioni ora sono 120. Le 20 nuove azioni, non vengono
fatte pagare 1 ad azione, ma 1,5 perché l’azienda è già avviata e
sta andando bene. Paga 1,5, ottenendo comunque azioni che
valgono 1.
Nell’azienda quindi non entra 20 ma 30. 20 incrementano il
capitale, 10 che rappresenta 0,5 x20; il sovrapprezzo, non è
attribuibile al capitale sociale ma è una riserva di capitale.

capitale di debito (finanziatori).

come l’azienda copre il fabbisogno

processi legati all’attività commerciale dell’azienda- MARKETING

Economia aziendale 57
L’attività commerciale dell’azienda viene ricondotta al concetto di marketing, il quale
comprende in se tutti quei processi medianti i quali l’azienda è presente sul mercato
reale, nel quale colloca i propri prodotti. Il marketing segue un preciso percorso
diverso da azienda ad azienda, in quanto vi è un evoluzione del marketing che
avviene in base alle problematiche dell’azienda e alla sua capacità di risposta.
Il percorso del Marketing si articola in 4 fasi:

orientamento al prodotto
accade quando vi è un’azienda che nasce perché un qualche soggetto
individua che c’è uno spazio di mercato, un bisogno non soddisfatto, un
mercato libero. Questo soggetto ha le risorse e le competenze per realizzare il
prodotto idoneo a soddisfare quello spazio di mercato vuoto. Un’azienda che
nasce concentrata sul prodotto, una volta creato quest’ultimo deve
necessariamente venderlo. L’attività di marketing assume quindi, un ruolo
marginale, in quanto è sufficiente soltanto produrre quel bene in un mercato
libero a bassa competitività, così da andare incontro alla domanda dei clienti.
Dunque, l’azienda è focalizzata sulla produzione.

orientamento alle vendite


Con l’entrata di nuovi produttori, il mercato si riempie, e l’offerta inizia a
superare la domanda, e dunque, alcune aziende non venderanno più tutto
quello che hanno prodotto, e dovranno, perciò, iniziare a preoccuparsi della
vendita.
La vendita inizia a diventare un problema da risolvere, in quanto l’azienda in
magazzino ha i prodotti che deve vendere, tanto che si inizia a parlare di non
utilizzo della capacità produttiva (esubero di prodotti invenduti). In questo caso
l’azienda può aumentare le spese in pubblicità, oppure effettuare un sistema di
incentivi sull’acquisto, come degli sconti, promozioni, o riduzioni di prezzo di
vendita del prodotto.
In questa situazione la competitività sul mercato diventa alta ed è proprio in
questa fase che dev’esserci una prima risposta da parte dell’azienda agli
andamenti del mercato.

orientamento al mercato

Economia aziendale 58
è una fase provocata da un’ulteriore crescita della competizione. La risposta
data mediante un orientamento alle vendite, non è sufficiente (anche i miei
competitori possono fare pubblicità come me). Quindi, in questo caso, l’azienda
deve capire le condizioni che le permettano di riempire gli spazi di mercato
senza perdere competitività. è necessario vendere i prodotti a prezzi che siano
almeno sufficienti a coprire i costi che l’azienda ha.

orientamento al marketing
in questo caso, le aziende mature sul mercato, utilizzano il marketing come leve
competitività per l’ottenimento del vantaggio sul mercato sui diretti concorrenti.
è una scelta strategica determinante; si individuano i percorsi di crescita
dell’azienda che portano la stessa ad entrare in nuovi mercati.

Queste definizioni definiscono i 4 modi distinti con cui l’azienda affronta le


problematiche di marketing. Queste situazioni sono il frutto del risultato del
combinarsi di due elementi:

la competitività del mercato (bassa o alta competitività)

l’importanza del processo di marketing (molta rilevanza alle funzioni


commerciali o poca rilevanza)

le tendenze del marketing


Il marketing ha un ruolo diverso a seconda della storia dell’azienda. Le aziende
sono influenzate da due tendenze di marketing:

micro marketing; per cui le aziende nelle relazioni con i clienti istaurano
relazioni non con gruppi di clienti, bensì con il singolo cliente, istaurando
relazioni del tipo uno a uno, per ottenere una maggiore capacità di
rispondere alle esigenze dei consumatori (personalizzazione del prodotto).

CRM (Custom Relationship Management); è un aspetto rilevante nel quale


le aziende investono sempre di più. Si parla di un investimento riguardante i
sistemi informatici aziendali. Nasce l’idea di utilizzare tutte le occasioni di
contatto con i clienti per accumulare informazioni specifiche sul singolo
cliente. Tali informazioni sono un fattore chiave, importantissimo per
anticipare la concorrenza sulle preferenze dei consumatori.

Nel marketing le informazioni sono fondamentali; ogni occasione diventa utile


per raccogliere informazioni (es. tessere fedeltà, che hanno un chip che procura

Economia aziendale 59
informazioni riguardanti la frequenza del consumatore, gli orari e le spese che
effettua)
Le informazioni opportunamente organizzate sono fondamentali in quanto
procurano informazioni utili ai fini gestionali dell’azienda (organizzazione
attraverso sistemi informatici e statistici).

metodi di produzione delle informazioni

statistiche di vendita
le informazioni vengono raccolte in modo sistematico all’interno
dell’azienda. Vengono raccolti dati statistici e periodici riguardanti le
vendite (volumi, prezzi, aree geografiche, studio dei singoli prodotti).
Sono fondamentali per la produzione e per il controllo dell’attività
marketing.

ricerche di mercato
sono delle ricerche “speciali”, che spesso non vengono effettuate
direttamente dall’azienda (in quanto richiederebbero ingenti
investimenti).
Sono analisi che periodicamente vengono svolte sul mercato, riguardo:

domanda del mercato (attuale e prospettica)

comportamenti di acquisto

posizionamento del prodotto rispetto ai prodotti concorrenti (un


prodotto può essere collocato in posizioni differenti rispetto ai
concorrenti dai clienti)

Customer Satisfaction (soddisfazione del cliente riguardo al


prodotto. Oggi è fondamentale perché gioca un ruolo determinante
nel riacquisto)

processi di marketing
I processi del marketing si dividono in due fasi:

Pianificazione
è un’attività necessaria per la presa delle decisioni riguardanti il marketing.
Con essa si decide come devono essere utilizzate le leve di marketing

Economia aziendale 60
(marketing mix) e quali risultati bisogna raggiungere tramite le vendite. Il
risultato del processo della pianificazione consiste nel piano di marketing o
nel piano delle vendite. Tale processo di pianificazione si divide a sua volta
in diverse parti che si succedono tra di loro:

situazione attuale, per cui bisogna capire che cos’era l’azienda sul
mercato nell’anno precedente, ma soprattutto cos’è oggi l’azienda;
studiandone il fatturato, i prodotti venduti, la tipologia dei clienti, l’area
geografica ecc..

definizione dei mercati-obiettivo; in questa fase si deciderà in quali


mercati andranno offerti i nostri prodotti. Con tale procedimento
possiamo aggiungere dei mercati obiettivo oppure eliminarli. Bisogna
fare, dunque, uno sforzo previsionale sull’andamento futuro di un intero
mercato, attraverso delle ricerche di mercato, e lo studio dei trend di
mercato (Il Trend è semplicemente la direzione nel quale i prezzi si
muovono: alto, basso, o piatto) e con la raccolta di informazioni dai
venditori dei prodotti che sono in contatto direttamente con i clienti.

previsione di vendita, ovvero la previsione dell’andamento della quota


di mercato di un’azienda. Bisogna capire se le quote di mercato sono
stabili o sono in variazione.

quota di mercato, ovvero l’individuazione delle combinazioni prodotto-


mercato ottimali per il raggiungimento dell’obiettivo prefissato
dall’azienda.

Marketing-mix, ovvero la combinazione delle leve decisionali che le


imprese usano per raggiungere gli obiettivi.

le leve decisionali (le 4 P)

Product (prodotto), ovvero il bene, o servizio commercializzato;

Price (prezzo), ovvero il prezzo con cui esso viene messo in


commercio;

Placement (luogo), ovvero il luogo, fisico o virtuale, nel quale il


bene o servizio viene realizzato

Promotion (promozione/comunicazione), ovvero tutte le attività


di promozione necessarie per creare valore attorno al prodotto.

Economia aziendale 61
Controllo
Si basa su statistiche di vendita e verifica che i dati siano speculari a ciò
che è stato previsto nel piano di marketing.
Questo confronto fa nascere lo scostamento che evidenzia la differenza tra
il venduto e ciò che era stato pianificato.
Gli scostamenti vanno, attraverso il controllo, analizzati e motivati, infatti
bisogna chiedersi a cosa è dovuto questo scostamento (dovuto alla
concorrenza, a problematiche interne all’azienda o da fattori esterni
indipendenti all’azienda).

Inoltre vi è una fase di attuazione, che si trova tra le due fasi, anche se non è
una vera e propria fase.

Economia aziendale 62

Potrebbero piacerti anche